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Autore: BonesCia    06/09/2016    2 recensioni
"Miracle" is another name of "effort"...
[OnHo, accenni JongKey]
Dedico questa "piccola" Os a te Wyatt White!
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Onew, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Gli allenamenti erano più duri del previsto. Ritornare a saltare dopo un infortunio non era facile per Minho o meglio, secondo il medico era un fattore psicologico che lo portava a sentire il dolore là dove non c’era. Minho lo aveva nascosto a tutti, o così pensava inizialmente.

 

[Giorno della visita]

Minho ogni mattina prima di andare a lezione, si recava costantemente in infermeria dove ad aspettarlo c’era il medico della scuola.

- Il tallone sembra essere guarito, a mio parere puoi tornare ad allenarti Minho. - disse il medico tenendo in mano la radiografia del suo tallone.

-Vedrò cosa riuscirò a fare. - rispose Minho con un’espressione fredda e persa nel vuoto così come il suono della sua voce. Sembrava avesse perso tutta la voglia di saltare e che, non gli importasse poi così tanto del suo piede.

-La scelta è tua io, ti ho solo informato della tua salute. - dichiarò il dottore poggiando la schiena alla spalliera della sedia intrecciando le braccia,  - Ora tocca a te decidere cosa fare … -  concluse guardando Minho alzarsi dalla sedia senza proferire parola per poi andare sino alla porta per chiudersela alle sue spalle.

- Ora puoi uscire e spiegarmi che cosa ci fai qua! - esclamò il medico guardando alla sua sinistra dietro il separé.

-E… ecco io … ero venuto qua per prendere un antidolorifico per la mia caviglia. Giuro non era mia intensione origliare ! -  disse Jinki dispiaciuto una volta uscito allo scoperto. Il medico gli fece cenno di sedersi e lui, con il cuore in gola, lo assecondò.

-Va bene … però adesso voglio chiederti una cosa, cosa ci fa in una scuola di atleti, un ragazzo che studia musica negli Stati Uniti? E poi, come hai fatto a falsificare il tuo curriculum?-  chiese il dottore guardandolo incuriosito.

Jinki sbiancò sentendo quelle domande. In poco tempo era stato scoperto eppure, non si era mai messo a cantare o a parlare di musica con qualcuno. Ingoiò a vuoto e quello fu un segnale per il medico che, confermava di aver tratto le giuste conclusioni.

-So… sono qui per veder saltare di nuovo Minho … so che lei non potrà mai capire ma lo scorso anno quando lo vidi saltare per la prima volta mi emozionai tantissimo ed anche le parole che disse durante la conferenza stampa … mi hanno portato nuovamente a credere in me stesso.

Inizialmente avevo abbandonato gli studi non sentendomi all’altezza, gli altri andavano avanti ed io rimanevo sempre indietro ma poi, vedendolo capì che non dovevo arrendermi se volevo avere dei risultati anch’io … se riesco a salvare lui … io, riuscirò a salvare anche me stesso per la seconda volta! -, spiegò Jinki guardando il medico dritto negli occhi.

Il dottore sorrise soddisfatto di quella risposta come se, si aspettasse quella motivazione. Gli fece cenno di alzarsi e andarsene e Jinki lo fece ma, prima di chiedere la porta:

-Stai attento Jinki … potresti essere scoperto dagli altri ma io, cercherò di proteggerti finché mi è permesso. –  il medico lo avvisò di tenere gli occhi ben aperti.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Minho però continuava a combattere la sua battaglia privata, il tallone non smetteva di fargli male e con il tempo, i salti non miglioravano. Si allenava di notte per non essere visto da nessuno, non voleva che si spargesse la voce sul fatto che sarebbe ritornato a saltare in vista  delle gare di qualificazione per le Olimpiadi.

A ogni salto l’asta cadeva e ricadeva senza dargli speranza.

Una notte, Jinki si svegliò assonnato per andare in bagno, al ritorno notò che nella stanza Minho non c’era. Si preoccupò sapendo dei tentativi che il suo compagno di stanza, stava facendo per allenarsi fallendo miseramente. Allora consapevole di questo decise di vestirsi velocemente e di uscire a cercarlo.

Nelle aule non c’era … nell’immenso giardino neanche, iniziava a fare freddo e Jinki rientrò nella struttura. “Ma dove diavolo sarà andato a finire?” si chiedeva fra sé continuando a cercarlo.

Si stava arrendendo quando, un rumore proveniente dalla palestra catturò la sua attenzione. “Certo, la palestra! MA QUANTO SEI SCEMO JINKI?” pensò correndo. Una volta arrivato trovò Minho intento a saltare per la cinquantesima volta. Non c’è bisogno di dire che non ci riuscì. Cadde con la schiena sul materasso blu insieme all’asta.

 –Maledizione - impreco nervoso tenendo i pugni ben serrati. Non si era accorto della presenza di Jinki.

-Minho… tutto bene?- chiese il più grande preoccupato.

L’atleta chiuse gli occhi, Jinki era l’ultima persona che in quel momento voleva vedere. Non perché gli desse fastidio, infondo era stato proprio lui stesso a chiedergli di stargli accanto durante gli allenamenti ma, non voleva che l’altro vedesse i suoi fallimenti. Non riusciva proprio ad accertarlo.

-Secondo te, va tutto bene?- rispose seccato Minho rialzandosi. – Oh … ehm … non volevo …- Jinki si sentì nervoso, abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore.

L’atleta era diventato di nuovo scontroso con lui.

Fra loro quel pizzico di amarezza e irritabilità non si era del tutto snodata. Andavano d’accordo tre giorni su sette, se non si conta le volte che hanno delle incomprensioni e iniziano a litigare, e il restante lo passavano ad ignorarsi. Il loro, era un rapporto altalenante che inconsciamente li avvicinava sempre di più senza che loro se né rendessero conto.

Ne avevano passate tante, soprattutto Jinki che pur di spronarlo, durante la sfida tra i vari dormitori partecipò alla maratona …

 

-Parteciperò io alla maratona così se vinco, Minho non dovrà saltare! - sbottò Jinki candidandosi per la gare successiva.

- Jinki, la maratona è una cosa ben diversa dalla corsa a metri, lo capisci questo sì? – chiese il rappresentate guardandolo negli occhi.

-Sì lo so, ma ci riuscirò!- rispose determinato il ragazzo.

La gara stava per iniziare, le squadre si erano messe in posizione, uno sparo e la maratona ebbe inizio.

Jong dagli asfalti faceva il tifo per il suo amico così come Key e Taemin che infondo, erano preoccupati per lui sapendo della sua poca resistenza fisica.

I minuti passavano e gli atleti correvano senza arrendersi e uno di quelli era proprio Jinki…

Percorsero un chilometro e il dolore alle gambe iniziava a farsi sentire così come la sete che però non fu soddisfatta in quanto, il tavolo pieno di bicchieri d’acqua posto al lato del percorso, era stato gettato a terra lasciando gli atleti senza acqua.

Ma Jinki non mollò…

Era passata un’ora e mezza e ancora nessuno era sulla strada per il traguardo, Jong e gli altri del dormitorio iniziarono a preoccuparsi. Minho era tornato da una piccola passeggiata e Taemin vedendolo da lontano si alzò andandogli incontro.

-Dove sei stato razza di rammollito? - disse arrabbiato il più piccolo.

-Tz... non mi è più concessa una passeggiata? - rispose sarcasticamente Minho.

-No, se a farne le spese di ogni tuo menefreghismo siamo noi e soprattutto Jinki. Lo sai che sta correndo la maratona per te? Così non salterai sei contento adesso? - , rispose a tono Taemin prendendolo con entrambe le mani dal girocollo della sua maglietta a strisce blu e verdi.

 –Tu spera soltanto che arrivi al traguardo! -  gli sussurrò a fil di labbra guardandolo con ostilità.

“Cosa?! Sta correndo per …” Minho era incredulo ma non lo dimostrò rimanendo impassibile senza fiatare.

Poi, in lontananza vide Jinki insieme con un altro corridore avvicinarsi alla linea del traguardo, dentro di sé sorrise. Tornò a guardare Taemin e con strafottenza: - Guarda … il tuo amichetto sta tornando … corri a fare il tifo per lui … -

-Tz … non riesco a capire cosa ci trovi in te … - mormorò facendosi sentire solo da lui per poi voltargli le spalle e tornare a fare il tifo per il suo amico.

Jinki era esausto, teneva il passo veloce ma insicuro per via di una distorsione alla caviglia. Non si arrese corse fino alla fine superando l’atleta della squadra avversaria.

Minho notò quell’indecisione sui passi e si preoccupò. “Da quando ha una distorsione?!” si chiese scendendo lentamente le scale mentre Jinki improvvisamente cadde a pochissimi metri dalla fine. Minho frenò il suo istinto di entrare in gara per assicurarsi che stesse bene, così come Jong e Taemin.

Jinki lentamente si alzò e questa volta il suo zoppicare … si notava …

Non si arrese e con tutte le forze che aveva in corpo, corse fino al traguardo arrivando per primo poi però, cadde a terra. Fu in quel momento che Minho corse oltrepassando Taemin e Jong per soccorrere il suo compagno di stanza.

-Ehi … Jinki, mi senti? – disse preoccupato Minho portando la mano destra sotto la nuca del ragazzo tirandolo a sé mentre con la destra gli accarezzava il viso.

-S… sì…- rispose l’altro con un filo di voce. – Hai visto… non ho mollato … al contrario di te…- continuò a parlare prima di svenire.

“Hai ragione Jinki e , mi dispiace” Minho si sentì in colpa, non era la prima volta che le sue parole lo ferivano. Lo prese in braccio e con premura lo portò in infermeria.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

“Come al solito l’ho fatto arrabbiare …” pensò Jinki sospirando - … torno in stanza, buona notte … - esordì il ragazzo abbozzando un mezzo sorriso prima di andarsene. Minho non disse nulla tornando ad allenarsi.

Il giorno dopo, Jinki rimase nel letto a recuperare tutte le ore di sonno perse durante l’arco della settimana. Stare dietro a Minho era come stare dietro ad un bambino nella sua piena attività. Minho al contrario, si era svegliato presto per girare uno spot pubblicitario insieme a Jenny, quella che tutti definivano la sua ragazza, tranne lui.

Erano le undici e trenta, Jinki decise di alzarsi dal letto, si stiracchiò e scese per controllare se anche il suo compagno di stanza stesse ancora dormendo ma, non lo trovò nel suo letto.

Scese le scale e vide un bigliettino attaccato su un portaritratti: “Sono fuori per girare uno stupido spot pubblicitario … ci vediamo in serata, buona giornata”, Jinki rimase un po’ sorpreso per quel post-it.

