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Autore: _only_ hope_    31/08/2016    1 recensioni
Questa raccolta partecipa al contest a turni "Sette anni ad Hogwarts", indetto da viktoria sul forum di EFP.
Racconterà le vicende di Lucille, piccola Nata Babbana, i cui occhi luccicano ogni qual volta sente parlare di magia.
Racconterà di Haymitch, che a Hogwarts invece proprio non ci vuole stare.
Racconterà di Evelyn, la cugina che Lucille tanto vede come modello.
E racconterà anche di qualche altro mio OC, e di qualche personaggio già noto.
Buona lettura!
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Eve, no! Dai, Evelyn, ridammelo!”

In una via qualunque della periferia di Londra, in una villetta a schiera identica a tutte le altre, una bambina stava rincorrendo sua cugina, cercando di afferrare ciò che le era stato rubato.

Eve, ridammelo!” le urla si acutizzarono, la voce si spezzò lievemente, ma l'altra non accennava a cedere: continuò a correre, tenendo alto il pesante volume di Storia di Hogwarts.

A che ti serve? Tanto tu mica ci vai a Hogwarts”. Queste parole furono sufficienti per far bloccare la bambina in mezzo alla stanza; l'anno prima sua cugina, orfana di padre nata e cresciuta in una famiglia interamente babbana, aveva ricevuto la sua lettera per la scuola di magia e per un anno intero Lucille non aveva fatto altro che sperare di essere anche lei una strega. Avrebbe compiuto undici anni il primo settembre, quindi quell'anno avrebbe dovuto giungere anche la sua lettera, ma Evelyn la prendeva in giro ad ogni occasione, convinta del fatto che per lei non sarebbe giunto alcun gufo, così come era accaduto per sua sorella maggiore e per i due fratelli di Lucille.

È statisticamente provato che in una famiglia babbana nasce solo un mago” commentò, senza rivelarle che aveva da poco scoperto che suo padre, uomo che lei non aveva mai conosciuto, era un mago. Non voleva rigirare il coltello nella piaga.

Non è vero: Storia di Hogwarts non lo dice”.

Storia di Hogwarts non è il Vangelo, sai?” borbottò l'altra alzando un sopracciglio mentre un sorriso divertito si faceva strada sul suo volto. Lucille a quel punto si scagliò contro la cugina e le strappò il suo amato libro dalle mani color cioccolata. Infine, imbronciata, si sedette a gambe incrociate sul tappeto del soggiorno e riprese la lettura.

Tu sei strana”.

Lucille a quelle parole non alzò neppure la testa, ma si limitò a fare spallucce e a pensare che Evelyn non era l'unica a fare tale considerazione: in classe trascorreva le sue ore libere da sola, a leggere oppure a costruire origami. I compagni la guardavano sempre male e non aveva amici, ma a lei andava bene così; soprattutto quando lasciava uno dei suoi origami corredati di scritta benaugurante accanto alle persone tristi e le vedeva sorridere.

Ne aveva regalato uno anche alla strega che la sera prima aveva bussato alla loro porta: all'interno di un gatto troneggiava la scritta “Grazie”.

Comunque a me la lettera è arrivata: è venuta ieri sera la professoressa McGrannitt”.

Evelyn, che stava uscendo dalla stanza, si voltò di nuovo verso la cugina con un'espressione shokkata dipinta sul viso, ma sorrise non appena notò Lucille canticchiare tra sé una canzone di Celestina Warbeck: in fondo, sperava che fosse ammessa anche lei ad Hogwarts; l'anno prima sua cugina era stata la persona che più le era mancata. Ovviamente non lo avrebbe ammesso neppure sotto l'effetto della maledizione Cruciatus.



L'Espresso di Hogwarts sfrecciava veloce in mezzo alla campagna, mentre un'undicenne dai lunghi e crespi capelli mori osservava il paesaggio scorrere veloce davanti ai suoi occhi azzurri, seduta a gambe incrociate su un sedile.

“Lucille!” la richiamò una voce femminile, ma lei non la udì. L'altra rise brevemente e commentò, rivolta alle sue due compagna di viaggio:

“È sempre così: è sempre distratta”.

