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Autore: Zugzwang_scaccomatto    02/09/2016    1 recensioni
[Scream - The TV Series]
[Scream - The TV Series]"-Emma, corri!- urlai, divincolandomi dalle catene che mi tenevano immobilizzata, incrociando il suo sguardo sorpreso.
-Corri- ripetei, con voce strozzata -Almeno una di noi due scapperà-
Non volevo che quel pazzoide mi uccidesse, ma non volevo nemmeno che nessuno sapesse la verità su di lui. Kieran, che in quel momento giaceva ai miei piedi, ma sembrava già in grado di rialzarsi. Kieran, con quella luce folle negli occhi, quello sguardo disumano. Kieran, il ragazzo di Emma, che come Piper l'aveva tradita e ferita nel modo più profondo di tutti. Avevo bisogno che riuscisse a scappare, avrei preferito sacrificarmi piuttosto che vederla morta." Un piccolo cambio di finale, un tocco Emrey ed ecco a voi la nostra storia.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: è un storia scritta nelle note del mio telefono, iniziata in una sera di noia e assenza di 3G, per cui chiedo a tutti di perdonare gli eventuali errori di battitura. Grazie e buona lettura!

Cap.1 "When a Stranger Calls"

-Emma, corri!- urlai, divincolandomi dalle catene che mi tenevano immobilizzata, incrociando il suo sguardo sorpreso. 
-Corri- ripetei, con voce strozzata -Almeno una di noi due scapperà- 
Non volevo che quel pazzoide mi uccidesse, ma non volevo nemmeno che nessuno sapesse la verità su di lui. Kieran, che in quel momento giaceva ai miei piedi, ma sembrava già in grado di rialzarsi. Kieran, con quella luce folle negli occhi, quello sguardo disumano. Kieran, il ragazzo di Emma, che come Piper l'aveva tradita e ferita nel modo più profondo di tutti. Avevo bisogno che riuscisse a scappare, avrei preferito sacrificarmi piuttosto che vederla morta. 
-Non ti lascio qua- mormorò Emma, come se non volesse che la sentissi. Poi alzò la voce, rivolgendosi a Kieran con un tono misto di disgusto e rabbia -Ti conviene prendere me, psicopatico- e iniziò a correre. 
"Sono morta" pensai semplicemente. 
"Emma ce la farà" mi dissi "Deve farcela"
Chiusi gli occhi e ascoltai i suoi passi in lontananza, cercando di essere coraggiosa. Ascoltai anche i rumori provenienti dal terreno, la figura che lentamente si rialzava, ricolma di rabbia.
Sentii il respiro di Kieran vicino al mio orecchio. Stava per spararmi. "Non puoi morire con gli occhi chiusi". Li aprii e lo guardai dritto in faccia, ma lui non aveva la pistola puntata su di me, semplicemente sorrideva divertito. -Sai, tiene a te più di quanto creda. Facciamo in modo che se ne accorga-
-Emma!- urlò, tutto d'un tratto di nuovo -Ti conviene venire fuori, o Audrey muore- 
Mi diede un colpo e caddi per terra in ginocchio, le mani incatenate. 
-Non farlo!- la avvertii. Sentii la canna della pistola premere con più forza sulla mia tempia, ma non mi importava -Ti ucciderà, non farlo!-
Un dolore fortissimo allo stomaco, improvviso. L'aria mi uscii dai polmoni di colpo, emisi un gemito e strinsi i denti. La lama del coltello di Kieran uscì, veloce come era entrata, insieme a un fiotto di sangue, inzuppandomi la maglietta. 
Gemetti. 
-Ti conviene uscire alla scoperto, o farò in modo che Audrey sia irriconoscibile una volta ritrovato il suo corpo. Non ho nemmeno iniziato con lei-
Mi spinse con forza verso il corridoio buio e pieno di macerie e polvere. Sentivo la macchia di sangue allargarsi sulla mia maglietta e le forze abbandonarmi lentamente. 
