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Autore: JeanGenie    04/09/2016    6 recensioni
"È semplicemente scomparsa, Talia Head. Non si è più fatta viva. Li ha lasciati alle loro vite di ricercati. Solo di recente il piccolo clown l'ha rivista. Una foto su un giornale nella pagina della finanza con cui le avevano incartato delle salsicce in macelleria. Un altro nome. Un'altra identità e un posto di primo piano alle Wayne Industries. Miranda Tate."
Sei anni dopo The Dark Knight. Due anni prima di The Dark Knight Rises. Post-Amour Fou. Riferimenti a "Suicide Squad", ma non nel modo che ci si aspetterebbe.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier, Miranda Tate aka Talia al Ghul
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il blazer blu di Miranda Tate

 

Fandom: Batman Movie-verse, Nolan-verse, riferimenti a Suicide Squad-The Movie. Proprio in quanto Suicide Squad- THE MOVIE. ^_^

Personaggi: Harley Quinn, MirandaTate/Talia Al Ghul, un po' di Jonny Frost e una toccata e fuga del Joker

Avvertimenti: I soliti, quando si tratta di loro, anche se stavolta restano sullo sfondo. Violenza a palettate, botte domestiche standard (secondo ciò che per Mr. J è standard), linguaggio poco adatto all'oratorio.

Timeline: Post “The Dark Knight”. Sei anni dopo la mia “Amour Fou”, due anni prima di “The Dark Knight Rises”

Note: Io non concordo con Harley. Io adoro Margot Robbie. Ma cosa volete che ne capisca, lei? Il resto delle note dopo la storia.

L'illustrazione è un regalo di Sychophantwhore. <3

 

 

La luce che riverbera sul laghetto artificiale le punge fastidiosamente gli occhi, ma lei resiste alla tentazione di infilarsi gli occhiali da sole. Lassù, la Wayne Tower, svetta imponente e lucida a ricordarle da quale parte pende la bilancia. A lei piace pensare che si tratti di un gigante dai piedi d'argilla. Seduta su una panchina, con il portatile sulle ginocchia e l'aria seria e professionale, Talia Ducard, Talia Head o comunque decida di farsi chiamare ora (e lei sa benissimo come ha scelto di farsi chiamare ora) è una maschera perfetta che tutti scambiano per reale.

 

Il piccolo clown in incognito guarda Talia Head, la studia, si fa domande e poi lascia fuggire i pensieri, come le succede sempre, perché lei è bella come la ricordava, ma tanto seria, e lei seria non la ricordava davvero. Forse le metteva un po' di soggezione, ma comunque le sembrava intrisa di un selvaggio spirito animale. Ora è tanto seria da sembrare un'altra persona. Fata esotica, pensava tanti anni prima, mentre lei le parlava, sedute allo stesso tavolo dell'Iceberg Lounge, mentre il piccolo clown si sforzava di ingoiare i piatti di pesce, dicendole che era tutto squisito, perché comunque era l'Iceberg Lounge, roba da ricchi, e se doveva ingoiare pesce e stare male tutta la notte per di trovarsi lì, allora l'avrebbe fatto.

Erano altri tempi. A volte fa fatica a ricordarli. Lavorava ancora all'Arkham Asylum, allora. Anche se Harley Quinn era già nata. Anche se stava solo aspettando il momento giusto per ridare al suo amore la libertà che meritava.

Altri tempi, e Talia Head l'aveva aiutata. Il piccolo clown non ha mai capito quale fosse il suo scopo. Credeva che avrebbe chiesto, in cambio, l'aiuto del suo Pasticcino, per qualche clamoroso piano criminale. Così non è stato. È semplicemente scomparsa, Talia Head. Non si è più fatta viva. Li ha lasciati alle loro vite di ricercati. Solo di recente il piccolo clown l'ha rivista. Una foto su un giornale nella pagina della finanza con cui le avevano incartato delle salsicce in macelleria. Un altro nome. Un'altra identità e un posto di primo piano alle Wayne Industries. Miranda Tate.

Ricordi, altri ricordi, così strani, così confusi, come ogni cosa di quei giorni lontani. Talia Head le aveva detto di avere sposato Bruce Wayne. Lei l'aveva presa per pazza. Ah ah. Siete pregati di apprezzare la battuta. Eppure, ora, lei è Miranda Tate, e lavora alle Wayne Industries. Ah ah. Chi è il pazzo?

