Gli
allenamenti erano più duri
del previsto. Ritornare a saltare dopo un infortunio non era facile per
Minho o
meglio, secondo il medico era un fattore psicologico che lo portava a
sentire
il dolore là dove non c’era. Minho lo aveva
nascosto a tutti, o così pensava
inizialmente.
[Giorno della visita]
Minho
ogni mattina prima di andare a lezione, si recava costantemente in
infermeria
dove ad aspettarlo c’era il medico della scuola.
-
Il tallone sembra essere guarito, a mio parere puoi tornare ad
allenarti Minho.
- disse il medico tenendo in mano la radiografia del suo tallone.
-Vedrò
cosa riuscirò a fare. - rispose Minho con
un’espressione fredda e persa nel
vuoto così come il suono della sua voce. Sembrava avesse
perso tutta la voglia
di saltare e che, non gli importasse poi così tanto del suo
piede.
-La
scelta è tua io, ti ho solo informato della tua salute. -
dichiarò il dottore
poggiando la schiena alla spalliera della sedia intrecciando le braccia, - Ora tocca a te decidere
cosa fare … - concluse
guardando Minho alzarsi dalla sedia
senza proferire parola per poi andare sino alla porta per chiudersela
alle sue
spalle.
-
Ora puoi uscire e spiegarmi che cosa ci fai qua! - esclamò
il medico guardando
alla sua sinistra dietro il separé.
-E…
ecco io … ero venuto qua per prendere un antidolorifico per
la mia caviglia.
Giuro non era mia intensione origliare ! -
disse Jinki dispiaciuto una volta uscito allo scoperto. Il
medico gli
fece cenno di sedersi e lui, con il cuore in gola, lo
assecondò.
-Va
bene … però adesso voglio chiederti una cosa,
cosa ci fa in una scuola di
atleti, un ragazzo che studia musica negli Stati Uniti? E poi, come hai
fatto a
falsificare il tuo curriculum?- chiese
il dottore guardandolo incuriosito.
Jinki
sbiancò sentendo quelle domande. In poco tempo era stato
scoperto eppure, non
si era mai messo a cantare o a parlare di musica con qualcuno.
Ingoiò a vuoto e
quello fu un segnale per il medico che, confermava di aver tratto le
giuste
conclusioni.
-So…
sono qui per veder saltare di nuovo Minho … so che lei non
potrà mai capire ma
lo scorso anno quando lo vidi saltare per la prima volta mi emozionai
tantissimo ed anche le parole che disse durante la conferenza stampa
… mi hanno
portato nuovamente a credere in me stesso.
Inizialmente
avevo abbandonato gli studi non sentendomi all’altezza, gli
altri andavano
avanti ed io rimanevo sempre indietro ma poi, vedendolo capì
che non dovevo
arrendermi se volevo avere dei risultati anch’io …
se riesco a salvare lui …
io, riuscirò a salvare anche me stesso per la seconda volta!
-, spiegò Jinki
guardando il medico dritto negli occhi.
Il
dottore sorrise soddisfatto di quella risposta come se, si aspettasse
quella
motivazione. Gli fece cenno di alzarsi e andarsene e Jinki lo fece ma,
prima di
chiedere la porta:
-Stai
attento
Jinki … potresti essere scoperto dagli altri ma io,
cercherò di proteggerti
finché mi è permesso. – il medico lo
avvisò di tenere gli occhi ben aperti.
♠
♣ ♥ ♦
Minho
però continuava a
combattere la sua battaglia privata, il tallone non smetteva di fargli
male e
con il tempo, i salti non miglioravano. Si allenava di notte per non
essere
visto da nessuno, non voleva che si spargesse la voce sul fatto che
sarebbe
ritornato a saltare in vista delle
gare
di qualificazione per le Olimpiadi.
A ogni
salto l’asta cadeva e
ricadeva senza dargli speranza.
Una notte,
Jinki si svegliò
assonnato per andare in bagno, al ritorno notò che nella
stanza Minho non
c’era. Si preoccupò sapendo dei tentativi che il
suo compagno di stanza, stava
facendo per allenarsi fallendo miseramente. Allora consapevole di
questo decise
di vestirsi velocemente e di uscire a cercarlo.
Nelle aule
non c’era …
nell’immenso giardino neanche, iniziava a fare freddo e Jinki
rientrò nella
struttura. “Ma dove diavolo
sarà andato a
finire?” si chiedeva fra sé continuando
a cercarlo.
Si stava
arrendendo quando, un
rumore proveniente dalla palestra catturò la sua attenzione.
“Certo, la palestra! MA QUANTO SEI
SCEMO
JINKI?” pensò correndo. Una volta
arrivato trovò Minho intento a saltare
per la cinquantesima volta. Non c’è bisogno di
dire che non ci riuscì. Cadde
con la schiena sul materasso blu insieme all’asta.
–Maledizione -
impreco nervoso tenendo i pugni
ben serrati. Non si era accorto della presenza di Jinki.
-Minho…
tutto bene?- chiese il
più grande preoccupato.
L’atleta
chiuse gli occhi,
Jinki era l’ultima persona che in quel momento voleva vedere.
Non perché gli
desse fastidio, infondo era stato proprio lui stesso a chiedergli di
stargli
accanto durante gli allenamenti ma, non voleva che l’altro
vedesse i suoi
fallimenti. Non riusciva proprio ad accertarlo.
-Secondo
te, va tutto bene?-
rispose seccato Minho rialzandosi. – Oh … ehm
… non volevo …- Jinki si sentì
nervoso, abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore.
L’atleta
era diventato di nuovo
scontroso con lui.
Fra loro
quel pizzico di
amarezza e irritabilità non si era del tutto snodata.
Andavano d’accordo tre
giorni su sette, se non si conta le volte che hanno delle
incomprensioni e
iniziano a litigare, e il restante lo passavano ad ignorarsi. Il loro,
era un
rapporto altalenante che inconsciamente li avvicinava sempre di
più senza che
loro se né rendessero conto.
Ne avevano
passate tante,
soprattutto Jinki che pur di spronarlo, durante la sfida tra i vari
dormitori
partecipò alla maratona …
-Parteciperò
io alla maratona così se vinco, Minho non dovrà
saltare! - sbottò Jinki
candidandosi per la gare successiva.
-
Jinki, la maratona è una cosa ben diversa dalla corsa a
metri, lo capisci
questo sì? – chiese il rappresentate guardandolo
negli occhi.
-Sì
lo so, ma ci riuscirò!- rispose determinato il ragazzo.
La
gara stava per iniziare, le squadre si erano messe in posizione, uno
sparo e la
maratona ebbe inizio.
Jong
dagli asfalti faceva il tifo per il suo amico così come Key
e Taemin che
infondo, erano preoccupati per lui sapendo della sua poca resistenza
fisica.
I
minuti passavano e gli atleti correvano senza arrendersi e uno di
quelli era
proprio Jinki…
Percorsero
un chilometro e il dolore alle gambe iniziava a farsi sentire
così come la sete
che però non fu soddisfatta in quanto, il tavolo pieno di
bicchieri d’acqua
posto al lato del percorso, era stato gettato a terra lasciando gli
atleti
senza acqua.
Ma
Jinki non mollò…
Era
passata un’ora e mezza e ancora nessuno era sulla strada per
il traguardo, Jong
e gli altri del dormitorio iniziarono a preoccuparsi. Minho era tornato
da una
piccola passeggiata e Taemin vedendolo da lontano si alzò
andandogli incontro.
-Dove
sei stato razza di rammollito? - disse arrabbiato il più
piccolo.
-Tz...
non mi è più concessa una passeggiata? - rispose
sarcasticamente Minho.
-No,
se a farne le spese di ogni tuo menefreghismo siamo noi e soprattutto
Jinki. Lo
sai che sta correndo la maratona per te? Così non salterai
sei contento adesso?
- , rispose a tono Taemin prendendolo con entrambe le mani dal
girocollo della
sua maglietta a strisce blu e verdi.
–Tu spera soltanto
che arrivi al traguardo!
- gli
sussurrò a fil di labbra
guardandolo con ostilità.
“Cosa?!
Sta correndo per …” Minho era incredulo ma non lo
dimostrò rimanendo
impassibile senza fiatare.
Poi,
in lontananza vide Jinki insieme con un altro corridore avvicinarsi
alla linea
del traguardo, dentro di sé sorrise. Tornò a
guardare Taemin e con
strafottenza: - Guarda … il tuo amichetto sta tornando
… corri a fare il tifo
per lui … -
-Tz
… non riesco a capire cosa ci trovi in te … -
mormorò facendosi sentire solo da
lui per poi voltargli le spalle e tornare a fare il tifo per il suo
amico.
Jinki
era esausto, teneva il passo veloce ma insicuro per via di una
distorsione alla
caviglia. Non si arrese corse fino alla fine superando
l’atleta della squadra
avversaria.
Minho
notò quell’indecisione sui passi e si
preoccupò. “Da quando ha una
distorsione?!” si chiese scendendo lentamente le scale mentre
Jinki
improvvisamente cadde a pochissimi metri dalla fine. Minho
frenò il suo istinto
di entrare in gara per assicurarsi che stesse bene, così
come Jong e Taemin.
Jinki
lentamente si alzò e questa volta il suo zoppicare
… si notava …
Non
si arrese e con tutte le forze che aveva in corpo, corse fino al
traguardo
arrivando per primo poi però, cadde a terra. Fu in quel
momento che Minho corse
oltrepassando Taemin e Jong per soccorrere il suo compagno di stanza.
-Ehi
… Jinki, mi senti? – disse preoccupato Minho
portando la mano destra sotto la
nuca del ragazzo tirandolo a sé mentre con la destra gli
accarezzava il viso.
-S…
sì…- rispose l’altro con un filo di
voce. – Hai visto… non ho mollato … al
contrario di te…- continuò a parlare prima di
svenire.
“Hai
ragione Jinki e , mi dispiace” Minho si sentì in
colpa, non era la prima volta
che le sue parole lo ferivano. Lo prese in braccio e con premura lo
portò in
infermeria.
♠
♣ ♥ ♦
“Come
al solito l’ho fatto arrabbiare …”
pensò Jinki sospirando - … torno in stanza, buona
notte … - esordì il ragazzo
abbozzando un mezzo sorriso prima di andarsene. Minho non disse nulla
tornando
ad allenarsi.
Il giorno
dopo, Jinki rimase
nel letto a recuperare tutte le ore di sonno perse durante
l’arco della
settimana. Stare dietro a Minho era come stare dietro ad un bambino
nella sua
piena attività. Minho al contrario, si era svegliato presto
per girare uno spot
pubblicitario insieme a Jenny, quella che tutti definivano la sua ragazza, tranne lui.
Erano le
undici e trenta, Jinki
decise di alzarsi dal letto, si stiracchiò e scese per
controllare se anche il
suo compagno di stanza stesse ancora dormendo ma, non lo
trovò nel suo letto.
Scese le
scale e vide un
bigliettino attaccato su un portaritratti: “Sono
fuori per girare uno stupido spot pubblicitario … ci vediamo
in serata, buona
giornata”, Jinki rimase un po’ sorpreso
per quel post-it.