-Non lo dirò un'altra volta, esci fuori o questa volta per la tua amica del cuore non sarà solo un graffietto- Sentii la lama risalire lentamente fino al mio costato e incidere la carne superficialmente. Continuavamo a camminare verso la stanza della caldaia, l'unico posto dove Emma avrebbe potuto nascondersi, a meno che non fosse già scappata. 
-Conterò fino a tre- mi strinse ulteriormente i polsi con la catena -Uno- urlò.
Niente. 
-Due-. Potevo sentire la rabbia uscire come un respiro dai suoi denti digrignati in quell'espressione folle. 
Niente. 
-L'hai voluto tu, Emma. Tr..-
Non capii subito cosa stesse succedendo, vidi solo un'ombra comparire alle nostre spalle, dal nulla, e colpire Kieran alla tempia. Non mi domandai nemmeno come avesse fatto Emma a ritrovarsi dietro di noi. Sentii la stretta delle catene diminuire e cosi ne approfittai per tirargli un colpo alla cieca, colpendo probabilmente il petto del ragazzo. 
-Audrey bloccalo!- ordinò Emma, prima di emettere un gridolino di dolore. Alzai lo sguardo di colpo e mi accorsi che Kieran l'aveva colpita di striscio con il coltello, probabilmente al braccio; la pistola era lì a poche decine di centimetri di distanza. -Lasciala stare, maledetto bastardo- scalciai da terra, dove ero finita, colpendolo al ginocchio e facendolo stramazzare. Di nuovo quel dolore pungente, questa volta al polpaccio. Mi aveva colpita di nuovo. Non distolsi lo sguardo dall'arma di fronte a me -Emma sparagli, sparagli, sparagli!-
Vidi la ragazza afferrare la pistola e puntarla verso Kieran con mani tremanti.
Tutto si fermò, sembrava una situazione surreale
-Uccidimi, Emma. Fallo- la guardava con aria di sfida, ma sapevo che in fondo la stava supplicando. Non voleva andare in prigione.
-Emma!- la riscossi. 
Lei premette il grilletto e il corpo del ragazzo sobbalzò, afflosciandosi contro una delle colonne portanti dell'edificio. 
Mi alzai, zoppicando, e mi avvicinai a lui. 
Era ancora cosciente, lo aveva colpito alla spalla. Vidi Emma affrettarsi a legarlo più stretto possibile con le catene che poco prima avevano tenuto me bloccata e sussurrargli -Non morirai oggi, ma marcirai in galera. Dove meriti di stare.-
Mi lasciai crollare a terra, il palmo della mano premuto sulla ferita allo stomaco, cercando di mantenere il respiro costante. Sentii la voce dello Sceriffo Acosta in lontananza e mi resi conto che era finalmente finita. La porta del corridoio si spalancò col un boato e ne entrarono quattro poliziotti insieme allo Sceriffo, il quale, dopo averci lanciato un'occhiata, capì al volo la situazione e si precipitò ad ammanettare Kieran. 
-Audrey- la voce di Emma mi risvegliò da quel piccolo momento di trance nel quale ero crollata. 
-S..stai b..bene?- cercai di chiederle, senza forze. 
Mi guardò per un tempo che mi parve infinito, poi si chinò verso di me. Pensavo volesse sussurrarmi qualcosa, invece, prima che potessi rendermene conto, posò le sue labbra sulle mie. Emma Duval mi stava baciando. La ragazza per cui avevo avuto una cotta un intero anno. Tutto d'un tratto il dolore per la pugnalata non sembrava poi cosi insopportabile. Un secondo dopo si separò da me, lasciandomi allibita a fissarla; sembrava quasi spaventata da ciò che aveva appena fatto, poi fece scorrere lo sguardo dai miei occhi alla macchia rossastra sulla maglietta.
-Ti serve aiuto, in fretta. Stai sanguinando troppo- 
Cercai di riscuotermi, ma l'unica cosa che riuscii a controbattere fu un misero -Mmmh, non ti preoccupare-
-Mi preoccupo eccome- mi esaminò un secondo -Riesci ad alzarti o devo far venire una barella?-
-Emma...- iniziai, ma non mi permise di finire. -Sceriffo!- urlò -Servono soccorsi per Audrey, Kieran l'ha pugnalata, ho paura che camminare possa peggiorare la situazione-
Vidi Miguel Acosta dare indicazioni a uno dei suoi agenti in modo che chiamasse i paramedici, mentre gli altri due stavano cercando di salvare il ragazzo ancora bloccato dalle catene. 
