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Autore: imperfectjosie    01/09/2016    1 recensioni
«Non l'ho fatto apposta, te lo giuro»
Era vero. Il primo pensiero a toccargli la mente durante l'orgasmo.
«Ma lo hai fatto» gli fece notare, piegando appena la testa di lato per riuscire a guardarlo in faccia. E Ian si sollevò appena, mostrandogli il migliore dei sorrisi.

|Ian/Caleb/Mickey|
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Fandom: Shameless US
Pairing: Ian x Caleb (x Mickey)
Rating: Giallo
Note: A Ian scappa una parola di troppo.
Josie's corner:
Brevissima, senza pretese, scritta in un momento di noia mortale, aspettando di trovare il sonno da qualche parte che domani devo lavorare. Js
Abbracci a tutti, enjoy.
Josie.

 

Unconscious

 

C'era un tempo per ogni cosa. Ian ne era praticamente sicuro. C'era un tempo per i baci, le botte, gli abbracci e i sentimenti giusti. C'era anche un tempo in cui certe parole non sarebbero dovute uscire dalle labbra, solitamente attente.
Mentre facevi l'amore con il tuo ragazzo, per esempio.
Non si sentiva in imbarazzo e non imputava la colpa al fatto che evitasse di prendere quella merda prescritta da almeno una settimana. No, niente guance rosse, però ce l'aveva con sé stesso.
Gli era costato troppo mettere via alcuni bagagli emotivi. Pazienza, fatica, impegno e una buona dose di violenza psicologica.
Eppure se ne stava lì, nudo, seduto sul bordo del letto che divideva con il moro.
Pensava di ricostruire in parte la sua vita, e invece si era ritrovato a sorridere mestamente contro lo sguardo duro dell'attuale compagno.
«Quindi secondo te sarebbe tutto ok?»
La voce gelida del padrone di casa lo ributtò in quella stanza. Ian sollevò lo sguardo, incrociando le dita delle mani in mezzo alle gambe e tenendo i gomiti ben saldi sopra alle ginocchia.
«Direi di sì» decretò infine, sollevando un sopracciglio.
Caleb lo imitò, avanzando di qualche passo e urtando la lampada del comodino che non appena toccò terra con un tonfo, fece sussultare il rosso.
«Ma davvero? Pensa un po'... e dire che ero quasi sicuro di non chiamarmi Mickey» ringhiò tra i denti, ricevendo un breve sorriso colpevole come risposta.
Ian sospirò pesantemente, portandosi entrambe le mani tra i capelli e stringendo forte.
Nonostante i suoi sforzi, non era riuscito a lasciarlo andare completamente. Mick rimaneva ancora lì, impigliato tra i suoi ciuffi arancioni e i ricordi di una vita complicata. Credeva di amare l'uomo che aveva di fronte, ma il piccolo episodio di qualche minuto prima gli aveva tolto ogni dubbio.
No, non lo amava. E no, si era quasi stancato di attendere che potesse in qualche modo capitare. Che cambiasse, che la smettese di cercare Mandy sperando di rivedere nei suoi occhi tracce del fratello.
Con uno scatto si alzò, setacciando la stanza alla disperata ricerca dei vestiti.
«Dove pensi di andare?» domandò l'altro retorico, agganciandolo per un braccio nel preciso momento in cui le dita affusolate di Ian avevano trovato i boxer.
Il minore si liberò velocemente con un colpo secco del braccio, senza tuttavia trovare il coraggio di guardarlo in faccia.
«Penso possa capitare a chiunque»
Lo disse a bassa voce, scrollando le spalle con noncuranza e Caleb, per qualche attimo, pensò stesse parlando più con sé stesso che con lui.
Inarcò un sopracciglio scuro, rovesciando il corpo di Ian fino a farlo cozzare contro i mattoni bianchi del muro. Gallagher soffocò un basso lamento squisitamente erotico – almeno alle orecchie del moro – che tentò di ignorarlo, piantando gli occhi neri in quelli verdi e confusi del ragazzo.
«Mi hai chiamato Mickey» gli fece notare, tentando di mantenere una calma che era ovvio non gli apparteneva.
«Ho sbagliato, succede» provò a difendersi, ma la presa sulle sue braccia continuava ad aumentare.
«Mentre ti stavo scopando» continuò poi, ignorando la patetica scusa che ebbe come risposta e intensificando il tono di voce.
A Ian successe una cosa strana.
Stupendo Caleb, ma pure sè stesso, scoppiò a ridere fragorosamente, piegandosi in avanti e costringendo così il corpo scuro dell'altro a fargli spazio. Rimaneva imprigionato dalle sue mani, ma non gli importava.
Sapeva di essere pazzo, tanto valeva darne una piena dimostrazione visiva.
«Ti senti bene?»
«Oh, a meraviglia» soffiò ironico, posando la fronte sull'ampio petto, percependo chiaramente i battiti del cuore di Caleb accelerare.
«Ian, mi sto incazzando, ti avviso»
Lo aveva capito senza bisogno che glielo dicesse, ma il rosso continuò a sorridere, chiudendo lentamente gli occhi.
«Non l'ho fatto apposta, te lo giuro»
Era vero. Il primo pensiero a toccargli la mente durante l'orgasmo.
«Ma lo hai fatto» gli fece notare, piegando appena la testa di lato per riuscire a guardarlo in faccia. E Ian si sollevò appena, mostrandogli il migliore dei sorrisi.
«Già, infatti mi sto scusando, suppongo non sia abbastanza. Perciò se mi lasci andare raccolgo la mia roba dal tuo prezioso pavimento fatto a mano e mi levo dal cazzo» proferì, indurendo il tono di voce.
Non voleva piangere. Non di nuovo per Mickey, non di certo davanti al suo nuovo – ormai – ex ragazzo.
«Pensi di amarlo ancora? Perché se non è così, possiamo parlarne senza combinare stronzate» sussurrò dolcemente, avanzando con la mano fino a toccargli una guancia. Ian chiuse gli occhi, sospirando. Per una frazione di secondo, l'idea che potesse perderlo lo mandò in panico. Non voleva si allontanasse, ma sapeva che con tutta probabilità il nome di Mickey sarebbe spuntato fuori ancora una volta. Ancora. Sempre.
Così spostò la testa di lato, approfittando della situazione per trovare una piccola via di fuga.
«Ian, non farlo»
Suonava come un riprovero da fratello maggiore, ma se si ascoltava con attenzione, si poteva percepire la supplica di un amante disperato.
Fu lì che Gallagher capì.
Non ne sarebbe mai uscito e non aveva più nemmeno voglia di mentire, né di provarci. Aveva esaurito ogni residuo di forza rimasto.
«Perché pensi che io sia qui? Non voglio prendere il suo posto... voglio solo- Cristo santo Ian, voglio solo renderti felice» quasi urlò, gli occhi umidi fissi sulla schiena bianca che aveva davanti, deliziosamente coperta da impercettibili lentiggini.
«Bene, perché non ci riusciresti in ogni caso» rispose serio, ricominciando a camminare semi-nudo verso l'ingresso, sbattendosi la porta alle spalle.
Si passò velocemente una mano sul volto stanco e sospirando, tornò seduto sul letto a domandarsi come fosse possibile riuscire ad entrare nel cuore di Ian in quel modo.


 

END

 
  
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