Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Sarija    31/08/2016    1 recensioni
Dal testo:
Era un gioco. Un gioco di sguardi che eseguivano entrambi alla perfezione non cedendo mai uno all'altra, regalandosi brividi infuocati ed emozioni senza eguali. Gli occhi ipnotici, misteriosi e verdi come i prati verdeggianti dell'Irlanda, di lui e gli occhi limpidi, magnetici e azzurri come l'oceano, di lei.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Si nasconde dietro ad uno scudo antisommossa* Ok, lo so … sono andata completamente in vacanza :’D Mi spiace, ma ne avevo bisogno XD Spero che vi ricordiate ancora le linee generali della storia e che questo capitolo vi piaccia :) Buona lettura!
 

CAPITOLO 3

Erano pochi minuti che Loki era stato rinchiuso in quella cella dalle pareti in vetro dall’aspetto solido e sicuro e già si era stancato di sedere su quella piccola panca, unico arredo della sua attuale sistemazione sull’helicarrier dello S.H.I.E.L.D.. Effettivamente non aveva nulla da fare.
 
Doveva solamente aspettare.
 
A qualche stanza e corridoio di distanza, Astrid stava corrugando la fronte davanti al monitor di uno dei computer che occupava la stanza adibita al compito di rintracciare con precisione la posizione del Tesseract. Il Dr. Banner aveva stilato  un meraviglioso algoritmo di localizzazione e presto avrebbero ricevuto un qualche risultato.
 
La scienziata aveva già attivato il virus che avrebbe creato una breccia nel firewall del sistema e il fatto che non ci fosse ancora stata alcuna reazione da parte dello S.H.I.E.L.D. avrebbe dovuto renderla meno ansiosa, ma gli occhi nocciola di Bruce non abbandonavano neanche un momento la sua schiena.
 
Era snervate.
 
Banner era chiaramente sospettoso nei suoi confronti, mentre Stark si aggirava per il piccolo laboratorio ben fornito senza prestare molta attenzione a lei, o forse nascondeva meglio i propri pensieri.
 
“Allora … ha lavorato molto a fianco del Dr. Selvig, Dr.ssa Connor?”. La voce di Bruce non la sorprese: sapeva che prima o poi avrebbe iniziato a fare domande, a tastare il terreno in modo cauto.
 
Astrid si volse nella sua direzione con un sorriso radioso sulle labbra, “Oh, sì! È uno scienziato strabiliante oltre che un brav’uomo”, rispose. Si vedeva lontano un miglio che voleva saperne di più riguardo alla situazione ‘Loki’, forse per curiosità, forse per sapere con cosa aveva a che fare per poterne stare il più lontano possibile e non incappare in problemi più grandi di una casa.
 
La donna sapeva di non essere abile quanto il Dio dell’Inganno nel nascondere le proprie vere intenzioni, ma per lo meno se l’era cavata egregiamente quando erano stati a Stoccarda: Captain America e Iron Man le avevano creduto immediatamente. E invece … invece era solamente un piccolo spettacolino messo in scena solo per loro, ma Banner era intelligente. Fin troppo per i suoi gusti.
 
Bruce aprì nuovamente la bocca per parlare, ma venne interrotto dal miliardario prima che potesse dire una parola.
 
“Sapete una cosa? Fury non mi convince per niente”, disse Stark corrugando la fronte mentre girava attorno al tavolino su cui era posato con cura lo scettro di Loki.
 
“A che riguardo?”, chiese Astrid felice di cambiare argomento e di non avere più l’attenzione dello scienziato su di sé.
 
“Intendo dire che la faccenda Tesseract mi insospettisce”, affermò nuovamente Stark recuperando da un angolino un sacchetto argentato contenente mirtilli rossi essiccati.
 
“Voglio sapere cosa ha in mente di fare con quel cubetto. Sicuramente non si tratta di energia pulita per l’umanità o cose del genere, altrimenti mi avrebbe chiamato in causa”, e si toccò il reattore Arc al centro del petto, “Lei cosa ne pensa dottore?”, chiese rivolgendosi a Bruce, il quale incrociò le braccia al petto e sospirò profondamente.
 
