[Questa storia è stata scritta per il drabble event del 12 agosto 2016 sul gruppo Facebook “We are out for prompt”]
Regret
Ogni giorno che
passa per Christine è una pugnalata, una stilettata dritta al cuore.
La maggior parte delle volte finge di non sapere che cosa siano
quella fitta insistente all'altezza dello stomaco, quel pizzico
costante agli occhi che la raggiunge con maggiore intensità quando
abbassa le palpebre e sente le lacrime affiorare. Ci sono volte,
invece, in cui decide di essere sincera con se stessa e chiama
quell'angoscia per nome: Gustave.
Lo ama – come non
potrebbe? – e per questo le dispiace che sia lui a provocarle il
senso di oppressione con cui vive da dieci anni, ma non può farci
niente: più guarda Gustave, più rivede l'uomo che ha lasciato a
Parigi.
È bizzarro che
nell'intimità della sua mente si riferisca a lui definendolo
uomo, venendo meno ad un pensiero comune, al pensiero di suo
marito – ma, da quando Raoul ha cominciato ad annegare nei debiti e
ancor più nell'alcol, il soprano ha deciso che il suo giudizio è
irrilevante e si sente meno in colpa.
Colpa. La verità la
colpisce sempre con la violenza di uno schiaffo, con quel retrogusto
punitivo che le fa piantare le unghie nel palmo della mano, mentre si
dà della stupida mentalmente. Dopo tutto quello che è successo a
causa sua – pronunciarne il nome è un'abilità che ancora
non riesce a padroneggiare pienamente –, Christine ha il coraggio
di provare il rimorso, la nostalgia di cui si colpevolizza e di cui è
certa di essere la causa. È stata lei a permettere al suo ammiratore
di fare della sua persona un'ossessione, su questo non ha il minimo
dubbio. Mai avrebbe potuto rifiutare le lusinghe di un angelo, di un
padre, di un maestro che le ha fatto scoprire un potenziale sopito
che ha dato una svolta alla sua vita. Potenziale per cui quell'uomo
si è trasformato in un mostro, quel mostro che per lei ha ucciso,
che per lei ha minacciato e ricattato, che per lei ha scelto di
vivere nelle profondità di un teatro, che per lei non ha esitato a
mandare in fumo – letteralmente – ogni progetto plausibile.
(Quel mostro che la
fanciulla ha cercato nonostante tutto, e con il quale ha passato la
sua prima e unica notte d'amore, di cui ha memoria ogni volta che
Raoul la tocca. Si sente in colpa perché vorrebbe che a lambirle la
pelle siano mani imperfette e labbra deformi)
Guarda Gustave con
maggiore intensità e si costringe a non abbassare le iridi quando in
quelle di lui, nei suoi gesti, nelle sue attitudini incontra il
fantasma di una possibilità perduta che non ha mai potuto davvero
abbracciare.
C'è una domanda che
le attraversa la mente quanto finisce di lottare per ricacciare
indietro le lacrime: chi sei veramente? Puntualmente, tuttavia, non
sa se l'interlocutore sia suo figlio, se stessa o il rinnegato
dell'Opera.
Anche questa volta
non ha il tempo di cercare una risposta: la carrozza si è fermata e
Coney Island sembra impaziente di accogliere il soprano del secolo.
Angolo dell'autrice: Salve a
tutti!
Mi preme porgere un ringraziamento ad
Aris Parcker Efp che mi ha fornito questo prompt, dandomi la
possibilità di esplorare la psicologia di Christine.
Ringrazio, inoltre, tutti coloro che
vorranno leggere, commentare, inserire la storia in una lista.
Alla prossima!
Menade Danzante