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Autore: Yuki Delleran    07/09/2016    3 recensioni
"La tranquillità e la pace, si sa, non avevano mai condotto a nessun rinnovamento. Per giungere ad un cambiamento di qualunque tipo era necessario passare attraverso il conflitto,[...] eppure anche nel disordine stesso c'era un equilibrio e come tale andava mantenuto: se le forze che governavano l'universo si fossero sbilanciate, ad essere in pericolo sarebbe stata la stabilità stessa del mondo. Per questo, paradossalmente, un andamento placido era sempre il meno consigliabile."
(Fantasy AU ispirata al film Disney "Maleficent" con un pizzico di HQ Quest)
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Once upon a dream
Fandom: Haikyuu!!
Rating: giallo
Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi, Haikyuu!! cast
Pairings: Iwaizumi/Oikawa
Disclaimer: Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Fantasy AU ispirata al film Disney "Maleficent" con un pizzico di HQ Quest.
Un immenso grazie a Leryu, Wren, Myst e Adri che mi hanno supportato nella creazione di questa cosa!
Beta: MystOfTheStars

 

Cap. 1


Hajime sapeva che non avrebbe dovuto inoltrarsi nella Brughiera, era la prima cosa che i genitori insegnavano ai figli da piccoli. La Brughiera era piena di pericoli, popolata da strane creature e mostri orribili capaci delle peggiori nefandezze, tutti lo sapevano e se ne tenevano alla larga. La saggezza popolare lo dimostrava: non era mai un bene avere a che fare con la magia e l'aria di quelle terre, era risaputo, era satura di potere al punto da rendere difficile persino il respiro. Nessun essere umano sarebbe potuto sopravvivere a lungo in quel luogo.
Hajime invece non se n'era nemmeno reso conto. Lo scarabeo dorato che stava inseguendo era davvero bello e avrebbe fatto di tutto per catturarlo e poterlo aggiungere alla sua collezione. Non aveva minimamente fatto caso alla barriera di alberi che aveva attraversato stringendo in mano il suo retino e lasciandosi alle spalle la prateria. Si era appostato dietro un cespuglio, con lo sguardo concentrato e fisso sulla sua preda. Lo scarabeo era lì, a pochi passi da lui, sarebbe bastato allungare il retino e...
« Ahi! »
Hajime sussultò, ritirò istintivamente la mano e con essa sia il manico che il contenuto della rete, che crollò ai suoi piedi lamentandosi.
« Che stai facendo? Lasciami andare! »
Davanti a lui, seduto a terra con espressione imbronciata e il retino incastrato tra i capelli, stava un bambino più o meno della sua età. Indossava dei semplici abiti di tela grezza e aveva grandi occhi castani ora pieni di lacrime, ma la cosa che immediatamente attirò l'attenzione di Hajime e lo lasciò totalmente incredulo furono le grandi ali scure e ricoperte di piume che spuntavano dalla sua schiena.
« Che cosa sei?! » esclamò il ragazzino balzando indietro, improvvisamente consapevole di essersi addentrato in un territorio proibito. Di certo una creatura simile non poteva esistere nel regno degli esseri umani che si estendeva oltre la barriera di alberi, e lui non avrebbe mai nemmeno dovuto vederla. Gli avvertimenti dei suoi genitori gli rimbombarono nella mente come oscuri presagi: se avesse posato lo sguardo su una creatura fatata, ne sarebbe stato maledetto per sempre.
« Che maleducato! » piagnucolò il bambino di fronte a lui. « Prima mi aggredisci con la tua rete e poi mi tratti in questo modo! É proprio vero che gli esseri umani sono rudi! »
« Smettila di dire scemenze, sei tu che eri nascosto in quel cespuglio! Io inseguivo solamente il mio scarabeo... Ehi! Dov'è finito? É scappato, per colpa tua l'ho perso! »
Il ragazzino finì di districare le maglie del retino dai capelli ricciuti e Hajime notò che tra questi spuntavano due piccole corna ricurve.