“Io … Io voglio solamente trovare il Tesseract. Niente di più … Non voglio problemi”, rispose scuotendo la testa con vigore.
 
Beh, questo era chiaro a tutti …
 
In quel momento entrò Steve che si rivolse alla donna con un sorriso gentile, mentre guardando gli altri due uomini tornò serio in volto.
 
“Come procede la ricerca?”, chiese con voce ferma e sicura rivolgendosi a tutti i presenti.
 
“Tra non molto dovremmo ricevere qualche risultato per quanto riguarda la posizione del Tesseract. Dobbiamo solo essere pazienti, anche se il tempo non è a nostro favore”, rispose la scienziata guardando intensamente il Capitano, il quale distolse lo sguardo dopo pochi secondi.
 
Bruce annuì alle parole della donna e si appoggiò lentamente al bordo del tavolino su cui era sorretto lo scettro di Loki da due supporti in plastica trasparenti. Avevano utilizzato la sua scia di raggi gamma per poter stabilire l’attuale posizione del Cubo e il fatto che fosse in quella stanza era parte integrante e fondamentale della strategia di Loki.
 
“Dato che sei qui, Capitan Ghiacciolo … Hai sentito qualche strana vibrazione provenire da Fury?”, chiese Stark con fare innocente, ma curioso di sapere la risposta di Steve.
 
“Che cosa intendi, Stark? Fury è dalla nostra parte”, chiese a sua volta Rogers con fare dubbioso.
 
Tony ridacchiò per qualche secondo e Astrid osservò con interesse l’evolversi della faccenda: Loki le aveva detto, o meglio, comunicato in qualche strano modo, di stare più che attenta alle varie spaccature all’interno della squadra ed acuirle.
 
“Sì, ma Fury è la spia. I suoi segreti hanno segreti”, affermò Stark continuando a mangiare mirtilli rossi come se quella fosse una delle più normali discussioni del mondo.
 
Forse Astrid avrebbe dovuto intervenire ora. Non ne era sicura … Non era neanche sicura se sarebbe riuscita ‘connettersi’ con la Gemma della Mente per far aizzare gli Avengers uno contro l’altro.
 
Beh, tentar non nuoce …
 
Prese un respiro profondo, come Loki le aveva consigliato, mentre gli altri tre uomini nella stanza continuavano a discutere un poco vivacemente, e forse questo sarebbe stato d’aiuto.
 
In un attimo percepì come una seconda presenza attorno a lei, un’ombra e aveva come la sensazione di essere osservata, ma stranamente non ne fu spaventata. Sentiva come un sussurro, una voce maschile di cui non comprendeva le parole, come troppo distanti e distorte. Si stupì di se stessa: era riuscita a creare una sorta di legame, seppur minimo, con la Gemma della Mente! Era galvanizzata, ma una parte di sé si fece la legittima domanda: “Era normale, riuscirci con così poche difficoltà?” Sapeva che Loki la stesse aiutando con il controllo della Gemma, essendone lui il proprietario, ma immaginava di incontrare maggiori ostacoli …
 
Un brivido freddo le percorse la schiena.
 
Sì, aveva … freddo. Si sfregò energicamente le mani sulle braccia per cercare un minimo di calore benché la temperatura della stanza era invariata e gradevole.
 
Aveva una strana sensazione sulla pelle, come quando si tocca il ferro in pieno inverno.
 
Freddo. Ghiaccio. Tanto da far male …
 
Quel sussurro era ora un lamento. Una richiesta.
 
E se non fosse lei a provare freddo … ma la Gemma? Come se … come se in quel momento fosse lei stessa ad essere la Gemma …?
 
La scienziata scosse la testa con veemenza. Aveva un compito da svolgere: Loki la aveva informata – in uno dei suoi modi fuori portata per la comprensione di Astrid – che tra Iron Man e Captain America non scorreva buon sangue, perciò era meglio concentrarsi su loro due per prima cosa.
 