Il fatto è che Bruce Wayne è ancora scapolo. Ma nessuno l'ha più visto in giro. Sta facendo l'eremita alla rinata Wayne Manor. E continua a non avere una moglie. Nonostante Miranda Tate delle Wayne Industries.

Che cose strane... che cose davvero davvero strane...

La guarda. E davvero non la smette perché non può, perché somiglia a un'altra vita, che lei un tempo aveva e che conosce. Oh, no, intendiamoci. Non che il piccolo clown sia mai stato così in alto. Però c'è stato un perido in cui quel filo di perle e quel blazer blu le sarebbero stati davvero bene, addosso. Soprattutto quel blazer blu. Che sembra costare un occhio della testa. Deve essere Armani. Ci si giocherebbe un codino che quel blazer è di Armani. Ma lei non porta i codini quel giorno. Solo una parrucca rossa.

Perché lei è una ricercata e di solito non va mai in giro di giorno. Men che meno nei quartieri dei riccastri. Perché lei finirebbe in manicomio (a casa... all'Arkham...) se la polizia le mettesse di nuovo le mani addosso. È una gita che ha già fatto un paio di volte. E sempre ha dovuto ingegnarsi per uscirne. Non come quando prendono lui. In quel caso, lui non deve fare tutto da solo. Perché tanto, ingegno per ingegno, a ingegnarsi è sempre lei. E lui sa che tanto lei lo farà uscire, in qualche modo.

In fondo in fondo, forse è un po' stanca. Solo in fondo in fondo, però.

E allora rischia di farsi beccare, anche con quella parrucca rossa, perché forse passare un po' di tempo ad Arkham le potrebbe perfino fare piacere. E perché Miranda Tate è Talia Head. Anche se lei non l'ha detto a Mr. J. Anche se quella cosa vuole tenersela per sé. Perché quella è una sciarada.

---

La ragazza la sta osservando da un po' anche se crede di essere molto furba. In realtà lei lo è, furba. Ma non in quella determinata occasione. Perché Talia le sta mostrando solo quello che vuole che lei sappia.

È passato molto tempo, ma si ricorda benissimo di lei. Una giovane donna, bionda e minuta, con una luce folle negli occhi. Innamorata di un maniaco omicida. E per quel maniaco omicida diposta a tutto.

Talia non solleva gli occhi dal portatile. Non ne ha bisogno. La dissimulazione è l'arte che padroneggia meglio. Anche se quando si sono conosciute non era così. Era una romantica sognatrice, allora. E aveva rischiato di infatuarsi di Bruce Wayne, allora. Aveva perfino voluto un figlio da lui, allora. Ora le cose sono cambiate E ogni giorno reputa la scelta fatta quell'ultima notte trascorsa con lui come la migliore. Talia conosce misteri celati anche alle creature più sapienti della Terra. Talia sa come manipolare la mente, celare ricordi, occultare la verità. Per Bruce Wayne, Talia Al Ghul non è mai esitita. Nulla ricorda di quegli sporadici incontri. Per Bruce Wayne esiste Miranda Tate. E Miranda Tate esiste perché collabora con la Wayne Enterprises, perché Lucius Fox ne parla bene, perché è considerata la migliore nel suo campo. Bruce Wayne non ha mai incontrato Miranda Tate, e Bruce Wayne ora ignora di nuovo l'esistenza di Talia Al Ghul. Bruce Wayne da anni non esce più di casa.

Sì, le cose cambiano e in quel lungo periodo di tempo Talia non ha vuto il tempo di occuparsi di Bruce. La Setta delle Ombre ha rischiato di scivolare nell'anarchia. Nuovi, sedicenti capi hanno provato a prendere il potere. Perfino Shiva le si è messa contro, considerandola una debole. Glielo ha detto chiarmente “Sei una debole, Talia.” Lo ha detto, sì. Lo ha detto e si è messa dalla parte di sua sorella Nyssa. Una decisione di cui hanno avuto il tempo di pentirsi entrambe. Ma non importa, davvero. Non le serve Shiva. Non le serve Nyssa. Ora è tempo di chiudere i conti con Gotham e con Bruce. E al suo fianco c'è lui, il suo Bane. Fedeltà assoluta e devozione. Lui non la tradirà mai.

