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Autore: Dreamer In Love    30/08/2016    0 recensioni
Questa è la storia di come Lione e Black (personaggio originale) si sono conosciuti e innamorati.
" - Non scherzare con me, ragazzina. Sai con chi hai a che fare? -, sibilò nella notte.
I loro volti erano a pochi centimetri e, nuovamente, la ragazza poteva scorgere le iridi chiare di Black, sempre nascoste sotto il mantello. Questa sfoderò un ghigno ironico.
- Con una spia o, meglio, un assassino? Credi di farmi paura? Tu non sai con chi hai a che fare. –" (estratto dal capitolo 1) Questo è una sorta di spin-off di The Rebel - si, se non mi complico la vita non sono contenta - ambientato cinque anni prima gli avvenimenti di The rebel. Buona lettura
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lione, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The Rebel'
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5. Ferite
 
Lione aveva lo sguardo ancora rivolto all’orizzonte, dove il principe Bright si era fatto sempre più piccolo. Gli ultimi raggi di sole della giornata rischiaravano debolmente il cielo ricco di cirri e il paesaggio rurale. Con un lungo sospiro, la ragazza svuotò i polmoni. Le immagine di morte e disperazione che avevano coronato quell’ultima ora le aleggiavano ancora davanti agli occhi: la contadina che chiedeva aiuto, il bambino assassinato, l’intervento di Black e lo scontro tra lui e il principe. Un brivido le percorse la schiena e si trovò a stringersi nelle spalle. L’adrenalina che aveva inondato il suo sangue durante la battaglia stava scemando, lasciandola sola con i fantasmi dei cadaveri che si trovavano alle sue spalle. Sospirò rumorosamente: nonostante avesse passato una vita ad allenare il suo corpo all’uso di qualsiasi arma, allo scontro fisico e ad acuire i sensi, nessuno l’aveva mai preparata alla morte.
Un rumore di passi leggeri la destò da quel vortice di pensieri. Una mano sorprendentemente calda si posò sul suo braccio irrigidito.
- Lione... –
La voce dell'uomo era sottile e prudente alle orecchie di Lione. Per qualche motivo, ciò infastidì la ragazza che si voltò scioccata verso Black.
I vestiti del moro erano intrisi di sangue e il volto cereo era costellato da piccole goccioline rosse; il cappuccio, che durante la battaglia era rimasto calato sul volto, mostrava addolcite iridi verdi.
- Stai bene? -, chiese preoccupato mentre la squadrava attentamente alla ricerca di ferite.
L’arancio annuì facendo un passo indietro per perdere il contatto con l’uomo. Black inarcò le sopracciglia, sorpreso, ma non disse nulla, mentre lasciava che la mano cadesse pesante lungo il fianco. Lo sguardo tenero di pochi istanti prima si perse nel muro impassibile del suo viso.
- Grazie per avermi salvata. -, sbottò acida la giovane. - Anche se sarà stata una scocciatura per te. –
Il moro ghignò a quelle parole.
- Non sai di cosa stai parlando. -, rispose seccato. – Sei solo sconvolta. –
Dopo di che, si voltò verso le guardie esanimi a terra e si avvicinò.
Passi veloci sull’erba lo obbligarono a fermarsi, insieme agli occhi nocciola di Lione che si paravano davanti a lui.
- Allora, spiegamelo. Perché sembra che mi hai solo usata per arrivare a quei documenti. Scommetto che anche il rapimento faceva parte del tuo piano. –
Black scosse la testa, infastidito e schioccò le labbra.
- Devo apparire come un mostro ai tuoi occhi: il terribile uomo assetato di sangue di cui tutto il regno parla. -, commentò ironico. – Credimi quelle guardie si meritavano anche di peggio. –
Lione spalancò le labbra per replicare ma le parole le morirono in gola: era una vena di delusione quella che aveva sentito nel tono del moro? Forse aveva esagerato; dopotutto, Black aveva fatto ciò che era necessario per proteggerla e impedire che persone malvagie girovagassero per il regno indisturbate seminando terrore. Inoltre, l’arancio non era mai stata avvezza a credere a stupidi pettegolezzi e, nonostante avesse constatato le abilità del moro, aveva la sensazione che quel lavoro scabroso fosse dato dalla sopravvivenza, null’altro.
Allora, perché rivolgergli parole cattive cui lei stessa, che le aveva pronunciate, non credeva? Serrò la mascella e si strinse nelle spalle, con le braccia incrociate, per osservare il suo compagno frugare tra le carcasse. Riportò l'attenzione ai corpi dei due contadini, gli unici a meritare una degna sepoltura. Lione si diresse sicura verso il bambino e, con mani tremanti, lo voltò supino per pulirgli il volto sporco di fango. Poi, entrò nella stalla, dove un asino e qualche capra ruminavano ignare, e afferrò una pala. Fece un giro intorno alla casa e individuò un prato fiorito sul retro. Cominciò a scavare, togliendo prima le zolle d'erba e, poi, scendendo sempre più a fondo nella terra umida. In un’ora aveva creato due buche e tornò sulla strada per chiedere una mano a Black nel trasportare i corpi. Intanto, sulla via principale, i soldati del re erano spariti. Lione decise di non voler assolutamente sapere che fine avessero fatto.