In un attimo l’atmosfera cambiò radicalmente. Divenne pesante, elettrica, tesa.
 
Stark. Fa’ il tuo lavoro. Cerca il Tesseract e trovalo”, affermò Steve con voce perentoria e a passo marziale se ne andò senza aggiungere altro.
 
La scienziata chiuse gli occhi e sentì la sua mente allontanarsi a poco a poco dalla Gemma, mentre anche la sensazione di freddo scompariva.
 
Avrebbe dovuto chiede a Loki in merito a ciò. Il più presto possibile.
 
Simpaticone …”, sussurrò tra i denti Stark prima di far tornare la propria attenzione sui monitor; “Avanti Bruce, dica la sua opinione”, insistette nuovamente Tony.
 
Banner sospirò pesantemente, si tolse gli occhiali con un gesto veloce per potersi massaggiare la giuntura del naso e alleviare l’inizio di un’inevitabile emicrania, “Ok, va bene. C’è qualcosa che non quadra e che non mi convince affatto”, e dopo una piccola pausa si rivolse con lo sguardo ad Astrid, “E lei cosa ne pensa, Dr.ssa Connor? Anzi, lei dovrebbe saperne di più sull’argomento Tesseract …”.
 
“In verità non credo. Io dovevo solo lavorare sul Cubo per mettere in luce tutte le sue proprietà, funzionalità, caratteristiche. Non ero nella squadra progettazione”, rispose fredda guardando prima Banner e poi Stark.
 
“Beh, non c’è problema. Tra poco Jarvis ci farà sapere qualsiasi sporco segreto che Fury non ha voluto condividere”, disse il milionario con una piccola scrollata di spalle.
 
Cosa!?”. Gli altri due scienziati lo guardarono allibiti, ma per motivi diversi. Il Dr. Banner era davvero sconcertato e preoccupato dalla reazione che avrebbe avuto lo S.H.I.E.L.D. dopo un affronto del genere da parte di Stark, mentre Astrid era terrorizzata dall’idea che la IA avrebbe potuto individuare il virus da lei immesso.
 
Si costrinse a respirare profondamente senza far comprendere agli altri due uomini nella stanza l’ansia e la preoccupazione che le attanagliavano il cuore.
 
Non doveva fallire. Non voleva fallire. E questa volta, non diede colpa alla runa disegnata sul suo corpo, ma alla vena malvagia che stava prendendo il sopravvento su di lei, esattamente come era accaduto al museo a Stoccarda. Stranamente non sentiva alcun senso di colpa.
 
Almeno, per ora.
 
La voce calma della IA Jarvis fece capolino dal piccolo Pad che Stark stringeva tra le mani con fare di possesso e con un gesto veloce anche gli altri poterono osservare i numerosi file dello S.H.I.E.L.D. annessi al Tesseract.
 
Astrid si concesse un sospiro di sollievo nel constatare che Jarvis non aveva localizzato il virus e si complimentò mentalmente con gli informatici che lo avevano idealizzato.
 
La scienziata si concentrò nuovamente sulle immagini che apparivano veloci sullo schermo, e mentre nel corridoio si iniziava ad udire un concitato vociare accompagnato dal rumore di numerosi passi, poté guardare il progetto di un missile alimentato dall’energia del Tesseract.
 
Nick Fury non si smentiva mai …
 
In un istante la stanza venne invasa da numerose persone tra cui Fury stesso, l’agente Romanoff e persino Thor e Rogers fecero capolino dall’entrata.
 
“Ora parliamo di questo gioiellino, Fury”, disse Tony indicando un monitor che mostrava il progetto di un arma.
 
“Devo forse ricordarti come hai fatto fortuna, Stark?”, rispose tagliente il direttore posizionandosi al centro della piccola stanza.
 
“Oh, ora sono io al centro dell’attenzione?”, chiese allibito il miliardario allargando le braccia in un gesto allusivo.
 
“Perché, non lo sei sempre?”. La risposta acida di Rogers fece esplodere la piena di parole da parte di tutti i presenti causando un caotico e indistinto susseguirsi di accuse.
 