-Forse è riuscito a saltare e quindi è di buon umore … uhm… altrimenti non mi spiegherei tutta questa dolcezza improvvisa.- mormorava formulando delle ipotesi quando, improvvisamente Jong entrò nella sua stanza correndo verso di lui per abbracciarlo.

-Yahhhwwww buon compleannnoooo amicoooo!!!!- disse euforico mentre lo stringeva forte a sé. – Ehi calmati, altrimenti ti metto in punizione e tu, non ti azzardare a toccarlo più del solito - sbottò Key entrando subito dopo di lui vedendo i due sorridere e coccolarsi. – Grazie millee ahahahah … Key, non preoccuparti è tutto tuo!– rispose Jinki divertito facendogli l’occhiolino mentre gli dava una pacca sul sedere a Jong.

-E Minho non c’è? – chiese Jong sedendosi sul divanetto.

-No, sta registrando uno spot pubblicitario. - rispose Jinki sedendosi di fronte a lui.

-Sì, ho sentito che lo girerà con quell’ochetta da due soldi …- intervenne Key sedendosi sulle gambe del suo amato.

-L’ochetta?!- sbottò il più grande non capendo a chi si riferissero.

-Aish… Jinki… non dirmi che non la conosci?! Si chiama Jenny, la ragazza che al ballo stava con Minho, gira voce che siano fidanzati da anni ma, il nostro bell’atleta non l’ha mai confermato.- chiarì Key alzando gli occhi al cielo in segno di resa,  – Fatto sta che tu, sei migliore di lei e quindi potresti avere una chance con lui … beh … non sei una donna ma questo non importa, credo …-  disse dal nulla Jong.

-COSA?! MA TU SEI MATTO! IO E MINHO NON POTREMMO MAI STARE INSIEME … LUI, UN GIORNO MI ODIA E UN ALTRO, MI SORRIDE ED IO NE STO USCENDO FUORI PAZZO! E POI … IO NON PIACCIO A LUI E LUI NON PIACE A ME!-  urlò Jinki esasperato, tirando fuori tutta la confusione che aveva in testa. Jong a quella risposta rimase in silenzio, non voleva svegliare il cane che dorme e quindi lasciò campo libero a Key, l’unico a cui non gli importava nulla se una persona urlava o usciva pazza.

-Sìsì ok … ma adesso apri questo, è un regalo mio e di Jong!- ribatté Key con strafottenza.

“Bene … adesso o Jinki lo ammazza o, dovrò comprarmi un tappo per le orecchie. ” pensò Jong non vedendo nessuna reazione da parte di Jinki quando il suo ragazzo gli porse il regalo sul tavolo.

Per un istante cadde il silenzio. Si udivano solo i respiri.

-Vi ringrazio per la gentilezza.- il silenzio fu interrotto dal festeggiato che, scartò subito il regalo. Dalla scatola tirò fuori una confezione di fialette di profumi per ambiente di diverso colore, capì che quello era il regalo scelto da Key. In più c’era un anello di acciaio con l’incisione del suo nome sopra. – Woow è stupendo! Grazie veramente … sinceramente non mi aspettavo che vi ricordaste del mio compleanno …- disse in modo diretto e sincero il ragazzo.

-Buonnn Compleannooooo polloman! – dal nulla, la voce allegra e la risata cristallina di Taemin si diffuse nella stanza di Jinki. Taemin era davanti alla porta con una torta in mano e le candeline accese.

Jinki si alzò dalla sedia raggiungendo il suo amico. – Yahhww grazieeee piccolooooo minnie!- replicò dandogli un bacio sulla guancia, - Dai su entra, così mangiamo questa buonissima torta! - Jinki lo spinse dentro facendo attenzione a non fargli cadere la torta.

 

--- Contemporaneamente sul set pubblicitario ---

-Bene così! Bravi ragazzi, l’ultimo scatto e abbiamo finito! – urlò il fotografo tenendo sempre il suo obbiettivo puntato su i due modelli.

Dopo l'ultimo scatto Minho e Jenny andarono nei camerini per cambiarsi.

-Per fortuna abbiamo finito, così potremo stare da soli e cenare insieme! – esordì Jenny portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi avvicinarsi a lui. - È da tanto tempo che io e te … non ceniamo insieme … -  tentò di provocarlo con quel suo tono dolce e calmo.

Minho infastidito da quel comportamento, indietreggiò di un passo per poi portare entrambe le mani sulle sue spalle e guardandola dritta negli occhi: - Questa sera non posso e, smettila di comportarti così con me, non sei la mia ragazza! - ,rispose con tono freddo e distaccato.

-Secondo tuo padre lo sono e poi, che cosa hai di così tanto importante da fare questa sera?- chiese infastidita.

-Tz... mio padre non può parlare per me e comunque devo comprare un regalo ma, non è per te quindi non farti strane idee! - lasciò la presa, gli voltò le spalle e se né andò.

Salito in macchina chiese al suo autista di portarlo in una piccola gioielleria della città dove, creavano bracciali d’acciaio a scelta del cliente. Se si voleva, ci si poteva incidere il nome sopra.

Dopo aver passato tre semafori e svoltato per tre volte, Minho arrivò davanti alla gioielleria. Prima di scendere dall’auto chiese all’autista di aspettarlo, alcuni passi ed eccolo entrare nell’oreficeria.

-Buongiorno! - disse il gioielliere vedendo Minho entrare nel suo negozio,  – Il bracciale che aveva richiesto è pronto.- continuò invitandolo al bancone per mostrarglielo. Minho sorrise rispondendo cordialmente e accogliendo l’invito, si avvicinò per vedere il bracciale.

-Oh … è perfetto! Sapevo che potevo contare su di lei! - esclamò Minho contento, i suoi occhi brillavano nel guardare quel gioiello. –Deve essere veramente una persona speciale per fargli un regalo così particolare…- esordì dolcemente l’uomo dai capelli corti e brizzolati. – Ehm … credo di sì …- rispose Minho continuando a fissare il bracciale che veniva posto nella sua scatola per essere confezionato.

-Ecco a lei! - il gioielliere gli fu consegnato in una bustina celeste. Minho la prese e ringraziandolo ancora una volta, uscì dalla gioielleria.

Entrò in macchina e ordinò al suo autista di riportarlo al dormitorio.

In un’altra macchina, a pochi metri di distanza, c’era Jenny che, lo aveva pedinato per tutto il tempo. “Per chi sarà quel gioiello… non mi dire che mi tradisce con un’altra?!” pensò fra sé tenendo le gambe accavallate e le braccia incrociate.

-Segua quella macchina … - sbottò infastidita.

 

--- Nella stanza ---

I quattro stavano chiacchierando amichevolmente, Jong e Key raccontarono tutte le volte che Taemin li aveva scoperti a letto insieme, il che significava quasi tutti i giorni e Taemin, invece, raccontava la sua vita serale fuori dalla scuola, nominando qualche volta il nome di Manuel.

-Uuh… chi è questo Manuel?- chiese Jong curioso.

-Ehm … è un uomo molto più grande di noi. È brasiliano ma, non so che tipo di lavoro svolga. Una volta mi ha detto che non ne poteva parlarne … - rispose tranquillamente il più piccolo.

-Hai capito Tae!  Eh eh eh … ti piacciono i brasiliani neh?- ghignò Jong divertito punzecchiandolo giocosamente con il gomito il braccio di Taemin più vicino a lui.

-Ma smettilaaa… non… non è vero! Lui è etero!- il più piccolo divenne rosso in volto iniziando così ad agitarsi davanti ai suoi amici che ridevano come matti.

 

Le ore passarono in fretta, Minho però, non era ancora rientrato.

-Jinki ma … Minho lo sa che oggi è il tuo compleanno?- chiese Key alzandosi per coprire la fetta di torta rimasta in più per metterla poi nel frigo.

-Penso proprio di no … non l’ho detto a nessuno e mi chiedo come avete fatto a saperlo voi…- rispose interessato Jinki alzandosi anche lui per riordinare.

“Eh … bella domanda e adesso che gli dico?!” Key per la prima volta non sapeva cosa rispondere. Guardò gli altri due chiedendo aiuto, di certo non potevano dirgli la verità.

 

Era stato proprio Minho ad avvisarli dopo averlo scoperto una settimana prima quando andò in infermeria per i suoi soliti controlli di routine e, vedendo che il medico non era ancora arrivato prese la cartella di Jinki per scoprire se la slogatura alla caviglia fosse grave visto e considerato che dopo una settimana claudicava ancora.

“Uhm … qua non risulta nulla di grave e allora perché zoppica come un cretino?! Non sarà anche per lui un fattore psicologico? ” pensava Minho leggendo tutti i suoi dati accuratamente.

“Oh, fra una settimana è il suo compleanno … chissà se gli altri lo sanno. Dopo li informerò.” sentì dei passi e subito  posò la cartella clinica per poi sedersi ed aspettare.

 

-Abbiamo visto la tua cartella clinica! Eravamo preoccupati per te visto che zoppicavi ancora dopo una settimana di slogatura … generalmente gli atleti recuperano subito …- rispose senza pensare Taemin.

“Ecco allora… ahahahah ma quanto sono carini!” pensò Jinki sfoderando il suo migliore sorriso.

Fu in quell’esatto istante che Minho entrò nella stanza fermandosi davanti alla porta.

Rimase a bocca semi aperta, non aveva mai visto Jinki così contento e poi, quel sorriso era da spezzare il fiato.

Sincero, dolce e coinvolgente.

-Woow! - affermò con filo di voce Minho da non essere sentito dagli altri ma, Key colse quelle labbra muoversi e soddisfatto pensò “Colpito e affondato! Ottimo Jinki… adesso si che è tutto tuo!”.

-Ciao Minho … ehm … scusa per la confusione, stavano giusto andando via …- disse Jinki finendo di sistemare la sua scrivania.

-Non preoccuparti, sono tornato solo per posare il giubbotto e poi esco di nuovo, fate con comodo…- rispose Minho entrando togliendosi  la giacca per poi buttarla sul letto. Nel farlo aveva messo il regalo sotto di esso in modo da non farlo vedere agli altri.

-Jong come vanno gli allenamenti per le qualifiche?- chiese il più alto cambiandosi le scarpe.

-Alla grande. Sono passato al secondo turno, spero vada tutto bene!- rispose sorridente l’altro.

-Mi fa piacere… e tu Tae? – si voltò per guardare il più piccolo.

- Ultimamente il lavoro mi ha prosciugato le forze quindi, non sono riuscito a tenermi in allenamento ma, ci proverò il prossimo anno! - rispose Taemin facendogli l’occhiolino.

-Mi dispiace… ma sono sicuro che con il duro lavoro potrai farcela! - lo incoraggiò Minho.