« Se volevi catturarlo per farne un pezzo da collezione, buon per lui, sono felice di essergli stato d'aiuto. » fu il commento espresso in modo tutt'altro che turbato. « Piuttosto tu, che te ne vai in giro a chiedere alla gente che cos'è, chi sei? Di solito gli umani non si addentrano nella Brughiera. »
Hajime si sentì punto sul vivo dal tono usato dall'altro, ma si rese conto che in fondo non aveva tutti i torti: la buona educazione prevedeva che, quando si chiedeva l'identità di qualcuno, come minimo ci si presentasse a propria volta.
« Sono Iwaizumi Hajime, della stirpe degli Iwaizumi. Mio padre è sir Iwaizumi del reame di... »
« Che nome lungo. » lo interruppe l'altro ragazzino con aria scettica. « Iwa-chan basterà. »
Hajime inorridì nel sentir trattare a quel modo il nobile nome di suo padre, noto a tutti per essere il cavaliere più forte del regno, e storse il naso pronto a ribattere con una battuta pungente, ma l'altro non gliene diede il tempo.
« Io sono Oikawa Tooru, non ho una stirpe, o almeno non credo, e visto che sei curioso di sapere cosa sono, beh, sono uno spirito dei boschi. Puoi chiamarmi Tooru. »
« Cosa ti fa credere che voglia chiamarti in qualche modo?! » sbottò Hajime seccato, ma in risposta ricevette solamente un sorrisetto allusivo e un'alzata di sopracciglia.
« Non saprei, forse l'intuito. »
Quello era stato l'inizio di una bizzarra amicizia tra un bambino umano e una creatura dei boschi, un'amicizia che doveva restare segreta per non turbare e allarmare gli adulti. A otto anni quella era l'unica preoccupazione di Hajime, non avrebbe mai immaginato che quel sentimento all'apparenza così semplice e privo di ombre avrebbe finito per cambiare la sua vita e le sorti dell'intero regno.

Tra il regno di Miyagi e la Brughiera, dominio incontrastato delle creature fatate, vi era sempre stata tensione, non tanto perché queste ultime potessero effettivamente rappresentare una minaccia, quanto piuttosto perché gli uomini, per loro stessa natura, sono portati a temere ciò che non conoscono. La magia aveva sempre esercitato un effetto di attrazione e repulsione su di loro: ne avevano timore ma allo stesso tempo la bramavano perché era fonte di potere. Chi possedeva la magia aveva anche la forza necessaria per ottenere tutto ciò che desiderasse, o almeno questo era il comune pensiero. Chi invece non poteva ambire nemmeno lontanamente a tale idea, semplicemente la disprezzava. Da anni ormai l'obiettivo dei regnanti che si susseguivano era scoprire il segreto che rendeva potenti le creature fatate, alcuni per distruggerlo, alcuni per sfruttarlo a proprio vantaggio. Nessuno, sebbene non lo esprimesse esplicitamente, aveva mai avuto intenzioni benevole nei loro confronti.
Tutto questo però poco interessava ai piccoli Iwaizumi e Oikawa che, per lo più ignari degli sconvolgimenti che la loro amicizia avrebbe portato se fosse stata scoperta, continuavano a vedersi e a trascorrere piacevoli pomeriggi insieme.
« Ooooiii! Stupikawa!! »
Hajime di solito si avvicinava alla barriera di alberi e lo chiamava così. Il piccolo spirito dei boschi per un po' fingeva di non sentire, offeso dal nomignolo che l'altro usava, poi cedeva e si alzava in volo con un paio di battiti delle grandi ali, planando in assoluto silenzio alle sue spalle e divertendosi a farlo spaventare.
« Sei un totale idiota! » gli sbraitava contro Hajime con una mano sul petto per placare il battito impazzito del cuore, e Tooru se la rideva compiaciuto.