“Alla McGrannitt non piacerà” osservò una delle due.

“Neppure a Piton, se è per questo. E dubito che sia Serpeverde, quindi niente trattamento di favore” commentò un ragazzo, seduto di fronte alle tre.

“A me piacerebbe se mia cugina fosse nella mia stessa Casa” ribatté Evelyn.

“Non ne dubito, ma sembra troppo buona. E poco ambiziosa”.

Ed è una Sanguesporco si limitò a pensare.

“Si vede che l'hai appena conosciuta!” commentò l'altra, stringendo gli occhi a fessure, poi ritornò a rivolgersi alla cugina:

“Lucille!” esclamò, quella volta più forte. La ragazzina si riscosse e le rivolse un grande sorriso.

“Che c'è?” le chiese, tranquilla.

“Tra poco arriveremo: prendi la tua divisa, andiamo a cambiarci”.

A quelle parole la piccola scattò in piedi, eccitata:

“Subito!” esclamò, per poi arrampicarsi sui sedili per raggiungere il suo baule, appoggiato sul portapacchi.

“Ciao, Mortimer!” disse, rivolta al gufo che si trovava lì accanto. “Tra poco arriveremo, sai? Non vedo l'ora!”

“Parla davvero con i gufi?” chiese il giovane.

“Davvero” rispose Evelyn.

“Questa è svalvolata!” sussurrò l'altro, girando il dito indice accanto alla tempia.



Storia di Hogwarts giaceva dimenticata sulla scrivania della stanza di Lucille, ricoperta da alcune decine di ranocchie e barchette di carta, mentre lei si trovava affacciata alla stanza di suo fratello e lo osservava, curvo a studiare su uno dei suoi interminabili libri. Attese in silenzio il momento in cui la sua mano urtò un piccolo fiore di loto: Domenico sorrise non appena si rese conto di che cosa aveva trovato e aprì lentamente l'origami. Al suo interno, scritto in un corsivo traballante e disarmonico, c'era un “Buona fortuna. Tanto lo so che sei bravissimo. Ti voglio bene.”.

Quando lui voltò la testa in direzione della porta, Lucille si era già nascosta, ma suo fratello, che la conosceva molto bene, si alzò e in punta di piedi la raggiunse, così, quando la bambina si affacciò nuovamente, venne travolta da un abbraccio. Mentre rideva si sentì sollevare da terra e rise ancora più forte.

Sai, Domenico, imparerò a volare per davvero quest'anno” gli disse con il sorriso sulle labbra quando lui la issò sulle sue spalle.

Già, mi è stato detto da un uccellino”.

La mamma non è un uccellino!”.

Vero”.

Secondo te la mamma me lo compera un gufo? Evelyn ha detto che a Hogwarts non ci sono i telefoni e che per contattarvi posso usare solo le lettere”.

E se te lo comprassimo io e Simon il gufo?”.

Gli occhi blu della bambina luccicarono.

Davvero?” chiese tra il felice e l'incredulo.

Davvero” le assicurò l'altro. “Quando andate in quella via magica tu e Evelyn?”.

Si chiama Diagon Alley, Dom!”

Dragon Alley, giusto”.

Diagon!”.

E io che ho detto?”.

Lascia perdere. Comunque andiamo domani: ci accompagna la zia. Vieni anche tu?”.

Domenico stava per risponderle che avrebbe dovuto finire di preparare un esame per l'università, ma alla fine decise che i libri lo avrebbero aspettato, mentre sua sorella tra qualche settimana sarebbe stata a Hogwarts e non l'avrebbe rivista per un sacco di tempo.

Ovvio che vengo”. A quelle parole, lei cominciò a saltellare sulle sue spalle.

Sì, le sarebbe mancata, pensò mentre tra le risate le intimava di fermarsi.



Un enorme castello si ergeva maestoso in cima alla collina: scendendo dal treno Lucille lo osservò incantata, mentre pensava che Hogwarts era cento volte migliore delle foto che la illustravano in Storia di Hogwarts.