Per Jinki la cosa sembrava surreale, Minho che parlava amichevolmente con gli altri tranne che con lui…

“Si conoscono da più tempo … ” pensò cercando di dare una spiegazione a tutto.

-Jinki noi andiamo, ci sentiamo più tardi! - disse Key aprendo la porta per uscire, subito dopo anche Taemin e Jong lo salutarono uscendo dalla stanza.

Il ragazzo li aveva salutati con la mano mentre saliva le scale per prendere dei vestiti di ricambio. Minho lo seguì con lo sguardo fingendo di allacciarsi il nodo alla scarpa.

-Vieni ad allenarti con me?- chiese tranquillamente.

-No, oggi non posso, ma più tardi se sei ancora in palestra ti raggiungo! - rispose Jinki cercando un paio di jeans che non trovava.

-Perfetto ti aspetto in palestra!- esordì l’altro uscendo anche lui dalla stanza lasciando Jinki da solo.

Continuò a cercare i pantaloni per tutta la stanza per poi ricordarsi di non averli mai tolti dalla valigia.

Li prese insieme con una maglia bianca e a una felpa grigia, scese le scale e andò in bagno per farsi una doccia.

La doccia durò poco più di dieci minuti, celere si vestì, preparò la cartella e andò in biblioteca.

Furono ore lunghe e interminabili di studio quelli che affrontò Jinki in biblioteca così come Minho affrontò gli allenamenti privati con il suo allenatore in attesa dell’arrivo di Jinki che non passò dalla palestra.

“Forse è troppo occupato…”, pensò Minho mentre saltava senza concludere nulla.

-La testa deve essere libera quando salti! Quanto volte ancora dovrò ripetertelo?- disse il coach rimproverandolo per il suo  trentesimo fallimento.

Minho non rispondeva mai, limitandosi ad accusare il colpo.

 Le ore continuarono a passare e Jinki dopo lo studio tornò in camere, dove ad attenderlo c’era un Minho a torso nudo uscito dalla doccia.

-Scusa se non sono passato oggi … ma, sono stato impegnato con lo studio e…- non terminò la frase che Minho fece finta di non ascoltarlo avvicinandosi al letto per prendere la busta blu per poi tornare sui suoi passi e fermarsi davanti a Jinki e sorridendogli.

-Buon Compleanno! Scusa se non ti ho dato prima gli auguri e … il regalo …- rispose Minho leggermente imbarazzato.  –Spero ti piaccia …- aggiunse poi voltandogli le spalle per tornare in bagno per asciugarsi i capelli.

-Gra… grazie …- fu l’unica cosa che riuscì a dire in quel momento. C’erano tante cose che non si aspettava da lui, e una di quelle, era il regalo per il suo compleanno oltre che alla sua dolcezza.

Come il ragazzo entrò in bagno Jinki, scartò il regalo, tirò fuori dalla busta una scatola verde, lo aprì e in un primo momento sembrò il mondo gli crollasse addosso. Era un bracciale d’acciaio con tre ciondoli accompagnati da due perle di colore blu e verde, i pendagli erano: uno a forma di nota musicale, l’altra a forma di microfono stile anni cinquanta e per ultima, una chiave di violino.

“Sa che studio musica!” pensò subito Jinki preoccupato quando, Minho uscì dal bagno e vedendo l’altro ipnotizzato davanti a quel bracciale chiese: -Ehm… non ti piace? Ho scelto come tema la musica perché quasi a tutti piace…- pronunciò avvicinandosi a lui.

-S… sì, mi piace molto, è solo che … non mi spettavo un regalo del genere … ecco tutto … io …- era leggermente nervoso e questo, era riuscito a farlo trapelare balbettando.

-Allora non è un problema se …- Minho allungò il braccio destro verso la mano sinistra di Jinki posando la propria mano sulla sua per poi portarla all’altezza del busto, - ... lo indossassi questa sera …- continuò afferrando con la mano sinistra il bracciale che Jinki teneva nella sua mano destra per poi allacciarglielo al polso sinistro.

-Ti sta veramente bene! Il compleanno arriva una volta l’anno e tutti si meritano dei grandi regali…- sbottò facendogli l’occhiolino lasciandogli le mani.

Il cuore di Jinki perse un battito, troppa dolcezza, troppe frasi azzeccate da sembrare quasi un sogno.

-Ah dimenticavo … questa sera ti andrebbe di fare un giro fuori? – chiese indietreggiando per poi voltarsi e andare verso il letto per prendere la camicia blu posta sul letto.

“Questa sera … lui vuole … naah Jinki! Rimani con i piedi per terra e non lasciarti abbindolare da tutto questo, tanto qualcosa di sgradevole capiterà sempre fra voi no?!” si chiese fra se mentre con un leggero sorriso annuì accentando la sua proposta. “ Come non detto.”

Subito dopo Jinki salì le scale per sdraiarsi un po’ sul letto rilassandosi. Intanto, Minho era uscito dalla stanza senza dire nulla.

Contemporaneamente, Jenny era stanca di aspettare in macchina che il suo ragazzo uscisse dal dormitorio. “Sono convinta che il regalo sia per quel Jinki…” pensò scendendo dalla macchina e come lei entrò , Minho uscì dalla porta di servizio senza incrociarsi.

Jenny conosceva bene il numero di stanza e una volta raggiunta senza pensarci tre volte aprì la porta per poi sbatterla ed iniziò a frugare nei cassetti di Jinki.

Il ragazzo si alzò subito vedendo che Jenny era entrata nella sua stanza e senza chiedere il permesso frugava fra le sue cose.

-Ehi … non ti hanno insegnato le buone maniere? Lo sai che si chiede?- disse Jinki scendendo le scale.

-Dov’è? – rispose Lei. – Cosa?- Jinki la guardò sgranando gli occhi. –Il regalo che ti ha fatto …-, Jenny si bloccò come vide il bracciale allacciato al polso dell’altro. Istintivamente si buttò su di lui cercando di toglierlo dal suo polso e Jinki che non poteva reagire contro una donna, cercava di nasconderlo.

Jenny presa da una crisi di nervi iniziò a graffiarlo sul volto e sulle braccia con quelle sue finte unghie, fino a riuscire ad afferrare il bracciale e staccarlo con violenza per romperlo.

Poi si alzò e velocemente lasciò la stanza. Jinki non aveva fatto resistenza, con il risultato di trovarsi sdraiato a terra con la pelle che gli bruciava per le ferite. Era come se si fosse imbattuto in un gatto randagio.

Girò di poco il capo e chiuse gli occhi vedendo il bracciale fatto a pezzi sul pavimento con le perle colorate ancora roteanti come se fossero in cerca di un qualche oggetto per arrestare il loro roteare.

“Quella è tutta matta …” pensò rimanendo ancora un po’ disteso sul pavimento.

Nel frattempo Jenny era corsa via dal dormitorio, stava per raggiungere il cancello quando s’imbatté nel rappresentate della scuola.

-Jenny! Quale buon vento ti porta da queste parti…- disse ghignando il ragazzo dalla corporatura media, capelli corti neri con il ciuffo che cadeva davanti agli occhi. Indossava una tuta blu con le strisce laterali bianche.

-Tz… come se tu non lo sapessi … Ma, ho risolto tutto e adesso lui tornerà da me…- rispose acida per poi ridere in modo trionfante.

-Ah… allora devo dedurre che il video ti è arrivato … - sospirò scuotendo la testa, - … tu pensi seriamente di aver risolto? Lo sai che più cercherai di allontanarli e più loro si avvicineranno … Jenny, non continuare una battaglia che hai già perso …- concluse Siwon provocandola.

-Guarda e impara … la prossima volta che metterò piede in questa scuola sarà con un anello al dito…- sbottò quest’ultima facendogli l’occhiolino per poi voltagli le spalle.

La ragazza salì in macchina e com’era arrivata, se ne andò, senza lasciare alcuna traccia. Sapeva che Siwon non avrebbe detto niente a Minho così come Jinki.

 

“ E adesso che cavolo gli dico …” pensò Jinki una volta rialzatosi da terra e aver raccolto i resti del bracciale rimettendoli nella scatola per non farlo vedere a Minho.

“Ingelosirsi per un regalo. È la sua ragazza, dovrebbe saperlo che non c’è nulla fra me e lui, no?” continuava a pensare andando in bagno con disinfettante e cotone nelle mani per medicare il graffio. “Forse avranno litigato...” considerò come una possibile opzione intanto che imbeveva il batuffolo di cotone con l’antisettico. “ … o semplicemente le manca qualche rotella il che, mi sembra la cosa più probabile …” rifletté mentre lentamente medicava la ferita mordendosi l’interno del labbro per il bruciore.

Nel medesimo istante Minho rientrò in camere per prendere le ultime cose, si avvicinò alla sua scrivania per prendere il portafogli ma, voltandosi intravide la scatola sul tavolo di Jinki, si approssimò prendendola per poi fermarsi a guardarlo scettico. “Che diavolo è successo? Prima dice che gli piace e poi …”, il suo pensiero svanì nell’esatto momento in cui Jinki uscì dal bagno.

-Ehi … mi vuoi spiegare perché hai rotto il bracciale?- chiese Minho guardandolo con aria interrogativa. Jinki non si era reso conto della sua presenza all’interno della stanza e come si voltò verso di lui, il graffio venne alla luce lasciando Minho a bocca aperta.

-È stato un incidente … lascia perdere… - rispose Jinki abbassando lo sguardo non riuscendo a guardarlo negli occhi sapendo di stargli mentendo.

-Lasciar perdere?!- celere Minho si avvicinò a lui per vedere meglio la ferita. Si trattava di un graffio e questo lo aveva capito dal momento che lo aveva visto però, non riusciva a capire come se l’era procurato.

Azzardò a portare la sua mano destra sotto il mento del più grande portandolo ad alzare il capo mentre involontariamente con il pollice gli sfiorò le labbra.

-Chi è stato a farti questo?- la voce del più piccolo improvvisamente mutò diventando profonda e inquieta.

-… nessuno …- pronunciò a voce bassa Jinki distogliendo nuovamente lo guardo prima di indietreggiare e spostare con la mano sinistra la mano dell’altro. – Tanto non mi crederesti … - mormorò fra sé oltrepassandolo per posare il kit medico nel cassetto che si trovava in basso a destra della scrivania.

-Questa sera passerò la notte fuori, scusa ma dobbiamo rinviare la nostra uscita …- disse Jinki prendendo la sua giacca posta sull’appendi abiti, poi aprì la porta e prima di uscire: - Buona notte … ci vediamo domani in palestra…- concluse lasciandolo da solo in stanza.

