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Autore: Harry Fine    29/08/2016    5 recensioni
Il mondo ha subito la punizione del Divino, che ha rubato le nove benedizioni della vita, mandandolo incontro ad una lenta morte. L'unico in grado di salvarlo è il messia, un ragazzo che si recherà alla torre con i suoi nove amici per recuperare le benedizioni, ma saranno ancora tutti amici una volta arrivati al dunque? O si volteranno le spalle a vicenda?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Asutoraru /Astral, Rio, Ryoga/Shark, Un po' tutti, Yuma/Yuma
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La terra è stata ormai condannata ad una lenta morte per colpa degli uomini. Su coloro che hanno cercato di superare Dio, si è abbattuto il suo giudizio finale. Lui ha rubato le nove benedizioni del mondo, rinchiudendole nella torre dell’Ai. Gli unici sopravvissuti sono dieci ragazzi che si sono raccolti nel così detto “Villaggio della gioventù”. Loro erano tutto l’uno per l’altro, perché sapevano che, in salute e in malattia, potevano condividere gioia e dolore. Un giorno, un misterioso uomo bussò alla porta di uno di loro. Il ragazzo in questione era un diciassettenne con capelli viola lunghi fino alle spalle e gli occhi blu di nome Reginald, o Shark per i suoi pochi amici che vivevano con lui al villaggio. Il bizzarro personaggio gli consegnò una lettera. Quando il ragazzo la lesse, rimase letteralmente senza fiato. 《Che cosa succede fratellino?》 Chiese una voce femminile proveniente dalla sua abitazione. Alle sue spalle, comparve Rio, la sua gemella, una ragazza con lunghi capelli blu e gli occhi purpurei. Appena anche lei lesse la lettera, ebbe la stessa reazione del gemello. Quella stessa mattina, i due si riunirono in piazza con tutti i loro otto amici, per dare la notizia. 《Ascoltate, questa mattina un uomo mi ha recapitato una lettera che porta le volontà dell’Oracolo. Dice che io sono stato designato come il “messia ” e che devo essere io a recarmi alla torre dell’Ai per recuperare le nove benedizioni.》《Cosa? Vuol dire che te ne dovrai andare?》 Chiese il ragazzo accanto a lui. Il suo nome era Christopher, un ragazzo ventenne molto alto con gli occhi blu e dei lunghissimi capelli argentei. Lui era il capo villaggio, colui che aveva riunito i ragazzo dopo la morte dei loro genitori. 《Temo di si.》 Rispose lui. 《Beh, noi verremo con te.》 Disse risoluto Michael, un ragazzo sedicenne con due grandi occhi verdi e i capelli rossicci, accanto a suo fratello Thomas. Lui era un diciottenne con spettinati capelli viola e dorati con una lunga cicatrice sull’occhio sinistro. Erano entrambi fratelli minori di Christopher e svolgevano la mansione di sacerdoti. 《Michael ha ragione. Non penserai di poterci lasciare indietro.》 Rincarò la dose Yuma. Lui era senza dubbio il più giovane, dato che dimostrava appena quattordici anni. I suoi capelli erano ritti sul capo ed erano neri e cremisi, proprio come i suoi occhi e il suo volto sempre allegri. Accanto a lui, c’erano due ragazzi più o meno della sua età. Il primo si chiamava Astral. Lui aveva i capelli azzurri acconciati sul capo come una fiamma e i suoi occhi erano uno dorato e l’altro bianco. Era sempre stato un ottimo ballerino, e considerava Yuma come un fratello più piccolo. L’altra, invece, si chiamava Tori e aveva lunghi capelli verdi che arrivavano a metà schiena ed era una poetessa. Entrambi furono d’accordo con il loro amico. Shark stava per dire di no, ma lo spadaccino Dowman, un ragazzo occhialuto con corti capelli indaco e gli occhi blu, e il cacciatore Kite, un suo coetaneo con corti capelli biondi e gli occhi celesti, gli posarono le mani sulle spalle. Loro non dissero nulla, si limitarono semplicemente a sorridere, cosa rarissima per entrambi, e ad annuire appena con il capo. 