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Autore: Zenya Shiroyume    06/09/2016    5 recensioni
Spesso il caldo gioca brutti scherzi e Len non è affatto un amante dell'estate. In una notte di afa, non ha senso rimanere a letto, è più divertente andare a curiosare per casa, perché magari qualcosa può sempre succedere: spesso la notte riserva piacevoli soprese!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Something at Midnight

Il ronzio del ventilatore era ormai diventato insopportabile, quasi quanto il caldo asfissiante di quella notte di mezza estate. Nulla di quello che il ragazzo aveva tentato aveva dato qualche risultato, sembrava solo che tutti i suoi tentativi facessero aumentare quella sensazione di umido e caldo sulla sua pelle, alla disperata ricerca di un po' di refrigerio.
La sveglia poggiata in bilico sullo spigolo del comodino segnava le 3:24 e Len emise l'ennesimo sbuffo scocciato verso il piccolo ventilatore, in piedi accanto al suo letto. Le pale giravano al massimo della potenza da almeno quattro ore, probabilmente da quando aveva rinunciato a dormire sotto le sue lenzuola di cotone per proteggersi dalle zanzare.

O il caldo, o quelle bestiacce succhia-sangue!” si era detto mentre buttava per terra le coperte, facendole finire ad almeno un metro da lui tanto non le sopportava più. In quelle ore aveva ridotto la stanza ad un campo da battaglia, si era alzato tante di quelle volte che aveva imparato a memoria il punto di ogni singolo oggetto buttato a terra, tra libri e vestiti; aveva imparato a mettere i piedi sempre nel punto giusto, evitando di calpestare qualche gomma o matita e risparmiarsi così un altro motivo per rendere quella nottata ancora più terribile.
Len aprì di nuovo gli occhi e fissò il soffitto bianco, chiazzato da vecchi gadget trovati nei pacchetti delle patatine quando era più piccolo, di quelli che lui adorava lanciar e appiccicare ovunque; anche quelle macchie si erano rapprese, diventando indelebili sulla vernice bianca dopo innumerevoli estati.

Anche quei cosi devono essersi sciolti, ormai...”
Len odiava il caldo, era sempre stato un amante dell'inverno e delle cioccolate calde consumate davanti ad un camino scoppiettante, magari avvolto in un comodo piumino ad ascoltare la musica. Il ragazzo amava l'idea stessa della neve che cadeva fuori, gli piaceva il contrasto che c'era tra dentro e fuori, tra gelo e calore e non quell'orrida sensazione di afa ovunque andasse.
La serata ideale di Len era infatti fatta di bevande calde e caminetti, niente a vedere con quella serata lì. Ricordare quelle piccole cose che amava dell'inverno gli fece venire voglia di provare sulla sua pelle tutte quelle gradevoli sensazioni, al riparo dal freddo pungente della sua amata città e circondato solo da ciò che lo rendeva felice e comodo. Perciò, come evocato per mezzo di qualche misteriosa magia, il ragazzo sentì le sue spalle come appesantite da un piumone invisibile, pronto a proteggerlo dal freddo e dalla pioggia.
«Fa caldo!» fece scattando a sedere, tentando invano di scacciare la nuova sensazione di afa che si era aggiunta alla lista delle cose che avevano deciso di non farlo dormire. Nulla sembrava migliorare, solo il sonno che scivolava via.
«Che senso ha rimanere a letto, ormai? Almeno domani non devo andare a scuola...» borbottò alzandosi, quasi ad occhi chiusi mentre si dirigeva verso la porta della sua stanza.

