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Autore: Pupulewahine    01/09/2016    2 recensioni
Mark Banks è quanto di più misterioso ed intrigante possa esistere al mondo. O almeno lo è per Johanne Summers. Alto, slanciato, occhi color cioccolato e capelli corvini. L'amore segreto della giovane Johanne, che fa di tutto per non far capire i suoi sentimenti. O almeno, fino a quella sera. Una sera all'insegna della passione e dell'alcool. Un segreto rivelato, e un oggetto perso.
Tre ragazzi.
Un segreto.
Una ragazza innamorata.
Un ragazzo confuso.
Una collana.
Una cugina come alleata.
E un segreto innocente, ostinato a rimanere tale.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1:
~Oggetti intimi e segreti~

 

«Ci sei andata a letto?»
«Shh… che urli a fare?» le tappò la bocca, guardandosi in giro per essere sicura che nessuno le avesse sentito. Dopo averla liberata, la trascinò in una classe vuota –la loro vecchia aula di biologia- per poi raccontarle tutto.
«Sì, ci sono andata a letto, ma lui era ubriaco quindi dubito che si ricordi qualcosa…» sospirò, a quella constatazione. Era ovvio che non si ricordasse di essere andato a letto con lei. E, in ogni caso, avrebbe fatto finta di niente. Lo faceva con le ragazze più carine della scuola, figurarsi con lei.
«Ma… cosa ha detto quando si è svegliato?» continuò Liz, guardandola incuriosita. Johanne aggrottò la fronte, non capendo dove volesse andare a parare.
«Non lo so, Liz» disse, sinceramente.
«Come non lo sai… aspetta, non vorrai dirmi che…?» Annuì semplicemente, scrollando le spalle. «Ma sei scema?» esclamò Liz, colpendola dietro la nuca. «Ahio, sei manesca! E poi scusa che potevo fare?» Continuò a massaggiarmi la parte lesa, attendendo una sua risposta.
«Oh, beh non lo so… magari rimanere nel letto con lui? Così da potervi dedicare ad un altro round?»
«Beh tecnicamente… ahio! La smetti di colpirmi?» se continuava di questo passo, sarebbe finita in infermeria. «Lo vedi che sei scema?»
«Liz, rifletti. Cosa potevo fare? Sono da sempre innamorata di lui, pensi che, dopo averci fatto sesso, mi sarebbe piaciuto sentirmi dire “oh, ciao Joh, è stato bello stanotte”, magari senza neanche guardarmi in faccia? No, grazie. Ho scelto la via più facile, e meno dolorosa. La fuga.» disse tutto con un tono rassegnato, e con uno sguardo triste da convincere Liz. «Joh, io non sono nessuno per dirti cosa fare… ma forse saresti dovuta rimanere. Pensaci, dici di esserne innamorata, nonostante tu ci abbia parlato massimo tre volte in tutto l’anno scolastico. Forse, se fossi rimasta, avresti capito che per te si tratta solo di un’infatuazione. Magari anche solo di istinto sessuale…»
«Istinto sessuale?» domandò scettica Johanne, cercando di non scoppiare a ridere. «Va bene, la smetto solo… cerca di non rimanerci male quando lo vedrai» si avvicinò, e dopo averla stretta in un abbraccio al profumo di pesca, la trascinò a braccetto in classe.
Sarebbe andato tutto bene, ne era sicura.
 
*
   

Quando Mark si svegliò, un terribile cerchio alla testa lo stava perseguitando. Non ricordava quasi niente della sera precedente, solo di aver bevuto, e di essere salito in camera con una brunetta ben disposta. Brunetta, che, al suo risveglio, non c’era più. Rimase sorpreso a quella constatazione, non perché volesse dedicarsi alle “coccole mattutine”, ma perché quasi ogni ragazza che si portava a letto, le pretendeva. Eppure, la ragazza della sera precedente, era… diversa. Non aveva preteso di essere abbracciata a cucchiaio, e non si era lamentata del fatto che fosse crollato subito a dormire. Mark era certo, che ad un certo punto, si erano ritrovati abbracciati. Ricordava perfettamente il calore di quel corpo minuto, e il profumo che i suoi capelli emanavano. Era un profumo… fruttato. Ne era quasi certo. Ricordava di aver pensato che profumasse come un frutto estivo. E anche per questo motivo rimase sorpreso di essere solo. Se si erano addormentati abbracciati – o ad un certo punto ci fossero finiti- come aveva fatto ad alzarsi senza che lui se ne rendesse conto? Ma soprattutto, chi era quella ragazza?
Con un mal di testa peggiorato a causa di tutte queste domande, si diresse in bagno, gettandosi sotto il getto dell’acqua, cercando di cancellare quella nebbia alcolica che ancora lo attanagliava.