Si addentravano insieme nel folto della vegetazione e, giorno dopo giorno, Oikawa gli mostrava quanto splendida potesse essere la natura e quanti angoli meravigliosi fossero celati in quella foresta: era attraversata da ruscelli d'acqua cristallina abitati da bizzarre creature con arti a metà tra ali e pinne che, ogni volta che li vedevano, li ricoprivano di schizzi. Oikawa rideva e si riparava con le ali, mentre Iwaizumi non si faceva scrupolo a farsi scudo del corpo dell'amico, indirizzando esclamazioni indistinte verso le creature fatate. Ma il momento più divertente ed eccitante arrivava quando Oikawa decideva che era stanco di stare a terra e che era ora di farsi un voletto. In quei momenti lo afferrava per le spalle e lo sollevava con pochi, potenti battiti d'ali, lo sosteneva e lo spingeva in avanti facendogli sfiorare la superficie dell'acqua con i piedi. Hajime rideva entusiasta, almeno finché l'altro non era troppo stanco per reggerlo e lo lasciava precipitare in acqua tra gli schiamazzi delle creature.
Ne seguivano urli, insulti, schizzi, altre risate, finché entrambi non crollavano esausti sull'erba e Oikawa circondava entrambi con le grandi ali piumate. Ogni volta Iwaizumi desiderava chiedergli di toccarle, ma ogni volta, puntualmente, s'imbarazzava e rimandava all'incontro successivo.

Con il passare del tempo Hajime imparò a conoscere tutte le creature magiche che circondavano Oikawa e che avevano fatto della Brughiera la loro dimora. In particolare due spiriti animali erano costantemente con loro durante i giochi: si trattava di Kuroo, un gatto nero dal bizzarro senso dell'umorismo, e Bokuto, un gufo dall'indole piuttosto originale. Erano amici di Oikawa da sempre e la loro compagnia era uno spasso: conoscevano ogni angolo del bosco, specialmente quel tipo di luoghi che era buona norma i bambini non frequentassero. Una volta condussero i due ragazzini a vedere le rapide del torrente che sprofondava in un crepaccio: la visione dell'acqua che precipitava nel buio tra schizzi e schiuma fu talmente spettacolare da provocare esclamazioni di meraviglia ed esaltazione in entrambi. Iwaizumi non aveva mai visto niente del genere, Oikawa invece riteneva quel posto uno dei più divertenti della foresta.
« É incredibile volare sopra l'acqua che scorre così veloce! » esclamò. « Dà un'emozione unica! E poi te la senti schizzare addosso, come se potesse raggiungerti e trascinarti con sé! É... wow!! »
Ad ascoltare quelle parole, Hajime sentì un brivido corrergli lungo la schiena: avrebbe tanto voluto provare, ma si rendeva conto che non era possibile e che sarebbe stato pericoloso se Tooru l'avesse sollevato in un posto del genere.
« Voglio vedere! » esclamò quindi, e l'altro non se lo fece ripetere due volte.
Spiegò le grandi ali brune, che mandarono riflessi dorati quando catturarono un raggio di sole che filtrava tra i rami, e spiccò una breve rincorsa. Ogni volta che lo vedeva saltare in quel modo, Hajime sentiva il cuore in gola per un attimo, ma la sensazione veniva quasi immediatamente sopraffatta dal senso di meraviglia e si sentiva un privilegiato ad essere l'unico a poter ammirare tanta forza e bellezza.
Oikawa si gettò in picchiata verso le rapide, seguito a ruota da Bokuto che emetteva bubolii eccitati. Planarono sopra le acque impetuose per poi risalire e gettarsi di nuovo a zig zag tra gli spuntoni di roccia sporgenti.
