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Autore: imunfjxable    05/09/2016    1 recensioni
" I know when you're around cause I know the sound of your heart"
"So quando sei nei paraggi perché conosco il suono del tuo cuore"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Saturday

 

 

 

 

 

Matty si fece schioccare le dita mentre scendeva la scalinata della scuola di danza di Edith, che stava finendo di cambiarsi nello spogliatoio. Avrebbe aspettato Edward fuori, la sarebbe venuta a prendere. Aveva raccontato a Matty di quella notte e si erano entrambi scambiati qualche consiglio in quanto anche Matty le aveva raccontato della storia di Océane.
Ed ora lei era lì, che lo aspettava dall'altra parte della strada. Il vento soffiava leggero e le scompigliava i capelli neri, quanto la vernice del vecchio pianoforte nella sala di danza.
Matty attraversò velocemente, abbracciandola con forza, facendo scivolare le sue dita sulla schiena della ragazza, tracciandone con cura ogni curva.
«Andiamo a prendere un caffè?» gli chiese e si avviarono mano nella mano, quella di Matty era calda in confronto a quella fredda di Océane.
Giunti li si sedettero all'esterno, su dei tavolini che adornavano l'ampio marciapiede, e ordinarono in fretta senza nemmeno vedere i menù in quanto sapevamo entrambi che avrebbero preso un tè nero (per matty) e un cappuccino (per Océane). Lei si stiracchiò sulla sedia, accavallando le gambe lunghe e magre, per poi spostare una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro con grande naturalezza, e il suo sguardo fu attirato dalle braccia scoperte di Matty, in particolare da una tatuaggio sul bicipite quasi inesistente - osservazione che la fece sorridere leggermente-
«Perché quello? Quello con il cuore e la scritta Allerton?»
Dopo un primo istante di confusione Matty si fissò il tatuaggio e lo guardò sorridendo spiegandole che era per il suo personaggio preferito di Queer.
«Ti piace davvero tanto Burroughs eh?» lo punzecchiò lei. In quel momento un cameriere portò le loro ordinazioni, poggiando con estrema delicatezza la tazza di cappuccino davanti a Océane che subito ringraziò e iniziò a girare in senso orario.
«Già, fin troppo. Ma non lamentarti, piacciono anche a te»
«Come mai sei qui?» continuò Matty «cosa ti porta a Londra?»
«Xavier, mio cugino. Lavora alla gallery, per questo ero lì quel giorno, lo stavo cercando»
«Xavier! Ma certo» sorrise «lo conosco, adoro quel ragazzo»
«Lo adornano tutti» scherzò Océane, afferrando la mano di Matty per giocarci facendo intrecciare le loro dita.
Matty chiuse gli occhi per una manciata di secondi ricordandosi della prima volta che l'aveva sentita parlare alla gallery e di quanto ci aveva messo per trovarla. Si arricciò una ciocca di capelli, come fanno le ragazzine, e si avvicinò a lei, baciandola.
Fu bello, non intenso, ma bello. Sentiva le labbra di Océane scorrere sulle sue, la sua lingua tracciarne i contorni leccandone ogni millimetro.
«Sai di fumo, dovresti smetterla di fumare»
«Non credi che me l'abbiano già detto milioni di persone? Quando ne avrò voglia smetterò»
«Smettila di fumare, fa male»
Matty alzò gli occhi al cielo esasperato, prendendo un altro tiro.
«Puoi smettere?» Océane era davvero nervosa ora,le tremava la voce, e quest'ultima frase era uscita flebilmente dalle sue labbra rosee «il mio ragazzo è morto di cancro ai polmoni»
Matty si fermò un secondo. Avrebbe voluto continuare la sua sigaretta, che non era nemmeno a metà ma la spense. Non gli andava di far arrabbiare Océane.
«mi spiace»
«fottiti» si alzò e lo lascio lì da solo. Quando fu sicuro che fosse abbastanza lontana, Matty, sfacciatamente, riprese la sua sigaretta e la finì.

