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Autore: EmmaStarr    07/09/2016    3 recensioni
Oikawa ci mise un po' a rispondere. «Sì» disse alla fine. «Ma, Iwa-chan...» il labbro gli tremava leggermente, ma riuscì comunque a formulare a bassa voce: «Sarei voluto essere Grifondoro anche io.»
* * *
Kenma si strinse nelle spalle. «Tanto, da settembre non sarai più in circolazione» si limitò a constatare, gli occhi puntati sul suo game-boy. Doveva aver fatto qualche magia inconsapevole anche su quello, ragionò Kuroo, perché non si scaricava
mai.
* * *
Tsukishima sollevò un sopracciglio, disgustato: quella scena gli stava facendo venire il voltastomaco. «Patetico» commentò. [...]
Il Tassorosso sollevò gli occhi gonfi di lacrime verso di lui, l'espressione sorpresa.

* * *
Hogwarts!AU
* * *
IwaOi, KuroKenma, TsukkiYama, KageHina, BokuAka
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I solemnly swear that I'm up to no good.


 

Il ragazzino inciampò e cadde rovinosamente a terra, sbucciandosi il ginocchio. Sbatté le palpebre un paio di volte, le lacrime che si formavano agli angoli degli occhi; poi non resistette più e iniziò a piangere disperatamente.

«Ehi! Che succede?»

Il bambino sollevò lo sguardo, tremante. «S-sono caduto» balbettò, ricominciando a piangere subito dopo.

Il nuovo arrivato lo fissò con aria concentrata per qualche istante, poi si chinò accanto a lui. «Posso vedere?» chiese, alludendo alla ferita.

Il bambino annuì piano, sempre continuando a singhiozzare, e rivelò il ginocchio che sanguinava copiosamente.

L'altro strinse le labbra e allungò le mani verso la ferita. Le chiuse a coppa sopra il ginocchio e sussurrò: «Adesso ti faccio vedere una cosa che so fare.»

Il bambino smise di piangere e si stropicciò gli occhi, e l'altro tolse le mani dal suo ginocchio: la ferita era scomparsa.

«C-come hai fatto?» balbettò.

«È una magia» rispose l'altro, evidentemente soddisfatto. «Lo fanno anche i miei genitori.»

Il bambino sorrise, sfregandosi via gli ultimi residui di lacrime. «Anche io lo so fare, guarda!» esclamò, chiudendo le mani a pugno e aprendole di scatto subito dopo: dal nulla apparve una farfalla che svolazzò via subito dopo.

«Forte!» esclamò l'altro bambino, gli occhi luminosi.

«Anche i miei genitori sanno fare le magie» spiegò il primo. «Magari conoscono i tuoi! Vuoi venire a giocare a casa mia?»

L'altro annuì. «Va bene! Io mi chiamo Iwaizumi Hajime» si presentò, orgoglioso.

«Molto piacere! Io sono Oikawa Tooru.»

 

* * *

 

«Kuroo Tetsurou! Smettila di trascinare Kenma con te in queste bravate, lo sai che non gli piace giocare fuori!»

«Ma non è vero, a Kenma piace un sacco! È solo che è troppo pigro per farlo da solo!»

La donna si mise le mani sui fianchi, fissandolo scettica. «Ah, sì? E allora perché l'ho sentito lamentarsi fin da qua?»

Kuroo alzò gli occhi al cielo. «Perché si diverte a darmi fastidio» lo accusò.

«Fatto sta che hai fatto salpare una vasca da bagno nel lago del signor Cunningham, e ho sentito benissimo Kenma dirti “te l'avevo detto che non era una buona idea”. Quindi se ora si prende un raffreddore glielo spieghi tu a sua madre?»

Kuroo si trattenne dall'alzare di nuovo gli occhi al cielo. Va bene, forse non era stata una delle sue idee più geniali, ma andiamo! Sia lui che Kenma sapevano nuotare senza problemi, dopotutto, e non era come se quella vasca da bagno servisse a qualcuno. Era abbandonata. Che colpa ne aveva lui se c'erano dei buchi invisibili che l'avevano fatta affondare mentre erano esattamente nel mezzo del lago? E poi, non c'era nessun rischio che Kenma si prendesse un raffreddore, visto che non si sa come erano usciti dall'acqua asciutti come prima di entrarci. Kuroo sospettava che fosse un'altra delle magie che Kenma faceva esplodere quando si spaventava, come quella volta che ad Halloween aveva fatto schizzare il gatto sul soffitto e non c'era stato verso di farlo scendere fino al giorno seguente.