-Forse
è riuscito a saltare e
quindi è di buon umore … uhm…
altrimenti non mi spiegherei tutta questa
dolcezza improvvisa.- mormorava formulando delle ipotesi quando,
improvvisamente Jong entrò nella sua stanza correndo verso
di lui per
abbracciarlo.
-Yahhhwwww
buon compleannnoooo
amicoooo!!!!- disse euforico mentre lo stringeva forte a sé.
– Ehi calmati,
altrimenti ti metto in punizione e tu, non ti azzardare a toccarlo
più del
solito - sbottò Key entrando subito dopo di lui vedendo i
due sorridere e
coccolarsi. – Grazie millee ahahahah … Key, non
preoccuparti è tutto tuo!–
rispose Jinki divertito facendogli l’occhiolino mentre gli
dava una pacca sul
sedere a Jong.
-E Minho
non c’è? – chiese Jong
sedendosi sul divanetto.
-No, sta
registrando uno spot
pubblicitario. - rispose Jinki sedendosi di fronte a lui.
-Sì,
ho sentito che lo girerà
con quell’ochetta da due soldi …- intervenne Key
sedendosi sulle gambe del suo
amato.
-L’ochetta?!-
sbottò il più
grande non capendo a chi si riferissero.
-Aish…
Jinki… non dirmi che non
la conosci?! Si chiama Jenny, la ragazza che al ballo stava con Minho,
gira
voce che siano fidanzati da anni ma, il nostro bell’atleta
non l’ha mai
confermato.- chiarì Key alzando gli occhi al cielo in segno
di resa, –
Fatto sta che tu, sei migliore di lei e
quindi potresti avere una chance con lui … beh …
non sei una donna ma questo
non importa, credo …- disse
dal nulla
Jong.
-COSA?! MA
TU SEI MATTO! IO E
MINHO NON POTREMMO MAI STARE INSIEME … LUI, UN GIORNO MI
ODIA E UN ALTRO, MI
SORRIDE ED IO NE STO USCENDO FUORI PAZZO! E POI … IO NON
PIACCIO A LUI E LUI
NON PIACE A ME!- urlò
Jinki esasperato,
tirando fuori tutta la confusione che aveva in testa. Jong a quella
risposta
rimase in silenzio, non voleva svegliare il cane che dorme e quindi
lasciò
campo libero a Key, l’unico a cui non gli importava nulla se
una persona urlava
o usciva pazza.
-Sìsì
ok … ma adesso apri
questo, è un regalo mio e di Jong!- ribatté Key
con strafottenza.
“Bene
… adesso o Jinki lo ammazza o, dovrò comprarmi un
tappo per le orecchie. ”
pensò Jong non vedendo nessuna
reazione da parte di Jinki quando il suo ragazzo gli porse il regalo
sul
tavolo.
Per un
istante cadde il
silenzio. Si udivano solo i respiri.
-Vi
ringrazio per la
gentilezza.- il silenzio fu interrotto dal festeggiato che,
scartò subito il
regalo. Dalla scatola tirò fuori una confezione di fialette
di profumi per
ambiente di diverso colore, capì che quello era il regalo
scelto da Key. In più
c’era un anello di acciaio con l’incisione del suo
nome sopra. – Woow è
stupendo! Grazie veramente … sinceramente non mi aspettavo
che vi ricordaste
del mio compleanno …- disse in modo diretto e sincero il
ragazzo.
-Buonnn
Compleannooooo
polloman! – dal nulla, la voce allegra e la risata
cristallina di Taemin si
diffuse nella stanza di Jinki. Taemin era davanti alla porta con una
torta in
mano e le candeline accese.
Jinki si
alzò dalla sedia
raggiungendo il suo amico. – Yahhww grazieeee piccolooooo
minnie!- replicò
dandogli un bacio sulla guancia, - Dai su entra, così
mangiamo questa
buonissima torta! - Jinki lo spinse dentro facendo attenzione a non
fargli
cadere la torta.
---
Contemporaneamente sul set pubblicitario
---
-Bene
così! Bravi ragazzi,
l’ultimo scatto e abbiamo finito! – urlò
il fotografo tenendo sempre il suo
obbiettivo puntato su i due modelli.
Dopo
l'ultimo scatto Minho e
Jenny andarono nei camerini per cambiarsi.
-Per
fortuna abbiamo finito,
così potremo stare da soli e cenare insieme! –
esordì Jenny portandosi una
ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi avvicinarsi a
lui. - È da tanto
tempo che io e te … non ceniamo insieme … -
tentò di provocarlo con quel suo tono dolce e
calmo.
Minho
infastidito da quel
comportamento, indietreggiò di un passo per poi portare
entrambe le mani sulle
sue spalle e guardandola dritta negli occhi: - Questa sera non posso e,
smettila di comportarti così con me, non sei la mia ragazza!
- ,rispose con
tono freddo e distaccato.
-Secondo
tuo padre lo sono e
poi, che cosa hai di così tanto importante da fare questa
sera?- chiese
infastidita.
-Tz... mio
padre non può
parlare per me e comunque devo comprare un regalo ma, non è
per te quindi non
farti strane idee! - lasciò la presa, gli voltò
le spalle e se né andò.
Salito in
macchina chiese al
suo autista di portarlo in una piccola gioielleria della
città dove, creavano
bracciali d’acciaio a scelta del cliente. Se si voleva, ci si
poteva incidere
il nome sopra.
Dopo aver
passato tre semafori
e svoltato per tre volte, Minho arrivò davanti alla
gioielleria. Prima di
scendere dall’auto chiese all’autista di
aspettarlo, alcuni passi ed eccolo
entrare nell’oreficeria.
-Buongiorno!
- disse il
gioielliere vedendo Minho entrare nel suo negozio,
– Il bracciale che aveva richiesto è
pronto.-
continuò invitandolo al bancone per mostrarglielo. Minho
sorrise rispondendo
cordialmente e accogliendo l’invito, si avvicinò
per vedere il bracciale.
-Oh
… è perfetto! Sapevo che
potevo contare su di lei! - esclamò Minho contento, i suoi
occhi brillavano nel
guardare quel gioiello. –Deve essere veramente una persona
speciale per fargli
un regalo così particolare…- esordì
dolcemente l’uomo dai capelli corti e
brizzolati. – Ehm … credo di sì
…- rispose Minho continuando a fissare il
bracciale che veniva posto nella sua scatola per essere confezionato.
-Ecco a
lei! - il gioielliere
gli fu consegnato in una bustina celeste. Minho la prese e
ringraziandolo ancora
una volta, uscì dalla gioielleria.
Entrò
in macchina e ordinò al
suo autista di riportarlo al dormitorio.
In
un’altra macchina, a pochi
metri di distanza, c’era Jenny che, lo aveva pedinato per
tutto il tempo. “Per chi
sarà quel gioiello… non mi dire che
mi tradisce con un’altra?!”
pensò fra sé tenendo le gambe accavallate e le
braccia incrociate.
-Segua
quella macchina … -
sbottò infastidita.
--- Nella
stanza ---
I quattro
stavano
chiacchierando amichevolmente, Jong e Key raccontarono tutte le volte
che
Taemin li aveva scoperti a letto insieme, il che significava quasi
tutti i
giorni e Taemin, invece, raccontava la sua vita serale fuori dalla
scuola,
nominando qualche volta il nome di Manuel.
-Uuh…
chi è questo Manuel?-
chiese Jong curioso.
-Ehm
… è un uomo molto più
grande di noi. È brasiliano ma, non so che tipo di lavoro
svolga. Una volta mi
ha detto che non ne poteva parlarne … - rispose
tranquillamente il più piccolo.
-Hai
capito Tae! Eh eh
eh … ti piacciono i brasiliani neh?-
ghignò Jong divertito punzecchiandolo giocosamente con il
gomito il braccio di
Taemin più vicino a lui.
-Ma
smettilaaa… non… non è
vero! Lui è etero!- il più piccolo divenne rosso
in volto iniziando così ad
agitarsi davanti ai suoi amici che ridevano come matti.
Le ore
passarono in fretta,
Minho però, non era ancora rientrato.
-Jinki ma
… Minho lo sa che
oggi è il tuo compleanno?- chiese Key alzandosi per coprire
la fetta di torta
rimasta in più per metterla poi nel frigo.
-Penso
proprio di no … non l’ho
detto a nessuno e mi chiedo come avete fatto a saperlo voi…-
rispose
interessato Jinki alzandosi anche lui per riordinare.
“Eh
… bella domanda e adesso che gli dico?!” Key per
la prima volta non sapeva cosa
rispondere. Guardò gli altri due chiedendo aiuto, di certo
non potevano dirgli
la verità.
Era
stato proprio Minho ad avvisarli dopo averlo scoperto una settimana
prima
quando andò in infermeria per i suoi soliti controlli di
routine e, vedendo che
il medico non era ancora arrivato prese la cartella di Jinki per
scoprire se la
slogatura alla caviglia fosse grave visto e considerato che dopo una
settimana
claudicava ancora.
“Uhm
… qua non risulta nulla di grave e allora perché
zoppica come un cretino?! Non
sarà anche per lui un fattore psicologico? ”
pensava Minho leggendo tutti i
suoi dati accuratamente.
“Oh,
fra una settimana è il suo compleanno …
chissà se gli altri lo sanno. Dopo li
informerò.” sentì dei passi e subito
posò la cartella clinica per poi sedersi ed
aspettare.
-Abbiamo
visto la tua cartella
clinica! Eravamo preoccupati per te visto che zoppicavi ancora dopo una
settimana di slogatura … generalmente gli atleti recuperano
subito …- rispose
senza pensare Taemin.
“Ecco
allora… ahahahah ma quanto sono carini!”
pensò Jinki sfoderando il suo migliore sorriso.
Fu in
quell’esatto istante che
Minho entrò nella stanza fermandosi davanti alla porta.
Rimase a
bocca semi aperta, non
aveva mai visto Jinki così contento e poi, quel sorriso era
da spezzare il
fiato.
Sincero,
dolce e coinvolgente.
-Woow! -
affermò con filo di
voce Minho da non essere sentito dagli altri ma, Key colse quelle
labbra
muoversi e soddisfatto pensò “Colpito
e
affondato! Ottimo Jinki… adesso si che è tutto
tuo!”.
-Ciao
Minho … ehm … scusa per
la confusione, stavano giusto andando via …- disse Jinki
finendo di sistemare
la sua scrivania.
-Non
preoccuparti, sono tornato
solo per posare il giubbotto e poi esco di nuovo, fate con
comodo…- rispose
Minho entrando togliendosi la
giacca per
poi buttarla sul letto. Nel farlo aveva messo il regalo sotto di esso
in modo
da non farlo vedere agli altri.
-Jong come
vanno gli
allenamenti per le qualifiche?- chiese il più alto
cambiandosi le scarpe.
-Alla
grande. Sono passato al
secondo turno, spero vada tutto bene!- rispose sorridente
l’altro.
-Mi fa
piacere… e tu Tae? – si
voltò per guardare il più piccolo.
-
Ultimamente il lavoro mi ha
prosciugato le forze quindi, non sono riuscito a tenermi in allenamento
ma, ci
proverò il prossimo anno! - rispose Taemin facendogli
l’occhiolino.
-Mi
dispiace… ma sono sicuro
che con il duro lavoro potrai farcela! - lo incoraggiò Minho.
