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Autore: Napee    06/09/2016    15 recensioni
Fanfiction scritta per il contest "Quel semaforo rosso…" indetto dal gruppo di Facebook "Takahashi Fanfiction Italia"
***
In una giornata che si preannuncia pessima, un sorriso può cambiare tutto?
[scolastico]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel semaforo rosso...è sempre rosso!

Sesshoumaru camminava lentamente godendosi sulla pelle i primi raggi solari che facevano capolino dal cielo  denso e scuro.
Quella mattina uggiosa sembrava voler far piovere per tutto il giorno,ma, nonostante questo, un tenue raggio solare aveva fatto breccia in quella coltre di nubi ed era andato timidamente a scaldargli la faccia.
Si guardò l’orologio che teneva al polso e lesse l’ora.
Era in anticipo, le lezioni sarebbero cominciate fra quasi 40 minuti e lui era già praticamente arrivato a destinazione, nella sua nuova scuola...dove avrebbe incontrato nuove persone, dove avrebbe dovuto sopportare i suoi nuovi stupidi compagni di classe e dove avrebbe dovuto assecondare degli inutili docenti buoni soltanto ad imbrattare le lavagne con degli scarabocchi senza senso.
Sospirò annoiato solamente pensandoci.
Bhe... In ogni caso avrebbe potuto farsi espellere come nella sua vecchia scuola...e quella prima e quella prima ancora.
L’ultima volta si era fatto beccare mentre si fumava una canna in classe e la professoressa aveva talmente dato di matto che le vene del collo minacciarono seriamente di esploderle.
Un accenno di risolino si affacciò sull’angolo della bocca del giovane.
La scena era stata davvero comica, la sfuriata di suo padre e le relative percosse che erano seguite... Bhe, quelle un po’ meno.
Giunse ad un incrocio, proprio davanti al cancello della scuola, ed attese che il semaforo diventasse verde.
Ancora non c’era quasi nessuno per la strada, solo qualche automobilista che guidava per andare a lavoro e qualche commerciante che apriva la saracinesca del suo negozio.
Si guardò un po’ in torno e scorse giusto alcuni studenti che, mattinieri come lui, si recavano a scuola abbastanza in anticipo.
Guardò nuovamente il semaforo. Niente da fare, era sempre rosso.
Attese ancora.
Si cacciò una mano in tasca ed estrasse l’ipod.
Con un gesto annoiato, alzò il volume al massimo sparandosi nelle orecchie la Nirvana dei Mucc*.
Distrattamente, prima di rimettersi le mani nelle tasche dei pantaloni, osservò l’orario indegno che scintillava sullo schermo.
Mancavano quasi venti minuti alle otto e fra poco le vie si sarebbero riempite di studenti fastidiosamente urlanti.
Sbuffò scocciato tornando ad osservare quel dannato semaforo che persisteva a mantenere quella colorazione scarlatta decisamente irritante.
Ma quanto durava il rosso da quelle parti?
D’un tratto, una manina affusolata ed incredibilmente calda, gli sfiorò lo zigomo, sfilandogli la cuffia dall’orecchio destro.
Chi osava tanto? Chi voleva essere malmenato di prima mattina?
Si voltò già pronto a menare le mani, ma quando i suoi occhi ambrati scorsero l’esile figura di una ragazza, i suoi intenti omicidi si acquietarono all’istante.
“Che vuoi?” Chiese con la sua classica voce atona ed indifferente, mentre intanto scrutava la piccola aspirante suicida.
Aveva i capelli neri come la pece, lasciati quasi tutti sciolti sulla schiena, fatta eccezione per una stupida codina che le teneva alcune ciocche legate su un lato.
Che cos’era quella pettinatura bizzarra? L’ultima moda in fatto di pessime acconciature?
Studiò il suo viso con attenzione.
Gli occhi erano marroni, grandi e vispi, il nasino era piccolo ed affusolato verso la punta, mentre la sua bocca era sottile ma ben definita.
Nell’insieme non era poi così brutta...
Osservò il suo fisico esile e la sua bassa statura con un cipiglio curioso.
Quella ragazza aveva la sua stessa divisa scolastica, ma il suo fisico sembrava proprio quello di una ragazzina delle medie.
