Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Loulou693_    30/08/2016    1 recensioni
"A Tebaldo non sono mai piaciuti i balli di corte. Lui non capiva cosa le persone ci trovassero di divertente in tutti quei colori e in quella musica. "Un altro stupido e noioso ballo" pensava. Ma Tebaldo non sapeva che quella festa sarebbe stata diversa. Quella sera si sarebbe messo faccia a faccia con il proprio destino. Ma spesso il destino è molto lontano da quello che avevamo programmato"
Mercuzio/Tebaldo
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un altro ballo. Un altro stupidissimo ballo di corte. Tebaldo non li sopportava per niente! Troppi colori, troppa musica, troppe risate. Che poi, la gente, cosa aveva così tanto da ridere? Non se lo riusciva proprio a spiegare.
La padrona di casa, Lady Capuleti, nonché sua zia, lo colse di sorpresa poggiandogli le mani sulle spalle e sussurrandogli: "ti stai divertendo Tebaldo?".
Il ragazzo sobbalzò lievemente ma tirò fuori il suo sorriso migliore, finto ovviamente, prese la mano della zia, le fece fare una piroette e le diede un bacio sulla guancia come risposta.
Tebaldo non riusciva a smettere di pensare a quanto sua zia fosse davvero una bella donna.
Ma la sua preda era un' altra. La sua cara e dolce cugina Giulietta che, dov' era in quel momento? Curioso decise di andare a cercarla, ma a volte la troppa curiosità fa male e Tebaldo lo avrebbe scoperto di lì a poco.
Aveva già controllato gran parte del castello e l' ultimo posto da vedere era il grande corridoio.
Stava per entrare dall' arcata che appunto conduceva nel corridoio quando sentì delle risate, dei sussurri e degli schiocchi di baci.
No. Era impossibile che fosse Giulietta. Di sicuro non poteva essere lei.
Si appostò così dietro una colonna per sbirciare chi fossero i due amanti segreti.
Riconobbe subito il soffice vestito bianco perla che aveva messo quella sera sua cugina e riconobbe molto più velocemente il blu dei colori dei vestiti del ragazzo.
Un Montecchi. In casa sua.
Quando giulietta scostò il capo riuscì anche a vedere chi fosse questo farabutto.
Romeo. Romeo Montecchi. IL Montecchi.
Tebaldo se ne andò via da quella visione infernale, un turbine di emozioni confuse si aggrovigliavano nel suo stomaco. Rabbia, delusione, gelosia, disgusto. Le mani iniziarono a sudare e le gambe a tremare.
Entrò nel corridoio dall'altra parte della sala da ballo, quello parallelo al "luogo del delitto",  si accasciò sul pavimento con le spalle contro il muro e iniziò silenziosamente a piangere, convinto che nessuno lo avesse visto, ma si sbagliava! C' era un altro spettatore quella sera ed aveva visto tutto ciò che aveva visto lui.
Mercuzio era andato a cercare Romeo per dirgli di scappare, perché alcune guardie avevano scoperto che loro due e Benvolio si erano infiltrati alla festa, riuscì a trovarlo, ma la sorpresa fu più amara.
 Romeo, il suo Romeo, che baciava la figlia dei padroni di casa e la guardava con gli stessi occhi con cui lo guardava lui.
Si, perché Mercuzio provava qualcosa per Romeo ma non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo.
 Il biondo abbassò il capo triste ma con la coda dell'occhio vide un Capuleti a poca distanza da lui scappare nel corridoio opposto, non lo vide in faccia, ma poco importava.
Lo seguì, quella serata non andava persa e prendere in giro un Capuleti, un qualsiasi Capuleti, era un'attività perfetta per distrarsi e svagarsi.
 Passò sotto l' arcata che conduceva nel corridoio e vide una figura rannicchiata con le spalle contro il muro che piangeva leggermente.
Che situazione migliore del beffarsi di un Capuleti piangente? Loro che sono conosciuti per la loro forza, il loro onore e tutte quelle altre baggianate che vanno dicendo ogni qualvolta che passeggiano nelle strade di Verona.
"Capuleti" iniziò a urlare Mercuzio, "Che fai, piangi? Ti manca la mammina?" disse ridendo.
Tebaldo, sentendo le parole del biondo si destò come da un sogno, guardò in direzione del suo interlocutore, si alzò di scatto, sfoderò la spada e puntandola sotto il mento di Mercuzio esclamò furente: "Della Scala, si può sapere che ci fai qui?"
