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Autore: ghostking    02/09/2016    1 recensioni
Amy Olsen è figlia di uno psicologo londinese e abita in Holland str. nei pressi di Kensington Garden, un luogo che la ragazza visita spesso. Abita da sola con suo padre e per colpa del suo carattere ha solo 2 amici: Tyler McPeak e Stephanie Greek, il nerd e l'eccentrica. Figlia unica con solo un carlino di nome Buster. Sua madre se ne andò quando aveva 5 anni e quindi non ricorda molto. Grazie all'affetto del padre e dei suoi amici riesce a non essere triste e a condurre una vita ordinaria tra libri, serie tv e passeggiate. Un giornò Amy vede uno strano ragazzo seduto nello studio del padre e sente che nella sua vita manca qualcosa. Amy non sarà più la stessa ed incredibilmente si interesserà a quel curioso ragazzo seduto in casa sua.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La casa era enorme e le scale che portavano al piano superiore non sembravano troppo sicure. Un odore di muffa e di vecchio aleggiavano negli ambienti chiusi che i due ragazzi aprivano con cautela per evitare ogni tipo di inconveniente.
Amy fece scorrere la mano sulla ringhiera delle scale mezza sgangherata, ritrovandosi cosi un'orrenda e fastidiosa patina di polvere sul palmo della mano. Si guardava intorno incuriosita, come se non avesse mai visto l'interno di una casa (anche se quella più che una casa era un rudere).
Michael, nel frattempo, non si era accorto della distanza che si era fatta strada tra di loro, e quando si girò dopo aver dato un'occhiata veloce dentro una delle camere al primo piano e non vide più la ragazza la chiamò per nome, una sensazione che riusciva a provocare ad entrambi dei brividi lungo la schiena.
Lei rispose subito.
-Sono qua- urlò posando la mano sulla maniglia della porta dell’ultima stanza. Il ragazzo la raggiunse seguendo la sua voce e arrivato lì davanti la guardò, aggiustandosi la chitarra in spalla.
Si osservarono per un po’ e quando Amy si voltò per aprire la porta una luce fioca illuminò i due, facendogli stringere gli occhi istintivamente.
La polvere nella stanza era moltissima ed i granelli si potevano osservare in controluce, ma non fu quello a colpirli maggiormente.
Nella camera c'era solo un letto matrimoniale ricoperto da un lenzuolo bianco -ormai irriconoscibile- ed un carrion ai suoi piedi.
Amy lo guardò affascinata e fece il suo ingresso nella stanza, non badando agli scricchiolii sinistri che provenivano da sotto ai suoi piedi. Invece continuò ad avanzare piano verso il piccolo giocattolo, poi accadde tutto velocemente, come un lampo.
Michael vide le travi di legno cedere lentamente sotto il peso della ragazza - nonostante fosse un "peso piuma" a detta sua- ed esitò per un momento, sperando che lei se ne accorgesse.
Purtroppo così non fu, decisamente troppo incuriosita dall’oggetto che le stava davanti per mostrare la minima cura ad altro nel suo raggio uditivo o visivo. Per questo, ovviamente, non si rese conto che di lì a poco sarebbe sicuramente precipitata in un brutto e scomodo volo di circa 2 metri e mezzo.
Michael scattò e fu rapido: gettò la chitarra con poca grazia sul pavimento del corridoio e con una piccola corsa raggiunse Amy, le cinse istintivamente il busto con le braccia e quando la assicurò alla sua presa indietreggiò guardando con gli occhi sgranati le travi marce cadere in un tonfo sordo sul pavimento del salotto sottostante. La ragazza  non sembrò accorgersi di nulla e il suo sguardo rimase fisso sul giocattolo per tutta la caduta.
Quando si rese conto di quello che le sarebbe potuto succedere se non ci fosse stato Michael a prenderla, le venne la pelle d'oca. In quel momento, se lui non l'avesse afferrata, si sarebbe sicuramente ritrovata stesa a terra con una ferita alla fronte e priva di sensi.
Appena riuscì ad elaborare completamente l'accaduto il battito le accelerò in un lampo e il respiro si fece corto.
Non sapeva che dire, era a corto di parole e l’unica cosa che riusciva a fare era tremare come una foglia.
Michael naturalmente se ne accorse e si ritrovò a stringerla ancora di più nel tentativo di farla calmare, non seppe da dove trovò il coraggio però lo fece e sembrò funzionare.
D'istinto posò delicatamente il viso tra i suoi capelli.
-Va tutto bene- sussurrò appena prima di sentire il corpo della ragazza rilassarsi contro il proprio -Non è successo nulla, va tutto bene- continuò carezzandole con il pollice il braccio, lei in risposta prese dei profondi respiri ed annuì poco, la tranquillità che l'aveva pervasa però ebbe vita breve, dopo poco la sua mente tornò nel pieno panico ed il problema era più che ovvio: Michael.
Cosa avrebbe dovuto fare? Non lo sapeva, le venne solo da star ferma sul posto attendendo un qualsiasi indizio dal ragazzo che la stava stringendo. Deglutì e mormorò un grazie spezzato, iniziò a mordicchiarsi la guancia freneticamente; lo faceva sempre quando era nervosa. Restarono fermi per una decina di minuti e quando poi Michael si decise a mollare la presa Amy contrasse il viso in un espressione di disappunto, le era piaciuto per quanto insolito e intimo - cosa che non faceva per lei- Amy si girò e lo guardò negli occhi, Michael evidentemente non resse il contatto perché si voltò di scatto biascicando qualcosa
-Dovremmo andare- si chinò sulla chitarra che aveva lasciato cadere precedentemente e sperò non si fosse danneggiata troppo -Non è sicuro qui-
-S-si- rispose poi Amy, Michael fino a quel momento aveva pensato che avesse perso la voce ed invece a quanto pare sapeva ancora parlare, non aveva fiatato durante quel piccolo incidente e lui era stato l'unico a parlare, si sentì un completo idiota e quindi senza nemmeno salutarla scese rapido la rampa di scale per poi sparire dalla vista della castana. Amy osservò la scena senza dire nulla, poteva percepire l'imbarazzo che il ragazzo stava provando, quando Michael la lasciò sola sparendo nel piano sottostante sentì nuovamente il clima invernale, fino a quel momento non si era realmente resa conto di quanto facesse freddo, era stata distratta dalla presenza del ragazzo, non sapeva cosa pensare.
 
