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Autore: Raeiki    05/09/2016    0 recensioni
In vista dell'imminente pubblicazione prevista per settembre dei due capitoli conclusivi di Login 'n Kill (i cui nomi saranno "Memories" e "War"), pubblicherò alcune intro dedicate a determinati personaggi presenti nei già citati capitoli che andranno a definire i loro profili e faranno da "trailer".
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A tutti prima o poi viene strappato via qualcosa. Inevitabilmente, sempre, è il corso della vita.
Anche a Caleb Ray era stato strappato qualcosa. Non c'era notte senza incubi da quel giorno. Non fece che pensarci, e ripensarci, per giungere sempre alla stessa conclusione: la colpa era soltanto sua. 
Ma il suo errore non sarebbe stato irreversibile, avrebbe finto il suo...no, il LORO lavoro. 

Mentre camminava verso la casa abbandonata la sua mente ripercorreva cosa era successo quel giorno: era insieme a Joseph, suo migliore amico e fratello spirituale da ormai molto tempo. Il loro gruppo usava gli avatar di quello strano sito per compiere razzie e fare casini in città. "Un branco di sciacalli in cerca di fama e soldi", così li aveva definiti lo stesso Joseph. Lui e Caleb erano sempre più restii nel partecipare ai colpi o nella collaborazione con il resto della compagnia. Finché un terzo non comunicò loro che il capo, Stan Wilder, aveva deciso di ucciderli per non rallentare il gruppo. Ovviamente la spia fu scoperta e uccisa subito, ma i due ebbero tempo di scappare e nascondersi: così avrebbero avuto tutto il tempo di escogitare un piano per fermare i loro aggressori. 

"Cal, nel caso non dovessimo farcela, tu scappa. Non pensare ad altro se non a scappare e a rifugiarti. Sei più giovane, hai più vita da vivere...". Joseph ridacchiò e si accese una sigaretta. Lui aveva 25 anni, mentre Caleb 19. 
"Non dire stronzate, Joe. Noi li faremo fuori e ce ne andremo da questa situazione di merda."
Il ragazzo più grande guardò l'amico e sorrise: "Sei proprio testardo."
Sentirono violenti colpi alla porta, che stava per cedere. Caleb tirò fuori le sue armi; erano due tonfa neri, bastoni simili a manganelli con una punta sulla base per poter infilzare gli avversari. Joseph invece prese il suo fedelissimo pugnale, e si preparò a usare l'arma segreta del suo avatar. 
La porta fu sfondata dopo qualche secondo ed entrarono delle persone armate seguite da Stan Wilder in persona: "USCITE! LO SO CHE SIETE QUI!". Joseph si alzò dal suo nascondiglio e si parò davanti al gruppo di persone. In un attimo studiò la situazione: davanti al capo c'erano i più grossi, e dietro i tiratori. Erano organizzati come sempre, non c'erano variazioni. Joseph ghignò: "Stan, sei prevedibile come sempre.". Il ragazzo aprì la sua giacca di scatto rivelando agli avversari due bombole all'interno, che si aprirono rilasciando un gas lacrimogeno. Aveva guadagnato un po' di tempo. Richiuse la giacca, non poteva finire tutto il gas. Ne aveva bisogno per eventuali emergenze dopo. I quattro colossi si chiusero intorno al capo per difenderlo; Joseph scagliò il pugnale in mezzo agli occhi del primo, per raccoglierlo e scattare dietro di loro. Sentì degli spari confusi in mezzo al fumo, quindi si calò il visore termico e uccise due dei tiratori evitando più proiettili possibili. Uno lo colpì a una spalla e l'altro alla gamba sinistra. 

Caleb uscì allo scoperto, colpendo in pieno viso due dei colossi con i tonfa, e uccidendo il terzo conficcando entrambe le lame al limite del bastone nel suo stomaco. Corse direttamente verso Wilder, ma fu bloccato dai due colossi che si erano ripresi. Il capo gli puntò la pistola alla testa, e Joseph li vide: "NO!". Si lanciò verso Wilder placcandolo e gettandolo a terra, ma il capo alzò il braccio armato verso di lui sparandogli tre colpi, che purtroppo andarono tutti a segno. Joseph sputò sangue: "M-merda...". Cadde a terra sanguinante sotto gli occhi di Caleb, che urlò con tutto il suo fiato. Senza farsi vedere, il morente Joseph prese una delle due bombole e ci piantò il pugnale dentro con le forze rimanenti. La bombola esplose in una nuvola di fumo densissimo, e i due gorilla lasciarono andare Caleb per coprirsi gli occhi. Joseph balbettò con la poca voce rimasta: "Ricorda...quello che...ti ho...detto...prima...". Caleb ricordò: scappare in caso uno dei due non ce l'avesse fatta. Con le lacrime agli occhi si voltò e scappò dall'edificio, sentendo delle voci dietro di lui. 