Il suo prossimo compito era scatenare Hulk.
 
“Calmatevi! Loki ha un piano”. La Romanoff era l’unica ad aver compreso le intenzioni del Dio, ma in quel momento nessuno la voleva ascoltare, ma anzi alzarono le proprie voce per coprire quella dell’agente.
 
Astrid sapeva del potenziale distruttivo dell’Altro, in quanto si era documentata alla perfezione su tutti coloro che erano classificati nell’Indice o che avessero un qualche potere dovuto ad un esperimento, come nel caso del Dr. Banner.
 
Era una sua ossessione sapere nel dettaglio con chi aveva a che fare, e il fatto di non sapere nulla di Loki la stava lentamente innervosendo, ma presto avrebbe rimediato in qualche modo.
 
Il gruppo degli Avengers e il direttore erano ancora impegnati in un’animata discussione che presto avrebbe portato ad una spaccatura, o almeno a questo mirava il piano.
 
Si avvicinò lentamente alla porta della stanza per uscirne il più velocemente possibile e allontanarsi così dalla minaccia che rappresentava Hulk. Mentre la porta scorrevole si apriva con un leggero ronzio elettronico, Astrid si riconnesse all’istante con lo scettro e appena il muro del corridoio la coprì da occhi indiscreti, iniziò a correre.
 
˜”*°•.˜”*°• --- •°*”˜.•°*”˜
 
Un urlo disumano riverberò tra le pareti strette dei corridoi neri fino a giungere all’orecchio teso del Dio del Caos e un ghigno divertito si allargò sul suo viso pallido. Non aveva ancora compreso come quella mortale, Astrid, fosse riuscita a connettersi alla Gemma della Mente anche meglio di lui, e forse riguardava il fatto che la scienziata ne fosse immune. Ma presto avrebbe risolto l’enigma, come sempre.
 
Quella mortale diventava sempre più interessante, pensò mentre uno scossone seguito da cigolii inquietanti si diffusero nell’aria.
 
Un altro sorriso soddisfatto fece capolino sul suo volto: Barton era finalmente giunto, il virus informatico aveva avuto successo e l’helicarrier stava precipitando velocemente per la perdita della spinta di ben due motori; pochi minuti ancora e Astrid sarebbe arrivata per liberarlo.
 
Tante buone notizie in un colpo unico.
 
La scienziata stava lottando in quell’istante contro la marea dei soldati che, controcorrente, rallentavano o bloccavano il suo avanzare, ma fortunatamente era quasi arrivata a destinazione.
 
La zona in cui Loki era detenuto era circolare e spaziosa esattamente come la prigione in cui era stato rinchiuso. Lo vide in piedi, al centro della cella dalle pareti in vetro trasparente e un sorriso raggiante le fece incurvare le labbra rosee.
 
Ormai la sua parte conscia aveva smesso di lottare.
 
Corse nella direzione del pannello di controllo con il fiato ormai mozzato dalla lunga corsa per i corridoi infiniti della base volante dello S.H.I.E.L.D.. I suoi passi metallici risuonarono appena prima che le sue dita agili e veloci diedero il comando di far aprire la cella.
 
“NO!”. Quell’urlo prolungato la fece scattare, e in un attimo si ritrovò sulle grate che facevano da perimetro alla prigione. Quando si volse rimase perplessa da ciò che vide: Thor era rinchiuso nella cella, mentre Loki si era spostato velocemente al pannello di controllo, esattamente dove Astrid era.
 
“Ancora non hai imparato?”, chiese divertito il moro guardando il Dio del Tuono ormai rinchiuso e senza possibilità di liberarsi.
 
“Che cosa vuoi fare, fratello!?”, la voce tuonante di Thor riverberò per la stanza, ma Loki lo ignorò completamente.
 
“Sai, i midgardiani pensano che noi siamo immortali. Dobbiamo verificarlo?”, chiese con fare innocente con un piccolo sorriso divertito sul volto.
 
La scienziata era rimasta leggermente in disparte, ad osservare la scena, quando un forte dolore alla testa la fece crollare a terra, mentre il mondo divenne per lei completamente nero.
 