-Lo hai colpito alla spalla- mormorai. 
-Già-
-Non pensavo ce l'avresti fatta. Non so se sarei riuscita a fare lo stesso-
-Ho solo fatto quello che mi diceva il cervello. Non meritava di morire senza soffrire le pene dell'Inferno-
-Si, ma questo non camb...aaah- gemetti, premendo com più forza la mano sulla ferita e stringendo i denti.
-Non sprecare energie parlando, a momenti arriveranno i soccorsi- mi sussurrò, poggiando la sua mano sopra la mia. Rabbrividii. 
-Emma tutto questo cosa dovrebbe significare?- 
-Niente-
-Emma- ripetei, abbassando drasticamente il tono di voce - Mi hai appena baciata-
-Audrey mi dispiace, non volevo farlo. Oh, insomma. Non dovevo- evitava il mio sguardo -Non è il momento-
-Signorina Duval, le dobbiamo chiedere di spostarsi-. Erano arrivati i paramedici. Nel giro di un paio di minuti mi ritrovai all'interno di un'ambulanza con Emma al mio fianco, anche lei medicata alla ferita al braccio. 
-Stai bene?- le domandai, cercando di allontanare quella sensazione di nausea crescente che dava il mezzo di trasporto.
-No- rispose, sinceramente. -Tu?-
-No- sospirai. 
-Ti fa male?-
Provai a fare spallucce, per quanto ne fossi impossibilitata dalla posizione e dalla pugnalata -Potrò sfoggiare una cicatrice con una degna storia alle spalle-
-La mia è meglio, è più visibile- scherzò lei. 
Feci un ghignetto -La mia solo da pochi privilegiati-
Emma scoppiò a ridere. Non era una risata sincera, si sentiva, ma era pure sempre un inizio.
-Siamo arrivate- disse, tornando seria, e in quell'istante le porte si spalancarono e mi trasportarono fuori. 
Due giorni dopo ero già stata dimessa, con la promessa al dottor Joseph che avrei passato la maggior parte del tempo a letto e avrei evitato sforzi inutili. Era strana tutta quella calma, lo stare a letto in pace a guardare la televisione o a leggere un libro, lo scendere a fare colazione senza che nessuno ti dicesse che un tuo amico era stato brutalmente ucciso oppure l'assenza di chiamate da Numero Sconosciuto. 
Noah era già passato almeno trenta volte per vedere come stavo e portarmi albi di fumetti per passare il tempo a letto senza annoiarmi, ma continuavo a distrarmi. Emma non si era più fatta vedere in seguito a quello che era successo dopo la cattura di Kieran e non io non avevo voluto in nessun modo forzarla a venire da me. Solo che non capivo cosa fosse successo, sul serio. Mi aveva baciata? Ne ero certa. E aveva anche poggiato almeno due volte la mano sulla mia. Forse era solo completamente fusa per la situazione e ora si vergognava per ciò che aveva fatto sotto quella specie di shock. Era già stato orribile doverle dire di quando le aveva spezzato il cuore "abbandonandola" per i suoi nuovi amici, probabilmente uno dei momenti peggiori della sua vita, e ora non avevo voglia di dover discutere con lei per una semplice azione compiuta senza pensare. 
Il mio flusso di pensieri fu interrotto da un rumore alla porta della stanza. -Audrey, tesoro- chiamò mio padre -Hai visite-
-Noah, sul serio, apprezzo davvero tutto questo interesse, ma sei andato via meno di un'ora fa, dammi almeno il tempo di...-
-Ehm..permesso- sentii dire, con voce imbarazzata.