Per Jinki
la cosa sembrava
surreale, Minho che parlava amichevolmente con gli altri tranne che con
lui…
“Si
conoscono da più tempo … ”
pensò cercando di dare una spiegazione a tutto.
-Jinki noi
andiamo, ci sentiamo
più tardi! - disse Key aprendo la porta per uscire, subito
dopo anche Taemin e
Jong lo salutarono uscendo dalla stanza.
Il ragazzo
li aveva salutati
con la mano mentre saliva le scale per prendere dei vestiti di
ricambio. Minho
lo seguì con lo sguardo fingendo di allacciarsi il nodo alla
scarpa.
-Vieni ad
allenarti con me?-
chiese tranquillamente.
-No, oggi
non posso, ma più
tardi se sei ancora in palestra ti raggiungo! - rispose Jinki cercando
un paio
di jeans che non trovava.
-Perfetto
ti aspetto in
palestra!- esordì l’altro uscendo anche lui dalla
stanza lasciando Jinki da
solo.
Continuò
a cercare i pantaloni
per tutta la stanza per poi ricordarsi di non averli mai tolti dalla
valigia.
Li prese
insieme con una maglia
bianca e a una felpa grigia, scese le scale e andò in bagno
per farsi una
doccia.
La doccia
durò poco più di
dieci minuti, celere si vestì, preparò la
cartella e andò in biblioteca.
Furono ore
lunghe e
interminabili di studio quelli che affrontò Jinki in
biblioteca così come Minho
affrontò gli allenamenti privati con il suo allenatore in
attesa dell’arrivo di
Jinki che non passò dalla palestra.
“Forse
è troppo occupato…”,
pensò Minho mentre saltava senza concludere nulla.
-La testa
deve essere libera
quando salti! Quanto volte ancora dovrò ripetertelo?- disse
il coach
rimproverandolo per il suo trentesimo
fallimento.
Minho non
rispondeva mai,
limitandosi ad accusare il colpo.
Le ore continuarono a
passare e Jinki dopo lo
studio tornò in camere, dove ad attenderlo c’era
un Minho a torso nudo uscito
dalla doccia.
-Scusa se
non sono passato oggi
… ma, sono stato impegnato con lo studio e…- non
terminò la frase che Minho
fece finta di non ascoltarlo avvicinandosi al letto per prendere la
busta blu
per poi tornare sui suoi passi e fermarsi davanti a Jinki e
sorridendogli.
-Buon
Compleanno! Scusa se non
ti ho dato prima gli auguri e … il regalo …-
rispose Minho leggermente
imbarazzato. –Spero
ti piaccia …-
aggiunse poi voltandogli le spalle per tornare in bagno per asciugarsi
i
capelli.
-Gra…
grazie …- fu l’unica cosa
che riuscì a dire in quel momento. C’erano tante
cose che non si aspettava da
lui, e una di quelle, era il regalo per il suo compleanno oltre che
alla sua
dolcezza.
Come il
ragazzo entrò in bagno
Jinki, scartò il regalo, tirò fuori dalla busta
una scatola verde, lo aprì e in
un primo momento sembrò il mondo gli crollasse addosso. Era
un bracciale
d’acciaio con tre ciondoli accompagnati da due perle di
colore blu e verde, i
pendagli erano: uno a forma di nota musicale, l’altra a forma
di microfono
stile anni cinquanta e per ultima, una chiave di violino.
“Sa
che studio musica!”
pensò subito Jinki preoccupato quando, Minho uscì
dal bagno e vedendo l’altro
ipnotizzato davanti a quel bracciale chiese: -Ehm… non ti
piace? Ho scelto come
tema la musica perché quasi a tutti piace…-
pronunciò avvicinandosi a lui.
-S…
sì, mi piace molto, è solo
che … non mi spettavo un regalo del genere … ecco
tutto … io …- era leggermente
nervoso e questo, era riuscito a farlo trapelare balbettando.
-Allora
non è un problema se …-
Minho allungò il braccio destro verso la mano sinistra di
Jinki posando la
propria mano sulla sua per poi portarla all’altezza del
busto, - ... lo
indossassi questa sera …- continuò afferrando con
la mano sinistra il bracciale
che Jinki teneva nella sua mano destra per poi allacciarglielo al polso
sinistro.
-Ti sta
veramente bene! Il
compleanno arriva una volta l’anno e tutti si meritano dei
grandi regali…-
sbottò facendogli l’occhiolino lasciandogli le
mani.
Il cuore
di Jinki perse un
battito, troppa dolcezza, troppe frasi azzeccate da sembrare quasi un
sogno.
-Ah
dimenticavo … questa sera
ti andrebbe di fare un giro fuori? – chiese indietreggiando
per poi voltarsi e
andare verso il letto per prendere la camicia blu posta sul letto.
“Questa
sera … lui vuole … naah Jinki! Rimani con i piedi
per terra e non lasciarti
abbindolare da tutto questo, tanto qualcosa di sgradevole
capiterà sempre fra
voi no?!” si
chiese fra se mentre con un leggero sorriso annuì accentando
la sua proposta. “ Come non
detto.”
Subito
dopo Jinki salì le scale
per sdraiarsi un po’ sul letto rilassandosi. Intanto, Minho
era uscito dalla
stanza senza dire nulla.
Contemporaneamente,
Jenny era
stanca di aspettare in macchina che il suo ragazzo uscisse dal
dormitorio. “Sono convinta che il
regalo sia per quel
Jinki…” pensò scendendo dalla
macchina e come lei entrò , Minho uscì dalla
porta di servizio senza incrociarsi.
Jenny
conosceva bene il numero
di stanza e una volta raggiunta senza pensarci tre volte
aprì la porta per poi
sbatterla ed iniziò a frugare nei cassetti di Jinki.
Il ragazzo
si alzò subito
vedendo che Jenny era entrata nella sua stanza e senza chiedere il
permesso
frugava fra le sue cose.
-Ehi
… non ti hanno insegnato
le buone maniere? Lo sai che si chiede?- disse Jinki scendendo le scale.
-Dov’è?
– rispose Lei. – Cosa?-
Jinki la guardò sgranando gli occhi. –Il regalo
che ti ha fatto …-, Jenny si
bloccò come vide il bracciale allacciato al polso
dell’altro. Istintivamente si
buttò su di lui cercando di toglierlo dal suo polso e Jinki
che non poteva
reagire contro una donna, cercava di nasconderlo.
Jenny
presa da una crisi di
nervi iniziò a graffiarlo sul volto e sulle braccia con
quelle sue finte
unghie, fino a riuscire ad afferrare il bracciale e staccarlo con
violenza per
romperlo.
Poi si
alzò e velocemente
lasciò la stanza. Jinki non aveva fatto resistenza, con il
risultato di
trovarsi sdraiato a terra con la pelle che gli bruciava per le ferite.
Era come
se si fosse imbattuto in un gatto randagio.
Girò
di poco il capo e chiuse
gli occhi vedendo il bracciale fatto a pezzi sul pavimento con le perle
colorate ancora roteanti come se fossero in cerca di un qualche oggetto
per
arrestare il loro roteare.
“Quella
è tutta matta …”
pensò rimanendo ancora un po’ disteso sul
pavimento.
Nel
frattempo Jenny era corsa
via dal dormitorio, stava per raggiungere il cancello quando
s’imbatté nel
rappresentate della scuola.
-Jenny!
Quale buon vento ti
porta da queste parti…- disse ghignando il ragazzo dalla
corporatura media,
capelli corti neri con il ciuffo che cadeva davanti agli occhi.
Indossava una
tuta blu con le strisce laterali bianche.
-Tz…
come se tu non lo sapessi
… Ma, ho risolto tutto e adesso lui tornerà da
me…- rispose acida per poi
ridere in modo trionfante.
-Ah…
allora devo dedurre che il
video ti è arrivato … - sospirò
scuotendo la testa, - … tu pensi seriamente di
aver risolto? Lo sai che più cercherai di allontanarli e
più loro si
avvicineranno … Jenny, non continuare una battaglia che hai
già perso …-
concluse Siwon provocandola.
-Guarda e
impara … la prossima
volta che metterò piede in questa scuola sarà con
un anello al dito…- sbottò
quest’ultima facendogli l’occhiolino per poi
voltagli le spalle.
La ragazza
salì in macchina e
com’era arrivata, se ne andò, senza lasciare
alcuna traccia. Sapeva che Siwon
non avrebbe detto niente a Minho così come Jinki.
“
E adesso che cavolo gli dico …”
pensò Jinki una volta rialzatosi da terra e aver raccolto i
resti del bracciale
rimettendoli nella scatola per non farlo vedere a Minho.
“Ingelosirsi
per un regalo. È la sua ragazza, dovrebbe saperlo che non
c’è nulla fra me e
lui, no?”
continuava a pensare andando in bagno con disinfettante e cotone nelle
mani per
medicare il graffio. “Forse avranno
litigato...” considerò come una
possibile opzione intanto che imbeveva il
batuffolo di cotone con l’antisettico. “
… o semplicemente le manca qualche rotella il che, mi sembra
la cosa più
probabile …” rifletté mentre
lentamente medicava la ferita mordendosi
l’interno del labbro per il bruciore.
Nel
medesimo istante Minho
rientrò in camere per prendere le ultime cose, si
avvicinò alla sua scrivania
per prendere il portafogli ma, voltandosi intravide la scatola sul
tavolo di
Jinki, si approssimò prendendola per poi fermarsi a
guardarlo scettico. “Che diavolo
è successo? Prima dice che gli
piace e poi …”, il suo pensiero
svanì nell’esatto momento in cui Jinki
uscì
dal bagno.
-Ehi
… mi vuoi spiegare perché
hai rotto il bracciale?- chiese Minho guardandolo con aria
interrogativa. Jinki
non si era reso conto della sua presenza all’interno della
stanza e come si
voltò verso di lui, il graffio venne alla luce lasciando
Minho a bocca aperta.
-È
stato un incidente … lascia
perdere… - rispose Jinki abbassando lo sguardo non riuscendo
a guardarlo negli
occhi sapendo di stargli mentendo.
-Lasciar
perdere?!- celere
Minho si avvicinò a lui per vedere meglio la ferita. Si
trattava di un graffio
e questo lo aveva capito dal momento che lo aveva visto
però, non riusciva a
capire come se l’era procurato.
Azzardò
a portare la sua mano
destra sotto il mento del più grande portandolo ad alzare il
capo mentre
involontariamente con il pollice gli sfiorò le labbra.
-Chi
è stato a farti questo?-
la voce del più piccolo improvvisamente mutò
diventando profonda e inquieta.
-…
nessuno …- pronunciò a voce
bassa Jinki distogliendo nuovamente lo guardo prima di indietreggiare e
spostare con la mano sinistra la mano dell’altro. –
Tanto non mi crederesti … -
mormorò fra sé oltrepassandolo per posare il kit
medico nel cassetto che si
trovava in basso a destra della scrivania.
-Questa
sera passerò la notte
fuori, scusa ma dobbiamo rinviare la nostra uscita …- disse
Jinki prendendo la
sua giacca posta sull’appendi abiti, poi aprì la
porta e prima di uscire: -
Buona notte … ci vediamo domani in palestra…-
concluse lasciandolo da solo in
stanza.
Minho non
si girò per
guardarlo, quel mormorare lo portò a riflettere a lasciarlo
andare.
