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Autore: I_love_villains    03/09/2016    1 recensioni
Raccolta di racconti horror. Spero di riuscire a provocarvi qualche brivido.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La ragazzina piangente si strinse di più alla sua migliore amica, che ormai considerava come una sorella maggiore. Linnie era sempre presente per lei, anche più dei suoi genitori. E a lei poteva raccontare qualsiasi cosa, mentre alcune cose proprio non poteva dirle a loro. Come il labbro spaccato. Poteva forse dire alla mamma che Tommy Ward la tormentava dall’inizio dell’anno? No, avrebbe fatto la figura della vigliacca. Più facile mentire dicendo che era caduta dal monopattino.
Tina si mise a sedere più dritta sul suo letto. Soffiò il naso e si asciugò le ultime lacrime.
“Va meglio?” le domandò premurosa Linnie.
La bambina di nove anni annuì. Linnie sorrise. Tina non sapeva quanti anni avesse l’altra, ma optava per i sedici. La conosceva da quasi quattro anni, ma non glielo aveva mai chiesto. Non che avesse importanza: sapeva che erano amiche e questo le bastava. Le voleva molto bene. Solo, stava attenta a non parlare con lei quando c’erano i suoi genitori. Non la nominava nemmeno. Due anni fa il padre le aveva detto che stava diventando troppo grande per gli amici immaginari, ora doveva fare amicizia con i suoi coetanei. Tina sorrise amaramente al ricordo. I suoi coetanei non sembravano voler fare amicizia con lei …
“Mi spieghi meglio cos’è successo?” volle sapere Linnie.
“Ero in cortile” raccontò la ragazzina. “E mangiavo la mia merenda, quando Tommy e altri due me l’hanno buttata per terra dicendo che le zingare devono fare l’elemosina per avere da mangiare. Io mi sono arrabbiata ma non ho detto niente. Poi loro hanno detto di cacciare fuori i miei soldini. Hanno preso la mia paghetta dicendo che l’ho rubata …”
“Sssh, qui sei al sicuro. Tommy ti ha colpita?”
“Sì. Lui mi odia. Mi chiama zingarella e mi tormenta sempre.”
Linnie guardò fuori dalla finestra, pensierosa. Tina guardò lei. Le faceva sempre piacere, perché sperava di essere come lei, da grande: lunghi capelli color mogano, grandi occhi castani e un viso dolce. La sua amica era davvero carina. Non che lei fosse brutta, ma era pallida e mingherlina e più spesso immusonita che felice.
“Che posso fare, Linnie?”
“Finora non lo sa nessuno, di questi bulletti?”
“Nessun adulto, credo.”
La ragazza annuì come se se lo aspettasse.
“Me ne occupo io, ok?”
Gli occhi della bambina si illuminarono.
“Davvero?”
“Davvero. Non sopporto chi maltratta i più deboli, ancor meno chi fa del male a te.”
“Oh, grazie Linnie.”
Tina sorrise e non pensò più alla scuola.
Il giorno dopo Tommy non si fece vedere. E nemmeno quello dopo ancora. Mancava da una settimana, ormai. Tina, un po’ preoccupata, chiese a Linnie che scherzo avesse fatto al compagno.
“Niente di brutto, si è solo ammalato. Sei proprio generosa, ad essere in pensiero per lui.”
“Mh” fece la piccola, dubbiosa. Era sicura che la sua amica le stesse nascondendo qualcosa.
“Piuttosto, a scuola tutto bene?”
“Sì, anche se alcune ragazzine mi hanno presa in giro. Ma tanto ci sono abituata.”
“Mi spiace, Tina. Mi chiedo che cosa gli insegnino i genitori, per comportarsi così.”
“Non so … andiamo a farci un giro?”
Linnie annuì. Seguì la bimba fuori di casa, poi lungo la strada.
“Andiamo alla discarica, ora va di moda.”
“Non è posto per bambini quello.”
“Faccio attenzione. Voglio solo vedere se è davvero tanto divertente rompere le bottiglie a sassate.”
L’amica rimase in silenzio sebbene fosse ancora contraria.
Raggiunsero la discarica. Il posto era deserto, caldo e maleodorante.
“Dai, sbrigati a fare il tuo esperimento” l’esortò Linnie.
Tina si guardò intorno, poi esaminò i rifiuti. Fece attenzione a prendere bottiglie integre, le dispose in linea retta su un muretto e indietreggiò con dei sassi in mano. Scoprì di essere una scarsa lanciatrice. Colpì una sola bottiglia. Tuttavia il gioco la divertì, così prese altri sassi e continuò a lanciarli finché ruppe tutte le bottiglie.