Minho non si girò per guardarlo, quel mormorare lo portò a riflettere a lasciarlo andare.

- A domani … – mugugnò camminando verso il letto per sdraiarsi.

“Spero non sia nulla di grave … infondo questa non è la prima volta che accade …” pensò Minho chiudendo lentamente gli occhi.

Infatti, non era la prima volta che Jinki subiva delle aggressioni:

 

Nel primo mese in cui si era trasferito molti ragazzi lo avevano preso di mira. La mattina durante la colazione due ragazzi fecero cadere una tazza di latte caldo sulla sua divisa nuova, poi scusandosi con il dire “Non ti avevamo visto…”, portando Jinki a correre subito in camera a cambiarsi beccandosi una nota per non aver indossato la divisa.

Un’altra aggressione la subì durante gli allenamenti di corsa campestre quando, un giovane che gareggiava contro di lui, gli fece lo sgambetto a metà percorso facendolo cadere a terra.

Jinki fu soggetto ad altri assalti e Minho era sempre presente e nel profondo soffriva in quanto non poteva fare nulla per aiutarlo. Più gli stava accanto e più i ragazzi si accanivano contro di lui ed era per questo che cercava di tenerlo alla larga da sé stesso. Lo faceva per il suo bene.

Solo una volta Minho non fu presente a un attacco che, avvenne in piscina durante la notte. Jinki si trovava sulla piattaforma della piscina, a un’altezza di sette metri. Era andato là per pensare un po’, dopo l’ennesima discussione avuta con Minho quando, dietro di lui, dal nulla, apparve una sagoma tutta vestita di nero e lo gettò in acqua.
Jinki non sapeva nuotare…

La fortuna volle che Jong in quel momento si trovasse a passeggiare fuori dalla piscina e sentendo qualcosa cadere in acqua corse a vedere chi era ma, quando vide Jinki si tuffò. Lui era l’unico a sapere che l’altro non sapesse nuotare. Celere lo tirò subito fuori dalla vasca facendogli la respirazione bocca a bocca.

Subito dopo Jinki si riprese e Jong lo accompagnò in stanza, dove vi trovò Minho intento a studiare. Il compagno di stanza, come vide Jinki bagnato, si alzò dalla sedia aiutando Jong prendendolo in braccio.

-Cosa è successo?- chiese preoccupato.

-Non lo so, ho solo sentito un tuffo e quando sono arrivato, lui era nella vasca … Minho, Jinki non sa nuotare e non credo che si sia tuffato di sua spontanea volontà!– spiegò Jong con ancora il fiatone.

-Ehi … calmati adesso, grazie a te è salvo … ora va a farti una doccia e poi dormi, ci penso io a lui… ok?- rispose Minho adagiandolo sul suo letto. Jong annuì e lasciò la stanza senza dire una parola.

-Stupido di un ragazzo … quanto ancora sei disposto a sopportare per vedermi saltare di nuovo …- gli sussurrò sulle labbra senza sfiorarle mentre gli accarezzava il volto.

 

♠ ♣ ♥ ♦

 

Jinki in realtà non era uscito dalla scuola, si era rifugiato nella cuccia del cane e con lui passò l’intera nottata a guardare le stelle mentre il suo pelo bianco e candido come la neve lo riscaldava.

Il mattino seguente un permesso scritto fu stampato nell’ufficio della segreteria che, di lì a poco sarebbe circolato per le classi di tutta la scuola…

“Hmm … che bel pelo morbido … rimarrei qui per tutta la notte …” pensò Jinki sognando se stesso correre in un immenso prato fiorito con Rex, il cane della scuola. Era ignaro che si era addormentato per tutta la notte, era pronto a scommetterci un interessante somma nell’affermare di aver dormito solo poche ore.

A un tratto il cane si svegliò, annusò con il suo nasino nero la guancia di Jinki prima di leccarla ripetute volte. In quel momento il sogno di Jinki non si arrestò anzi, prese una piega molto strana immaginando se stesso sdraiato e Minho posto su di lui a guardarlo dolcemente prima di chinarsi completamente e iniziare a baciarlo su tutto il viso.

A ogni mossa del cane, corrispondeva una mossa di Minho: il cane lo annusava, e Minho nel sogno lo baciava. Il cane lo leccava, e Minho sfiorava la sua pelle con la sola punta del naso.

“Sei bellissimo …” disse Jinki facendo sfiorare i loro nasi, “Anche tu amore mio …” rispose sussurrando Minho inclinando lentamente il capo per baciarlo.

Improvvisamente Jinki si sentì trascinare dalle caviglie, il sogno svanì e come riaprì gli occhi, si ritrovò Jong e  Key piegati sulle loro gambe a guardarlo.

- AAAAAAA!- urlò Jinki per lo spavento.

- Non sapevo che eravamo così brutti! - sbottò Key sorridendogli notando il graffio, ma non disse nulla.

- Aish … devo essermi addormentato con Rex ... e no, mi avete solo spaventato! Ahahahah - rispose Jinki alzandosi sbadigliando per poi sgranchirsi le braccia e la schiena.

- Minho ti ha cacciato fuori di nuovo?- chiese Jong sorpreso.

- No, sono stato io ad andarmene … ma, non mi va di parlare in questo momento…- disse Jinki guardando entrambi sorridendo.

- Uhm sarà … comunque questa mattina è passata una circolare per partecipare al campeggio che si tiene ogni anno. Chi vuole partecipare deve firmare e compilare un modulo.- pronunciò Jong informando Jinki che sia lui che Key avrebbero partecipato.

- Non sono mai andato in campeggio, firmerò anch’io!- disse euforico Jinki ricomponendosi per rientrare, passando dalla segreteria.

Contemporaneamente Minho si svegliò, si alzò dal letto, il silenzio regnava sovrano in quella stanza e capì che il suo compagno di stanza, non era ancora rientrato. Allora, sfruttò la sua assenza per allenarsi in stanza: qualche addominale e salto con la corda. Per non dimenticare del buon e sano stretching prima di una corsetta.

“Chissà dov’è?” pensò fra sé allacciandosi le scarpe e andare a correre.

Jinki intanto era in segreteria, aveva compilato e firmato il modulo di partecipazione così come avevano fatto sia Jong sia Key. Solo dopo, gli fu specificato dagli amici che, se avesse aderito anche Minho, doveva condividere la tenda con lui.

- Eh?!  E me lo dite solo adesso?- chiese Jinki sgranando gli occhi.

- Scusa, pensavamo ci fosse scritto nel modulo, ma stai tranquillo, lui non partecipa mai….- Jong cercò di convincere il suo amico indietreggiando passo dopo passo con la paura che da un momento all’altro Jinki si potesse scagliare su di lui.

- Oramai è fatta … non puoi più cambiare idea!- ribatté sarcastico Key incrociando le braccia.

Jinki alzò gli occhi al cielo in senso di resa, sapeva che non poteva vincere contro di loro ma soprattutto, contro Key.

Dopo qualche ora Minho rientrò dalla sua corsa, passò dalla caffetteria per prendere un succo d’arancia e, sedendosi su uno sgabello davanti al bancone, ascoltò due ragazzi parlare del campeggio che si sarebbe tenuto fra tre giorni.

“Ancora con la storia del campeggio, humf… dopo tutti questi anni non sono stancati?” pensò sorseggiando il suo succo.

- Hai la lista dei partecipanti?- chiese il ragazzino con il cappello da baseball al suo compagno posto accanto a Minho.

- No mi dispiace però, so che parteciperanno quasi tutti quelli del dormitorio blu, anche il ragazzo statunitense … dice che è la prima volta che vi partecipa! Non vedo l’ora di fargli qualche scherzetto! Ahahah!- rispose ghignando il ragazzo dalla corporatura robusta mentre teneva in mano la sua tazza da caffè.

Minho improvvisamente si alzò lasciando metà del suo succo e come si voltò per andarsene, urtò il braccio del ragazzo facendogli rovesciare tutto il liquido marrone sulla divisa.

-Oh… scusami tanto, non ti avevo visto!- esclamò Minho facendo finta di essere mortificato. Poi, uscì dalla sala recandosi in segreteria per compilare anche lui il modulo di partecipazione.

 

I tre giorni passarono velocemente tra studio, allenamenti e piccole uscite serali.

Jinki era sempre con il sorriso sulle labbra e carico di energie, infatti, in quei tre giorni era sempre lui ad alzarsi presto e a tirare giù dal letto Minho. Si comportava come se quel graffio e quel regalo non ci fossero mai stati, il suo obbiettivo era quello di farlo tornare a gareggiare e i problemi personali non dovevano interrompere quell’armonia che era riuscito a creare con Minho dopo mille litigi. Allo stesso modo la pensava Minho anche sé, indagava insieme a Jong e Key per scoprire chi lo avesse aggredito ma Jinki, si sa, non lascia mai nulla al caso. Non aveva raccontato nulla neanche a loro sapendo che alla fine i tre, si sarebbero alleati preoccupandosi per lui.

 

Il giorno della partenza era vicino, tutti stavano preparando le ultime cose per il campeggio. Jinki al contrario era nel caos, non riusciva a capire cosa potesse essergli utile per quei tre giorni “Felpa! Uhm … e se poi fa freddo? Cappotto! Uhm … e se poi fa caldo? Aish … che cavolo!” si scompigliò i capelli preso da un attacco di panico.

Minho non era in stanza, aveva già preparato il tutto la sera prima ed era uscito da lì, prima di lui per andare a posare le sue cose nel pullman.

Mancavano cinque minuti alla partenza, tutti stavano aspettando solo Jinki.

- Ma sei sicuro che fosse sveglio?- chiese Key a Minho.

- Certo! Mi ha detto che stava preparando le ultime cose … di certo non mi sono immaginato la chiacchierata con lui.-, rispose Minho ironico - Vado a controllare …- aggiunse il ragazzo ammiccando mentre si allontanava.

Si recò subito in stanza e aprendo la porta si ritrovò davanti a sé Jinki che controllava che non mancasse nulla dalla sua lista.

-Allora… la torcia c’è, il sacco a pelo anche … dentifricio e spazzolino … poi …- mormorava il castano puntellandosi il tappo della penna sulle labbra. Minho alzò un sopracciglio vedendo tutta quella tranquillità poi, iniziò a respirare profondamente volendo reprimere la sua voglia di prenderlo a pugni e per farlo, urlò:

-MA CHE DIAVOLO STAI FACENDO?! IL PULLMAN STA PER PARTIRE!-  

 Jinki sobbalzò per lo spavento.

-Cosa?! D..- non ebbe il tempo di ribattere che Minho prese tutto quello che aveva davanti a sé compreso il polso di Jinki e lo trascinò subito fuori dalla stanza e dal dormitorio.