*****


Il corpo del ragazzo si sentì come rigenerato, mentre la fredda acqua del rubinetto scivolava sul fondo della sua gola, avida e arida a causa di un'afosa notte insonne. Il fastidio che provava sembrava venir travolto da quel sorso benefico che fece spuntare poi un grosso sorriso sulle sue labbra.
Len era seduto sul bancone di marmo della cucina, osservando distrattamente alla luce della cappa tutti i gingilli decorativi prodotti da Rin. La sorella aveva tempestato quasi tutte le mensole della cucina di piattini dipinti a mano, oppure decorati con una tecnica di cui Len non ricordava mai il nome, tutti sempre accompagnati da statuette in argilla dall'aspetto non proprio piacevole. Quelli erano infatti i disastrosi risultati di tutte le sue avventure artistiche iniziate e spesso quasi mai completate per ricorrenze di cui nemmeno lei era certa.
Il ragazzo aveva sempre preso in giro la sorella per quei piccoli sgorbietti dalle proporzioni sbagliate, con le gambe troppo piccole e la testa troppo grande; Rin, dal canto suo, non si era mai arrabbiata veramente col fratello, si limitava a rispondergli a tono, tirando fuori il labbro inferiore e mettendo su il broncio. Dopotutto, per quanto spesso le frecciatine di lui fossero sgradevoli, per loro era come una specie di gioco che si fermava sempre prima di quella linea invisibile tra scherzo e cattiveria.
Len rise e scese dal bancone, prese una sedia e vi si arrampicò per afferrare una delle tante statuette vicino all'argenteria buona della mamma, sempre e comunque orgogliosa delle attività dei figli. Aveva preso immediatamente una figurina tutta gialla, quella che Rin aveva dichiarato essere la scultura dello stesso Len. Aveva riso di gusto alla vista di quella piccola statuetta, la cui testa gli ricordava quella dei pupazzetti ciondolanti che si mettevano tempo fa sui cruscotti, quelli che lui adorava far rimbalzare.
«Sei cattivo!» aveva borbottato Rin, che aveva fatto quella piccola scultura apposta per il fratello, che spesso e volentieri la prendeva in giro, beffandosi dei suoi piccoli disastri e dei suoi lavoretti.
«Sei tu che non sei capace!» aveva replicato lui, sghignazzando. La conversazione di quel giorno la ricordava a memoria, come a memoria ricordava l'espressione indispettita di Rin e il mezzo sorriso che stava spuntando sulle labbra della mamma. “Era per quella volta che aveva preso un voto decente in matematica” rammentò poi, rigirandosi la figurina e guardando sotto al piedistallo, sotto cui effettivamente c'era scritto: “Al mio fratellino, che non è poi tanto una capra in matematica!”
«Mi chiedo se Rin stia dormendo a quest'ora... Magari in camera sua fa più fresco...» fece stringendo il piccolo oggetto, che al tatto pareva ancora abbastanza fresco.
Si sarebbe infilato nella sua stanza, oppure l'avrebbe svegliata per potersi fare spazio nel suo letto? Len decise di pensarci a tempo debito e afferrò il bicchiere d'acqua per l'ultimo sorso, ancora in cerca di frescura.

