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Autore: Giorgio Busnardo    02/09/2016    0 recensioni
Andrew non aveva mai pensato seriamente a quanto odiasse essere uno scout, ma a 13 anni nessuno può veramente capire cosa voglia fare della propria vita. Per tradizione di famiglia era entrato in quel gruppo quando aveva 5 anni e da allora aveva imparato molto su come autogestirsi in certe situazioni, ma, quando gli veniva chiesto di fare alcuni lavori di casa per aiutare la mamma, sapeva sempre come svignarsela per evitarli. Sotto questo punto di vista era molto pigro.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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La Storia dei Mondi
 
 
Questo libro lo vorrei dedicare alle persone a me più care.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Leggere un libro non è uscire dal mondo, ma entrare nel mondo attraverso un altro ingresso.”
( cit. Fabrizio Caramagna)
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 1
 
Una strana proposta
 
Andrew non aveva mai pensato seriamente a quanto odiasse essere uno scout, ma a 13 anni nessuno può veramente capire cosa voglia fare della propria vita. Per tradizione di famiglia era entrato in quel gruppo quando aveva 5 anni e da allora aveva imparato molto su come autogestirsi in certe situazioni, ma, quando gli veniva chiesto di fare alcuni lavori di casa per aiutare la mamma, sapeva sempre come svignarsela per evitarli. Sotto questo punto di vista era molto pigro.
In classe Andrew aveva un gruppo di quattro amici molto stretti con cui stava tutto il tempo, tanto che si trovavano anche fuori scuola: Jessica, Aurora, James e Ricky. All'interno di questo gruppo c'era sempre stato un grande feeling, in alcuni casi divenuto anche qualcosa di più come, per esempio, tra Jessica e James. I "JJ", così si facevano chiamare, avevano avuto tanti alti e bassi. In molti casi sembravano doversi lasciare, litigare e non parlarsi più, ma poi si ritrovavano sempre nella sfera dell'amore rincominciando la loro smielata relazione. Ormai, per il resto del gruppo, tutto era diventato normale. Quando erano in "rottura", Aurora consolava Jessica preparandosi con tanti pacchi di fazzoletti che sarebbero serviti per asciugarle le lacrime. Ricky e Andrew, invece, portavano James a correre oppure in palestra a sfogare la rabbia. Insomma, erano molto legati. Erano tutti della stessa età, solamente nati in mesi diversi: il più vecchio era Andrew, a seguirlo in quest'ordine c'erano Ricky, James, Jessica e Aurora.
Il giorno del suo compleanno, Andrew era particolarmente felice perché aspettava quel momento da molto tempo. Finalmente aveva compiuto 14 anni ed ora era il più grande del gruppo. Arrivò a scuola e ricevette gli auguri da parte di tutti. Uno in particolare gli rimase impresso per il resto della giornata : quello di Aurora, un bel bacio sulla guancia e un abbraccio così forte da stritolarlo. Poco dopo, un bigliettino a forma di cuore con dentro scritto: " Tanti Auguri Andrew, ti voglio bene ".
"E questo cosa significa?" chiese Andrew.
"Ci tenevo a darti un regalo tutto mio oltre a quello che ho fatto con gli altri" rispose Aurora.
"Grrrazie, non me lo aspettavo" disse imbarazzato e molto stupito.
"Spero tu riesca a passare una giornata indimenticabile, te lo meriteresti ".
"Lo spero vivamente! 14 anni si hanno solo una volta, no?"
“Ah ah sì, come il resto delle età d'altronde".
Con un sorriso enorme, tornarono nel gruppo con gli altri tre, i quali si chiedevano cosa mai si fossero detti anche se il sospetto che un amore stesse nascendo c'era. La mattinata era la solita, cinque ore di pura noia.
Andrew e Aurora avevano sempre provato qualcosa l'uno per l'altro solo che, tutti e due, erano troppo timidi per fare il primo passo e dichiararsi. Così il loro è sempre stato un amore velato da una grande amicizia. In tante occasioni Andrew avrebbe potuto farlo ma, come allo stesso modo capitava ad Aurora, qualcosa lo bloccava come se sapesse che non era il momento giusto.
"Ragazzi, io vorrei proporvi di fare una cosa davvero divertente oggi dopo scuola" disse Jessica con entusiasmo.
"Cioè?" risposero in coro.
"Andiamo a farci un giro nel bosco dietro il cottage di mia zia, a pochi chilometri da qui. Quando ero piccola ci andavo spesso e ho ricordi belli a riguardo. Sono curiosa di tornarci e sapere se tutto è rimasto uguale”.
"Wow, Jessica mi sorprendi! E’ la prima volta che non ti sentiamo parlare di shopping, trucchi o moda! Cosa ti è successo stanotte? Hai avuto gli incubi? " disse Ricky con  uno stupore ironico. Gli altri risero alla domanda.
Jessica era una fashion blogger, amava la moda, i trucchi e soprattutto le piaceva passare le giornate a fare shopping, spendendo la paga mensile che i suoi genitori, diventati ricchi grazie a una vincita miliardaria al superenalotto, le davano. Si vestiva sempre con le ultime tendenze e si assicurava sempre che gli abiti fossero firmati.
"Ah, ah. Davvero simpatici. Ho capito che non esiste soltanto la moda e quelle cose là nella vita".
"Quelle cose là? Come le hai chiamate? Ma sei sicura di stare bene Jessica? Inizi a preoccuparmi seriamente”.
"Non ho niente, solamente ho capito che stavo un po’ esagerando e soprattutto volevo ritrovare il mio animo selvaggio che mi distingueva dalle altre bambine quando ero piccola”.
"Ok allora, visto che questa strana proposta è arrivata da te, direi di accettare. Voi che ne dite?" disse Andrew.
"Io ci sto”.
"Io Pure".
"Anche io”.
 "Bene allora, oggi faremo un avventura nel bosco. Ci ritroviamo al centro giovani alle due per partire. Ciao ragazzi, buon pranzo " disse infine Andrew.
Così si salutarono prima di prendere i rispettivi autobus per tornare a casa dove le famiglie li aspettavano, come ogni giorno.
 
 
 
 
 
Capitolo 2 
 
Il Cottage e il Bosco
Alle due del pomeriggio, come programmato la mattina, si ritrovarono davanti il centro giovani del paese. Erano tutti in bicicletta perché quello era il loro unico mezzo di trasporto. Avevano deciso che quel giorno non avrebbero fatto né i compiti né avrebbero partecipato ad altre attività pomeridiane. Ad Andrew non sembrava vero saltare gli scout per una volta in tutta la sua vita.
"Ragazzi, ora partiremo. Mi raccomando stiamo tutti in fila indiana, in modo tale da non rischiare di intralciare il traffico. Il Cottage, da quanto ho capito, si trova sulla collina retrostante il paese. Pedaliamo veloci così guadagniamo tempo" disse Andrew con un tono da vero capo scout. 
"Va bene”.
"Ok”.
"Andiamo!”
Così con un passo moderato partirono e, poco dopo, arrivarono davanti il cottage della zia di Jessica.
"Non mi ricordavo che ci fossero così tante piante, una volta qui c'era un viale sterrato che attraversavamo con la macchina " disse Jessica.
"Può essere che siano cresciuti altri alberi nel frattempo. Da quanto non vieni qui? " disse Aurora.
Aurora era un' appassionata di botanica, si era sempre informata molto sulle varie specie di piante esistenti e sulle loro caratteristiche. Da grande, infatti, voleva entrare nel corpo forestale.
"Saranno massimo cinque anni, perché? " rispose Jessica.
"Strano… di solito un albero per crescere fino ad arrivare a queste dimensioni ci mette un po’ di più. Chissà, magari hanno utilizzato qualche prodotto chimico”.
"Non lo so, non so dirti”.
Con un'aria perplessa per via degli alberi misteriosi, legarono le bici ad un palo della luce e si addentrarono nel cottage che sembrava abbandonato da come era ridotto. Fu Andrew ad aprire la porta, forzandola.
Anche questo lo aveva imparato da alcuni scout più grandi, anche se sapeva che non era una cosa di cui andarne fiero. Ma a lui non importava perché può sempre essere utile sapere come scassinare una porta, no?
Dentro sembrava un luogo abbandonato da secoli: c'erano rami ovunque, che uscivano dal camino, dal bagno, dalle finestre. Era come se fosse stato creato un giardino, non curato, all’ interno del cottage.
"Questo non è possibile. Non possono crescere così tanti alberi dentro a una casa in così poco tempo!" disse Jessica con aria stupefatta. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Tutta la sua infanzia racchiusa in quella casa ora era sepolta sotto ettari di erba ed erbacce. Ma dove era finita sua zia? perché non aveva più avuto cura della sua casa in montagna? Jessica non sapeva rispondere a se stessa davanti a tale situazione.
"Jess, mi sa che anche tua zia non viene in questo posto da tanto tempo " disse Aurora.
"Wow, davvero incredibile.. Non avrei mai pensato che fosse possibile una cosa simile a questa! Cioè, solo nei film pensavo si potesse realizzare” disse James con aria curiosa davanti a quella vista verde. Per lui era la prima volta che vedeva questa casa, come lo era per Ricky, Aurora e Andrew.
"Possiamo trovare qualcosa che possa esserci utile, in caso di bisogno, sotto queste erbacce? " chiese Andrew da bravo scout.
"Sì, credo di sì. Mia zia teneva sempre il necessario per una passeggiata nel bosco su di sopra, nella stanza degli oggetti vicino alle camere dove dormivamo. Chissà se lì è rimasto tutto uguale, erba escludendo logicamente " disse Jessica.
"Andiamo a controllare allora " disse Aurora.
Ricky era silenzioso. A parte qualche "Wow" ogni tanto, non diceva nulla perché si osservava attorno con molta curiosità.
Salirono le scale che affiancavano la cucina ormai sommersa finché non raggiunsero il piano superiore. Qui c'era un corridoio piuttosto stretto con quattro porte, tre camere da letto e una stanza degli oggetti. Aprirono la porta e dentro vi trovarono ancora molte cose appartenenti alla zia ma che ora lei non utilizzava più, come si poteva vedere dal loro stato.
"Bene, ci siamo. Potete prendere quello che vi serve”.
"Ok grazie, penso che ci possano servire : una corda, cinque borracce, due zaini, una mappa del bosco e una torcia. Ognuno prenda qualcosa. Il tempo passa e dobbiamo esplorare il bosco prima che faccia buio”.
Con molta fretta, i cinque ragazzi raccolsero gli oggetti indicati da Andrew. Poco dopo uscirono dal cottage e si diressero verso il bosco appena dietro esso. Alberi molto fitti lo componevano, ma ciò non li spaventava, erano ben altri i pericoli di cui avere paura.
Camminarono per circa due ore prima di fermarsi per mangiare qualcosa che si erano portati via da casa. Utilizzarono un albero come appoggio per le loro schiene stanche.
Mentre tutti si riposarono, Andrew decise di continuare da solo a cercare la via per completare la loro avventura. Camminò mezz'ora o poco più. Ad un certo punto trovò per terra un oggetto che attirò molto la sua attenzione. Era un orologio da taschino, ma molto più grande rispetto a quelli che erano stati fabbricati all'epoca di suo nonno. L'orologio funzionava e la lancetta dei secondi faceva un gran suono, come se stesse scandendo il tempo.
"Ma che razza di orologio è mai questo? Mah, glielo mostrerò a Jess, magari apparteneva a sua zia. Vabbè, meglio tenerlo al sicur ... aaaaaaaaaahhhhhh ! "
Senza rendersene conto, stava precipitando dentro a un buco di cui non si era accorto. Il volo sembrava interminabile, come se il buco fosse stato magico. Cadeva sempre più in giù, ormai da tanto tempo. Si accorse che l'orologio non faceva più quel suono forte di prima. Qualche attimo più tardi si trovò spiaccicato letteralmente sul pavimento di una stanza non più grande del suo corpo.
 
 
 
 
Capitolo 3
 
La Tana del Coniglio
La stanza in cui si trovava non era arredata. Al centro di essa c'era un tavolino rotondo con sopra una fiala e nella parete una porticina troppo piccola per lui: non ci sarebbe mai passato. 
Andrew si guardò attorno per capire come uscire da quella situazione alquanto scomoda, finché non si accorse che nella fiala c'era un bigliettino con scritto : "Bevimi". Sotto il tavolo, in una versione molto più piccola c'era un' altra fiala uguale con scritto "Bevimi". Non capiva. L'unica soluzione era di berle tutte e due e vedere cosa sarebbe accaduto: così fece. 
Bevuta la prima fiala, iniziò a diventare sempre più piccolo. Cercava di aggrapparsi a qualcosa, ma non ci riuscì. Poco dopo non era più grande di uno gnomo e neanche più piccolo di un minimeo. Ora aveva capito. Probabilmente le fiale servivano o per diventare piccoli o per tornare grandi. Non bevve la seconda boccetta, anzi cercò di trovare una via di uscita da quella stanza piccola, che  sembrava molto più grande rispetto alla prima.
Vide che la porta aveva due occhi e una bocca, sembrava stesse dormendo. Andrew non credeva ai suoi occhi: Com’era possibile che una porta avesse dei caratteri umani? E se avesse anche saputo parlare? Sarebbe stato di sicuro ridicolo.
“Probabilmente sono solamente inciampato e devo aver sbattuto la testa perché tutto ciò non è possibile. Mi sembra di sognare, ma ad occhi aperti … ciò non mi è mai accaduto. Mi sa che ho preso una bella botta“ pensò tra sé e sé mentre si guardava attorno incuriosito. “Vabbè, tanto vale continuare il sogno ed aspettare il momento in cui mi risveglio, sicuramente mi stanno già cercando quindi non dovrebbe mancare tanto al mio ritrovamento” disse ad un tono di voce mediocre.
“Salve, come posso esserti utile?”
“Chi ha parlato?” domandò Andrew quasi impaurito dalla situazione.
“Come? Sono qui, dietro di te. Non mi vedi? Mi hanno svegliato i tuoi pensieri angoscianti. Dimmi, ragazzo, da dove provieni?”
“Non so chi tu sia, ma non puoi nasconderti ancora per molto. Questa stanza non è tanto grande e prima o poi ti troverò“.
“Sono la porta, prima stavo dormendo. Per questo motivo forse adesso non sai riconoscermi ” disse.
“Cosa? No non è possibile che tu possa parlare!“ ribadì Andrew incredulo.
“Come non è possibile diventare piccoli grazie a una pozione, ragazzo mio. Apri gli occhi della mente, non siamo più nel tuo mondo. Ora sei nella stanza che può condurre solo ad un mondo attraversandomi: Il Paese delle Meraviglie. Se non vuoi e preferisci rimanere qui per il resto dei tuoi giorni,  fai pure … Io ti ho avvisato “ disse la porta.
“Va bene va bene, ti credo. Piuttosto di rimanere qui dentro ancora per molto, preferisco andare avanti e cercare una via di uscita oltrepassandoti. Come faccio ad aprirti? “
“C’è una chiave logicamente! Sono una porta se non l’hai ancora capito“.
“Sì, ma le porte normalmente non parlano, poi hanno sempre una chiave corrispondente. Dove si trova quella che serve per aprirti? “
“Credo che Alice l’abbia lasciata sopra il tavolo l’ultima volta che è stata qui”.
“Alice? Cioè tu mi stai dicendo che questa stanza è la stessa che Alice, quella di cui ho letto molto nelle fiabe quando ero piccolo, ha superato per andare nel Paese delle Meraviglie? “
“Esattamente caro mio, ora tu non devi far altro che prendere la chiave e aprirmi. Proprio come ha fatto lei molto tempo fa nella prima di una serie di volte“.
“Ok, ma il problema è come faccio a tornare grande“ disse Andrew, dimenticando del fatto che già prima si era risposto a questa domanda. Non doveva far altro che bere dalla piccola fiala che si trovava sotto il tavolo.
“Sai già la risposta “ disse la porta prima di chiudere gli occhi e tornare a dormire.
 
Andrew era nel panico. Non sapeva come uscire da quella situazione, soprattutto perché era ancora convinto di sognare. Non aveva realizzato di essere veramente in una altro mondo, quello delle fiabe che hanno caratterizzato la sua infanzia.
“Ok, ci sarà un modo per uscire da qui e smettere finalmente di sognare “ pensò.
Si guardò attorno e notò che sotto il tavolo c’era qualcosa di bianco luccicante che gli fece venire subito in mente che la soluzione era bere la fiala piccola per tornare grande, prendere la chiave e poi tornare nuovamente piccolo bevendo la fiala grande. Così fece. Bevve un sorso e si ritrovò ad essere di altezza naturale, prese la chiave di ottone sopra il tavolo e bevve nuovamente dalla boccetta per tornare piccolo. Ora tutto sembrava molto più semplice.
Andò verso la porta e iniziò a chiamarla per svegliarla, visto che russava.
“Ehi tu, porta! Ho preso la chiave, ora posso aprirti e passare? “
“Mmm” la porta non si era ancora svegliata, ma faceva qualche rumore strano con la bocca.
“Ehi, sveglia! Devo tornare nel mio mondo più in fretta che posso! I miei amici mi staranno sicuramente cercando e non posso stare qui ancora per molto“ disse Andrew, che pensava di ingannare la porta facendogli credere che era convinto veramente di essere in un altro mondo.
“Aaaa “ la porta aprì la bocca come se avesse capito, solo che ora era Andrew a non capire.
“Dove inserisco la chiave?”
“Aaaaa”
Pensò a dove poteva inserirla per aprire la porta. Poi riuscì finalmente a capire: doveva mettergliela in bocca, perché il suo viso non era altro che la serratura.
“Ok ho capito! Grazie mille per il consiglio “ disse sbuffando, innervosito dalla poca attenzione che la porta gli dedicava.
Inserì la chiave e la porta aprì gli occhi di scatto.
“Ahahah, così mi fai il solletico! Dai fai veloce, non riesco a resistere per molto“.
Con tanta determinazione e fretta, Andrew fece scattare la chiave due volte a sinistra prima che la porta, come per magia, si aprisse da sola.
Al di là di essa c’erano chilometri e chilometri di verde: molti campi e molti alberi. Non riuscì a trattenere il suo stupore davanti a quello spettacolo naturale.
“Wooooow, incredibile. È questo il famoso Paese delle Meraviglie?”
“Sì, caro mio, ora passa oltre che fa freddo, ciaoo! “
Così, dopo un passo in avanti, la porta si chiuse sbattendo alle sue spalle. L’idea che tutto ciò non era un sogno stava iniziando a farsi strada nella sua mente. Ormai non poteva far altro che accettare la situazione e andare avanti, finché non avrebbe capito come uscire e tornare nel suo mondo.
 
