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Autore: ClaireOwen    08/09/2016    4 recensioni
[Bellarke - AU]
Clarke scappa da una vita in cui non si riconosce più, Bellamy è perseguitato da ricordi amari con i quali non ha mai fatto i conti.
Le vite dei due ragazzi s'incrociano casualmente: uno scontro non desiderato, destinato - fatalmente - a protrarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Prima fanfic che pubblico in assoluto e quindi in questo momento sto scrivendo qui in preda al panico e fremendo al tempo stesso.
Aggiornerò un paio di volte al mese, la storia è ancora in via di sviluppo ma dato che il mio amore per questa ship è piuttosto smisurato sono sicura (almeno spero) che sarà un buon carburante per la mia fantasia.
Dunque mi sottopongo al vostro giudizio universale,
ti ringrazio (chiunque tu sia) per essere qui,
qualsiasi commento, critica, suggerimento non può che farmi piacere!
Buona lettura
C.

Clarke guidava sovrappensiero, forse perché di pensieri nella sua testa ce n’erano davvero troppi, si stava allontanando da tutto ciò che per troppo tempo l’aveva fatta stare male e non capiva davvero come doveva sentirsi.
Sollevata?
Eppure il senso di colpa le attanagliava lo stomaco, aveva abbandonato la sua vecchia vita, in modo furtivo, senza dare spiegazioni nemmeno a chi se le meritava, era scappata. Una vocina nella sua mente sembrava volerle rimproverare che questo non era da lei eppure in quel momento non sarebbe tornata indietro nemmeno se a chiederglielo fossero stati Jasper e Monty, i suoi più cari amici, con i quali la ragazza era cresciuta ed aveva condiviso ogni singolo momento.
Da cosa scappava?
Da sua madre che sembrava aver superato la morte di suo padre, Jake, brillantemente, così tanto da vendere la vecchia casa dove Clarke era cresciuta e comprarne un’altra; stesso quartiere, diversa compagnia: Marcus Kane, un collega ed un amico di vecchia data di quello che era stato suo marito. Scappava da una storia finita male, aveva un nome certo ma le bruciava ancora il petto quando lo sentiva: Finn.
Rabbrividì, era talmente tanto assorta in queste valutazioni che quando la macchina di fronte a lei frenò se ne rese conto quando ormai era davvero troppo tardi, poggiò freneticamente il piede sul pedale centrale ma evidentemente non bastò, sussultò quando la sua auto rimbalzò tornando un po’ indietro dopo aver impattato piuttosto bruscamente con la vecchia Ford nera che si trovava proprio là davanti, il danno era fatto. Rimase lì impietrita con le mani sul volante, non poteva credere di essersi fatta distrarre così da alcuni stupidi pensieri, questo sì che non era da lei.
Un ragazzo moro scese di fretta dall’autovettura che aveva appena tamponato, era alto e i suoi occhi color carbone puntavano dritti nei suoi, un velo di panico le oscurò il viso tanto che ci mise molto più del dovuto per slacciarsi la cintura e scendere dalla sua macchina.
Cosa diavolo ti è saltato in mente? le sbraitò contro il ragazzo con una violenza che le sembrò quasi eccessiva, non fece a tempo a rispondergli che lui aveva già ripreso ad attaccarla
Non hai visto che il semaforo era rosso? Eppure non mi sembra di aver frenato all’ultimo! Pensi che per strada ci sia solo tu? Cos’è credi che gli altri conducenti non abbiano il diritto di rispettare il codice della strada se tu vai di fretta principessa? 
Clarke lo guardava esterrefatta e accigliata, okay si era distratta ma dopotutto era stato solo un tamponamento, la sua voglia di scusarsi ora era decisamente diminuita, la strafottenza di quel tipo superava ogni limite, principessa? Ma chi diamine pensava di essere? Cercò di ricomporsi Vacci piano okay? Mi dispiace, non era mia intenzione, mi sono distratta ma potresti cercare di essere meno arrogante? 
La guardò con gli occhi spalancati, due rughe gli segnavano la fronte e si facevano spazio tra una massa di capelli arruffati
Io arrogante? Sei tu quella che mi ha tamponato nonostante fossimo ben distanti ed io avessi cominciato a frenare da un bel po’… ma qui abbiamo la principessina della strada che pensa di essere nel giusto in ogni caso 
Clarke era davvero incredula, aveva ammesso le sue colpe e aveva solo cercato di smorzare il tono della conversazione ma evidentemente quel tale non ne voleva proprio sapere
Smettila di chiamarmi in quel modo, ho un nome e pensa sono anche disponibile a fare il CID, così non dovrai più lamentarti come una dannatissima pentola di fagioli. 