Mercuzio lo osservò, di certo tra tutti i Capuleti l' ultimo che si  aspettava di trovare in lacrime era proprio Tebaldo.
Il suo viso era ancora rigato dalle lacrime ma i suoi occhi e la sua voce erano tornati gelidi come sempre, stessa cosa valeva per il suo comportamento.
"Perché piangevi?" disse il riccio. Non sapeva perché, ma voleva davvero scoprire cos' era che turbasse il più grande e ora il prendersi gioco di lui, non gli interessava più di tanto.
Tebaldo, se possibile più furioso di prima gli rispose: "Perché mai dovrei venirlo a dire ad un folle come te? Sei già fortunato che la mia spada non ti abbia trafitto la giugulare e che non ti abbia lasciato ai miei piedi in un pozzo di sangue. Ora vattene, razza di verme ambulante e non farti rivedere mai più! O la mia spada non troverà nessun ostacolo che le impedirà di compiere il suo dovere"
"Oh, caro il mio Tebaldo, mi aspettavo degli insulti più crudeli da parte tua, non siamo in forma eh?" disse Mercuzio ridendo.
Tebaldo non rispose a quella provocazione, oggi non era proprio serata, si limitò a guardare in malo modo il suo "avversario", rimise la spada nella fodera e tornò a sedersi contro il muro nella stessa posizione in cui l'aveva trovato il più giovane prima.
Mercuzio non si perse d'animo, voleva riuscire nel suo intento! Quindi andò a sedersi vicino al più grande e aspettò.
"Non ti avevo per caso detto di sparire dalla mia vista?" disse Tebaldo con una strana incrinazione nella voce.
Mercuzio lo osservò bene e vide che stava iniziando a tremare... che stesse per ricominciare a piangere? 
A quel punto il biondo fece una cosa che MAI si sarebbe sognato di fare. Abbracciò Tebaldo. Non sapeva esattamente perché l'avesse fatto, ma gli sembrava la cosa più giusta da fare in quel momento.
Il più grande allora iniziò a strattonare, spingere, ad urlare per cercare di liberarsi dalla potente stretta del suo nemico, ma nulla da fare. Tebaldo si arrese e iniziò a piangere rumorosamente nelle braccia del giovane. Mercuzio si sentiva stranamente bene, a piccoli passi stava riuscendo ad abbattere i muri del più grande e si stava rivelando una persona diversa di quello che appariva. Voleva andare più in fondo, anche se questo voleva dire rischiare grosso.
Iniziò ad accarezzare i capelli corti del Capuleti e sentì sul petto il suo respiro che piano piano andava regolarizzandosi.
Il riccio scosse Tebaldo affinché lo guardasse negli occhi, quegli occhi color ghiaccio che lo avevano sempre attirato e ora iniziava anche a capire il perché.
Disse una sola parola: "Giulietta?"
Il moro abbassò lo sguardo e annuì lievemente.
"Stessa cosa vale per me"
Tebaldo alzò il capo di scatto e lo fissò. 
Gli piaceva Giulietta?
Il biondo capì cosa passava nella testa di Tebaldo perché si affrettò ad aggiungere:
"Stai tranquillo, il mio danno è Romeo, il mio migliore amico, il mio amore proibito, la mia meta irraggiungibile"
"Ma quindi, tu sei.." disse il più grande confuso e incapace di continuare la frase.
"Si" rispose il più giovane semplicemente "a quanto pare sei l'unico che non lo sapeva, oltre a Romeo è chiaro"
Tebaldo fece un sorrisetto impercettibile e sospirò, quel ragazzo così strano stava cercando in tutti i modi di avere una conversazione con lui e il Capuleti, non trovandoci nulla di male decise di arrendersi alle sue volontà.
Aspettate un attimo, Tebaldo che si arrende? Per due volte nell’arco di poco tempo? Qui, qualcosa non quadra, e anche Tebaldo se ne stava accorgendo. Questa situazione non gli piaceva affatto.
Mercuzio fece finta di non notare il lieve sorrisetto del Capuleti, anche se appena accennato lo considerava bellissimo, decise quindi di alzarsi. Tebaldo lo attirava, non sapeva neanche lui da quanto, forse non era solo semplice attrazione, ma lo aveva considerato sempre TROPPO per lui. Tebaldo sì, che era una meta irraggiungibile, quindi aveva deciso di dimenticarsene e "amare" Romeo. Ma quella sera qualcosa in lui era scattato, le vocine nella sua testa continuavano a ripetergli che nulla era impossibile e quindi quando scoprì che il Capuleti in lacrime era il suo Tebaldo, seppe che cosa fare. In realtà lo sapeva da sempre, aveva aspettato questo momento da una vita e, capendo che forse al moro non dava poi così tanto fastidio (visto che ancora non l’aveva ucciso) decise di fare una vera e propria follia.