 
Capitolo 4
 
Il Paese Delle Meraviglie
Il posto era leggermente diverso da come se lo immaginava da piccolo. I film lo rappresentavano come un luogo cupo, misterioso e con tante stranezze al suo interno: dai gemelli Pincopanco e Pancopinco, allo Stragatto, al Brucaliffo, ma lui di tutto ciò non vedeva l’esistenza. L’unica cosa che vide per il resto della giornata erano molti campi verdi e un sentiero che li tagliava a metà. Per passare la notte decise di fermarsi in un tratto di campo con l’erba abbastanza alta, in modo tale da evitare di fare incontri con strane creature o animali selvaggi. Così, dopo aver trascorso il tempo a pensare ai suoi amici e a tutto ciò che gli accadde quella giornata, si addormentò. Durante il sonno gli parve di sentire qualche strano rumore, ma non gli diede importanza perché la stanchezza prevaleva.
Il mattino seguente, al risveglio, vide che il paesaggio attorno a lui era cambiato. Gli alberi e i campi verdi non c’erano più: non c’era altro che un sentiero in un bosco, i cui alberi erano neri e senza foglie. Si avviò per uscire da quel posto alquanto tenebroso e, alla vista, pericoloso. Camminò molto, le gambe gli facevano male: per riposarsi decise di sedersi qualche minuto su un tronco appoggiato a terra, a fianco del sentiero.
“Chissà cosa è successo al bellissimo paesaggio che c’era ieri “ pensò“. Questo posto inizia a non piacermi e mi mancano gli amici! Saranno sicuramente in pensiero per me“.
“Ciao, ragazzo, miaoo , cosa ci fai in questo luogo? “ disse una voce proveniente dall’albero.
“Chi va là? Chi sei? Vuoi mangiarmi? Guarda che non sono buono, sono secco! Non mangio da un giorno, quindi ti avverto: con me non saresti sazio ” disse Andrew.
“Non ti voglio mangiare, voglio solamente conoscerti“.
“Allora fatti vedere! ” gridò Andrew.
“Miaoo, sono qui, sopra di te”.
Con uno scatto, Andrew si alzò e si girò a guardare l’albero che stava dietro di lui. Vide che dal nulla, diventava sempre più chiara e nitida l’immagine del corpo di un gatto. Era in carne ed ossa, parlava ed era di un colore strano: viola e nero.
“Io sono colui che chiamano lo Stragatto e tu chi sei? ” disse.
“Io mi chiamo Andrew, so chi sei. Ho letto che con Alice non sei stato un amico fedele, cosa vuoi da me? ”
“Se sai chi sono, allora sai anche dove ti trovi “ disse lo Stragatto.
“Ehm … no, non lo so. Puoi aiutarmi? ”
“Bene, bene, bene. Prima parli male di me e ora mi chiedi aiuto. Questa indicazione ti costerà qualcosa“.
“Non ho altro al di fuori di quello che vedi, cosa mai potresti prendere in cambio? ”
“Te”.
“Cosa? In che senso? Vuoi fare di me il tuo burattino? Oppure vuoi imprigionarmi dentro qualche dimensione di cui solo tu sai l’esistenza? “
“Niente di tutto questo, solamente potresti risultarmi utile per risolvere una questione che ho lasciato in sospeso con gli altri mondi“.
“Gli altri mondi? Cioè, tu mi stai dicendo che ci sono mondi al di fuori di questo e il mio? “
“Ci sono tante cose che ancora non sai, col tempo le scoprirai. Allora, accetti questa condizione? “
“No, affatto! Non sarò il tuo servo, né il tuo sostituto in questioni che avresti dovuto risolvere da solo! Grazie mille, ma rifiuto”.
“Povero illuso, se dovessi cambiare idea chiamami e in un attimo sarò da te ad ascoltare ciò che hai da dirmi, ora ti auguro buon viaggio. Addio“.
E, come la nebbia che posava nel bosco, scomparve nel nulla, portato via da un vento che fino a un attimo prima non c’era.
Andrew era arrabbiato perché non si sarebbe mai aspettato di ricevere condizioni simili per avere un indicazione. Nella sua testardaggine riprese il cammino lungo l’unica via possibile, con determinazione e sgomento per l’incontro avuto poco prima. Camminò per mezza giornata prima di vedere finalmente l’uscita da quel bosco.
Tornava finalmente a splendere, sopra ai suoi occhi, il sole. Vide in lontananza una casa che sembrava abbandonata. Nel giardino c’era un tavolo preparato come se qualcuno stesse aspettando ospiti. Decise di andare a fare un giro per vedere se qualche anima viva poteva offrirgli da mangiare: aveva molta fame e sete. Più si avvicinava, più vedeva chiaramente tre figure sedute attorno al tavolo che stavano festeggiando qualcosa.
“Scusate, gentili signori. Vorrei chiedervi umilmente se avete qualcosa da offrirmi. Sono caduto dentro questo mondo ieri e mi trovo spaesato e molto confuso, oltre a questo ho molta fame e sete“ disse Andrew.
Notò che le tre figure non erano altro che un uomo, vestito in modo bizzarro e con un cappello a cilindro in testa, un coniglio dalle grandi orecchie e un coniglio di dimensioni minori. Stavano bevendo quello che gli parve fosse tè.
“Ciao! Puoi unirti a noi se vuoi, stiamo festeggiando! “ disse il coniglio dalle grandi orecchie.
“Certo, grazie. Se posso sapere, cosa state festeggiando?”
“La sconfitta, da parte di Alice nel giorno Glorioso, del Ciciarampa! E poi, devi sapere, che oggi è il compleanno del cappellaio! “
“Cos’è il Ciciarampa? E, chi è il cappellaio? “ chiese Andrew con un po’ di ignoranza.
Ricordava gran poco della storia, d’altra parte l’ultima volta che l’ aveva letta era piccolo.
“Il Ciciarampa è un mostro sanguinario, simile a un drago, al servizio della Regina Rossa“.
“Ahn, scusate la mia ignoranza“.
“Il Cappellaio sono io “ disse l’unico uomo presente.
“Ahn, scusami anche per questo. Tanti Auguri di Buon Compleanno “ disse Andrew.
Mentre parlavano, i conigli riempivano le tazze di tè e mangiavano i biscotti che erano sopra al tavolo, preparati appositamente per quell’occasione.
“Tutti mi chiamano il Cappellaio Matto. Ho sempre pensato che questo aggettivo mi sia stato attribuito per via della mia stravaganza. Una volta, prima di acquisire questo soprannome,  ero il cappellaio ufficiale della Regina Bianca, sorella della Regina Rossa”.
“Poi cosa è successo? “ domandò Andrew.
“La Regina Bianca aveva perso il suo potere perché Alice non c’era più, ed era lei a portare quel sentimento nel cuore del Regno Bianco che dà il potere alla Regina. Il suo castello cadde nel silenzio, così non ebbe più bisogno di cappelli nuovi per le cerimonie tipiche del regno e io persi il mio lavoro. Sono in un certo senso in pensione” disse ridacchiando con gli altri due.
“Che sentimento è? “
“Non è uno in particolare. È forza, coraggio, determinazione e purezza dell’animo, Alice li racchiude tutti insieme dentro di sé”.
“Dov’è ora Alice? “ chiese Andrew.
“È tornata nel suo mondo, infatti ora la Regina Bianca non possiede i suoi poteri, ma, per fortuna, non abbiamo pericoli in circolazione “disse il coniglio dalle orecchie più piccole.
“Tu come ti chiami? “ gli chiese Andrew.
“Io sono il Bianconiglio! Ho guidato io Alice ogni volta in questo mondo, grazie al mio orologio da taschino. Devo averlo perso da qualche parte, non ricordo esattamente dove“.
“Io ho trovato un orologio da taschino o almeno era simile, solo che più grande“.
“Sì, sì, è quello! Lo hai qui? “
“Sì, devo averlo messo da qualche parte qui nelle mie tasche”.
“Ma, aspetta un attimo. Come ha fatto quell’orologio ha condurti qui? Dovrebbe funzionare solo con me! Lo hai manomesso? Dimmi la verità “ disse il Bianconiglio arrabbiato.
“No, no, assolutamente no, non mi permetterei mai di manomettere un oggetto che non mi appartiene.. L’ ho trovato nel bosco dietro il cottage della zia di una mia amica mentre stavo camminando. Aveva attirato la mia attenzione perché ero convinto appartenesse alla famiglia di Jessica quando, tutto ad un tratto, sono caduto, non so come, dentro a una buca. Poco dopo mi sono ritrovato in una stanza circolare, stretta e con una porticina. Sono diventato piccolo e sono entrato, ritrovandomi qui“.
“Ok, ti credo. Quello che bisogna capire ora è come mai ti ritrovi qui“.
“Dobbiamo scoprirlo insieme. Non vedo l’ora di partire per una nuova avventura! Facciamo i bagagli, si parte domani mattina! Ora finiamo il tè“ disse il Cappellaio Matto.
Così, Andrew, passò la giornata e la notte in loro compagnia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 5
 
Il Regno Bianco
Il mattino seguente regnavano il sole e il cielo azzurro. Si svegliarono alla buon’ ora, fecero colazione con il tè e i biscotti e poi, a metà mattinata, partirono verso il Regno Bianco.
Il viaggio era lungo, due giornate di cammino con poche pause nel mezzo.
“Raccontaci un po’ di te. Siamo tipi molto curiosi noi, sai?“ disse il coniglio dalle grandi orecchie.
“Beh, di me non c’è molto da dire. Tu, piuttosto, non ti ho ancora chiesto come ti chiami “ disse Andrew.
“Come si può ben notare, ho due grandi orecchie rispetto ai normali conigli. Io mi chiamo Grandiorecchie. Originale no? “
“Davvero un bel nome, ti si addice“.
“Noi l’abbiamo sempre preso un po’ in giro per le sue enormi orecchie, dopo un po’ ci siamo stancati e adesso per noi è tutto normale “ disse il Cappellaio Matto.
“Io sono un ragazzo di 14 anni. Li ho compiuti l’altro giorno, quando sono arrivato qui. Ho quattro amici molto fedeli e simpatici con cui mi piace passare le giornate e con cui sono molto legato. A scuola non sono un genio ma, allo stesso tempo, non mi piace fare brutte figure, quindi mi impegno quanto basta per avere una media dei voti mediocre“.
“Sì, abbiamo presente cosa sia la scuola, Ci ha spiegato Alice come funziona il vostro mondo. Insomma, non sei né un secchione né un buono a nulla, giusto? “ disse il Cappellaio Matto.
“Esattamente“.
“Interessante. Hai la fidanzata? “
“Ehm, domanda di riserva? Ahah“.
“Perché? “
“C’è una ragazza che mi piace da tanto tempo, ma non trovo mai il coraggio di dichiararmi, pur sapendo che anche io a lei piaccio“.
“Aah, l’amore. Io amo l’amore. Tu sei ancora giovane, ragazzo mio, capirai con l’avanzare dell’età che è più semplice di quello che ora credi”.
“Non saprei. A me sembra così complicato”.
“Semplicemente non hai trovato l’occasione giusta”.
“Te la procuriamo noi l’occasione giusta. Tu fidati, quando facciamo squadra possiamo fare tutto” disse Grandiorecchie.
“E come avreste intenzione di fare? Lei si trova in un altro mondo, chissà quanto distante da qui“.
“Tu fidati e vedrai  che siamo capaci anche di realizzare l’irrealizzabile”.
“Ok”.
Passarono molto tempo in silenzio, a contemplare i vari paesaggi che gli si presentavano strada facendo. Videro di tutto durante il loro viaggio, da paesi disabitati a villaggi in festa. Così continuò la giornata fino alla sera.
Per riposare si fermarono in una cavità, simile ad una grotta, sotto una collina. Mangiarono e si addormentarono subito, stanchi per via della giornata faticosa.
Il mattino seguente si svegliarono al sorgere del sole. Fecero una colazione veloce e ripartirono più in fretta che poterono in modo tale da arrivare il prima possibile nel Regno Bianco.
Durante la giornata, Andrew poté notare che c’erano tulipani parlanti che davano a loro il buongiorno. Non credeva ai suoi occhi.
Nel tardo pomeriggio finalmente arrivarono. Andrew era sbalordito, non aveva mai visto un castello fatto di ghiaccio che avesse attorno solo ghiaccio e neve.  C’erano animali polari e alcuni cani che gironzolavano per la corte, se così si poteva chiamare.
In lontananza, vicino al portone di ingresso, notò due figure femminili: una vestita completamente di bianco e una con un paio di jeans e un maglione rosso. Più si avvicinava e più distingueva le figure: la prima era bionda e l’altra mora.
“Oddio, non ci credo “ pensò stupito Andrew. “ È Aurora! “
“Auroraa, sono io Andrew! “ disse, mentre correva verso di lei con tanta gioia.
“Andrew!“
Si corsero incontro come se non si fossero visti da anni. D’altra parte era comprensibile data la situazione.
“Cosa ci fai qui? Come hai fatto? “ chiese Andrew in preda a una gioia immensa e a un grande fiatone per la corsa.
“Quando sei partito per farti un giro da solo, ho deciso di seguirti e ho visto che sei caduto dentro una buca. Subito dopo sono corsa in tuo soccorso e, non appena ho guardato dentro la buca ho notato che non c’eri, come se, per magia, tu fossi scomparso. Allora, ho cercato di buttarmi dentro la buca pure io senza però riuscirci. Così ho iniziato a desiderare di trovarti. Più il tempo passava e più mi saliva l’agitazione, avevo paura di perderti. Tutto ad un tratto venni, in qualche strano modo, trasportata qui“.
A queste parole, gli altri, che stavano ascoltando, dissero: “Oooh che cariniii“.
“Sono felice che tu sia qui. Ma, gli altri? Saranno sicuramente in pensiero per noi. Ormai l’avranno detto alle nostre famiglie e tutti quanti ci staranno cercando! “ disse Andrew preoccupato.
“Non so come funziona il rapporto spazio-temporale “ rispose  Aurora.
“State tranquilli giovanotti. Anche quando veniva in questo mondo Alice, ogni volta che tornava a casa, si accorgeva che non passava più di qualche minuto a differenza delle settimane che trascorreva qui “ aggiunse la Regina Bianca.
“Ah, perfetto allora, come funziona per Peter, Susan, Edmund e Lucy quando vanno a  Narnia “ disse Aurora.
Oltre che di botanica, era amante dei libri. Leggeva moltissimo sin da quando era piccola.
“Dobbiamo capire come mai siete finiti tutti e due qui “ disse la Regina Bianca.
“Beh, Aurora l’abbiamo trasportata qui noi stanotte “ disse il Cappellaio Matto.
“E come avete fatto? “ chiese la Regina Bianca.
“Ho utilizzato il capello magico e parlante che mi avete dato in dono quando ero al vostro servizio, mia signora “ disse il Cappellaio.
“Ah sì, mi ricordo. Era il Giorno Glorioso, la sera durante i festeggiamenti. L’ultima volta che abbiamo visto Alice“ rispose con una certa tristezza.
“Esattamente“.
“Credo di aver capito. Voi siete solo di passaggio in questo mondo, perché, se il cappello ha funzionato, vuol dire che c’era bisogno di voi. Il cappello è una passaporta: se lo toccate insieme lui sa dove portarvi“ disse la Regina Bianca.
“E dove ci porta?“ chiese Andrew.
“Dove c’è bisogno di voi. È da qualche giorno che sto pensando a una teoria, spero di sbagliarmi. Se così fosse, siamo tutti in pericolo“.
“Ma in che senso, siamo di passaggio?” chiese Andrew, non capiva.
“Ci sono tanti mondi da visitare in questo universo. Qui funziona come da voi funzionano gli stati e i paesi. Solo che l’equivalente degli stati sono i mondi e dei paesi sono i regni. Cioè, così ce l’ha spiegata Alice“.
“Ah ok, credo di aver capito. Quindi questo universo è come  la nostra Europa “ disse Aurora sfoderando tutta la sua intelligenza.
“Non so cosa sia questa Europa che hai appena nominato” rispose la Regina Bianca confusa.
In quel momento il Cappellaio e i due conigli chiesero nell’orecchio ad Andrew se Aurora è quel genere di persona che chiamano “ Secchiona “. Ridendo per la domanda, Andrew rispose di sì.
“Insomma, cosa dovremmo fare noi esattamente? Ma soprattutto, perché noi? “
“A questo non so rispondervi, ci sarà sicuramente un motivo che spero riusciate a capire da soli, andando avanti con il viaggio“.
“Va bene. Allora lasciamo che il destino ci guidi e speriamo che ci riporti anche dai nostri amici e dalle nostre famiglie“.
“Per ora dobbiamo salutarci, non so se ci rivedremo, ma temo di sì. C’è qualcosa che non va nell’equilibrio dei mondi, qualcosa che mi turba talmente tanto da tenermi sveglia la notte. Mi raccomando state attenti e guardatevi le spalle a vicenda, non si sa mai chi potrebbe nascondersi dietro alle tenebre del giorno “ disse la Regina Bianca.
“Buona fortuna, amici, speriamo di rivederci presto! “ dissero in coro il Cappellaio e i due conigli. 
“Avanti, fatevi coraggio. Niente succede senza motivo. Forza, prendete il cappello magico e toccatelo insieme. Lui saprà guidarvi nella direzione giusta“.
“Grazie mille di tutto, a presto! “ disse Andrew da parte anche di Aurora.
Misero la mano nel cappello insieme e, poco dopo, un lampo di luce li accecò.
 
 
 
 
Capitolo 6
 
Il Binario 9 ¾
Appena riuscirono a mettere a fuoco la vista, notarono di non essere più nel Paese delle Meraviglie. Ora tutto era molto più reale. Persone normali passavano al loro fianco e il luogo in cui si trovavano era loro familiare. Sembrava una stazione ferroviaria.
“Dove siamo secondo te?” chiese Andrew.
“Ho il sospetto che siamo finiti in qualche città della nostra realtà. Non sono sicura, ma credo che questa sia Londra”  disse Aurora.
“E cosa ci facciamo a Londra? “
“Non ne ho idea. Intanto usciamo da questa fermata della metropolitana“.
Così salirono le scale per tornare in superficie. Appena fuoriuscirono, capirono che era proprio Londra, con il suo Big Ben e la sua Tower Bridge.
Iniziarono a camminare lungo le vie di Londra, senza destinazione. Aspettavano qualche segno per capire dove andare.
Mentre percorrevano Abbey Road, Andrew vide un gatto familiare. Era lo Stragatto! Ma cosa ci faceva lì?
“Ehi, tu! Stragatto! Fermati lì dove sei, devo parlarti” urlò Andrew correndogli incontro.
Il gatto si fermò e si voltò lentamente.
“Ah, ci si rivede ancora, eh?” disse lo Stragatto.
Solo lui e Aurora potevano sentire quello che diceva, o almeno così credevano.
“Sai perché ci troviamo qui?“
“No, non lo so, ma so dove devi andare“.
“E dove?”
“Alla stazione King ’s Cross e devi prendere il treno al binario 9 ¾“
“Ma non esiste un binario simile“.
“Ciao ciao “disse infine lo Stragatto prima di scomparire nuovamente.
Così, iniziarono a correre verso la stazione che lo Stragatto aveva indicato loro. Erano le 9:30 del mattino.
Arrivarono alle 10:45 col fiatone perché si erano persi più volte. Entrarono e cercarono il binario che gli era stato detto.
“Chissà dove si trova questo binario 9 ¾ “ disse Aurora molto incuriosita.
“Mi sa che abbiamo sbagliato a fidarci dello Stragatto, quel gatto non mi ispira molta fiducia “ disse Andrew.
“Non sapevamo dove altro andare. Speriamo che non ci abbia dato indicazioni sbagliate, altrimenti, appena lo vedo, giuro che lo strozzo“ aggiunse  Aurora.
Andrew, davanti a quella affermazione, era rimasto impietrito e sbalordito. Era la prima volta che sentiva la sua rabbia.
“Forza, sbrighiamoci. Il treno parte tra 10 minuti! Non possiamo arrivare in ritardo, il binario 9 ¾  è da questa parte!“
Appena sentirono questa frase, iniziarono a seguire chi l’aveva detta. Notarono che era una famiglia giovane che stava correndo verso il nord della stazione. Ad un certo punto, si fermarono davanti ad un muro e, presa una certa rincorsa verso di esso, lo superarono come fossero dei fantasmi.
“Va bene abbiamo proprio visto di tutto in questi giorni, cosa sarà mai tentare di oltrepassare letteralmente un muro? “ disse ironicamente Andrew, spaventato da quello che avrebbero dovuto fare.
“Dai, non lamentarti troppo e chiediamo a quella famiglia come fare a superarlo “ disse Aurora sicura di sé.
“Mi scusi, signore “ disse rivolgendosi a un uomo che stava parlando con suo figlio, alle prime armi anche lui.
 “Sì, mi dica “ disse l’uomo.
“Noi dovremmo prendere il treno al binario 9 ¾, ma non sappiamo come arrivarci“.
“Siete maghi anche voi quindi? “
“Non esattamente. Per la precisione, siamo umani. A meno che qualcuno non ci abbia tenuto nascosta la nostra natura magica“.
“Capisco, vi è arrivata la lettera da Hogwarts? “
“Ehm, no. È complicato, non saprei come spiegarglielo e abbiamo fretta“.
“Mi dispiace, ma il muro lo possono varcare solo i maghi, quindi o lo siete o vi toccherà rimanere qui “ disse l’uomo intento al procedere con i saluti.
“Aspetti un attimo “ disse Andrew, sbucando da dietro le spalle di Aurora.
“Sì, mi dica, faccia in fretta, perché devo salutare mio figlio“.
“Lei ha detto Hogwarts?“
“Sì, la scuola di magia e stregoneria migliore al mondo“.
“O mio dio. Aurora! Dobbiamo andare dove ha studiato magia Harry Potter e i suoi amici: Hermione e Ron e tutti gli altri! O caspita, sono già agitato“ disse Andrew in preda a uno stato di euforia.
“Ah, sì, ecco dove avevo già sentito il nome di questo binario!“ disse Aurora.
“Sì, ho passato degli anni difficili, ma allo stesso tempo divertenti ad Hogwarts. Peccato che certe persone ora non ci siano più per colpa di Tom Riddle “ disse l’uomo rattristito.
“Cooooosaaa? Tu sei Harry Potter? Il protagonista del libro più gettonato del secolo? Colui di cui tutti sanno l’esistenza per via delle sue avventure?“
“Certo, sono io. Dopo la sconfitta di Voldemort, sono stato inserito come protagonista in molti libri e film“ disse Harry.
“Ma quindi tuo figlio è Albus Severus?“
“Sì, sono io” disse Albus.
“O mamma, questo sì che è figo“ disse Andrew.
“Comunque, tornando a noi, dobbiamo passare quel muro perché siamo stati imprigionati dentro a una dimensione che non è quella nostra. Non sappiamo perché, ma dobbiamo andare avanti con questa avventura. Se ci sai dire come fare, te ne saremo veramente grati. In fretta magari“ disse Aurora.
Mancavano cinque minuti alla partenza e ancora una soluzione non c’era. Harry pensava a come varcare il muro senza rimanere spiaccicati per via dell’assenza di magia dei due avventurieri che aveva incontrato.
“Dovete sapere una cosa. Non potete passare per di qua, ma, se dovevate prendere questo treno, l’unica meta è Hogwarts. C’è un’ altra via. Dovrete sorvolare la città e raggiungere il treno. Vi darò la macchina di mia moglie Ginny. Può volare, mi raccomando di riportarmela intatta” disse.
“Prima, però, mi permetta di provare per pura curiosità a varcare il muro“ disse Andrew.
“Va bene, come volete“.
Così prese la rincorsa e tutto ad un tratto si ritrovò dalla parte opposta del muro. Ce l’aveva fatta. Era riuscito a sorpassare il muro. Ma, come aveva fatto se solo i maghi potevano? Una risposta doveva sicuramente esserci e la voleva il prima possibile.
Subito dopo lo seguirono Aurora e Harry.
“Come è possibile che ci siamo riusciti tutti e due? “ chiese Andrew.
“Non ne ho idea, ma sarà di sicuro una cosa su cui rifletterò nei prossimi giorni. La magia è imprevedibile” disse Harry.
“Abbiamo un treno da prendere“ disse Aurora.
“Ok andiamo. Grazie mille per l’aiuto Harry. È stato un grandissimo piacere conoscerti “ disse Andrew.
“Lo è stato anche per me. Speriamo di rivederci un giorno, mi racconterete come è andata la vostra avventura. Buon viaggio“.
E così si salutarono e i due avventurieri salirono nel treno magico, direzione Hogwarts.
 