Iwaizumi seguiva con gli occhi quelle evoluzioni e quelle virate pazzesche, lanciando esclamazioni eccitate ed agitando il pugno in aria. Si era avvicinato all'orlo del precipizio per poter osservare meglio e per sostenersi si era appoggiato ad un ramo sporgente. Purtroppo quello non era così robusto come sembrava e, all'ennesimo scossone, finì per spezzarsi sotto il suo peso, trasformando l'esclamazione di gioia in un urlo di terrore. Se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Kuroo, che piantò un artiglio nell'orlo dei pantaloni del ragazzino, di certo sarebbe precipitato. Ma un gatto non poteva certo reggere il peso di un essere umano e Hajime si trovò a chiudere strettamente gli occhi quando sentì la terra franare sotto i piedi. L'agghiacciante sensazione di vuoto durò solo un istante, prima che qualcosa lo afferrasse strattonandolo verso l'alto e quando trovò il coraggio di sollevare le palpebre, incrociò gli scuri occhi ridenti di Tooru.
« Se volevi fare un voletto bastava dirlo, Iwa-chan! » lo sentì esclamare, ma era troppo scosso per rispondergli a tono.
Si limitò a circondargli il collo con le braccia e a rimanere stretto a lui finché non lo riportò a terra.

Non tutti i passatempi però erano pericolosi come un volo sulle rapide. A volte passavano interi pomeriggi a giocare a nascondino. I due spiriti animali erano davvero degli assi del mimetismo mentre Oikawa faticava a nascondersi per bene a causa dell'ingombro delle ali. Iwaizumi lo scovava sempre per primo, dovendone poi, di conseguenza, sopportare le lamentele.
« Non è giusto, Iwa-chan! Di certo hai barato! Hai sbirciato! Questa volta mi ero nascosto benissimo! »
Haijme lo fissava con sufficienza e storceva il naso.
« Diciamo che non sei esattamente uno che passa inosservato, Stupikawa. »
Non era raro che, a questo punto, Oikawa si mettesse a lanciare strilletti acuti e a saltellare.
« Oooohh, Iwa-chan mi ha fatto un complimento! Che carino! »
Questo solitamente scatenava il caos, tra i due spiritelli che iniziavano a saltare e svolazzare attorno ad Oikawa schiamazzando ed emettendo versetti simili a fischi, ed Iwaizumi che invece specificava, inascoltato, che non si trattava affatto di complimenti e che mai gliene avrebbe fatti.
Erano un bizzarro gruppetto, ma i pomeriggi trascorsi in quel modo erano i migliori che il piccolo Hajime potesse mai desiderare. Giornate ricche di entusiasmo, alla scoperta di un mondo completamente diverso da quello a cui era abituato, con regole all'apparenza stravaganti, dove la concezione di giusto e sbagliato, pericoloso e divertente spesso erano capovolte. Un mondo, capiva Hajime giorno dopo giorno, che solo vissuto dall'interno poteva essere compreso e che, proprio per questo, avrebbe dovuto essere preservato lontano da chi non ne apprezzava la bellezza. Allo stesso tempo però, si faceva strada in lui, in entrambi in realtà, la sempre maggiore consapevolezza che i due regni avrebbero avuto tanto da imparare l'uno dall'altro se i loro abitanti non fossero stati così testardi. Nel corso del tempo, inoltre, Hajime prese più chiaramente coscienza di un fatto: sempre più spesso si ritrovava a pensare, senza rendersene conto, che Tooru fosse “bello”. Era risaputo che che le creature fatate avessero in generale un aspetto attraente, le voci di paese sostenevano che fosse per attirare gli esseri umani e divorarli, ma l'aspetto del giovane spirito dei boschi era, ai suoi occhi, qualcosa di diverso. Il fisico alto e longilineo, i capelli morbidi, gli occhi sempre pieni di calore, il sorriso allegro e, non ultime, le grandi ali che spesso gli apparivano come un'ultima, strenua difesa verso il mondo: tutto in lui gli suscitava una gran voglia di proteggerlo. Oikawa poteva anche essere una creatura fatata, un essere dotato di una magia potentissima che illuminava il suo sguardo di un rosso rubino, ma il giovane Iwaizumi vedeva in lui qualcuno di cui prendersi cura e da tenere al riparo dalle brutture del mondo. Un sentimento tenero che sbocciò in qualcosa di più profondo l'estate dei loro sedici anni.