«Quindi, ci sei andato a letto e non ti ricordi chi era?» gli chiese Troy, con un sorrisino malizioso. «Sì, e la cosa è strana… non mi è mai capitato. Cioè, stamattina non era neanche nel mio letto. E ieri notte non mi ha chiesto di abbracciarla, o “coccolarla”.» sospirò, massaggiandosi la base del naso. Il mal di testa ancora non lo voleva abbandonare. «E non ne sei felice? Ad avercela io una così. È la ragazza perfetta!» commentò Matt, sgranando gli occhi. Era impossibile credere che Mark avesse incontrato una ragazza simile. Soprattutto perché si ricordava di averlo visto andare via da solo. «Senti un po’, Mark, quando l’hai incontrata questa ragazza? Perché alla festa di ieri sei andato via da solo…» espresse i suoi pensieri con la fronte aggrottata. Sia Matt che Troy lo guardavano in attesa, pendendo quasi dalle sue labbra. «È questo il punto… non me lo ricordo. Ricordo solo questa ragazza dai capelli neri, che mi guarda in attesa, mentre la poggio sopra il letto…» sospirò, immergendosi nei ricordi. Anche se non ricordava l’amplesso, era certo che quella fosse stata la serata più bella della sua vita. «Ok, ok. Smettila con questi tuoi discordi smielati. Mi fai venire il voltastomaco.» si lamentò Matt, facendo ridere gli amici.
«Hai controllato se abbia lasciato qualcosa a casa tua? Che so… un bracciale, un orecchino…» iniziò Troy, con tono gentile.
«Una mutanda, un reggiseno…» concluse Matt, sogghignando. Contemporaneamente Mark e Troy lo colpirono dietro la nuca, facendolo gemere dal doloro. «Certo che vuoi due siete proprio maneschi. Cercavo solo di dare una mano…» si giustificò, facendo una smorfia per il dolore. «Ah sì? Sparando cazzate?» il tono sarcastico di Troy non passò inosservato ai due ragazzi. «Beh, poteva anche aver lasciato per davvero un “oggetto intimo” da lui.»
«Lo trovo alquanto improbabile. È scappata via prima che mi svegliassi, e la sveglia era impostata alle sei e un quarto. Dubito che sia stata tanto stupida da lasciare una cosa del genere. Al limite posso vedere se c’è un bracciale o una collana. Sono sicuro che non avesse orecchini…»
«Bene ragazzi. Si va alla caccia della ragazza misteriosa!» esclamò Matt, eccitato, guadagnandosi due sguardi scettici e divertiti.
Quel ragazzo era un idiota!
 
*
 
«Merda! No, no, no, no… non è possibile!» esclamò disperata Joh, tenendosi la testa tra le mani, tirando leggermente le ciocche dei suoi capelli. Come aveva potuto essere così stupida da dimenticarsi la sua colla-portafortuna? Proprio oggi che aveva il compito di algebra. Era spacciata. Non perché non era brava, anzi tutt’altro, ma senza quella collana si sentiva insicura, andava in preda all’ansia. Proprio per questo motivo la portava sempre. La teneva nella tasca desta dello zaino, così da averla sempre a portata di mano. O almeno era stato così fino a quella mattina. La giornata stava progredendo di male in peggio.
«Ehi, Joh, che succede?» la carezza rassicurante dell’amica, la ridestò dai suoi pensieri, facendola piagnucolare. «Non trovo più la collana-portafortuna» accompagnò queste parole con un lamento. A breve si sarebbe messa a piangere. Lo sapeva. «Quella verde?» chiese l’amica, con uno strano tono. «Sì, quella che metto ad ogni compito ed interrogazione…» solo Liz e Jenna erano a conoscenza della sua piccola “fissa”, ed ogni volta non facevano altro che prenderla in giro. «Non è quella che hai messo ieri sera?» E ad un tratto, come se un fulmine l’avesse colpita, si ricordò. Quella collana era l’una che si intonasse al vestitino verde smeraldo che aveva comprato per la festa dei diciott’anni di Betty Mackenzie, loro compagna di corso, nonché migliore amica di Mark, Troy e Matt. L’aveva indossata e, per quanto si ricordasse, la teneva al collo anche quando era andata a casa di Mark. Fece mente locale, cercando di ricordarsi se quella mattina si era portata dietro anche la collana, che aveva tolto durante l’amplesso, poiché le dava un senso di soffocamento. Possibile che…? No, non poteva crederci. La sua sfiga non poteva essere così grande. Non poteva aver perso d’avvero la sua collana preferita –nonché unico cimelio regalatole dalla ormai defunta nonna-, il suo “oggetto intimo” più importante, a casa del ragazzo di cui era innamorata, con il quale aveva fatto sesso. Questo andava oltre ogni limite del possibile. La sua non era sfortuna, la sua era sfiga nera. Così, dopo aver realizzato che: sì, aveva lasciato la sua collana a casa di Mark, e che quindi si sarebbe fatta prendere dall’ansia, fece l’unica cosa che le sembrasse sensata. Diede a testate l’anta dell’armadietto, gemendo di dolore, e facendo urlare per la sorpresa –e la paura- Jenna. L’unica cosa che poteva fare, in quel momento, era sperare che le venisse un –lieve- trauma cranico, così da impedirle di fare il compito, e che Mark non trovasse la sua collana. Almeno non prima di lei. Perché era certa, che l’unica possibilità di riaverla –senza che si scoprisse il suo piccolo segreto- era andare a prenderla di persona.
Ma ora, la domanda più importante era: come?


Angolo autrice:
Ammetto che il titolo non è un granché, e che il capitolo è piuttosto corto. Se la storia appassionerà, sarò molto felice di “creare” titoli più accattivanti, e di scrivere capitoli lunghissimi. Promesso. Non è la prima storia che scrivo, ma è la prima che ho intenzione di far rimanere qui su Efp. Le altre le ho pubblicate, per poi rendermi conto che erano troppo… semplici. Poco elaborate. E allora, mi sono ripromessa di aggiustarle e di renderle più complesse per poi pubblicarle.  Mentre per quanto riguarda questa… è un esperimento. Se piacerà, continuerò, altrimenti accetterò i consigli –e le critiche- per migliorarla, e ripubblicarla quando sarà veramente pronta. Detto questo… vi auguro buona giornata.
Kiss, Pupulewahine

  
   
 
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