“Tebaldo, vieni a prendere una boccata d’ aria fresca, ti farà bene” disse porgendogli la mano
Il più grande in tutta risposta levò la mano del biondo rispondendo: “io non prendo ordini da nessuno, men che meno da te”
Allora il più giovane si abbassò e si avvicinò pericolosamente al Capuleti “dai, vieni con me…”
Lo baciò, un lieve bacio a stampo durato un decimo di secondo. Mercuzio, già firmata la sua condanna a morte, non contento concluse la frase con “…acchiappa topi”, detto questo si alzò e si diresse verso l’uscita che dava sul giardino.
Tebaldo, ancora scioccato da quel bacio, si alzò velocemente e urlò “Mercuzio”
Il ragazzo, ancora girato di spalle si rivolse verso il Capuleti e lo guardò fisso negli occhi sorridendo.
Tebaldo non riusciva a capire come, anche in una situazione come quella, Mercuzio riusciva a sorridere e a star tranquillo. Per quanto ne sapeva poteva anche volerlo uccidere, ma lui no! Era sereno come sempre! Bel sorriso però.
Tebaldo scacciò via quell’ ultimo pensiero dalla sua testa e afferrò il colletto della camicia del più giovane: “ punto primo, non ti azzardare mai più a fare quello che hai fatto, altrimenti non risponderò delle mie azioni”
Mercuzio gli rivolse un lieve sorrisetto ammiccante e lo provocò ancora di più: “in quale senso, acchiappa topi?”
Tebaldo ebbe un attimo di incertezza, e Mercuzio se ne accorse, ma continuò il suo discorso: “ punto secondo, come ti ho già detto, io non prendo ordini da nessuno”
“Va bene, acchiappa topi” fu la sua risposta
“e terzo, non chiamarmi mai più acchiappa topi” disse con una smorfia e lasciando con un gesto secco il colletto del ragazzo”
“come desideri…” disse Mercuzio avvicinandosi all’ orecchio del più grande “…acchiappa topi”
Detto ciò scappò nel giardino, lasciando la porta volontariamente aperta, come se fosse un invito per Tebaldo a seguirlo.
Tebaldo scosse la testa e rise tra sé e sé, ma cosa gli stava succedendo quella sera? Era impazzito per caso? Forse aveva la febbre… sta di fatto che decise di seguire il riccio, in fondo in fondo lo incuriosiva quel ragazzo.
Arrivò fino al giardino e vide in lontananza la figura esile di Mercuzio, ma cosa stava fissando? Decise di avvicinarsi a lui e rivolse lo sguardo nella sua stessa direzione.
Da quella postazione si vedeva benissimo il balcone di Giulietta, che quella sera, a quanto pare, aveva compagnia.
Mercuzio aveva una strana agitazione in corpo, infatti quando sentì Tebaldo vicino a lui iniziò a dire gesticolando: “scusami Tebaldo, io… io non potevo sapere”
Tebaldo allora lo guardò negli occhi, quegli occhi così gelidi che lo avevano sempre fatto impazzire ma allo stesso tempo spaventare a morte, prese Mercuzio dalle spalle e lo sbattè violentemente contro il tronco dietro di lui.
Mercuzio allora chiuse gli occhi, un po’ per reprimere le lacrime che minacciavano di scendere per aver fatto soffrire il suo Tebaldo, un po’ per prepararsi a ricevere calci, pugni, o peggio ancora!
Ma questi ultimi non arrivarono mai. Mercuzio era un po’ confuso, decise così di aprire gli occhi. La visione che si trovò davanti la definì “celestiale”, Tebaldo che lo guardava con una strana luce negli occhi e che gli stava rivolgendo uno dei suoi sorrisi più belli, e Mercuzio sapeva, in cuor suo, che questa volta il suo sorriso era sincero.