Per un istante sembravano una coppia alle prese con il loro primo litigio. Jinki cercò di dimenarsi ma non ci riuscì, la presa di Minho era troppo forte.

- Siamo arrivati, adesso puoi lasciarmi no?!- sbottò Jinki facendo un ultimo tentativo una volta arrivati davanti al pullman. Minho allentò la presa fino a lasciarlo andare completamente. – Tu sali … io metto questi sotto, così possiamo andare sua maestà … – rispose infastidito Minho. Posò i bagagli e celere salì sul pullman, controllò, dove si era seduto Jinki e lo raggiunse sedendosi al suo fianco.

- Non c’era bisogno di urlare…- bisbigliò Jinki per poi voltarsi verso il finestrino accorgendosi che il pullman era già in movimento.

- Ti serva da lezione, la prossima volta chiedi aiuto … sai è gratis!- rispose con voce bassa e profonda Minho avvicinandosi al suo orecchio per farsi sentire meglio. In quello stesso istante Key si era voltato verso di loro scattandogli una foto “Ma quanto sono carini insieme? Aish … peccato che non lo capiscono!” pensò tornando ad accarezzare il volto del suo Jong che dormiva dopo aver passato un’intera nottata a convincere Taemin ad andare con loro ma, quest’ultimo preferì passare tre giorni a casa della persona che lui definiva semplicemente un amico.

Per arrivare alla zona campeggio mancava un’ora che i due, la passarono in completo silenzio.

Jinki si era addormentato posando involontariamente la sua testa sulla spalla di Minho che, al contrario di lui, era ancora sveglio e di tanto in tanto allungava la sua mano sul suo volto per scostargli le ciocche di capelli che gli cadevano sul viso.

Passata un’ora, i ragazzi erano arrivati, il pullman nel parcheggiarsi aveva preso una buca portando Jinki a svegliarsi e Minho ad allontanarlo subito dopo facendo finta di essere infastidito.

-Hhmm … siamo arrivati?- chiese Jinki stropicciandosi gli occhi mentre Minho si alzava dal suo posto.

– Si … dormiglione …- rispose Minho accennando a un mezzo sorriso.

Una volta scaricati gli zaini dal pullman, i docenti insieme ai ragazzi, raggiunsero l’area campeggio. Jinki rimase a bocca aperta per quanto verde stava ammirando davanti a sé.

Quello splendido tappeto d’erba era attrezzato di tavolini, bagni pubblici, docce all’aperto stile spiaggia e annaffiatoio che sbucava dal nulla bagnando di tanto in tanto il prato.

Gli insegnati avevano dato a ognuno di loro, una mappa per far vedere quanto era esteso il campo, i vari percorsi da poter seguire senza perdersi ed ammirare la natura e le zone dove le tende potevano essere sistemate.

Prima di lasciare i ragazzi da soli e liberi di divertirsi, dettarono gli orari da rispettare per il pranzo e la cena. A turno ognuno di loro doveva lavare i piatti o cucinare; si lavorava in coppia.

Dopo aver puntualizzato il tutto i ragazzi, si divisero. Non c’è bisogno di dire che Jong e Key si allontanarono da tutti per piantare la loro tenda mentre Minho e Jinki optarono di stare nei paraggi accanto ai docenti.

Jinki posò gli zaini sull’erba e Minho iniziò a leggere le istruzioni per montare la tenda, il più grande gli si avvicinò per aiutarlo.

- Cosa posso fare per aiutarti? – chiese Jinki dolcemente.

- Niente, faccio da solo…- rispose impegnato Minho.

Il castano non rispose e vedendo che Minho rifiutò il suo aiuto si sedette sull’erba ad aspettare che finisse di montarla.

Nell’attesa l’insegnate si avvicinò a Jinki lasciandogli un foglietto con su scritto la lista della spesa. Jinki si voltò guardandola con aria interrogativa e prima che parlasse, l’altra lo anticipò: -Tu e Minho cucinerete oggi a pranzo e questi sono gli ingredienti che vi servono, quando finirete, andrete a fare la spesa, qui vicino c’è un mini market. - disse cordialmente la donna.

Il castano annuì e tornando a voltarsi verso Minho lo informò della novità: - Dopo che finisci dobbiamo fare la spesa.–

-Sì, ho sentito non sono sordo!- replicò Minho leggermente nervoso non riuscendo a montare l’ultimo pezzo.

Ancora altri minuti e la tenda fu sistemata. Subito Jinki si alzò portando con sé gli zaini e i sacchi a pelo, li sistemò al suo interno e uscì.

-Andiamo?- chiese Jinki sperando in una risposta più dolce. – Certo …- rispose l’altro abbozzando un mezzo sorriso.

I due allora s’incamminarono verso il mini market, per raggiungerlo scelsero un piccolo percorso che attraversarono utilizzando delle biciclette. Una volta arrivati entrarono, dividendosi gli ingredienti d’acquistare in modo da fare il più veloce possibile. Riempirono il cestino di frutta, ortaggi e verdura, arrivarono alla cassa aspettando il loro turno. Durante gli acquisti non si erano rivolti la parola.

- Il prossimo!- disse la donna davanti alla cassa. Jinki e Minho si avvicinarono, posarono la spesa e la donna li osservò sorridendo.

-

- Siete una bella coppia!- sbottò la cassiera. Minho divenne subito rosso e Jinki cercò di puntualizzare che erano solo amici gesticolando nervosamente con le mani. Minho si accorse del suo imbarazzo, pagò trascinandolo subito fuori.

- Ehi … calmati, ok?- disse divertito, - Abbiamo altre cose a cui pensare, del tipo … tu sai cucinare?- chiese guardandolo inclinando il capo.

- Ma io sono calmo e comunque sì, so cucinare … perché?- rispose Jinki una volta calmatosi.

- Bene perché io non lo fare, quindi ti occuperai tu della cucina!- rispose tranquillamente l’altro.

- Cosa?! No, tu cucinerai con me, t’insegnerò!– affermò Jinki prendendo due buste per metterle nel cestino dietro la sua bici per poi salire in sella e tornare dagli altri.

“Che palle…” pensò Minho senza dire nulla, lo guardò dritto negli occhi e basta.

Poi lo seguì e insieme, tornarono dai ragazzi.

Scesi dalle bici, si avvicinarono al tavolo principale, dove era tutto pronto per cucinare. C’erano coltelli di tutte le forme, un pelapatate, due padelle per soffriggere la verdura, una vaporiera per il riso e una pentola per il brodo.

- Mettiamoci all’opera!– disse entusiasta Jinki, dopo essersi lavato le mani. Minho lo seguì a ruota per poi mettersi accanto a lui e aspettare istruzioni.

- Allora, tu adesso peli le patate con questo …- disse prendendo il pelapatate con la mano destra e con la sinistra prese una patata e con un gesto dall’alto verso il basso, gli fece vedere come bisognava usare lo strumento, – Capito come si fa?- chiese infine.

Minho lo guardò attentamente, gli strappò dalle mani il pelapatate e sentendosi fare quella domanda: - Certo, non sono mica un cretino!- rispose iniziando a pelare. Jinki sorrise mentre prendeva le carote, le lavava e tagliava a rondelli per poi metterli in una ciotola.

Intanto che Minho finiva, Jinki prese il riso mettendolo nella vaporiera lasciandolo cuocere per quindici minuti.

-Ho finito e adesso che faccio?- chiese Minho.

– Adesso, metti le patate e le carote a bollire… - rispose il castano nell’atto di sfilettare le zucchine e altre carote.

Minho assecondò la sua richiesta gettando tutto nella pentola, ci aggiunse del sale e poi chiuse con il coperchio. Si avvicinò a Jinki per osservare il suo lavoro, era tutto sfilettato alla perfezione.

- Cosa prepari?- chiese curioso.

- Vorrei fare dei semplici noodles alle verdure… adesso mi manca solo la cipolla bianca! - rispose serenamente Jinki mentre puliva la cipolla.

– Se vuoi aiutarmi rompi cinque uova e mettile in una ciotola.- concluse guardandolo per un secondo negli occhi per poi sorridergli.

Minho ricambiò il suo sorriso, era raro che si trovassero così in sintonia mentre stavano insieme. Prese una confezione di uova e iniziò a romperne con delicatezza cinque, le mise in una ciotola e le portò dal suo compagno di stanza che nel fra tempo, aveva finito mettendo tutto in una pentola, aggiunse le uova, un pizzico di sale e un po’ di pepe e mise la padella sul fuoco iniziando a mescolare di tanto in tanto.

Poi, si avvicinò alla vaporiera controllando che il riso fosse ben cotto, la spense e assaggio il brodo con il mestolo.

-Woow Minho! Per essere la tua prima volta sei stato veramente bravo!- esordì con quella sua voce allegra e squillante. – Grazie ma, non ho fatto nulla, il merito è solo tuo!- rispose Minho facendogli l’occhiolino.

Jinki non si spiegò perché arrossì distogliendo lo sguardo da lui.

Era l’ora di pranzo, Minho aveva sistemato il tavolo per sé e gli altri e Jinki aveva sistemato con accuratezza tutte le portate al centro di esso. Gli altri si avvicinarono e insieme iniziarono a pranzare.

Tutti si complimentarono per le ottime pietanze.

 

La giornata passò in fretta, tra escursioni, giri in canoa e piccoli scherzi. Il sole era tramontato lasciando nel cielo schizzi di luce rossa simile a un pastello a cera. Gli ultimi uccelli svolazzavano per raggiungere il loro nido e le stelle, iniziavano a brillare nel cielo.

I ragazzi erano stanchi per le varie attività svolte. Jong e Key decisero di tornare alla loro tenda senza cenare e lo stesso fecero Minho e Jinki che, una volta entrati in tenda, si buttarono sui loro sacchi a pelo addormentandosi di botto.

Il primo giorno era passato e il secondo, stava per giungere…

Era l’alba, tutti stavano dormendo eccetto Minho che, muovendosi lentamente per non svegliare Jinki era uscito a farsi una passeggiata. Il sole sembrava nascere da quell’enorme specchio d’acqua, regalando colori caldi e uno spettacolo fantastico. I primi uccelli avevano preso il volo, l’acqua del lago era calma e il vento iniziò a soffiare soave, sfiorando la pelle calda del giovane.

“Devo parlare con lui… devo dirgli che so…” Minho era perso nei suoi pensieri più profondi.