Capitolo 7
 
Hogwarts
Il viaggio in treno fu abbastanza tranquillo. Andrew e Aurora si addormentarono presto e furono svegliati all’arrivo dalla forza del vagone che frenava.
In lontananza sentivano una voce gridare: “ Coraggio, tutti quelli del primo anno mi seguano! Hogwarts è da questa parte“.
Anche se loro non erano dei veri e propri studenti della scuola di magia, si misero in coda con quelli del primo anno. A guidarli c’era un uomo alto almeno due metri e mezzo e largo due.
“Siete tutti? “ disse l’uomo possente guardando attentamente la coda della fila.
“Sì, bene. Il mio nome è Rubeus Hagrid e sono il custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts. Sono anche un ottimo amico. Per chi avesse bisogno durante l’anno di un consiglio o di qualsiasi cosa, io vivo nella capanna che si trova a fianco del campo di Quidditch “ disse. Poi continuò: “Ora vi guiderò all’interno del castello dove verrete accolti da Gazza, il guardiano”.
Così si avviarono verso un molo dove erano presenti delle barche con una lanterna per ciascuna. Salirono tre per ognuna e partirono.
Poco dopo sbarcarono e andarono verso l’ingresso principale dove li aspettava un uomo anziano, con molte rughe e un’ espressione severa.
“Ciao, Gazza. Questi sono quelli del primo anno, te li affido” disse Hagrid.
“Va bene, speriamo non mi facciano dannare “ rispose Gazza.
“Buon inizio di serata ragazzi, ci vediamo più tardi nella Sala Grande per il ricevimento e lo smistamento nelle case”.
Così Hagrid li salutò e andò verso la Sala.
“Chissà cosa succederà adesso. Gazza mi ha sempre fatto paura“ disse Andrew a bassa voce ad Aurora.
“Seguitemi e cercate di non combinare guai. Se finirete in punizione, per aver trasgredito alle poche regole che vi dirà il Professor Paciock, passerete una notte nella Foresta Proibita insieme a me“ disse Gazza. Fece un sorrisino malefico e poi aggiunse: “E vi assicuro che ci sono molte forme di vita dentro quella Foresta, abbastanza spaventose da farvi capire che è meglio non infrangerle”.
Salirono le scalinate che si ergevano davanti a loro. Alla fine di quegli interminabili scalini c’era il portone d’ingresso per la Sala Grande e, di fronte che li aspettava, c’era il Professore e vice preside della scuola: Neville Paciock. Si fermarono proprio davanti di lui.
“Grazie Gazza. Ogni anno fai il tuo lavoro sempre meglio. Ora puoi andare“ disse il professore.
“Grazie Professore“ rispose Gazza dileguandosi in fretta.
“Vi do il benvenuto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Io sono un vostro Professore e colui che prende il posto del Preside in caso di sua assenza“ disse rivolgendosi ai nuovi studenti. “Ora entreremo e verrete accolti come si deve, ma prima poche semplici regole: Non si gironzola per il castello di notte e non si può accedere alla Foresta. Il 5° piano è inaccessibile per chiunque non voglia fare una brutta fine o semplicemente finire in punizione con Gazza. Bene, ora siete pronti per entrare”.
Con un breve applauso aprì il portone e una sala lunga come un campo da calcio si presentò davanti ai loro occhi. Non riuscivano a crederci: erano nella famosa sala dove Harry Potter e tutti i suoi amici passavano il tempo, mangiavano e si divertivano a imparare magia. Era un sogno ad occhi aperti.
Passarono in mezzo ai banchi della casa di Grifondoro e quella di Corvonero. Durante la sfilata Andrew e Aurora rimasero sbalorditi dal soffitto stellato, si muoveva e sembrava vivo.
In fondo alla sala, c’era un tavolo messo in orizzontale dove sedeva tutto il corpo docenti e dirigenti. Tra essi notarono Hagrid che avevano conosciuto poco prima. Gli altri non li conoscevano e, anche se avessero saputo chi erano, non li avrebbero di sicuro riconosciuti.
“Passiamo allo smistamento delle case“ disse uno dei professori spostatosi al microfono situato tra il banco e una piccola scalinata che li divideva dal resto dei banchi.
Andrew e Aurora notarono che per fare lo smistamento, usavano un cappello identico a quello che avevano usato come passaporta tra il Paese delle Meraviglie e Londra. Come era possibile una cosa simile?
Iniziò lo smistamento. Il professor Paciock chiamava i ragazzi per nome, dopo di che dovevano avvicinarsi al cappello e sedersi su una sedia dove gli sarebbe stato appoggiato il capello in testa in modo tale che capisse in che casa porli.
Arrivato il loro momento, vennero chiamati per nome, a differenza di tutti gli altri che erano stati chiamati per cognome. La cosa iniziava veramente a farsi strana e forse pericolosa: non volevano che tutti sapessero che non erano maghi e, soprattutto, che non avevano l’età adatta per essere in quel gruppo.
“Andrew“ disse il cappello parlante.
Si avvicinò ad esso lentamente finché non uscirono le prime parole di giudizio.
“Vedo tanto coraggio, forza d’animo e spirito di avventura. Ah! Noto che fai parte degli scout, quindi anche senso di responsabilità e capacità di adattamento per la sopravvivenza. Io penso … Grifondoro!“
“Cosa?” pensò Andrew molto confuso e con tanto stupore.
Non era possibile una cosa simile, però non poteva di certo sbagliarsi il cappello parlante!
Così Andrew si alzò e andò a sedersi insieme agli altri del Grifondoro. Ora era il turno di Aurora.
“Aurora“
Era impaurita, le  tremava il labbro inferiore come le succedeva ogni volta che era nervosa.
“Noto che hai molta pazienza, hai uno spirito forte e deciso. Sai sempre riconoscere le cose giuste da quelle sbagliate, quindi hai anche intuito. Sei una ragazza sveglia, non ti sfugge niente. Io direi …. Corvonero!“
“Non ci credo!“ disse ad alta voce senza rendersene conto perché era convinta di averlo solamente pensato”.
“Perché non ci credi?“ le chiese il cappello parlante.
“Ops, mi scusi. Non pensavo di averlo detto ad alta voce. Ora vado a sedermi“.
“No, rimani.. sono molto curioso di sentire cosa hai da dire”.
“No, niente. Solamente che io e il mio amico Andrew non pensavamo che saremmo stati divisi. Tutto qui“.
“Mm, sai che leggo nel pensiero vero?“.
“Ah, davvero? Bene“ disse Aurora di fretta, levandosi il cappello.
Andò a sedersi e iniziò il banchetto. Finalmente! Avevano una gran fame!
Nonostante ciò, passarono la serata a guardarsi e a tentare di dirsi qualcosa attraverso il labiale, senza però riuscirci.
Era tempo ormai di andare nei dormitori delle rispettive case. Quando si alzarono dai tavoli, il cappello parlante li chiamò perché voleva parlare con loro. Così gli andarono incontro.
“Ora vorrei chiedervi il favore di portarmi dentro a una stanza dove possiamo parlare senza che qualcuno possa sentirci” disse.
“Certo, ma dove? Noi non conosciamo il posto“.
“La Stanza delle Necessità. Si trova al settimo piano. Per aprirla devi pensare alla cosa che vuoi di più e lei comparirà magicamente nel muro dell’ala ovest”.
“Ok, andiamo “ dissero.
Così, presero il cappello e si avviarono verso le scale mobili.
“Alle scale piace cambiare, state attenti e fate veloci. Potreste capitare al 5° piano o in qualche strano posto mai visitato da un essere umano“.
“Ah, allora siamo umani e non maghi! E come ci spieghi il fatto che siamo passati attraverso il muro e siamo stati smistati nelle case come se fossimo maghi? “ disse Andrew stanco di non avere risposte quando le chiedeva.
“Vi spiegherò tutto quando arriveremo “ disse il cappello.
Salirono le scale velocemente, rischiando sempre per poco di non capitare in quelle che stavano cambiando.
Arrivarono in un corridoio non tanto largo ma abbastanza lungo. In fondo alla loro sinistra c’era l’arazzo “Barnabo il Babbeo bastonato dai Troll”, dove di fronte appariva la Stanza delle Necessità. Si avvicinarono e iniziarono a desiderare di voler tornare a casa passandogli davanti tre volte, come bisognava fare. Così, in pochi secondi, apparve la porta che si aprì da sola. Poco dopo, entrarono.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 8
 
La Stanza Delle Necessità
Appena entrarono, notarono che c’erano molti oggetti sistemati in qualche strano ordine. Dagli armadi ai tavolini, da gabbie per gli animali a oggetti perduti. C’era di tutto e di più. Non ne era sicuro, ma ad Andrew parve di vedere una cosa luccicare in fondo alla stanza, nel buio quasi pesto. Si domandò velocemente cos’era, poi la sua attenzione si rivolse al cappello parlante.
“Sistematemi sopra un tavolino, in modo tale che vi possa parlare guardandovi negli occhi” disse il cappello parlante.
Così fecero. Lo misero delicatamente sopra a un tavolino di legno a forma rotonda.
“Dicci tutto, ti ascoltiamo“ disse Andrew preso dalla situazione.
“Innanzitutto dovete sapere che non ci siete solo voi dentro a questa avventura“.
“In che senso?“ disse Andrew con molta attenzione.
“Nel senso che ci sono anche io“ disse una quarta voce proveniente da qualche parte della stanza.
Alzarono la testa e, dal fondo, videro avvicinarsi un ragazzo dai capelli color platino e una corporatura massiccia. Lo riconobbero subito.
“Ricky!“ dissero in coro correndogli incontro con tanta gioia.
Non si sarebbero mai aspettati di incontrare anche lui. Iniziarono quindi a fargli domande a raffica.
“Come è possibile che ci sia anche tu qui?”
“Come hai fatto ad arrivare?”
“Come mai ti trovi qui ad Hogwarts?”
“E gli altri, stanno bene? Dove sono?”
Non si vedevano da quasi una settimana, erano comprensibili tutte quelle domande.
“ Calma, ragazzi, vi dirò tutto non appena avrò il consenso del cappello parlante “ disse Ricky sorridendo perché era felice di rivederli.
“Perché non puoi dirci niente?” disse Aurora rattristata.
“Perché non è il momento“ disse il cappello. “ Torniamo a noi. Vi ho chiesto di portarmi in questa stanza perché non voglio che si sparga la voce che stia succedendo qualcosa di strano tra i mondi. Voi siete la nostra unica speranza“.
“Nostra? Di chi? E perché proprio noi? “ disse Andrew.
“Me le aspettavo queste domande. Allora: ancora  non sappiamo con esattezza cosa stia succedendo, ma sappiamo che c’è qualcosa che  non va nell’equilibrio tra i mondi. Voi siete la nostra unica speranza. C’è un Consiglio dei Mondi, formato dai protagonisti di ognuno di essi, che si è riunito per cercare una soluzione al problema e soprattutto per capire quale sia  il problema. Abbiamo convenuto di dover chiedere aiuto a voi dell’altra dimensione per guidarci verso un risvolto positivo della situazione“.
“Non capisco“.
“Purtroppo nemmeno noi. In certe avventure si scopre il perché alla fine e mi sa che questa sia una di quei casi“ disse il cappello parlante.
“Non sappiamo cosa dobbiamo fare.. Ci servirebbe una guida pure a noi, come possiamo quindi essere noi di guida a voi?“
“Voi credete di aver bisogno di una guida, ma in realtà sapete già cosa è giusto fare. Ora vi devo lasciare, non posso rimanere sveglio ancora, il mio tempo è scaduto in questo mondo. Cercate Mirtilla Malcontenta, dovrebbe trovarsi nel bagno delle ragazze al 2° piano, ma ora andate a dormire. Ciao buona fortuna“.
Così salutò i tre ragazzi scomparendo nel nulla.
Ricky, Andrew e Aurora uscirono dalla Stanza delle Necessità e si diressero verso i dormitori: Ricky era stato assegnato a Serpeverde, ma senza partecipare allo smistamento, quindi dovette andare nei sotterranei, luogo dove stavano i dormitori della sua casa di appartenenza.  Si salutarono non appena le loro strade si divisero e andarono a dormire.
Sarebbero potuti stare in quel castello anche per molto tempo: c’era tanto cibo e acqua, ma soprattutto c’erano letti comodi dove dormire.
 Il Mattino seguente si svegliarono al suono della campana dell’orologio e si diressero nella Sala Grande per fare colazione. Si sedettero tutti e tre vicini, visto che solamente per quel pasto non era obbligatorio sedersi nei posti della casa. Parlarono di come andare avanti nella loro avventura, ma non sapevano proprio come fare e dove andare.
Finita la colazione, si diressero di corsa al bagno delle ragazze al 2° piano.
Il Bagno, visibilmente vecchio e abbandonato, probabilmente era quello delle ragazze molti anni prima del loro arrivo. Ogni cosa, a parte i muri e le porte, era di una particolare ceramica che sembrava pietra.
Dopo essersi osservati intorno, dissero a gran voce:
 
“Mirtilla? Mirtilla Malcontenta? Abbiamo bisogno di te“ disse Andrew.
“Ma come fai a sapere così tanto di questa storia? “ chiese Aurora.
“Ho letto i libri e guardato i film“.
“Tu che leggi?? Davvero bella questa”.
“Ah ah ah, sei simpatica come poche cose“.
Mirtilla non c’era, ma gli rispose una ragazza della casa Tassorosso che uscì un attimo dopo da uno dei bagni.
“Se cerchi Mirtilla non la troverai di sicuro qui. L’ultima volta è stata vista al 5° piano,  ma, se fossi in voi, eviterei quella zona perché non è sicura“.
“Grazie mille per l’informazione“.
Così i tre ragazzi si avviarono al piano superiore, ben sapendo dei pericoli a cui andavano incontro. Niente li fermava perché dovevano andare avanti con la loro avventura.
Salirono le scale. Dopo qualche tentativo sbagliato, perché alle scale piace cambiare, riuscirono ad arrivarci.
 
  • Vietato entrare: se non vuoi fare una brutta fine o finire in punizione, evita di aprire questa porta. Se invece ti piace rischiare, Buona Fortuna –
Questo era ciò che era scritto sulla targa situata sulla porta d’entrata. Era di pietra e occupava gran parte della porta di legno a forma di arco.
“Entriamo“ disse Andrew che si trovava a capo della fila.
Tirò giù la maniglia e gli altri due lo seguirono. La porta si aprì con uno scricchiolio molto forte. Oltre di essa c’era un semplice corridoio, quasi buio e con qualche porta alle pareti. Un lungo tappeto rosso passava attraverso la stanza.
“Che posto figo! Come mai non ci è permesso entrare?” disse Ricky.
“Come fai a ritenere una semplice stanza, con qualche porta, un posto figo?” gli rispose Aurora.
“Ragazzi, guardate le pareti.. Sono diverse dalle altre del castello, sembra come se ci fossero delle porte nascoste “ disse Andrew incuriosito. Andò subito ad esaminarle pù da vicino.
Ricky, nel frattempo, aveva cercato di aprirne una. Notò, con molto stupore, che oltre c’era un muro. La cosa era alquanto strana, ma non ci diede peso perché, poco dopo, Andrew scoprì un passaggio segreto nella parete di una delle porte. Si aprì lateralmente, una pietra dopo l’altra si spostarono fino a creare un passaggio buio.
I tre ragazzi si guardarono stupefatti.
 