“Ah-ehm!” Tossicchia, la piccola ragazza, sedendosi sulla panchina alle spalle della sua. Un tenero tentativo di richiamare la sua attenzione. Dovrebbe fingre di non averla vista? Di essere sorpresa? Non è nel suo stile. Non è lo stile di Talia e neppure di Miranda Tate.

“Buongiorno, Harley.”

“Quel blazer è favoloso, Talia. Seriamente. È un Armani, vero? Meglio che sia un Armani perché ci ho appena scommesso uno dei miei cod...”

“Gattinoni. Osserva gli inserti.”

“Oh.”

“Come stai, Harley?”

La ragazza si gratta la parrucca rossa. Pur senza doverla guardare, il rumore è inconfondibile.

“Oh, bene. Intanto complimenti per avermi riconosciuta. E poi... ci sono rimasta così, davvero così... quando ti ho vista sul giornale. Mi sono detta 'è lei non è lei?' Sì, però, eri tu. E allora mi sono detta 'cavolo, è passata una vita e non si è più fatta viva'. Quindi volevo sapere che succede. Perché, se dovessimo servirti nei prossimi giorni, per quella faccenda del debito che avremmo nei tuoi confronti, be', volevo dirti che è un periodo un po' incasinato e non sarebbe proprio un buon momento per i grandi piani.”

Già. C'è un debito che deve essere saldato. Solo che le cose cambiano. E quella donna e il suo compagno fuori di testa non sono previsti. Non più. Ma non ha intenzione di dirglielo. Non ora. Meglio tenerli ancora per un po' in proprio potere. Fino al giorno in cui tutto sarà cenere...

“Perché non è un buon momento, Harley?”

La ragazza con la parrucca sospira. Un sospiro tragico che dice più di mille parole. Parole di cui Talia non ha bisogno. Harley è un'ingenua a credere di non essere stata tenuta d'occhio, in quel periodo. Ma Talia vuole sentirlo dire da lei.

“Mr. J... lui non sta tanto bene, ultimamente.”

Solo questo. Il resto rimane in sospeso. Ma Talia sa. Sa che il Joker ha perso la voglia di scherzare da quando Batman è scomparso dalle scene. Sa che i periodi in cui non ha bisogno di Harley e la tiene lontana sono sempre più frequenti. Sa che lei si sta spegnendo, consumata da un amore che quell'uomo non riesce a comprendere e a ricambiare come lei vorrebbe.

Eppure ogni tanto emerge dal torpore, si accorge che lei non c'è e va a riprenderla, dovunque lei si trovi. Perché lei è sua. Il suo capolavoro. E lui non accetterà mai di vederla allontanarsi. Non è quello che fanno tutti gli innamorati?

C'è dell'altro ovviamente. Talia sa anche di quell'anno che Harley ha trascorso lontana da 'casa', dal loro covo. Del suo più grande segreto, che la unisce e al tempo stesso la divide dal suo clown e che non rivelerà mai a nessuno, neppure a lui. Quel segreto che sta crescendo con sua madre, da qualche parte, a New York.

So esattamente cosa provi, Harley. Ma almeno io non devo temere per la vita di mio figlio.

“Io non capisco... è che...” La ragazza con la parrucca si concede una lunga pausa angosciata. “Una volta era perfetto. Giocavamo sempre, io e lui. Rideva con me. Era bello. Era tutto così bello. Faceva male, a volte. Ma non importa. Perché ero felice. Lui era felice con me, ma adesso non mi parla quasi più. Io...”

“Lucy” dice Talia. Una singola parola. Un singolo nome. Eppure sa di averla colpita senza rimedio. “Parlami di Lucy, Harley.”

Un'altra pausa. Stavolta Talia avverte chiarmente la sua paura. “Non sarei mai dovuta tornare. Io lo so, questo. Ma non potevo lasciarlo solo. Lui ha bisogno di me. E io...”

E tu lo ami, povera Harley...

“Io di Lucy non voglio parlarne. L'importante è che lei stia bene. E lei starà sicuramente meglio se non siamo noi a crescerla. Tutto qui.”

Talia non insiste. Da quanto tempo quella donna non parla con qualcuno sano di mente?