Quel sabato arrivò in fretta. Era un sabato particolare, si capiva dall'aria febbricitante che sarebbe accaduto qualcosa e tutti ne erano pienamente consapevoli; ciò non si intuiva solo dal clima che iniziava a diventare ancora più rigido del solito in quanto settembre era ormai alle porte, ma c'era qualcosa che era scattato in tutti. La risata di Edith era cambiata, così come quella di Janet, Océane si era leggermente tagliata i capelli (solo una spuntatina alle punte aveva detto al parrucchiere che secondo lei aveva decisamente esagerato con quelle dannate forbici), Edward aveva chiamato i suoi che non sentiva da tanto, Adam e la sua ragazza avevano deciso di rendere le cose veramente ufficiali quando lui l'aveva sorpresa con una cenetta romantica, proprio come quelle dei film- fallita miseramente in quanto il pollo si era bruciato e si era risolta con una pizza da asporto che si rivelò la soluzione migliore (forse anche più del pollo)-, Ross aveva deciso che per una volta i suoi alunni avrebbero potuto fare a meno di studiare tutto il programma e aveva preparato un compito veramente semplice come test d'ingresso non appena sarebbero ricominciate le lezioni; mentre Matty aveva drasticamente deciso di smettere di fumare. O almeno ci aveva provato, era riuscito a stare per ben due giorni senza toccare una sigaretta ma ora che era accanto ad Edith, fuori alla scuola di danza, fumavano entrambi dei drum, chiusi da lei perché «Matty tu non sai chiuderli, devo ricordarti di quella sera alla festa?»

«Paura per stasera?» le chiese, e lei annuì spiegandogli che sarebbe  potuta entrare alla Royal Ballet Academy se solo l'avessero notata, e che sarebbe stata la conquista più grande di tutte.
«E se non entri?»chiese Matty senza giri di parole facendo ridere la ragazza che si scostò una ciocca di capelli e gli disse che dopotutto lei ballava perché la faceva stare bene, perché "la faceva sentire un po' più vicina al cielo".
Si abbracciarono improvvisamente guardandosi con estrema dolcezza, leggermente imbarazzati in quanti entrambi pensavano al rispettivo fidanzato, ma non se ne preoccuparono più di tanto, soprattutto quando le dita di Matty scivolarono tra i capelli di Edith che rise, rise come quella volta in metropolitana e Matty sentì la stessa fitta al cuore di quella volta.
«Buona fortuna per stasera, ci vediamo dopo»
«Anche a te» lo ringraziò «azzardati a sbagliare una sola nota dello spartito e ti faccio scomparire Allen» lo minacciò e lui scherzò dicendo che forse sarebbe stata una fortuna perché quel cane ultimamente lo stava facendo impazzire.

Edith e Matty erano sul palco, scostarono di pochi centimetri il sipario rosso e sbirciarono tra la folla. Océane non c'era, ma Matty non se la prese più di tanto, se l'aspettava dopo il litigio (se così possiamo definirlo). Scorse, però, Adam e George con le rispettive ragazze accanto alle quali erano seduti Louis e Ross.
Percepì la tensione di Edith, e la guardò. Portava un tutù verde smeraldo (quasi azzurro) che s'intonava perfettamente con la sua pelle bronzea, e non smetteva di battere le punte sul parquet per il nervosismo. Per quanto si sforzasse non riusciva a trovare la figura di Edward tra il pubblico.
Avrebbe voluto lui li più di chiunque altro.

L'ultima cosa che fece prima di uscire dalla quinta fu chiedere a Gabriella di aggiustarle la tutulette in modo che non risultasse troppo afflosciata. Scappò sul palco non appena sentì gli applausi del pubblico che segnavano la fine della variazione di Gemma; ora era il suo turno. Strinse il tamburello nella mano destra con forza, e si pose al centro del palco. Sorrise al pubblico. Questa volta doveva essere perfetta.
Si lasciò totalmente andare alla musica e ballò seguendo le note del pianoforte suonato da Matty, accompagnandolo con il tamburello battendone la pelle con la sua punta destra ogni volta che saliva in attitude, proprio come prevedeva la variazione di Esmeralda, la sua preferita.
I suoi occhi brillavano e si muovevano tra le persone sedute, cercando di evitare gli sguardi degli insegnanti della Royal, preferendo cercare i rassicuranti occhi blu di Edward tra la folla che però non c'erano. Un rumore sordo la riportò alla realtà e tremò tutta quando s'accorse d'aver fatto cadere il suo tamburello. Senza scomporsi lo prese con delicatezza, improvvisando un cambrè per prenderlo e poi continuò finendo tra gli applausi del pubblico. Si alzò, e dopo aver fatto l'inchino corse dietro le quinte, piangendo.