Ma prima che riuscisse a spiegare tutto ciò a sua madre Kenma prese parola. «Mi dispiace tanto, Haruka-san. La colpa è sia mia che di Kuroo» affermò con espressione seria. «Andremo a scusarci anche col signor Cunnigham.»

La madre di Kuroo rimase interdetta per qualche istante, poi sospirò. «Farete meglio. E tu, prendi esempio da Kenma!»

Kuroo annuì. «Sì, sì, sì. Dai, andiamo!» esclamò poi, prendendo Kenma per il braccio e trascinandolo via. «Non chiederemo davvero scusa al signor Cunnigham, vero?» domandò quando furono fuori portata d'orecchio di sua madre. Kenma si strinse nelle spalle. «Tanto da settembre non sarai più in circolazione, giusto?»

Kuroo deglutì. Il pensiero di andare ad Hogwarts senza Kenma lo terrorizzava molto più di quanto non gli piacesse ammettere. «Già» si limitò a commentare.

Kenma sollevò lo sguardo dal game-boy e lo fissò con aria scettica. «Troppo entusiasmo.»

Kuroo allora sorrise malandrino, dopodiché gli scompigliò i capelli. «Si era detto basta col sarcasmo!»

Kenma sollevò lo sguardo, oltraggiato. «Ehi!» Kuroo si limitò a ridere e corse via, mentre l'altro lo inseguiva con aria omicida. Era stupido perdere tempo a pensarci ora, si disse.

 

* * *

 

«Serpeverde!»

Oikawa si tolse il Cappello Parlante, terrorizzato. Un boato esplose dai tavoli verde argento, e un professore impaziente lo spinse senza tanti complimenti verso quella direzione. Oikawa si lasciò trascinare, gli occhi incastrati in quelli di un altro ragazzino seduto dall'altro lato della Sala, al tavolo dei Grifondoro.

Oikawa non voleva crederci. Cioè, era abbastanza sicuro che Hajime sarebbe stato un Grifondoro: tutti, in casa sua, dicevano così. E per quel che ne capiva lui, il suo amico aveva tutte le caratteristiche giuste per essere un buon Grifondoro: coraggioso, generoso, altruista, ma anche incurante del pericolo e propenso ad arrabbiarsi facilmente. Quello che sperava -quello che sperava tanto da far male, ogni notte, prima di dormire- era che anche lui, se si fosse impegnato abbastanza, sarebbe potuto essere un Grifondoro, e non un Serpeverde come tutta la sua famiglia.

E invece, adesso? Cosa avrebbe fatto, separato da Hajime per sette anni? Sicuramente tra i Grifondoro avrebbe trovato un amico migliore di lui, e… Cercò di trattenere le lacrime mentre mangiava, e anche dopo, quando lo portarono nei dormitori nei Sotterranei. Ma non riusciva a dormire, pensando ad Hajime. Ad un certo punto allora si alzò, senza fare rumore, ed uscì di soppiatto dal dormitorio. Non sapeva neanche lui dove stesse andando, ma tanto valeva esplorare un po', no? A un certo punto si ritrovò in Sala Grande, e dovette trattenere il fiato: aveva visto che somigliava a un cielo stellato, ma con tutte le candele accese non era minimamente paragonabile a questo: infinite galassie e costellazioni si spalancavano davanti ai suoi occhi: era davvero uno spettacolo.

Improvvisamente però realizzò di non essere solo, a fissare quello splendore luccicante. Poco lontano da lui, sdraiato a pancia in su sul tavolo dei Grifondoro, c'era… «Iwa-chan!» esclamò, correndogli incontro.

Il ragazzo si sollevò di scatto, incredulo. «Che ci fai qui?» sussurrò, spostandosi per fargli posto.

Oikawa si strinse nelle spalle. «Non riuscivo a dormire...»

L'altro lo fissò con l'aria di chi aveva capito tutto e si sdraiò di nuovo, subito imitato da Oikawa. «Sono belle, vero?»

Oikawa ci mise un po' a rispondere. «Sì» disse alla fine. «Ma, Iwa-chan...» il labbro gli tremava leggermente, ma riuscì comunque a formulare a bassa voce: «Sarei voluto essere Grifondoro anche io.»

Iwaizumi tirò su la testa per fissarlo negli occhi. «E perché?» domandò. «Sono stati antipatici con te?»

Oikawa corrugò la fronte. «Eh? N-no, ma...»