《Andiamo. Noi verremo con te, non ti libererai di noi.》 Gli disse Rio. Il ragazzo, davanti alla loro insistenza, fu costretto ad acconsentire. Dopotutto, prendere quelle benedizioni avrebbe contribuito a salvare il suo mondo, la sua casa, ma, soprattutto, i suoi amici. Le persone con cui aveva condiviso gioia e dolore per molto molto tempo. I dieci ragazzi partirono tutti il giorno stesso e proseguirono la loro marcia senza mai fermarsi. Al tramonto, arrivarono ai piedi della montagna sulla quale sorgeva la torre. I dieci amici sorrisero tutti e si accamparono sul posto, cercando di riscaldarsi l’un l’altro con il calore dei loro corpi. Il giorno dopo, iniziarono l’impervia scalata della montagna. Anche stavolta ci misero un giorno intero, ma utilizzarono tutto il loro impegno e, aiutandosi a vicenda, riuscirono ad arrivare davanti all’imponente portone della torre dell’Ai senza danni. Appena lo ebbero varcato, questo si chiuse con un sonoro scatto. Subito Shark sentì il panico montare dentro di lui. Se fossero rimasti per sempre intrappolati lì dentro non se lo sarebbe mai perdonato. “Come ho potuto mettere mia sorella e tutti gli altri in questo pericolo!? Che razza di idiota sono stato!” pensò. Ad un certo punto, una potente luce apparve dal nulla e i ragazzi videro che si trovavano in una grande sala circolare con una sorta di altare nel mezzo. Su di esso, stava una torcia spenta che Shark afferrò subito. Appena lo ebbe fatto, si aprì subito un’altra porta di fronte a loro. Da essa si sprigionò una potente luce blu. 《È… la prima benedizione?》 Disse Kite. 《Si.》 Rispose il ragazzo dai capelli viola, ancora preoccupato. Avrebbe realizzato il suo destino di messia e salvato il mondo, ma non riusciva a prendere quella benedizione. Il biondo se ne accorse e gli chiese 《Vuoi che venga con te?》《Si. Credo che sarebbe d’aiuto.》. I due si fecero avanti, entrando nella sala dell’Onda splendente. Il diciassettenne stava per toccarla, quando Kite mise la mano nella sua. Sul suo volto si dipinse un ghigno inquietante e, con uno sguardo da gelare il sangue, disse 《Condividiamo gioia e dolore.》. Dopodiché, lasciò la presa e lo scaraventò fuori dalla sala. Subito la porta si chiuse di scatto dietro di lui. All’interno della sala, senza che nessuno potesse vederlo, il giovane biondo sorrise per L’ultima volta e si impadronì della prima benedizione. Fuori dalla stanza, Shark era rimasto senza fiato. 《Ma… ma… perché? Ero… ero io a dover prendere la benedizione. Ragazzi…》. Il diciassettenne si voltò e vide qualcosa che lo fece rabbrividire. Gli occhi dei suoi amici erano in qualche modo diversi. Erano diventati freddi e taglienti come lo erano quelli di Kite prima che rubasse l’Onda splendente. 《Proseguiamo?》 Chiese, cercando di ignorare l’amarezza lasciata dal tradimento del biondo. Tutti salirono rapidamente la scala scolpita nella parete e giunsero al secondo piano. Anche lì si aprì una porta che fece vedere la luce arancione della seconda benedizione, il Banchetto di fiamme. Il messia si protese verso di esso, ma Dowman lo anticipò. In un attimo, il ragazzo coi capelli indaco stava puntando la sua spada contro il petto del suo amico. 《Condividiamo gioia e dolore.》 Sussurrò, prima di gettarsi nel fuoco e rubare anche quella benedizione. Shark, che di solito cercava di sembrare distaccato e freddo, aveva gli occhi sbarrati. 《Non è possibile. Perché mi hai tradito anche tu, Dowman?》 Chiese a sé stesso, mentre i suoi amici evitavano il suo sguardo. Una volta saliti al terzo piano, Cristofer, che aveva sempre tenuto la mano di Michael, la lasciò andare e si rivolse a lui e a Thomas con aria soddisfatta davanti alla luce dorata della terza benedizione. 《Vedete fratellini miei? Io, il maggiore, ho vinto “La grazia della luce del sole”.》 