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Autore: keyOfIceDxG    03/09/2016    3 recensioni
Ebbene, si tratta di un mio primo esperimento, spero possa attirare la vostra curiosità.
La storia è ambientata, sino ad ora, all'inferno, abitato da Demoni. I protagonisti saranno Gwen e Duncan, perché li amo incondizionatamente. Il resto dei personaggi sarà perlopiù frutto della mia mentolina.
Cito alcune frasi, prese dal capitolo del loro incontro (il secondo):
"Comincio a ripercorrere la strada verso casa mia, avvolto nei miei pensieri dubbiosi, con le mani affondate in tasca. Finché non sento qualcosa. L’odore di vaniglia di prima s’è fatto più intenso. Mi giro con la velocità di un ghepardo e mi guardo intorno, sperando di trovare qualcosa di nuovo o non so neanch'io cosa.(...)"
[TITOLO MODIFICATO: Ex "paradiso AMORE inferno"]
{. Gwuncan .}
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Non può esserci niente di meglio che guardare la propria ragazza mentre canta e lava i piatti alle quattro del pomeriggio.
Mamma ci ha lasciati soli per un giorno, a quanto pare se n’è andata a trovare una delle sue amiche e tornerà domani. Non che la cosa mi dispiaccia, tanto mi ha lasciato in buona compagnia.
Gwen sembra tranquilla, come Black del resto. Vola, fa i suoi giri per casa e ogni tanto esce e rientra come a lei pare e piace. Secondo me sta architettando un qualche piano diabolico, infondo, una chimera che si fionda in un armadio e ti aiuta a vestirti non ha certo una mente sana. 
Sorrido, mentre Black sparisce di nuovo fuori dalla finestra. Chissà se ha un ‘ragazzo’. Certo, come mi può venire in mente una cosa del genere? Bah... Sono un’idiota, probabilmente l’amore mi ha dato alla testa. Intanto giocherello con una pallina di gomma che ha trovato mia madre in qualche vecchio scatolone, e me l'ha porsa appena mi sono svegliato, per passare il tempo. Mi pare di averla già vista, probabilmente da piccolo ci giocavo spesso. 
–Hai finito?— Chiedo, ancora osservando la mia pallina che rimbalza un’altra volta. 
–No, mi manca un piatto soltanto.
Mi dispiace che faccia tutto lei, però non ha voluto che mi muovessi. E’ da stamattina che mi tratta come un ricoverato d’ospedale, ‘Duncan sta fermo, Duncan non sforzarti, Duncan faccio io, Duncan siediti, Duncan come ti senti?’ Soltanto perché ieri i miei muscoli non funzionavano molto bene non vuole dire che devo starmene fermo e immobile. Forse è semplicemente preoccupata che accada ancora. 
–Non posso aiutarti?— Domando, con poca speranza.
Già la sento, ‘No, Duncan’.
–No, Duncan.—Risponde. Esattamente come pensavo. 
Sospiro, non che abbia particolare interesse nelle attività domestiche ma ora come ora lo trovo molto più allettante di passare tutta la giornata seduto sul divano o sulla sedia, oltre al fatto che non voglio farla affaticare troppo. Stamattina i miei muscoli hanno avuto un piccolo cedimento, questo è vero, ma è era solo un tremolio. Ho dei dolorini alle gambe ma non sono niente di grave, perché preoccuparsi tanto? 
–Ti prego...—La supplico e continuo a guardarla, anche se di schiena, sperando che si giri. Uso gli occhioni da cucciolo, non si sa mai quale effetto potrebbe sortire, magari si convince. 
–Duncan, è colpa mia se non sei stato bene ieri e se non ti sei sentito bene questa mattina, perciò oggi mi prenderò cura di te come fanno le bravi crocerossine.— Sorride, mostrando un ghigno ironico.—Ma non farci l'abitudine.
Io alzo un sopracciglio, divertito. –Se almeno vuoi farmi contento, metteresti una di quelle divise carine da infermiera, magari una di quelle con la gonnellina sopra-ginocchio?— Sghignazzo, scherzoso, anche se l'idea non mi dispiacerebbe affatto.