“Ora andiamo.”
“Un attimo, Lin. Non ti va di esplorare?”
“No, qui è sporco e pericoloso” disse lei, sulle spine.
Tina la guardò, incerta.
“Cosa c’è che non va?”
“Niente, è solo che non mi piace questo posto.”
“Allora faccio in fretta.”
Le porse la mano e lei l’afferrò. Corsero lungo i sentieri. La bambina fu affascinata dal cimitero degli elettrodomestici.
“Guarda quanti sono! Sarebbe bello se uno li prende e funzionano ancora.”
“Non sarebbero qui, tesoro.”
“Già … peccato che non ci sia corrente per provare.”
“Ora che ne dici se ci andiamo a prendere un gelato prima di …”
“Ehi, lì dentro c’è qualcuno!” la interruppe la piccola, indicando sorpresa un frigorifero.
“Ma no, che dici.”
“Sì, vedo il braccio. E se giocava e si è sentito male?”
Linnie si piegò di fronte a lei, guardandola negli occhi. Sembrava molto spaventata.
“Tina, tesoro, ascoltami. È davvero importante per me se ce ne andiamo e non torniamo più qui. Mai più. Altrimenti non potremo più essere amiche e ciò mi renderebbe davvero triste.”
“Lo sarei anche io. Ma Linnie …”
“Ti prego. Con me sarai felice, ci divertiamo tanto insieme. Ti chiedo solo questo favore.”
“Va bene, se per te è così importante …”
“Oh, grazie, grazie!”
Tina diede retta all’amica e lasciò perdere. Il pensiero della discarica rimase per qualche settimana, ma non trovò mai il tempo di ritornarci e la dimenticò. Linnie invece ci tornò più volte, sempre di notte.
Era stupita che al mondo potessero esistere così tante persone dure di cuore, opportuniste, spregevoli … insomma, malvagie. Non c’era stato anno che Tina non avesse incontrato almeno una persona che l'avesse fatta soffrire.
Al momento si trattava di una ragazza spocchiosa che si credeva chissà chi solo perché era bella. Diceva che avrebbe avuto lei il posto di segretaria. Tina era troppo sciatta e brutta per essere accettata. Può un essere simile meritare di vivere?
Linnie aspettò che la sua amica, ormai ventenne, si addormentasse, poi si materializzò dalla sua nemica.
“Luisa” chiamò piano.
La biondina si rigirò nel sonno.
“Luisa.”
La ragazza si svegliò, intontita, e la guardò stupita. Linnie capì che doveva agire in fretta. Maschi e femmine ora erano grandi, non la seguivano più docilmente.
“Che ci fai in camera mia?! Come sei entrata?!”
Linnie aprì la finestra e con uno scatto repentino le tappò la bocca.
“Ora ci facciamo una passeggiata” sussurrò mentre l’altra cominciava a singhiozzare impaurita.
La mora la trascinò per un braccio, lasciandole segni rossi. Luisa la seguì piangendo, non osando spiccicare parola. Improvvisamente si rese conto di dove erano dirette.
“Ferma, vuoi dei soldi? È questo? Li ho! Non c’è bisogno di chiedere un riscatto, ti …”
“Zitta” soffiò la ragazza.
Solo che era cambiata: i capelli erano diventati secchi e crespi e la mano, molto pallida, sembrava un artiglio. Luisa tremò. Non era mai stata tanto spaventata. Si augurò che fosse un brutto scherzo, o un sogno.
Entrarono nella discarica, dirette verso il cimitero delle automobili, un’aggiunta recente.
“Che ci facciamo qui? Cosa vuoi da me?!” urlò Luisa.
Un grido di puro terrore fuoriuscì dalle sue labbra quando l’altra si voltò. In camera sua le era parsa una bella giovane, invece sotto la luna era un cadavere. Luisa si divincolò, puntò i piedi a terra, chiamò aiuto, ma tutto fu vano. Linnie la trascinò verso il bagagliaio di un’auto, già aperto.
“No! Ti prego! Lasciami andare!”
“Sai di meritartelo, piccola Lou” gracchiò la terrificante apparizione.
Riuscì a infilarla dentro e chiuse prima che potesse muoversi. Subito la ragazza tempestò di pugni quella che sarebbe diventata la sua bara. Gridava e piangeva. Linnie si assicurò che il bagagliaio fosse abbastanza resistente e se ne tornò a casa, riassumendo le fattezze di una sedicenne. Quell’aggiunta alla discarica era una vera manna, pensava. Stava diventando difficile farli entrare nei frigoriferi.

Pensaci bene prima di fare del male al prossimo, perché non puoi sapere chi è il suo angelo custode.
   
 
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