Era una sera mite, che i due amici stavano trascorrendo al greto del ruscello. Oikawa non lasciava quasi mai la foresta e Iwaizumi, ogni volta, inventava le più disparate scuse per raggiungerlo. Quel giorno aveva detto che sarebbe rincasato tardi a causa di una battuta di caccia. E la caccia c'era stata, effettivamente, ma non certo a qualche sorta di animale. Ora i due sedevano sull'erba con il respiro corto per la corsa e una risata ancora sulle labbra. Kuroo e Bokuto erano tornati nel folto del bosco a procurarsi la loro cena da predatori, come amavano definirla, e, dopo averli salutati, Oikawa si appoggiò alla spalla di Iwaizumi come se fosse la cosa più naturale del mondo, ripiegando le ali in modo che non impedissero il contatto. Sollevò una mano e l'albero sopra di loro, ubbidiente, abbassò un ramo fino alla sua portata in modo che potesse staccarne due frutti succosi simili a mele. Ne passò uno all'amico e sorrise.
« Buon appetito, Iwa-chan! » esclamò affondando i denti nella polpa dolce.
Iwaizumi seguì il suo esempio e alzò lo sguardo verso le fronde.
« Persino gli alberi ti vogliono bene. » commentò pensoso.
« Gli alberi sono gentili, basta essere gentili con loro. » fu la risposta che gli giunse come la più assoluta delle ovvietà. « Lui è stato danneggiato dall'ultimo temporale e, siccome l'ho aiutato a riparare alcuni rami, ora si sente in debito anche se gli ho detto che non era il caso. »
Iwaizumi si ritrovò a riflettere sul fatto che un essere con tali poteri si limitasse ad usarli per aggiustare rami quando avrebbe potuto fare di tutto, conquistare per sé qualunque cosa. Eppure, si disse, quello era un modo di pensare egoistico e prettamente umano, era un bene che gli esseri umani non possedessero la magia. Inoltre quei discorsi all'apparenza assurdi, gli sarebbero mancati nel suo prossimo futuro, e più di tutto gli sarebbe mancata la presenza di Oikawa nelle sue giornate.
« Perchè quel muso lungo, Iwa-chan? »
Quella semplice domanda, soffiata a pochi centimetri dal suo orecchio – chissà se si rendeva conto di essere così dannatamente malizioso? – lo riscosse da quei pensieri. In ogni caso, prima o poi avrebbe dovuto dirglielo e ormai il tempo stringeva.
« Alla fine dell'estate dovrò andare via. » mormorò. « Mio padre vuole che prosegua il mio addestramento come cavaliere al palazzo reale. »
Non era la prima volta che affrontavano l'argomento, Oikawa sapeva che l'amico aspirava a quel titolo, sia come eredità di famiglia che come obiettivo personale. Lo sapeva da quando, anni prima, gli aveva chiesto di fargli da spalla nell'esercizio con le spade di legno e, ogni volta, si vedeva costretto a cedere dopo infinite lamentele. L'aveva sempre saputo ma, scioccamente, si era detto che si trattava di qualcosa di talmente lontano nel tempo che non era il caso di preoccuparsene, ed era stato un ingenuo a non realizzare quanto in fretta passassero le stagioni degli esseri umani. Ora sembrava che il tempo da trascorrere insieme fosse agli sgoccioli e il giovane spirito non aveva idea di come affrontare la cosa: erano cresciuti insieme, non avevano mai fatto a meno l'uno dell'altro, Tooru letteralmente non sapeva cosa fare senza Hajime, non ricordava più come passava le proprie giornate prima d'incontrarlo.
Tuttavia non voleva essere d'ostacolo al suo sogno ed era consapevole di come la sua gente avrebbe reagito se avesse saputo del suo legame con una creatura fatata. Per questo tentò di simulare il migliore dei suoi sorrisi anche se stavano per salirgli le lacrime agli occhi.