«E allora perché?» chiese l'altro.

«M-ma perché io volevo essere nella tua stessa Casa!» protestò Oikawa, le lacrime agli occhi. Allora per Hajime non era la stessa cosa?

L'altro alzò gli occhi al cielo. «Senti, per me Serpeverde ti si addice di più. Tu sei intelligente, ambizioso, un po' calcolatore… Non credo che saresti stato bene in Grifondoro. Serpeverde va benissimo. O credi a quelle cavolate sul fatto che sia “la Casa di tutti i Maghi Oscuri” e cose del genere?» lo minacciò, sfoderando un'occhiataccia.

Oikawa distolse lo sguardo. «No, cioè, hai ragione, però...»

«Ehi, che ti piaccia o no sei un Serpeverde, e io sono un Grifondoro. E va benissimo, perché non esistono Case “buone e cattive”, o “giuste e sbagliate”» cercò di spiegare Hajime. «Non sei una persona peggiore perché sei un Serpeverde. Dopotutto, non è che questo cambi qualcosa, o sbaglio?» Oikawa gli lanciò uno sguardo confuso, e Iwaizumi sgranò leggermente gli occhi. «Ah, era per questo?» Sorrise. «Senti, ormai ti sei autoproclamato mio migliore amico un bel po' di anni fa. Non ho proprio il tempo di trovarmene uno nuovo. Mi sa che mi hai proprio incastrato, stessa Casa o no» concluse con un sorriso enorme in volto.

Oikawa guardò Iwaizumi, poi le stelle, poi di nuovo Iwaizumi e improvvisamente ogni cosa tornò al suo posto.

 

* * *

 

All'inizio, quel Bokuto, a Kenma non era piaciuto poi tanto. Trovava doloroso pensare al fatto che Kuroo avesse degli amici ad Hogwarts, mentre lui era ancora bloccato a casa sua, senza più nessuno con cui passare il tempo.

Certo, si erano scritti delle lettere, ma non era la stessa cosa: quindi, quando era iniziato ad apparire il nome “Bokuto”, Kenma si era spaventato. Kuroo inondava le sue lettere con rassicurazioni sul fatto che Kenma fosse comunque il suo migliore amico, e spendeva litri di inchiostro insistendo su quanto gli mancasse. Era anche tornato per Natale, ovviamente, ed era andato tutto bene. Però, quando il Cappello Parlante strillò “Corvonero!” e Kuroo, dopo una fase di sommo sconforto, si riprese abbastanza dal trauma di non essere nella stessa Casa, Kenma ormai sapeva di non avere scampo: avrebbe dovuto conoscere questo famoso Bokuto Koutarou.

«Vedrai, ti piacerà» promise Kuroo. Kenma si limitò a sollevare un sopracciglio. «D'accordo, parla tanto, ma non è fastidioso, anzi! È molto alla mano, e anche se non è il massimo a rendersi conto delle emozioni degli altri ha promesso che farà di tutto per-» continuò a blaterare Kuroo. Andava avanti così da almeno dieci minuti.

«Kuroo» lo bloccò Kenma a bassa voce.

«Cosa?» chiese subito l'altro, preoccupato.

Kenma fece un piccolo sorriso. «Va tutto bene. Voglio conoscerlo» mentì. Insomma, era felice di essere ad Hogwarts, finalmente. Corvonero era una Casa in cui si trovava a suo agio, i suoi compagni erano gentili senza essere invadenti e le materie da studiare si promettevano tutte interessantissime. E soprattutto, il motivo principale per cui era davvero felice di essere lì era che non vedeva davvero l'ora di passare altri sei anni nello stesso luogo in cui si trovava anche Kuroo, finalmente. Avrebbero potuto studiare insieme, andare nel parco, spendere tempo l'uno con l'altro: era questo che aveva sognato ininterrottamente per un anno intero. Non voleva farsi rovinare la vita da una persona che non aveva nemmeno mai conosciuto.

Kuroo gli dedicò un sorriso smagliante. «Sul serio? Sei il migliore, Kenma!»

Alla fine raggiunsero la Sala Grande, e trovarono Bokuto lì ad aspettarli. «Kuroo! Sono qui!» esclamò a gran voce, sbracciandosi per farsi vedere. Kenma lo studiò: era robusto, alto, muscoloso, con degli strani capelli sparati in aria. Il tipo di persona che non puoi fare a meno di notare appena entri in una stanza.