Lo so, la mia mente è di una perversione assoluta, ma che ci posso fare, qualcuno potrebbe biasimarmi?
L’unica cosa che sento è la sua risata cristallina che rimbomba in tutte le pareti della casa. 
–Ah, lo indosserò di sicuro. In un universo parallelo.
Dannazione, allora oggi non potrò fare nulla di divertente se non giocare con questa stupida pallina. Sarebbe stato d’aiuto avere Black, avrei pouto giocare con lei, ma a quanto pare ha di meglio da fare. 
Sospiro ancora, fin quando non vengo folgorato da un'illuminazione diabolica. Prendo la mira con un braccio e lancio la pallina dentro al lavandino, così che Gwen si faccia una piccola doccia con gli schizzi provocati dall'impatto.
Sento il rumore della palla che entra dentro al lavandino grondante d’acqua, il suono è una specie di ‘SPLASH!’, tipo un grosso sasso che viene lanciato in un lago. Sento la mia ragazza fare una smorfia, poi si gira lentamente verso di me. 
–Duncan.— Mormora, mantenendo un tono severo, ogni singola sillaba, indicando la maglietta leggermente bagnata. 
–Ehi, quando non si ha nulla da fare, riesci a trovare di tutto pur di non star fermo.
Lei mi guarda di traverso, cercando di mantenere uno sguardo minaccioso, ma fallendo miseramente. 
–Ringrazia il fatto che stavi poco bene questa mattina, sennò ti avrei già lanciato dentro al lavandino. Con il trita-rifiuti acceso.— Mi avverte, con un sorrisino sinistro.
Sorrido, so benissimo che l’avrebbe fatto sul serio. Credo.
–Mh, parlando d’altro, è meglio che vai di sopra a cambiarti, io sono un ‘lupo’ e tu sei un ‘agnellino’ e con la maglia bagnata fai proprio venir voglia di mangiarti.—Le sorrido, malizioso.
Riesco ad alzarmi dalla sedia senza alcun problema, sembra che i miei dolorini siano temporaneamente spariti. 
La vedo arrossire, ma non fa nient’altro. Non cerca di scappare, non cerca di salire in camera a cambiarsi né nient'altro. Mi guarda e sostiene il mio sguardo. Credo che sia solo curiosa di vedere quello che voglio fare. 
Si, infatti... Cosa ho intenzione di fare? 
Sicuramente non faremo l'amore in casa mia, ho in mente un posto speciale per farlo, quando lei sarà pronta. Ma qualche preliminare non credo possa danneggiare... 
No, Duncan. Che diavolo stai pensando? Eppure lei è li, così bella, così provocante, così sexy in tutto quello che fa, così mia. E non posso toccarla. E’ doloroso, non immaginate quanto. 
Vabbè, non ho niente da perdere. 
Provo ad avvicinarmi a lei per vedere quello che fa, magari scappa via, cosa ne posso sapere. 
–Non ti muovi di un passo, èh? Non hai paura di quello che potrei farti?
Sono abbastanza vicino da poter allungare una mano ed accarezzarle una guancia. Lei scuote la testa. 
–Paura? Del ragazzo che amo? Spero tu stia vivamente scherzando... E poi, cosa ti dice che io non vorrei fare a te la stessa identica cosa?
Questa risposta mi lascia spiazzato. E così, forse lei è molto più maniaca di quel che pensavo. Intrigante.
–E’ un’interessante teoria, molto interessante, oserei dire.— Mi avvicino ancora, così tanto che riesco a sfiorare le sue labbra con le mie. 
–Cosa c’è di interessante?
E’ arrossita ancora, io intanto calo leggermente con la testa, facendo sì che le mie labbra possano avere un contatto con la pelle perfetta del suo invitante collo. 
–Prova ad arrivarci da sola.— Le sussurro.
Ecco, quello che volevo fare era morderla, mettendoci così tanta pressione da poterle quasi bucare la pelle. Dalla sua bocca esce uno strano verso, intanto su tutta la sua pelle sovrasta senza ostacoli di alcun tipo la cosa che chiamano ‘pelle d’oca’. O brividi di piacere, potrei dire. 