“Che dite, entriamo? Che sia un segno?“ disse Andrew.
“Non lo so, forse è meglio se evitiamo di cacciarci in qualche guaio soprattutto se non siamo di questo mondo e di questo universo” rispose Aurora.
“Secondo me dobbiamo buttarci e andare. È sicuramente un segno il fatto che ci troviamo su questo piano e abbiamo trovato un passaggio segreto“ disse Ricky.
“Anche secondo me“  rispose Andrew.
“E va bene, tanto comunque nei guai ci saremmo finiti lo stesso“ disse Aurora assecondando l’idea degli altri due suoi amici.
Così entrarono, con una torcia per farsi luce in quello stretto passaggio . Camminarono qualche minuto nel buio perché non sapevano dove sarebbero finiti, ma soprattutto dove stavano andando. Dopo qualche minuto videro in lontananza una luce, era l’uscita. Fuori era ben chiaro che fosse pieno giorno. Notarono subito che  stavano uscendo da una grotta situata sotto un grande masso in mezzo a una  campagna di verde.
“Che posto è mai questo? Dove siamo finiti?“ disse Ricky.
“Non lo so ma mi piace molto “ disse Aurora.
“Proviamo a cercare qualche indicazione. Sbrighiamoci, andiamo da questa parte“ disse Andrew, indicando la sua destra.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 9
 
Narnia
All’orizzonte c’erano solo distese di campi infiniti.  I tre ragazzi camminavano ormai da qualche ora quando decisero di fermarsi per riposarsi sotto a un grande albero situato nel mezzo di quel deserto verde.
“ Chissà se riusciremo a resistere alla fame e alla sete abbastanza da raggiungere qualche città o regno che ci ospiti“ disse Andrew stanco per la lunga camminata.
“Ricky, non ci hai ancora detto come hai fatto ad arrivare ad Hogwarts“ disse Aurora, rinfrescando un argomento che avrebbero voluto affrontare tempo prima.
“Quando siete scomparsi, una luce ci hai presi tutti e siamo stati scaraventati dentro ogni mondo, credo. Io mi sono ritrovato nel campo da Quidditch di Hogwarts mentre stavano facendo una partita. Il vice preside Paciock è corso in mio soccorso e mi ha fatto un sacco di domande: io mi sentivo molto confuso e soprattutto sperduto. Così ha deciso di portarmi a colloquio con il cappello parlante e lui mi ha spiegato la situazione come ha fatto con voi, assicurandosi di dirmi che non avrei dovuto spiegarvi la storia di come sono arrivato prima che cambiassimo mondo“ disse Ricky.
“Quindi tu credi che adesso siamo già in un altro mondo?“ gli chiese Aurora.
“Sì, secondo me sì e potrei anche tentare di indovinare di che mondo si tratti, ma non vorrei sbagliarmi, per cui me lo terrò per me finché non troviamo qualche indicazione“ disse Ricky.
“Ok, io direi di ripartire, abbiamo poco tempo e una distanza indefinita da percorrere ancora“ disse Andrew infine.
Poco dopo ripartirono e il viaggio durò ancora per un grande tratto. Ad un certo punto notarono che all’orizzonte si stavano delineando i confini murali di un regno. Videro pure che c’era un palo in mezzo al campo che li divideva dalle mura e vi era scritto :
- Benvenuti a Cair Paravel, regno di pace grazie ai quattro sovrani storici che hanno combattuto per il popolo di Narnia, per liberarlo dalla Strega Bianca-
“Ecco! Lo sapevo, siamo a Narnia“ disse Ricky.
“Wooow, non ci posso credere” disse Aurora.
Andrew era più indaffarato a cercare di arrivare da qualcuno per essere ospitati in modo da avere cibo e acqua. Così ripresero il cammino verso Cair Paravel. All’ora di cena, riuscirono a trovarsi davanti al portone principale: bussarono. Gli fu aperto da un nano non tanto alto, ma abbastanza scorbutico.
“Chi siete? Cosa volete?” chiese il nano ai tre viaggiatori.
“ Noi ci siamo persi e vorremmo chiedere di essere ospitati per questa notte qui da voi“ disse Andrew con i suoi modi  umili.
“Da dove provenite?” gli chiese il nano.
“Se glielo dicessimo non ci crederebbe mai, si fidi“ disse Aurora con i crampi allo stomaco per via della fame.
“Sono tutto orecchi “ disse il nano in segno di sfida.
“Beh, se proprio insiste allora: noi siamo un gruppo di 5 amici che sono stati divisi e ora lentamente ci stiamo ritrovando. Siamo di un’ altra dimensione e siamo stati chiamati qui per risolvere un piccolo problema esistente tra i mondi di questo universo. Non sappiamo ancora come, dove e quando questo accadrà e non sappiamo neppure dove andare. Stiamo seguendo una scia tracciata dalla fortuna e dall’ intuito“ disse Andrew.
“Seguitemi “ disse il nano infine, aprendo loro il portone e ospitandoli nel castello.
Mentre camminavano, sfuggiva qualche commento sulla statura del personaggio che li stava accompagnando chissà dove.
“Secondo me è sempre stato preso in giro per via della sua statura, poverino “ disse Andrew ad Aurora.
“Secondo me è di famiglia essere bassi e quindi magari lo hanno accettato più volentieri“ rispose Aurora.
“O semplicemente sono un nano e tutta la mia famiglia lo è: i miei figli, mia moglie e i miei antenati” disse seccato il nano.
“Scusi, come si chiama lei?” chiese Aurora gentilmente.
“Io mi chiamo Thrent“.
“Ciao, io mi chiamo Aurora“.
“E io Andrew“.
“E io Ricky“.
“Il piacere è tutto mio“.
“Possiamo sapere dove ci stai portando di bello?“ disse Ricky.
“Vi sto portando dai quattro re e regine: Re Peter, Re Edmund, Regina Susan e Regina Lucy. Sicuramente loro sapranno come aiutarvi nella vostra avventura“.
“Grazie, sei davvero gentile” disse Aurora.
“Non farci l’abitudine signorina “ gli rispose Thrent.
Poco dopo, si ritrovarono in questa stanza a semicerchio dove vi erano situati i quattro troni con sopra i loro proprietari.
 
 
Capitolo 10
 
Incontro Reale
Cair Paravel era un castello il cui interno era molto illuminato dalla luce del sole che penetrava dalle finestre. Queste erano dipinte con le leggende dei quattro re e regine: da l’incontro con Aslan, alla sconfitta della Strega Bianca.
“Benvenuti a Cair Paravel. Voi ora siete nel cuore di Narnia, paese libero” disse Re Peter ai tre avventurieri.
“Grazie, noi siamo tre ragazzi che devono compiere un’ avventura ecc ecc.. Non sto qui, adesso in questo luogo, a raccontarvi ogni particolare altrimenti non finiamo più“. disse Ricky.
“Vi prego, raccontateci. A noi piacciono le storie, soprattutto se parlano di un’avventura“ disse Regina Lucy, la più piccola dei quattro.
“Portate delle sedie, un tavolo, del cibo e dell’acqua per questi nostri ospiti! Resteranno qui per un po’, non è vero?” disse Re Edmund guardandoli dritti negli occhi.
“Cerrto.. Vi racconteremo la nostra storia e, non appena possibile, partiremo per continuare questa avventura“ disse Aurora un po’ intimorita dallo sguardo del re.
Così, i servitori dei re e delle regine, che non erano altro che due nani e tre centauri, portarono ciò che era stato chiesto loro. Il cibo fu servito.
Mentre mangiavano le cose più buone che avessero mai assaggiato, dovettero raccontare nuovamente tutta la storia che avevano vissuto fino ad allora.
“ Beh, noi veniamo da un mondo di un altro universo. Siamo finiti qui per qualche strano motivo: il cappello parlante ci ha spiegato che c’è uno squilibrio tra i vostri mondi e che noi siamo gli unici che possono aiutarvi“ disse Andrew.
“E come mai sareste voi i prescelti per questa fantastica ed entusiasmante avventura?” chiese Regina Susan molto incuriosita dalla storia.
“Non ne abbiamo idea, dicono che noi abbiamo qualcosa di particolare, ma non sappiamo dire altro”.
“Capisco“ disse Re Peter pensieroso.
“Quindi voi ora siete di passaggio e state andando in un altro mondo per vivere questa avventura il cui scopo non avete idea di quale sia? Giusto?”
“Esattamente. Ci piacerebbe molto saperlo o almeno trovare qualcuno che lo sappia“.
“Beh, grazie per averci allettato con la vostra storia. Noi sapevamo già tutto, ma volevamo prima capire che tipi siete“ disse Re Edmund molto divertito dalla situazione.
“Come? E perché ci avete tenuto qui tutto questo tempo allora?” disse Ricky scocciato.
“Perché è da tanto che non vediamo dei tipi come noi, oltre a noi stessi. Senza offesa Thrent “ disse Regina Susan girandosi verso Thrent che aveva sbuffato dopo tale affermazione.
“Il Consiglio dei Mondi è presieduto da noi quattro e il re Caspian in rappresentanza di questo mondo, mentre per gli altri ce ne sono 5 per ognuno di essi“ disse Re Peter.  “Sappiamo esattamente come stanno andando le cose,  cioè non bene. Sono stati avvistati casi di magia nera tra i mondi, magia riconoscibile molto facilmente. Il sospetto che il nemico stia tornando sono sempre più forti. Continuate pure con la vostra avventura e ci rivedremo molto presto per decidere come agire tutti insieme. Ora andate e che Aslan vi aiuti“ disse congedando i tre ragazzi che stavano in piedi ad ascoltarlo.
“È stato un piacere avervi conosciuto Re Peter, Re Edmund, Regina Susan e Regina Lucy “ disse Aurora.
“Il piacere è tutto nostro” ricambiò Regina Susan.
Così, uscirono dal castello accompagnati da Tauron il centauro e ripresero il loro cammino verso l’ignoto.
Da quando  lasciarono  Cair Paravel, Andrew non poté fare a meno di pensare a una frase che aveva detto Re Peter che lo aveva lasciato perplesso.
“Oltre a noi ci sono altri re di altri mondi”.
Quindi, chi erano gli altri re? Beh, sicuramente la Regina Bianca doveva esserci ma poi, per Hogwarts? Chi erano i rappresentanti di Hogwarts? Tutte queste domande stavano intasando la mente di Andrew, tanto che chiese agli altri due amici di fermarsi a riposare qualche ora. Così fecero. Si fermarono a riposare sopra una pietra         dall’aspetto comodo, infatti era così. Tutti si addormentarono.
Mentre dormivano, Andrew fu svegliato da un leggero ruggito di un leone. Aprì gli occhi di colpo e lo trovò che camminava avanti e indietro a pochi passi da loro.
“Finalmente ti sei svegliato“ disse il leone.
“Tu parli?” rispose Andrew.
“Sei a Narnia, figlio di Adamo. Qui ogni cosa può parlare se ha un animo buono. Seguimi, devo mostrarti una cosa“.
“Ma tu chi sei? Vuoi mangiarmi?”chiese Andrew impaurito.
“Se volessi mangiarti, non credi che l’avrei già fatto? Io mi chiamo Aslan“.
“O mamma, sei davvero tu? Quello di cui tutte le leggende di questo posto parlano?“
“ Sì, sono io. Ora dobbiamo andare. Sali in groppa, faremo prima” disse Aslan.
Così fece. Con qualche sbalzo, lungo chilometri, raggiunsero una collina molto alta, abbastanza da vedere tutto il regno di Narnia.
“Quella che vedi, ragazzo mio, è Narnia. Tu e i tuoi amici siete stati chiamati qui per liberare questo e gli altri mondi dal male“.
“E chi sarebbe il male?“
“Chiunque non segua il bene. Porta i tuoi amici dal Re Caspian X, lui saprà aiutarvi. Per raggiungere il suo regno dovrai puntare verso ovest. Qualche giorno di intensa camminata e sarai arrivato“.
“Grazie,ma sai dirmi anche cosa dovrò fare dopo tutto ciò?”
“Non tutto spetta a me. Ora torniamo, è quasi buio“.
Tornarono alla pietra dove stavano dormendo come dei ghiri gli altri due. Aslan sparì e Andrew si riaddormentò.
Il Mattino seguente, quando aprirono gli occhi, notarono che attorno a loro c’era un esercito di strane creature e maghi che li avevano accerchiati nell’intento di catturarli. Infatti questo è ciò che accadde.
“Chi siete? Cosa volete da noi?“ gridarono i tre ragazzi.
“State zitti! O il capo vi farà tagliare la testa e vi mangerà per cena“ rispose uno dei soldati che li stavano trasportando nelle gabbie. Erano orchi, maghi, minotauri e altri animali leggendari, di cui non conoscevano l’esistenza.
“Quanto manca? Sono abbastanza scomodo dentro questo mucchio di ossa“ disse Ricky.
Le gabbie erano state fatte con ossa di uomini e animali, probabilmente uccisi da quelle creature da cui erano circondati.
“Siamo quasi arrivati“.
Dal nulla, tra i mostri, comparve lo Stragatto, il quale si mise a camminare insieme a loro.
“Ehi, cosa ci fai tu qui?“ disse Andrew accorgendosi della sua presenza.
“Io posso viaggiare tra i mondi caro mio, non ti ricordi? Miaoo“.
“Sì, che mi ricordo, ma, invece di stare lì a camminare a tempo di marcia con questi selvaggi, perché non ci aiuti?“
“Perché non è il mio ruolo “ disse lo Stragatto.
“Allora, come ben avevo intuito, non sei un amico fedele“.
“ Sì che lo sono, ma non di voi“.
“Spiegati meglio“.
“Il peggio di questa avventura sta iniziando ora. Buona fortuna“ così scomparve.
“Maledetto gatto, compare dal nulla e scompare poco dopo ogni volta!“ disse Aurora.
Sia lei che Ricky avevano ascoltato la conversazione con lo Stragatto ed erano rimasti molto confusi dalle parole che aveva detto.
“Quindi lui lavora per il nemico? Bisognava immaginarselo” disse Aurora.
Poco dopo …
“Siamo arrivati“ disse Ricky supponendolo, vista la grande struttura scura che si ergeva davanti ai loro occhi. Era una grande villa, quasi simile ad un castello. L’unico colore presente era il nero, nelle sue varie sfumature.
 “Forza, scendete” disse uno dei soldati.
Vennero spinti fuori dalle gabbie e portati, con le mani legate, nella  struttura.
Dentro era molto più piccola e brutta di come si potesse immaginare da fuori. C’erano ragnatele ovunque, i pavimenti e il soffitto sporchi di muffa. Sembrava che il male fosse nella villa e non in chi ci lavorava o viveva.
Entrarono in una stanza quadrata in mezzo alla quale c’era un altare nero con sopra un trono. Su di esso c’era seduto un uomo, molto brutto: pochi capelli gialli, i denti di un ratto e il corpo di un gobbo.
“Signore, abbiamo portato i tre ragazzi che desideravate“ disse un soldato.
“Molto bene, ora aspettiamo l’arrivo della Strega Bianca e degli altri. Nel frattempo teneteli nelle prigioni sotterranee e non fateli uscire finché non vi sarà dato l’ordine“.
“Sì signore“.
Così li portarono giù per le scale a lato della struttura. Anche le scale erano piene di muffa e nere, come se ci fosse stato un incendio e le avesse lasciate innerite dal fumo.
Le prigioni erano singole, grandi non più di due metri quadrati.
“Ragazzi, non so voi, ma, oltre ad essere tanto scomodo dentro queste prigioni, secondo me le cose si stanno complicando più del dovuto. Il tipo di sopra ha detto che devono arrivare la Strega Bianca e altri, sicuramente questi non saranno buoni e noi siamo solo in tre“.
“Infatti, spero che qualcuno venga in nostro aiuto il prima possibile“ disse Aurora.
“Ragazzi, siete voi?“ disse una quarta voce proveniente dal fondo delle prigioni.
“Chi parla?“ disse Andrew.
“Sono James! Qui con me c’è Jessica, sta dormendo“.
“James! Che bello risentirti, come fai a trovarti qui?“ disse Aurora.
“State bene?“ chiese Andrew.
“Sì sì, stiamo bene. Quando siamo stati catturati eravamo appena arrivati in questo mondo in qualche modo strano. Stavamo dormendo quando siamo stati svegliati da una luce abbagliante che ci ha teletrasportato qui. C’era anche Ricky con noi, se lo ricorderà sicuramente“.
“Certo che mi ricordo“ disse Ricky.
“Ottimo, adesso almeno siamo tutti e cinque. Siamo già più forti di prima perché siamo uniti” disse Andrew.
“Non potremo mai affrontare quei tipi, sono troppo forti per noi. Ci vorrebbe l’aiuto di qualcuno che sa come sconfiggerli “ disse James.
“Dobbiamo riuscire a fuggire da qui e raggiungere il regno di Caspian X, lui saprà sicuramente come aiutarci “ disse Andrew.
“Come fai a sapere queste cose?“ chiese Aurora.
“Durante la notte sono stato svegliato da un ruggito, era Aslan. Mi ha portato su una collina e mi ha spiegato quello che vi ho appena detto e dove andare: ovest “.
“Quindi tu mi stai dicendo che hai ricevuto consiglio da un leone?“ disse Ricky ridendo.
“Aslan non è un semplice leone, è qualcosa che va oltre il nostro immaginario. Per gli abitanti di Narnia è una specie di divinità“.
Nel frattempo si svegliò Jessica.
“Ciao, ben svegliata. Come stai?“ le chiese James.
“Bene, ho dormito tanto?“ gli chiese Jessica.
“Sì, circa mezza giornata. Nel frattempo abbiamo nuovi compagni di cella“.
“Ciao Jess!“ disse Aurora.
“Ciao Jessica !“ disse Andrew.
“Ciaoo“ disse Ricky.
“Ciao ragazzi! Che bello risentirvi! Se solo sapeste cosa abbiamo passato io e James!“
“Lo sanno già, gliel’ho appena raccontato“ le riferì James.
“Basta parlare laggiù!“ gridò una guardia che sorvegliava l’entrata delle prigioni. “Siete attesi nella sala del trono“.
Così, una guardia per prigione, li tirarono fuori e li portarono nella sala dove erano attesi.
Salirono la scalinata che li divideva dal piano superiore e arrivarono dove li stavano aspettando quattro figure che, solamente dall’aspetto, incutevano terrore.
 
Capitolo 11
 
I Malefici 4
Attorno al trono c’erano tre figure: due femminili e una maschile, mentre al trono era seduta la stessa persona di prima.
“Benvenuti, noi siamo i Malefici 4. È giusto fare le presentazioni prima di affrontare altri argomenti“ disse quello seduto. “Io sono Codaliscia. Da tutti sono conosciuto come il fedele servo del defunto Lord Voldemort. Per fortuna è morto, altrimenti tutto questo non sarebbe potuto diventare mio“.
“Ti ricordo che condividiamo il trono“ rispose una delle due figure femminili. “Io sono la Strega Bianca, ho affrontato Aslan e i quattro ragazzini provenienti dall’armadio ora chiamati re e regine da quel popolo inutile di Narnia“.
La Strega Bianca era una donna di carnagione pallida, i capelli biondi platino e un vestito fatto di pelle di orso polare. Portava sempre con sé uno scettro di ghiaccio, fonte del suo potere.
“Io sono la Regina Rossa, nota come la Regina di Cuori: colei che volle far tagliare la testa ad Alice quando osò venire nel mio regno senza riuscirci. Ritentai di farla uccidere qualche anno dopo quando si ripresentò, visibilmente cresciuta, un paio di giorni prima del giorno in cui la  profezia prevedeva la mia sconfitta. Ci provai a fermarla con tutte le mie forze e le mie carte, mandai in campo anche il Ciciarampa che fu ucciso, proprio da Alice, nel modo in cui volevo ucciderla la prima volta: tagliando la testa, ma fallii“.
La Regina di Cuori era una donna bassa, con una capigliatura molto ordinata, sempre con il rossetto rosso e un vestito metà rosso e metà nero. Era a forma di carta: la dama di cuori. Quando si arrabbiava aumentava la sua statura fino a raggiungere quella di una giocatrice di rugby: infatti era in grado di abbattere anche gli uomini più potenti del suo regno.
“Io sono Capitano Barbanera. Ho navigato tutti i mari di questo mondo e non solo. Sono meno conosciuto, ma posso essere molto spietato quando mi ci metto“ disse l’altra figura maschile.
Capitano Barbanera era un uomo che si vestiva da pirata settecentesco e non si cambiava e non si lavava mai. I capelli erano secchi e mossi, come quando ci si è appena svegliati e ci si ritrova i capelli messi male. Puzzava sempre di pesce, odore tipico del mare.
“Come potete vedere, siamo gente spietata. I cattivi di tutti questi mondi messi insieme.. se vogliamo possiamo radere al suolo questo universo o semplicemente farne nostri schiavi tutti gli abitanti“ disse Codaliscia con un tono di voce che faceva venire i brividi per l’orrore a Ricky.  “Quindi, vi conviene dare retta a ciò che vi suggeriamo ora: sparite. Ci siete d’ intralcio per il nostro progetto di conquistare i mondi e metterli sotto il nostro dominio, oppure unitevi a noi”.
A quella proposta rispose per primo Andrew, anticipando le decisioni avventate degli altri.
“Va bene, ci stiamo. Noi ci uniremo a te. Non serve che tieni conto di quello che pensano i miei compagni, il capo sono io e quindi decido io“ disse senza guardare negli occhi i suoi amici che lo stavano guardando con disprezzo: stava consegnando tutti loro in mano al nemico e quindi alla morte.
“Ottima risposta. Sapevo che saresti stato accondiscendente. Bravo ragazzino, mi piaci“ disse Codaliscia.
“Qual è il piano?“ chiese Andrew spudoratamente, senza pensare che, magari, questa fretta avrebbe potuto insospettirli.
“Sei un tipo di persona che si potrebbe definire … come si dice … Aiutatemi voi che siete qui dietro, non mi viene la parola“
“Affrettato?”
“Stupido?”
“Astuto?”
“Incapace?“
“No, la parola che cercavo è Intelligente“ disse Codaliscia lasciando tutti stupefatti.
“Intelligente? Lui?“ disse la Strega Bianca con un tono di protesta.
“Sì. Ha saputo cogliere la via migliore per non fallire, perdere la battaglia e la vita“ disse. “Il piano è questo: saccheggiare i villaggi e sottomettere i regni a noi. Poi passeremo ai mondi, tutti e quattro compreso il vostro”.
“Il nostro? Perché?” chiese Andrew confuso e stupito, un po’ anche impaurito.
“Perché è il 5° mondo di questo universo e nessuno ve lo ha mai detto perché nessuno lo sa. C’è un mondo che per molti di noi è inesplorato, senza nome. Tanti dicono che sia abitato da marziani, altri dicono da alieni capaci di creare e distruggere in poco tempo qualsiasi cosa, altri semplicemente dicono che sia disabitato: ma nessuno sa che lì ci abitate voi“.
“No, non è possibile, noi veniamo da un altro universo“ disse Andrew incredulo.
“E invece no. Non a caso siete arrivati in modi semplici in questi mondi. Tu, Andrew, hai trovato un orologio del Bianconiglio che ti ha teletrasportato nel Paese delle Meraviglie e voi altri quattro siete stati portati qui da un eclissi di sole lunare“.
“Che razza di fenomeno è mai questo?“ disse Aurora intervenendo dopo un lungo silenzio passato ad ascoltare.
“È un fenomeno tipico di questo universo, non ne sapete niente? Da voi non c’è?“.
“No, da noi ci sono i pianeti, le stelle, il sole, la luna, e le eclissi lunari e di sole, ma non esiste un’ eclissi di sole lunare“.
“Si vede che voi non potete vedere noi e i nostri fenomeni come noi non riusciamo e vedere voi e i vostri. Questa teoria darebbe in parte ragione  a quelli che sostengono che quel mondo sia disabitato”.
“Tornando a noi, cosa dovremmo fare?“ chiese Andrew.
“Allearvi con noi nello sconfiggere tutti quelli che si opporranno. Poi dovrete aiutarci ad entrare nel vostro mondo perché vogliamo che tutti sappiano della nostra esistenza”.
“Va bene, basta che non sia fatto del male a nessuno”.
“Ok, li renderemo schiavi allora”.
“Va bene”.
Si girò verso gli amici e gli disse a bassa voce: “ Ragazzi, fidatevi di me. Vi farò uscire illesi“.
“Allora, Codaliscia, perché non mi mostri la villa? Vorrei saperne di più, dove vivremo nei prossimi giorni“.
“Io non porto in giro nessuno, loro nemmeno. Se vuoi ti affido una delle guardie che ti faranno fare un giro di perlustrazione“.
“No allora non serve perché noi, ora, ce ne andiamo”.
“Non vorrai mica scappare credendo di averci ingannato?” disse Codaliscia alzandosi lentamente dal trono con aria minacciosa.
“E chi mai ha parlato di scappare? Noi semplicemente continuiamo la missione: con il vostro permesso logicamente“.
“Ok, ti darò tempo un giorno per sottomettere un regno in segno di fiducia nei nostri confronti. Ti conviene non venire meno alla promessa e alla nostra fiducia “ disse Codaliscia.
“Va bene, ora possiamo partire? Il tempo stringe“.
“Andate, andate .. Ricorda: noi siamo spietati“.
Così lasciarono la villa riuscendo a convincere i Malefici 4 di stare dalla loro parte quando, in realtà, non era affatto così.
Appena si allontanarono dalla vista, si fermarono e iniziarono a discutere tra di loro.
“Potevi avvisarci almeno del tuo meraviglioso piano! Tra qualche ora li avremo alle spalle perché ci inseguiranno per eliminarci“ disse Jessica furiosa.
“State calmi, noi ora andremo da Caspian X e gli diremo tutto. Saprà aiutarci“ disse Andrew.
“Tutta questa fiducia che riponi in un leone non mi convince molto“ disse Aurora delusa dalla giornata e dal comportamento inaspettato di Andrew.
“Aslan non è un semplice leone“ disse Andrew scandendo le parole.
Così ripartirono.
Il giorno era passato e loro ormai si trovavano alle porte del regno di Caspian X. Lo vedevano, era lì, davanti ai loro occhi e una speranza di salvezza iniziava a farsi avanti, ma, allo stesso tempo, la paura di essere raggiunti dai Malefici 4 era alta. A loro, ora, importava solo riferire il messaggio più in fretta possibile al re. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 12
 
