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Autore: LadyLigeia07    02/09/2016    0 recensioni
Piccolo racconto di genere surreale con ambientazione futuristica. Che cosa è appena successo ad Eileen che corre disperata verso la metropolitana mentre il sole tramonta all'orizzonte?
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine
 
Eileen correva lungo la strada in quel giorno di primavera, il sole era basso all’orizzonte, ormai stava per tramontare. L’aria era frizzante e la ragazza portava un soprabito beige sopra il vestito rosso aderente. Aveva paura che qualcuno potesse accorgersi di cosa era accaduto poco prima in uno degli appartamenti della zona. Scese di corsa le scale della stazione della metropolitana più vicina. Aveva le lacrime agli occhi ed immagini sconnesse si affastellavano da qualche parte nella sua memoria, non riusciva ancora a spiegarsi come era successo tutto quanto.

Sembrava solo ieri quando era arrivata in quell’ufficio nel centro di quella città il cui nome richiamava alla sua memoria ricordi vaghi di un’infanzia travagliata. La sua collega, una ragazza di origine spagnola chiamata Luz, le aveva chiesto se c’era qualcosa che non andava. Il lavoro che svolgevano in quel posto era inusuale, e Luz aveva riso la prima volta che parlando con Eileen dovette chiarire che era tutto legale. “L’unica differenza è che non sai se a scrivere certe cose sia un essere umano o una macchina, ma nel nostro campo non possiamo fare distinzioni. Abbiamo solo l’incarico di mettere tutto in ordine, fare il nostro lavoro e prendere lo stipendio.” I suoi begli occhi azzurri si erano illuminati mentre illustrava che cosa c’era da fare in quell’ufficio di servizi editoriali.

Per giorni Eileen aveva ricevuto via posta elettronica dei documenti da mettere in ordine e da impaginare in quel silenzioso e angusto ufficio. Aveva solo contatti con la sua collega e con le persone dall’altra parte della linea che le chiedevano se poteva correggere l’ortografia e l’ordine dei paragrafi in modo da dare un senso compiuto alle opere che essi le inviavano. Per molti giorni, mentre prendeva il caffè vicino alla macchinetta distributrice, si era chiesta se fossero uomini e donne quelli con cui intratteneva rapporti nell’etereo mondo virtuale. Luz le aveva spiegato che molti di essi erano robot, macchine senzienti che ormai facevano il lavoro della maggior parte delle persone fuori, ma che ci tenevano a non farsi riconoscere.

Qualche volta Luz le aveva parlato per ore di un suo fidanzato che non vedeva da mesi. La ragazza aveva capelli lunghi e biondi, una risata argentina ed una personalità frizzante. Eileen l’aveva sempre guardata con ammirazione, ed in fondo si rendeva conto che non si trattava solo di quello, ma sapeva lo stesso di non avere molte speranze.

Una volta fuori dall’ufficio, Eileen si dirigeva a piedi verso il suo piccolo appartamento non distante da lì. Una volta dentro annegava la sua solitudine guardando dei filmati attraverso la rete: le ragazze bionde, more e rosse dall’altra parte dello schermo le dicevano cose dolci e la facevano entrare nell’intimità delle loro case, e lo stesso facevano con chiunque ne facesse richiesta attraverso il proprio dispositivo di comunicazione. La gigantesca rete globale non conosceva confini, né razze né bandiere. Era il modo con cui la maggior parte delle persone entrava in contatto col mondo esterno, in quella città simile a mille altre all’alba del ventiduesimo secolo.

Tante volte, quando non ne poteva più della solitudine, Eileen usciva nella notte per andare nel quartiere a luci rosse, c’era una buona offerta per il giusto prezzo, ed almeno in quelle circostanze poteva avere qualcuno accanto a sé. In quei momenti pensava a quanto fosse fortunato il ragazzo di Luz. Lei amava quella bella ragazza e nel silenzio di quelle stanze e nella compagnia di quelle donne a pagamento sussurrava nelle loro orecchie il nome di colei che le aveva rubato il cuore ed annebbiato la mente.