Si era lasciata prendere la mano forse ma l’irascibilità di quel ragazzo l’aveva decisamente contagiata. Una fila di macchine nel frattempo non faceva altro che aumentare dietro di loro e i primi a spazientirsi si stavano già attaccando al clacson. Così la biondina che finalmente aveva ripreso un po’ di colorito in volto disse velocemente
Sono nuova di qui, ma se conosci un parcheggio nei dintorni, ti seguo, così non intralciamo il traffico e possiamo compilare le pratiche necessarie. 
Il ragazzo tentò una risata sarcastica Che c'è, adesso ti preoccupi per gli altri automobilisti eh? Quanta premura… puoi scordarti che perderò altro tempo con te, ritieniti fortunata, conosco piuttosto bene un meccanico che probabilmente mi sistemerà il tutto senza spillarmi troppo, ma non voglio avere nemmeno uno dei tuoi luridi quattrini, usali per lustrare al meglio la tua carrozza stupida principessa. 
E così dicendo le voltò le spalle senza darle il tempo di ribattere, montò nella sua macchina e svoltò non appena il semaforo ritornò verde.
-
Arrivò di fronte a quella che sarebbe stata la sua futura casa dopo una decina di minuti, era ancora incredula ma cercò di buttarsi il fatto alle spalle, quel moro sconosciuto l’aveva trattata con un’insolenza terribile e ormai il senso di colpa per l’incidente era stato totalmente accantonato. Poco male, non avrebbe dovuto affrontare tutte le trafile burocratiche del caso ma solo cercare un meccanico. Era arrivata davanti alla piccola casa a schiera che da quanto sapeva avrebbe condiviso con altre due persone, fratelli da quello che aveva capito, non poteva permettersi di affittare una casa intera e così si era accontenta di una stanza, il suo tirocinio nell’ospedale lì vicino era retribuito ma di certo non poteva aspettarsi lo stipendio di un medico.
Suonò al campanello e si guardò intorno c’era una lingua di prato che faceva da contorno alla piccola casa e un tavolino con due sedie erano proprio alla sinistra dell’entrata, da fuori sembrava già accogliente. Le aprì la porta una ragazza che doveva avere poco meno della sua età, un viso tondo e sorridente, due occhi vispi verdi e i capelli corvini lunghi le ricadevano dolcemente sul fisico asciutto Tu devi essere Clarke! 
Le sorrise Sì, sono Clarke Griffin 
Io sono Octavia Blake, ti aspettavo, accomodati, devi essere stanca!  
Solo ora, varcando la soglia Clarke si rendeva conto della spossatezza che l’aveva sorpresa, l’adrenalina causata dall’incidente l’aveva totalmente abbandonata e adesso le tre ore di viaggio le pesavano sulle palpebre e sui muscoli incordati.
La casa era distribuita su due piani, si entrava in un saloncino con un angolo cottura, un piccolo corridoio portava alle scale e vi si affacciavano due porte, l'arredamento era essenziale e non troppo moderno. L'altra ragazza non perse tempo e con una parlantina invidiabile cominciò la descrizione
Allora qui c’è il bagno Indicò la porta sulla destra appena sotto le scale Mentre questa è la mia stanza, così per qualsiasi cosa sai dove trovarmi, vieni ti faccio vedere il piano sopra, non ti disturba dormire ai piani alti no?  
accompagnò il tutto con una lieve risata che per un attimo fece sentire Clarke a casa che con un pizzico di curiosità la seguì accennandole un sorriso silenzioso.
Il piano di sopra era un soppalco sul quale si affacciavano due porte una era chiusa mentre Clarke riconobbe dall’altra aperta, quella che doveva essere la sua stanza, piuttosto fedele alle foto che aveva visto sul sito internet quando aveva trovato l’annuncio.
Et voilà! esclamò Octavia facendola entrare nella camera. Ti lascio sistemare okay? Per qualsiasi cosa mi trovi sotto. 
Clarke annuì e la ringraziò poi mentre l’altra si voltava sembrò ricordare e così le chiese
L’altra camera è sfitta? Mi ricordavo che l’annuncio fosse di due fratelli ma forse avevo frainteso… non che mi crei problemi, anzi! 
