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Autore: Fantomedurien9    07/09/2016    0 recensioni
Oneshot su Jeff the killer che ha come protagonista una ragazza che ha appena compiuto il suo primo omicidio. Tutto il suo mondo è andato distrutto, e anche se le parole sembrano aver perso significato, lei non è affranta, distrutta o impaurita. Come potrebbe esserlo, d'altronde? Lì alla fermata dell'autobus ha appena fatto la conoscenza di colui che potrebbe cambiarle la vita...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeff the Killer
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia. Solo pioggia in un giorno piovoso. Io mi sentivo così.
I polmoni mi bruciavano dopo aver corso all'impazzata per mezzo chilometro, ma adesso ero abbastanza lontana, fuori pericolo.
Abbastanza lontana dalla scena del delitto.
Non sapevo nemmeno io che cosa mi fosse preso, so solo che avevo una corda fra le mani, e lei era lì, in un luogo isolato... sola.
Non mi aveva visto arrivare, e anche se mi avesse riconosciuto non vi sarebbero stati problemi: ormai era morta.
Morta... morta... morta... Le parole perdono significato se le ripeti mentalmente, le esamini, ne analizzi il suono... sino a quando non diventano solo una sequenza di lettere e fonemi senza valore.
Ma non mi sentivo arrabbiata o sconvolta... non avrei rimpianto nulla, anzi mi sentivo normale.
Così normale, che presi l'ombrello e mi diressi verso la fermata dell'autobus, ad aspettare che il 102 facesse la sua tappa notturna.
Normale... normale... normale... Anche questa parola stava perdendo significato.
L'asfalto scricchiolava sotto la suola delle mie scarpe, e io ne ammiravo le pozzanghere come rapita, ma quando sollevai gli occhi, vidi qualcuno alla fermata: alto, felpa bianca con cappuccio, jeans neri e converse del medesimo colore. Teneva metà faccia coperta da una sciarpa, lasciando scoperti gli occhi, i quali erano vitrei e fissi nel vuoto.
Postura tipica: le mani in tasca e le spalle curve, col peso concentrato su una sola gamba. Ne avevo visti parecchi come lui, ma non sembrava il solito emo drogato che si fa di marijuana per strada, nel bel mezzo della notte.
No. Lui era curioso, strano.
Ma era okay, anch'io ero strana.
Mi sedetti sulla panchina accanto a lui, e quando mi vide arrivare mi lanciò uno sguardo di ghiaccio che mi fece rabbrividire. Forse non voleva neanche guardarmi male, ma il colore pallido dei suoi occhi mi fece correre una scarica per tutto il corpo.
-Non dovresti startene qui nel bel mezzo della notte...-, aveva detto con voce rotta, sedendosi accanto a me. Il legno bagnato scricchiolò sotto il suo peso, ed io attesi prima di chiedere: -perché mai?-.
-Perché è pericoloso...-, aveva sussurrato,  sgranchendosi le corde vocali.
-Sarebbe pericoloso per me, ma non per te?-, avevo domandato sarcastica. I suoi zigomi si sollevarono appena e lui mosse la testa con uno scatto, facendo comparire una ciocca di capelli neri da sotto il cappuccio.
-Tu sei una ragazza...- aveva sussurrato ridendo gutturalmente. Io non mi offesi e non ebbi paura, perché se c'era un pericolo in quella città, questo ero io, e non dovevo preoccuparmi.
-Tu non hai paura, vero?-, mi chiese lui. Io scossi energicamente il capo in segno di negazione.'
-Lo sapevo.-, sentenziò lui. Cominciavo a non capirci più niente...
-Sapevi cosa?-, domandai io.
-Vedi,- prese a dire lui, -a volte il male fa del bene. Io sono convinto, ad esempio, che l'odio reciproco leghi le persone più dell'amore.-
Se mi stava lasciando perplessa, non lo diedi a vedere.
-Come sarebbe possibile? E perché hai cambiato discorso?-
-Ancora parlando per esempi, talvolta delle enormi dosi di adrenalina possono saldare e rendere duraturo un rapporto.-
Mi strinsi nelle spalle e cercai di guardare altrove, ma ormai i suoi occhi chiarissimi mi avevano rapito, e dopo pochi secondi passati a guardare l'asfalto, il mio sguardo rimbalzò nuovamente sul suo volto.
Normale... normale... normale... Questa parola aveva perso significato, e non gli si addiceva per niente. Perché? Perché in quel momento, semplicemente guardando le sue palpebre nere, io capii che eravamo simili.
Eravamo entrambi assassini.
-Io lo so cos'hai appena fatto. Vuoi sapere che ho fatto io?-
Non lasciai trapelare stupore, ed aspettai che il tizio si fosse tolto la sciarpa. Lasciò scoperte le guance, e solo allora vidi i due rivoli di sangue che gli colavano dagli squarci sui suoi zigomi. Non provai nessuna emozione, se non una bizzarra ed inspiegabile gratitudine. Ero lieta di non essere sola; di avere qualcuno accanto che mi somigliasse...
-Io mi chiamo Jeff. Jeff il killer. Scappa con me, e avremo il mondo ai nostri piedi.-






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