- A domani
… – mugugnò
camminando verso il letto per sdraiarsi.
“Spero
non sia nulla di grave … infondo questa non è la
prima volta che accade …”
pensò Minho chiudendo
lentamente gli occhi.
Infatti,
non era la prima volta
che Jinki subiva delle aggressioni:
Nel
primo mese in cui si era trasferito molti ragazzi lo avevano preso di
mira. La
mattina durante la colazione due ragazzi fecero cadere una tazza di
latte caldo
sulla sua divisa nuova, poi scusandosi con il dire “Non ti
avevamo visto…”, portando
Jinki a correre subito in camera a cambiarsi beccandosi una nota per
non aver
indossato la divisa.
Un’altra
aggressione la subì durante gli allenamenti di corsa
campestre quando, un
giovane che gareggiava contro di lui, gli fece lo sgambetto a
metà percorso
facendolo cadere a terra.
Jinki
fu soggetto ad altri assalti e Minho era sempre presente e nel profondo
soffriva in quanto non poteva fare nulla per aiutarlo. Più
gli stava accanto e
più i ragazzi si accanivano contro di lui ed era per questo
che cercava di
tenerlo alla larga da sé stesso. Lo faceva per il suo bene.
Solo
una volta Minho non fu presente a un attacco che, avvenne in piscina
durante la
notte. Jinki si trovava sulla piattaforma della piscina, a
un’altezza di sette
metri. Era andato là per pensare un po’, dopo
l’ennesima discussione avuta con
Minho quando, dietro di lui, dal nulla, apparve una sagoma tutta
vestita di
nero e lo gettò in acqua.
Jinki non sapeva nuotare…
La
fortuna volle che Jong in quel momento si trovasse a passeggiare fuori
dalla
piscina e sentendo qualcosa cadere in acqua corse a vedere chi era ma,
quando
vide Jinki si tuffò. Lui era l’unico a sapere che
l’altro non sapesse nuotare.
Celere lo tirò subito fuori dalla vasca facendogli la
respirazione bocca a
bocca.
Subito
dopo Jinki si riprese e Jong lo accompagnò in stanza, dove
vi trovò Minho
intento a studiare. Il compagno di stanza, come vide Jinki bagnato, si
alzò
dalla sedia aiutando Jong prendendolo in braccio.
-Cosa
è successo?- chiese preoccupato.
-Non
lo so, ho solo sentito un tuffo e quando sono arrivato, lui era nella
vasca …
Minho, Jinki non sa nuotare e non credo che si sia tuffato di sua
spontanea
volontà!– spiegò Jong con ancora il
fiatone.
-Ehi
… calmati adesso, grazie a te è salvo
… ora va a farti una doccia e poi dormi,
ci penso io a lui… ok?- rispose Minho adagiandolo sul suo
letto. Jong annuì e
lasciò la stanza senza dire una parola.
-Stupido
di un ragazzo … quanto ancora sei disposto a sopportare per
vedermi saltare di
nuovo …- gli sussurrò sulle labbra senza
sfiorarle mentre gli accarezzava il
volto.
♠
♣ ♥ ♦
Jinki in
realtà non era uscito
dalla scuola, si era rifugiato nella cuccia del cane e con lui
passò l’intera
nottata a guardare le stelle mentre il suo pelo bianco e candido come
la neve
lo riscaldava.
Il mattino
seguente un permesso
scritto fu stampato nell’ufficio della segreteria che, di
lì a poco sarebbe
circolato per le classi di tutta la scuola…
“Hmm
… che bel pelo morbido … rimarrei qui per tutta
la notte …”
pensò Jinki sognando se stesso
correre in un immenso prato fiorito con Rex, il cane della scuola. Era
ignaro
che si era addormentato per tutta la notte, era pronto a scommetterci
un
interessante somma nell’affermare di aver dormito solo poche
ore.
A un
tratto il cane si svegliò,
annusò con il suo nasino nero la guancia di Jinki prima di
leccarla ripetute
volte. In quel momento il sogno di Jinki non si arrestò
anzi, prese una piega
molto strana immaginando se stesso sdraiato e Minho posto su di lui a
guardarlo
dolcemente prima di chinarsi completamente e iniziare a baciarlo su
tutto il
viso.
A ogni
mossa del cane,
corrispondeva una mossa di Minho: il cane lo annusava, e Minho nel
sogno lo
baciava. Il cane lo leccava, e Minho sfiorava la sua pelle con la sola
punta
del naso.
“Sei
bellissimo …”
disse Jinki facendo sfiorare i loro nasi, “Anche
tu amore mio …” rispose sussurrando
Minho inclinando lentamente il capo per
baciarlo.
Improvvisamente
Jinki si sentì
trascinare dalle caviglie, il sogno svanì e come
riaprì gli occhi, si ritrovò
Jong e Key piegati
sulle loro gambe a
guardarlo.
-
AAAAAAA!- urlò Jinki per lo
spavento.
- Non
sapevo che eravamo così
brutti! - sbottò Key sorridendogli notando il graffio, ma
non disse nulla.
- Aish
… devo essermi
addormentato con Rex ... e no, mi avete solo spaventato! Ahahahah -
rispose
Jinki alzandosi sbadigliando per poi sgranchirsi le braccia e la
schiena.
- Minho ti
ha cacciato fuori di
nuovo?- chiese Jong sorpreso.
- No, sono
stato io ad
andarmene … ma, non mi va di parlare in questo
momento…- disse Jinki guardando
entrambi sorridendo.
- Uhm
sarà … comunque questa mattina
è passata una circolare per partecipare al campeggio che si
tiene ogni anno.
Chi vuole partecipare deve firmare e compilare un modulo.-
pronunciò Jong
informando Jinki che sia lui che Key avrebbero partecipato.
- Non sono
mai andato in
campeggio, firmerò anch’io!- disse euforico Jinki
ricomponendosi per rientrare,
passando dalla segreteria.
Contemporaneamente
Minho si
svegliò, si alzò dal letto, il silenzio regnava
sovrano in quella stanza e capì
che il suo compagno di stanza, non era ancora rientrato. Allora,
sfruttò la sua
assenza per allenarsi in stanza: qualche addominale e salto con la
corda. Per
non dimenticare del buon e sano stretching prima di una corsetta.
“Chissà
dov’è?”
pensò
fra sé allacciandosi le scarpe e andare a correre.
Jinki
intanto era in
segreteria, aveva compilato e firmato il modulo di partecipazione
così come
avevano fatto sia Jong sia Key. Solo dopo, gli fu specificato dagli
amici che,
se avesse aderito anche Minho, doveva condividere la tenda con lui.
- Eh?! E me lo dite solo adesso?-
chiese Jinki
sgranando gli occhi.
- Scusa,
pensavamo ci fosse
scritto nel modulo, ma stai tranquillo, lui non partecipa
mai….- Jong cercò di
convincere il suo amico indietreggiando passo dopo passo con la paura
che da un
momento all’altro Jinki si potesse scagliare su di lui.
- Oramai
è fatta … non puoi più
cambiare idea!- ribatté sarcastico Key incrociando le
braccia.
Jinki
alzò gli occhi al cielo
in senso di resa, sapeva che non poteva vincere contro di loro ma
soprattutto,
contro Key.
Dopo
qualche ora Minho rientrò
dalla sua corsa, passò dalla caffetteria per prendere un
succo d’arancia e,
sedendosi su uno sgabello davanti al bancone, ascoltò due
ragazzi parlare del
campeggio che si sarebbe tenuto fra tre giorni.
“Ancora
con la storia del campeggio, humf… dopo tutti questi anni
non sono stancati?”
pensò sorseggiando il suo
succo.
- Hai la
lista dei
partecipanti?- chiese il ragazzino con il cappello da baseball al suo
compagno
posto accanto a Minho.
- No mi
dispiace però, so che
parteciperanno quasi tutti quelli del dormitorio blu, anche il ragazzo
statunitense … dice che è la prima volta che vi
partecipa! Non vedo l’ora di
fargli qualche scherzetto! Ahahah!- rispose ghignando il ragazzo dalla
corporatura robusta mentre teneva in mano la sua tazza da
caffè.
Minho
improvvisamente si alzò
lasciando metà del suo succo e come si voltò per
andarsene, urtò il braccio del
ragazzo facendogli rovesciare tutto il liquido marrone sulla divisa.
-Oh…
scusami tanto, non ti
avevo visto!- esclamò Minho facendo finta di essere
mortificato. Poi, uscì
dalla sala recandosi in segreteria per compilare anche lui il modulo di
partecipazione.
I tre
giorni passarono
velocemente tra studio, allenamenti e piccole uscite serali.
Jinki era
sempre con il sorriso
sulle labbra e carico di energie, infatti, in quei tre giorni era
sempre lui ad
alzarsi presto e a tirare giù dal letto Minho. Si comportava
come se quel
graffio e quel regalo non ci fossero mai stati, il suo obbiettivo era
quello di
farlo tornare a gareggiare e i problemi personali non dovevano
interrompere
quell’armonia che era riuscito a creare con Minho dopo mille
litigi. Allo
stesso modo la pensava Minho anche sé, indagava insieme a
Jong e Key per
scoprire chi lo avesse aggredito ma Jinki, si sa, non lascia mai nulla
al caso.
Non aveva raccontato nulla neanche a loro sapendo che alla fine i tre,
si
sarebbero alleati preoccupandosi per lui.
Il giorno
della partenza era
vicino, tutti stavano preparando le ultime cose per il campeggio. Jinki
al
contrario era nel caos, non riusciva a capire cosa potesse essergli
utile per
quei tre giorni “Felpa! Uhm
… e se poi fa
freddo? Cappotto! Uhm … e se poi fa caldo? Aish …
che cavolo!” si
scompigliò i capelli preso da un attacco di panico.
Minho non
era in stanza, aveva già
preparato il tutto la sera prima ed era uscito da lì, prima
di lui per andare a
posare le sue cose nel pullman.
Mancavano
cinque minuti alla
partenza, tutti stavano aspettando solo Jinki.
- Ma sei
sicuro che fosse
sveglio?- chiese Key a Minho.
- Certo!
Mi ha detto che stava
preparando le ultime cose … di certo non mi sono immaginato
la chiacchierata
con lui.-, rispose Minho ironico - Vado a controllare …-
aggiunse il ragazzo
ammiccando mentre si allontanava.
Si
recò subito in stanza e
aprendo la porta si ritrovò davanti a sé Jinki
che controllava che non mancasse
nulla dalla sua lista.
-Allora…
la torcia c’è, il
sacco a pelo anche … dentifricio e spazzolino …
poi …- mormorava il castano
puntellandosi il tappo della penna sulle labbra. Minho alzò
un sopracciglio
vedendo tutta quella tranquillità poi, iniziò a
respirare profondamente volendo
reprimere la sua voglia di prenderlo a pugni e per farlo,
urlò:
-MA CHE
DIAVOLO STAI FACENDO?!
IL PULLMAN STA PER PARTIRE!-
Jinki sobbalzò
per lo spavento.
-Cosa?!
D..- non ebbe il tempo
di ribattere che Minho prese tutto quello che aveva davanti a
sé compreso il
polso di Jinki e lo trascinò subito fuori dalla stanza e dal
dormitorio.