-E..Emma- balbettai, afferrando la coperta e tirandomela fino alle spalle: ero in canottiera e non mi sentivo del tutto a mio agio in quella situazione. Lei era bellissima. Non descriverò come era vestita o come aveva i capelli. Avete presente quando vedete qualcuno e dite "Wow", senza soffermarvi sul tipo di trucco che ha addosso o dalla ricercatezza del guardaroba? Ecco, il caso era quello. 
-Posso chiudere la porta?- domandò, ferma sulla soglia.
Cercai di scrollarmi di dosso quella sensazione strana -Si, certo- La chiuse -Scusa, non posso alzarmi dal letto senza l autorizzazione di Doc Noah- cercai di scherzare.
Lei sorrise. Fossette. "Smettila, idiota, stai tornando alle vecchie abitudini" 
-Mi dispiace non essere venuta a vedere come stavi in questi giorni, avevo davvero bisogno di stare da sola- si scusò. 
-Non preoccuparti, posso comprendere la necessità-
La ragazza si sedette nel letto, vicina a me. -Che settimana-
-Già, credo che non avremo mai problemi ad affrontare difficoltà in futuro, dopo certe esperienze-
Emma rise -Questo è poco ma sicuro- giocherellava con il braccialetto che portava sul polso sinistro. Si tolse le scarpe e si distese del tutto sul letto, cercando di mostrarsi a proprio agio. E fallendo. 
-Emma, va tutto bene?-
Che domanda del cazzo. "Si Audrey, alla grande, il mio ex è stato appena messo in galera dopo aver ucciso più della metà dei nostri amici e aver cercato di incastrarci, il ragazzo che per tutto il tempo aveva cercato di aiutarmi è stato ucciso per colpa mia e, oh, dimenticavo, mia mamma chiaramente mi nasconde cose compulsivamente! A parte questo, va tutto benissimo!" 
-Devo essere sincera con te e voglio che tu lo sia con me- iniziò lei, lanciandomi uno sguardo strano. 
-Se riguarda quello che è successo non devi spiegarmi proprio nulla, sul serio, non è..-
-Audrey- mi interruppe, nervosamente -Ho davvero, davvero bisogno di parlarne con te-
Continuava a giocare con il braccialetto.
-Va bene- le appoggiai una mano sul polso, gentilmente, cercando di tranquillizzarla. 
-Mi dispiace per quello che ho fatto-
Cercai di ridacchiare, ma il risultato sembrò più il verso di una cornacchia morente -Non eri in te-
-No, Audrey, il problema è questo. Non sono venuta da te per dirti che non ero in me- distolse lo sguardo e si mise a fissare i piedi del letto -Sono venuta qui per cercare di capire per quale motivo sono passati cinque giorni e ancora non riesco a mentire a me stessa dicendo che l'ho fatto perché ero sconvolta-
Mi sentii gelare il sangue nelle vene, ma non aprii bocca. Lei prese un respiro e continuò, lentamente -Quello...quello che intendo è che ti ho baciata senza pensare a quello che stavo facendo, in quel momento, ma in seguito mi sono resa conto che...che l'avrei rifatto, anche da lucida. Perché lo volevo. Come vorrei farlo adesso. E non capisco cosa non vada in me, è una sensazione orribile- 
Tornò a guardarmi negli occhi e mi resi conto che erano lucidi. Mi sporsi verso di lei e cercai di abbracciarla per quanto ne fossi in grado -Em..- lei appoggiò la fronte sulla mia spalla e si lasciò andare. Iniziò a singhiozzare. Sapevo che quel pianto non era solo per quello di cui mi aveva appena parlato, anzi, lo era in minima parte. Stava liberando per la prima volta tutto ciò che si era tenuta dentro negli ultimi giorni.
-Andrà tutto bene- le sussurrai. 
Lei si aggrappò a me e io non feci altro che stringerla più forte. 
-Pensi che riusciremo a fidarci ancora di qualcuno? Dopo tutto questo?- mi domandò, dopo un paio di minuti, cercando di ricominciare a respirare regolarmente. 
-Inizia col fidarti di me- le risposi.
Lei si sciolse dall'abbraccio -Come?-
Il trucco le era leggermente colato e la rendeva, se possibile, ancora più indifesa e dolce. 