Matty era fuori al teatro, accerchiato dai suoi amici che lo stavano riempendo di complimenti, esagerando come al solito, e mettendolo leggermente in imbarazzo. Non che non avesse una grande considerazione di se stesso, solo che a volte, le sue ansie, le sue paure, prendevano il sopravvento sulla sua autostima.
Si guardò attorno e vide tutte le ballerine circondate dai propri amici, tranne una, che stava sola, a fumare, con lo sguardo perso nel vuoto. Si accorse dopo una manciata di secondi che era Edith, la riconobbe dal modo in cui teneva la sigaretta tra le dita inclinandola verso il basso, aveva le gambe che la reggevano a stento (non solo a causa del grande sforzo appena compiuto e quindi della stanchezza), dello sfarzoso rossetto rosso che portava in scena ormai non era rimasta altro che un'ampia macchia sbavata sotto le labbra il cui rosa naturale faceva a cazzotti con quella tinta decisamente troppo forte per lei.
Matty si allontanò per un istante dai ragazzi, seguito solo da Louis che di staccarsi dal fratello non ne voleva proprio sapere e lo afferrò per il lembo della maglietta proprio come quando erano piccoli e lui non aveva intenzione di fare amicizia con gli altri bambini al parco- così si nascondeva dietro al fratello che non vantava ancora un'ampia chioma riccia.
Vide Matty avvicinarsi a questa ragazza, una ballerina, e abbracciarla mentre lei nascondeva la testa nel suo collo. Notò i suoi occhi rossi, così come il viso, farsi bianchi improvvisamente. Smise di trattenere le lacrime e diede sfogo al più infantile dei pianti, con tanto di moccio che le scendeva dal naso per finire sulla maglia nera del fratello che evidentemente l'aveva notato, ma non diceva niente perché non potevi arrabbiarti con una ragazza ridotta così. Louis non l'aveva mai vista una ragazza piangere, pensava che abbandonarsi ai lamenti, lasciare che le lacrime vincessero fosse una caratteristica dei bambini, che sarebbe poi passata con il tempo (e non faceva niente se aveva visto Matty piangere da grande, credeva che lo facesse solo perché mentalmente aveva l'età di un bambino di quattro anni).
«Non è venuto» sputò Edith, pulendosi il viso con il dorso della mano. Matty era colpito dal modo in cui aveva pronunciato quelle tre parole. Non c'era rabbia, o odio, o dispiacere. Nemmeno delusione. Se l'aspettava. L'aveva detto come se non fosse niente di nuovo, e lei sapeva che non sarebbe venuto, ma questa volta, stupidamente, c'aveva sperato un po' di più.
«È tutta colpa sua cazzo, ho creduto che sarebbe venuto, me l'aveva chiesto lui. Quando ho sbagliato la variazione, stavo cercando lui»
Matty stava per aprire la bocca quando lei scosse il capo «non è venuto nessuno. Sono così sola. I miei genitori. Lui. E Roxanne? Lei è sempre venuta. È la mia migliore amica. Perché non c'era oggi? Sapeva che era importante per me. Sono così stanca. Sono esausta»
Matty la prese e la strinse a se, accarezzandole la fronte con le labbra, lasciandole un bacio proprio al centro.
«Ti accompagno a casa Edith»
Louis aveva guardato tutta la scena con l'ingenua curiosità di un adolescente, impregnata dell'inesperienza e dal disagio, in quanto avrebbe voluto consolare anche lui la ragazza, pur non sapendo come. Quando gli passò davanti, con quello chignon che ormai si stava sciogliendo e il rossetto ancora sbavato, chiamò Matty e i due si avvicinarono a lui.
La abbracciò e Edith, inizialmente sorpresa (e anche un po' spaventata) ricambiò l'abbraccio sentendolo familiare, scompigliò i capelli del ragazzo davanti a lei e notò che erano doppi e folti come quelli di Matty.
«Sei suo fratello vero?» e Louis annuì semplicemente «vi somigliate così tanto. Mi spiace averti conosciuto così, magari la prossima volta che ci incontreremo sarò più decente» e s'abbassò di poco, per baciargli la guancia, lasciando che la sua pelle andasse a fuoco.
Matty salutò i ragazzi con la mano, e fece segno ad Adam che gli avrebbe spiegato tutto dopo.
Salirono in auto; fu un viaggio alquanto veloce, nessuno disse nulla ma non ce ne era bisogno: non dovevano dirsi nulla. L'unica cosa che fecero fu tenersi la mano, quella di Edith sotto, con le dita lunghe e affusolate (non come quelle di Océane che erano corte e anche piuttosto tozze anche se aveva le unghie curate contrariamente a quelle di Edith piene di pellicine) intrecciate a quelle identiche di Matty, che muoveva il suo pollice da sopra a sotto, dalla fine del mignolo di Edith all'inizio del suo polso, come se così facendo potesse eliminare tutte le sue lacrime che le segnavano ancora un po' il viso.