Michael era uscito dalla casa con passo spedito ma indeciso, non voleva lasciarla come aveva appena fatto ma gli sembrava fosse giusto perché era stato stupido, avrebbe potuto prenderla solo per un braccio e trascinarla al sicuro, invece l'aveva stretta a se con la voglia di riscoprire il contatto di qualche sera prima. Era piccola di statura e molto magra quindi avvolgerla l'aveva fatto illudere di poterla proteggere, ai suoi occhi sembrava un cristallo di neve pronto a sciogliersi a contatto con l'asfalto. Michael pensò che aveva preferito stringerla piuttosto che il contrario; poterla toccare era stato in qualche modo appagante ma non poteva permettersi di pensare certe cose, non su lei e non lui.
Aveva appena varcato il cancello quando si fermò e roteò il viso verso il portone della casa, sentì dei piccoli passi avvicinarsi e poi vide un piccolo batuffolo color miele sbucare fuori dall'edificio.
La luce dava dei riflessi più chiari ai suoi capelli e donava alla sua pelle un colorito piuttosto roseo. Michael trattenne il respiro in attesa, la guardò avvicinarsi e lei fece l'ennesima cosa insolita. Si alzò in punta di piedi e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, poi abbassò la testa e se ne andò senza voltarsi.
Lui la guardò allontanarsi portandosi due dita nel punto in cui l'aveva sfiorato, un piccolo sorriso si fece largo sul suo viso mentre il tempo continuava a scorrere e quegli istanti si fissavano nelle loro menti.
 