“Si allontani, subito”. La voce perentoria di Phil Coulson gli diede la parvenza di una totale sicurezza, anche se in realtà era piuttosto preoccupato per la sorte del Dio del Tuono.
 
Un guizzo di fastidio percorse per un istante il volto del Dio del Caos mentre guardava Astrid ora incosciente.
 
Come aveva osato toccarla!?
 
Loki, riprendendo completo controllo di sé, alzò le mani in segno di resa allontanandosi di un passo dal pannello di controllo e velocemente si smaterializzò alla spalle dell’agente lasciando al suo posto una copia di se stesso.
 
“Io non so bene cosa faccia questo coso”, disse attivando il fucile che imbracciava saldamente, “Dobbiamo verificarlo?”, chiese ripetendo le parole del Dio.
 
Con un gesto della mano richiamò a sé lo scettro e con un gesto fulmineo trafisse il petto dell’agente. Con un rantolo soffocato, Phil si accasciò a terra e un rivolo di sangue gli sporcò il mento lasciando una linea rossa al suo passaggio.
 
Passando di fianco al corpo inerme della scienziata, Loki si abbassò quel tanto che gli bastava per controllare che stesse bene, conoscendo la fragilità del mortali.
 
Il tonfo sordo, prodotto dal Mjöllnir di Thor, lo riscosse dall’ammirare i tratti gentili del volto della donna che giaceva scomposta ai suoi piedi.
 
“Oh, non ti preoccupare. Ora mi occupo anche di te”, disse sornione mentre si avvicinava al pannello di controllo della cella.
 
“Pronto per un bel volo?”, chiese con un sorriso sulle labbra al Dio biondo, i cui occhi erano ricolmi di tristezza per la morte dell’agente, avvenuta esattamente davanti ai suoi occhi. E lui non aveva potuto fare nulla. Non aveva potuto salvarlo. Non aveva potuto impedire la sua morte.
 
Thor si allontanò dal vetro, sistemandosi al centro della cella, sotto lo sguardo imperturbabile del Dio del Caos. Il sorriso che dipingeva il volto pallido di Loki si allargò ulteriormente e con un gesto teatrale premette il pulsante rosso che fece sganciare la cella dai supporti dell’Helicarrier, facendola così precipitare nel vuoto.
 
Con un gesto delle mani, Loki fece scomparire lo scettro e ormai vicino ad Astrid, si abbassò per poterla prendere in braccio e portarla via con sé.
 
“Non … vincerete …”. Phil Coulson sollevò il mento con le ultime energie rimastagli per poter guardare dio norreno in volto e sfidare ancora una volta il suo sguardo di ghiaccio.
 
Una smorfia percorse per un istante il volto di Loki mentre constatava che non era riuscito ad ucciderlo con un solo colpo, ma alla fine convenne che forse era meglio così.
 
Aveva sofferto.
 
“Lo vedremo”.
 
˜”*°•.˜”*°• --- •°*”˜.•°*”˜
 
Una mano leggera e fresca le stava accarezzando la guancia destra con premurosa delicatezza e aprendo gli occhi lentamente, si delineò davanti a lei una stanza arredata in stile moderno e illuminata dalla sola luce lunare che attraversava timida le tende candide, le quali sventolavano leggermente seguendo le brezza notturna.
 
Lentamente prese coscienza di sé e capì che era sdraiata sul fianco sinistro su un comodissimo letto dalle lenzuola leggere che la accarezzavano esattamente come quella mano sulla sua guancia.
 
“Ben svegliata, Astrid”. Con voce melliflua, Loki entrò nel suo campo visivo sovrastandola in parte con il busto, in quanto era sdraiato di fianco a lei.
 
La scienziata si distese completamente sulla schiena e fissò il soffitto bianco in attesa che il Dio parlasse, o che almeno le spiegasse perché mai erano sdraiati sullo stesso letto.
 
