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Autore: nettie    07/09/2016    2 recensioni
E’ andata, alla fine. E’ andata che s’erano respinti a vicenda, e ognuno aveva preso la propria strada, ottenuto i propri amori. Rimasero entrambi in silenzio, ammutoliti dalle loro stesse parole pronunciate e da quelle mai dette, da quelle che non riuscirono a scambiarsi neanche con uno sguardo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi scritte in un lasso di tempo breve. '
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[ We’ve been to hell and back again, and through it all you’re always my best friend. For all the words I didn’t say, and all the things I didn’t do, tonight I’m gonna find a way… ]

 

«Pensavo mi avresti dato buca anche stavolta.»

 

Sorrise amaramente e deglutì soffocando una risata secca. Era notte: la luna troneggiava alta nel cielo ed illuminava d’argento le fronde degli alberi, faceva luccicare d’un bianco prezioso anche il metallo più povero. Erano seduti su una panchina sul ciglio di una strada di borgata; la città era sul punto di andare a dormire.

 

«No, stavolta no.»

 

Rispose lui alle sue parole, ed abbassò appena il capo. Aveva le mani strette l’una all’altra, ed ogni tanto si girava i pollici: era nel pallone, nel più totale imbarazzo. Non l’aveva mai guardata negli occhi per tutta la durata del loro incontro, tant’era cambiata e tanto più non la riconosceva. Lei rimase in silenzio.

 

«Vuoi sapere perché non ho mai accettato i tuoi inviti ad uscire?»

 

Continuò lui. Forse osò un po’ troppo.

 

«Perché?»

 

«Mi stava sul cazzo quel tuo amico lì, Lorenzo, hai presente? Mi invitavi sempre, ed in mezzo c’era anche lui.»

 

Era un motivo sciocco, a tratti poteva sembrare una semplice scusa per evitare ancora una volta la cruda verità … ma era tutto ciò che sapeva dirle.

 

«Sì, ho presente. Hai fatto bene in fondo: ora neanche io accetterei di uscire insieme a quello stronzo.»

 

Rispose tutto d’un fiato, con la voce che un po’ le si strozzava in gola. Un ruggito smorzato che si appiattì in un fievole miagolio senza significato. Lui rise sotto i baffi.

 

Era tanto tempo che non s’incontravano, forse troppo per riportare alla luce quelle antiche sensazioni provate in passato. Forse troppo per riportare alla luce una sintonia che ora sembrava ingrigita, un’intesa sgretolata dallo scorrere inesorabile delle stagioni.

 

«Ma tutte le altre volte che hai rifiutato? Avevo chiuso i rapporti con lui da tanto.»

 

Chiese la ragazza, e si voltò verso l’amico alla ricerca di un contatto visivo che però non trovò mai. Era un amore morto sul nascere, quello, o forse era solo illusione - un gioco, una presa in giro.

 

«Ti eri messa con Federico da poco … e io ti piacevo, me lo avevi detto qualche mese prima. Sai, no, non volevo rovinare tutto.»

 

Borbottò, e si strinse nel bavero del cappotto come se volesse nascondersi.

 

«Non era qualche mese prima. Ti dissi che mi piacevi quasi un anno prima.»

 

Lei lo corresse, ma a lui non importava. Che importanza aveva, ormai? Sembrava tutto un grandissimo scherzo.

 

«Va be’, quello che era. Un anno, un mese … non fa niente. Che poi, io ti avrei anche detto di sì, non fosse stato prima per Lorenzo e poi per Federico.»

 

Lo disse a bassa voce, quasi come se non volesse farsi sentire da lei. Ma lei lo sentì - era inevitabile. Ed inevitabilmente rispose.

 

«Di metterci insieme, intendi?»

 

«Eh.»

 

Lui annuì impercettibilmente, e lei sorrise ancora più amaramente di prima. Un po’ di rosso le tinse le guance, ma non se ne accorse nemmeno. Fissava davanti a sé il vuoto, con le mani strette nelle tasche del cappotto ed un ciuffo di capelli che le cadeva davanti gli occhi.

 

Non c’era mai stato niente fra loro, e niente avrebbe mai potuto esserci. Forse era giusto così, forse no, ma chi erano entrambi per cambiare ciò che il destino aveva dettato?

 

«Io ci sono stata male.»

 

Confessò lei a voce bassa. Chiuse gli occhi quasi per istinto, ed una ventata d’aria fredda travolse entrambi in quella gelida sera d’Inverno.

 

«Anche io.»

 

La voce del ragazzo riecheggiò nelle sue orecchie come un miraggio.

 

«Davvero?»

 

Lei sentì ancora una volta il bisogno di voltarsi verso di lui, ma non lo fece: non avrebbe ottenuto niente in cambio, se non un grande e doloroso colpo al cuore.

 

«Sì.»

 

Affermò lui. Poi ci fu un lungo silenzio che sembrò durare una manciata di istanti eterei, e che fece rabbrividire la ragazza seduta su quella fredda panchina.

 

Erano sempre stati buoni amici, loro due, che senso aveva ora stravolgere tutto? No, non ne aveva proprio, di senso.

 

«Ma non fa niente. Ormai è passato, è andata come è andata.»

 

Il ragazzo disse testuali parole come se avesse appena mandato giù un boccone amaro e faticoso da ingoiare, ma mai la ragazza fu più d’accordo di così col suo pensiero. Annuì in silenzio, e si strinse nelle sue stesse spalle.

 

«Già. E’ andata, alla fine.»

 

E’ andata, alla fine. E’ andata che s’erano respinti a vicenda, e ognuno aveva preso la propria strada, ottenuto i propri amori.

 

La ragazza iniziò ad accusare un lieve dolore allo stomaco, forse rimorso, forse rimpianto - non seppe mai dare un nome esatto a quella strana sensazione che l’attanagliò in quel momento, né mai più ci ripensò.

 

Sarebbe potuta andare in un modo diverso forse in un’altra vita, in un’altra realtà - non in quella vita che stavano vivendo, non in quella realtà di certo.

 

Lui alzò lo sguardo e si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte, poi tirò un lungo respiro che gli fece visibilmente gonfiare il petto. Sentiva lo stesso male anche lui, proprio lì, nel fondo dello stomaco.

 

Rimasero entrambi in silenzio, ammutoliti dalle loro stesse parole pronunciate e da quelle mai dette, da quelle che non riuscirono a scambiarsi neanche con uno sguardo.

 

   
 
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