-Ehi … sei già sveglio?- chiese dolcemente Jinki avvicinandosi alla scogliera. Quella voce familiare portò Minho a voltarsi e Jinki era là davanti a sé con il volto sorridente che, era accarezzato dai primi raggi del sole. “Jinki …”  – Non avevo sonno ...- rispose con altrettanta dolcezza. – Neanche io …- rispose l’altro, - È scivoloso qui … perché non ti avvicini? Ammetto che ho paura che tu cada in acqua! Ahahah- ammise Jinki guardando quello spettacolo naturale. – Io a differenza tua, so nuotare …- rispose Minho mentre si voltava per raggiungerlo ma, improvvisamente perse l’equilibrio posando il piede su una piccola pietra instabile. Jinki si buttò in avanti tendendogli una mano per afferrarlo dal polso ma, Minho essendo più pesante di lui lo trascinò con sé cadendo nel lago.

Il corpo di Minho riemerse subito così come quello di Jinki che, si attaccò a lui per rimanere a galla.

-Non ti agitare, altrimenti non arriveremo a riva! - gli raccomandò Minho ridendo. Jinki non disse nulla, teneva la testa posata sulla sua spalla mentre si stringeva sempre più forte a lui.

Minho iniziò a nuotare, dopo qualche minuto arrivò alla riva con l’affanno stanco per lo sforzo si distese portando su di sé Jinki.

-Ehi … a… adesso puoi … lasciarmi … - disse con voce spezzata mentre gli accarezzava la schiena per rassicurarlo.

Jinki aprì lentamente gli occhi, vide che si trovava sulla terra forma e soprattutto che era sdraiato sopra Minho. Per un attimo non fece nulla poi, si alzò e mettendosi cavalcioni su di lui iniziò a dare voce alle sue paure: - Ti rendi conto che mi hai fatto prendere un infarto! Siamo scivolati da una scogliera! E se ti fossi rotto qualcosa? Come avresti potuto gareggiare una volta rientrati!- aveva gli occhi rossi e le lacrime lentamente scivolarono sul suo viso per poi cadere insieme alle gocce sul volto di Minho.

Minho sgranò gli occhi a quella reazione, inizialmente pensava che l’altro si fosse preoccupato per lui, il suo salto e le qualifiche invece di pensare a se stesso. E poi, quelle lacrime per un istante lo fecero vacillare mettendo in discussione se stesso e quello che provava per lui. Istintivamente allungò il braccio per poi con la mano sfiorargli il volto asciugandogli le lacrime. – Mi dispiace Jinki … mi dispiace veramente tanto… scusa…- la sua voce era sincera, dolce e profonda mentre lentamente si alzava mettendosi seduto facendo scivolare la sua mano dalla schiena al fianco sinistro del più grande.

Si guardarono intensamente negli occhi coscienti che in quel momento qualcosa stava nascendo fra loro. Un sentimento nuovo che, non avevano mai provato per nessun altro. I loro occhi riflettevano l’uno il volto dell’altro e il vento, ritornò dolcemente ad accarezzare la loro pelle e i brividi comparvero inesorabilmente …

-Jinki … devo dirti una cosa … - sussurrò Minho avvicinandosi al suo volto. Accostò la propria fronte con quella dell’altro e il suo cuore perse un battito così come quello di Jinki che sperava che da un momento all’altro Minho lo baciasse.

 

-MINHOOOO … TESORO MIOOO! SONO ARRIVATA!- la voce di Jenny pose fine a quel loro momento, a quell’occasione che, capitava solo una volta nella vita.

Contemporaneamente entrambi scostarono le loro fronti per voltarsi a guardare da dove provenisse quella voce. A pochi metri di distanza c’era Jenny che correva verso di loro, Jinki allora respinse Minho per poi alzarsi, - Scu… scusa … ci vediamo più tardi …- disse andandosene lasciando Minho da solo in compagnia di Jenny.

Il resto della giornata passò tranquillamente, Jinki rimase in compagnia di Jong e Key che avevano il compito di cucinare sia il pranzo che la cena mentre Minho, rimase per tutto il tempo con Jenny in quanto non lo lasciava solo neanche per un secondo.

Le ore passavano e i ragazzi decisero di sedersi tutti intorno al fuoco per raccontarsi storie di paura. Key ascoltando alcune storie rimase terrorizzato ma per fortuna c’era il suo Jong accanto a sé pronto a stringerlo fra le sue braccia.

-Scusate ragazzi… non vorremmo interrompere il vostro divertimento ma, domani mattina ritorneremo a casa. Ci è stato comunicato che le qualificazioni saranno svolte con un giorno di anticipo e quindi avete bisogno di riposarvi!- la voce di un uomo interruppe le loro storie, - Questa sera visto che è l’ultima perché non andiamo a caccia di fantasmi? Vi va?- sbottò alla fine il docente ghignando.

Tutti erano entusiasti tranne Key, “Nooooooo che divertimento è mai questo!”.

 

Dopo cena i ragazzi si preparano per l’avventura. Ogni coppia doveva avere due torce e una mappa, alla fine vinceva chi tornava prima al punto di partenza.

- Jinki ti aspetto al percorso verde!- disse Minho già pronto per la sfida.

- Va bene, ti raggiungo subito! - rispose Jinki mentre prendeva le ultime cose.

 

Jenny guardò i due e vedendo che Minho partì per primo lo seguì fino al percorso.

- Minho aspettami!- esclamò raggiungendolo correndo per poi aggrapparsi al suo braccio.

- E tu che ci fai qui? Torna indietro… - sbottò Minho infastidito da quella voce da ochetta.

- Sono qui per te e per dirti che non dovresti essere amico di una persona che ti mente da quando è arrivato qua! - ribatté Jenny mollando la presa.

- Di che stai parlando?- chiese Minho voltandosi per guardarla non capendo a cosa si riferisse.

- Sto parlando di Jinki! Lui non è un atleta … lui studia musica, è uno stupido cantante che è tornato in Corea per riprendersi da un intervento alle corde vocali! Apri gli occhi per un secondo … sei stato preso in giro, amore mio.- spiegò Jenny con aria soddisfatta convinta di aver per sempre allontanato Minho da Jinki ma, la reazione di Minho non era come se l’era immaginata.

Sul volto del ragazzo si stampò un sorriso dolce ricordando la prima volta che udì Jinki cantare sotto la doccia. Sembrava una voce angelica che ti risucchiava l’anima, provocava brividi di puro piacere.

- Lo so, so chi è e, non mi importa e sai il perché? - fece una breve pausa poi continuò

- … perché è stata l’unica persona a credere in me, a sostenermi … è stato l’unico a starmi accanto senza neanche saperlo ed io, da oggi in poi, gareggerò solo per lui!- mentre parlava, i suoi occhi brillavano e la sua bocca inconsciamente sorrideva.

Jinki aveva sentito tutto, li aveva raggiunti e si era nascosto dietro ad un albero sentendo che stavano parlando non voleva interromperli.

“Allora … l’ha sempre saputo…”, la torcia che aveva in mano cadde a terra facendo rumore, subito la riprese e sapendo di essere stato scoperto, uscì da dietro l’albero scusandosi.

-Onew … non devi scusarti. Sai… è da giorni che volevo dirtelo ma non trovavo mai l’occasione per farlo - ammise Minho con voce colma d’amore.

Jenny era incredula a quello che aveva ascoltato, non riusciva ad accettare di essere stata scaricata per la terza volta e questa… sembrava quella decisiva.

Con le lacrime agli occhi indietreggiò per poi scappare via.

Minho non mosse un muscolo e tantomeno Jinki che, giorni prima era stato aggredito da lei.

“Allora… il bracciale doveva essere un segnale...” pensò Jinki avvicinandosi a lui.

- Andiamo? Gli altri sono già partiti. - disse Minho come se, non fosse accaduto nulla.

- Si, andiamo…- rispose Jinki sorridendogli.

I due s’incamminarono lungo il tragitto, le torce erano ben accese e a far loro compagnia c’era il manto stellato. Per strada non c’erano lampioni quindi le stelle si vedevano più luminose del solito. Jinki alzò il capo per guardarle perdendosi in esse.

-Sono bellissime vero? Se vuoi, ti porto in un posto, dove si vedono ancore meglio!–  esordì Minho indicandogli un punto sulla mappa, – Vedi questo … è la zona più alta di questo luogo, se la raggiungessimo potremmo vedere tutte le stelle!- concluse senza smettere di sorridere.

- Woow! Certo che voglio andarci ma, la gara?- chiese Jinki un po’ incerto sul da farsi.

- La gara, non la faremo! Ahahahah- rispose Minho facendogli la linguaccia. Jinki rispose con un sorriso che, poteva essere tradotto, in un “Ci sto!”.

Durante il percorso i due parlarono, canticchiarono e si fermavano di tanto in tanto a guardare le stelle. La notte si faceva sempre più intensa, iniziava a fare un po’ freddo. Di tanto in tanto si potevano ammirare le lucciole che illuminavano la via con il loro lento svolazzare.

Per un attimo il silenzio fra loro cadde, beandosi di quei rumori notturni che la natura gli offriva tra cui, il bubolare di un gufo. Attraversarono un piccolo ponte fatto di legno, oltrepassava il lago, dove la luna si rifletteva nella sua più totale bellezza.

Mancava poco all’arrivo e Jinki improvvisamente si fermò, Minho a sua volta si arrestò con il suo passo per capire se andava tutto bene.

-Jinki?- lo chiamò titubante ma nessuna risposta, tentò di nuovo: - Onew …- questa volta lo interpellò con tono profondo e tranquillo, non si avvicinò a lui, anche se, lo voleva tanto.

“E se rinunciassi allo studio per supportarlo …” … si era fermato per pensare, le qualificazioni erano arrivate e sapeva che Minho senza nessuno sforzo sarebbe riuscito a passarle arrivando come candidato alle prossime Olimpiadi ma, non sapeva per certo che avrebbe superato il suo stesso record una volta riavuto gli obbiettivi puntati su di lui.

- Si?! – rispose guardandolo.

- Tutto bene? – chiese Minho inclinando di poco il capo.

- Certo andiamo! - rispose sorridendo.

“Starà pensando alla gara, ne sono sicuro …” pensò Minho riprendendo a camminare.

Continuarono con passo calmo e rilassato quando, il percorso finì con delle siepi davanti a loro. Jinki aveva la mappa in mano e vedeva che il percorso non era terminato.

-Dobbiamo oltrepassare la siepe e ci siamo!- affermò alternando il suo guardo tra la siepe e la mappa.

Minho passò per primo e subito dopo Jinki. Minho fece finta di rimanere a bocca aperta nel vedere quello spettacolo, Jinki invece era sorpreso veramente.

Davanti a loro vi era un piccolo spiazzale che terminava con una staccionata in legno.  C’erano due sedie da campeggio e un piccolo focolare acceso.

- Non siamo soli …- disse Jinki vedendo il tutto - Sì che lo siamo!- ribatté Minho afferrandolo per il polso per trascinarlo a sedere su una sedia.