“Come ti senti?”, le chiese premuroso sistemandosi meglio: si stese sul fianco e appoggiò il peso sul braccio sinistro piegato mentre con la mano sorreggeva la testa.
 
“Sto bene …”, rispose Astrid con un sussurro cercano di riordinare le idee e i ricordi.
 
“Certamente …”, disse anche lui a bassa voce mentre le accarezzava il braccio per tutta la lunghezza con la mano libera.
 
La scienziata inspirò profondamente e si godette le sensazioni che suscitavano quelle carezze leggere che Loki le riservava.
 
Si sdraiò sul fianco del destro per guardarlo meglio e notò che non era vestito come al solito, e che, soprattutto, lui era sopra le coperte. Indossava un canotta nera che lasciava in mostra le braccia pallide su cui si delineavano leggere le linee dei bicipiti, prima coperti dalla casacca nera e oro o dall’armatura. Astrid abbassò lo sguardo e con un piccolo sorriso constatò che i pantaloni invece non erano cambiati, ma erano sempre quelli neri in pelle, mentre i piedi erano nudi e persino più pallidi del resto del corpo che aveva potuto vedere.
 
“Ti piace quel che vedi?”, chiese divertito mentre una ciocca nera gli cadde sul viso.
 
Dopo quella domanda irriverente, Astrid si volse nuovamente ad osservare il soffitto, lasciando le parole di Loki in sospeso nell'aria della stanza.
 
"Dove siamo?", chiese la donna corrugando la fronte. Era confusa come mai lo era stata.
 
Vedeva flash di ricordi che sapeva non le appartenevano e altri che sperava vivamente non le appartenessero.
 
Vedeva un uomo dall'aspetto mostruoso che la teneva in gabbia.
 
Vedeva sangue e morte ai suoi piedi e sapeva che ne era lei la causa.
 
"Siamo alla Stark Tower", rispose il Dio mentre la guardava insistentemente.
 
Altri flash, come quei vecchi filmini che consistevano in un veloce susseguirsi di immagini in successione.
 
Vedeva un teschio nero e sei tentacoli al di sotto di esso dipinti su una parete completamente rossa.
 
Vedeva miriadi di stelle e pianeti non appartenenti al sistema solare.
 
Vedeva suo marito James a terra. Immerso in una pozza di sangue. Morto.
 
Ma non era suo marito.
 
No. Era solo il suo obbiettivo da eliminare.
 
"Sei consapevole di aver assorbito la Gemma della Mente?", chiese Loki dopo qualche minuto di assoluto silenzio e immobilità della donna.
 
Era successo sotto i suoi occhi. Aveva richiamato lo scettro a sé mentre era seduto sul bordo del letto occupato da Astrid ed era accaduto.
 
Una scia azzurra si era dissipata dalla Gemma giungendo poi sul corpo inerme della donna. Le sue vene erano diventate di un inteso color bluastro per poi tornare del loro colorito normale.
 
Lei era destinata ad essere e a controllare la Gemma della Mente, esattamente come l'Aether, la Gemma della Realtà, con Malekith, l'elfo oscuro protagonista di uno dei racconti di guerra che Odino amava narrare sia a lui che a Thor da bambini.
 
La donna rimase in silenzio, mentre il suo corpo si rilassò completamente sotto le lenzuola leggere.
Il Dio del Caos allungò una mano verso il suo volto per attirare la sua attenzione, ma la donna lo fermò prendendogli con fermezza il polso.
 
Era una stretta salda, di una forza non sua, di una forza che superava persino quella del Dio norreno.
 
"Sì, ora ne sono completamente consapevole. Era questo il mio obbiettivo", rispose fredda, atona.
Loki si alzò a sedete subitaneamente e la guardò perplesso, sorpreso, allibito.
 
"Spiegati meglio, mortale!", le ordinò liberandosi il polso con uno strattone.
 
"Non sono più una mortale, Dio del Caos. Ora sono un essere pentadimensionale, ovvero un essere che va oltre il tempo … Ma ora risponderò alla tua domanda", inspirò profondamente e si alzò dal letto per dirigersi silenziosamente verso la vetrata da cui poteva godere dello skyline newyorkese.
 
