Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: FueMarmalade    02/09/2016    2 recensioni
Haruka ½ , continuo dell'omonima serie Ranma ½, racconta le vicende del giovane Haruka Saotome: un ragazzo dai capelli scarlatti che si porta dentro sé un orribile segreto, la sua metà bionda e dalle forme a dir poco prosperose.
Figlio di Akane Tendou e Ranma Saotome, un bel giorno farà uno strano incontro e da allora la sua vita, già di per sé un inferno, diverrà totalmente sconvolta all'apice.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Haruka ½


Passarono esattamente cinque secondi pieni, e fu allora che Ryoga realizzò l'ovvietà della situazione: Nagisa si sarebbe sicuramente persa, da sola ed indifesa per le buie strade di Nerima, senza nessuno che tutelasse la sua candida incolumità.

Ryoga aveva lasciato l'abitazione dei Tendou già da un bel po', Akari era rimasta indietro in compagnia di Hiroshi e gli altri, molto probabilmente a parlare di quanto successo quella sera.

L'uomo era davvero preoccupato, correva senza sosta, chiamando la figlia a gran voce, ma all'improvviso egli fu costretto a fermarsi: era arrivato innanzi alla propria casa e seduta sui gradini dell'ingresso vi era proprio Nagisa, le sue mani eran sulle guance e il capo era chino, ella sospirava piano, persa nei suoi sconfinati pensieri.

In quell'attimo, quasi Ryoga non ci credette, era sollevato nel poter rivedere la figlia sana e salva, dunque non aspettò altro tempo e le corse incontro con le braccia spalancate «Nagisa, bambina mia!» cominciò Ryoga e, non appena fu vicino ad ella, lui le si inginocchiò dinnanzi, la avvolse strettamente tra la sue forti braccia e le baciò con dolcezza il crine castano.

«Temevo di averti perduta per sempre!»

Nagisa sbatté le palpebre, il volto che cominciava a variare dal rosso al viola in maniera repentina: «P–papà, così mi soffochi!»

Il corvino con la gialla bandana sembrò non darle ascolto: era così contento di aver ritrovato il suo dolcissimo angelo.

«Vedrai, papà non ti lascerà mai più andare.

Te lo promette sul suo onore».


* * *


Un mese dopo, sia gli Hibiki che i Saotome s'erano trasferiti nell'abitazione del padre di Akane, poiché ormai, in un certo senso, dovevano abituarsi a considerarsi “parenti” l'un con l'altro.

«Roba da non crederci», si lamentò Ranma, prendendo con le bacchette un poco del riso all'interno della sua ciotola e portandoselo vicino alle labbra. «Non vedo perché questo potrebbe cambiare il problema di fondo» soggiunse Ryoga che stava tra Ranma e la figlia Nagisa, quest'ultima totalmente rossa in volto, intenta a fissare un punto imprecisato del tavolo.

«Fatela finita» affermò Akane, guardando storto il consorte. Nel frattempo Akari osservava il marito con aria preoccupata.

Kasumi sorrise, passando la ciotola appena riempita di riso al marito Tofu, che sebbene avesse il cervello in pappa dalla visione della moglie, riuscì a sorreggere l'oggetto senza romperlo o far cadere il contenuto sul pavimento «Ecco a te», disse ella, mentre l'altro cominciava a mangiare: «F–Fi finfrazio, Kafumi. E' daffero una bonfà!»

Il Dottore aveva per caso preso di nuovo il tovagliolo, scambiandolo per il proprio cibo?

Kasumi ridacchiò, portandosi una mano vicino alla bocca «Come sei buffo!»

In quel momento Haruka s'alzò da tavola e, come se nulla fosse, fece per andarsene via.

«Ci si vede» fece egli, facendo un lieve cenno con la mano e ficcando poi sia questa che l'altra dentro alle tasche della felpa blu-chiaro.

«Haruka caro, aspetta!» esclamò Nodoka, alzandosi dalla sua postazione e raggiungendo il ragazzo con un piccolo sorriso sulle labbra «Dato che abiteremo tutti insieme per parecchio tempo, noi tutti abbiamo pensato che Nagisa verrà nella tua stessa scuola. Così, per la gioia del suo caro papà, non ci sarà rischio che possa perdersi, se sarà al tuo fianco!»

Ryoga si trattenne dal ribattere, sebbene fosse visibilmente nervoso, ciononostante egli rimase seduto senza muovere un dito, a mangiare la sua colazione.

Nagisa alzò il viso e guardò tutti i presenti: aveva sempre studiato in casa sotto tutela di sua madre, e non era minimamente abituata alla socializzazione, a parlare con degli sconosciuti. Non le era mai stato concesso, anche se lei lo aveva da sempre desiderato, in fondo alla sua anima.

«Quindi potrò davvero... uscire?» chiese incredula la fanciulla, Nodoka quindi le mise una mano sulla spalla e poi annuì «Ma certo che puoi farlo, mia cara».