“Piccoletta, scendi, dai!” esclamò un ragazzo dietro di lei, e Evelyn si affrettò ad afferrarla e a farla scendere dalle scale dell'Espresso.

“Scusa, Logan!” borbottò, arrossendo lievemente: sua cugina cominciava ad esagerare con il metterla in imbarazzo. Logan era un Prefetto, dannazione!

“E ora dove andiamo?” le chiese Lucille, che apparentemente non si era resa conto di nulla.

“Vedi quel mezzogigante laggiù? Quelli del primo anno vanno con lui”. Evelyn le indicò un uomo davvero grande e davvero grosso, con la barba lunga e i capelli aggrovigliati e istintivamente lei fece un passo indietro, urtando alcuni giovani maghi.

“Stai attenta!”.

“Su, vai” commento invece la cugina, esasperata. “Non mangia nessuno: è solo un po' strambo”.

Lucille esitava.

“Dai, ci ritroveremo in Sala Grande!”.

“E se non sarò nella tua stessa Casa?” tutte le paure che l'entusiasmo aveva nascosto fino a quel momento stavano comparendo all'improvviso, nel momento in cui tutto quello che fino a quel momento aveva solo sognato si tramutava in realtà.

“Vedrai che ti troverai bene in ogni caso” Evelyn le sorrise dolcemente. “E se non saremo assieme avremo ogni occasione per vederci”.

“Ok” gli occhi di Lucille ricominciarono piano piano a sorridere, mentre la sua mano salutava Evelyn da lontano. Andò a sbattere contro al mezzogigante.

“Eccone qua un'altra del primo anno: ancora tre e andiamo, ragazzi!” esclamò lui con il suo vocione profondo, per poi allontanarsi.

Una ragazza dai lunghi capelli rossi stava saltellando a pochi metri di distanza da Lucille, ripetendo la parola Hogwarts ogni volta che i suoi piedi toccavano terra.

“Quella è strana” borbottò un ragazzino biondo accanto a Lucille.

“A me sta simpatica”.

“Allora sei strana anche tu” commentò lui.

“Io sono Lucille” cambiò argomento l'altra, allungando un braccio: quando parlava con qualcuno riteneva indispensabile conoscerne il nome. Lui strinse la sua mano.

“Io sono Haymitch”.

“Tu non sei contento di essere qui?”.

L'altro fece spallucce.

“Sei strano”.

“Non eri tu quella strana fino ad un attimo fa?” osservò l'altro, alzando un sopracciglio, ma non udì la risposta, che fu sovrastata dalla voce di Hagrid.



Maghi, maghi ovunque: maghi vestiti con abiti colorati oppure babbani, maghi con grandi cappelli a punta, maghi con bacchette, calderoni o scope sottobraccio, maghi che volavano nel cielo. La ragazzina li osservava tutti a bocca aperta: non ne aveva mai visti così tanti neppure quando era andata a prendere Evelyn al binario 9¾ all'inizio dell'estate.

Lucille, attenta!”.

Un pesante oggetto in ferro la colpì inaspettatamente e sarebbe caduta se suo fratello non l'avesse afferrata al volo ridendo.

Dom, quello è un calderone!” esclamò Lucille indicando l'oggetto che l'aveva colpita.

A quanto pare sì”.

Ragazzi, su, svelti!” la zia, una donna dai lunghi capelli color della pece, li richiamò a qualche metro di distanza e subito la bambina trotterellò al suo fianco. Un attimo dopo, però, era nuovamente ferma ad osservare i negozi che la circondavano: erano tutti così insoliti; persino la libreria non aveva nulla di normale: in vetrina esponeva un libro che sembrava un cannibale. Evelyn lo guardò preoccupata:

Quello è nella mia lista” borbottò. “Vedrai che mi mangia tutti gli altri libri. L'anno scorso a uno della mia Casa ha sminuzzato il vestito da festa”.

Non è un po' pericoloso avere dei libri del genere?” osservò Domenico perplesso.

C'è di peggio” commentò la cugina alzando un sopracciglio.

L'altro sospirò, sperando che sua sorella sarebbe ritornata a casa tutta intera.