Il Veliero
Il portone era ornato con simboli del popolo di Narnia.
Furono accolti da uomini e da animali parlanti i quali provavano una grande felicità nel vedere i 5 ragazzini.
“Chissà perché ci fanno così tanta festa, nemmeno li conosciamo“ disse Jessica.
“Secondo me è la loro natura essere accoglienti con qualsiasi persona“ disse James.
“Non esattamente“ rispose un nano che li stava aspettando per accoglierli davanti al portone. “Noi sappiamo chi siete, vi stiamo aspettando da tanto tempo“.
Si guardarono sbalorditi.
“E come fate a saperlo?”
“Ce lo ha detto Aslan qualche settimana fa. Il vostro arrivo in questo mondo è da tempo profezia, che ora si è avverata“ disse un uomo proveniente dall’interno del castello.
“Caspian, ve li stavo per portare dentro. Non volevo che vi scomodaste tanto“ disse il nano.
“Stai tranquillo Nori, ci penso io a portarli dentro“ disse Caspian. “Bene, se volete seguirmi vi guiderò dentro il castello fino alla sala in cui discuteremo di ogni singolo dettaglio“.
“Va bene“.
Così i cinque avventurieri seguirono il re dentro il castello. Era molto illuminato, con ritratti dei più grandi eroi di Narnia, Aslan  e le battaglie dei re e regine di un tempo e quella della liberazione di Narnia dal popolo di Telmar insieme a Caspian.
“Sono giorni gloriosi questi, in confronto a quelli. Il popolo era sgretolato, diviso in tanti piccoli gruppi che vivevano in zone sparse di Narnia. Oggi però abbiamo un altro pericolo da affrontare e abbiamo bisogno del vostro aiuto“.
Nel frattempo erano arrivati nella sala del trono. Qui il soffitto era molto alto, le pareti erano decorate con disegni architettonici e leggende del popolo di Narnia, il pavimento presentava una stella gigante con dentro una X, simbolo della prima Casata dei Caspian, re legittimi del trono.
“Bene, accomodatevi pure“ disse Caspian indicandogli di sedersi sulle sedie che aveva fatto disporre apposta per loro.
“Prima che voi diciate altro, dobbiamo informarvi di un pericolo imminente. Siamo stati catturati da un gruppo di cattivi che si fanno chiamare i Malefici 4 e hanno minacciato di farcela pagare se non avessimo rispettato un patto stretto con loro solamente per lo scopo di fuggire da quella villa o prigione, non saprei definirla“.
“Sì, ho presente.. La vecchia villa di Aomar è sempre stata un ottimo covo per il nemico, fin da tempi remoti“ disse Caspian. “La cosa che mi sorprende è che sia di nuovo in funzione.. Chi vi ha catturato?“
“Si chiamavano con dei nomi strani, aspetti che non mi vengono in mente … solo un secondo …“ disse Andrew
Mentre stava pensando ai nomi, una guardia entrò di corsa, senza prima bussare: segno che qualcosa non andava per il verso giusto.
“Caspian! I villaggi a sud di Barkaan sono stati attaccati da una banda di briganti! Si fanno chiamare i Malefici 4!“
“Gli stessi che vi hanno catturato!“ disse Caspian ai cinque.
“Probabilmente questa è la loro vendetta. Avevano un piano: conquistare tutti i mondi, compreso il nostro“ disse in fretta Aurora nella confusione del momento.
“Sì sì, sappiamo tutto. La profezia non dice soltanto del vostro arrivo, ma svela anche i retroscena della vostra missione “ disse Caspian prima di rivolgersi al soldato. “Manda una pattuglia e digli di controllare quella zona e di difenderla a tutti i costi“.
“Va bene“ e se ne andò di fretta.
“Scusate del momento un po’ inopportuno, ma certe cose non si possono prevedere“.
“Come non sapevate chi sono i componenti dei Malefici 4, giusto? Quindi la profezia non svela proprio tutto“.
“Non tutto, ma alcuni dettagli sì. Allora, vi ricordate i nomi?”
“Codaliscia“
“La Strega Bianca”
“La Regina di Cuori“
“Barbanera“
Dissero uno dopo l’altro i ragazzi, come se ognuno di essi si fosse ricordato solamente di un nome, dimenticando tutti gli altri.
“La situazione è peggiore di quel che pensavo. Se i nemici peggiori di ogni mondo si riuniscono insieme a Lui, i mondi potrebbero cessare di esistere“.
“Lo sappiamo ma … chi è Lui?“
“Il Nemico dei mondi, colui che sta a capo di questa banda di criminali. È il più forte, il più astuto e il più sanguinario dei nemici. È stato sconfitto molto tempo fa. C’è solo un modo per farlo tornare: una potente magia che si scatena unendo gli oggetti dei nemici più temuti e loro quattro li posseggono tutti“.
“Quindi siamo già spacciati?” disse Ricky.
“No, perché questi quattro elementi li devono portare nell’Isola Abbandonata che si trova a sud, nel mare dei Giganti“.
“Per quanto ne so, i Giganti non sono mai stati dalla parte dei buoni“ disse Andrew.
“Esattamente, per questo la loro strada sarà ben più facile di quella che dovremo percorrere noi per fermarli“ disse Caspian.
“Ma stiamo scherzando? Noi dovremmo affrontare dei Giganti? Non bastavano quei quattro tipi strani?” disse Ricky.
“Se le cose fossero sempre semplici, non ci sarebbe divertimento“ disse Caspian con un sorrisino in segno di sfida.
“Ok, ci stiamo. Tanto non abbiamo niente da perdere“ disse Andrew.
“A parte la vita“ rispose Ricky contrariato.
Poco dopo, Caspian li portò dal Fabbro. Lì c’erano sempre a disposizione delle spade e degli scudi, equipaggiamento minimo per affrontare una battaglia. Bisognava fare tutto di fretta perché il tempo stringeva, non sapevano quando avrebbero raggiunto l’Isola e avrebbero dovuto farlo prima dei Malefici 4.
Afferrarono una spada per ciascuno, i ragazzi, mentre le ragazze presero un coltellino e una fiala magica curante, oltre che a un arco e delle frecce.
“Questo è tutto ciò che possiamo darvi. Mi raccomando, usatele con discrezione“ disse Caspian.
Li portò tutti verso il molo, dove stava ad aspettarli un veliero, con il quale avrebbero dovuto affrontare il mare.
“Siete pronti?”
“Certo“.
“Sì”.
“Nato pronto”.
“Non esagerare Ricky … Noi due siamo pronti, vero James?”
“Certo Jess“.
“Ottimo. Io ora vado a dare una mano nel villaggio sud. A quanto pare hanno attaccato nuovamente. State attenti. Il vostro capitano è già sulla nave, la guiderà lui. Sa già la strada“.
“Grazie mille di tutto, siamo debitori “ disse Andrew.
“Sono sicuro che vi sdebiterete molto presto. Buona fortuna“.
Così si allontanò diretto al villaggio sud.
Mentre stavano sistemando gli ultimi affari sulla nave prima di partire, sentirono una scossa proveniente dalla parte più fonda di essa.
“Cosa è stato?” urlò Andrew al capitano che si trovava in una posizione più vantaggiosa per riuscire a vedere cosa stesse accadendo.
“È stato un fulmine! Era giallo, ha colpito i fondali della nave! Non riusciremo mai a partire, a meno che non vogliate affondare! Ci tocca scendere e cambiare nave” disse il capitano preoccupato per come si stavano mettendo le cose.
“Ok faremo come dice lui, dobbiamo fare in fretta ragazzi. Abbiamo già perso troppo tempo“ riferì Andrew agli altri.
“Se le cose si dovessero mettere male, voi sapete come si usano questi affari che ci hanno dato?“ chiese Ricky.
“Hai mai visto i film dove vengono utilizzate?” gli domandò Andrew.
“Sì“
“E allora fai come loro“.
In effetti, non avevano alcun tipo di esperienza e nessuno mai li aveva addestrati. Se si fossero ritrovati in una situazione di pericolo, le spade e gli altri oggetti non avrebbero potuto essere di grande aiuto.
“Andiamo“ disse Andrew muovendo il braccio in avanti, segno di avanzata.
“Voi non andrete da nessuna parte“ disse la Strega Bianca bloccando il passaggio dei ragazzi ponendosi davanti a loro.
“Ci hanno raggiunti! Mettetevi in posizione di difesa!“ ordinò Andrew.
Si misero in cerchio, dandosi le spalle e tenendo d’occhio ogni lato della nave. Si accorsero solo dopo che erano circondati dai Malefici 4.
“Posso notare con tanto piacere che ci rivediamo ancora, Andrew“ disse Codaliscia guardandolo negli occhi ad una distanza davvero minima dal suo viso.
“Per noi non è un piacere come credi tu“.
“E tu pensi davvero che noi ci eravamo cascati quando eravate nella villa di Aomar?”
“Quello che ci avete fatto credere almeno“.
“Infatti. Noi, oltre ad essere più grandi di voi, abbiamo più esperienza … Soprattutto con i bugiardi, ci conviviamo“ disse Codaliscia con un atteggiamento diabolico, ma allo stesso tempo divertito.
“Ora salirete con noi nella nostra nave. Faremo un viaggio breve nel mare“ disse la Regina di Cuori.
“Logicamente la guiderò io“ disse Barbanera “Sono il miglior capitano esistente“.
 Così, li disarmarono con un colpo di bacchetta magica e li legarono con le funi della nave.
Sebbene cercassero di svincolarsi, non ci riuscirono. Furono portati in una delle due navi che affiancavano il veliero, comparse magicamente.
“Abbiamo cambiato idea … Ci sarà solo Barbanera a tenervi d’occhio, in modo tale che, se dovessero cercare di attaccarci, almeno noi potremo volare dritti verso l’ Isola senza perdere tempo“ disse Codaliscia.
E furono legati all’albero maestro, nel centro della nave, in un punto ottimo per essere costantemente osservati dal Capitano.
“Bene, possiamo partire! La nostra vendetta ha inizio!“ disse Codaliscia.
Così, con un altro colpo di bacchetta le navi iniziarono a muoversi ad una velocità costante. Erano in guai seri, non aspettavano altro che un aiuto proveniente da qualsiasi parte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 13
 
I Pirati
Ormai era sera. Quella era stata una giornata davvero pesante per loro. Avevano visto il regno di Caspian e allo stesso tempo erano stati catturati nuovamente dai Malefici 4.  L’odore del mare stava iniziando a nauseare i 5 ragazzi, nonostante  ci fossero sopra da nemmeno un giorno.
“I mondi saranno nostri a breve, finalmente“ disse Barbanera.
“Non credo riuscirete nella vostra impresa, ci sono poche possibilità“ disse Jessica.
“Ti conviene tacere, ragazzina“ disse contrariato il capitano.
La distanza tra la prima nave, dove si trovavano loro, e la seconda era notevole. Facevano strada, in modo tale da subire loro gli attacchi di possibili salvatori.
“Devo dire che possono essere brutti e cattivi, ma sono furbi” fece notare James.
“Spero solo che, se dovessero attaccare questa nave, evitino l’albero maestro“ disse Andrew.
La notte si faceva avanti e i 5 ragazzi, nonostante fossero in una posizione molto scomoda, si addormentarono.
La nave viaggiò per tutto il tempo, senza mai fermarsi. All’alba del mattino seguente si svegliarono, accecati dalla prima luce del sole e dal caldo insopportabile.
“Se avessi il mio letto in questo momento dormirei per almeno altri due o tre giorni“ disse Jessica.
“Ma non lo hai quindi su, sveglia“ disse Ricky.
Ricky era sempre quello più criticone, ma allo stesso tempo più imbranato del gruppo. Non si faceva mai problemi a controbattere qualsiasi cosa venisse proposta o detta. Era anche molto pigro, ma la qualità che più lo distingueva era la schiettezza.
Ad un certo punto videro una nave nera avvicinarsi a grande velocità alla loro. La bandiera indicava chiaramente che quelli erano pirati.
“ Oh no, i pirati! Saccheggeranno la nave e faranno di noi le loro bambole“ disse Jessica andando in panico.
“Stai tranquilla Jess, non tutti sono così. Ho conosciuto dei pirati gentili e buoni quando ero piccola. Potrebbero essere uguali a loro quelli che ci stanno raggiungendo“ disse Aurora.
Seguì un momento di silenzio. In questo attimo, Andrew ne approfittò per chiedere ad Aurora una cosa che avrebbe voluto chiederle prima.
“Aurora, ho notato che ultimamente sei spesso zitta. Tutto bene?” le chiese Andrew.
“Sì sì, non preoccuparti. Ora però abbiamo ben altro a cui pensare“ disse rivolgendo lo sguardo verso la nave pirata.
Quando ormai era affiancata, videro che uscivano da essa una serie di cannoni tripli. Puntavano alla base della nave.
“Dai che forse non ci colpiranno” disse Ricky.
La Battaglia dei mari era incominciata.
 Furono sparate una serie di palle di cannone che trapassarono la nave su cui erano situati i 5 amici. Sembrava troppo semplice, non c’era una ciurma che avrebbe difeso quella nave mentre nell’altra, che stava attaccando, sì. Nessuno però si mosse dalla propria posizione, a parte il capitano Barbanera che, come prevedeva il piano, abbandonò la nave tuffandosi in acqua e raggiungendo la seconda nave a nuoto.
Poco dopo tre pirati li raggiunsero. Il primo era un uomo alto poco più di un metro e sessantacinque centimetri, con in testa una bandana e un vestito tipico da pirata e una bussola. Quello in mezzo era un altro uomo con una camicia e un paio di jeans strappati, aveva un’età anziana rispetto gli altri due. L’ultimo era un uomo adulto, non sembrava neanche un pirata, ma, a quanto pare, lo era. Aveva dei vestiti semplici, una camicia e dei pantaloni.
“Salve, state tranquilli … Siamo venuti a salvarvi“ disse il primo pirata.
“Sì, certo, come potremmo noi esserne sicuri?” rispose Jessica.
“Perché io sono il Capitan Jack Sparrow e non ho mai fatto del male a coloro che possono essermi d’aiuto”.
“Io ti conosco! Sei quello che ha ucciso Davy Jones e ha sconfitto l’Olandese Volante, liberando la sua ciurma dalla maledizione “ disse Ricky.
“Sì, anche se non era quello l’intento, è andata così. Sono io. Ora sono qui con la mia ciurma e la mia Perla Nera per salvare voi“.
“Ottimo, stavamo aspettando proprio un aiuto come quello che ci hai offerto“ disse Andrew “Puoi liberarci ora?“
“Certo. Liberateli “ ordinò agli altri due“. Comunque loro sono Gibbs e William Turner“ disse presentando gli altri due pirati.
“Chi è chi?” disse James.
“Quello più vecchio è Gibbs e quello più giovane è Turner“.
“Piacere“ disse William mentre liberava i ragazzi.
“Ora salirete sulla mia nave e vi porterò al Consiglio dei Mondi, siete attesi lì come noi“.
Così accadde successivamente.
Anche se odiavano stare in mare, dovettero farci l’abitudine. Il viaggio per raggiungere il luogo di ritrovo del Consiglio dei Mondi era ancora lungo e il tempo era breve.
La Perla Nera era conosciuta da tutti per via della sua velocità, soprattutto se il vento era a favore: come in quel momento.
Riuscirono a fare molte miglia in poco tempo, infatti erano previste solamente poche ore di viaggio prima dell’arrivo.
“Ho notato che vi erano  state portate via le armi con la forza, così le ho recuperate per potervele ridare, tenete“ disse Jack allungandogli i loro armamenti uno alla volta.
“Come è buffo vero?” disse Ricky, così dal nulla, mentre si risistemavano l’equipaggiamento.
“Cosa intendi?” disse Andrew.
“Fino a una settimana fa eravamo semplici ragazzini che andavano a scuola e ora, invece, siamo pirati o almeno stiamo viaggiando su una nave con dei pirati. Non mi sembra neanche vero. Direi che è il sogno di ogni bambino“.
“Hai ragione. Secondo me questa avventura sta servendo molto per unirci ancora di più e per farci maturare un qualcosa dentro di noi … ancora però non ho capito cosa“.
“ Secondo me il coraggio, la forza d’animo e soprattutto altri piccoli valori che, probabilmente, non avremmo imparato stando lì tra le mura di scuola“ disse Aurora.
“Ottima risposta, ragazzina“ intervenne il Capitano interrompendo la conversazione “Ma ora devo mostrarvi una cosa, per cui seguitemi“.
Così fecero.
Li guidò nella stiva, li fece mettere attorno ad un tavolo sopra al quale c’era situato il suo cappello.
“Voleva parlarvi“ disse a loro Jack.
“Ciao ragazzi, sono io … Il Cappello Parlante. Ho assunto questa forma perché era l’unica disponibile in questo mondo, come per Hogwarts l’unica era quello a punta, tipico delle streghe, e nel Paese delle Meraviglie era il cilindro. Ascoltatemi, devo dirvi una cosa: i Malefici 4 sono tornati più forti di prima. Stanno architettando di far tornare in vita una persona che molti anni fa era stata sconfitta grazie all’aiuto di tutti i mondi. Dovete impedirlo“.
“Lo sappiamo già … da quando non ci siamo più visti ce ne sono capitate di tutti i colori“ disse Ricky.
“Ok, ottimo. Vi aspetto al Consiglio dei Mondi … Decideremo come agire per interrompere questa rivolta. A presto“ e il suo volto scomparve dal cappello tornando ad essere il semplice cappello del Capitano.
“Avete sentito? La rotta è per l’Isola degli Eroi. Andiamo“.
Uscirono dalla stiva, caricati di adrenalina … pronti per la sfida finale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 14  
 