“Lui si cicrconda di gente strana, ultimamente. Non siamo più soli. È normale che abbia una sua banda, ovvio. Però... ha iniziato a reclutare soggetti completamente fuori controllo e... anche persone deformi. Dice che gli mettono allegria. Ma io non l'ho più visto sorridere da almeno due anni. Darei tutto quello che ho per vederlo sorridere di nuovo.”

Non sa perché lo sta facendo. Quella ragazza dovrebbe sparire insieme a tutto il resto. Ripulire Gotham radendola al suolo come una novella Cartagine non è forse il suo scopo? Eppure glielo dice.

“Devi andartene, Harley. Lascia la città prima possibile. Molto presto, qui, si scatenerà l'Apocalisse. Cerca di trovarti molto lontana da Gotham, per allora.”

“Se dovrà succedere qualcosa di clamoroso, lui di certo non vorrà perderselo. Vorrà un posto in prima fila. E io di certo non me ne vado senza di lui.”

Prevedibile. Talia sorride. Che faccia un po' come preferisce. Se davvero desidera tanto morire lei non glielo impedirà di certo.

“A te la scelta, Harley. Ogni rapporto tra me, te e il tuo uomo può dirsi chiuso da questo momento in poi. Ti manderò quanto necessario perché possiate fuggire entrambi. E con questo possiamo salutarci.”

“Oh.”

La ragazza sembra delusa. Pensava forse di aver trovato un'amica del cuore? Quale errore... Quale madornale errore...

“Tu cerca di farlo ridere. È ciò di cui ha bisogno. Un bell'omicidio di massa da organizzare insieme, come ai vecchi tempi. Qualcosa che faccia scalpore.”

“Ci proverò”, concede la ragazza con la parrucca. “Comunque il tuo blazer è davvero spettacolare. Guarda le cuciture. È perfetto. Sembri una diva del cinema,”

“A proposito...” Talia attende, perché lei si incuriosisca. È ancora una bambina, in fondo. Non smettarà mai di esserlo. “Sai che finirai in film d'azione, Harley Quinn? Si stanno ispirando alla tua persona per un film di prossima uscita. Non lo trovi affascinante?”

“Prego?” chiede lei e dal tono della sua voce si capisce quanto la cosa l'abbia colpita. Ma Talia non aggiunge altro. Talia contuna a digitare sulla sua tastiera in silenzio, come se lei non esistesse. E qualche minuto dopo la ragazza con la parrucca, capisce, si alza e si allontana senza salutarla.

 

Da tempo non mette più piede nel loro appartamento privato, il loro piccolo nido, la sua gioia dei primi tempi.

Mr. J non sarebbe lì ad aspettarla. Perché Mr. J è al covo numero 5. Harley detesta quel posto. È una vecchia fabbrica proprio di fronte a un luna park altrettanto vecchio. E stare vicino a un luna park è come avere i riflettori puntati addosso. Ha provato a dirglielo, ma Mr. J ultimamente non ascolta.

Tristezza periferica, intorno a loro. Erbacce. Silenzio. Eppure lei sta meglio lì fuori.

Nonostante questo entra e l'intera banda è accampata al piano terra. Qualcuno ha vomitato sul pavimento. Una volta Mr. J non avrebbe permesso che il suo covo si trasformasse in una sorta di discarica. Un gruppetto di tre uomini in gessato grigio, gioca a biliardo ma tutti si interrompono per salutarla. Nonostante tutto, la banda prova ancora un discreto rispetto per lei. È a lei che si rivolgono per avere dritte e ordini quando lui va fuori di testa.

E poi c'è Jonny. Jonny che da quando Harley è stata via (via, via di qui, quando Lucy è nata... ma a Lucy è meglio non pensare...) si è unito alla loro compagnia. L'ha trovato la suo ritorno e si definiva “il braccio destro del capo”.

Sicuro Jonny-boy.

Mr. J con lui si diverte. Quel tizio è convinto di essere molto furbo e pende dalle sue labbra. Non durerà a lungo. Harley ne ha visti altri come lui. Dopo un po' Mr. J si annoia. Non è il tipo da avere allievi, lui.

Ma intanto Jonny è lì, sul suo cammino, tra lei e la scala metallica che porta al piano superiore.

“Non puoi salire. Il capo ha detto che non vuole essere disturbato.”