È tutto fantastico, vero Dom?” gli chiese intanto Lucille, sprizzando stupore ed entusiasmo da tutti i pori.



Dopo aver attraversato il lago con delle barche che a detta di Haymitch erano in stato precario e si sarebbero sbriciolate presto, gli alunni del primo anno stavano facendo il loro ingresso nella scuola accompagnati da Hagrid. La ragazza rossa stava ancora saltellando, mentre Lucille osservava tutto ad occhi spalancati: era enorme anche all'interno. Il dipinto di una donna con un grande cappello a punta starnutì, portando alcuni studenti a sussultare; Lucille, invece, rise entusiasta.

“Continuo a pensare che tu sia pazza” borbottò Haymitch.

“Tu invece dovresti mostrarti un po' più felice” commentò la ragazza che si trovava dietro di lui, mentre i suoi capelli cambiavano colore dal verde al viola. Lucille spalancò gli occhi, mentre Haymitch sbadigliò.

Un Metamorfomago! Non ne avevo mai visto uno prima” intervenne la rossa saltellante. L'interessata la ignorò, ma la nata babbana decise che più tardi avrebbe chiesto alla rossa o a Haymitch che cosa significassero quelle parole.

“Davvero, sprizzi negatività da tutti i pori”.

“Preferivo starmene a casa mia, ok?” commentò l'altro alzando la voce, portando Lucille ad indietreggiare di qualche centimetro. Mentre si affiancava nuovamente a lui, però, frugò in una delle tasche della divisa in cui aveva nascosto qualche origami e fece scivolare un fiore di loto nella tasca del ragazzo.

“Ok, calmino” commentò la ragazzina dai capelli viola con tono aspro, per poi allontanarsi.

“Quella sarà Serpeverde” commentò la rossa. “Anche se neppure tu scherzi, eh!” continuò rivolta al biondo, che la fulminò con un'occhiata. “Per l'appunto” osservò l'altra in risposta. “Comunque io sono Annie”.

“Io sono Lucille” si presentò la ragazzina, poi indicò l'altro. “Lui invece è Haymitch”.

“Hai un nome strano” commentò la rossa ridendo, beccandosi una nuova occhiataccia. “Voi in che Casa sperate di essere?” continuò: era un fiume in piena!

Haymitch alzò le spalle: pensò che i suoi genitori erano stati una in Corvonero e l'altro in Grifondoro, ma non sapeva se gli sarebbe piaciuto essere in una di quelle Case.

“Non lo so. Mia cugina è in Serpeverde” rispose intanto Lucille.

“Secondo me tu non sei lì”.

“La conforti molto, immagino” borbottò a quel punto Haymitch, notando che la ragazzina dalla pelle color cioccolato aveva spalancato gli occhi.

Annie fece spallucce. “Io spero di essere in Tassorosso: tutta la mia famiglia è stata in Tassorosso. Tutti a parte mio fratello: lui è in Serpeverde”.

“I tuoi genitori sono maghi?” chiese a quel punto Lucille, gli occhi che tornavano a luccicare.

“Sì” commentò l'altra, come se fosse ovvio.

“Nata babbana?” le chiese Haymitch poco dopo, quando Annie si era ormai allontanata saltellando per conoscere altre persone.

“Sì” rispose l'altra. “Tu no, immagino”.

“Mia nonna era babbana, ma io sono sempre vissuto tra i maghi”.