L’ Addestramento
“ Ho potuto notare che non siete in grado di utilizzare le armi che vi sono state affidate” disse Jack  “quindi ho deciso di insegnarvelo, di tempo ne abbiamo a sufficienza“.
“E come faremo?” chiese James, mentre teneva stretta a sé Jessica.
“Monteremo un campo di addestramento sulla nave e farete esattamente ciò che vi dico. Forza, datemi una mano a sistemare il tutto“.
Così quella giornata si prevedeva impegnativa: durante il giorno l’addestramento e la sera l’arrivo all’Isola degli Eroi.
“Prendete le vostre armi, poi prendete questo tabellone che sarà usato per l’addestramento con l’arco e prendete questi manichini, ci serviranno per allenarci con la spada“.
Presero gli oggetti indicati e li portarono al centro della nave.
“Prima cosa da sapere per affrontare una battaglia è che non si uccide mai senza prima aver tentato qualsiasi altra possibilità: colui che uccidereste è comunque un essere vivente che merita la vita, se lo desidera. Quindi, se qualcuno vi chiede pietà, voi dimostrategliela sempre” disse il Capitano.
“Anche se ci imbroglia dopo che gli abbiamo mostrato pietà?” chiese Andrew.
“ Con questa domanda introduco il secondo punto fondamentale per il vostro addestramento: Se dimostrate pietà al vostro nemico e lui vi inganna cercando di uccidervi, siete abilitati a difendervi anche uccidendolo. In questo caso, state attenti a non farvi colpire perché abbassate la guardia“.
“Bene, abbiamo capito“ disse Aurora.
“Il terzo punto fondamentale è l’onore. Quelle armi che portate in questo momento, necessitano di una persona che le utilizzi nel modo più saggio possibile. Non sperperate il vostro onore per via di sogni ambiziosi o stupidi desideri. Se fate una promessa, mantenetela. Soprattutto in questo punto, l’onore deve farsi sentire“.
“Che tipo di promessa dobbiamo fare?”
“Qualsiasi tipo di promessa voi facciate, compresa quella di rispettare i codici”.
“C’è un codice?” chiese Andrew, davvero interessato sull’argomento.
“Sì, per ogni situazione c’è un codice, per ogni mondo c’è un codice da rispettare. Il codice non è altro che una serie di regole da considerare infrangibili, dettate dal proprio Dio. Per noi pirati, quello del mare”.
“Quindi è tutto simile ad un gioco, dove chi vince è colui che segue alla lettera le regole ed è più furbo” disse Ricky.
“Non esattamente. Chi vince è perché è stato più furbo in battaglia, più forte e più veloce. Chi vince non perde spesso. C’é chi, come me invece, rischia sempre di perdere tutto quando sta vincendo. Devo ammettere che è ogni volta una situazione scomoda ma allo stesso tempo divertente“.
Mentre stava dando queste lezioni di battaglia, la nave era guidata da William.
“Tenetevi sempre stretti gli amici perché nei momenti difficili si riveleranno il miglior aiuto che possiate avere. Bene, ora iniziamo con la pratica. Prendete le spade e mettetevi in questa posizione” disse posizionandosi a gambe leggermente divaricate e il braccio destro alzato. “La mano che tiene la spada deve essere inclinata di 45° verso il nemico, in modo tale che la vostra arma vada ad incontrare la sua a metà strada tra i vostri due corpi. Questa distanza dovete cercare di mantenerla sempre perché  così non può colpirvi e vi difenderete anche senza particolari mosse“.
Stavano provando le cose che diceva. C’era a chi veniva bene al primo colpo, come ad Andrew e James, e a chi non riusciva molto bene, come a tutti gli altri. Jack li aiutò a sistemare la posizione. Quando ebbero imparato tutti quanti come fare, passarono alla seconda lezione.
“Bene. Ora dovete sapere che in un duello ci sono due momenti ben distinti: l’attacco e la difesa. Quando state attaccando dovete dare dei colpi con la vostra spada, a destra e a sinistra, alla spada del vostro nemico in modo tale da farlo indietreggiare mettendosi in posizione di difesa. Quando indietreggia, logicamente, voi dovrete avanzare facendo dei passi a salto. Ora mi spiego meglio: voi dovrete far avanzare le vostre gambe con un galoppo frontale quindi prima un piede e poi l’altro, il tutto mentre fate un salto in avanti. Oppure, semplicemente, fate sì che avanzi il piede davanti e, quello dietro, lo fate strisciare alzandolo leggermente da terra“.
Mentre diceva tutte queste cose, gli altri si guardavano con aria perplessa perché non riuscivano a capire come imitare quello che stava facendo.
Dopo un po’ di pratica ci riuscirono.
“Bene, ora sapete come combattere nel caso vi trovaste solo con una spada. Adesso passiamo allo scudo, molto più semplice e più veloce“.
“Io pensavo che vi venisse spontaneo combattere, non che ci fossero tutte queste cose a cui pensate mentre combattete“ disse Ricky.
“Ed è qui che ti rispondo che dopo un po’ che combatti, tutto è più semplice. Ti viene spontaneo“ disse Jack “Lo scudo dovrete metterlo tra la spada del nemico, che sta facendo un affondo, e voi. Basta, per il resto combattete come se foste senza“.
“Facciamo una pausa? Sono stanco“ disse Ricky.
“Il nemico non ci lascia il tempo di riposare quando siamo in battaglia quindi ora non vi lascerò riposare finché non finiamo l’addestramento. Mancano pochissime ore all’arrivo e dovrete essere pronti quando saremo lì” disse Jack Sparrow cercando di affrettare i tempi. “Ora, passiamo al tiro con l’arco. Quando tirate le frecce dovete inclinare leggermente l’arco in modo tale che la punta della freccia stia poco più su del punto esatto in cui volete colpire. È tutto qui, la cosa difficile ora è provare finché non vi riesce e fidatevi che la spada è più semplice a confronto“.
“Perché nei film la rendete molto più semplice?” chiese Ricky.
“Per lo stesso motivo della spada. Quando prendi confidenza, non ci pensi alle cose che devi fare perché ti vengono spontanee. Ora esercitatevi cercando di colpire il centro dei bersagli che abbiamo preparato prima“.
Così si esercitarono per tutto il tempo, fino al momento dello sbarco.  
"Forza. Ora siete pronti. Preparatevi, quando caleremo l'ancora scenderemo subito perché ci stanno già aspettando" disse il Capitano Jack Sparrow. 
"Chi fa parte del Consiglio dei Mondi?" chiese Andrew.
"Lo vedrai di persona tra qualche minuto, per ora non voglio dirti niente".
"Va bene" disse Andrew tacendosi e preparandosi per lo sbarco.
Ora si sentivano finalmente pronti. Pronti per vincere, pronti per combattere. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 15
 
Il Consiglio dei Mondi
Scesero così dalla Perla Nera dopo due giorni di viaggio in mare. Erano finalmente arrivati nell’Isola degli Eroi.
“Dovete sapere che, nella vita di tutti i giorni, in questi mondi, non è come i vostri film raccontano“ disse Jack.
“Perché?” chiese Andrew, il quale stava dimostrando molto interesse rispetto agli altri.
“Perché non rivelano mai i retroscena. Per esempio: quando noi viaggiamo da un posto all’altro passiamo molto tempo a far nulla, soprattutto se siamo in mare. Non è tutto azione, c’è molta noia nel bel mezzo: per questo motivo siamo sempre pronti alla battaglia. Ma questo non viene mostrato, saltano subito alla scena dell’azione“.
“Capisco. Tu come fai a conoscere i nostri film?” chiese Andrew.
“Una volta sono andato oltre i confini del mare. Sono capitato nient’altro che nei vostri mari. Quando un pirata esplora, lo fa in lungo e in largo: così ho conosciuto il vostro mondo e ho visto i vostri film. Poi la mia ciurma è venuta a recuperarmi ed eccomi di nuovo qui“.
“Ti piaceva il nostro mondo?” chiese James.
“Sì, dai, un po’ noioso, ma sì“.
“Ah, bene“ disse Jessica.
Si dissero tutto questo mentre camminavano tra le vie della Città degli Abbattuti, simbolo chiave della pace in quanto lì era dove gli eroi, che un tempo dominavano quei mondi, sconfissero il nemico, lo stesso nemico e ora c’era il pericolo che si risvegliasse dal sonno della morte.
“Siamo quasi arrivati“ riferì Jack agli altri 5 vedendo in lontananza il luogo della riunione del Consiglio.
Il posto non era altro che una vecchia casa in collina, all’apparenza abbandonata.
Arrivarono poco dopo davanti alla porta d’entrata: Jack bussò in un particolare modo, probabilmente era una specie di parola d’ordine per entrare, e la porta si aprì lentamente.
“Sono di sopra“ disse Jack.
L’interno era veramente una casa abbandonata, così appariva agli occhi dei 5 ragazzi che erano stupiti dalla visione di come era tenuto il luogo della riunione del Consiglio dei Mondi. Polvere, pochi arredi, una sedia a dondolo in mezzo alla stanza che stava dietro a una scalinata fatta in legno che portava al piano superiore, un caminetto spento, poca luce.
Era quasi buio, la sera avanzava e l’assenza di luce all’interno della casa non facilitava la scalinata per i 5 ragazzi. Poco dopo erano al piano superiore, di fronte alla porta che li separava dalla riunione.
“Mi raccomando, non fate cose stupide“ disse Jack preoccupandosi perché temeva che quella serata potesse trasformarsi in una situazione poco gradita.
“Tipo?” chiese Ricky a bassa voce.
“Tipo evita di fare domande stupide“ disse Jack.
Aprì la porta e subito furono accolti dalla luce che avvolgeva quella stanza grazie ai lampadari antichi nel soffitto. Nella stanza c’erano due credenze e un tavolo nel mezzo, un grandissimo tavolo dove vi erano seduti attorno vari personaggi: Harry Potter, Ron, Hermione,Neville e Ginny; Il Cappellaio Matto, il Bianconiglio, Grandiorecchie e la Regina Bianca; Re Peter, Regina Susan, Re Edmund, Regina Lucy e Caspian X. Ad aggiungersi ci sarebbero stati Jack, William, Gibbs, Barbossa,Elizabeth e loro 5. Erano in 5 per ogni mondo, tranne per quello del Paese delle Meraviglie, difatti Andrew si stava chiedendo perché.
“Sbaglio o siete in cinque per ogni mondo?” chiese Ricky a Jack.
“Hai anticipato quello che stavo per chiedergli io“ disse Andrew.
“Sì, infatti” gli rispose Jack “Siamo in cinque. Per il Paese delle Meraviglie manca Alice: dicono che sta arrivando“.
Si sedettero nei posti riservati a loro. Andrew era vicino ai suoi amici del Paese delle Meraviglie, con i quali iniziò subito a conversare.
“Ciao Andrew! “ disse il Cappellaio Matto.
“Ciao ragazzi! Non sapete quanto mi siete mancati! Come state?” disse abbracciandoli uno ad uno.
“Noi stiamo bene e tu? “ gli chiese Grandiorecchie.
“Sto bene, sono solamente stanco, ma per fortuna ho ritrovato i miei amici nei vari mondi“ disse Andrew. “Dov’è Alice? Dicono che manca solo lei“.
“Ha voluto fermarsi per scambiare due chiacchiere con un suo vecchio amico. Comunque il Consiglio lo presiede lei quindi non si inizia finché non arriva“ gli rispose Bianconiglio.
“Ah ho capito, spero faccia presto. Comunque, loro sono i miei amici : Ricky, James, Jessica e Aurora, che conoscete già“ disse indicandoli uno ad uno.
“Piacere nostro, noi siamo … “ stava dicendo Grandiorecchie quando fu interrotto.
“Non serve che ci dite chi siete, vi conosciamo già“ gli rispose Aurora facendogli un sorriso che andava da una parte all’altra del volto.
Quel sorriso fece arrossire Grandiorecchie, che abbassò lo sguardo imbarazzato.
Ad un certo punto, un rumore di scarpette col tacco, che batterono sul  pavimento in legno, si sentì provenire dal basso.
“Questa è Alice“ disse Bianconiglio.
Quel rumore stava lasciando col fiato sospeso i 5 ragazzi: non avendo conosciuto Alice non sapevano che tipa era.
Tutti la stavano aspettando, guardando verso la porta. Poco dopo il rumore si fermò e la porta si aprì, svelando la figura di Alice un po’ alla volta. Era lì ferma sotto la porta, nel buio. Non si riusciva a distinguere niente di più che i contorni del suo corpo. Era alta all’incirca un metro e sessantacinque e portava un vestito lungo fino alle ginocchia. I capelli erano sciolti ma tenuti con un cerchiello. Un attimo dopo entrò.
I Capelli erano biondi e il vestito era nero e bianco, le scarpette pure. Era una donna adulta, non una bambina come la rappresentavano nelle fiabe. Probabilmente era cresciuta da allora.
“Zia!“ gridò Jessica, correndole incontro per abbracciarla, incredula pure lei, ma felice per averla ritrovata dopo tanti anni.
Tutti si guardarono con un certo stupore. Alice era la zia di Jessica? Ma come era possibile?
“Ciao Jessica! Da quanto tempo! Vedo che sei cresciuta molto dall’ultima volta” le disse Alice.
“Zia Alice, quindi sei tu la famosa bambina che andò nel Paese delle Meraviglie e della quale mi raccontavi la fiaba quando ero piccola?”
“Certo che sì, all’epoca ero ancora giovane. Se non sbaglio avevo la tua età. Per me è stata un’avventura magnifica”.
“Beh, allora devi sapere che sei sempre stata il mio idolo segreto“ le disse Jessica tenendola stretta tra le sue braccia bisognose di affetto.
“Ahahah, sono felice allora. Ora però vai a sederti che dobbiamo iniziare il Consiglio“.
Così Jessica tornò a sedersi vicino a James, molto più felice rispetto a prima che sapesse di sua zia.
“Rappresentanti dei vari mondi, vi do il benvenuto a questo 5° Consiglio dei Mondi” disse Alice iniziando la riunione tanto attesa, tirando fuori da un cesto, che si era portata, un cappello. Questo cappello aveva un volto, era il Cappello Parlante.
“Io e il Cappello Parlante, in carica di presidenti del Consiglio, vi abbiamo voluti riunire qui per discutere il da farsi. Ora lascio la parola a Larry“.
 Larry era il nome del Cappello Parlante, anche se nessuno lo sapeva.
“Sapete tutti come mai siete stati chiamati qui oggi. Un pericolo sta incombendo su di noi. I Malefici 4 si sono riuniti e voglio dar vita nuovamente al loro capo: Lars Villain. Lars è il cattivo dei cattivi, il loro capo. Per svegliarlo dal sonno, non devono far altro che portare i loro scettri del potere e porli sopra la tavola del male, luogo di sepoltura di Villain. In questo momento sono  in viaggio verso l’Isola Abbandonata, nel mare dei Giganti. Loro avranno la strada libera, noi no. Quindi coalizziamoci e facciamo in modo che questi 5 ragazzi, per noi fondamentali, vadano lì senza dover pensare ad altro che a sconfiggerli ed evitare che il peggio accada. Vi chiedo di mettere a disposizione i vostri poteri, le vostre spade e le vostre navi per aiutarli sennò l’equilibrio tra i mondi non si ristabilizzerà mai“.
“Perché loro e non noi?” disse Ron. “Noi abbiamo già sconfitto dei cattivi, loro no“.
“Infatti, noi abbiamo ucciso Lord Voldemort. Voi avete sconfitto la strega Bianca e voi la Regina di Cuori, voi invece Barbanera. Cos’hanno in più di noi?” disse Hermione.
“Hanno l’incoscienza, la purezza dell’animo e la forza per racchiudere i vostri poteri dentro di sé“ disse Alice rispondendo alla domanda di Hermione.
“Quindi il piano è questo?“ disse Barbossa “Noi dovremmo donare loro una parte dei nostri poteri in modo tale che possano sconfiggerli?”
“Esattamente. Non c’è altro modo. Con il loro ritorno, i Malefici 4 hanno rovesciato la direzione della Clessidra Morale: invece di essere a Nord dove sta il bene, sta a sud dove c’è il male. Per questo motivo l’equilibrio tra i mondi è corrotto. Se volessero potrebbero metterci sotto il loro comando , facendoci fare una guerra tutti contro tutti. Noi dobbiamo evitarlo“.
“Ok ci sto, questo e altro per il mio Paese“ disse il Cappellaio Matto.
Si consultarono tra di loro i vari rappresentanti dei mondi per prendere una decisione insieme.
“Il Paese delle Meraviglie concorda“ disse la Regina Bianca.
“Pure Hogwarts“ disse Harry.
“Anche Narnia è con voi“ disse Re Peter.
“E anche i Pirati“ disse Jack.
“Bene, sono felice di vedervi concordare. Inizia subito l’operazione “ disse Larry “Andiamo, abbiamo già perso troppo tempo. Navigheremo in file orizzontali da due, davanti ci sarà la Perla Nera dove staranno i 5, in modo tale che in battaglia voleranno via, evitandola”.
“Se non ti dispiace Jack, per questa volta vorrei fare io il capitano della Perla Nera” disse Alice.
“Va bene, ma trattala bene. Per me è come una figlia“.
“Sì, lo so”.
“Andiamo! Per i Mondi e per il loro popolo! “ gridarono tutti in coro.
Poco dopo uscirono dalla casa abbandonata e si avviarono al molo, sulle rispettive navi. La resa dei conti era vicina.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 16  
 
La Battaglia dei Giganti
Erano in mare, la tensione iniziava a sentirsi. I 5 ragazzi e Alice erano sulla Perla Nera, assorbiti in un silenzio di tomba. Solo il rumore del mare, che si infrangeva sulla nave, si sentiva. Ad un certo punto Jessica andò dalla zia, aveva delle domande da porle e voleva delle risposte.
“Perché non me lo hai mai detto che sei quella Alice?”
“Perché non ci sarebbe stata la magia che hai sentito fin da piccola“ le rispose.
“E da quanto sei in questo mondo?”
“Gli amici del Paese delle Meraviglie non lo sapevano, ma sono qui da cinque anni circa, devo ancora tornare a casa.. Chissà come è ridotto il mio cottage”.
“È pieno di rami e di alberi. Si immerge nel bosco completamente. Ci siamo stati prima di arrivare qui”.
“Ah capisco, si vede che è da troppo tempo che sono via e per non destare sospetti gli alberi hanno deciso di farla sembrare abbandonata“.
“Gli alberi?”
“Sì, sanno parlare e sono degli ottimi protettori”.
“Raccontami delle tue avventure nel Paese delle Meraviglie”.
“Avremo tanto tempo a casa per raccontarci tutto. Ora concentriamoci sulla battaglia. Stai attenta, non voglio perderti“.
“Non mi perderai“ disse Jessica a sua zia.
Mentre viaggiavano nel modo in cui gli era stato detto, il tempo passava velocemente e lo scontro si avvicinava. La tensione si sentiva.
“Ragazzi, stiamo uniti. Non voglio perdere nessuno di voi quattro“ disse Andrew agli altri.
“Non ci perderai“ disse Aurora prendendogli le mani e guardandolo negli occhi.
“Sono felice che ci sia anche tu in questa avventura, qui con me“ rispose Andrew.
“Anche io lo sono“.
Ci fu un momento di suspense, tutti guardavano la scena senza farsi vedere: non aspettavano altro che il momento della dichiarazione e forse era quello.
Si avvicinarono i visi, quasi si  baciavano quando ad un certo punto sentirono le grida del capitano che li disturbò, ma se gridava c’era un motivo. Erano arrivati.
“I Gigantiiii “ gridò Alice.
Tutti si concessero un attimo di delusione prima di girarsi a guardare il mare. Dall’acqua, come se fossero dei mostri marini, uscivano delle creature alte almeno dieci metri: alcune con un solo occhio, altre invece con una testa gigante. Tutte avevano un pancione enorme e una clava nella mano destra. Stavano puntando le navi dove c’erano loro.
“Andate al riparo! Noi dovremo aggirarli e lasciare che se ne occupino gli altri, ma non possiamo rischiare di essere presi e spezzati in due! E non sto scherzando! Tutti sotto coperta” gridò Alice.
Così, specialmente dopo l’ultima cosa che aveva detto, i 5 ragazzi le diedero ascolto e corsero nella stiva.
Qui trovarono litri e litri di rum e con questo si spiegarono il comportamento bizzarro di Jack Sparrow e della sua ciurma.
La battaglia ebbe inizio, ma loro non ne presero parte.
Nella nave “Hogwarts”, Harry Ron ed Hermione stavano facendo di tutto per tenere occupati i Giganti, mentre la Perla Nera li passava a fianco per evitarli,lanciandogli incantesimi.
“Harry, proviamo con un Stupeficium! “ disse Hermione.
“Ok: Insieme!” disse Harry.
“Stupeficium”  gridarono in coro lanciando un incantesimo addosso al Gigante, che stava davanti a loro, stordendolo per qualche secondo, giusto il tempo per distrarlo.
“Ottimo lavoro“ gridò Neville che stava alla guida della nave.
Nella nave di Narnia, i Re di un tempo dovettero affrontare dei mostri che avevano metà corpo da pesce e metà da uomo: i capelli erano nient’altro che piccoli serpenti velenosissimi.
“State attenti ai capelli! Sono serpenti“ avvisò Regina Lucy.
“Tagliate i capelli e difendetevi dal mostro con lo scudo“ disse Re Edmund.
“Mi risulta difficile fare queste due cose contemporaneamente: spingono tanto forte” disse Re Peter.
"Non mollate ragazzi!" gridò Regina Susan, dal timone.
C’erano una decina di questi mostri sulla nave di Narnia: La battaglia stava diventando sempre più difficile.
Sulla nave dei Pirati, Jack e gli altri combattevano contro dei mostri metà uomini e metà aragoste.
“Questi cosi mi hanno sempre dato il mal di mare e io odio chi mi fa venire il mal di mare!” disse Barbossa.
“Mi sa che ci dovremo fare l’abitudine Barbossa” disse William Turner.
“Ma che razza di creature siete? Dovevo immaginarmelo che non sarebbe finita con queste storie quando abbiamo sconfitto Davy Jones” disse Jack.
“Colpite il volto! È il loro punto debole“ disse Elisabeth, che teneva il timone della nave.
Sulla nave delle Meraviglie, il Cappellaio Matto era in battaglia con Bianconiglio e Grandiorecchie per sconfiggere sia i Sireni che gli Aragosti. Lui usava il cappello come arma, diventava affilato e lo lanciava come boomerang. Gli altri due li prendevano a zampate sui volti. La Regina Bianca aveva lanciato un incantesimo puro in modo tale che, se qualcuno si fosse ferito, guariva immediatamente.
 
