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Autore: nothingdrum    06/09/2016    1 recensioni
Due adolescenti che dovranno fare i conti con due delle cose più terribili dell'essere umano: I Ricordi.
Genere: Horror, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aveva camminata almeno duecento volte quella strada. Di notte, di giorno, al tramonto, all'alba. Ma quel giorno Valerio aveva notato qualcosa di strano. Le case che circondavano il percorso che ogni giorno lui e il suo amico Mattia facevano per andare a camminare nel paesino di provincia dove abitavano erano completamente disabitate. L'ultima era stata abbandonata cinque anni prima, ricordava ancora il vecchio carrozziere che lavorava proprio sul pianerottolo di quel palazzo di tre piani circondato da un enorme giardino. Ogni mattina quando Mattia e Valerio gli passavano davanti salutavano il signor Scintille, chiamato così proprio perché passava ogni momento della giornata a saldare vecchi pezzi di altrettanto antiche automobili. Quando Scintille morì, l'intera stuttura venne lasciata a sè stessa, come se le famiglie che abitavano sopra a quel garage si fossero affezionate a quell'infernale rumore di metallo. In ogni caso, dal giorno dopo le finestre, le porte e perfino i rottami che Scintille posava nel giardino, erano andati. Ora erano rimaste solamente le tapparelle chiuse di ogni finestra del palazzo, e fu proprio una tapparella a suscitare l'interesse del ragazzo, quel giorno.

"Quella è sempre stata aperta?" disse a Mattia, con il dubbio.

Il compare si girò velocemente verso il palazzo che avevano appena superato.

"Io non la ricordo aperta almeno da cinque anni." Aggiunse.

I due si guardarono negli occhi con uno sguardo di paura, lo sguardo di due ragazzi di quindici anni che vedono qualcosa di strano.

"Nessuno entra più la dentro, in realtà nessuno viene più neanche in questa zona della città. Sarà stato il vento, sicuramente" disse Mattia, fermandosi e guardando ossessivamente quella tapparella aperta.

Valerio quasi non sentì la frase: era quasi incantato da quel piccolo dettaglio, quel minimo cambiamento che aveva notato praticamente per caso. Perchè una sola tapparella? Le finestre ne avevano due, se il colpevole fosse stato il vento, avrebbe aperto entrambe.

Lo disse all'amico, il quale rimase in silenzio, quasi paralizzato da una sincera e fredda inquietudine.

La notte stava rapidamente arrivando, e si incamminarono verso casa.

Ma Valerio poteva giurare che, una volta raggiunta l'entrata della strada, un forte odore di metallo venisse dal percorso che avevano appena compiuto.

 

 

Non riuscì a dormire, ovviamente. Passò tutta la notte a visualizzare nella sua mente quella finestra semi visibile, immaginandosi figure che facevano capolino da dietro il vetro. Erano ormai le quattro e mezza del mattino quando finalmente decise:

"Domani entreremo."

 

 

Mattia non ne fu entusiasta, anzi, non amava entrare in luoghi abbandonati, soprattuto considerando che in quella casa era morto qualcuno. Ma la curiosità quel giorno superò la paura, e, ahimè, decisero di entrare.

Dovettero farlo di notte, dato che di giorno era possibile incontrare ogni tanto una macchina, magari di qualcuno che aveva sbagliato strada e si ritrovava in quella zona fatiscente ai margini della città.

Sfondarono la porta in vetro con un sasso ed entrarono al piano terra, in cerca delle scale che portassero fino al terzo, dove era situata l'ormai famosa finestra. I primi passi nella casa furono forse i più terrorizzanti per i due ragazzi: i calcinacci che ormai con l'usura erano caduti sul pavimento rendevano ogni passo rumoroso come una nota di pianoforte in un teatro vuoto. I contatori di corrente erano ancora accesi, e la loro luce rossa fece sobbalzare Mattia, che camminava tremando come una foglia. Valerio non aveva tempo per la paura, doveva sapere cosa aveva spostato quella tapparella, per motivazioni che ancora non riusciva a capire. Forse era l'estate, la mancanza di cose da fare, o forse era qualcosa che lo chiamava, un richiamo invisibile ed irresistibile.

Salirono le scale, verso il secondo piano, dove abitava una famiglia olandese:

l'orribile carta da parati e moquette rosa erano rimaste dov'erano, riempite ormai da ampie macchie di umidità ovunque. Improvvisamente entrambi sentirono la stessa cosa, una cosa che Valerio aveva già sentito.

L'odore di ferro fuso, che proveniva dal terzo piano.

Dove abitava Scintille.

Corsero per le strade pericolanti e sfondarono la porta di legno ormai marcio che dava sull'appartamento del carroziere.

Non c'era nulla. La finestra era ancora mezza aperta, facendo entrare nel salone ormai vuoto delle spettrali luci bianche. Valerio si avvicinò e uscì, sul balcone. Provò ad aprire l'altra metà della finestra, ma la ruggine aveva ossidato così tanto quella tapparella d'alluminio al gancio che la fissava al muro che solamente un uomo fortissimo avrebbe potuto chiuderla.

Lo stesso valeva per quella che era aperta.

"Impossibile! Dev'essere stato qualcuno! Mattia, c'è qualcuno in questo palazzo."

Fu allora che sentirono quel frastuono, un frastuono familiare. Mattia vide solamente la luce che veniva dal giardino, mentre Valerio si sporse per sapere chi era che stava saldando nella vecchia bottega di Scintille.

Fu allora che Valerio cadde.

 

 

La polizia arrivò velocemente sul posto, prendendo in custioda Mattia per portarlo in riformatorio. Valerio aveva, al momento del ritrovamento del corpo, segni inequivocabili di lotta. Mattia vide i suoi genitori in un pianto disperato mentre lo osservavano salire nella macchina della polizia. Ma vide anche qualcos'altro, la seconda tapparella

era aperta.





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Grazie a tutti!

-nothingdrum

   
 
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