Una sera era andata a teatro, era entrata in quel vicolo buio come una voragine dall’altra parte della città, e aveva assistito ad un’opera drammatica, almeno così risultava scritto nel volantino che aveva ricevuto in mezzo alla strada mentre era fuori senza sapere come era arrivata da quelle parti. La strada era poco illuminata e quasi deserta, il suono dei suoi passi si sentiva sul selciato e oscure ombre si muovevano alle finestre di tetri palazzi. Occhi accesi come tizzoni e visi muti sembravano seguirla verso l’entrata di quel teatro.

Nessuno degli spettatori si era girato per guardarla, e le luci si erano spente appena era entrata nell’ampia sala, la maggior parte dei posti a sedere erano vuoti. Il sipario si era alzato, ed un anonimo presentatore aveva detto al microfono che quella sera sarebbe stato rappresentato un dramma profondamente umano. Due attrici ed un attore erano sul palco: il ragazzo portava una maglietta rossa ed una giacca beige e le ragazze erano entrambe vestite di nero. Iniziarono a recitare. Una ragazza dalla folta chioma rossa piangeva e supplicava ad alta voce il ragazzo di lasciarla in pace e di andare via. Il giovane, con fare contrito, si faceva avanti e la implorava di riconsiderare la situazione; lei gli rispondeva quasi con un sussurro: “Non capisco questa tua ossessione per me, in fondo siamo solo amici. Por favor vete y déjame en paz.” L’altra ragazza, dai capelli biondi e corti, seguiva con gli occhi tutte le loro mosse. Ad un certo punto corse verso l’altra ragazza e l’abbracciò. Mentre entrambe erano l’una tra le braccia dell’altra, nessuno vide il ragazzo che di nascosto estraeva una pistola dalla tasca della sua giacca e faceva partire un colpo. Il pubblico vide la ragazza rossa accasciarsi a terra mentre un fiume scarlatto usciva da una ferita aperta sulla sua fronte. Il sipario si chiuse, il pubblico brontolò annoiato. Eileen sentì qualcuno dire: “Non è possibile che finisca così!” e anche un: “Vogliamo i nostri soldi indietro, siete dei truffatori!”. La giovane si diresse verso l’uscita, si rese conto che fuori stava piovendo, grosse gocce scendevano come lacrime sulle sue guance prima che aprisse la sua borsa e cercasse il piccolo ombrello che aveva sempre con sé. Prima di andare via si girò verso quel teatro e vide l’insegna sopra la porta: Deseo.

Strano, entrando non ricordava di aver visto quell’insegna.

Non si rese conto da quanto tempo era dentro quel vagone del treno in metropolitana, aveva un oggetto tra le mani che non ricordava di aver preso. Dentro a quel vagone c’era una piccola comitiva di persone che tornavano da una fiera dedicata al fumetto elettronico, un genere molto in voga allora. Essi erano vestiti in maniera stravagante, mascherine di velluto coprivano i loro occhi, alcuni ridevano mentre altri sembravano stanchi. Uno di loro, che era in piedi, si accorse di quella ragazza bruna in un angolo, il trucco devastato dal pianto e si avvicinò a lei, ma subito si allontanò con il terrore negli occhi quando si accorse che tra le mani essa aveva una pistola insanguinata.

Il giorno dopo il superiore di Luz e di Eileen si recò nel angusto ufficio dopo aver sbrigato alcune formalità con la polizia. Nella sinistra luce che arrivava da un’informe lampadina in alto sul soffitto, quell’uomo, sbuffando, si chiese come avrebbe fatto per trovare alla svelta due nuove impiegate che occupassero i posti delle due ragazze. ‘Chi se lo sarebbe mai aspettato - si domandò accendendosi una sigaretta- che il cervello della morettina sarebbe partito all’improvviso in quel modo? ’

Al mattino aveva letto le notizie attraverso il suo dispositivo di ultima generazione, e quasi si era strozzato con il suo caffè quando aveva letto i titoli a lettere cubitali: “Dramma della gelosia, impiegata presso ufficio editoriale uccide con due colpi di pistola la collega della quale si era invaghita ed il suo fidanzato venuto a farle visita nel suo nuovo appartamento.”
 
*Por favor vete y dèjame en paz: Per favore vattene e lasciami in pace
*Deseo: Desiderio
   
 
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