Matty non c'era mai stato a casa di Edith, ma se l'era immaginata tante di quelle volte che quando lei aprì la porta bianca con un calcio, quasi per sfogare la rabbia, e si mostrò totalmente diversa da come l'aveva immaginata ci rimase quasi male.
«Matty scusami per il disordine, mi spiace tanto» e lui rise e basta, mettendole il braccio sinistro attorno al collo e baciandole la guancia.
«Sei salata» finalmente riuscì a strapparle un sorriso «hai pianto troppo»
«Sto bene ora, ti ringrazio così tanto. Vuoi qualcosa? Non so, un succo di frutta?»
«Va bene»
Edith gettò la sua borsa sulla sedia della cucina, aprendo la credenza e cacciando i bicchieri. Prese il succo e una bottiglia di Gin dal frigorifero, mettendo entrambe le bibite nei bicchieri e girò con un cucchiaino.
«Avevo intenzione di tenermi sobrio ma va bene così» Matty rise e vuotò il bicchiere in pochi sorsi, sentendo il sapore dell'arancia smorzato da quello acido del Gin.
«Sei stata bravissima però» le disse e Edith ascoltò in silenzio il resoconto di Matty sulla sua esibizione e si portò le mani davanti alle labbra per coprire il suo sorriso quando le disse che era stata bravissima e che era stato proprio come nella metropolitana, si era fatta sentire.
Stava per ringraziarlo quando le squillò il telefono e rispose.
«Pronto?» la sua voce era ferma, e echeggiava nella cucina vuota e silenziosa.
Matty la vide portarsi una mano sul viso, nascondere il volto nuovamente, si morse le labbra dopo aver lasciato uscire un piccolo sospiro, che insospettì il ragazzo. Le prese la mano e gliela scostò dalla faccia, la portò vicino alla sua guancia e la accarezzò per un po' fino a quando Edith non chiuse la telefonata con un semplice «arrivo»
«Edward e Roxanne sono in ospedale. Dobbiamo andare»

AYEEE.
L'idea dell'ospedale mi è venuta ora  mentre sono in auto e sto tornando a casa (si sto finendo di scrivere in macchina e non è una bella cosa- credetemi) e devo dire che ne sono contenta perché mi diverto a far soffrire le persone. Rido. Comunque ci avviciniamo alla fine, soprattutto perché non voglio portare la storia dietro Fino all'inizio della scuola (per favore ditemi che è un incubo) e credo di aver finito.
Vi ringrazio tanto per aver letto fino a qui, e per essere arrivate a questo punto, mi rende così felice sapere che la storia vi piaccia. Aggiornerò il prima possibile.
Vi lascio il video della variazione di Esmeralda (per chi volesse vederlo ovviamente) che io adoro soprattutto perché c'è il tamburello (e per altri motivi tecnici che non sto qui a spiegare).

https://youtu.be/50lAMbJUXfc


Grazie 💙💙😌

Ringrazio come al solito p8if per i suoi meravigliosi commenti ♥
Vi lascio con questa meravigliosa foto di Matty; possiamo fargli tenere gli occhiali per il resto della sua vita?

 


   
 
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