In questo modo continuò la battaglia.
Nel frattempo la nave guidata da Alice era già lontana dallo scontro. Si stavano avvicinando all’Isola Abbandonata.
“Potete uscire, il peggio è passato“ gridò Alice ai 5 ragazzi.
“Dove siamo?” chiese Jessica.
“Siamo quasi arrivati all’Isola Abbandonata“.
“I Malefici 4 saranno sicuramente arrivati prima di noi“ disse Andrew sconcertato.
“Non esattamente, guarda: sono laggiù“ disse Alice indicando una nave che era poco più lontana di loro.
“Wow! Come abbiamo fatto a raggiungerla?” chiese Ricky.
“Voi sottovalutate la Perla Nera, soprattutto se guidata da me“ disse facendogli l’occhiolino.
Era una notizia favolosa quella che avevano appena ricevuto: ora c’era la certezza di poter impedire il peggio.
“Alice! Quella è per caso l’Isola Abbandonata?” chiese Aurora indicando un isola comparsa all’orizzonte.
“ Sì e i Malefici 4 ci stanno sbarcando ora, dobbiamo sbrigarci e impedire che risveglino Lars Villain“.
“Ma che tipo è questo? Tu l’hai mai visto?” chiese Andrew.
“No, ma molti libri lo rappresentano come un uomo di mezza età. Fascino, Mistero e Brutalità sono le sue caratteristiche principali, secondo le storie. Dicono che sia biondo“.
“Ah, capisco“.
Nel frattempo, I Malefici 4 stavano iniziando a litigare sull’Isola.
“Stupido che non sei altro, ti avevo detto di tirare le vele quando c’era il vento a nostro favore. A quest’ora avremmo  risvegliato il Grande Capo già da un bel pezzo, se tu non avessi fatto di testa tua“ gridò Barbanera a Codaliscia.
“Ti conviene non insultarmi un’altra volta se ci tieni alla vita, rozzo pirata che non sei altro“ gli rispose Codaliscia.
“Smettetela tutti e due! Altrimenti vi trasformo in statue di ghiaccio per il resto della vostra miserabile vita!“ disse la Strega Bianca zittendoli subito.
“Brava” disse la Regina di Cuori“ bisogna sempre comandarli, altrimenti non porteranno mai rispetto a noi donne“.
“Infatti guarda con che vermi schifosi ci ritroviamo a dover collaborare! Spero che Lord Villain mi conceda l’onore di diventare la sua fedelissima serva, dopodiché chiederò che faccia lo stesso anche con te“.
“Perché invece non posso essere io la prima?”
“Perché non ne sei all’altezza“.
“Ahn sì? Vedremo chi saprà cavarsela meglio con Lord Villain“.
Stavano camminando verso il centro dell’Isola, dove si trovava la tavola del male.
A un’ora di cammino c’erano i 5 ragazzi, appena sbarcati.
“Tu non vieni con noi?” chiese Jessica a sua zia nel momento in cui vide che lei non stava scendendo.
“No, questa battaglia dovrete affrontarla da soli. Se le cose si dovessero complicare noi arriveremo in vostro supporto. Ora andate, non c’è tempo da perdere“ disse Alice salutandoli e baciando sulla fronte sua nipote.
“Ciao zia”.
“Ciao Jessica”.
“Ciao Alice, grazie mille“ dissero gli altri quattro.
“Ciao ragazzi, buona fortuna”.
E si allontanarono, addentrandosi nel bosco che li divideva dal centro dell’Isola: proprio dove si trovavano i Malefici 4.
 
 
 
 
Capitolo 17
 
L’Isola Abbandonata
La sera dopo il Consiglio dei Mondi, i cinque ragazzi ricevettero una parte dei poteri di ogni mondo. Non sapevano come usarli, ma speravano che nel momento del bisogno ci sarebbe sicuramente stata “l’illuminazione”.
Ora, invece, stavano camminando ad un passo veloce nel bosco dell’Isola. Non conoscevano la distanza che li dividevano dai nemici,ma l’obiettivo era di raggiungerli.
“Secondo voi ce la faremo?” chiese James.
“Secondo me sì, sono fiducioso su questa avventura“ disse Ricky molto sicuro di sé.
“Dobbiamo mantenere i piedi per terra e avere una visione più razionale possibile della situazione in modo tale da poter agire più in fretta e con più sicurezza” disse Andrew. Finalmente tornava la parte scout che aveva dentro di sé, doveva essere la guida per i suoi compagni.
Ormai era sera, si dovettero per forza fermare per riposare.
“L’ultima volta che ci siamo fermati in un bosco per riposare siamo finiti in questo universo parallelo“ disse Andrew “Che ironia, non pensate?”
Tutti si misero a ridere. Finalmente un po’ di felicità si sentiva tornare negli animi del gruppo.
Calò la notte, tutto era buio a parte il fuoco che avevano acceso seguendo le indicazioni di Andrew.
“Ragazzi, io vado a perlustrare la zona“ disse.
“Mi raccomando, non raccogliere oggetti misteriosi e non cadere in una tana di un coniglio“ gli dissero ridendo.
“No, tranquilli. Una volta basta e avanza“.
Così partì, con l’intento di esaminare la zona dentro a un raggio di un chilometro di strada. Mentre era in cammino sentì delle urla, le riconobbe: erano le urla di Aurora.
Tornò di corsa nel luogo dove si erano fermati e notò che tutti erano allarmati come lui: Aurora era sparita.
“Aiutoooo“.
Sentirono gridare dal cuore del bosco.
“Andiamo, non c’è un minuto da perdere!“ disse Andrew incitando gli altri compagni.
Corsero fino all’alba, percorrendo tutto il bosco fino al cuore di esso: l’Altare dei Dannati.
Sull’Altare dei Dannati c’era la Tavola del Male ed altri sepolcri, dove riposavano altri cattivi, una volta amici di Lord Villain.
Quando raggiunsero il luogo, videro che i Malefici 4 li stavano aspettando. Barbanera teneva la spada al collo di Aurora.
“Bene, siete arrivati finalmente!“ disse Codaliscia girandosi verso di loro.
“Lascia andare la nostra amica!” gridò Andrew.
“Certo che lo farò. Solamente quando avremo liberato Lord Villain e voi non potrete più fare nulla per salvare questo mondo“.
“Non te lo permetterò!“ disse Andrew facendo un passo in avanti.
“Se fossi in te non avanzerei ancora, a meno che tu non voglia vedere la gola della tua amica sanguinare“ disse Codaliscia.
“Non dargli retta Andrew! Salva i Mondi, non pensare a me“ disse Aurora.
“Non posso non pensare a te! Non permetterò mai che questi qui facciano del male a te e ai Mondi!”
Tirò fuori la bacchetta che gli era stata donata da Harry Potter, ma fu subito scaraventata via da un incantesimo di Codaliscia.
“Stupido ragazzino. Noi non vogliamo che qualcuno si faccia del male prima del dovuto, non forzare le cose“ disse la Strega Bianca.
“Andrew, fallo“ disse Aurora.
“No, non posso“.
“Fallo“.
I Malefici 4 e i compagni li stavano guardando senza capire.
“Ok” disse piangendo per la disperazione.
“Andrew, ti amo“ disse Aurora.
Nel momento in cui lo disse, Andrew si fece coraggio e avanzò nuovamente. Questa volta Barbanera non esitò. Seguendo gli ordini di Codaliscia, tagliò la gola ad Aurora che cadde poco dopo a terra morente.
“Noooooo” disse Andrew in preda alla disperazione.
Il resto della compagnia aveva il volto sbarrato, sconvolti dall’avvenimento inaspettato. Rimasero immobili, come se fossero stati pietrificati.
Con un colpo di bacchetta, Codaliscia scaraventò verso Andrew il corpo già morto di Aurora il quale lo prese e, inginocchiatosi al fianco, iniziò a piangerci sopra.
Vedendo quella scena, gli si era lacerato il cuore.
“Ti avevamo avvertito, ora state lontani o lei sarà la prima di una serie“ disse Codaliscia.
Presi dal pianto  e dal dolore, non diedero neanche ascolto alle parole che erano state rivolte loro.
I Malefici 4 presero le loro armi, fonte del loro potere e le posizionarono sopra alla Tavola del Male dando via a un incantesimo che emanava  luci gialle a tal punto da non riuscire a tenere gli occhi aperti.
Erano riusciti nella loro impresa, ora non dovevano far altro che aspettare che Lord Villain si risvegliasse e mettersi sotto il suo comando.
L’incantesimo durò qualche minuto, nel frattempo alcuni tenevano d’occhio i ragazzi ancora inermi, gli altri ammiravano quella che per loro era pura meraviglia.
Ad un certo punto la luce si fermò, tutto divenne scuro, il cielo pure. Le nuvole si spostarono sopra alle loro teste iniziando a far scender pioggia, il che non migliorava la situazione.
Andrew aveva ancora in braccio il corpo morto di Aurora. Piangeva, ma allo stesso tempo cresceva dentro di lui una forza tale, per via del dolore, in grado di potersi battere con chiunque gli si presentasse.
Sembrava davvero finita. L’Isola iniziò a tremare, scossa da qualche forza sovraumana che spingeva dal centro della Terra.
Ad Andrew e agli altri non si presentavano nella mente possibili reazioni. Erano distrutti: piangevano tutti insieme attorno al corpo dell’amica.
“Finalmente, Lord Villain tornerà tra i vivi! Il Male avrà la meglio e realizzeremo così i nostri sogni: conquistare i Mondi“ gridò verso il cielo Codaliscia.
La speranza stava svanendo lentamente, il male si stava risvegliando dal lungo forzato letargo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 18  
 
Il Risveglio
Poco dopo videro arrivare dal mare le navi degli amici, vincitrici nella battaglia dei Giganti.
“Stanno venendo in nostro aiuto, Andrew! Purtroppo non possiamo fare più niente per Aurora … C’è un altro pericolo da affrontare ora“ disse Ricky, cercando di strapparlo via dal corpo dell’amica.
“Sì, lo so, ma non riesco a fare più niente. Sono distrutto“ disse Andrew.
“Ok allora attaccheremo noi per conto tuo“ disse Ricky  “Ragazzi, andiamo! Per Aurora !”
“No, fermi. Aspettate“ disse Andrew “Non è il momento giusto, loro ora potrebbero ridurci in polpette con un colpo di bacchetta“ .
“E quale sarebbe il momento giusto allora?” gli chiese Jessica.
“Quando sono quasi arrivati i rinforzi. Dovremo unire le forze e combatterli“.
“Ok, aspettiamo il tuo segnale“.
I Malefici 4 stavano ad osservare la tomba del loro padrone che lentamente iniziava a creparsi.
“Ci siamo quasi! Finalmente lui tornerà in vita e voi non potrete farci più niente!” disse Codaliscia.
Partì una risata diabolica da parte di tutti loro, avevano vinto.
Andrew, Ricky, James e Jessica videro che un gruppo di 4 persone si stava avvicinando a loro.
“Ora!“ gridò Andrew.
Ricky, James e Jessica presero la rincorsa e andarono incontro ai Malefici 4 con l’intento di attaccarli. Furono respinti subito da un colpo di bacchetta della Strega Bianca.
“Andrew!” disse Jessica guardandosi i piedi che stavano iniziando a gelare, trasformandola lentamente in un ghiacciolo. “Dobbiamo fare presto”.
“Hai ragione, forza ragazzi! Datemi le vostre mani e donatemi il vostro potere!” disse Andrew.
Così fecero.
Nel frattempo arrivarono in loro soccorso Alice, Re Peter, Jack Sparrow e Harry Potter. Si fermarono vicino a loro quando videro che Aurora era morta.
“Questo non avreste dovuto farlo“ disse con aria minacciosa Alice, molto arrabbiata.
Si lanciarono contro i Malefici 4, iniziando una battaglia disperata. Ognuno combatteva contro il proprio acerrimo nemico: Harry - Codaliscia, Alice – Regina di Cuori, Re Peter – Strega Bianca, Jack Sparrow – Barbanera. Ognuno combatteva con le proprie armi. 
Mentre accadeva tutto questo, una sfera di colore verde speranza aveva avvolto i ragazzi che stavano passando tutti i loro poteri ad Andrew prima di gelare.
Poco dopo, un rumore fortissimo scosse tutta l’Isola. Ebbero appena  il tempo per fermarsi a guardare, prima che, dalla Tavola del Male, come se fosse scoppiata una bomba, uscisse Lars Villain. Il Risveglio era completato.
“Il Padrone si è svegliato! “gridò Codaliscia.
Lars non era altro che un uomo biondo, molto muscoloso. Il fascino e il mistero si potevano notare facilmente, la brutalità no.
“Chi ha osato svegliarmi?” chiese Lars, uscendo dalla tomba una gamba per volta.
“Siamo stati noi. Vogliamo essere i vostri servi ed aiutarvi a conquistare i Mondi per tornare alla grandezza di una volta” disse Codaliscia inginocchiandosi di fronte a lui come gli altri tre.
“E voi vi reputate degni di tale privilegio?”
“No, ma vi stiamo chiedendo il permesso di esserlo“ rispose la Strega Bianca.
“Dov’è la mia spada?”
“È dietro di voi, o mio signore“ disse Barbanera.
Si girò e la raccolse. La sua spada non era altro che i loro 4 scettri uniti.
“Bene, vedo che non è cambiata di una virgola. Ottimo lavoro. Per ringraziarvi vi donerò i vostri scettri in modo tale che possiate combattere insieme a me“.
“Ne saremo onorati” disse la Regina di cuori.
Con un colpo di spada, fece comparire le loro armi.
“Grazie, o mio signore” dissero in coro. “Non la deluderemo”.
“Vi conviene”.
“Quelli che vedete dietro di noi, volevano fermarci e impedire che la risvegliassimo“ disse Codaliscia.
“Ah, ho capito. Voi siete i figli dei Grandi Principi, coloro che mi imprigionarono qui“.
“Sì, sono loro“ disse la Strega Bianca.
“Bene, lasciateli a me. Voi occupatevi di quei quattro che stanno in piedi a guardarvi con la bocca aperta per lo stupore“.
Si riferiva ad Alice, Jack, Peter e Harry.
I quattro ragazzi avevano finito il trasferimento e l’unico rimasto ora era Andrew, gli altri erano statue di ghiaccio.
Andrew non era cambiato fisicamente, era semplicemente più sicuro di sé.
“Lars Villain, per colpa tua i miei amici ora non ci sono più. Tu e i tuoi schiavi la pagherete per questo“ gridò Andrew.
“E tu come ti chiami marmocchio?”
“Il mio nome è Andrew Petersen e sono venuto fino a qui per distruggerti“.
“Ah, bene. Quindi tu sei il figlio di Zack Petersen, colui che mi chiuse qui dentro”.
“Sì, mio padre si chiama Zack“.
Anche se era sicuro di sé, Andrew non capiva molto di quello che stava accadendo. Non capiva come mai conosceva suo padre e come mai  era considerato uno dei salvatori dei Mondi.
“Vediamo se sei forte quanto lui“ disse Lars.
“Vediamo se sei rimasto debole come quando ti battesti con lui“ lo sfidò Andrew.
Si guardarono con gli sguardi arrabbiati, tutti.
Iniziava così la Battaglia finale, quella che avrebbe deciso il destino dei mondi. Il Male contro il Bene, nuovamente in uno scontro epico da scrivere nei libri e da raccontare nelle leggende.
“Finiamola qui“ gridò Andrew, dando inizio allo scontro.
 
