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Autore: _LilianRiddle_    05/09/2016    1 recensioni
Erica annuì, spostando lo sguardo sul campo di girasoli tutto intorno a loro.
Anche Vita si lasciò distrarre da fiori che raccontavano molto più di lei, di una bellezza che non le sarebbe mai appartenuta, che apparteneva solo alle cose fragili.
- Sono così belli – disse, una mano a sorreggerle il mento, proprio dove prima altre mani le scaldavano il viso.
- Quali ti piacciono di più?
- Quelli che si nascondono sotto i fiori gialli come il sole. Quelli che sembrano una goccia di sangue in un mare di luce.
- I papaveri?
- Si chiamano così?
- Sì. Ti sono sempre piaciuti.
- Davvero?
- Sì, a me piacciono i girasoli.
- Quali sono i girasoli?
- Quelli lì gialli. Quelli che si lanciano nel mare e sembra che lo abbraccino.
- Son più belli i papaveri.
- Questo discorso lo avremo affrontato mille volte.
- Non me ne ricordo neanche una.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ringraziamenti e dediche.




Per prima cosa, volevo dire che questo racconto, come tutti i racconti, ha una storia.
Che è stata a volte felice – ma in fondo la felicità è un attimo-, forse un po’ troppo malinconica, rabbiosa e anche masochista, ma pur sempre una storia bella.
Una storia che comincia in uno dei periodi più brutti che abbia vissuto finora e che continuo a vivere a momenti alterni.
Comincia con l’idea di un regalo per una persona importantissima, forse anche troppo, ma non so mai cosa regalare ai compleanni e una storia mi è sembrata un’idea bella – che questa bellezza c’è ovunque, in tutte le cose.
E quindi ho iniziato a scriverla, tra un dramma e l’altro, tra la depressione e l’apatia, tra picchi di felicità e la sensazione che, senza la persona a cui questa storia è dedicata – e scritta –, questa felicità sia superflua.
Poi, come sempre accade, le cose sono precipitate velocemente, è scoppiato un terremoto che ha lasciato dietro di sé ben poco della persona che ero stata.
E proprio come dopo un terremoto, il mio mondo non tremava più, ma io tremavo ancora.
Perché la tranquillità in cui mi ero rifugiata faceva forse più paura del terremoto stesso.
E questo racconto è stato lasciato da parte, arenato su una frase che diceva tutto e niente, speranzosa, in un periodo in cui non mi potevo permettere di lasciarmi andare alla speranza.
Poi il giorno del compleanno di Francesca è arrivato e io non avevo una storia da regalarle. Così decisi di regalarle tutte le mie storie, che forse sarebbe andato bene lo stesso.
Le piacque il regalo, o almeno, questo è quello che credo io.
E questo racconto – e la sua relativa storia - decisi di non farglieli leggere mai, non prima di averli finiti, almeno, e forse neanche allora.
Per una serie di circostanze fortuite, però, ne lesse le prime pagine.
M’intimò di finirlo.
E in modo felice, anche.
Così ho fatto.
Ho lasciato che la storia arrivasse alla sua fine naturale, anche se a lungo ho pensato che non ci sarebbe mai stata una fine adatta per questa storia.
Con il senno di poi, con la tranquillità acquisita, ho capito che una fine c’è sempre.
Che le cose cambiano e finiscono.
E poi, incredibilmente, con una forza irresistibile, ricominciano e si riscoprono sempre nuove.
È successo anche a me e alla destinataria di questa storia, Francesca.
La nostra amicizia è sopravvissuta a tanti scossoni, a tante litigate, a tanti momenti incredibilmente felici e a tanti momenti ugualmente tristi.
È cambiata in un modo che io, personalmente, non mi aspettavo.
È bella ancora come prima, anche se così diversa.
Forse perché c’è davvero bellezza ovunque, anche in due testone come me e lei.

In secondo luogo, ringrazio tutte le persone che mi sono sempre accanto, prima fra tutte Lucia.
Anche se per leggere la fine di questa storia prima del tempo, dovrà passare sul mio cadavere.
E poi Elena, che non riesce a credere di essere bellissima perché i ragazzi non sanno vedere la bellezza che c’è in lei.
Non a caso dovrebbe passare definitivamente al lato oscuro :’)
Infine, ringrazio Giulia, Serena, Antonia e Giulia, che ci sono sempre, nonostante tutto.

Per finire, i girasoli.
A me non piacciono.
A me piacciono i papaveri.
Però piacevano a Francesca.
E quindi, nulla.
Alla fine di questa spiegazione sconclusionata e che non spiega nulla, mi sento di dire solo una cosa.
Questa storia parla di girasoli e papaveri.
Il resto è a vostra libera interpretazione.

  
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