Disse con tono arrogante, volgendosi verso la stanza. I due ragazzi non potevano credere ai loro occhi. Stavano guardando il fratello maggiore, la persona che si era presa cura di loro dopo la morte del padre, preferire una benedizione all’amore fraterno. 《Condividiamo gioia e dolore.》 Disse il ventenne, prima di essere avvolto dalla luce e rimanendo chiuso nella sala, ignorando i richiami disperati dei suoi fratelli minori. Con il cuore colmo di rancore a causa di quel tradimento, Thomas si diresse di corsa verso il quarto piano, ignorando i richiami del fratello, gettandosi nella luce viola dell’Oscurità pacifica. 《Condividiamo gioia e dolore!》 Urlò, prima di rubare la quarta benedizione. Sia Shark che Michael erano stati traditi un’altra volta da due persone che avevano sempre ritenuto indispensabili. 《Perché state facendo questo!? Sono io quello che è stato scelto! Perché vi state comportando così?!》《Dovremmo chiederlo noi a te. Dovresti essere nostro amico. Non puoi tenerti tutte le benedizioni solo per te.》 Replicò Tori in tono stizzito per l’atteggiamento del ragazzo. 《Ha ragione. Non te lo permetteremo.》 Ribadì Astral, con uno sguardo gelido che non si addiceva agli occhi sempre pacati e gentili che era solito mostrare. Appena giunti di fronte alla luce castana della Terra tremante, fu proprio il giovane sacerdote dagli occhi verdi a mettersi di fronte dalla quinta benedizione, rivolgendole una preghiera. 《Condividiamo gioia e dolore.》 Disse, concludendo la preghiera e lasciando che le porte si chiudessero dietro di lui. Ormai, Shark aveva capito. Lo stavano tradendo uno dopo l’altro. Non poteva credere che la loro avidità li stesse cambiando così tanto. Loro erano suoi amici. Avrebbero dovuto aiutarsi l’un l’altro come avevano fatto per anni. Ma sembrava che a loro non importasse più di tutti i momenti belli e brutti che avevano condiviso. Una volta giunti al sesto piano, fu Tori a mettersi di fronte alla luce giallo-verdina della sesta benedizione. Il ragazzo dai capelli viola non fece nulla per fermarla, mentre la giovane poetessa rivolgeva un’ode al Ruggito del tuono. 《Condividiamo gioia e dolore.》 Disse, concludendo la sua poesia e facendosi rinchiudere nella sala. “Quindi, è così che finirà? Pur di avere la gloria, rinunceranno alla nostra amicizia? Siamo davvero destinati ad una fine così?” pensò il ragazzo con un misto di rabbia e tristezza. Al settimo piano, Astral si volse verso Yuma, gli diede un bacio sulle labbra e danzò verso la luce verde della benedizione. 《Astral! Che cosa stai facendo?!》 Chiese il ragazzino con occhi sgranati. 《Mi dispiace Yuma, ma tutti noi dobbiamo trovare la nostra strada. E io troverò la mia solo nel Rondò del turbine. E ricordati, in salute e in malattia, condividiamo gioia e dolore.》 Disse, poco prima che la porta lo sigillasse nella sala. Ormai, accanto a Shark erano rimasti solo Rio e il suo migliore amico, ancora sotto shock per il tradimento del ragazzo dai capelli azzurri. Ma, purtroppo, fu solo questione di tempo. Appena giunsero all'ottavo piano, Rio si staccò dal suo gemello e si diresse verso l’ottava benedizione sotto lo sguardo sconvolto dei due. Nonostante stesse per piangere, uno strano sorriso le comparve sul viso mentre entrava con gioia nel Giardino della neve d’argento. Le lacrime che stava per versare si congelarono nei suoi occhi ancor prima che la porta la potesse intrappolare dentro la sala. 《Condividiamo gioia e dolore.》 Disse, sparendo alla vista del gemello. Dopo quel tradimento in particolare, Shark stava perdendo definitivamente la speranza, ma, con grande sforzo, decise di riporre un’ultima volta la sua fiducia in Yuma, l’ultimo amico ad essergli rimasto accanto. Lui, nonostante le lacrime che gli ricavano il volto, gli sorrise con la sua solita e spontanea gentilezza. Per un attimo, il messia pensò di potersi veramente fidare di lui, ma si ricredette quando il ragazzino, giunto insieme a lui al nono piano, lo spinse via e sorrise orgogliosamente di fronte alla nona ed ultima benedizione. 