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Autore: Tenue    30/08/2016    4 recensioni
[Quarta classificata al Contest "per ogni citazione una storia" indetto da i love ace30 sul forum di efp]
Dal testo:
"Quando capì che cominciava a mancargli qualcosa, Kuroo era piombato nella sua vita con un dannato tempismo perfetto. E da quel momento, Kenma non era più riuscito a fare a meno di lui; certo non lo ammetteva, ma Kuroo era la cosa più bella che avesse, era l'unica persona di cui si fidasse, l'unica a cui dicesse assolutamente tutto, perché a lui e solo a lui poteva aprire la sua mente e fargli vedere il suo mondo."
[KuroKen]
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! E' la prima volta che pubblico in questa sezione!
Spero la fic vi piaccia, e se volete lasciate una recensione, anche breve, a me fa sempre molto piacere ^^
La citazione alla fine è di William W. Purkey

 

I danced only for you
 

Fin da quando era bambino le altre persone erano sempre apparse come entità minacciose ai suoi occhi. Quando lo guardavano, gli facevano paura.
E benché le paure più insignificanti sono solite sparire col passare del tempo, Kenma a sedici anni, ne era ancora più spaventato.

Per sentirsi a suo agio non aveva bisogno di nessuno, gli bastava stare da solo per sentirsi libero di fare ciò che gli andava; ma quando a scuola, agli allenamenti o anche per strada, sentiva gli sguardi degli altri addosso, si obbligava ad indossare la sua maschera, e diventava invisibile.
Kenma sapeva che era l'unica soluzione, diventare invisibile, perché se qualcuno lo avesse visto per ciò che era, il giudizio delle persone sarebbe diventato un'arma terrificante.
Per questo stava da solo, perché in fondo stava bene così, nel suo mondo fatto di figure virtuali, dove lui poteva vivere ma non essere visto, dove esistevano solo la musica e quei videogiochi che lo divertivano tanto.
Era davvero sicuro di non aver bisogno di nessuno.

Quando capì che cominciava a mancargli qualcosa, Kuroo era piombato nella sua vita con un dannato tempismo perfetto. E da quel momento, Kenma non era più riuscito a fare a meno di lui; certo non lo ammetteva, ma Kuroo era la cosa più bella che avesse, era l'unica persona di cui si fidasse, l'unica a cui dicesse assolutamente tutto, perché a lui e solo a lui poteva aprire la sua mente e fargli vedere il suo mondo.
E Kuroo era così dolce con lui, lo trattava come se fosse la bella persona che Kenma non credeva (non sapeva) di essere.

Così, quando Kuroo gli aveva chiesto di ballare, Kenma si era fidato di lui e, benché esitante, aveva preso la mano che gli veniva tesa.
Ballare era qualcosa di impensabile per lui, solo sentire quella parola lo faceva rabbrividire. Era imbarazzante.

Non l'avrebbe mai fatto, eppure qualcosa nella voce di Kuroo lo spinse a dire un flebile e timido “va bene”.

Kuroo non sapeva ballare, ma quando prima aveva deciso di mettere la musica a tutto volume dal suo telefono, non era riuscito a trattenersi, e aveva accennato qualche movimento vagamente a ritmo.
In fondo erano soli a casa.

Quando la playlist, dalle canzoni metal, era scesa ad una più lenta rispetto alle precedenti, Kuroo non aveva esitato a chiedere a Kenma di ballarla con lui.

Infondo infondo gli piaceva metterlo in imbarazzo.
Gli aveva posato le mani sulla vita e Kenma aveva infilato la testa nell'incavo del suo collo per non far notare quanto era arrossito.
Appunto, Kuroo non sapeva ballare, ma ricordava qualcosa dai film romantici che guardava con sua madre quando si annoiava.

Forse era stata un'idea stupida, pensò Kenma, forse la mattina dopo si sarebbe pentito di aver fatto una cosa tanto imbarazzante, eppure quella sera tutto era sembrato possibile.
Tutte le regole che Kenma si era imposto per non venire notato, avevano improvvisamente perso importanza. Alla fine, senza neanche accorgersene, si era ritrovato tra le braccia di Kuroo, la persona della quale, sospettava si stesse innamorando.
Quelle note, su cui si muovevano, erano parse al più piccolo improvvisamente più belle, più dolci, come i gesti affettuosi o le parole che Kuroo era solito rivolgergli.
E su quelle note, dentro di sé si sentiva più leggero, libero di qualsiasi paranoia, almeno per quella sera si permise di lasciar cadere la sua maschera, solo per quella sera, solo finché, in quei tre minuti, la canzone non si fosse esaurita.
Kuroo gli cinse la vita con le braccia, tirandolo più vicino e lo sentì tremare leggermente. Sentiva il respiro del biondo sulla sua pelle, le sue labbra erano così dannatamente vicine. Il moro ebbe paura che l'altro si sentisse a disagio, ma si ricredette appena Kenma, titubante, fece scorrere la sua mano dalla sua spalla fino al suo viso e ne sfiorò leggermente lo zigomo. Il biondo nascose ancora di più il viso nella felpa di Kuroo, sentendosi terribilmente in imbarazzo, eppure quella sensazione fu sostituita lentamente da un calore particolare a livello del petto, qualcosa che non aveva mai provato prima.

Kenma si sentiva libero, come quando nessuno lo guardava. Anche se qualcuno che lo guardava, in quel momento c'era. E a Kuroo, quel ragazzo coi capelli tinti a metà e gli occhi dorati da gatto, pareva davvero la persona più bella del mondo.

 

Balla come se nessuno ti stesse guardando

Ama come se nessuno ti avesse mai ferito
 

Kuroo avrebbe persino giurato che Kenma in alcuni punti aveva cantato, molto sottovoce, il testo della canzone.

Ad ogni modo, le due parole che Kenma aveva sussurrato all'orecchio di Kuroo, appena la musica iniziò ad affievolirsi, non facevano parte del testo.

 

Canta come se nessuno ti stesse ascoltando

Vivi come se il paradiso fosse sulla terra
 

E anche se Kenma credeva che il suo tono fosse stato troppo basso per essere udito, Kuroo sorrise e premette le labbra sulla sua fronte, con apparente disappunto del più piccolo.

Quando il moro spostò lo sguardo su il visetto dell'altro, Kenma si affrettò a nascondere la sua espressione estasiata ed esordì invece con un broncio “Sappi che l'ho fatto solo ed esclusivamente per te, Kuro.”

  
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