«Bokuto, questo è Kenma» lo presentò Kuroo con un tono di voce talmente orgoglioso che Kenma si sentì quasi a suo agio. «Kenma, Bokuto!»

«Finalmente ci conosciamo!» esclamò Bokuto, raggiante. «Kuroo mi ha parlato tantissimo di te!» raccontò, stringendogli energicamente la mano.

Kenma lo fissò, lo sguardo assente. «Ah, sì?»

«Sì! Non vedevo l'ora di conoscerti» assicurò. «Quindi sei Corvonero? Kuroo sperava che saresti stato un Serpeverde come lui, ma mi aveva già detto che c'erano davvero poche speranze. Non fa niente, tranquillo: da quando hanno cambiato le regole e si può pranzare e cenare con chi si vuole, non è poi tanto strano avere amici che stanno in Case diverse. Prendi me e Kuroo!»

Dopodiché si lanciò in un discorso infinito su come i due si erano conosciuti alla loro prima lezione di Quidditch: Kenma sapeva già la storia, ma gliela lasciò raccontare lo stesso. Ogni tanto lanciava un'occhiata a Kuroo, che lo fissava con un sorriso incoraggiante.

Piano piano, Kenma iniziò a trovare il chiacchiericcio di Bokuto quasi rilassante. Passarono i giorni, poi le settimane, e Kenma iniziava ad abituarsi al suo entusiasmo e alla velocità supersonica con cui parlava. Andò persino a vedere una sua partita di Quidditch, e rimase impressionato dalla sua potenza come Battitore. Era lo stesso ruolo di Kuroo. Kenma aveva provato a volare, qualche volta, ma non ci teneva a provare nella squadra di Corvonero, sapendo che avrebbe dovuto scontrarsi con quei due mostri.

Più passava il tempo, però, più notava che Bokuto passava le sue giornate ad allenarsi a Quidditch, a perdere tempo nel giardino o in loro compagnia. Cioè, non era sempre con loro: per la maggior parte della giornata, Kuroo e Kenma erano insieme, solo loro due. Bokuto mangiava con i suoi compagni di Casa, ma era come se non avesse legato con nessuno di loro.

Un giorno si decise a parlarne con Kuroo. «Non è strano?» chiese, addentando la fetta di torta che era comparsa su un piatto davanti a lui.

«Che cofa?» bofonchiò Kuroo, la bocca piena.

«Quello» spiegò Kenma, indicando il tavolo in cui stava cenando Bokuto. «Sono suoi amici, quelli là, o no?»

Kuroo si passò una mano sulla fronte e deglutì. «È complicato» disse alla fine. «Hai visto com'è. La gente all'inizio si diverte, ma poi... Voglio dire, lui fa fatica ad entrare veramente in confidenza con gli altri. Praticamente io sono il suo unico amico» sospirò.

Kenma inarcò un sopracciglio. «Ci sono anch'io» lo corresse.

Kuroo aggrottò la fronte. «Eh?»

«Ci sono anch'io» ripeté Kenma pazientemente. «Anche io sono suo amico.» Si strinse nelle spalle. «Se tu lo consideri un amico, non vedo perché io non...» iniziò, ma si sentì interrompere da uno dei rozzi mezzi abbracci di Kuroo, che lo lasciò senza fiato.

«Kenma, sei incredibile!» rise, incurante dei tentativi del ragazzino di liberarsi di lui.

Kenma sospirò, permettendo ad un sorriso rassegnato di fare capolino sulle sue labbra. Era ad Hogwarts, con Kuroo. Andava tutto bene.

 

* * *

 

Tsukishima si guardò intorno con fare sospettoso, poi, una volta deciso che il pericolo era scampato, si concesse un sospiro sollevato.

Era ad Hogwarts da solo un giorno, e già non ne poteva più: c'era un ragazzo del terzo anno, un certo Kuroo Tetsurou, che non lo lasciava in pace un attimo. Lo aveva conosciuto la sera precedente, allo Smistamento: se l'avesse saputo, avrebbe detto al Cappello Parlante di puntare decisamente su Corvonero, visto che era tanto indeciso. E invece no, Serpeverde. Che poi, aveva come l'impressione che quel Kuroo non si fossilizzasse troppo sulla questione Case: il suo migliore amico d'infanzia era un Corvonero, per giunta più giovane di un anno. Invece il suo compagno di malefatte si trovava in Grifondoro, un certo Bokuto Koutarou. Mancava solo un Tassorosso, aveva commentato Tsukishima sprezzante, per completare il quadretto. “Non so, non mi trovo a mio agio con loro, amico” aveva risposto Kuroo grattandosi la testa. “Ho sempre il terrore di dire qualcosa di offensivo e di farli scoppiare a piangere o cose così”.