Octavia si voltò Oh no, hai ragione, hai fatto bene a ricordarmelo, nell’altra c’è mio fratello, ora non è in casa ma comunque è un tipo discreto, almeno con chi non è un suo parente stretto… sbuffò alzando gli occhi al cielo
C’è un solo bagno per tre ma in qualche modo ce la caveremo, a costo di fare i turni, ammettilo era questo a destarti preoccupazione, non è vero? 
Clarke rise e la ragazza le fece l’occhiolino, sembrava davvero una bella persona, solare, spensierata, una sorta di sua antitesi a dirla tutta eppure era sicura che sarebbero andate d’accordo.
Sistemò subito le sue cose nell’armadio, mise un paio di foto che ritraevano lei, Jasper e Monty sulla scrivania ed impilò i libri universitari sotto il comodino che stava di lato al letto. Aveva decisamente bisogno di una doccia, così prese l’accappatoio dalla valigia e si precipitò al piano inferiore.
Octavia Blake se ne stava sul divano, mangiava uno yogurt ed era assorta a guardare la televisione così la bionda esordì
Hei, posso farmi una doccia o intralcio il turno di qualcuno? la più giovane distolse lo sguardo dallo schermo e scrutandola con occhi vispi e amichevoli le disse
Credo che in ogni caso si possa fare uno strappo alla regola!
 
L’acqua calda scorreva lungo il suo corpo nudo e pallido, sembrava lavar via tutta la tensione accumulata durante la giornata, i saluti con la madre erano stati freddi e distaccati, il viaggio si era concluso con un tamponamento a  dieci minuti dall’arrivo e doveva ancora trovare il modo di comunicare a Monty e Jasper la sua decisione, per quello si sentiva terribilmente colpevole, non sapeva come avrebbero potuto prenderla anche se tre ore di macchina non erano poi troppe.
Eppure Clarke sentiva nel profondo che forse aveva preso la giusta decisione, la casa non le dispiaceva le aveva trasmesso un senso di familiarità, la sua stanza poi sembrava essere molto più accogliente di quella nella nuova casa della madre ed il compagno e poi Octavia era alla mano, le aveva fatto subito una buona impressione ed era piuttosto sicura che se lei fosse così cordiale la stessa cosa doveva valere per il fratello, cercò di aggrapparsi a quelle supposizioni, ne aveva bisogno, tutto ciò che desiderava era ritrovare un po' di stabilità, cercare un luogo a cui appartenere e riuscire a chiamarlo di nuovo casa.
Si guardò allo specchio mentre si frizionava i capelli, il suo riflesso sul vetro appannato non le sembrava uno dei peggiori che si ricordava di aver visto. Per la prima volta dopo mesi tentò di appigliarsi spudoratamente ad un flebile sentore di positività.
Sembrò ritornare nel mondo reale solo quando si accorse che aveva dimenticato i vestiti sul letto, vecchie abitudini che avrebbe dovuto abbandonare ora che viveva con due sconosciuti, si strinse la cinta di spugna dell’accappatoio sulla vita e fece per aprire la porta, tuttavia non fece in tempo ad arrivare alla maniglia che questa si aprì lasciando fare capolino ad una figura alta che la guardò da capo a piedi.
Clarke si strinse nell’accappatoio, sentendosi troppo osservata, quando i suoi occhi si scontrarono con quelli di colui che doveva essere il fratello di Octavia per poco non sussultò, non aveva dimenticato i carboni ardenti che qualche ora prima l’avevano fatta sentire una sorta di nullità ambulante. Anche il ragazzo aveva un’espressione più che contrariata sul volto, doveva averla riconosciuta: Per quale assurdo motivo sei nel mio bagno , principessa? 
Cercherò di essere chiara dato che prima sembra non essere servito a nulla, non chiamarmi in quel modo, ho un nome sai? E’ Clarke Griffin per tua informazione, e si da il caso che sia la tua nuova coinquilina che guarda un po’ ti pagherà l’affitto della sua stanza con i suoi luridi soldi. Ora, se vuoi scusarmi. 
E così dicendo si fece largo oltrepassandolo, la spalla di Clarke urtò in un impeto volontario il petto del moretto e la ragazza sparì velocemente per le scale.

Ogni briciolo di positività che prima aveva fatto capolino nell’animo della giovane era stato totalmente abbattuto dall’ira funesta di Bellamy Blake.
   
 
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