- Ho preparato tutto io … sta tranquillo …- disse dolcemente il più piccolo vedendo Jinki dimenarsi ed essere titubante nel sedersi.

- Tu? Perché?- chiese il castano voltandosi verso l’altra sedia per guardarlo sorpreso.

- Perché … uno, volevo che tu ammirassi tutte queste splendide stelle, ringraziandoti per tutto quello che hai fatto per me … e … due …- fece un respiro profondo prima di continuare  - … volevo che tu mi facessi una promessa …- non smise di guardarlo ma, dal sorridergli allegramente, Minho mutò, rivolgendogli un sorriso malinconico.

- Che promessa vuoi che io ti faccia … - rispose Jinki notando quel cambio d’umore improvviso dell’altro.

- Voglio che tu … dopo le selezioni tornassi in America per continuare i tuoi studi. Hai talento e non devi sprecarlo solo per incoraggiarmi … non so, forse hai paura di non riuscirci più dopo l’intervento subito ma, io dico che tu puoi farcela. Infondo come hai sempre detto tu: L’impegno è un altro modo di chiamare il miracolo…- esordì il più piccolo facendogli l’occhiolino.

Jinki rimase colpito da quella richiesta, si sentì come se un pugnale gli avesse trafitto il petto. Tutto sembrava così reale che il dolore non cessava anzi, si amplificava a ogni sua parola.

- Veramente la frase esatta è: Miracolo è un altro modo di chiamare l’impegno … e, sei stato tu a dirlo …- rispose continuando a sorridere mentre in realtà voleva solo piangere.

- Già … allora, me lo prometti? – chiese l’atleta allungando il braccio verso di lui, con la mano chiusa e con solo il mignolo aperto.

- Te lo prometto …- rispose Jinki allungando anche lui la sua mano per poi far intrecciare il proprio mignolo con quello dell’altro sigillando la loro promessa. In quello stesso istante, una stella cadde in un angolo sperduto dell’universo.

Entrambi sospirarono sciogliendo quel piccolo nodo e tornando a guarda le stelle:

- Buona visione! - esclamò Minho con l’amaro in bocca.

- Anche a te...- rispose Jinki pendendosi nella meraviglia di quel cielo nonostante anch’egli, provasse le stesse emozioni dell’altro.

 

♠ ♣ ♥ ♦

Il fatidico giorno era arrivato. Era l’alba e i coach stavano già preparando i loro “campi di battaglia” dove solo i migliori dei loro studenti sarebbero sopravvissuti.

Minho non chiuse occhio così come Jinki, intento a fissare il soffitto con la consapevolezza che sarebbe tornato in America subito dopo la selezione.

Le valigie erano state fatte la sera prima e il biglietto era stato acquistato quella stessa notte d’insonnia.

Jinki si sentiva nervoso, non sapeva come dirlo ai suoi amici e, non sapeva come avrebbe fatto a stare lontano da Minho. Di nuovo l’oceano Pacifico li stava per dividere.

Minho invece, contava le ore che mancavano alla gara, di tanto in tanto pensava anche alla partenza del suo amico e come, sarebbe stato tornare a dividere la stanza con il vuoto. Me tutto si supera e soprattutto era per il bene di entrambi, era questo che si diceva sempre fra sé e sé.

Intanto le ore passavano e i due non si rivolgevano la parola rimanendo sdraiati sul letto. Era come se il silenzio parlasse per loro, così come i loro respiri e i piccoli movimenti che facevano ogni tanto per cambiare posizione.

Ore quattordici e trenta, la sveglia trillò e i due si alzarono dal letto.

Jinki scese le scale e guardando Minho allacciarsi le scarpe chiese: - Nervoso?-

-Un po’ ma, avendo te al mio fianco, so che andrà tutto bene… - rispose alzando il capo per guardarlo.

Un’altra fitta dritta nello stomaco … ecco cosa percepì Jinki al suono di quelle parole. Erano belle ma, lo ferivano. Quella notte aveva capito di provare qualcosa per lui e, non era solo ammirazione … quello che provava era un puro e semplice sentimento d’Amore.

-Ahahah … ti serve una buona spremuta d’arancia! – rispose il più grande mascherando il tutto con il suo sorriso per poi uscire dalla stanza per andare a prendere due succhi all’arancia.

Arrivato al bar, incontrò Jong e Key.

- Buongiorno Jong sei nervoso, per oggi? – chiese Jinki dandogli una pacca sulle spalle e guardando Key aggiunse: - E tu … pieno di energie per fare il tifo per lui?-

- Solo un po’ … l’ultima volta è andata bene quindi punto su questo! - rispose Jong bevendo il suo cappuccino.

- Io sono sempre pieno di energie! Soprattutto quando sto con lui! - rispose Key con gli occhi sorridenti - Lo inseguirò in capo al mondo, tanto per me è facile integrarmi nell’ambiente della moda…- affermò ghignando.

- Della … moda?- chiese Jinki dall’aria sorpresa.

- Sì, mia madre è la direttrice più importate nel campo della moda sportiva ed io, lavorerò per lei. Abbiamo sedi in tutto il mondo! - esordì soddisfatto.

- Oh … fantastico! Io invece tornerò in America! - sbottò Jinki pensando di aver colto l’occasione giusta per comunicarlo.

- Cosa?! – risposero a unisono i due guardandolo.

- Prometto che ci rivedremo e ci sentiremo ogni giorno o, quando sarà possibile…- rispose Jinki come se non avesse detto nulla d’importante.

- Scusate ma, adesso devo andare … buona fortuna …- enunciò prendendo i suoi succhi per poi tornare da Minho.

Non amava gli addii fatti di abbracci e carezze, ed era per questo che non si era fermato a salutarli, sarebbe stata più dura poi lasciarli. Lo stesso avrebbe fatto subito dopo con Minho.

Vide Minho per il corridoio correre verso di lui.

-Andiamo Jinki! È il momento! - esclamò Minho oltrepassandolo. Jinki lo seguì di corsa e insieme raggiunsero la palestra che, era piena di giornalisti pronti con la cinepresa a filmare il suo ritorno.

Minho si muoveva come se le telecamere non ci fossero, con sé aveva il borsone, lo aprì tirando fuori una bottiglietta d’acqua e un asciugamano. Jinki al contrario, si sentiva osservato, a stento riusciva a muoversi. Minho notò il comportamento di Jinki e per rassicurarlo gli si avvicinò sussurrandogli: - Fai finta che non ci sono … è solo un allenamento, ok?- sorrise.

Jinki annuì ricambiando quel sorriso, poi, si avvicinò al coach sedendosi accanto a lui.

I riflettori erano tutti puntati su Minho e Siwon che, si contendevano il posto alle olimpiadi. L’asta era stata posta all’altezza di un metro e venticinque. Il primo a saltare sarebbe stato Siwon che, era già in posizione. Mancava solo il suono della trombetta che, arrivò subito dopo, Siwon saltò superando con facilità l’asta. Lo stesso fece Minho, con il medesimo risultato. Il primo tentativo era andato, adesso l’asta era alzata di un metro e mezzo. Come per il primo salto, Siwon fu il primo e poi Minho. Anche questa volta il salto dei due andò a buon fine.

La tensione salì come l’asta fu posta all’altezza dei due metri.

Il tempo passava e Jinki iniziava ad agitarsi.

“Dai Minho … puoi farcela …” si diceva incrociando le dita.

Siwon prese la rincorsa, saltò e con il tallone sfiorò l’asta facendola leggermente tremare ma, non cadde. Subito dopo si preparò Minho che, per un istante esitò, ma poi, prese la rincorsa e saltò. L’asta non fu sfiorata e il salto fu perfetto.

Mancavano gli ultimi due salti e Jinki iniziò a guardare l’orologio. “Tra poco dovrò andare…” pensò tornando a guardare Minho sorridendogli “Tra poco tu ed io non ci rivedremo mai più …”.

L’impresa stava per arrivare, i fotografi iniziarono a scattare foto e l’asta si alzò di altri venticinque centimetri.

Siwon saltò e, l’asta questa volta cadde. Jinki era dispiaciuto per lui, sapeva quanto si era allenato ma, adesso Minho aveva l’occasione di superarlo e passare la selezione. Questo però non accadde, anche Minho fallì.

Maledizione!” pensò Jinki riguardando l’orologio sul suo polso. Era arrivato il momento di partire. Minho in quel momento era concentrato sulla gara e Jinki questo lo sapeva molto bene.

Fu allora che decise di alzarsi e lasciare la palestra. Tornò in stanza, prese la valigia e andò via. Il taxi era fuori ad aspettarlo. Il ragazzo chiese scusa per il ritardo e salì a bordo in direzione dell’aeroporto.

Contemporaneamente in palestra la gara stava per concludersi.

L’altezza adesso era di due metri e mezzo. Siwon saltò fallendo di nuovo, il suo errore? Lo slancio.

Adesso toccava a Minho.

Il ragazzo si concentrò più del solito, prese la rincorsa … slancio e caduta perfetta. Aveva sfiorato l’asta, aveva paura che cadesse ma per fortuna, rimase lì sorretta dai due pali verticali.

Si voltò per guardare Jinki ma lui, non c’era più.

“Jinki …” pensò mentre attorno a sé calò un silenzio che sentiva solo lui mentre i giornalisti lo riempivano di domande e di foto. Lui li guardava come un bambino sperduto, vedeva le loro bocche muoversi ma non sentiva nulla.

Sapeva che Jinki era già sull’aereo diretto per gli Stati Uniti e lui, non poteva più farci nulla.

 

 

---TRE ANNI DOPO ---

 

“Ehilà amico! Come ti vanno le cosa in America? Ho saputo che hai superato tutti i corsi e adesso sei su una bellissima spiaggia di Miami Beach a goderti il sole!
Ti starai chiedendo come faccio a sapere tutte queste cose … beh … con Key e i tuoi amici che pubblicano tantissime foto con te non è poi così difficile! Ahahahahahahahah
Sono passati tre anni dall’ultima volta che ci siamo visti e spero un giorno di rivederti…

Ah … sono entrato nella nazionale quindi mi aspetto che tu mi segua in tv u.u, non esiste solo Minho …

A proposito di Minho … sai … da quando sei andato via, penso che tu gli abbia lasciato un vuoto. Dopo i giochi olimpici è partito senza dire nulla a nessuno e, non sappiamo, dove si trovi o se sta bene. Ammetto che un po’ sono preoccupato per lui …

Se ti starai chiedendo che fine hanno fatto Key e Taemin, la risposta è molto semplice : Io e Key viviamo insieme, abbiamo tre cagnolini molto carini e lui, come al solito si diverte a trattarli come principesse (anche se, i due cani sono maschi … ma, dettagli!). Inoltre Key, dirige una rivista di moda oltre ad organizzare serate e sfilate.