Sicuro di sé. Eppure la sua voce trema leggermente. Harley lo scruta dalla testa ai piedi. Abbronzatura, abito bianco, catena d'oro al collo... Da quando Mr. J recluta papponi?

“E quando esattamente l'avrebbe detto?”

Lui esita. “Tre giorni fa.”

“Tre giorni fa” ripete la Harley. “Togliti dai piedi, adesso. Vado a controllare che sia vivo.”

“Non posso.” E stavolta il tono dell'uomo è minaccioso. Harley guarda la pistola nella sua mano. Idiota.

“Oh oh. Buffo” Quella non è una buona giornata. E le fanno male i piedi. Ha camminato fino al tramonto ripensando a Talia Head, al suo blazer blu e al fatto che debba far ridere Mr. J e poi filarsela con lui. Quindi non ha voglia davvero di giocare a “chi di noi due ce l'ha più lungo?” con Jonny Frost. Non ci rimugina troppo quando estrae un coltello a serramanico e gli accarezza la gola. “Ti togli dai piedi o devo aprirti un nuovo sorriso partendo dalla carotide?”

 

La sua stanza non è chiusa a chiave. Chi oserebbe mai disturbarlo quando ha dato ordini in tal senso? Ma lei ha smesso di temerlo da molto, moltissimo tempo. L'unica cosa di cui ha paura è la sua indifferenza.

Entra senza bussare. Non importa quale sarà la sua reazione. Le sue spalle sono curve sul tavolo ricolmo di fogli scarabocchiati. Lei non si chiede cosa stia progettando. Lo sa già. Qualcosa di talmente clamoroso da costringere il Pipistrello ad abbandonare il suo esilio.

Fallirà di nuovo. Harley non gliel'ha mai detto ma è quasi certa che nessun essere umano possa continuare a fare quello che faceva Batman troppo a lungo senza ritrovarsi con un'invalidità permanente. A Mr. J non piace quando si comporta da medico.

Trattiene appena il fiato quando un coltello lungo quanto una banana si pianta nella porta a pochi millimetri dalla sua faccia portando via una ciocca della parrucca. Tipico.
“Vattene, sono occupato.”

La guarda da sopra la spalla e lei attende un urlo che non arriva. “Cosa diavolo ti sei messa in testa?”

“Oh.” Troppi “Oh” quel giorno, perfino per i suoi standard. Harley si strappa via la parrucca con immenso sollievo chiedendosi perché non l'abbia fattao subito appena rientrata.

“Meglio” dice lui rimettendosi al lavoro. “Vai via.”

E lei obbedisce. Perché sarebbe inutile parlargli. Chiude gli occhi immaginando di stampargli un bacio sulla fronte. Ma lo immagina soltanto. Lo conosce troppo bene ormai. Non ha bisogno di lei. Non ha bisogno di nessuno.

 

Nello stanzino nel quale ha stabilito la propria tana, Harley Quinn riesce a farsi una doccia. È la cosa più urgente, prima ancora di aprire il pacco che ha trovato sulla sua brandina. L'acqua le schiarisce i pensieri. Dovrebbe dire a Mr, J che la banda è inquieta. Che qualcuno inizia a lavorare per altri capi che garantiscono denaro e azione continua. Che altri sono fuori controllo. E che Jonny è un'idiota.

Dovrebbe dirgli che gli manca e che vorrebbe poterlo abbracciare di nuovo. Vorrebbe che lui le parlasse.

Ma lui non ascolterebbe.

Mentre si asciuga i capelli riflette su cosa c'è da fare ora. Intanto deve procurarsi denaro e quello non è un problema. È stata abbastanza previdente, in tal senso. Mr. J dice che i soldi non servono, ma intanto, se non badasse lei alle loro fimanze non sarebbero andati lontano. Poi se ne tornerà a casa, nel loro appartamneto segreto, quello dalla loro splendida luna di miele, come l'ha definita Talia, e lo lascerà in pace per un po', fino a quando non avrà trovato un modo per fargli tornare il sorriso. Dell'apocalisse che le è stata annunciata quella mattina si occuperanno più avanti.

È venuto il momento di aprire quel pacco, perché è davvero stanca di perdere tempo. Gli ultimi due anni sono stati una noia, e la noia la deprime. Non dovevano forse riprendersi Gotham? E ha funzionato, per un po'.

Rivoglio il mio Pasticcino.