*****


Len era di fronte alla porta della camera di Rin e per un istante gli parve di sentire un po' di fresco, come se quella parte della casa non fosse soggetta alla terribile afa di quella sera. Non era ancora sicuro di quello che avrebbe fatto, l'idea di irrompere nella sua stanza e svegliarla di colpo lo allettava, perché dopotutto lui non aveva più sonno, anzi, non credeva sarebbe riuscito a dormire per quella notte.
Eppure la sua parte responsabile, se davvero ne avesse avuta una, gli diceva che non era il caso di fare uno scherzo del genere. Come sarebbe andata a finire? Conoscendola, Rin si sarebbe messa ad urlare, avrebbe svegliato i genitori e probabilmente gli avrebbe dato un pugno, come spesso faceva quando veniva presa in contropiede dal gemello.
Ma quanto sarebbe stato interessante vedere la sua reazione? Perdersi il divertimento e le risate che ne sarebbero scaturite sarebbe stato un peccato, perché quante possibilità avrebbe avuto di stare in piedi, perfettamente lucido, nel cuore della notte?
Per quanto combattuto, il giovane strinse nel pugno il pupazzetto che si era dimenticato di rimettere a posto e prese un profondo respiro. Spinse piano la porta rimasta socchiusa e i suoi occhi furono colpiti da un tenue bagliore.
Appena si abituò a quella luce, notò che questa proveniva dalla scrivania della sorella. Non credeva che potesse essere sveglia, credeva dormisse come un sasso, eppure era seduta a combinare qualcosa. Il desiderio di farle prendere un bello spavento era cresciuto tanto da diventare irresistibile; il ragazzo si sporse di più e iniziò ad elaborare un piano a sua detta “malefico” per far rizzare i capelli alla malcapitata gemella.
L'idea di base era quella di arrivare dietro le sue spalle e urlare il classico “BOO”, che come diceva sempre lui, non falliva mai. Con Rin non falliva mai. Oppure avrebbe potuto tornarsene quatto quatto nella sua stanza per afferrare il cellulare e scorrere veloce tra le applicazioni, premere sul tasto di YouTube e mettere su qualche musica agghiacciante, per poi spaventarla come fosse un fantasma o un assassino. La seconda idea gli piaceva di più, in quanto più elaborata, eppure i suoi piedi si erano mossi da soli facendolo entrare nella stanza della sorella senza accorgersene.
Rin se ne stava china sulla scrivania, nell'aria si sentiva l'odore umido e terroso della creta fresca.
Len si sporse un po', mentre l'idea dello scherzo scivolava via come era successo al sonno, catturato dalla curiosità verso quello che stava combinando la gemella.
Il giovane cercò quindi di spostarsi ancora un po', cercando di non fare rumore e notò la scrivania di legno sommersa da pezzettini di creta secca e palline; Rin era completamente china, assorbita totalmente dal suo lavoro che non si accorse minimamente dell'ombra di Len che si allungava sopra di lei.
«Che fai?» chiese la voce di Len sopra all'urlo della sorella, con un sorrisetto soddisfatto per la riuscita del suo piano malefico. La gemella cercò immediatamente di tapparsi la bocca, sporcandosi il viso con le mani sporche di creta e vernice gialla; a quella vista, Len scoppiò in una risata quasi isterica che venne subito stroncata da Rin che gli pestava il piede.
Il viso di Rin era paonazzo, sembrava un piccolo peperone rosso non ancora giunto a maturazione per via delle striature di vernice gialla. Aveva lo sguardo furente, con una nota di imbarazzo accentuata dagli zigomi di un rosso intenso. Len aveva riconosciuto quell'espressione tanto spassosa, quella in cui Rin era solita dilatare le narici e gonfiare le guance, ed era quella faccia che lui aveva chiamato “Faccia da l'hai fatta grossa”. A stento era riuscito a trattenere la seconda risata che gli stava salendo dalla gola, ma il movimento repentino di Rin lo fece tornare in sé. Il ragazzo si era quindi avvicinato di nuovo alla sorella, che tentava di evitarlo e di nascondere qualcosa, per curiosare sulla scrivania.

Un'altra occasione per prenderla in giro!” pensò contento.
«Allora, che combini?»
«Non sono affari tuoi!» replicò, afferrando le lenzuola del suo letto e buttandole sopra la scrivania. Len volle fermarla, ma la gemella aveva già gettato le coperte sulla tavolozza di colore che il fratello aveva visto di sfuggita. Era colore fresco, appena uscito dal tubetto.
«E dimmelo! Tanto lo sai che ti prederò comunque in giro!»
Rin gonfiò le guance e distolse lo sguardo dal gemello, indispettita e infastidita. Non sopportava essere presa in giro, eppure lui lo faceva sempre, anche se in quello che faceva lei ci metteva il cuore.
«E va bene! Doveva essere una sorpresa per il nostro compleanno!» fece spostando il lenzuolo, rivelando l'ennesima serie di statuine in creta raffiguranti i due gemelli Kagamine.
«Perché? Domani è il nostro compleanno?»
«Sì, tonto! E ora vattene in camera tua!»


Angolo di Zenya ^^

Rieccomi con l'ennesima fic sui gemelli Kagamine! Tanto ormai scrivo solo su di loro, sono senza speranza :') Storia senza pretese, scritta da un vecchio (vecchissimo) prompt dato da NatalieRiver182 (non ho avuto più tempo per scrivere, sorry >.<)
E vabbè, niente! Spero che abbiate gradito e alla prossima :)

   
 
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