Caleb guardò l'abitazione abbandonata. Il suo avatar aveva subito delle modifiche in ricordo del suo migliore amico, ed era pronto a testarle sui suoi avversari. Era riuscito a rapire uno del vecchio gruppo, e torturandolo aveva scoperto il nascondiglio di Wilder. 
Sfondò la porta con un calcio. I presenti si voltarono allarmati verso di lui; erano tutti armati, e in mezzo a loro uno stupefatto Stan Wilder si alzò in piedi: "Sei venuto al macello, Caleb?"
Il ragazzo restò impassibile. Cominciò a camminare in direzione del capo, e ovviamente tutti cominciarono a sparagli. Ma nemmeno un colpo andò a segno. Infatti la giacca dell'avatar di Caleb se attivata rilasciava un campo magnetico che deviava i proiettili appena si avvicinavano a lui. Prese le due bombole di gas, che aprì e gettò a terra. Appena la fitta nebbia si alzò, lui si abbassò il visore sugli occhi, che si illuminò di rosso. Cominciò a correre verso Wilder, colpendo e uccidendo tutti gli ostacoli che gli si paravano davanti. Roteava i tonfa a una velocità incredibile, spezzando le ossa degli avversari. Aveva circa un minuto di tempo prima che le bombole si svuotassero del tutto. Il visore notò che Wilder stava cercando di scappare da un'uscita sul retro, e Caleb lo inseguì. Appena fu abbastanza vicino gli colpì la gamba con il tonfa facendolo cadere a terra. Lo colpì un paio di volte alla schiena per sfizio, per poi voltarlo. Cadendo di faccia si era rotto il naso, e la sua faccia era piena di sangue. 
"C-Caleb, ascolta, ASCOLTAMI, EHI! SIAMO COLLEGHI ALLA FINE!"
Caleb Ray si abbassò portando la faccia vicina a quella di Wilder: "No, non lo siamo. Non da quando hai ucciso Joe."
"Era legittima difesa, ha cercato di uccidermi prima lui! Ascolta, possiamo collaborare, posso darti un altro partner, dimentica il tuo passato, Cal! DIMENTICA IL TUO PASSATO!"
Caleb posò a terra i due tonfa e prese dalla tasca della giacca un oggetto: era il pugnale di Joseph, che era riuscito a recuperare scappando dalla casa quel giorno. 
"Non ho molto tempo, adesso. Il passato, dici? Pensa, sarà proprio il passato a ucciderti. Lui avrebbe sicuramente voluto che fosse stata la sua lama a ucciderti. Lo accontenterò."
Wilder urlò ancora qualche supplica, ma Caleb conficcò più volte il coltello nel petto dell'avversario, fino a raggiungere il cuore. Lo tirò fuori dalla carne del capo deceduto, e scappò da una finestra.

Non era finita, lo avrebbero cercato e lo avrebbero fatto fuori. Ma dopo un centinaio di metri qualcuno lo fermò. Aveva un elmo di ferro, di un rosso scolorito, e le cifre 6 e 1 scritte sui due lati. La sua pelle aveva una carnagione strana, grigiastra, e aveva due braccia robotiche oltre a quelle normali. Le sue mani sembravano fatte di un materiale strano, simile al diamante ma di un rosso spento, simile al sangue raggrumato. Quando parlò, la sua voce resa robotica dall'elmo fece rabbrividire Caleb: "Caleb Ray, giusto? Ho visto le potenzialità del tuo avatar. Niente male. Sai, anch'io una volta lo ero, ma adesso sono qualcosa di...di più, ecco. Oh, non mi sono presentato...mi chiamo 61, e ho un affare da proporti. Scommetto che vuoi liberarti di quei criminali una volta per tutte, no?"
Caleb annuì, facendo un breve passo indietro. 61 incrociò le braccia normali, e rispose: "Beh, posso aiutarti. Anzi, la mia organizzazione può. Siamo la Legione, un gruppo organizzato che raccoglie gli avatar più forti nelle Americhe e li raggruppa. Possiamo aiutarti nel tuo progetto, Caleb."
Il ragazzo indietreggiò di un altro passo: "Spiacente, 61, ma lavoro da solo."
Il virus abbassò la testa: "Capisco. In ogni caso, se sarai interessato tornerò. E credimi..."
Si voltò e iniziò a camminare: 

"...ne avrai bisogno. Molto, molto presto."

   
 
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