Quel regalo è suo? Allora deve solo sperare che non si tratti di uno dei suoi scherzi macabri. È stanca di talpe morte e cose simili. Era molto più carino quando le regalava vestiti e gioielli.

Invece quel pacco arriva dall'esterno, e Harley si chiede quali agganci abbia quella donna perfino lì dentro. Perché oltre la grezza carta da pacchi c'è il blazer blu di Miranda Tate.

Talia...

Harley ride e una parte della sua mente si rende conto che quel suono è simile a quello di un topolino che squittisce. Chi glielo ha fatto notare, la prima volta? Ovvio, lui. “Sembri un topolino che squittisce.” Oh, sì, molto tempo prima. E poi aveva aggiunto “Mi dà fastidio.” Ma lei sapeva che non era vero, per il modo in cui l'aveva baciata subito dopo.

Nostalgia.

Harley si stringe la giacca al viso. È morbida morbida. Le andrà un po' grande. Dovrà farla sistemare o provvedre da sola. E poi c'è il resto. Documenti falsi. Biglietti aerei. Talia vuole che lei se ne vada. Ma sa che non lo farà senza di lui. Quindi ha provveduto a entrambi.

Non subito. Prima dovrò dargli la sveglia. Lo odio quando è depresso. Lo odio.

E infine la pagina di un sito web stampata su un foglio A4. Harley la scorre con gli occhi, per un momento esita, decidendo se sentirsi felice o arrabbiata, poi la sua mente vola via e qualcosa di meraviglioso prende forma nella sua testa.

“Oh.”

 

Prima di uscire dal covo, la ragazza con il blazer blu di Miranda Tate lascia scivolare una busta sotto la porta della stanza in cui il suo uomo si è rinchiuso dopo la sua visita con un doppio giro di chiave.

Lo conosce, lo conosce benissimo. Solo le sue reazioni le sono ancora ignote. Ma di certo curiosità e divertimento si sveglieranno da quell'assurdo letargo in cui sono sprofondate.

Ci ha messo molta cura, lei. Ha messo a frutto la stretta rabbiosa allo stomaco che sente. Sempre meglio che prendere a pugni un muro. O la sua faccia.

 

“Mio caro Pasticcino,

come ho cercato di spiegarti, la situazione non è buona. Non parlo tanto di quegli idioti dei tuoi uomini, di Jonny-boy o di quell'altra roba che mi trovo davanti da un po' quando sono distratta (ma dove li hai presi, Budino?), né del fatto che quelli lì non prendono lo stipendio da tanto e quindi si sono messi fare lavori extra senza che tu lo sappia (e Jonny-boy si guarda bene dal venirtelo a dire).

Il problema è che mi annoio, Budino. Tanto tanto. Quindi vado a casa. Se ne hai tempo e voglia passa di lì. Il nostro rapporto ha bisogno di una bella rinfrescata. E anche tu. Fatti una doccia. Cominci a puzzare.

 

Con tanto amore

Harley”

 

E c'è la foto, naturalmente, accuratamente ritagliata dall'articolo che Talia ha avuto la gentilezza di stamparle. E lei quella foto l'ha piegata e ci ha scritto sopra con il rossetto “Io odio questa puttana!”. Ed è vero. È proprio vero. Almeno in quel momento. Forse cambierà idea fra un po'. Ma per ora l'idea che una con quella faccia interpreti la sua parte la rende fuorisa. Ed è bene che Mr. J lo sappia. Perché lui lo troverà divertente.

E allora sorride anche lei, mentre abbandona il covo, con la sua giacca elegante, i capelli raccolti e gli occhiali sul viso, perché, se devono ricominciare daccapo, tanto vale che lo faccciano per bene.

 

Talia Al Ghul lascia che Miranda Tate sorseggi il suo caffè lentamente, con un'espressione di intensa approvazione sul viso, nonostante stia morendo di nostalgia per l'aroma fragrante del caffè alla turca fatto con tutti i crismi. Ma Miranda Tate, la sua creazione e colei che lei è ora, è una donna americana (anche se lei le ha dato antenati francesi, giusto per renderla un po' meno noiosa) e lei dovrà essere Miranda Tate fino a quando sarà necessario.