Per un
istante sembravano una
coppia alle prese con il loro primo litigio. Jinki cercò di
dimenarsi ma non ci
riuscì, la presa di Minho era troppo forte.
- Siamo
arrivati, adesso puoi
lasciarmi no?!- sbottò Jinki facendo un ultimo tentativo una
volta arrivati
davanti al pullman. Minho allentò la presa fino a lasciarlo
andare completamente.
– Tu sali … io metto questi sotto, così
possiamo andare sua maestà … – rispose
infastidito Minho. Posò i bagagli e celere salì
sul pullman, controllò, dove si
era seduto Jinki e lo raggiunse sedendosi al suo fianco.
- Non
c’era bisogno di urlare…-
bisbigliò Jinki per poi voltarsi verso il finestrino
accorgendosi che il
pullman era già in movimento.
- Ti serva
da lezione, la
prossima volta chiedi aiuto … sai è gratis!-
rispose con voce bassa e profonda
Minho avvicinandosi al suo orecchio per farsi sentire meglio. In quello
stesso
istante Key si era voltato verso di loro scattandogli una foto “Ma quanto sono carini insieme? Aish
…
peccato che non lo capiscono!” pensò
tornando ad accarezzare il volto del
suo Jong che dormiva dopo aver passato un’intera nottata a
convincere Taemin ad
andare con loro ma, quest’ultimo preferì passare
tre giorni a casa della
persona che lui definiva semplicemente un amico.
Per
arrivare alla zona
campeggio mancava un’ora che i due, la passarono in completo
silenzio.
Jinki si
era addormentato
posando involontariamente la sua testa sulla spalla di Minho che, al
contrario
di lui, era ancora sveglio e di tanto in tanto allungava la sua mano
sul suo
volto per scostargli le ciocche di capelli che gli cadevano sul viso.
Passata
un’ora, i ragazzi erano
arrivati, il pullman nel parcheggiarsi aveva preso una buca portando
Jinki a
svegliarsi e Minho ad allontanarlo subito dopo facendo finta di essere
infastidito.
-Hhmm
… siamo arrivati?- chiese
Jinki stropicciandosi gli occhi mentre Minho si alzava dal suo posto.
–
Si … dormiglione …- rispose
Minho accennando a un mezzo sorriso.
Una volta
scaricati gli zaini
dal pullman, i docenti insieme ai ragazzi, raggiunsero l’area
campeggio. Jinki
rimase a bocca aperta per quanto verde stava ammirando davanti a
sé.
Quello
splendido tappeto d’erba
era attrezzato di tavolini, bagni pubblici, docce all’aperto
stile spiaggia e
annaffiatoio che sbucava dal nulla bagnando di tanto in tanto il prato.
Gli
insegnati avevano dato a
ognuno di loro, una mappa per far vedere quanto era esteso il campo, i
vari
percorsi da poter seguire senza perdersi ed ammirare la natura e le
zone dove
le tende potevano essere sistemate.
Prima di
lasciare i ragazzi da
soli e liberi di divertirsi, dettarono gli orari da rispettare per il
pranzo e
la cena. A turno ognuno di loro doveva lavare i piatti o cucinare; si
lavorava
in coppia.
Dopo aver
puntualizzato il
tutto i ragazzi, si divisero. Non c’è bisogno di
dire che Jong e Key si
allontanarono da tutti per piantare la loro tenda mentre Minho e Jinki
optarono
di stare nei paraggi accanto ai docenti.
Jinki
posò gli zaini sull’erba
e Minho iniziò a leggere le istruzioni per montare la tenda,
il più grande gli
si avvicinò per aiutarlo.
- Cosa
posso fare per aiutarti?
– chiese Jinki dolcemente.
- Niente,
faccio da solo…-
rispose impegnato Minho.
Il castano
non rispose e
vedendo che Minho rifiutò il suo aiuto si sedette
sull’erba ad aspettare che
finisse di montarla.
Nell’attesa
l’insegnate si
avvicinò a Jinki lasciandogli un foglietto con su scritto la
lista della spesa.
Jinki si voltò guardandola con aria interrogativa e prima
che parlasse, l’altra
lo anticipò: -Tu e Minho cucinerete oggi a pranzo e questi
sono gli ingredienti
che vi servono, quando finirete, andrete a fare la spesa, qui vicino
c’è un
mini market. - disse cordialmente la donna.
Il castano
annuì e tornando a
voltarsi verso Minho lo informò della novità: -
Dopo che finisci dobbiamo fare
la spesa.–
-Sì,
ho sentito non sono sordo!-
replicò Minho leggermente nervoso non riuscendo a montare
l’ultimo pezzo.
Ancora
altri minuti e la tenda
fu sistemata. Subito Jinki si alzò portando con
sé gli zaini e i sacchi a pelo,
li sistemò al suo interno e uscì.
-Andiamo?-
chiese Jinki
sperando in una risposta più dolce. – Certo
…- rispose l’altro abbozzando un
mezzo sorriso.
I due
allora s’incamminarono
verso il mini market, per raggiungerlo scelsero un piccolo percorso che
attraversarono utilizzando delle biciclette. Una volta arrivati
entrarono,
dividendosi gli ingredienti d’acquistare in modo da fare il
più veloce
possibile. Riempirono il cestino di frutta, ortaggi e verdura,
arrivarono alla
cassa aspettando il loro turno. Durante gli acquisti non si erano
rivolti la
parola.
- Il
prossimo!- disse la donna
davanti alla cassa. Jinki e Minho si avvicinarono, posarono la spesa e
la donna
li osservò sorridendo.
-
- Siete
una bella coppia!-
sbottò la cassiera. Minho divenne subito rosso e Jinki
cercò di puntualizzare
che erano solo amici gesticolando nervosamente con le mani. Minho si
accorse
del suo imbarazzo, pagò trascinandolo subito fuori.
- Ehi
… calmati, ok?- disse
divertito, - Abbiamo altre cose a cui pensare, del tipo … tu
sai cucinare?-
chiese guardandolo inclinando il capo.
- Ma io
sono calmo e comunque
sì, so cucinare … perché?- rispose
Jinki una volta calmatosi.
- Bene
perché io non lo fare,
quindi ti occuperai tu della cucina!- rispose tranquillamente
l’altro.
- Cosa?!
No, tu cucinerai con
me, t’insegnerò!– affermò
Jinki prendendo due buste per metterle nel cestino
dietro la sua bici per poi salire in sella e tornare dagli altri.
“Che
palle…”
pensò
Minho senza dire nulla, lo guardò dritto negli occhi e
basta.
Poi lo
seguì e insieme,
tornarono dai ragazzi.
Scesi
dalle bici, si
avvicinarono al tavolo principale, dove era tutto pronto per cucinare.
C’erano
coltelli di tutte le forme, un pelapatate, due padelle per soffriggere
la
verdura, una vaporiera per il riso e una pentola per il brodo.
-
Mettiamoci all’opera!– disse
entusiasta Jinki, dopo essersi lavato le mani. Minho lo
seguì a ruota per poi
mettersi accanto a lui e aspettare istruzioni.
- Allora,
tu adesso peli le
patate con questo …- disse prendendo il pelapatate con la
mano destra e con la
sinistra prese una patata e con un gesto dall’alto verso il
basso, gli fece
vedere come bisognava usare lo strumento, – Capito come si
fa?- chiese infine.
Minho lo
guardò attentamente,
gli strappò dalle mani il pelapatate e sentendosi fare
quella domanda: - Certo,
non sono mica un cretino!- rispose iniziando a pelare. Jinki sorrise
mentre
prendeva le carote, le lavava e tagliava a rondelli per poi metterli in
una
ciotola.
Intanto
che Minho finiva, Jinki
prese il riso mettendolo nella vaporiera lasciandolo cuocere per
quindici
minuti.
-Ho finito
e adesso che
faccio?- chiese Minho.
–
Adesso, metti le patate e le
carote a bollire… - rispose il castano nell’atto
di sfilettare le zucchine e
altre carote.
Minho
assecondò la sua
richiesta gettando tutto nella pentola, ci aggiunse del sale e poi
chiuse con
il coperchio. Si avvicinò a Jinki per osservare il suo
lavoro, era tutto
sfilettato alla perfezione.
- Cosa
prepari?- chiese
curioso.
- Vorrei
fare dei semplici
noodles alle verdure… adesso mi manca solo la cipolla
bianca! - rispose
serenamente Jinki mentre puliva la cipolla.
–
Se vuoi aiutarmi rompi cinque
uova e mettile in una ciotola.- concluse guardandolo per un secondo
negli occhi
per poi sorridergli.
Minho
ricambiò il suo sorriso,
era raro che si trovassero così in sintonia mentre stavano
insieme. Prese una
confezione di uova e iniziò a romperne con delicatezza
cinque, le mise in una
ciotola e le portò dal suo compagno di stanza che nel fra
tempo, aveva finito
mettendo tutto in una pentola, aggiunse le uova, un pizzico di sale e
un po’ di
pepe e mise la padella sul fuoco iniziando a mescolare di tanto in
tanto.
Poi, si
avvicinò alla vaporiera
controllando che il riso fosse ben cotto, la spense e assaggio il brodo
con il
mestolo.
-Woow
Minho! Per essere la tua
prima volta sei stato veramente bravo!- esordì con quella
sua voce allegra e
squillante. – Grazie ma, non ho fatto nulla, il merito
è solo tuo!- rispose
Minho facendogli l’occhiolino.
Jinki non
si spiegò perché
arrossì distogliendo lo sguardo da lui.
Era
l’ora di pranzo, Minho
aveva sistemato il tavolo per sé e gli altri e Jinki aveva
sistemato con
accuratezza tutte le portate al centro di esso. Gli altri si
avvicinarono e
insieme iniziarono a pranzare.
Tutti si
complimentarono per le
ottime pietanze.
La
giornata passò in fretta,
tra escursioni, giri in canoa e piccoli scherzi. Il sole era tramontato
lasciando nel cielo schizzi di luce rossa simile a un pastello a cera.
Gli
ultimi uccelli svolazzavano per raggiungere il loro nido e le stelle,
iniziavano a brillare nel cielo.
I ragazzi
erano stanchi per le
varie attività svolte. Jong e Key decisero di tornare alla
loro tenda senza
cenare e lo stesso fecero Minho e Jinki che, una volta entrati in
tenda, si
buttarono sui loro sacchi a pelo addormentandosi di botto.
Il primo
giorno era passato e
il secondo, stava per giungere…
Era
l’alba, tutti stavano
dormendo eccetto Minho che, muovendosi lentamente per non svegliare
Jinki era
uscito a farsi una passeggiata. Il sole sembrava nascere da
quell’enorme
specchio d’acqua, regalando colori caldi e uno spettacolo
fantastico. I primi
uccelli avevano preso il volo, l’acqua del lago era calma e
il vento iniziò a
soffiare soave, sfiorando la pelle calda del giovane.
“Devo
parlare con lui… devo dirgli che so…”
Minho era perso nei suoi pensieri più profondi.
