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Autore: Gwin1247    29/08/2016    1 recensioni
[IL CAVALIERE OSCURO]
Lui le si avvicinò, sorpreso di non suscitare terrore o disgusto, e si chinò a mezzo metro da lei. Non potè fare a meno di accorgersi che il suo aspetto e le cicatrici non la disturbavano affatto.
-Non ti anno insegnato ad avere paura dei mostri?- le chiese.
-Tu non mi fai paura. Ho imparato a spese mie che non sempre un viso ordinato e pulito nasconde un uomo giusto. E non sempre cicatrici e maschere nascondono mostri.-
Genere: Malinconico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joker aka Jack Napier, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte a Gotham pioveva. L'acqua cadeva sugli edifici e scivolava sulle vetrate dei palazzi, facendo sembrare la città più fredda e cupa di quanto già non fosse.

Quella notte Susan correva senza fermarsi, nei vicoli più loschi di Gotham. Con il freddo che le entrava nelle ossa. Con la le lacrime che si confondevano con la pioggia che le rigava il viso, facendole sciogliere il trucco che le scndeva dagli occhi formandole delle righe che si fermavano sopra gli zigomi.

In quel momento voleva solo andare il più lontana possibile da quel ragazzo, quel ragazzo che l'aveva tradita. Si chiese spesso, dopo quella notte, cosa l'avesse portata in quel vicolo. Quel vicolo che era illuminato solo dall'insegna luminosa che sovrastava la porta sul retro di un locale, che per quanto ne sapeva Susan, era frequentato solo da persone pericolose e poco raccomandabili.

La pioggia cominciò a cadere più forte, e fu in quel momento che Susan inciampò e cadde su dei pezzi di una bottiglia rotta. Il sangue cominiciò a sgorgarle dalle ginocchia e lei, incapace di alzarsi, si rannicchiò contro il muro. In quell'istante un senzatetto le si avvicino e tentò di strapparle via la giacca di pelle che conteneva il portafoglio.

Susan provò a dimenarsi per fargli mollare la giacca, ma l'uomo aveva una presa molto forte, allora lei afferrò dei pezzi di vetro da terra e glie li lanciò addosso. Il vetro andò a conficcarsi nel braccio dell'uomo che corrugò il viso in una smorfia.

La ragazza vide gli occhi di quell'uomo riempirsi di rabbia, ed estrasse un coltello dalla tasca del cappotto logoro, dicendo -Non volevo arrivare a tanto...-

Susan sentì il rumore cigolante di una porta che si apriva e scorse la sagoma di un uomo avvicinarsi al senzatetto.

Poi riportò lo sguardo sul contello, ora alzato su di lei, pronto a calare per mettere fine alla sua vita e un brivido di terrore e rabbia le attraversò gli occhi.

Poi sentì lo sparo.

Vide il senzatetto cadere all'indietro e la sagoma del suo salvatore sgusciare fuori del buio. Vide il suo volto truccato ricoperto di bianco, gli occhi contornati di nero e un irregolare sorriso rosso sangue che gli attraversava il viso da una parte all'altra, e sotto al trucco le cicatrici. Teneva in mano una pistola ed era vestito di viola scuro, e lei lo collegò a quel chriminale di cui si parlava da settimane. Il Joker.

-Grazie- gli disse lei.

Lui le si avvicinò, sorpreso di non suscitare terrore o disgusto, e si chinò a mezzo metro da lei. Non potè fare a meno di accorgersi che il suo aspetto e le cicatrici non la disturbavano affatto.

-Non ti anno insegnato ad avere paura dei mostri?- le chiese.

-Tu non mi fai paura. Ho imparato a spese mie che non sempre un viso ordinato e pulito nasconde un uomo giusto. E non sempre cicatrici e maschere nascondono mostri.-

Lui si sentì così strano. Per la prima volta non lo avevano chiamato “mostro”. Per la prima volta una persona guardava le sue cicatrici senza provare disgusto. La fissò per un attimo, poi si alzò e tornò nel locale.

Susan si rese conto solo ora del sangue che le sgorgava dalle gambe e la sua testa sembrava sempre più leggera.

Sentì uno sparo e un paio di urla, quando vide il Joker uscire dalla prta con un cellulare in mano. Lei sul punto di perdere i sensi si sentì sollevare e portare via.

 

Quando si risvegliò aveva una carta stretta in una mano e l'ambulanza che la caricava su una barella. Poi fissò la cara. Ritraeva un Jolly sorridente e una scritta a pennarello.

“Non hai paura dei mostri? Sei pazza quasi quanto me.”

   
 
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