La perfetta, impeccabile puttana della finanza. Quella degna di fiducia. Quella che Bruce Wayne guarderà negli occhi chiedendosi se si siano già incontrati, prima che la nebbia gli riempia i pensieri.

Talia Al Ghul deve starsene buona finché ci sarà bisogno di Miranda. Miranda e la sua mente matematica. Miranda e i suoi capelli perfetti. Miranda e i suoi vestiti impeccabili. Sorride pensando che almeno il blazer blu ha preso il volo senza rimpianti.

Sono lontani dalla periferia, ma Talia Al Ghul sa, perché lo sente nell'aria. Qualcosa brucia. Il mostro è sveglio.

Avrebbe dovuto liberarsi di Harleen Quinzel, quella mattina. Lei fa parte di piani ormai abbandonati. Avrebbe dovuto mandare uno dei suoi uomini a chiudere la questione con lei e il suo clown pazzo e i loro tirapiedi. Non lo ha fatto e si chiede perché. Gotham non andrebbe ripulita dalle sue fondamenta, forse? Eppure l'ha lasciata andare. Le ha detto di lasciare la città al più presto. Le ha dato la possibilità di mettersi al sicuro.

Sì, qualcosa brucia. Ora Talia spera che quei due pazzi se ne vadano sul serio al più presto. Miranda non ha tempo di occuparsi di loro. Miranda deve entrare nelle grazie del consiglio d'amministrazione. A Miranda non piace che qualcuno là fuori sappia che il suo nome è Talia Al Ghul.

Portatelo via, Harley. Che nessuno di voi due mi compaia più davanti. È l'ultimo regalo che ti faccio.

 

Passano solo due giorni prima che Harly Quinn debba complimentarsi di nuovo con se stessa per il modo in cui è riuscita a mettere di nuovo a frutto gli anni passati sul campo della psichiatria. La mente di Mr. J è più elementare di quanto non sembri a prima vista.

Sorride mentre la tv annuncia che una fabbrica in disuso e l'adiacente luna-park abbandonato stanno bruciando e la zona è stata chiusa e sgomberata per potenziale rischio di rilascio di gas tossici.

Sorride e si punge un dito, perché da qualche minuto è molto impegnata nei lavori di rifinitura sul blazer blu che era di Miranda Tate e adesso è suo. Le maniche sono troppo lunghe e vanno sistemate. Le va un pochino grande anche di spalle, ma può passarci sopra. Sorride quando suonano alla porta. Aspetta qualche secondo prima di andare ad aprire. Lasciarlo sulle spine è la cosa più divertente del mondo. Si sistema i capelli e gli occhiali sul naso. Si concede un minuto per passarsi un filo di rossetto chiaro sulle labbra e, canticchiando, apre finalmente la porta al suo Budino.

“Yeawh!” grida saltellando su se stessa, il che fa a pugni con l'aspetto da fu-Dottoressa-Quinzel-dei-bei-tempi-andati, e ne è consapevole, ma non è riuscita a controllarsi, perché lui ha un mazzo di fiori in mano e le dice “Ciao, Zucchina” come se avessero un appuntamento.

Lei resiste alla tentazione di saltargli al collo. Meglio che non ci sia una pistola puntata verso di lei nascosta tra quelle rose. No, non c'è. Ma resiste lo stesso. Anche se lui è tanto bello, anche se non si è truccato, anche se, con quello smoking e i capelli legati e puliti sembra quasi un corteggiatore vero.

“Abbiamo avuto qualche problema al covo. Credo di aver lasciato aperto il gas. Non senti l'odore del mio barbecue?” e poi ride. Ride come sa fare lui. Ride e le vengono i brividi. Ama quel suono distorto. Lo ama e le fa paura, anche dopo tutto quel tempo.

“C'era anche Jonny, fra le bistecche che hai fatto alla brace?” gli chiede. Oh, quanto le piacerebbe essersi tolta definitivamente dai piedi quel tizio..

Lui solleva le spalle. Chissa che intenzioni ha. Chissà se vuole portarla a cena fuori. O magari la coinvolgerà in una rapina di quelle divertenti. Di quelle in cui ci scappano un paio di morti, per intenderci. O magari potrebbero restarsene rintanati dentro a farsi tante, tante coccole. È da tanto tempo che non sperimentano più le potenzialità di un paio di manette e di qualche coltello.