--
 
Michael si stese sul letto sospirando. Era entrato in casa salendo le scale a grandi passi, evitando con immensa abilità sua madre, appostata in cucina e pronta a bombardarlo di domande su dove era stato.
Non era dell’umore giusto per farsi schiacciare da sua madre né dalla sua apprensione. Aveva solamente voglia di restare con i propri pensieri.
Si passò una mano sul viso chiudendo gli occhi e le immagini iniziarono a scorrergli davanti come una pellicola.
Ricordò il momento in cui l'aveva stretta a sé, e quando, dopo essere uscita dalla casa, lo aveva baciato per la seconda volta.
Sorrise sfiorandosi ancora la guancia con le dita.
Si chiese se era così che ci si sentiva ad essere felici.
A Michael piaceva da morire e lo faceva sentire vivo, almeno fin quando la sua malattia non prendeva il sopravvento.
Da quando aveva conosciuto Amy sembrava andare meglio, con lei si sentiva  al sicuro.
Si ritrovò a sorridere amaramente.
Sapeva che di lì a poco tutto sarebbe evaporato.
Sentiva che con il tempo non sarebbe riuscito a reggere il loro rapporto, e questo perché sapeva come sarebbe andata a finire.
Ogni volta che conosceva qualcuno andava bene, all’inizio, ma quando la sua bipolarità arrivava, riusciva ad allontanare tutti, lasciandolo da solo ad affrontare il buio di cui aveva tanta paura. A volte arrivava qualcuno e questo calava un filo a cui Michael si aggrappava per poter uscire anche solo momentaneamente.
Avrebbe voluto dirle delle sue preoccupazioni e che lei in quel momento era diventata quel filo di speranza, ma non c'era volta in cui gli eventi girassero a suo favore.
La sua timidezza spesso lo bloccava.
 Inoltre in quel caso, Amy era la figlia del suo psicologo e non se la sentiva di avvicinarsi troppo.
Si rannicchiò su un fianco e chiuse gli occhi. Dormire era l'unico modo per mettere a tacere i pensieri che gli rimbombavano nella testa.
 
--
 
Amy continuava  saltellare per la camera. Non era andata affatto male e aveva scoperto nuove sfaccettature del suo carattere. Lo poteva definire protettivo ed istintivo.
Inoltre aveva finalmente esplorato la casa che la incuriosiva tanto, pur rischiando di finire spiaccicata al suolo.
Ora che ci pensava, un pensiero totalmente disconnesso dai precedenti prese forma nella sua testa, era tanto riservata quanto curiosa. La sua voglia di scoprire cose nuove era insaziabile e quando si metteva una cosa in testa era difficile rimuoverla. Notò anche che la vicinanza del ragazzo l'aveva resa più socievole ed estroversa. Tentativi infiniti per farla uscire dal guscio da parte di Ty ed Effy erano stati vani, e lui senza neanche volerlo c'era riuscito.
Il suo circolo dei pensieri venne interrotto bruscamente dalla sua suoneria, Amy allungò la mano verso il suo telefono ed accettò la chiamata
 
-Hei- disse la voce maschile dall'altro capo del telefono.
-Ciao Tyler- rispose Amy piatta.
-Possiamo vederci?- chiese titubante, evidentemente agitato.
-Va bene- rispose dopo un attimo di pausa.
-Kensington?-
-Si-
-Okay a tra poco- Amy riattaccò senza rispondergli, non aveva voglia di parlare, non in quel momento e non con lui, più tardi  avrebbe trovato la voglia.
Vide Buster avvicinarsi trotterellando e facendo muovere ritmicamente la lingua penzoloni, si chinò su di lui e cominciò ad accarezzargli il muso schiacciato.
-Vorrei essere te- sbuffò osservandolo, mentre il carlino manteneva una simpatica espressione con la bocca aperta.
 
 
 
--
 
 
 