“Sei un nuovo studente?” Chiese lei sorridente con quella sua voce allegra...talmente allegra che a Sesshoumaru venne il voltastomaco.
Neanche la degnò di una risposta, si rinfilò la cuffietta e rigettò lo sguardo sul semaforo perennemente rosso.
Ma che cavolo aveva quel dannato aggeggio?!
“Hey!” La sentì borbottare contrariata e quando si sentì sfilare la cuffietta nuovamente, stava quasi per dirgliene quattro, ma lei lo precedette.
“Non sei affatto gentile ad ignorarmi!” Lo rimproverò mettendo il broncio.
“Non era mia intenzione esserlo.” Commentò atono squadrandola dall’alto del suo metro e ottantanove.
Quanto sarà stata alta? Forse un metro e quaranta...
“Sei un cafone maleducato! Io volevo solo fare amicizia!”
“Nessuno te l’ha chiesto.” Rispose un po’ scocciato.
Ma chi era quella!?
Perché voleva fare amicizia con lui? Nessuno glielo aveva chiesto!
La osservò curioso mentre lei, borbottando qualcosa di incomprensibile, attraversò la strada senza neppure osservare se il semaforo lo permetteva.
Arrivò incolume dall’altro lato della strada e si voltò con aria vittoriosa verso di lui.
“In ogni caso, scorbutico forestiero, il mio nome è Rin!” Si presentò gridando quella sciocca presentazione ai quattro venti.
Che si aspettava adesso? Certamente lui non le avrebbe risposto!
Però una domanda voleva fargliela...
“Come sai che sono un nuovo studente?”
“Semplice.” Dichiarò la giovane trotterellando nuovamente verso la sua parte di strada e riaccostandosi a lui.
“Vedi quel semaforo rosso?” Chiese indicando il marchingegno che sembrava non voler mai cambiare colore.
Sesshoumaru tacque ed attese che la ragazza continuasse.
“Bhe... È sempre rosso! Ormai tutti gli studenti sanno che non funziona più. Solo uno nuovo si fermerebbe ad attendere il verde.” Spiegò lei con aria divertita e con quel sorrisetto irriverente stampato sulle labbra.
Sesshoumaru non la degnò neppure di uno sguardo e, senza congedarsi, la oltrepassò attraversando l’incrocio.
A circa metà strada, si voltò verso di lei e, chissà per quale scherzo del destino, si sentì in debito con lei.
Forse, una risposta se la meritava...
“Il mio nome è Sesshoumaru.” Snocciolò annoiato osservandola mentre si apriva in un sorriso smagliante che ebbe lo strano potere di destabilizzarlo.
“Piacere di conoscerti!” Trillò felice raggiungendolo e dirigendosi con lui verso i cancelli della scuola.
Sesshoumaru la osservava di sottecchi trovandola stranamente allegra e dannatamente felice, con quell’irritante sorriso stampato a fuoco sulle labbra.
Tsé... Che strana ragazza!
Distolse lo sguardo ed osservò il cielo schiarirsi pian piano: il sole iniziava ad intravedersi fra le nuvole quasi nella sua totalità.
Fortunatamente, quella che sembrava una pessima giornata, si stava rivelando meglio di quanto credesse.
Per un istante, pensò che il sorriso di Rin era proprio come quei raggi solari che, incuranti delle nubi grigie, illuminano tutto incondizionatamente.
Ma fu solo un istante, poi Sesshoumaru accantonò quella insensata analogia in un angolo della sua mente.
“Che bello! Sta uscendo il sole!” Trillò entusiasta la piccoletta al suo fianco.
Era una dispensatrice infinita di felicità e la cosa strana era che riusciva persino a rallegrare il suo animo cupo per natura.
Sesshoumaru alzò impercettibilmente un angolo della bocca, creando così l’idea di un vago e tiepido accenno di sorriso sulle sue labbra.
In risposta, Rin ampliò il suo perenne, mostrandogli i denti dritti e perfetti, in un’espressione di gioiosa complicità.
In fondo, non era poi così male...
Forse, per quella volta,non si sarebbe fatto espellere subito.
  
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