Come faceva Tsukishima a sapere tante cose su di lui se l'aveva conosciuto appena la sera prima? Beh, perché Kuroo non faceva altro che parlare. Tutto. Il tempo. Come facevano quegli altri due a sopportarlo? Gli aveva persino presentato Kenma, che a dirla tutta sembrava anche un tipo a posto. In ogni caso, subito dopo colazione Tsukishima era riuscito a svignarsela, e ora si stava dirigendo in santa pace verso la sua prima lezione di Incantesimi. (Kuroo si era offerto di mostrargli la strada, e Tsukishima tremava al pensiero che avrebbe potuto davvero seguirlo in giro per il castello per chissà quanto tempo).

Ma la sua tanto agognata pace durò fin troppo poco: appena girò l'angolo si trovò davanti a tre Serpeverde del secondo che aveva intravisto nella sua Sala Comune, intenti a prendere in giro un altro ragazzino Tassorosso. Tsukishima si ricordava vagamente anche di lui: era quello con un sacco di lentiggini che si trovava sulla barca con lui mentre si dirigevano verso il castello.

«Guardate, sta piangendo!»

«È proprio vero che con i Tassorosso non si può neanche scherzare!»

«Mammoletta!»

E chi diceva ancora “mammoletta” al giorno d'oggi? Tsukishima sollevò un sopracciglio, disgustato: quella scena gli stava facendo venire il voltastomaco. «Patetico» commentò. Sebbene avessero un anno in più, erano tutti più bassi di lui, e ammutolirono tutti e tre.

Il Tassorosso sollevò gli occhi gonfi di lacrime verso di lui, l'espressione sorpresa.

«Allora? Siete ancora qui?» incalzò Tsukishima, visibilmente infastidito. «State bloccando il passaggio.» I tre se ne andarono borbottando qualcosa di incomprensibile. Come se gliene importasse qualcosa.

«G-grazie» balbettò il ragazzino, asciugandosi gli occhi. Tsukishima abbassò lo sguardo nella sua direzione, come accorgendosi solo allora che anche lui non se n'era andato come gli altri. «I-io mi chiamo Yamaguchi Tadashi. Tu?» si presentò con un piccolo sorriso.

Tsukishima ci mise una frazione di secondo a decidere. Se sto con un Tassorosso, Kuroo mi lascerà in pace? «Tsukishima Kei.»

 

* * *

 

Kenma era in anticipo. Lui e Kuroo dovevano incontrarsi in biblioteca per le due, ma Kenma aveva fatto male i conti e si era trovato a ciondolare fuori dalla sala addirittura un quarto d'ora prima.

Non aveva voglia di entrare subito, quindi si appoggiò al muro ed estrasse un videogioco: di norma ad Hogwarts quegli aggeggi non funzionavano, ma il suo doveva essere evidentemente qualcosa di magico. Kenma sospettava di averlo reso in qualche modo indistruttibile quando era piccolo, e questo lo rendeva la migliore console di tutti i tempi. Era impegnato in un livello piuttosto complicato quando si sentì letteralmente investire da una specie di piccolo tornado arancione, e venne sbattuto a terra.

«Oddio! Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!» strillò una voce di fianco a lui. «Non ti avevo visto, ti ho fatto male?»

Kenma lanciò una rapida occhiata al game-boy (non si era neanche incrinato lo schermo, benedetto videogioco) e poi afferrò la mano che gli si porgeva per tirarsi in piedi. «Sto bene, grazie» mormorò.

«Mi sa che mi sono perso» si scusò il ragazzino. «Stavo facendo una gara con Kageyama per raggiungere la Torre di Grifondoro, ma chissà dove sono capitato! Questi corridoi sono tutti uguali!» si lamentò, prendendosi la testa tra le mani.

Kenma lo studiò per un istante. Doveva essere al primo anno, considerata la sua altezza. Aveva folti capelli arancioni, e gli occhi nocciola gli davano l'impressione di essere uno che non stava mai fermo. Di norma Kenma non andava molto d'accordo con tipi del genere, ma quello in particolare lo incuriosiva. «La Torre di Grifondoro è da tutt'altra parte» lo informò, inespressivo. «Qui c'è la biblioteca.»