-Risolviamo questa cosa-
Un'occhiata dubbiosa.
-Chiudi gli occhi-
Un'occhiata più dubbiosa. 
-Fidati-
Chiuse gli occhi. 
La sua espressione continuava ad essere nervosa, come se si aspettasse che le tirassi un pugno in faccia da un momento all'altro. Le strinsi la mano -Sono qua, stai tranquilla- rimasi in silenzio per qualche istante e poi ripresi -Tu hai detto di essere confusa perché anche adesso vorresti..- pausa imbarazzante -...rifare quel che hai fatto-
-Io..si. Lo vorrei- mormorò. 
-Togliamo questo dubbio-
Mi sporsi verso di lei, ma mi fermai a pochi centimetri dalla sua faccia. "Lo stai facendo per te? O la vuoi davvero aiutare?". Ero innamorata di quella ragazza da sempre, ora ne ero sicura. Ero cosi vicina a lei, era fisicamente difficile resistere alla tentazione, ma ora dovevo pensare ad Emma, non a me stessa. Non potevo approfittarmene cosi di lei. -Em...non posso- sussurrai. Lei aprì gli occhi e incrociò i miei. Comprese tutto in in millisecondo. 
-Io si-
Colmò la distanza tra noi in un attimo e le sue labbra si posarono una seconda volta sulle mie. Questa volta non si sottrasse subito dopo, ma si avvicinò ulteriormente. Le posai una mano sulla guancia e lei fece scivolare la sua dietro la mia nuca. Era da tempo che non provavo una sensazione come quella. Forse non l'avevo mai provata. -Audrey- mormorò, separandosi per un secondo e tornando poi a baciarmi, facendomi rabbrividire. Mi lasciai andare ancora per qualche secondo, dopodiché mi divisi, a malincuore. 
Sorrisi -Questo è stato...-
-...intenso- concluse Emma, ridendo. 
Mi sporsi verso di lei e le diedi un veloce bacio sulla guancia. 
-Questo cosa significa?- le domandai.
-Questo significa che se mi chiedessi di uscire per comprendere un po' meglio la situazione tra noi due io probabilmente...molto probabilmente, accetterei-
Feci schioccare la lingua -Emma Duval, le andrebbe di andare al cinema insieme, una di queste sere? Il tempo di rimarginare questa meravigliosa ferita e sarò tutta sua. Accetta?-
-Solo se possiamo mescolare i pop corn, al cinema- rispose, e io risi sinceramente, perché era quello che facevamo sempre quando uscivamo da ragazzine. 
-Buffo- se ne uscì, tutto d'un tratto. 
-Cosa?-
-Il fatto che forse, alla fine, sarò tra le poche persone privilegiate a vedere la famosa cicatrice-
Rimasi per un attimo di stucco, cercando di capire se avevo veramente inteso appieno quello che aveva appena detto.
-Devo andare- sospirò. 
-Devi?- 
La delusione nella mia voce si percepiva lontana chilometri. 
-Mia mamma mi vuole tenere sotto controllo in questi giorni, è preoccupata- spiegò. Cercai di annuire senza sembrare triste -Sono sgattaiolata fuori di casa solo per venire a parlarti ed è meglio che non lo sappia-. L'idea che avesse rischiato una punizione solo per me mi rimise subito in sesto. 
Afferrò la sua borsa dai piedi del letto e si appoggiò alle mie gambe per rimettersi le scarpe. 
-Mi alzerei per salutarti, ma..-
-Non è necessario- si chinò e mi lasciò un leggero bacio -Ciao-
-Ciao- sussurrai, guardandola andare via.
Chiuse la porta lanciandomi un ultimo sguardo sorridente. 
Mi lasciai sprofondare nei cuscini troppo morbidi. 
"Cosa accidenti è appena successo?"


Ehilà! Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se tutto accade molto in fretta. Se cosi è stato vi chiedo di lasciare una recensione, anche cortissima, per dimostrare l'interesse nel portare avanti la storia. Grazie!
   
 
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