–Duncan...— La sua voce è roca. 
Delicatamente comincio a sfiorare il punto in cui l’ho morsa con la punta della lingua, facendo dei piccoli cerchi. La sento tremare dal piacere. 
–E se poi non dovessi fermarmi?— Chiedo, non più così sicuro del mio auto-controllo.
Lei scuote la testa, porta una mano fra i miei capelli e spinge il mio viso verso il suo collo. Vuole che continui. 
–Non fermarti, allora.
La mordo di nuovo al lato del collo, un po’ più in alto di dove avevo morso prima, con la stessa pressione, forse anche un po’ di più, visto che riesco a bucarle la pelle con i canini. Stavolta lei fa un piccolo urletto, quasi impercettibile. La vedo buttare la testa all’indietro, ormai il suo corpo è invaso da scariche elettriche che cercano di provocare il mio. Vuole amarmi, in questo momento. Ma non posso, non ora. 
Ci sono due piccoli buchi ora, sul suo collo, da dove comincia ad uscire sangue in piccole goccioline copiose, una dopo l’altra, cominciano a scendere. Io faccio lavorare ancora la lingua, ripulendole il collo dal sangue. 
Sono un demone, posso bere sangue di qualsiasi tipo. Umano, demoniaco o angelico. 
Il sangue umano ci guarisce le ferite, ci sono alcuni demoni dipendenti da esso, che vivono sulla terra e ormai non possono più farne a meno. Sono quei cosi che gli umani chiamano ‘vampiri’ e la loro teoria è totalmente sbagliata. Si cibano di sangue, però l’ultima cosa che possono fare è innamorarsi di un essere umano, per carità, che te ne fai di un misero umano quando all’inferno e in paradiso ci sono demoni e demonesse dall’aspetto di qualche dio o dea greca? Non ha molta logica, forse, ma saltiamo pure questa parte. 
Il sangue di qualche altro demone rimargina di un po’ le nostre ferite, se ne abbiamo. E’ salato, non è molto buono. Avete presente l’acqua del mare? Ecco, tutti i demoni hanno il sangue che sa di salsedine. Tranne me. E mio padre. Si dice che il nostro sangue sia più prezioso dell’acqua. Il sangue di Satana rigenera ferite, riporta indietro i demoni la cui anima è andata perduta, da energia. E’ come un elisir. Forse può anche ringiovanire, ma questo non vale solo per i demoni. 
Il sangue mio e di mio padre è la cosa più potente che esista al mondo. Ma soprattutto, si rigenera con una velocità pari a sei volte quello umano e tre volte quello demoniaco. 
Insomma, posso perdere sei bottiglie di sangue e riprodurne quattro in meno di sei minuti. Grandioso, eh? Potrei essere usato come medicina istantanea, un giorno. 
Chissà se Gwen ha mai bevuto il sangue di qualcuno. Qualcosa mi dice che agli angeli è proibito, forse è un peccato o qualcosa del genere, ma secondo me Dio ha sparato qualche stronzata del tipo ‘E’ un grave peccato di lussuria’ o cose così.  
Il mio sangue a differenza degli altri demoni è buono, a quanto mi dicono. Mia madre ha detto che una volta ha preso sangue da papà, e le è sembrato come bere qualcosa di dolce ma rinfrescante e rigenerante allo stesso tempo. 
Invece il sangue degli angeli... Oh, il loro sangue è la tentazione più grande che possa esistere al mondo per un demone, e ora capisco bene cosa si prova. E’ un qualcosa di magnifico. E’ come... trovare la pace in se stessi, come galleggiare su una nuvola, come se tutti i miei problemi fossero finiti in questo preciso istante. Come essere sotto l’effetto di una potente droga. Una droga di cui non si può fare a meno. E’ dolce, quasi oserei dire che sa di rose. Come bere un petalo di rosa spremuto. 
Continuo a prenderne finchè il sangue non finisce di uscire e io non mi sento sazio. Gwen ansima, ho letto da qualche parte che per un angelo è una umiliazione essere usato come cartone di succo di frutta da un demone, durante una guerra magari. Ma se io le prendessi sangue mentre lei è cosciente e volente di questa cosa, sarebbe sempre umiliazione? Non credo proprio, anche perché Gwendolyn sembra una ragazza piuttosto orgogliosa e dubito farebbe qualcosa che non vuole. 