-Ehi
… sei già sveglio?- chiese
dolcemente Jinki avvicinandosi alla scogliera. Quella voce familiare
portò
Minho a voltarsi e Jinki era là davanti a sé con
il volto sorridente che, era
accarezzato dai primi raggi del sole. “Jinki
…” –
Non avevo sonno ...- rispose
con altrettanta dolcezza. – Neanche io …- rispose
l’altro, - È scivoloso qui …
perché non ti avvicini? Ammetto che ho paura che tu cada in
acqua! Ahahah-
ammise Jinki guardando quello spettacolo naturale. – Io a
differenza tua, so
nuotare …- rispose Minho mentre si voltava per raggiungerlo
ma, improvvisamente
perse l’equilibrio posando il piede su una piccola pietra
instabile. Jinki si
buttò in avanti tendendogli una mano per afferrarlo dal
polso ma, Minho essendo
più pesante di lui lo trascinò con sé
cadendo nel lago.
Il corpo
di Minho riemerse
subito così come quello di Jinki che, si attaccò
a lui per rimanere a galla.
-Non ti
agitare, altrimenti non
arriveremo a riva! - gli raccomandò Minho ridendo. Jinki non
disse nulla,
teneva la testa posata sulla sua spalla mentre si stringeva sempre
più forte a
lui.
Minho
iniziò a nuotare, dopo
qualche minuto arrivò alla riva con l’affanno
stanco per lo sforzo si distese
portando su di sé Jinki.
-Ehi
… a… adesso puoi … lasciarmi
… - disse con voce spezzata mentre gli accarezzava la
schiena per rassicurarlo.
Jinki
aprì lentamente gli
occhi, vide che si trovava sulla terra forma e soprattutto che era
sdraiato
sopra Minho. Per un attimo non fece nulla poi, si alzò e
mettendosi cavalcioni
su di lui iniziò a dare voce alle sue paure: - Ti rendi
conto che mi hai fatto
prendere un infarto! Siamo scivolati da una scogliera! E se ti fossi
rotto
qualcosa? Come avresti potuto gareggiare una volta rientrati!- aveva
gli occhi
rossi e le lacrime lentamente scivolarono sul suo viso per poi cadere
insieme
alle gocce sul volto di Minho.
Minho
sgranò gli occhi a quella
reazione, inizialmente pensava che l’altro si fosse
preoccupato per lui, il suo
salto e le qualifiche invece di pensare a se stesso. E poi, quelle
lacrime per
un istante lo fecero vacillare mettendo in discussione se stesso e
quello che
provava per lui. Istintivamente allungò il braccio per poi
con la mano
sfiorargli il volto asciugandogli le lacrime. – Mi dispiace
Jinki … mi dispiace
veramente tanto… scusa…- la sua voce era sincera,
dolce e profonda mentre
lentamente si alzava mettendosi seduto facendo scivolare la sua mano
dalla
schiena al fianco sinistro del più grande.
Si
guardarono intensamente
negli occhi coscienti che in quel momento qualcosa stava nascendo fra
loro. Un
sentimento nuovo che, non avevano mai provato per nessun altro. I loro
occhi
riflettevano l’uno il volto dell’altro e il vento,
ritornò dolcemente ad accarezzare
la loro pelle e i brividi comparvero inesorabilmente …
-Jinki
… devo dirti una cosa …
- sussurrò Minho avvicinandosi al suo volto.
Accostò la propria fronte con
quella dell’altro e il suo cuore perse un battito
così come quello di Jinki che
sperava che da un momento all’altro Minho lo baciasse.
-MINHOOOO
… TESORO MIOOO! SONO
ARRIVATA!- la voce di Jenny pose fine a quel loro momento, a
quell’occasione
che, capitava solo una volta nella vita.
Contemporaneamente
entrambi
scostarono le loro fronti per voltarsi a guardare da dove provenisse
quella
voce. A pochi metri di distanza c’era Jenny che correva verso
di loro, Jinki
allora respinse Minho per poi alzarsi, - Scu… scusa
… ci vediamo più tardi …-
disse andandosene lasciando Minho da solo in compagnia di Jenny.
Il resto
della giornata passò
tranquillamente, Jinki rimase in compagnia di Jong e Key che avevano il
compito
di cucinare sia il pranzo che la cena mentre Minho, rimase per tutto il
tempo
con Jenny in quanto non lo lasciava solo neanche per un secondo.
Le ore
passavano e i ragazzi
decisero di sedersi tutti intorno al fuoco per raccontarsi storie di
paura. Key
ascoltando alcune storie rimase terrorizzato ma per fortuna
c’era il suo Jong
accanto a sé pronto a stringerlo fra le sue braccia.
-Scusate
ragazzi… non vorremmo
interrompere il vostro divertimento ma, domani mattina ritorneremo a
casa. Ci è
stato comunicato che le qualificazioni saranno svolte con un giorno di
anticipo
e quindi avete bisogno di riposarvi!- la voce di un uomo interruppe le
loro
storie, - Questa sera visto che è l’ultima
perché non andiamo a caccia di
fantasmi? Vi va?- sbottò alla fine il docente ghignando.
Tutti
erano entusiasti tranne
Key, “Nooooooo che divertimento
è mai
questo!”.
Dopo cena
i ragazzi si
preparano per l’avventura. Ogni coppia doveva avere due torce
e una mappa, alla
fine vinceva chi tornava prima al punto di partenza.
- Jinki ti
aspetto al percorso
verde!- disse Minho già pronto per la sfida.
- Va bene,
ti raggiungo subito!
- rispose Jinki mentre prendeva le ultime cose.
Jenny
guardò i due e vedendo
che Minho partì per primo lo seguì fino al
percorso.
- Minho
aspettami!- esclamò
raggiungendolo correndo per poi aggrapparsi al suo braccio.
- E tu che
ci fai qui? Torna
indietro… - sbottò Minho infastidito da quella
voce da ochetta.
- Sono qui
per te e per dirti
che non dovresti essere amico di una persona che ti mente da quando
è arrivato
qua! - ribatté Jenny mollando la presa.
- Di che
stai parlando?- chiese
Minho voltandosi per guardarla non capendo a cosa si riferisse.
- Sto
parlando di Jinki! Lui
non è un atleta … lui studia musica, è
uno stupido cantante che è tornato in
Corea per riprendersi da un intervento alle corde vocali! Apri gli
occhi per un
secondo … sei stato preso in giro, amore mio.-
spiegò Jenny con aria
soddisfatta convinta di aver per sempre allontanato Minho da Jinki ma,
la
reazione di Minho non era come se l’era immaginata.
Sul volto
del ragazzo si stampò
un sorriso dolce ricordando la prima volta che udì Jinki
cantare sotto la
doccia. Sembrava una voce angelica che ti risucchiava
l’anima, provocava
brividi di puro piacere.
- Lo so,
so chi è e, non mi
importa e sai il perché? - fece una breve pausa poi
continuò
-
… perché è stata l’unica
persona a credere in me, a sostenermi … è stato
l’unico a starmi accanto senza
neanche saperlo ed io, da oggi in poi, gareggerò solo per
lui!- mentre parlava,
i suoi occhi brillavano e la sua bocca inconsciamente sorrideva.
Jinki
aveva sentito tutto, li
aveva raggiunti e si era nascosto dietro ad un albero sentendo che
stavano
parlando non voleva interromperli.
“Allora
… l’ha sempre saputo…”,
la torcia che aveva in mano cadde a terra facendo rumore, subito la
riprese e
sapendo di essere stato scoperto, uscì da dietro
l’albero scusandosi.
-Onew
… non devi scusarti. Sai…
è da giorni che volevo dirtelo ma non trovavo mai
l’occasione per farlo -
ammise Minho con voce colma d’amore.
Jenny era
incredula a quello
che aveva ascoltato, non riusciva ad accettare di essere stata
scaricata per la
terza volta e questa… sembrava quella decisiva.
Con le
lacrime agli occhi
indietreggiò per poi scappare via.
Minho non
mosse un muscolo e
tantomeno Jinki che, giorni prima era stato aggredito da lei.
“Allora…
il bracciale doveva essere un segnale...”
pensò Jinki avvicinandosi a lui.
- Andiamo?
Gli altri sono già
partiti. - disse Minho come se, non fosse accaduto nulla.
- Si,
andiamo…- rispose Jinki
sorridendogli.
I due
s’incamminarono lungo il
tragitto, le torce erano ben accese e a far loro compagnia
c’era il manto stellato.
Per strada non c’erano lampioni quindi le stelle si vedevano
più luminose del
solito. Jinki alzò il capo per guardarle perdendosi in esse.
-Sono
bellissime vero? Se vuoi,
ti porto in un posto, dove si vedono ancore meglio!– esordì Minho
indicandogli un punto sulla
mappa, – Vedi questo … è la zona
più alta di questo luogo, se la raggiungessimo
potremmo vedere tutte le stelle!- concluse senza smettere di sorridere.
- Woow!
Certo che voglio
andarci ma, la gara?- chiese Jinki un po’ incerto sul da
farsi.
- La gara,
non la faremo!
Ahahahah- rispose Minho facendogli la linguaccia. Jinki rispose con un
sorriso
che, poteva essere tradotto, in un “Ci
sto!”.
Durante il
percorso i due
parlarono, canticchiarono e si fermavano di tanto in tanto a guardare
le stelle.
La notte si faceva sempre più intensa, iniziava a fare un
po’ freddo. Di tanto
in tanto si potevano ammirare le lucciole che illuminavano la via con
il loro
lento svolazzare.
Per un
attimo il silenzio fra
loro cadde, beandosi di quei rumori notturni che la natura gli offriva
tra cui,
il bubolare di un gufo. Attraversarono un piccolo ponte fatto di legno,
oltrepassava il lago, dove la luna si rifletteva nella sua
più totale bellezza.
Mancava
poco all’arrivo e Jinki
improvvisamente si fermò, Minho a sua volta si
arrestò con il suo passo per
capire se andava tutto bene.
-Jinki?-
lo chiamò titubante ma
nessuna risposta, tentò di nuovo: - Onew …-
questa volta lo interpellò con tono
profondo e tranquillo, non si avvicinò a lui, anche se, lo
voleva tanto.
“E
se rinunciassi allo studio per supportarlo …”
… si era fermato per pensare, le qualificazioni
erano arrivate e sapeva che Minho senza nessuno sforzo sarebbe riuscito
a
passarle arrivando come candidato alle prossime Olimpiadi ma, non
sapeva per
certo che avrebbe superato il suo stesso record una volta riavuto gli
obbiettivi puntati su di lui.
- Si?!
– rispose guardandolo.
- Tutto
bene? – chiese Minho
inclinando di poco il capo.
- Certo
andiamo! - rispose
sorridendo.
“Starà
pensando alla gara, ne sono sicuro …” pensò
Minho riprendendo a camminare.
Continuarono
con passo calmo e
rilassato quando, il percorso finì con delle siepi davanti a
loro. Jinki aveva
la mappa in mano e vedeva che il percorso non era terminato.
-Dobbiamo
oltrepassare la siepe
e ci siamo!- affermò alternando il suo guardo tra la siepe e
la mappa.
Minho
passò per primo e subito
dopo Jinki. Minho fece finta di rimanere a bocca aperta nel vedere
quello
spettacolo, Jinki invece era sorpreso veramente.
Davanti a
loro vi era un
piccolo spiazzale che terminava con una staccionata in legno. C’erano due
sedie da campeggio e un piccolo
focolare acceso.
- Non
siamo soli …- disse Jinki
vedendo il tutto - Sì che lo siamo!- ribatté
Minho afferrandolo per il polso
per trascinarlo a sedere su una sedia.