“Allora? Hai fame? Vuoi uscire? Vuoi restare? Vuoi che ti trucchi? Vuoi che mi cambi? Vuoi... vuoi... vuoi... cosa vuoi, Mr J?”

Sì, è troppo bello vederlo di buon umore. Davvero troppo troppo bello. La vita è di nuovo meravigliosa.

“Cosa voglio...” Lui fruga nella tasca della giacca dopo averle messo in mano il mazzo di rose, poi le agita davanti il ritaglio con la scritta “Io odio questa puttana!” e la faccia della bionda reclutata da qualche produttore idiota per interpetare la sua parte. “Voglio, voglio... ascolta... Chi è questa pollastra, Zucchina? Chi è? Perché me l'hai tenuta nascosta?”

“Non affezionarti. La voglio morta.” Non le piace che lei gli piaccia. Non le piace nemmeno un pochetto. E lui lo sa. Oh, se lo sa. E infatti ride di nuovo, e di nuovo lei si scioglie.

“Morta. Va bene. Fammi entrare e parliamone.”

E finalmente lei lo riconosce davvero e si concede di abbracciarlo, sapendo che le concederà qualche secondo prima di spingerla via come fa di solito. Parliamone certo. Ho sempre desiderato visitare Hollyvood.

 

Note: Allora, allora. Da che parte comincio? Sono passati tanti di quegli anni da Amour Fou... Anni in cui più di una persona mi ha chiesto “Cosa succede, dopo? Perché non ci racconti come se la cavano in libertà?”

E io ho iniziato un paio di storie. E le ho lasciate lì, in attesa. Perché 'Amour Fou' è la mia delizia e anche la mia croce. E niente mi sembrava all'altezza. Quindi ho parlato di altri gothamiti ma i miei Harl e J li ho lasciati stare in attesa che saltassero fuori di nuovo dal mazzo di loro spontanea volontà.

Ho avuto anche problemi con Harley, con la nuova Harley, quella del New52 e della Suicide Squad. Dopo il reboot mi sono disinnamorata del Bat-verse a fumetti. Non mi piace cosa stanno facendo ai personaggi e soprattutto non mi piace ciò che hanno fatto ad Harley.

Poi hanno annunciato “Suicide Squad – The Movie”. Finalmente LEI sarebbe stata sul grande schermo, anche se in film tratto da una serie che odio. L'ho aspettata per due anni e Margot Robbie è un miracolo di grazia e follia. La adoro incondizionatamente. Lei e Jared Leto sono strepitosi (ok, shippo Jargot... e allora???) e sono gli Harl e J che avrei sempre voluto. Ma loro sono il cuore di “Suicide Squad – The Movie”. I miei Harl e J, quelli di “Amour Fou”, invece, sono figli del Nolan-verse e le due cose non sono accostabili. Quindi, prima di gettarmi di nuovo nei composti chimici con i due nuovi Budini, ho pensato fosse giusto elargire qualche carezza e qualche sberla ai miei amanti di Amour Fou.

Uno dei motivi per cui non sono più tornata su quel particolare universo, se si esclude l'excursus sul viaggio di Bruce e Selina, è perché Amour Fou risale a un periodo in cui The Dark Knight Rises non era ancora uscito e la mia Talia Al Ghul è completamente diversa da quella interpretata dalla splendida Marion Cotillard nel film di Nolan. Questa storia cerca di metterci una pezza. Non troppo riuscita, ma lavoro con mezzi limitati su una materia impossibile.

Quanto ad Harley, i riferimenti a una figlia vengono dal reboot-AU a fumetti “Injustice”e da un dialogo tra lei e Black Canary. Mi sono tenuta il nome 'Lucy'. Nel mio mondo, che il Joker sappia oppure no della sua esistenza, non ha importanza. Secondo me Harley non sa che lui sa e che prima o poi andrà a riprendersi la pargola.

Intanto, vogliono girare un film, in questo bizzarro 2014 fittizio. Un film che uscirà nel 2016. Con una ragazza bionda e bellissima che interpreterà Harley. E che a lei, ovviamente, non piace. A me sì. Tantissimo. Ma non so se riuscirò a fermarla prima che impedisca che il film venga portato termine, sterminando il cast. Vedremo. Nel MIO mondo reale, intanto, Suicide Squad lo conosco a memoria.

 

Love you all. <3

 

   
 
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