Sorrido, mi sento un tossicodipendente che si è appena preso la dose di droga giornaliera. 
–Amare, è un peccato?— Le prendo il viso con le mani, sorridendo ancora. 
–Duncan, potrei avere tutto, ma tutto non avrebbe senso, se tu non fossi mio.
Dopo questa frase, il bacio è d’obbligo. Ed è un bacio famelico, ricco di passione e amore. 
La stringo, in un abbraccio da cui non si sarebbe divincolata facilmente. 
–E non avrebbe senso per me avere tra le braccia qualcuno che non sia tu. Non mi completerebbe. Ora, ti prego, parlami un po’ di te. Della tua vita come angelo, dei tuoi genitori... Del Paradiso, magari.
Comincio a darle tanti piccoli e leggeri baci sul viso, così facendo la sento rilassarsi contro al mio corpo. 
–Parlami, ti prego— Biascico, in tono di supplica. Voglio che mi parli della sua vita, dei suoi genitori, magari se aveva degli amici, qualsiasi cosa. 
–Ti dirò tutto quello che vuoi sapere di me.
Sorrido. –Parlami e basta, non fermarti.
–Ecco...—Arrossisce, ha l’espressione di un cucciolo smarrito.–Il paradiso è ben diverso da qui, l’opposto si potrebbe dire. Ogni cosa è in armonia, ci sono nuvole ovunque, tutto è morbido. Ogni tanto c’è anche una strana nebbia bianca e umida, quando l’inferno fa fuori uscire i suoi getti di calore che arrivano fino a noi. Generalmente è un posto temperato, non troppo caldo e non troppo freddo. Il colore che si usa di più è l’azzurro, come qui è il rosso. Gli angeli vengono istruiti per proteggere gli umani, ma non tutti. Alcuni vogliono vivere la loro vita, magari mettendo su una famiglia, quello che è successo ai miei genitori dopo che si sono sposati. Gli angeli custodi vanno sulla terra, scelgono un umano da proteggere e poi lo tengono con sé cercando di proteggerlo da attacchi demoniaci, sperando che la sua vita non si spenga prima della vecchiaia.
Fa una piccola pausa, poi prosegue: -Sono figlia unica, ma mi sarebbe sempre piaciuto avere un fratello o una sorella maggiore che si prendesse cura di me e mi insegnasse le cose. I miei genitori si fidano tanto di me, fino a poco tempo fa volevo che fossero orgogliosi del mio lavoro, ma ora l’unica cosa che so è che voglio stare insieme a te fino alla fine dei miei giorni. Ho una migliore amica, si chiama Bridgette, è una ragazza gentile e simpatica, si preoccupava sempre per me in paradiso, ci conosciamo da tutta la vita e siamo piuttosto legate. Il perché mi hanno mandato qua già te l’ho raccontato, e poi che altro... Posso parlarti un po’ di Dio, l’ho visto per la prima volta che ero una bambina, ha l’aspetto umano però ispira molta fiducia. Bè, credo di aver finito.
Io annuisco, intanto mi sono fatto tutta una mappa mentale del luogo. Deve essere molto bello stare lassù, un giorno mi piacerebbe andarci. 
–Duncan, non voglio più avere segreti con te. Dimmi, c’è qualcosa di te che non mi hai mai detto, però che io dovrei sapere?
Sì, una cosa c’è. 
Una piccola bugia che ti ho raccontato all’inizio, ora sarà il momento di svelarla. Mi hai promesso che saresti sempre stata vicina a me, amore mio, che non mi lascerai mai. Ma se ti dicessi di essere il figlio di Satana, tu come la prenderesti? 
–Neanche io voglio più avere segreti con te, Gwen. Perciò devo dirti una cosa importantissima. Ecco...— Ho qualche difficoltà a dirlo, ho paura che dopo scappi via. 
–Puoi dirmi tutto, qualsiasi cosa sia, io ti starò sempre accanto.