Il ragazzino arrossì. «Oh, ehm, mi dispiace... Sono qui da un mese, ma ancora non riesco proprio ad orientarmi!»

Questo era qualcosa con cui Kenma poteva relazionarsi: i primi tempi aveva dovuto chiedere indicazioni a così tanti quadri che ormai li conosceva tutti per nome. «Posso spiegarti la strada, se vuoi. Non è molto difficile» propose.

Gli occhi del ragazzino si illuminarono. «Sul serio? Oh, magari così riuscirò a battere Kageyama! Sai, lui è un tizio davvero antipatico. Mi insulta sempre» si imbronciò. Ma poi i suoi occhi si addolcirono. «Però, come dire, non è proprio un disastro. Sai, tutta la sua famiglia è sempre stata Serpeverde, ma lui è Grifondoro come me. Conosce un sacco di ragazzini in Serpeverde, perché i suoi genitori lo facevano giocare con loro, ma tutti lo odiano. Quindi io credo che debba solo dimostrare che può essere un grande mago anche in Grifondoro! È molto bravo con gli Incantesimi, sai. Più di me!» si imbronciò. Poi sembrò ricordarsi che stava parlando con Kenma, e arrossì di botto. «Oh, scusami, sicuramente non te ne importa nulla» balbettò.

Kenma inclinò la testa. «Non fa niente, tanto non avevo niente da fare» rispose educatamente. «Ti posso disegnare una mappa, se vuoi.»

Il ragazzino annuì con entusiasmo, e Kenma eseguì l'operazione senza problemi. «Grazie davvero, mi hai salvato! Oh, a proposito, non mi sono presentato! Io mi chiamo Hinata Shouyou, e tu?»

«Kozume Kenma.»

Il ragazzino sfoderò un sorriso enorme, poi alzò la mano in un saluto e schizzò via.

Da quel giorno, Kenma iniziò a cercare quasi automaticamente quella chiazza arancione in giro per i corridoi o nella Sala Grande, e si stupiva ogni volta quando quello, avendolo riconosciuto, sollevava la mano in ampi cenni di saluto. «Ciao, Kenma!» strillava sempre.

Kuroo, la prima volta che successe, inarcò un sopracciglio. «E quello chi è?» domandò, sulla difensiva.

Kenma si strinse semplicemente nelle spalle. «Shouyou» rispose. E gli spiegò come si erano conosciuti. Kuroo gli scompigliò i capelli e chiocciò qualcosa sul suo “piccolo Kenma” che faceva “nuove amicizie”, ma Kenma non lo stette a sentire: stava fissando il ragazzo coi capelli neri e lo sguardo truce che litigava con Shouyou. I due iniziarono a battibeccare sempre più forte, e Kenma iniziò a chiedersi se non fosse il caso di dire qualcosa al tizio dai capelli neri, ma poi notò qualcosa nei loro sguardi, qualcosa che lo fece sentire immediatamente più tranquillo.

 

 



 

Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Ed eccomi a esordire con la mia prima long in questo fandom ^^
Questa è un'idea che mi ronzava in testa da un po', ma non preoccupatevi: la storia è già tutta scritta nel mio pc, quindi non vi farò aspettare molto! Sono sei capitoli, quindi non dovrete nemmeno sorbirvi chissà cosa.
Intanto, che ve ne pare del primo capitolo? Ho riflettuto molto sugli Smistamenti dei personaggi, e credo che queste siano le soluzioni che più si adattano ai loro caratteri. Ovviamente questa è la mia interpretazione, e se voi avete sempre visto, non lo so, Kuro e Tsukki a Corvonero piuttosto che Kenma Sperpeverde o Iwa-chan Tassorosso non voglio in nessun caso dire che la vostra opinione sia sbagliata: semplicemente, a me piace immaginarli così ^^
Ho amato scrivere di loro in quest'ambientazione, è un'atmosfera davvero affascinante: sia prima di Hogwarts che dopo. Forse dipende dal fatto che non ho mai veramente superato il trauma di non esserci andata, ehm ehm. COMUNQUE, spero tanto che questo primo capitolo-introduzione vi sia piaciuto! Nel prossimo vedremo un salto temporale di qualche annetto, e farà la sua magica comparsa anche Akaashi *.* (vi prego non giudicatemi, io lo amo oltre ogni ragionevole limite dettato dall'umano buonsenso).
Grazie a tutti quelli che rencensiranno, metteranno tra le preferite/seguite/ricordate! Un bacione a tutti, vostra
Emma <3
  
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