Nagisa era una ragazza molto intelligente per la sua età, aveva un QI fuori dal comune e superiore alla media: per questo, quando Ryoga ed Akari avevano incontrato il preside, quest'ultimo non aveva battuto ciglio all'ammetterla nel proprio istituto – c'era da dire, tuttavia, che, quella volta, era passata una bella mezz'ora abbondante, tra cazzoti e rapate quasi a zero di capelli.

«Aspetta un attimo qua!» esclamò Akane, correndo e svoltando l'angolo dell'anta della porta scorrevole sinistra.

In tutto ciò, Haruka rimase del tutto impassibile a guardare la scena.

Che si dia una mossa, almeno”, pensò solamente egli, voltando lo sguardo altrove.


* * *


«Sapevo che ci saresti stata un incanto!» cinguettò Akane, le mani congiunte e gli occhi che s'eran illuminati di pura meraviglia «Sei proprio un amore!»

Nagisa si sistemò gli occhiali rossi, per poi far ricadere quella mano a sorreggere la cartella bruna, assieme alla gemella. Ella non sapeva davvero cosa dire «L–La ringrazio, signora Saotome», balbettò poi, come sempre in imbarazzo.

«Non ti preoccupare, Nagisa-chan. D'altronde io non vado più a scuola, e poi la mia divisa ti sta perfettamente. Sembra quasi fatta su misura per te!»

Akane le rivolse un sorriso tenero e comprensivo, subito dopo andò a spingerla per le spalle, da dietro, avvicinandola laddove si trovava il figlio dai capelli scarlatti.

«Su, su, andate! O farete tardi a scuola!»

Nagisa diede l'attenzione prima ad Akane, poi andò a guardare Haruka, il quale si stava già incamminando per uscire fuori di casa.

La giovane, ovviamente, non poté che seguirlo, mettendosi dietro ad egli.

«A–Aspetta!»


* * *


«Il suo nome è Nagisa Hibiki, ha studiato sino alla scorsa settimana in casa, sotto la tutela dei propri genitori per parecchio tempo, e adesso è qui per intraprendere una vita scolastica assieme a tutti voi. Vedete di andare d'accordo e farla sentire a proprio agio, qui nella 2 – A.

Date a lei il benvenuto!»

Si udirono vari bisbigli, i quali misero parecchio in soggezione la fanciulla dai morbidi capelli castani. Ella si morse il labbro inferiore e non sapeva come comportarsi, tanto meno cosa dire in un momento come quello.

«Ehm... Salve a tutti,» aveva cominciato con voce sottile «io sono Nagisa Hibiki» detto ciò, fece un piccolo inchino verso i nuovi compagni di classe «Piacere di conoscervi».

«Quant'è carina!» mormorò uno studente all'amico che stava di fronte a lui.

«Un vero schianto!» fece l'altro, squadrandola da capo a piedi.

Haruka se ne stava nel suo solito posto di fianco alla finestra, intento a guardare il panorama all'esterno d'essa.

«Su, Hibiki. Scegli pure il posto che preferisci!» aveva affermato il prof., cercando di infonderle coraggio «E voi, laggiù, fate silenzio!»

Nagisa s'incamminò e, passo dopo passo, si ritrovò a guardare dapprima Haruka, e poi attorno a lei: tra i vari ragazzi che la stavano studiando, vi era una bella ragazza dai tratti occidentali, la pelle candida, gli occhi violacei e i capelli cortissimi, d'uno splendente biondo cenere, a maschiaccio.

«Ehi, ciao! Qui è libero!» ella le sorrise, inclinando il capo da un lato; sembrava davvero tanto cordiale e simpatica, quella studentessa «Il mio nome è Victoria e provengo dall'America» rise lei, mentre Nagisa le si sedeva accanto «Spero potremmo diventare ottime amiche, noi due!»

La castana la guardò intimidita, tuttavia annuì piano col capo e con fil di voce infine disse: «Lo spero anch'io...»


* * *


Era appena suonata la campanella che annunciava la ricreazione e, Nagisa, sbadata com'era, si era dimenticata il proprio pranzo casa, avvolto nella confezione candida preparata da Kasumi.

«Hai fame, vero?» le chiese Victoria, le mani dietro la schiena e lo sguardo sbarazzino «Il mio bentou è troppo per me. Se vuoi possiamo fare a metà!»

Nagisa sgranò gli occhi, portò i palmi delle mani in bella vista e scosse il capo «Non c'è davvero bisogno, credimi! Va bene così».

Victoria assottigliò gli occhi e strinse la nuova arrivata per una spalla, il braccio che le avvolgeva la il retro del collo «Non ti preoccupare, sweetheart. Per me è un vero piacere. In fondo, stiamo cercando di diventare amiche, no?»

«E–Ecco, io...» mormorò Nagisa, ma proprio in quel momento innanzi alle due ragazze si prostrò Haruka, che senza “se” e senza “ma” aveva teso un braccio, la mano che stringeva il fazzoletto contenente il pranzo della fanciulla.