Taemin finalmente ha confessato di avere una storia con quel Manuel. Adesso lavorano insieme ma, non vuole dirmi che tipo di lavoro svolge. Dice che è top secret ma io, credo proprio che se lo scopi e basta … devo ammettere però che insieme formano una bella coppia, lui è un bell’uomo e penso che abbia anche così tanta pazienza da sopportare Taemin o semplicemente lo ama … chi lo sa …

Aish … come sempre parlo troppo e non dico mai nulla di concreto … purtroppo fa parte di me …

Mi manchi e, spero di rivederti presto!

 

P.S. Jenny alla fine si è fidanzata con Siwon! AHAHAHAHAHAH

 

Jinki era seduto sulla spiaggia con il computer portatile in mano sorrideva leggendo quell’e-mail inviatagli dal suo amico Jong e si rilassava grazie al vento caldo che gli accarezzava la pelle leggermente abbronzata. Il sole sembrava tramontare nell’oceano mosso da piccole onde che s’infrangevano sulla riva della spiaggia.

Il cielo era dipinto con colori caldi a olio e i gabbiani, volavano verso l’orizzonte immaginario …

- Ehi Jinki! Qualcuno questa sera ha chiesto di te!- una voce femminile si avvicinò al giovane sedendosi al suo fianco.

- Ti ha detto il suo nome?- chiese Jinki distogliendo lo sguardo da quel bellissimo panorama.

- No, mi ha detto di volerti incontrare sulla spiaggia! - rispose la ragazza sorridendo - Non sarà mica un tuo amore segreto! - continuò ghignando divertita.

- Cosa?! Ma che diavolo vai a pensare! Io non ho un ragazzo… - rispose imbarazzato Jinki.

- Ahahahah certo, certo … farò finta di nulla! - continuò la giovane con quella sua risata cristallina.

                               ♠ ♣ ♥ ♦

Le ore passavano e il cielo diventava sempre più scuro e le stelle, come quella notte al campeggio iniziarono a brillare con le loro splendide costellazioni.

La spiaggia era deserta e Jinki non vedeva l’ora di scoprire chi ci fosse lì ad attenderlo. Aveva formulato qualche ipotesi pensando a Jong, a Key o a Taemin; infondo aveva ricevuto quell’e-mail il giorno stesso dell’incontro al “buio”…

Il più grande arrivato in spiaggia, si tolse le scarpe lasciando che la sabbia umida gli massaggiasse la pianta dei piedi. Iniziò a camminare verso un piccolo focolare però, sembrava che non ci fosse nessuno. Acconto a esso c’era una piccola tenda che, come un flash gli ricordò le due notti passate al campeggio … ricordandosi anche il suo sorriso.

Continuò ad avanzare raggiungendo il fuoco ma ancora non si vedeva nessuno.

“Se è uno scherzo giuro che mi arrabbio seriamente ” pensò arrestando la sua camminata poi, si voltò verso l’oceano beandosi della vista lunare che rifletteva la sua bellezza.

Chiuse per un attimo gli occhi, ascoltando il suono delle onde che s’infrangevano sui suoi piedi. L’acqua era tiepida e piacevole da percepire.

Improvvisamente due mani si posarono sui suoi occhi impedendogli di aprirli. Jinki non si agitò anzi, portò le proprie mani su quelle dell’altro, le scostò mentre lentamente si voltava per guardarlo: era Minho.

-Sorpresa … - sussurrò con quella sua voce calda e profonda mentre lo guardava sorridendo.

A Jinki quel sorriso era mancato come il suono della sua voce. Infatti, i suoi occhi iniziarono a brillare di contentezza e le sue labbra si curvarono dando vita ad un splendido sorriso.

I loro sguardi iniziarono a parlare e i brividi a pervadere i loro corpi.

Jinki ancora incredulo portò l’indice della propria mano destra a punzecchiare il braccio sinistro di Minho.

- Ehi … non è un sogno … - rimarcò l’altro ridendo.

- Lo so … volevo solo esserne certo! - rispose Jinki allegro.

Poi, Minho lo afferrò per il polso e lo tirò a sé per poi abbracciarlo. Lo respirò posando la propria testa fra i suoi capelli.

-Sai perché sono qui … - fece un lungo respiro, gli bacio il capo e poi indietreggiando di poco per guardarlo negli occhi, - … perché mi mancavi… mi mancava la tua allegria mattutina, la tua determinazione, il tuo coraggio e, i nostri battibecchi. Mi mancavi come compagno di stanza, come amico e soprattutto come persona … - si morse il labbro inferiore pronunciando quell’ultima parola.

Il cuore di Jinki iniziò a battere dal momento in cui Minho lo aveva stretto a sé. Sperava che l’altro non se ne accorgesse di quel battito accelerato, di quel suo essere agitato …

Ascoltò ogni singola parola che in quel momento, gli stava riscaldando il cuore.

Minho sembrava emozionato, era la prima volta che parlava a cuore aperto.

- Sai … ho anche capito di amarti … strano no?! – la sua voce continuava a essere dolce mentre ingoiava a vuoto e distoglieva per un attimo lo sguardo.

- L’ho capito quando negli altri cercavo il tuo sguardo …- fece incrociare nuovamente i loro occhi mentre portava la mano sinistra sul viso di Jinki per poi con le dita tracciare il contorno dei suoi occhi, - … mentre cercavo le tue labbra …-, dagli occhi, passò a sfiorargli quelle labbra carnose con il pollice, - mentre cer…-

Jinki si sentiva esplodere dentro, troppe emozioni, troppi sentimenti ammessi nel giro di pochi secondi …

Sperava che si fermasse da un momento all’altro ma Minho, continuava a parlare e a parlare e a lui, non rimase altro che fare una cosa …

Accorciò le distanze fra loro e portando una mano dietro la sua nuca lo strascinò verso di sé rubandogli l’aria.

Minho rimase sorpreso da quel gesto ma non si tirò indietro, chiuse gli occhi facendo schiudere le loro labbra infilando la sua lingua nella bocca dell’altro in cerca della sua gemella. Una volta ritrovate, si sfiorarono e i loro corpi fremettero come esse si intrecciarono, sembravano quasi gemere in quel bacio fatto di passione e amore.

Il più piccolo posò le proprie mani sui fianchi del suo amato e indietreggiando lo portò dietro con sé fino a sedersi sulla sabbia accanto alla tenda verde.

Jinki si sedette cavalcioni su di lui e le sue mani iniziavano a vagare su tutto il corpo cercando di capire cosa togliere per prima.

Minho al contrario, sapeva da dove iniziare sbottonandogli i pantaloni e abbassando lentamente la lampo sfiorando volutamente il suo sesso.

 Jinki gemette per quel gesto e di conseguenza portò le sue mani sui lembi della maglia per sfilargliela.

“Ha un corpo fantastico…” pensò in quel piccolo attimo in cui poté ammirarlo prima che l’altro lo baciasse nuovamente e poi lentamente capovolgesse le posizioni portando Jinki a sdraiarsi e lui su di esso.

Il più piccolo iniziò a sbottonargli la camicia per poi porre fine al bacio per posare le proprie labbra su quel bellissimo corpo rimasto nella penombra. Non risparmiò neanche un centimetro di pelle … di muscoli … non ebbe pietà dei suoi gemiti di piacere che amava sentire uscire da quella splendida bocca.

Era come una sfida, uno toglieva una cosa e l’altro di conseguenza, ne toglieva un’altra. Sembrava una lotta fatta d’amore e in poco tempo i due furono completamente nudi.

Subito dopo i loro corpi iniziarono a muoversi lentamente all’unisono, schiene inarcate, mani intrecciate, morsi sul collo accompagnati in un secondo momento da piccoli baci.

Labbra sfiorate … respiri che s’infrangevano sulle loro pelli sudate.

Il fuoco scoppiettava, le onde continuavano a infrangersi sulla sabbia e la luna, continuava a vegliare su di loro.

Non erano i loro corpi a vedersi ma, le loro sagome nere dietro a quella tenda che celava a occhi indiscreti ogni dettaglio.

Il movimento di quelle silhouette sembrava una danza dolce e seducente di due anime unitesi per sempre.

- Ti amo e, non ti lascerò più andare …- sussurrò dolcemente Jinki sulle labbra dell’altro.

- Io, non andrò da nessuna parte senza di te … amore mio …- rispose Minho a tono sorridendogli.

 

FINE

 

 

-----------------

Ed eccomi qua con un’altra One Short tutta per te mio caro Wyatt White! *Lo strapazza di coccole.* Oggi è un giorno importante per te e spero con tutto il cuore che lo passerai in dolce compagnia!

E visto che oggi è un giorno speciale ho pensato insieme a KuraiShitsuji, Lagartischa e HikariKamishi di dedicarti questa storia basata sul tuo Dorama preferito, per non parlare della tua amatissima OnHo! Spero tantissimo che il risultato sia di tuo gradimento! *______*  ti voglio tanto  beneeeee!!!!!! <3

 

E oraaaaaaaaaa lascio la parola a :


Ciao Fratellino!!! Hai visto!!! Sono riuscita ad esserci anche se un po’ fantasma!

*se la ride*

Spero che per te oggi sia un giorno speciale e perfetto … Vorrei essere tanto li per tirarti le orecchie XD prima o poi succederà …
Buahahahah comunque divertiti!!!

Tanti aug… Eh?

*Arriva Kyu le bisbiglia qualcosa nell’orecchio.*

Ehm… Ok… Ti augura anche lui buon compleanno e ha detto che dopo festeggerà con Ed salt… Oooh svergognato!

*arrossisce e lo caccia.*

Tz… Sorry… Tanti auguri Little Brother… Tvtttb!!!

                                                                                  KuraiShitsuji <3

 

Oppaaaaa˜˜

*Abbraccia*

Benvenuto nel mondo dei grandi!

Tantissimi auguri <3
Quello che avevo da dirti te l’ho già detto a mezzanotte, quindi …
Niente, grazie di tutto.

Ti voglio bene, non sai quanto.
Altri 100 di questi giorni! :* :* :*

                                                               HikariKamishi

 

 

Ehiii

Ma è oggi?

È proprio oggi?

Nooo non ci credono

*Si porta le mani al viso incredula poi superato il momento lo abbraccia e con gioia gli dice*

Auguriiiiii di cuoreeeee
Siiiii sempre te stesso, non cambiare mai e lascia che sia l’età a passare regalandoti sempre un pizzico di maturità in più ma con altrettanta voglia di essere sempre un eterno bambino.

*lo strapazza di coccole.*

Ancora tanti auguri !!!                                  

                                                        Lagartischa

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