« In bocca al lupo, Iwa-chan! Sono sicuro che diventerai il cavaliere più forte di tutti! »
L'altro però non cascò nemmeno per un istante in quella simulazione di allegria e cercò a tentoni la sua mano, finché non sentì le proprie dita sfiorare quelle di Oikawa.
« Tornerò a trovarti ogni volta che avrò una licenza. Io... Ho detto alla mia famiglia di aver incontrato una ragazza in un villaggio vicino, quindi non si preoccupano più se faccio tardi o addirittura non torno. »
Sulle prime Oikawa gli rivolse un'occhiata perplessa, poi si sforzò di sorridergli maliziosamente.
« Mi stai dicendo che mi spacci alla tua gente per la tua fidanzata? »
Non sarebbe stato affatto fuori dal comune, per un ragazzo dell'età di Hajime, frequentare una fanciulla, indipendentemente dalle intenzioni serie o meno, quindi nessuno si era insospettito o aveva fatto domande riguardo a quella scusa. Il punto era un altro e sperava che Oikawa lo capisse.
« E se fosse? »
Iwaizumi sentì le dita di Tooru, sotto le proprie, contrarsi leggermente.
« Io non sono una ragazza... » obiettò l'altro debolmente, mentre un leggero rossore gli colorava le guance.
Iwaizumi si spinse in avanti, specchiandosi in quegli occhi scuri, lucidi per le lacrime trattenute e l'improvvisa confusione. Sollevò una mano per accarezzargli una guancia e affondò le dita nei riccioli morbidi.
« No, decisamente non lo sei. » mormorò dolcemente.
Pochi istanti dopo le loro labbra si stavano sfiorando e quella che fino a poco prima era stata una stretta amicizia si trasformò in un tenero primo amore adolescenziale. A nessuno dei due importava che l'altro appartenesse ad un mondo completamente opposto al proprio: Hajime ignorava volutamente tutte le voci inquietanti che circolavano sulle creature fatate e Tooru si era autoconvinto che la razza umana non poteva essere tanto pessima se una persona così speciale ne faceva parte. Quello che desideravano ora era solamente passare insieme il maggior tempo possibile del poco che rimaneva loro.
Quando si separarono, Iwaizumi distolse istintivamente lo sguardo, imbarazzato, ma Oikawa posò le mani sulle sue guance inducendolo a guardarlo. Sorrideva in modo più naturale, quasi timido, e i suoi occhi brillavano.
« Non so come funzionino queste cose tra gli esseri umani, » mormorò ad un soffio dalle sue labbra. « ma voglio stare con te per sempre. »
Potevano sembrare parole ingenue, specialmente alla luce delle loro rispettive nature, ma riempirono il cuore di Hajime di calore e di quel sentimento appena espresso in modo fin troppo impacciato.
« Anch'io voglio stare con te. » rispose coprendogli le mani con le proprie. « Quando saremo adulti potremo mostrare al mondo che esseri umani e creature fatate possono convivere ed aiutarsi a vicenda. Faremo capire a tutti che non devono avere paura dei vostri poteri. Questo è il mio sogno più grande, ancora più che diventare cavaliere. »
Era un desiderio utopistico e Oikawa razionalmente lo capiva, ma in quel momento era troppo accecato da quel nuovo sentimento carico di emozioni per non condividerlo. Sarebbe stato meraviglioso se lui e Iwaizumi avessero potuto stare insieme alla luce del sole, senza temere le rimostranze di nessuno, senza il timore che qualcuno tentasse di fargli del male per paura o per la cupidigia d'impadronirsi dei suoi poteri. La convivenza con gli esseri umani sarebbe stata interessante e sia la Brughiera che il regno di Miyagi avrebbero potuto imparare moltissimo l'uno dall'altro.
Quello che nessuno dei due sapeva era che i sogni infantili hanno vita breve e più essi sono dolci, più il risveglio si rivela doloroso.
   
 
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