- Ho
preparato tutto io … sta
tranquillo …- disse dolcemente il più piccolo
vedendo Jinki dimenarsi ed essere
titubante nel sedersi.
- Tu?
Perché?- chiese il
castano voltandosi verso l’altra sedia per guardarlo
sorpreso.
-
Perché … uno, volevo che tu
ammirassi tutte queste splendide stelle, ringraziandoti per tutto
quello che
hai fatto per me … e … due …- fece un
respiro profondo prima di continuare
- … volevo che tu mi facessi una promessa
…-
non smise di guardarlo ma, dal sorridergli allegramente, Minho
mutò,
rivolgendogli un sorriso malinconico.
- Che
promessa vuoi che io ti
faccia … - rispose Jinki notando quel cambio
d’umore improvviso dell’altro.
- Voglio
che tu … dopo le
selezioni tornassi in America per continuare i tuoi studi. Hai talento
e non
devi sprecarlo solo per incoraggiarmi … non so, forse hai
paura di non
riuscirci più dopo l’intervento subito ma, io dico
che tu puoi farcela. Infondo
come hai sempre detto tu: L’impegno è un altro
modo di chiamare il miracolo…-
esordì il più piccolo facendogli
l’occhiolino.
Jinki
rimase colpito da quella
richiesta, si sentì come se un pugnale gli avesse trafitto
il petto. Tutto
sembrava così reale che il dolore non cessava anzi, si
amplificava a ogni sua
parola.
-
Veramente la frase esatta è:
Miracolo è un altro modo di chiamare l’impegno
… e, sei stato tu a dirlo …-
rispose continuando a sorridere mentre in realtà voleva solo
piangere.
-
Già … allora, me lo prometti?
– chiese l’atleta allungando il braccio verso di
lui, con la mano chiusa e con
solo il mignolo aperto.
- Te lo
prometto …- rispose
Jinki allungando anche lui la sua mano per poi far intrecciare il
proprio
mignolo con quello dell’altro sigillando la loro promessa. In
quello stesso
istante, una stella cadde in un angolo sperduto dell’universo.
Entrambi
sospirarono
sciogliendo quel piccolo nodo e tornando a guarda le stelle:
- Buona
visione! - esclamò
Minho con l’amaro in bocca.
- Anche a
te...- rispose Jinki
pendendosi nella meraviglia di quel cielo nonostante
anch’egli, provasse le
stesse emozioni dell’altro.
♠
♣ ♥ ♦
Il
fatidico giorno era
arrivato. Era l’alba e i coach stavano già
preparando i loro “campi di
battaglia” dove solo i
migliori dei loro studenti sarebbero sopravvissuti.
Minho non
chiuse occhio così
come Jinki, intento a fissare il soffitto con la consapevolezza che
sarebbe
tornato in America subito dopo la selezione.
Le valigie
erano state fatte la
sera prima e il biglietto era stato acquistato quella stessa notte
d’insonnia.
Jinki si
sentiva nervoso, non
sapeva come dirlo ai suoi amici e, non sapeva come avrebbe fatto a
stare
lontano da Minho. Di nuovo l’oceano Pacifico li stava per
dividere.
Minho
invece, contava le ore
che mancavano alla gara, di tanto in tanto pensava anche alla partenza
del suo
amico e come, sarebbe stato tornare a dividere la stanza con il vuoto.
Me tutto
si supera e soprattutto era per il bene di entrambi, era questo che si
diceva
sempre fra sé e sé.
Intanto le
ore passavano e i
due non si rivolgevano la parola rimanendo sdraiati sul letto. Era come
se il
silenzio parlasse per loro, così come i loro respiri e i
piccoli movimenti che
facevano ogni tanto per cambiare posizione.
Ore
quattordici e trenta, la sveglia
trillò e i due si alzarono dal letto.
Jinki
scese le scale e
guardando Minho allacciarsi le scarpe chiese: - Nervoso?-
-Un
po’ ma, avendo te al mio
fianco, so che andrà tutto bene… - rispose
alzando il capo per guardarlo.
Un’altra
fitta dritta nello
stomaco … ecco cosa percepì Jinki al suono di
quelle parole. Erano belle ma, lo
ferivano. Quella notte aveva capito di provare qualcosa per lui e, non
era solo
ammirazione … quello che provava era un puro e semplice
sentimento d’Amore.
-Ahahah
… ti serve una buona
spremuta d’arancia! – rispose il più
grande mascherando il tutto con il suo
sorriso per poi uscire dalla stanza per andare a prendere due succhi
all’arancia.
Arrivato
al bar, incontrò Jong
e Key.
-
Buongiorno Jong sei nervoso,
per oggi? – chiese Jinki dandogli una pacca sulle spalle e
guardando Key
aggiunse: - E tu … pieno di energie per fare il tifo per
lui?-
- Solo un
po’ … l’ultima volta
è andata bene quindi punto su questo! - rispose Jong bevendo
il suo cappuccino.
- Io sono
sempre pieno di
energie! Soprattutto quando sto con lui! - rispose Key con gli occhi
sorridenti
- Lo inseguirò in capo al mondo, tanto per me è
facile integrarmi nell’ambiente
della moda…- affermò ghignando.
- Della
… moda?- chiese Jinki
dall’aria sorpresa.
-
Sì, mia madre è la direttrice
più importate nel campo della moda sportiva ed io,
lavorerò per lei. Abbiamo
sedi in tutto il mondo! - esordì soddisfatto.
- Oh
… fantastico! Io invece
tornerò in America! - sbottò Jinki pensando di
aver colto l’occasione giusta
per comunicarlo.
- Cosa?!
– risposero a unisono
i due guardandolo.
- Prometto
che ci rivedremo e
ci sentiremo ogni giorno o, quando sarà
possibile…- rispose Jinki come se non
avesse detto nulla d’importante.
- Scusate
ma, adesso devo
andare … buona fortuna …- enunciò
prendendo i suoi succhi per poi tornare da
Minho.
Non amava
gli addii fatti di
abbracci e carezze, ed era per questo che non si era fermato a
salutarli,
sarebbe stata più dura poi lasciarli. Lo stesso avrebbe
fatto subito dopo con
Minho.
Vide Minho
per il corridoio
correre verso di lui.
-Andiamo
Jinki! È il momento! -
esclamò Minho oltrepassandolo. Jinki lo seguì di
corsa e insieme raggiunsero la
palestra che, era piena di giornalisti pronti con la cinepresa a
filmare il suo
ritorno.
Minho si
muoveva come se le
telecamere non ci fossero, con sé aveva il borsone, lo
aprì tirando fuori una
bottiglietta d’acqua e un asciugamano. Jinki al contrario, si
sentiva
osservato, a stento riusciva a muoversi. Minho notò il
comportamento di Jinki e
per rassicurarlo gli si avvicinò sussurrandogli: - Fai finta
che non ci sono …
è solo un allenamento, ok?- sorrise.
Jinki
annuì ricambiando quel
sorriso, poi, si avvicinò al coach sedendosi accanto a lui.
I
riflettori erano tutti
puntati su Minho e Siwon che, si contendevano il posto alle olimpiadi.
L’asta
era stata posta all’altezza di un metro e venticinque. Il
primo a saltare
sarebbe stato Siwon che, era già in posizione. Mancava solo
il suono della
trombetta che, arrivò subito dopo, Siwon saltò
superando con facilità l’asta.
Lo stesso fece Minho, con il medesimo risultato. Il primo tentativo era
andato,
adesso l’asta era alzata di un metro e mezzo. Come per il
primo salto, Siwon fu
il primo e poi Minho. Anche questa volta il salto dei due
andò a buon fine.
La
tensione salì come l’asta fu
posta all’altezza dei due metri.
Il tempo
passava e Jinki
iniziava ad agitarsi.
“Dai
Minho … puoi farcela …”
si diceva incrociando le dita.
Siwon
prese la rincorsa, saltò
e con il tallone sfiorò l’asta facendola
leggermente tremare ma, non cadde.
Subito dopo si preparò Minho che, per un istante
esitò, ma poi, prese la
rincorsa e saltò. L’asta non fu sfiorata e il
salto fu perfetto.
Mancavano
gli ultimi due salti
e Jinki iniziò a guardare l’orologio. “Tra
poco dovrò andare…”
pensò tornando a guardare Minho sorridendogli “Tra
poco tu ed io non ci rivedremo mai più
…”.
L’impresa
stava per arrivare, i
fotografi iniziarono a scattare foto e l’asta si
alzò di altri venticinque
centimetri.
Siwon
saltò e, l’asta questa
volta cadde. Jinki era dispiaciuto per lui, sapeva quanto si era
allenato ma,
adesso Minho aveva l’occasione di superarlo e passare la
selezione. Questo però
non accadde, anche Minho fallì.
“Maledizione!” pensò
Jinki riguardando l’orologio sul suo polso. Era
arrivato il momento di partire. Minho in quel momento era concentrato
sulla
gara e Jinki questo lo sapeva molto bene.
Fu allora
che decise di alzarsi
e lasciare la palestra. Tornò in stanza, prese la valigia e
andò via. Il taxi
era fuori ad aspettarlo. Il ragazzo chiese scusa per il ritardo e
salì a bordo
in direzione dell’aeroporto.
Contemporaneamente
in palestra
la gara stava per concludersi.
L’altezza
adesso era di due
metri e mezzo. Siwon saltò fallendo di nuovo, il suo errore?
Lo slancio.
Adesso
toccava a Minho.
Il ragazzo
si concentrò più del
solito, prese la rincorsa … slancio e caduta perfetta. Aveva
sfiorato l’asta,
aveva paura che cadesse ma per fortuna, rimase lì sorretta
dai due pali
verticali.
Si
voltò per guardare Jinki ma
lui, non c’era più.
“Jinki
…”
pensò
mentre attorno a sé calò un silenzio che sentiva
solo lui mentre i giornalisti
lo riempivano di domande e di foto. Lui li guardava come un bambino
sperduto,
vedeva le loro bocche muoversi ma non sentiva nulla.
Sapeva che
Jinki era già
sull’aereo diretto per gli Stati Uniti e lui, non poteva
più farci nulla.
---TRE
ANNI DOPO ---
“Ehilà
amico! Come ti vanno le cosa in America? Ho saputo che hai superato
tutti i
corsi e adesso sei su una bellissima spiaggia di Miami Beach a goderti
il sole!
Ti starai chiedendo come faccio a sapere tutte queste cose …
beh … con Key e i
tuoi amici che pubblicano tantissime foto con te non è poi
così difficile!
Ahahahahahahahah
Sono passati tre anni dall’ultima volta che ci siamo visti e
spero un giorno di
rivederti…
Ah
… sono entrato nella nazionale quindi mi aspetto che tu mi
segua in tv u.u, non
esiste solo Minho …
A
proposito di Minho … sai … da quando sei andato
via, penso che tu gli abbia
lasciato un vuoto. Dopo i giochi olimpici è partito senza
dire nulla a nessuno
e, non sappiamo, dove si trovi o se sta bene. Ammetto che un
po’ sono
preoccupato per lui …
Se
ti starai chiedendo che fine hanno fatto Key e Taemin, la risposta
è molto
semplice : Io e Key viviamo insieme, abbiamo tre cagnolini molto carini
e lui,
come al solito si diverte a trattarli come principesse (anche se, i due
cani
sono maschi … ma, dettagli!). Inoltre Key, dirige una
rivista di moda oltre ad
organizzare serate e sfilate.