 
 
 
 
 
Capitolo 19  
 
La Battaglia Finale
Lars Villain attaccò Andrew con una velocità tale che era quasi impossibile vederlo. Andrew rispondeva con tanta potenza. Tra colpi di bacchetta e colpi di spada, la battaglia era davvero intensa.
Mentre loro due combattevano, i Malefici 4 dovevano vedersela con i quattro dei Mondi.
“Ci rivediamo ancora eh? Barbanera“ disse Jack Sparrow.
“Quanto tempo è passato?”
“Qualche ora, ti ho quasi affondato la nave, non ricordi?”
“Era tutto previsto“.
Re Peter stava combattendo con la Strega Bianca.
“Questa volta non hai l’aiuto di Aslan, Peter“.
“No, ma sono cresciuto e sono più forte“.
“Questo lo staremo a vedere“ disse sferrando un colpo di spada, parato elegantemente da Re Peter.
Alice stava affrontando la Regina di Cuori.
“L’ultima volta che ti ho vista, hai ucciso il mio Ciciarampa e mi hai mandato nelle prigioni. Questa me la devi pagare”.
“No, ho semplicemente fatto quello che bisognava fare, anche la profezia lo diceva“.
“Ma tu non dovevi arrivare, ti avevo già cacciata quando eri piccola e come lezione doveva bastarti“.
“A dire la verità me ne ero andata da sola”.
Harry Potter stava affrontando Codaliscia.
“Noto con disgusto che Lord Voldermort non è riuscito a farti fuori, maledetto scarafaggio“ disse Codaliscia.
“A dire la verità è stata una passeggiata sbarazzarmi di lui, era diventato debole e prevedibile“.
“Il Signore Oscuro era molto potente, non può essersi lasciato ingannare da un ragazzo“.
“Beh, è stato sconfitto più di tre volte dallo stesso ragazzo. Non mi pareva così bravo come dici tu“.
“Infatti, ora che lui non c’è più finalmente ho i miei spazi e posso essere io al comando della situazione“.
“Non credo proprio: finché ci saremo noi a difendere questi mondi voi non andrete da nessuna parte“.
Andrew e Lars erano al centro dell’Altare dei Dannati. Combattevano a scatti, un po’ lottavano e un po’ parlavano esaminandosi a vicenda.
“Quindi, tu mi hai detto che è stato mio padre a sconfiggerti e a rinchiuderti qui“.
“Esattamente. Ora però  prenderò la mia vendetta uccidendo suo figlio“ disse Lars attaccandolo con tanta potenza. ”Vedo però che sei molto più forte di lui“.
“Ti credo. Ho tutti i poteri necessari per sconfiggerti. Hai il tempo contato in questa Terra“.
“Sei sicuro? Lo sai che io provengo dalla tua stessa terra?”
“Come fai a sapere da dove vengo?” chiese Andrew stupito.
“ Io e tuo padre, prima di diventare acerrimi nemici, eravamo come fratelli. Giocavamo insieme, ci divertivamo a fare tutte le cose insieme. Eravamo inseparabili. Quando diventammo grandi venimmo in questo mondo per caso. Fummo accolti come degli eroi, ci chiesero un sacco di cose sul nostro mondo …  noi gli insegnammo. Poi si intromise una donna tra noi due, la stessa donna che ti diede alla luce”.
“Mia madre” disse Andrew sconvolto per le cose che stava venendo a sapere.
“Bravo, vedo che sei anche intelligente. Beh, quando lei se lo portò via io non lo vidi più. Non si faceva più sentire e io avevo il cuore spezzato. Il mio grande amico era scomparso dalla mia vita per colpa di una donna. Tante promesse infrante in qualche giorno”.
“Cosa ti ha fatto diventare cattivo allora?” chiese Andrew.
“Era venuto fino a qui, perché si era innamorato di una donna del regno di Narnia. Qualche anno dopo  tornò a farsi sentire, con lei e te che eri un bambino. Io ero freddo perché ero stato tradito e lasciato solo. Diventai cieco dalla rabbia. Allora iniziò ad offendermi dicendo che ero cambiato e che stavo diventando cattivo. Probabilmente era così anche per via dei luoghi che dovetti frequentare quando ero solo, ma la cosa che mi spezzò l’anima per sempre è stato il fatto di vedere come lui non mi riconosceva più come suo migliore amico, ma come un vecchio conoscente. Così trovai il modo per venire in questo mondo a prendere la mia vendetta“.
“Insomma, tutto questo disordine per via di una storia del genere?” chiese Andrew.
“ Sì, tu non sai quanto eravamo legati io e lui“.
“Posso immaginarlo. Sai, quelle statue e quella ragazza a terra erano i miei migliori amici prima che i tuoi servi li mettessero fuori gioco“.  
“L’amicizia è tutta una farsa. Non ci sarà mai la lealtà ma solo comodità. Ti ho fatto un favore lasciando che venissero uccisi i tuoi amici“ disse con tanta brutalità.
Andrew, a sentire quelle parole, si arrabbiò e scatenò tutta la sua furia su Lars mettendolo in seria difficoltà. Colpo su colpo lo stava indebolendo. Lo sentiva.
“L’Amicizia, caro Lars, è la cosa più bella che possa capitare ad una persona, soprattutto quando ci si sostiene a vicenda e si è sempre pronti a difendere l’altro anche a costo della propria vita. Come ha fatto Aurora che, sapendolo benissimo, mi ha detto di avanzare in modo tale che così venisse uccisa, togliendoci l’unico ostacolo tra noi e i tuoi servi. Ricky, James e Jessica si sono sacrificati per guadagnare tempo, sapevamo che stavano arrivando i rinforzi e che tu stavi per uscire. Così, dopo essere stati colpiti, mi hanno trasferito tutti i loro poteri e la loro energia prima di diventare dei ghiaccioli. Loro hanno riposto la loro fiducia in me, dando tutto sé stessi. Ora io non li deluderò. Se mio padre ha commesso un errore in passato, questo errore non deve incidere nella vita di tutti. Ha sbagliato a lasciarti solo, ma  merita il perdono come lo meriti tu:  prima, però,  ti ucciderò“. Andrew diceva queste parole mentre stava attaccando Lars, il quale, nell’udire  quel discorso, era rimasto incredulo.
“Come è possibile che dei ragazzini come voi, abbiano così tanta forza d’animo?”
“Beh, semplicemente non sai che forza ha l’amicizia quando è vera amicizia“.
Uno ad uno, i Malefici 4 stavano cadendo di fronte alla forza dell’unione dei Mondi. Codaliscia, la Strega Bianca, la Regina di Cuori e Barbanera non erano altro che un ricordo ormai.
La Battaglia stava volgendo al termine.
“Vedi, Lars? I tuoi servi fedeli sono stati uccisi, uno ad uno e ora rimani solo tu. Sei più debole così, perché la forza degli scettri non è più alimentata da nessuno spirito”.
“Io posso essere forte lo stesso“.
“No, tu ora te ne ritorni da dove sei venuto“ disse Andrew girando attorno su sé stesso, mentre tagliava il corpo di Lars a metà.  “Incendio“ disse infine, dando fuoco al corpo dimezzato del nemico più potente che i Mondi avessero mai avuto.
Per fortuna avevano scelto bene le persone da chiamare per aiutarli, perché avevano la forza necessaria per eseguire quell’incantesimo leggendario, provato da molti senza mai riuscirci. Loro, invece, ce l’avevano fatta.
Dopo aver realizzato ciò che era accaduto, Andrew tornò verso i corpi dei suoi amici.
Gli altri stavano festeggiando perché erano riusciti a fermare il male prima che diventasse troppo forte e che distruggesse tutto. Ora, la paura e l’incertezza erano svaniti.
Anche se doveva esserci solo che felicità nell’aria, un silenzio calò nell’atmosfera.
“Io non posso farcela senza di voi” disse piangendo in ginocchio tra il corpo di Aurora e quelli dei suoi amici. “Voi siete la mia forza, quella che mi serve per sopravvivere alle difficoltà di ogni giorno. Vi prego, tornate da me“.
Poco dopo, si spostò sopra il corpo di Aurora. Lo prese tra le sue braccia.
“Aurora, io non ho mai avuto il coraggio di dirti quello che sentivo nei tuoi confronti. Io ti amo. Senza di te che mi illumini la giornata non sono nessuno. Ogni notte penso a te, ogni giorno penso a te. Sei sempre nei miei pensieri. L’idea che ora non ci sei più mi distrugge il cuore e l’anima. Il mio corpo si sta contorcendo dal dolore che provo nel sentire la tua mancanza, qui davanti a te. Io ho bisogno di te perché mi fai sentire vivo e riesci a tirare fuori la parte più bella che c’è in me. Ti prego, torna da me e rendimi il sole delle tue giornate e la luna delle tue notti. Sarò il ragazzo perfetto, non avrò paure al di fuori di quella che ho costantemente, cioè di perderti. Ora, invece, ti ho persa e la mia paura più grande si è realizzata. Mi sento solo“.
Di fronte a quelle parole a tutti scese una lacrima dagli occhi per la commozione.
Tutto ad un tratto, comparve davanti ad Andrew un leone possente, dalla criniera dorata: era Aslan.
“Figlio di Adamo, hai compiuto la tua missione. Lascia che io compia la mia. Spostati“ disse Aslan ad Andrew.
Andrew si fidava di lui, così si spostò.
Aslan soffiò nell’aria, provocando un leggero venticello che fece venire i brividi a tutti. Poco dopo ruggì più forte che poteva.
Lentamente, i tre ragazzi congelati si scongelarono e rincominciarono a respirare. Tornati in sé, c’era allegria nei loro volti. Si abbracciarono.
Andrew era felice di vederli di nuovo vivi, ma la persona che desiderava di più era Aurora, ancora immobile.
“Perché lei non si sveglia?” disse Andrew ad Aslan in preda al panico. Se prima c’era una speranza nel suo cuore ora stava tornando a svanire.
“Devi lasciare che la natura faccia il suo corso e anche il suo dovere, Andrew. Abbi fede“ disse prima di scomparire.
Lentamente Aurora riprese a vivere, aprendo prima gli occhi e poi alzandosi piano da terra.
Appena la vide, Andrew le corse incontro per aiutarla.
“Aurora! Sei viva! Temevo di averti persa per sempre“ le disse abbracciandola fortissimo, tanto da toglierle quasi il respiro.
“Cosa è successo?” chiese ancora confusa.
“Non importa ora, ti racconterò più tardi. Mi sei mancata”.
“Andrew, mi fai arrossire così“.
“Meglio, perché devi sapere assolutamente che non ti lascerò mai più. Io ti amo Aurora, voglio stare con te. Non ho paura a dirlo, non voglio più aspettare un altro secondo”.
“Per fare?” disse con un rossore in viso evidente
“Questo“ disse Andrew poco prima di baciarla con tanta passione.
Finalmente l’occasione giusta era arrivata e, come nei film, mentre si baciavano tutti iniziavano a radunarsi attorno. Non mancava proprio nessuno. Oltre agli amici e ad Alice, Jack, Re Peter e Harry arrivarono tutti quelli del Consiglio.
Era un momento perfetto per tutti. Se lo godettero così, con un lieto fine.
Ora mancava solo di sapere il modo attraverso cui tornare a casa, ma sarebbe stato un problema rimandabile a dopo i festeggiamenti organizzati a Cair Paravel. Erano invitati tutti, non solo quelli del Consiglio, ma proprio tutti di tutti i Mondi. Narnia era il luogo perfetto dove festeggiare.
 
 
 
 
 
Capitolo 20
 
Ritorno a casa
I festeggiamenti durarono per tutta la serata, fino a notte fonda.  Andrew e gli altri furono chiamati nelle stanze dei Re per parlare con gli altri del Consiglio.
Le Stanze dei Re erano situate nella parte più lontana del castello. Per arrivarci bisognava passare lunghi corridoi con lunghi tappeti azzurri e grandi ritratti posti sulle pareti.
“Ottimo lavoro ragazzi, avete lavorato di squadra“ disse Larry, il Cappello Parlante.
“Sì, grazie. Se avessimo potuto evitare le tragedie, sarebbe stato meglio“ rispose Andrew, facendo passare il suo braccio sinistro attorno il collo di Aurora.
“Lo credi davvero ragazzo?” chiese.
“Te lo avevamo detto che si possono sempre creare delle nuove possibilità per dichiarare il proprio amore!” dissero in coro i tre matti del Paese delle Meraviglie: Il Cappellaio Matto, Bianconiglio e Grandiorecchie.
“Sì, è vero“ disse Andrew facendosi scappare una risata felice.  “Se non fosse stato per tutti voi, non avremmo mai vissuto un’esperienza così unica ed emozionante, quindi vi ringrazio“.
“Sicuramente avrete delle domande da porci, noi siamo qui apposta per rispondere“ disse Alice.
“Beh, io vorrei saperne di più su mio padre. Lui se ne è andato quando avevo 5 anni e da allora non ho più avuto sue notizie“ disse Andrew.
“Tuo padre è venuto in questo mondo quando tu eri piccolo, esattamente a Narnia, per proteggere l’equilibrio dei mondi. Per via della sua purezza d’animo è stato trasformato. Alcuni dicono che sia Aslan, altri dicono che lui sia solamente un guardiano dei Mondi. Pensiamo sia stato lui a chiamarvi qui“ disse il Cappello Parlante.
“Ma posso vederlo?” chiese Andrew.
“Non credo. Poi anche se potessi, non lo riconosceresti secondo me“.
“Ok, grazie mille. A me bastava sapere dove fosse“.
“ Io invece vorrei sapere di più su cosa è successo quando Barbanera mi ha letteralmente sgozzata“ disse Aurora.
“ Beh, noi siamo stati congelati dalla Strega Bianca e abbiamo trasferito i nostri poteri ad Andrew, il quale ha ucciso Lars Villain mentre gli altri hanno fatto fuori i Malefici 4“ rispose Ricky.
“Sei stato l’eroe della giornata insomma“ disse Aurora appiccicandosi a Andrew, il quale diventò rosso in viso per l’emozione.
“Siamo stati tutti un po’ eroi“ rispose Andrew.
“Se non avete altre domande, io direi di tornare ai festeggiamenti“ disse Jack, un po’ alticcio.
“Ho un’ altra domanda“ disse Andrew.
“Dicci“ disse Larry.
“Non ho capito molto bene la storia che noi apparteniamo al mondo che voi ritenete sconosciuto“.
“Beh, tuo padre e Lars arrivarono qui da un mondo per noi sconosciuto. Loro ci parlarono molto del vostro mondo, ma mai avevamo capito che era il 5° mondo di questo universo”.
“Ma come mai il numero 5 si ripete così tante volte in questo universo?” chiese Ricky.
“Perché siamo il 5° universo esistente“ rispose Larry. “In 5 sono venuti qui la prima volta dal vostro mondo e in 5 siete voi ora, 5 sono i mondi, compreso il vostro, e 5 sono i rappresentanti di ogni mondo al Consiglio dei Mondi“.
“Capisco, pensavo ci fosse una spiegazione più complicata di questa“ disse Ricky un po’ stordito da quante volte era ripetuto il numero 5.
“Altre domande?” chiese Larry.
“No, in teoria no. Se dovessero venirci in mente ve le diremo“disse Aurora desiderosa di tornare ai festeggiamenti.
“Bene, voi domani mattina partirete all’alba. Vi faremo tornare nel vostro mondo“ disse Larry.
“Non preoccupatevi, ricorderete tutto di questa avventura“ disse Alice vedendo i loro sguardi tristi.
Il sorriso tornò sui loro visi sentendo quelle parole.
“Ci vedremo più spesso zia Alice quando torneremo nell’altro mondo?” chiese Jessica.
“Certo che sì, nipotina“ rispose Alice.
Si incamminarono verso la Sala del Trono. Qui c’erano migliaia di persone e animali che festeggiavano insieme la sconfitta del nemico e il ritorno dell’allegria. C’era musica ad alto volume, misture dei vari mondi, bevande con droghe naturali. Sembrava un rave party. C’erano animali ubriachi sia di alcool che di felicità. Capitava molto raramente questo tipo di feste quindi tutti ne approfittavano perché per quella sera era concesso. C’erano pure quattro buttafuori, che controllavano che nessuno rovinasse la festa a nessun’altro e stavano nelle quattro entrate principali. Erano: Hagrid, Gibbs, Hermy il centauro e Pincopanco e Pancopinco. Per fortuna nessuno esagerò quella sera.
Verso le tre di mattina tutti erano addormentati sul pavimento del castello, a parte i Re che erano andati nelle loro stanze.
All’alba i 5 ragazzi furono svegliati da Alice, con una grazia che solo una madre saprebbe dare.
“Ragazzi, Buongiorno. È ora di alzarsi, dovete andare“ disse Alice.
“Che ore sono?” disse James.
“Sono le 5“.
“Che noia con questo 5“ disse Ricky.
Tutti si sforzarono di ridere perché erano ancora presi dal sonno.
“Forza, avete pochi minuti per essere pronti. Vi aspettiamo fuori dal castello, oltre l’entrata Nord“.
“Ok“ dissero accompagnandolo con uno sbadiglio.
Qualche minuto più tardi uscirono dal castello e videro che ad aspettarli c’erano gli amici del Paese delle Meraviglie, Alice e il Cappello Parlante.
“Andrete a ritroso nel vostro viaggio fino ad arrivare nel Paese delle Meraviglie. Da lì, Bianconiglio saprà indicarvi qual è l’uscita“ disse Larry.
“Ok, non sapremo mai come ringraziarvi abbastanza per quello che avete fatto per noi“ disse Andrew.
“Siamo noi che dobbiamo ringraziare voi“ disse Il Cappellaio Matto.
“Forza, andate. Buon viaggio“ disse Larry.
Così si allontanarono dal castello verso il Paese delle Meraviglie.
“Quanto tempo siamo rimasti in questi mondi?” chiese Ricky.
“All’incirca due settimane“ rispose il Cappellaio Matto.
“E quanti giorni sono rispetto il nostro mondo, Alice?”
“Lo scoprirete da soli“.
Erano arrivati. Davanti a loro c’era il Regno Bianco, dove salutarono la Regina Bianca, la quale tornava nei suoi alloggi. Poco più tardi arrivarono alla casetta dei matti, dove salutarono i tre scellerati del Paese.
“È stato davvero un piacere averti conosciuto Andrew“ disse Il Cappellaio Matto. “Lo è stato anche per aver conosciuto voi, logicamente“ si spiegò meglio rivolgendosi al resto della compagnia.
“Il piacere è stato tutto nostro, speriamo di rivederci   presto”  disse Andrew.
“Alice, ti ricordi la strada?“ disse Bianconiglio.
“Certo, non serve che vieni anche tu“.
“Grazie, scusami, ma sono tanto stanco e non vedo l’ora di dormire. Buon ritorno a casa, Alice“.
“Ciao, Bianconiglio, ci vediamo presto“.
Si salutarono e si avviarono all’interno della foresta nera. Qui videro lo Stragatto che camminava nel mezzo del bosco.
“Ehi, Stragatto” disse Andrew “fermo lì dove sei, abbiamo delle domande da farti“.
“Le uniche cose di cui posso rispondere sono : sì, ho sistemato gli affari lasciati in sospeso e no non lavoravo per il nemico. Ora sto passeggiando come un qualsiasi gatto, se permettete vorrei farlo in santa pace” disse girandosi e dando le spalle.
“Ok … alquanto strano. D’altra parte non è lo Stragatto che ci aspettavamo?!” disse facendo scoppiare una risata a tutti.
Poco più tardi arrivarono davanti alla porta dove tutto era iniziato.
“Ci siamo, siete pronti?” disse Alice.
“Sì“ dissero in coro.
“Appena si aprirà quella porta verrete risucchiati come se foste dentro ad un’ aspirapolvere. La cosa durerà un paio di minuti massimo. Dopo, vedrete con i vostri occhi cosa è successo nel frattempo”.
“OK, grazie mille Alice. Speriamo di vederci dall’altra parte”.
“Oh, ci vedremo eccome! Prima di quanto stiate pensando” disse con un’aria divertita.
“Siamo pronti“.
“Ok, al mio tre aprirò la porta. Uno, due … TRE!”
Come un vortice, vennero risucchiati tutti e 5 dalla porta. Si sentivano come se stessero ripercorrendo la strada fatta da Andrew per andare nel Paese delle Meraviglie.
Due minuti più tardi …
Aprirono gli occhi che avevano chiuso e si ritrovarono nel bosco davanti al fuoco che avevano acceso. Andrew era vicino alla buca con in mano l’orologio da taschino che aveva trovato prima che iniziasse l’avventura indimenticabile che aveva vissuto. Tornò di corsa dai suoi amici.
“Ragazzi! Non è passato un minuto! È Magnifico“ disse Andrew.
“Sì, è vero!“
“Non è passato un minuto ma siamo tutti cambiati rispetto a sessanta secondi fa“ disse Aurora guardando Andrew.
I Ragazzi tornarono al cottage, ormai era buio.
La prima a notare la differenza fu Jessica. Vide che non c’erano più i rami e gli alberi che lo avvolgevano.
“Ragazzi, guardate! C’è una luce accesa dentro al Cottage che lo illumina tutto! Dev’esserci mia zia”.
Corsero verso la casa.
“Ciao ragazzi! Vi stavo aspettando“ disse Alice che era fuori dalla porta per accoglierli nel migliore dei modi            “Entrate, vi ho preparato una cena calda“.
Così entrarono e notarono che era tutto più bello, come se fosse abitato da sempre. Come se tutto quello che avevano visto fosse stato niente di più di un sogno.
“Vi prego di rimanere a dormire, c’è posto per tutti e, se volete, potete rimanere qui giù con i sacchi a pelo. Tipo un pigiama party” disse Alice felice di averli tutti ospiti a casa sua.
“Non sappiamo, dovremo avvertire i nostri genitori“ dissero in concordanza tra di loro, a parte Jessica.
“Non serve, li ho già chiamati io e sono d’accordo“.
  “Ok allora! Domani andiamo a scuola in bici e poi ci saluteremo lì“ disse Andrew.
“Esattamente quello a cui pensavo“ disse Alice.
La serata era delle migliori, in compagnia degli amici più fedeli e sinceri. Erano pronti per tornare alle difficoltà adolescenziali di tutti i giorni, più forti di prima … Più uniti di prima.
Fine
 
 
Indice
 
Capitolo 1                Una strana proposta                       2
Capitolo 2                Il Cottage e il Bosco                       7
Capitolo 3                La Tana del Coniglio                    13
Capitolo 4                Il Paese delle Meraviglie              20
Capitolo 5                Il Regno Bianco                            29
Capitolo 6                Il Binario 9 ¾                                 38
Capitolo 7                Hogwarts                                       46
Capitolo 8                La Stanza delle Necessità            55
Capitolo 9                Narnia                                            63
Capitolo 10              Incontro Reale                              68
Capitolo 11              I Malefici 4                                     81
Capitolo 12              Il Veliero                                        90
Capitolo 13              I Pirati                                          101
Capitolo 14              L’Addestramento                        109
Capitolo 15              Il Consiglio dei Mondi                116
Capitolo 16              La Battaglia dei Giganti             126
Capitolo 17              L’Isola Abbandonata                  136
Capitolo 18              Il Risveglio                                  143
Capitolo 19              La Battaglia Finale                     150
Capitolo 20              Ritorno a casa                            161
 
 
 
   
 
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