《Condividiamo gioia e dolore.》 Disse impercettibilmente, prima di gettarsi nella luce rossa dell’Agitazione del magma e rubandola definitivamente. Shark non si era mai sentito in quel modo. Non poteva crederci. Gli amici con cui aveva vissuto dalla morte dei suoi genitori e con i quali aveva condiviso tutto lo avevano tradito uno dopo l’altro, preferendo la gloria alle promesse fatte e alla salvezza del loro mondo. Così, il ragazzo fu costretto a salire in cima alla torre con la torcia ancora spenta tra le mani. Appena arrivò, vide una sorta di altare circondato da nove statue. Ciascuna reggeva in mano una candela rossa. Il messia, però, sentiva che c'era qualcosa di strano. Di colpo, delle voci iniziarono ad intonare una canzone leggermente tetra e molto particolare. Ascoltandone il testo, la rivelazione lo colpì come una coltellata. Quelle che lui e i suoi amici avevano visto non erano affatto delle benedizioni, bensì punizioni. Nessuno dei suoi amici lo aveva realmente tradito e lui, grazie al sacrificio di Rio, Yuma e di tutti gli altri era arrivato in cima alla torre dell’Ai, ottenendo la possibilità di ridare vita al suo mondo. Infatti, nessuno dei suoi amici aveva ricevuto un premio, ciascuno di loro era succube di una condanna. La canzone si levò nuovamente, con forza e con le voci dei suoi amici. 《Annegare nel mare agitato.》 Cominciò Kite. 《Danzare nelle fiamme d’inferno.》 Proseguì Dowman. 《Cadere in ginocchio, impotente, nella siccità spietata.》 Continuò Christopher. 《Venire intrappolato per sempre nell’oscurità.》 Disse Thomas. 《Venire inghiottito dalla terra.》 Continuò Michael. 《Ma, anche così, non ti lasceremo andare da solo.》 Dissero tutti insieme. 《Anche così, venir colpiti dal fulmine del giudizio.》 Proseguì Tori. 《Essere fatto a pezzi da un uragano.》 Continuò Astral. 《Essere congelati fino alle ossa, fino all’anima.》 Disse Rio. 《Dover strisciare nel fuoco.》 Terminò Yuma. La loro sorte fu la cosa peggiore da scoprire. 《Non… non mi stavano tradendo. Si… si stavano sacrificando… per me.》 Disse a sé stesso, in preda allo sconforto. Le loro parole risuonarono di nuovo. 《Ma, anche così, non ti lasceremo andare da solo.》. Shark non poteva crederci. Loro non avevano mai smesso di credere in lui, mentre lui aveva dubitato di ognuno di loro, pensando che lo stessero tradendo tutti, quando era esattamente il contrario. Si sentì orrendamente in colpa per aver dubitato della loro fedeltà. Solo adesso capiva il loro strano comportamento. Si stavano sacrificando per lui. Se solo lo avesse saputo, non glielo avrebbe mai permesso. Stavolta, anche dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime amare, ma lui non si preoccupò di nasconderle. Ormai era troppo tardi per salvare i suoi amici, ma c’era ancora qualcosa che poteva fare per onorare il loro sacrificio. 《In salute e in malattia, Condividiamo gioia e dolore.》. Quella era la stessa frase che avevano condiviso la prima volta che si erano incontrati, L’ultima che ognuno di loro aveva detto prima di “rubare” le nove benedizioni. Sentendo gli spiriti dei suoi compagni accanto a sé, pronti a dargli la forza necessaria, fece un respiro profondo, accettando la volontà di Dio. La cera rossa delle candele iniziò a cadere e accese la torcia sull'altare. Il ragazzo, guardandola, non potè fare a meno di ricordare i suoi amici, che, nonostante fossero a conoscenza del loro crudele destino, non avevano atteso un attimo a sacrificarsi per lui. Un’ultima lacrima gli rigò la guancia, mentre lui, con un sorriso infelice, tendeva le mani verso l'altare.
   
 
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