“Sei nata babbana? Anche Jack è nato babbano!” intervenne una nuova ragazzina, indicando il giovane al suo fianco, che aveva l'aria molto spaesata; Lucille si ritrovò a pensare che almento lei durante l'anno si era in parte preparata a tutto quello che avrebbe visto leggendo Storia di Hogwarts. “Io invece sono Mezzosangue: mio padre è babbano” continuò intanto la nuova arrivata. Lucille scambiò alcune parole con loro e si accorse del fatto che Haymitch si era allontanato soltanto quando la professoressa McGrannitt li fece entrare tutti in fila in Sala Grande. Spaesata, lo cercò a lungo con lo sguardo e solo quando riuscì ad incrociare i suoi occhi grigi si tranquillizzò. Poi si rese conto di essere in Sala Grande, la grande stanza che non vedeva l'ora di vedere, quella che aveva sognato per mesi leggendo le descrizioni di Evelyn. Come era accaduto per tutto, l'immagine che Lucille si era fatta della Sala non rendeva giustizia al suo aspetto reale: le prime tre parole che trovò per descriverla furono grande, scintillante e piena di vita. Gli stendardi delle quattro case di Hogwarts pendevano dal soffitto sopra ai quattro lunghi tavoli colmi di ragazzi e ragazze. Quando alzò gli occhi per comprendere quanto fosse alta la stanza, con suo stupore vi trovò il cielo pieno di stelle. Infine, si ricordò di sua cugina e la cercò con lo sguardo: incrociò il suo sorriso a metà del tavolo di Serpeverde. Intanto, il Cappello Parlante aveva iniziato a cantare: era così strano vedere un copricapo animarsi!

Lucille ricordò che da quel buffo cappello sarebbe dipesa buona parte dei suoi prossimi sette anni: i suoi compagni, le sue amicizie, forse il suo primo amore, sicuramente la sua nuova famiglia. E se non si fosse trovata bene? E se il cappello avesse sbagliato?

“Aberntiny!” esclamò la McGrannitt, distogliendola dai suoi pensieri. Lucille osservò Haymitch avvicinarsi al cappello e lasciare che la professoressa glielo posizionasse in testa. L'oggetto strinse gli occhi e stette in silenzio a lungo prima di pronunciare a gran voce:

“Tassorosso!”.

Lucille osservò il biondo alzarsi e dirigersi lentamente verso il suo tavolo, dove vene accolto con entusiasmo. Tassorosso: persone leali, su cui si può sempre contare. L'appunto che aveva preso durante la lettura di Storia di Hogwarts le rimbalzò nella mente mentre altri ragazzi venivano smistati nelle loro case.

Grifondoro: persone coraggiose. Pensò invece, quando Annie venne assegnata a quella Casa; la notò spalancare gli occhi un po' per la sorpresa, un po' per la delusione, ma subito ricominciare a saltellare verso il suo tavolo. La McGrannitt alzò gli occhi al cielo.

Serpeverde: persone ambiziose. Questo appunto si fece strada nella mente di Lucille quando la ragazza dai capelli viola venne assegnata alla stessa Casa di Evelyn.

Corvonero: persone sagge. Ricordò infine, quando il cappello parlante annunciò che quella sarebbe stata la casa di Jack.

“Spero di essere con lui: è simpatico” commentò la nuova amica del ragazzo, accanto a Lucille.

“Potete essere amici lo stesso” osservò lei sottovoce.

“Sì, ma è più facile trascorrere il tempo insieme se si appartiene alla stessa Casa”.

Quando il cognome di Lucille, Quelley, venne pronunciato a gran voce, la ragazzina si rese conto di avere le gambe che tremavano; il cappello le rimbalzò sul capo, per poi arrivare a coprirle interamente l'occhio destro.

Tassorosso, ti prego! Si ritrovò a pensare. C'è Haymitch.

Non valutò il fatto che il cappello potesse leggerle nel pensiero, quindi sussultò quando le rispose.

Sicura? Saresti un buon partito anche per Corvonero, sai? In fondo hai letto tutta Storia di Hogwarts già tre volte. Hai anche un buon coraggio. E hai una bella lingua quando Evelyn ti provoca, eh!

Lucille non gli rispose: era ancora troppo sorpresa.

Beh, però ci sono anche gli origami: quelli non li avevo valutati. E che dire di quando hai mantenuto un segreto di tuo fratello venendo per questo punita da tua madre?

Ma bando alle ciance: alla fine decido io e sono giunto ad una conclusione!

La voce del cappello risuonò nella Sala Grande, lasciando Lucille paralizzata.






Angoletto di Hope-barra-Gio:

In che casa finirà la piccola Lucille?

Beh, questo lo deciderà la giudiciA... mi spiace avervi lasciato in sospeso...

Ci sentiamo alla prossima prova!

(intanto se lasciate una piccola recensione non vi mangio...)

  
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