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Autore: Aniadellacqua    05/09/2016    0 recensioni
La consistenza della tua bocca, la delicatezza delle tue labbra. Era come se fossi tornato collegato a me attraverso il cordone ombelicale. Lo sentivi, il mio cuore, Davide, mentre eri attaccato al mio seno? Lo sapevi che ogni sua pulsazione era tua? Dimmi che lo sapevi. Dimmi che lo sai...
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LEGAME MATERNO

 

Mi ricordo la prima volta che ho sentito un suo calcetto. Un minuscolo movimento dentro di me. Il mio bambino, il mio tesoro, vivo, reale nel mio ventre. Mi ricordo l'emozione che mi ha invasa, sorridevo e piangevo. Di gioia ed allo stesso tempo, di terrore per un tale ammontare di felicità. Non più una creaturina immobile non ancora formata ma il mio bambino. Le aveva sentite, le mie carezze sulla pancia? Aveva colto in quel mio piangere sommesso la ragione di tutte quelle lacrime? Volevo che nascesse. Al di là della paura e dell'insicurezza, desidervo con tutto il cuore che venisse al mondo. Che potesse vedermi. Volevo salutarlo, dargli il benvenuto, sussurrargli che da quel momento in poi sarebbe stato il grande amore di tutta la mia vita.

Amavo mio marito, l'ho amato come si ama in gioventù, senza pensare, senza porsi alcuna domanda. Lo amavo abbastanza da desiderare che fosse il padre di mio figlio. Ma quando è nato, Davide, il mio amatissimo Davide, quel sentimento è andato affievolendosi. Non volevo ferire mio marito, non avrei mai voluto escluderlo ma... tutto quello che bramavo era tenere stretto nelle mie braccia il piccolo corpo di mio figlio. Sono stata egoista? Sono stata ingiusta? Non lo so, non me ne rendo conto ancora oggi. Sapevo solo che più Davide respirava contro il mio petto, più mi sentivo viva. Graziata. Attraverso il suo semplice esistere, tutto aveva preso senso. Il profumo della sua pelle delicata, il suo modo di stringere le mani mentre dormiva, il bisogno che il suo succhiare il latte mi trasmetteva, tutto di mio figlio mi invitava a proteggere quel nostro mondo.

Un mondo nel quale c'era spazio solo per me e per lui. Era davvero così terribile, non ne avevamo il diritto? Francesco... non avevo il diritto di mettere Davide come mia priorità assoluta? Davide... Davide... Davide... riesco solo a chiamare il tuo nome, bambino mio. Non so più parlare, non so più respirare. Mi manchi. Mi manchi così tremendamente che ho tentato di raggiungerti. Ma continuano a tenermi qui, mi costringono a rimanere su questo letto, mi visitano e dicono, andrà bene. Si sistemerà tutto. Ma i medici, le infermiere, i carabinieri, nessuno di loro sa. Tu eri tutto, io vivevo per te, io esistevo perché tu esistevi, tesoro. Mio bellissimo tesoro.

Ora dormo... dormo quasi diciasette ore al giorno, la nonna ed il nonno piangono per me, per te. Maledicono tuo padre. C'è un gran chiasso, mi assorda e mi opprire. Non c'è niente che mi interessi, può lasciarmi indietro il mondo, può dimenticarsi di me come io ho fatto con lui. Mio marito ha ucciso il mio bambino ed io non voglio più vivere. Ma se proprio non possono lasciarmi morire, allora io dormirò e lì ti incontrerò mio angelo. Lì dove ancora c'è quel tuo profumo, simile all'odore del bucato appena lavato ed asciugato al sole. Dove la tua piccola mano si stringe attorno ad un mio dito mentre riposi tranquillo. Dove bevi dal mio seno.

La consistenza della tua bocca, la delicatezza delle tue labbra. Era come se fossi tornato collegato a me attraverso il cordone ombelicale. Lo sentivi, il mio cuore, Davide, mentre eri attaccato al mio seno? Lo sapevi che ogni sua pulsazione era tua? Dimmi che lo sapevi. Dimmi che lo sai...

...

...

...

Mi sveglio. E' buio. Non vedo nulla. La mia voce mi è aliena, irriconoscibile. Un dolce peso mi grava sul petto. C'è odore di bucato. Di sole. Dove sono? In ospedale? A casa. Dove sono? C'è il profumo del sole. E' notte? E' giorno? Davide. Il mio bambino. Il mio amato bambino cresciuto nel mio ventre. Dov'è... qui. E' qui. Ha fame. Oh. Ha fame. Batto le palpebre per schiarire la vista, meno male, che terribile incubo. Ho sognato di averti perso piccolino, ho sognato che tuo padre ti aveva annegato nella vasca da bagno perché non lo amavo più come prima. Che terribile incubo. Ma ora va tutto bene, sei qui, qui... qui non c'è nessuno. QUI NON C'E' NESSUNO! Eppure il latte scorre. Il latte scorre. Urlo. Urlo. Urlo. Il latte scorre Davide, ma non riesco a vederti. Urlo e mi dibatto, urlo. Non vedo niente ma sento che stai bevendo da me, lo sento. Dove sei. DOVE SEI?! Urlo.

URLO!!!

Urlo!

Urlo...

E poi smetto. Smetto insieme al battito del mio cuore.

   
 
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