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Autore: Asayuna    29/08/2016    0 recensioni
Citato dal testo: "Mi chiamo Sofia. Sofia Martinelli. Ho 16 anni e sono… una scrittrice della fantasia."
Una storia dalle mille sfumature ambientata a Casalecchio di Reno, comune della città metropolitana di Bologna, Emilia-Romagna.
E' qui che la giovane vivrà la sua vita da liceale 16enne, e da scrittrice.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Chapter 1: 3 minutes.

"S’è fatto tardi molto presto."
(Dr. Seuss)

 

 

Solamente la quiete del pensatoio pùo calmarmi. Soprattutto dopo quello che era successo. Avrò quelle immagini impresse nella memoria per sempre...

Poggio una mano sulla fronte, devo calmarmi, o gli attacchi di panico prenderanno la mia poca lucidità. "Com'è potuto succedere...", penso, scuotendo la testa.

Le immagini riaffiorano piano... come se stessi riavvolgendo il tempo con la mente.

E torno nell'attimo in cui tutto andava ancora bene.

 

La tensione era quasi palpabile, in classe: il test di Matematica preannunciato dalla signorina Bello era più difficile di quanto s'aspettassero tutti. Tutti, tranne me. La piccola Sofia sa sempre spuntarsela, in un modo o nell'altro. Papà lo ripeteva sempre.

Consegnai, noncurante della tensione che i miei compagni emanavano, e la signorina Bello mi fece un cenno d'approvazione; capii al volo: ero stata ancora una volta la prima a consegnare. Mi sedetti al mio posto, scrutai uno ad uno i miei compagni.

"Ormai i foglietti saranno arrivati a tutti", pensai. E pregai nella mia mente che quell'idiota di Federica avesse scritto "x" al posto delle sue solite "z". Alzai lo sguardo: 11 e 40. Avevo venti minuti.

Mi chiusi nel mio mondo: il respiro si fece più leggero, i pensieri fluttuavano come se fossero immuni alla gravità, ed io con loro. Mi lasciai trascinare in organizzazioni, messe a punto e stesure di nuove storie, capitoli, o addirittura Fanfiction da scrivere. Sentii la campanella; i venti minuti erano già scaduti. Un sorriso si fece spazio sul mio viso.

La signorina Bello prese tutti i compiti, e sgattaiolò via. Il silenzio calò su di noi solo per pochi istanti.

« ESTATE! » urlò Giovanni, il più grande di noi, e tutta la classe scoppiò in grida d'assenso o urla liberatorie: eh già, era arrivata finalmente l'estate anche per noi.

Federica si avvicinò a me, con la sua solita fragranza floreale: i suoi capelli rossi, raccolti in una lunga e già rovinata treccia, mi fecero incantare ancora una volta.

« ... chiama Sofia. »

« Cosa? » chiesi, guardandola.

Il suo viso lentigginoso si avvicinò al mio, i suoi occhi verde smeraldo mi penetrarono fino a raggiungere l'anima. Forse, per un attimo, mi mancò il respiro.

« Terra chiama Sofia! » disse, scoppiando in una fragorosa e contagiosa risata. Io la seguii a ruota.

« Mi spiace! » iniziai col dire, muovendo la mano come solo una vecchia suocera sapeva fare « Anche stavolta mi hai interrotta »

« Le tue storie non possono scavalcare queste favolose curve! » esclamò, facendo una giravolta sul posto « Insomma, Sofi, è estate! Finalmente potremmo uscire, andare a ballare! »

« Hum... » la guardai, titubante. Lei mi fulminò con lo sguardo.

« Non vorrai mica scrivere tutta l'estate, spero. »

« Nono! » le risposi, agitando le mani. Poi abbozzai un sorriso alquanto buffo. « Forse. »

Federica scoppiò di nuovo a ridere. « Va bene, Martinelli. Vai a dire ai tuoi fan quanto la bellissima Nikumi seduca gli dei » disse, facendomi un'occhiolino. Un estraneo l'avrebbe potuto intendere solamente come un flirt, da parte sua.

« Dovresti smetterla di vantarti. Anche se Nikumi è ispirata a te, ciò non vuol dire che tu sia una dea. »  risposi a tono.

« Beh, questo lo dici tu. Ci vediamo domani, zuccherino! » e con quella frase, si congedò. La seguii con lo sguardo, finché anche la punta della sua focosa treccia non scomparve nel corridoio. Dopodiché lasciai che un sospiro risuonasse fra le mura.

 « Tu mi fai morire, Fede. » sussurrai. Presi il mio zaino, guardai per l'ultima volta quella favolosa stanza, ed uscì. Camminai per il deserto corridoio con il mio quaderno sottobraccio, un radioso sorriso stampato sul mio volto.

"Sono libera, finalmente", pensai. Poi una mano afferrò il mio braccio e mi spinse in un'aula. Erano passati solo tre minuti dalla fine delle lezioni, e dall'inizio della mia estate.

   
 
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