Tyler mise lo zaino in spalla e si sistemò il colletto della camicia verde, si guardò allo specchio e mise gli occhiali sul naso. Aveva preparato qualcosa per farsi perdonare e sapeva che avrebbe funzionato.
Uscì di casa chiudendo a chiave la porta e salì in macchina, mise in moto e partì verso Kensington Garden.
Amy era vicino al cancello in ferro battuto all'entrata del parco, si stava divertendo a fare dei cerchi d'aria condensata con la bocca, avvolta nel suo giubbotto verde. Si era chiaramente imbambolata perché sobbalzò quando sentì qualcuno toccarle la spalla gentilmente.
Quando si voltò incontrò due grandi occhi verdi.
-Ciao- disse abbassando lo sguardo.
-Ehy- rispose il ragazzo grattandosi la nuca, leggermente imbarazzato.
-Ho una sorpresa per te, per farmi perdonare- spiegò sfregando le mani lungo le cosce per il nervoso, lei gli rivolse uno sguardo curioso.
 Ty era sempre stato particolare per quanto riguardava le sue scuse, usava sempre un oggetto o qualcosa di simile per poter introdurre il suo mini-discorso preparato a tavolino per potersi redimere, e puntualmente con lei... funzionava sempre.
Amy annuì e con la testa lo invitò a camminare, quindi lui la affiancò sfregando le mani tra loro e inumidendosi le labbra screpolate.
Non parlarono per tutto il tragitto. Non lo facevano mai in quelle situazioni, ascoltavano semplicemente il silenzio che si formava tra loro, quasi aspettando che questo si condensasse e prendesse forma solida.
Arrivarono alla solita panchina, ma quando Amy fece per avvicinarsi, Ty la tirò per un braccio e la guidò in uno spiazzo ben nascosto del parco.
Gli alberi circondavano quel piccolo pezzo di terra in modo circolare. Il prato era stato recentemente tagliato e si poteva percepire l'odore dell'erba nell'aria. Amy guardò interrogativa l'amico.
-So che adori i pic-nic e... Ho pensato di farmi perdonare così questa volta- sorrise mettendo le mani in tasca.
-Accetteresti degli ottimi tramezzini, patatine e coca cola?- chiese poi scuotendo lo zaino che aveva sulle spalle.
Amy sorrise e scosse la testa.
-Solo se i tramezzini sono con tonno mozzarella e--
-E pomodoro, come piacciono a te, ovvio- continuò lui.
Si conoscevano troppo bene per tenersi il muso a vicenda.
Amy osservò Tyler sistemare il piccolo telo da pic-nic sul prato per poi sedersi e battere la mano nel posto accanto a sé.
-Vieni qua su- disse guardandola di sottecchi. Lei non parlò e prese posto al suo fianco, sapendo che di lì a poco l'amico avrebbe iniziato a parlare.
Le scuse infatti non tardarono ad arrivare. Tyler tirò fuori dallo zaino una scatoletta ermetica di plastica e la porse alla ragazza.
-Aprila- la incitò.
Lei lo guardò e poi abbassò gli occhi sul contenitore, tolse il coperchio e sorrise ampiamente: torta ai frutti di bosco, la sua preferita.
-Non lo hai fatto davvero- disse sorridendo e spostando la testa dal ragazzo alla fetta di torta, il ragazzo fece spallucce e si schiarì la voce per poter parlare .
-Senti - il discorso aveva ufficialmente preso il via -Mi dispiace davvero tanto, non so cosa mi sia preso ma davvero io tengo a te- sussurrò guardandosi le mani -Volevo solo essere partecipe della tua vita e cercare di proteggerti al meglio. Per me sei come una sorella e non permetterei a nessuno di farti del male... Mi dispiace di essere stato cosi invadente, non me ne sono nemmeno reso conto, scusami davvero-
 Amy lo lasciò finire, posò la torta da un lato e gli mise le braccia al collo.
-Forse sono stata io ad esagerare, è che non mi piaceva la tua insistenza, a volte sei snervante- disse scherzosamente per poi sciogliere l’abbraccio.
-Non pensiamoci più e concentriamoci su quello che hai preparato- sorrise Amy riafferrando la scatola di plastica, attendendo l'arrivo di un cucchiaino per poterla divorare. Ty sorrise a sua volta e scosse la testa facendo muovere i ricci castani .
 
-Sempre la solita- le porse un cucchiaio e la guardò mangiare la sua fetta di torta mentre addentava uno dei suoi tramezzini. Era felice di aver risolto con Amy, ma ora avrebbe dovuto scoprire cosa gli stava nascondendo.


Angolo autrice
Oddio che parto.
Questo capitolo è chilometrico e correggerlo è stato un trip assurdo che non immaginate.
Comunque, spero che vi sia piaciuto e mi scuso tantissimo perché so perfettamente l'infantilità che alcuni pezzi presentano. Purtroppo non posso riscrivere tutto da capo, ma se potessi lo farei immediatamente.
Fatemi sapere cosa ne pensate <3
Ah già, probabilmente cambierò il nome alla storia. "Psycho" è troppo estremo per una storia che vuole essere decisamente più soft. Michael non è pazzo, solo bipolare.
Al momento non ho idee ma prego che me ne vengano.
Okay vi lascio liberi, grazie per l'attenzione! 
-shiver

 
  
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