Taemin
finalmente ha confessato di avere una storia con quel Manuel. Adesso
lavorano
insieme ma, non vuole dirmi che tipo di lavoro svolge. Dice che
è top secret ma
io, credo proprio che se lo scopi e basta … devo ammettere
però che insieme
formano una bella coppia, lui è un bell’uomo e
penso che abbia anche così tanta
pazienza da sopportare Taemin o semplicemente lo ama … chi
lo sa …
Aish
… come sempre parlo troppo e non dico mai nulla di concreto
… purtroppo fa
parte di me …
Mi
manchi e, spero di rivederti presto!
P.S.
Jenny alla fine si è fidanzata con Siwon! AHAHAHAHAHAH
Jinki era
seduto sulla spiaggia
con il computer portatile in mano sorrideva leggendo
quell’e-mail inviatagli
dal suo amico Jong e si rilassava grazie al vento caldo che gli
accarezzava la
pelle leggermente abbronzata. Il sole sembrava tramontare
nell’oceano mosso da
piccole onde che s’infrangevano sulla riva della spiaggia.
Il cielo
era dipinto con colori
caldi a olio e i gabbiani, volavano verso l’orizzonte
immaginario …
- Ehi
Jinki! Qualcuno questa
sera ha chiesto di te!- una voce femminile si avvicinò al
giovane sedendosi al
suo fianco.
- Ti ha
detto il suo nome?-
chiese Jinki distogliendo lo sguardo da quel bellissimo panorama.
- No, mi
ha detto di volerti
incontrare sulla spiaggia! - rispose la ragazza sorridendo - Non
sarà mica un
tuo amore segreto! - continuò ghignando divertita.
- Cosa?!
Ma che diavolo vai a
pensare! Io non ho un ragazzo… - rispose imbarazzato Jinki.
- Ahahahah
certo, certo … farò
finta di nulla! - continuò la giovane con quella sua risata
cristallina.
♠
♣ ♥ ♦
Le ore
passavano e il cielo
diventava sempre più scuro e le stelle, come quella notte al
campeggio
iniziarono a brillare con le loro splendide costellazioni.
La
spiaggia era deserta e Jinki
non vedeva l’ora di scoprire chi ci fosse lì ad
attenderlo. Aveva formulato
qualche ipotesi pensando a Jong, a Key o a Taemin; infondo aveva
ricevuto
quell’e-mail il giorno stesso dell’incontro al “buio”…
Il
più grande arrivato in
spiaggia, si tolse le scarpe lasciando che la sabbia umida gli
massaggiasse la
pianta dei piedi. Iniziò a camminare verso un piccolo
focolare però, sembrava
che non ci fosse nessuno. Acconto a esso c’era una piccola
tenda che, come un
flash gli ricordò le due notti passate al campeggio
… ricordandosi anche il suo
sorriso.
Continuò
ad avanzare
raggiungendo il fuoco ma ancora non si vedeva nessuno.
“Se
è uno scherzo giuro che mi arrabbio seriamente ” pensò
arrestando la sua
camminata poi, si voltò verso l’oceano beandosi
della vista lunare che
rifletteva la sua bellezza.
Chiuse per
un attimo gli occhi,
ascoltando il suono delle onde che s’infrangevano sui suoi
piedi. L’acqua era
tiepida e piacevole da percepire.
Improvvisamente
due mani si
posarono sui suoi occhi impedendogli di aprirli. Jinki non si
agitò anzi, portò
le proprie mani su quelle dell’altro, le scostò
mentre lentamente si voltava
per guardarlo: era Minho.
-Sorpresa
… - sussurrò con
quella sua voce calda e profonda mentre lo guardava sorridendo.
A Jinki
quel sorriso era
mancato come il suono della sua voce. Infatti, i suoi occhi iniziarono
a
brillare di contentezza e le sue labbra si curvarono dando vita ad un
splendido
sorriso.
I loro
sguardi iniziarono a
parlare e i brividi a pervadere i loro corpi.
Jinki
ancora incredulo portò
l’indice della propria mano destra a punzecchiare il braccio
sinistro di Minho.
- Ehi
… non è un sogno … -
rimarcò l’altro ridendo.
- Lo so
… volevo solo esserne
certo! - rispose Jinki allegro.
Poi, Minho
lo afferrò per il
polso e lo tirò a sé per poi abbracciarlo. Lo
respirò posando la propria testa
fra i suoi capelli.
-Sai
perché sono qui … - fece
un lungo respiro, gli bacio il capo e poi indietreggiando di poco per
guardarlo
negli occhi, - … perché mi mancavi… mi
mancava la tua allegria mattutina, la
tua determinazione, il tuo coraggio e, i nostri battibecchi. Mi mancavi
come
compagno di stanza, come amico e soprattutto come persona …
- si morse il
labbro inferiore pronunciando quell’ultima parola.
Il cuore
di Jinki iniziò a
battere dal momento in cui Minho lo aveva stretto a sé.
Sperava che l’altro non
se ne accorgesse di quel battito accelerato, di quel suo essere agitato
…
Ascoltò
ogni singola parola che
in quel momento, gli stava riscaldando il cuore.
Minho
sembrava emozionato, era
la prima volta che parlava a cuore aperto.
- Sai
… ho anche capito di
amarti … strano no?! – la sua voce continuava a
essere dolce mentre ingoiava a
vuoto e distoglieva per un attimo lo sguardo.
-
L’ho capito quando negli
altri cercavo il tuo sguardo …- fece incrociare nuovamente i
loro occhi mentre
portava la mano sinistra sul viso di Jinki per poi con le dita
tracciare il
contorno dei suoi occhi, - … mentre cercavo le tue labbra
…-, dagli occhi,
passò a sfiorargli quelle labbra carnose con il pollice, -
mentre cer…-
Jinki si
sentiva esplodere
dentro, troppe emozioni, troppi sentimenti ammessi nel giro di pochi
secondi …
Sperava
che si fermasse da un
momento all’altro ma Minho, continuava a parlare e a parlare
e a lui, non
rimase altro che fare una cosa …
Accorciò
le distanze fra loro e
portando una mano dietro la sua nuca lo strascinò verso di
sé rubandogli
l’aria.
Minho
rimase sorpreso da quel gesto
ma non si tirò indietro, chiuse gli occhi facendo schiudere
le loro labbra
infilando la sua lingua nella bocca dell’altro in cerca della
sua gemella. Una
volta ritrovate, si sfiorarono e i loro corpi fremettero come esse si
intrecciarono, sembravano quasi gemere in quel bacio fatto di passione
e amore.
Il
più piccolo posò le proprie
mani sui fianchi del suo amato e indietreggiando lo portò
dietro con sé fino a
sedersi sulla sabbia accanto alla tenda verde.
Jinki si
sedette cavalcioni su
di lui e le sue mani iniziavano a vagare su tutto il corpo cercando di
capire
cosa togliere per prima.
Minho al
contrario, sapeva da
dove iniziare sbottonandogli i pantaloni e abbassando lentamente la
lampo
sfiorando volutamente il suo sesso.
Jinki gemette per quel gesto
e di conseguenza
portò le sue mani sui lembi della maglia per sfilargliela.
“Ha
un corpo fantastico…”
pensò in quel piccolo attimo in cui poté
ammirarlo prima che l’altro lo
baciasse nuovamente e poi lentamente capovolgesse le posizioni portando
Jinki a
sdraiarsi e lui su di esso.
Il
più piccolo iniziò a
sbottonargli la camicia per poi porre fine al bacio per posare le
proprie
labbra su quel bellissimo corpo rimasto nella penombra. Non
risparmiò neanche
un centimetro di pelle … di muscoli … non ebbe
pietà dei suoi gemiti di piacere
che amava sentire uscire da quella splendida bocca.
Era come
una sfida, uno
toglieva una cosa e l’altro di conseguenza, ne toglieva
un’altra. Sembrava una
lotta fatta d’amore e in poco tempo i due furono
completamente nudi.
Subito
dopo i loro corpi
iniziarono a muoversi lentamente all’unisono, schiene
inarcate, mani
intrecciate, morsi sul collo accompagnati in un secondo momento da
piccoli
baci.
Labbra
sfiorate … respiri che
s’infrangevano sulle loro pelli sudate.
Il fuoco
scoppiettava, le onde
continuavano a infrangersi sulla sabbia e la luna, continuava a
vegliare su di
loro.
Non erano
i loro corpi a
vedersi ma, le loro sagome nere dietro a quella tenda che celava a
occhi
indiscreti ogni dettaglio.
Il
movimento di quelle silhouette
sembrava una danza dolce e seducente di due anime unitesi per sempre.
- Ti amo
e, non ti lascerò più
andare …- sussurrò dolcemente Jinki sulle labbra
dell’altro.
- Io, non
andrò da nessuna
parte senza di te … amore mio …- rispose Minho a
tono sorridendogli.
FINE
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Ed
eccomi qua con un’altra One Short tutta per te mio caro Wyatt
White! *Lo strapazza di coccole.* Oggi è un giorno
importante per te e spero
con tutto il cuore che lo passerai in dolce compagnia!
E
visto che oggi è un giorno speciale ho pensato insieme a
KuraiShitsuji,
Lagartischa e HikariKamishi di dedicarti questa storia basata sul tuo
Dorama
preferito, per non parlare della tua amatissima OnHo! Spero tantissimo
che il risultato
sia di tuo gradimento! *______* ti
voglio tanto beneeeee!!!!!!
<3
E
oraaaaaaaaaa
lascio la parola a :
Ciao
Fratellino!!! Hai visto!!! Sono riuscita ad esserci anche
se un po’ fantasma!
*se la
ride*
Spero che
per te oggi sia un giorno speciale e perfetto … Vorrei
essere tanto li per tirarti le orecchie XD prima o poi
succederà …
Buahahahah comunque divertiti!!!
Tanti
aug… Eh?
*Arriva
Kyu le bisbiglia qualcosa nell’orecchio.*
Ehm…
Ok… Ti augura anche lui buon compleanno e ha detto che dopo
festeggerà con Ed salt… Oooh svergognato!
*arrossisce
e lo caccia.*
Tz…
Sorry… Tanti auguri Little Brother…
Tvtttb!!!
KuraiShitsuji <3
Oppaaaaa˜˜
*Abbraccia*
Benvenuto
nel mondo dei grandi!
Tantissimi
auguri <3
Quello che avevo da dirti te l’ho già detto a
mezzanotte, quindi …
Niente, grazie di tutto.
Ti voglio
bene, non sai quanto.
Altri 100 di questi giorni! :* :* :*
HikariKamishi
Ehiii
Ma
è oggi?
È
proprio oggi?
Nooo non
ci credono
*Si porta
le mani al viso incredula poi superato il momento lo
abbraccia e con gioia gli dice*
Auguriiiiii
di cuoreeeee
Siiiii sempre te stesso, non cambiare mai e lascia che sia
l’età a passare
regalandoti sempre un pizzico di maturità in più
ma con altrettanta voglia di
essere sempre un eterno bambino.
*lo
strapazza di coccole.*
Ancora
tanti auguri !!!
Lagartischa