"Io, Astrid von Kessel, sono un'agente dell'Hydra. Dopo anni di test e analisi abbiamo scoperto che il mio corpo e la mia mente erano compatibili con una Gemma dell'Infinito … ma non sapevamo quale".
 
"Sapevate delle Gemme?", chiese incuriosito il Dio avvicinandosi alla donna.
 
"Sì. L'Hydra è sempre stata un passo avanti rispetto allo S.H.I.E.L.D.. Comunque, il mio obbiettivo era eliminare il Dr. James Connor, per subentrare nello S.H.I.E.L.D. al suo posto e poter lavorare a stretto contatto con il Tesseract, la Gemma dello Spazio. Ovviamente non potevo ingannare la macchina della verità a cui mi avrebbero sottoposto nella loro base segreta, perciò l'Hydra mi 'cancellò' la memoria e mi creò dei nuovi ricordi, come ad esempio il matrimonio con James Connor. Speravamo fossi destinata al controllo del Tesseract, ma così non fu", fece una piccola pausa e si voltò verso Loki.
 
"Fortunatamente sei giunto tu … Il primo contatto non ha funzionato a causa della mia … paura", disse Astrid in un sussurro mentre circondava con le braccia il collo del Dio.
 
"So benissimo che non vuoi che sia io ad avere il potere. So bene che non vuoi sentirti indifeso, impotente, o anche solo dipendente da qualcuno", la donna appoggiò il capo sul petto di Loki e continuò, "Ma non sarà così. Lui mi ha assegnata a te, perciò hai tu il potere di controllarmi".
 
Ormai era difficile per il Dio comprendere se fosse Astrid o la Gemma della Mente a parlare. Oppure erano ormai la medesima cosa, la medesima persona.
 
Astrid sollevò il capo di scatto e lo guardò intensamente negli occhi, "Chiedo solo una cosa. Qualunque cosa succeda … Impedisci il mio ritorno da colui che anche tu temi … Non voglio tornare nelle grinfie di Thanos".
 
Loki si irrigidì immediatamente sentendo quel nome e le cicatrici ancora fresche sulla sua schiena bruciarono facendogli ricordare quei due anni passati a sopportare le peggiori torture.
 
"Perdonami …", sussurrò la donna capendo la sua situazione e si avvicinò al viso del moro alzandosi in punta di piedi.
 
In un attimo Astrid appoggiò le labbra su quelle del Dio, in un bacio leggero, che ben presto si trasformò in un bacio vorace, voglioso, pretenzioso.
 
Le mani di lei si infilarono sotto il tessuto leggero della canotta nera di Loki per poter godere delle linee dei muscoli che si nascondevano al di sotto della pelle liscia del petto.
 
La mano sinistra di lui si intrecciò tra i lunghi capelli di Astrid mentre l'altra si soffermò sulla sua schiena.
 
La spinse contro il proprio corpo con forza, facendole sentire la sua eccitazione crescente e, allontanandosi da lei, bloccò il bacio passionale per farle riprendere fiato.
 
Respirarono uno il respiro dell'altra, in quel contatto che li divideva se non per pochi millimetri.
 
Gli sguardi erano incatenati uno nell'altro, senza possibilità di perdere quel legame che ormai li univa.
 
Uno sguardo infuocato, fatto di passione bruciante quasi impossibile da evitare.
 
"In ginocchio".
 
*Angolino della vacanziera*
Finalmente si è scoperto come mai Astrid ha resistito alla Gemma della Mente! E anche di più o.o è un agente dell’Hydra, l’agenzia nemica dello S.H.I.E.L.D.. Spero che questi colpi di scena e sviluppi vi piacciano *^*
Parlando di Loki … AMMETTIAMOLO. Se lo avessi trovato nel mio letto in quel modo credo che gli sarei saltata addosso subito u.u Penso di non essere l’unica XD E beh, dalla conclusione di questo terzo capitolo e capibile che il prossimo inizierà con un bel rating rosso … eheh
Perciò … alla prossima :S
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Sarija