Insieme al moro, ancora silenzioso e rigido, trascinarono i due popolani, ma alla ragazza non sfuggì che i gemiti di sforzo dell’uomo erano più pesanti. Coprirono i corpi con la terra e segnarono la sepoltura con delle pietre. Rimasero entrambi a fissare i due tumuli, per qualche minuto.
- Forse c’è un marito, un padre, da qualche parte nel regno che è in viaggio verso casa e che quando arriverà scoprirà di essere rimasto solo. -, sussurrò Lione, sovrappensiero.
Le rispose solo il silenzio e l'arancio, finalmente, si decise a prestare attenzione alla spia. Black cercava di mantenere un atteggiamento posato ma sul viso gli aleggiava una smorfia di dolore. Il pallore mortorio, più accentuato del solito, brillava nella notte. Con una mano, si teneva un fianco. L'uomo barcollò indietro e si sedette pesante sull'erba.
Lione si avvicinò cautamente.
- Sei ferito? – chiese, anche se sembrava più un'affermazione.
Il moro annuì.
- Com’è successo? -
- Mi sono distratto per qualche secondo. È una sciocchezza. -, protestò, mentre la giovane gli spostava il braccio per controllare.
Aveva perso molto sangue e la casacca ne era inzuppata. Appoggiò una mano sulla fronte bianca della spia e costatò che scottava.
- Riesci ad alzarti? Vediamo se in casa avevano qualcosa per medicare. –
Si fece passare il braccio del giovane sulle spalle ma il ragazzo si ritrasse all’istante.
- Non mi serve il tuo aiuto. -, protestò orgoglioso e con una punta di amarezza nella voce.
- Invece è ovvio il contrario. -, ribatté Lione portandosi le mani in vita. – Non essere sciocco. –
Black piegò le labbra, ironico, e distolse lo sguardo. Lione passò un braccio sotto l’ascella del ragazzo e fece leva per alzarlo. Con passo incerto, raggiunsero l’interno della casa, ancora accogliente, in attesa di una quotidianità che non si sarebbe mai più presentata. L’arancio fece sdraiare il moro sul tavolo ingombro vicino al focolare, dove delle braci ostinate continuavano a emanare calore. Sistemò qualche ciocco di legna e soffiò per ravvivare le fiamme. Prese una lampada per vedere meglio la ferita e cautamente alzò la maglia di Black per scoprire la ferita. Si ritrovò ad arrossire alla vista del ventre piatto e ben allenato. Comunque, si trattava di un profondo taglio all’altezza dell’addome: nulla di grave ma doveva essere pulito per evitare un’infezione. Cercò tra i cassetti delle garze per tamponare l'emorragia e trovò in un angolo un secchio d’acqua. La ragazza si lavò le mani e, poi, prese uno straccio per pulire. Con cautela passava la stoffa sul fianco per poi immergerla nel contenitore che a ogni strizzata diventava sempre più rosso. Tentò, infine, un’escursione nel campo coltivato, dove trovò alcune erbe lenitive. Fece un impasto e lo stese sul taglio.
- Quella roba puzza. -, si lamentò Black mentre stringeva i denti al dolore.
- Se vuoi sopravvivere, sopportare l’odore è il minimo. -, disse noncurante la ragazza, ancora presa con le erbe.
- Dai per scontato che lo voglia. –
Lione alzò le iridi scure per incontrare quelle verdi della spia.
- Non è così? -, chiese stranita, aggrottando le sopracciglia.
- E’ da mesi che me lo chiedo e non ho ancora trovato una risposta. –
Quelle parole che trasudavano sincerità colsero Lione impreparata. La nota di disperazione che Lione aveva letto negli occhi del ragazzo e che l’aveva spinta a seguirlo ora aveva una spiegazione. Aveva sempre dato per scontato che la vita fosse il bene più prezioso di ogni uomo ma se essa non ha uno scopo, perde tutto il suo valore; e Black non aveva uno scopo.
Ritornò a concentrarsi sulla ferita che stava bendando.
- Non avresti lottato in quel modo se non t’importasse. -, tentò, ancora.
- Non l’ho fatto per me stesso. -, rispose lui, flebilmente.
L’arancio tornò a fissare l’uomo, sorpresa, ma lo trovò con gli occhi chiusi e il volto rilassato. L’impacco stava facendo effetto donando sollievo al giovane. Decise di non insistere e di lasciarlo riposare ma la curiosità le faceva torcere lo stomaco. Che cosa intendeva Black con quell’ultima frase?
Un rumore sordo proveniente dal proprio stomaco le fece capire che non era il tempo delle congetture: erano giorni che non mangiava decentemente e non vedeva l’ora di mettere qualcosa sotto i denti. Il suo compagno doveva ormai essersi addormentato e Lione ne approfittò per frugare nella dispensa della casa e darsi una pulita.
 
 
Il carretto si muoveva lentamente lungo il selciato. Avvolta nel lungo mantello che le copriva il viso e che la proteggeva dal freddo, Lione diede un’occhiata a Black, sdraiato sotto una coltre di coperte. Gli tastò sbrigativa la fronte, per costatarne la febbre, e sospirò. Durante la notte che avevano passato nella casa dei contadini, il moro era peggiorato. Nonostante le cure, la ferita si era infettata e, con amarezza, aveva dovuto ammettere di aver esaurito le sue competenze mediche. L’arancio aveva, allora, deciso di riprendere il viaggio sperando che il ragazzo non morisse durante il tragitto. L’asina e il carro, trovati nella stalla, si erano prestati volentieri alle sue esigenze. Stavano camminando ormai da diverse ore e all’orizzonte intravide la casa di suo padre. Lione incitò l’asina dandogli una pacca sul dorso e l’animale protestò appena, accelerando il passo.
 

 
  
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