Egli lo poggiò sui palmi delle mani di Nagisa e poi le diede le spalle «Fa più attenzione la prossima volta. Fortunatamente, avevo preso entrambi i nostri bentou, prima di uscire di casa».

Victoria aguzzò l'udito, «Come... prima di uscire di casa?» ella sbatté le palpebre e arricciò il nasino alla francesina.

«Come, non lo sai, Vick?» due studentesse si fermarono in quel momento vicino a Victoria e Nagisa «Loro due sono fidanzati».

«Fi... Fidanzati?!» Victoria spalancò le labbra, quasi sotto choc. Haruka, che stava per andarsene via, si fermò di colpo, si girò verso le due studentesse e poi disse loro: «Chi vi ha detto questo?»

Una di queste rispose «Beh, stanno cadendo volantini per l'intero istituto. Ormai tutti parlano solo di voi!» in quel momento ad Haruka venne porto un piccolo foglietto rosato «Guarda tu stesso, se non mi credi».

Haruka assottigliò lo sguardo, dopodiché appallottolò il volantino e lo strinse con forza nella mano destra «Io giuro che lo uccido», borbottò il rosso, iniziando a correre verso il cortile «Stupido vecchio!»

Nagisa boccheggiò, poi si voltò verso Victoria e, con fatica, affermò: «Lo hanno deciso i nostri parenti...»

La bionda la guardò di sottecchi e poi, senza dire una parola, sorpassò Nagisa, facendo per andare via.

«Victoria, che ti prende?» chiese la castana, girando il capo e andando poi incontro all'Americana «Stai male?»

Victoria fu alquanto vaga: «Pensavo avremmo potuto diventare ottime amiche, Nagisa Hibiki,» le disse, continuando a camminare «Ma a quanto pare, siamo destinate ad essere rivali.

Ed io non sopporto, chi si intromette così all'improvviso come hai appena fatto tu».

Nagisa la fissò, del tutto senza parole: come mai aveva cambiato atteggiamento in tal maniera? Cosa le aveva fatto di male?

Non è che forse a lei...”


* * *


«Cosa diavolo ti è saltato in mente?!» Genma-Panda era disteso in terra e Haruka lo stava prendendo a calci con una certa violenza, «Dovevi per forza farci stare al centro dell'attenzione, eh?!»

Genma-Panda rotolò sino all'entrata del cancello della scuola, lasciando dietro di sé dei lignei cartelli con su scritto varie frasi e scomparendo poi nel nulla.


[ Prenditi le tue responsabilità! ]


[ Il fine giustifica i mezzi. ]


[ Comportati da vero uomo! ]


Sulla fronte di Haruka fu possibile vedere una vena pulsargli sulla tempia, egli poi afferrò un cartello e, sbattendogli un ginocchio contro e stringendo forte la lignea superficie con le mani, non poté che spaccarlo in due parti perfettamente uguali.

Questi gliela avrebbe fatta davvero pagare.

Gliela avrebbe fatta pagare con gli interessi.



* * *


«Siamo a casa» annunciò il rosso una volta varcata la soglia dell'abitazione. Nagisa stava dietro di lui, e aveva le gote leggermente arrossate.

Fu allora che apparse Nodoka, «Oh, siete tornati» constatò ella, una mano sopra la guancia destra «Sai, Nagisa cara, la prossima volta ricordati di portarti il pranzo. Altrimenti ti toccherà digiunare per tutto il giorno, e questo, te lo dico, non va affatto bene per una signorina come te!»

Nagisa rimase interdetta per qualche secondo, poi volse lo sguardo in direzione del ragazzo con la bassa coda vermiglia: ma di lui neanche l'ombra. Si era del tutto volatilizzato.

Fu allora ch'ella realizzò ciò che Haruka aveva fatto.

Dunque, quel giorno, le aveva ceduto spontaneamente il pranzo, pur sapendo che sino a che non fossero tornati a casa, non avrebbe toccato più altro cibo.

Quindi...” rifletté la giovane, “si è preoccupato per me?”


* * *


La rossa chioma toccò il ruvido tetto di casa Tendou, le mani eran poste dietro alla nuca e lo sguardo era fisso sul cielo bluastro innanzi ai suoi azzurrissimi occhi assottigliati.

«Si son fatti tutti un'idea sbagliata,» disse fra sé e sé il ragazzo «e tutto questo dopo che le avevo fermamente detto di starmi il più lontano possibile». Alla fine Haruka sospirò, rimase in quella posizione per altri secondi, poi egli percepì un chiaro ed innaturale spostamento d'aria, dunque si rimise subito in piedi e si mise in posizione di difesa, osservando ogni cosa ch'aveva attorno.

«Finalmente ti ho ritrovato, haaraamee*» disse improvvisamente una mascolina e rauca voce con un giapponese un poco incerto. Era chiaro, con il nuovo interlocutore del giovane Haruka, fosse straniero.

«E tu, chi saresti!?»



*“bastardo” in Indiano




   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: FueMarmalade