Annuisco, poi sorrido. So di potermi fidare di lei. 
–Gwen... Ti ho mentito anche io su una cosa. Però era perché... volevo fare colpo su di te come demone ‘normale’ e non perché io sono... il figlio... di Satana. Ecco, l’ho detto. Sì, sono il figlio del più malvagio dei malvagi. E’ per questo che ho gli occhi rossi, è per questo che ho le corna, forse tu non le hai mai notate, ma io non le voglio. Le vorrei strappare, credimi. Odio mio padre e tutto quello che fa, e so di per certo che lui odia me. Ma nonostante ci stiamo antipatici a vicenda lui non può uccidermi, sennò non ci sarebbe nessuno a governare in futuro questo posto. Ti giuro, lo odio dal profondo del cuore. Gwen, non te l’ho detto perché tutti qua mi trattano con i guanti, essendo ‘il figlio del capo’, ma non volevo che tu mi vedessi diversamente da un ragazzo qualunque. Io volevo conquistarti dall’inizio, per quello che ero: Duncan. Non ‘il figlio di Satana’.- Termino il mio monologo, sperando di ricevere una sfuriata o qualcosa del genere, piuttosto che scappi via. 
No, sta ferma e immobile, l’unica cosa che fa è stringersi di più a me. 
–Anche se sei il figlio di Satana non ti lascerò per nessun motivo. Tu sei mio. Io sono tua. Ci apparteniamo l’uno all’altra, e basta.
Sorrido. E’ vero, è tutto vero. 
–E’ stata una cosa carina da parte tua, volermi conquistare già da subito. Non per incrementare il tuo ego, ma sarai contento di sapere che ci sei riuscito piuttosto bene.— Sfodera un magnifico sorriso. 
La bacio ancora. E ancora, e ancora e ancora e ancora. Non riesco più a fermarmi. Non sono felice, di più. Baciarla mi sembra l’unico modo per esprimere quanto io sia contento. 
–Grazie, amore mio. Credevo che saresti scappata oppure mi avresti dato del traditore o qualcosa del genere.—Abbasso lo sguardo, un po’ dispiaciuto, forse perché io il giorno prima ho fatto proprio lo stesso. 
–Non lo farei mai. Non preoccuparti, è acqua passata, ho sbagliato anch'io... — Bisbiglia dolcemente. 
Mi alza il viso con una mano, stavolta è lei a baciarmi. 





Angolettuccio
Sapete il detto "meglio tardi che mai"? Bhè, credo l'abbiano inventato pensando a me.
Ad ogni modo, dopo una lunga astinenza sono tornata con un nuovo capitolo. Non credo che ormai sia rimasto qualcuno che si ricorda della storia, visto che sono passati secoli, ma ho comunque deciso di pubblicarlo. 
Ho cambiato il titolo, stile del testo, creato una copertina e... forse basta. Ci sarebbero un po' di cose da correggere, dei capitoli addietro, in effetti... xD Ma la mia pigrizia si fa sentire, e di correggere ogni capitolo non ne vuole sapere. Se riuscirò a convincerla, bhè, è tutto da vedere. Ma se esiste ancora qualche anima che segue questi due tesori, preferirei concentrarmi sui capitoli futuri. Non so quando aggiornerò, ma probabilmente mi rivedrete, anche perché ho qualche altra vecchia ff su questi due, che non ho mai pubblicato, e chissà che non mi venga voglia di rileggerle e pubblicarle. Ultimamente ho avuto un po' di nostalgia dei tempi in cui guardavo il programma e mi manca questo pairing. Quindi beccatevi questa montagna di fluff da carie ai denti *tono malvagio(?)* ma non fateci l'abitudine... come si dice, "il fluff prima della tempesta". Ok, forse non era proprio così, ma avete capito. 
Infine, voglio ringraziare _Rainy_, Yume in Wonderland, francyalterego, Craggy, AnEvanescenceFan, Dalhia_Gwen, gwuncan99, Gwuancan_love e Moody_Girl per aver recensito il capitolo precedente. Grazie di cuore <3
Chiudo qui il delirio :3 Un abbraccio,
Key

 
  
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