Tebaldo non capiva, non capiva perché quel ragazzo volesse così tanto parlare con lui, aveva fatto di tutto per farlo aprire, per farlo sfogare e forse c’era anche riuscito. Sembrava quasi che volesse consolarlo, che volesse prendersi cura di lui. E Tebaldo non capiva, non capiva perché questa cosa lo faceva stare così bene, bene con se stesso, bene con Mercuzio, bene con la vita. Lui, un bambino vissuto nella violenza e nell'odio, a cui fu insegnato fin da piccolo a trattar male le persone e ad uccidere, aveva finalmente conosciuto l'affetto, come un piccolo spiraglio di luce che entra dalla porta e man mano che la porta si apre illumina tutta l'oscurità che vi è dentro. Ed eccolo là, il suo spiraglio di luce sotto forma di un ragazzo biondo, riccio, vestito di blu e con due occhi nocciola in grado di riscaldare anche il cuore più gelido.
Tebaldo aveva anche paura però, paura di questi nuovi sentimenti che provava. Non avrebbe mai pensato di provarli, specialmente per un uomo. Per lui fino all’inizio di quella serata l'amore era semplicemente "possedere una donna, usarla a proprio piacimento e liberarsene quando se ne ha abbastanza" invece aveva capito che l'amore era tutt'altro! Prendersi cura dell' altro, stargli vicino nei momenti belli e soprattutto in quelli meno belli e questo lo aveva capito parlando con Mercuzio. Da quel momento qualcosa in lui si spezzò, o forse, sarebbe meglio dire, si aggiustò! Mercuzio lo aveva totalmente conquistato, aveva aggiustato le crepe della sua anima e lo aveva reso una persona migliore. E anche se gli costava molto ammetterlo, anche se da quel momento il suo onore fosse andato a quel paese lui provava qualcosa per Mercuzio, qualcosa di veramente profondo e non gli interessava nient’altro.
Una prova dei suoi sentimenti fu quando vide i due amanti sul balcone. Niente. Non provava assolutamente più niente nel vederli. Aveva sempre pensato di amare sua cugina, ma tutto quello che voleva da lei era il suo corpo, nient’altro; il sentimento che provava per lei era lontano anni luce da quello che stava provando per Mercuzio.
Mercuzio provò a dire: “Tebaldo…” ma non ebbe il tempo neanche di finire quella parole che subito le labbra del moro catturarono le sue. Era un bacio diverso dal precedente, il primo era più una specie di provocazione, il secondo invece era voluto, voluto da Tebaldo che prese l’iniziativa ma soprattutto da Mercuzio che lo aspettava da sempre. Un bacio ricco di passione, di desiderio e soprattutto d’amore. Tebaldo si spostò dalle labbra del più giovane e iniziò a torturargli il collo, arrivò ad un punto dietro l’orecchio dove gli lasciò un livido viola, come per marcare il territorio.
Mercuzio si sentiva al settimo cielo.
“Tu sei solo mio” disse Tebaldo staccandosi ancora con il fiatone.
Mercuzio si toccò il livido ancora dolorante e per tutta risposta riprese a baciare il più grande, mordendogli “accidentalmente” il labbro inferiore.
Si staccarono entrambi, ormai a corto di fiato. Era arrivato il momento di andarsene.
“Ci rivedremo?” esordì il biondo.
Tebaldo sorrise e rispose semplicemente “ Buonanotte, folle Mercuzio”
Mercuzio sorrise di rimando, fece un inchino e disse: “ Buonanotte a lei, Re dei Gatti” 




Spazio autrice.
Salve! Io sono Loulou693_ e sono nuova su questo sito! Questa è la prima ff che pubblico qui ed è la prima che scrivo su Romeo e Giulietta- ama e cambia il mondo, amo quel musical! C’è da sapere che sono una forte sostenitrice dei Tycutio (ma si era notato! E se solo quella bestia di Romeo non si fosse impicciato durante il duello… ma andiamo avanti!) e quindi credo che ci saranno molte storie su quei due bocconcini ;-) Mi scuso se qualche comportamento di Tebaldo è potuto risultare OOC, ma mi sono voluta aggrappare alla sua parte più fragile e bisognosa di affetto (citazioni a “Non ho colpa” puramente casuali).
Volevo inoltre precisare che i personaggi non sono miei ma vengono dalla fantastica penna del signor Shakespeare, in quanto agli attori, neanche loro appartengono a me (purtroppo).
 Detto questo spero che la storia vi sia piaciuta e spero inoltre di ricevere molte recensioni:-) 
Vi saluto e alla prossima.
Ciauu <3




 
   
 
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