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Autore: FALLEN99    09/09/2016    0 recensioni
I destini di alcuni sono più speciali di quelli di altri. Alice Prevetti ancora lo ignora, conducendo la sua normale vita, ma quando le viene regalato un'insolito coniglio bianco e la madre sparisce, la ragazza capisce che qualcosa di strano sta per accadere.
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Dal testo:
Caddi a terra e l'impatto con il freddo marmo del castello mi tolse il respiro. Rantolai tentando di rimettermi in piedi ma una sferzata d'aria gelida me lo impedì.
"Non essere impaziente, Alice" disse una voce profonda.
Mi guardai in giro ma nessuno era nella stanza. Eccetto il mio coniglio bianco.
Sto diventando pazza...pensai, ma quando fissai di nuovo l'animale e mi accorsi che non era più nella sua gabbia un brivido mi sferzó sulla pelle. La gabbia era perfettamente chiusa ed era impossibile che fosse uscito attraverso le sbarre.
Qualcosa mi colpì sulla schiena facendomi sbattere la testa sul pavimento.
Vidi macchie nere che mi occupavano la visuale è tutto cominciò a girare forte. L'immagine di un bosco lugubre e di strane creature mostruose mi si presentò davanti agli occhi
"Benvenuta nelle paese delle meraviglie, Alice"
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Continuavo a cambiare direzione, senza accorgermi di starmi sempre di più inoltrando in una parte del bosco che non conoscevo. L inquietudine che avevo dentro mi stringeva lo stomaco in una morsa d'acciaio, fino quasi a privarmi del respiro. Una debole falce di luna filtrava tra i rami degli alberi ed un vento leggero soffiava da est, scompigliandomi i lunghi capelli biondi. 
Non sapevo cosa precisamente ci facessi in quel bosco, solo ero consapevole che non dovevo smettere di camminare. Il
Motivo? Non ne avevo la minima idea. Ero tormentata e inquietata, non riuscivo a stare ferma e le mie gambe proseguivano nel loro continuo cammino, senza che riuscissi a fermarle. 
D'un tratto sentii uno sparo alle mie spalle. Il sangue mi si gelò rapido nelle vene, riprendendo poi a scorrere più rapido di prima. Ora il motivo per cui non potevo fermarmi mi appariva chiaro. 
Aumentai la velocità e quasi iniziai a correre. Un altro sparo, questa volta più vicino. Presi a correre più veloce che potevo, le foglie secche che scricchiolavano sotto le mie scarpe in quella notte di fine autunno. 
Sentivo l'ansia pervadermi sempre più forte. Cosa stava succedendo? Chi aveva sparato? Da quanto mi trovavo in quel bosco in quella trance di eterno pellegrinaggio? 
Non riuscii a pensare altro che l'ennesimo sparo fendette l'aria, questa volta però a pochi metri da me. Udii il rumore della pallottola così vicino che temetti mi avesse colpita. 
In effetti, non la mia paura non era del tutto infondata, perché un'altra pallottola mi sfiorò la spalla pochi istanti più tardi. 
Rivoli di sangue cominciarono a colare come rami macchiandomi il cardigan di un rosso vivo. 
Ero senza parole, così spaventata che il cervello aveva perso la facoltà di elaborare pensieri. 
Alcuni passi dietro di me. Rapidi. 
Mi girai di scatto proprio nel momento esatto in cui un'uomo alto e grosso usciva da dietro una sequoia. 
"Buona sera, Alice" disse, e un sorriso di sinistra luce gli illuminò il viso. 
Tacqui, mentre lui si avvicinava. L'unica azione che il mio corpo riuscì a compiere fu quella di stringere con la mano destra là dove la pallottola mi aveva colpita. 
"sono spiacente di averti fatto del male, non mi piace vederti soffrire" strinse la pistola che teneva stretta nella mano sinistra "la prossima volta farò in modo di centrarti il cranio, così da non provocarti inutili sofferenze" e sorrise di nuovo, mostrando i denti bianchissimi come gesso. 
Gridai senza alcun preavviso. Mi sentivo scissa dal mio corpo e relegata lontano da esso, senza più il minimo controllo sulle mie membra. 
"Chi sei? Cosa vuoi da me?" Domandai meccanicamente, non riconoscendo la mia voce tanto era distorta dalla paura. 
L'uomo sporse il volto verso il mio, lasciando qualche misero centimetro a dividerci. 
"Ti hanno mai raccontato la storia del Bianconiglio, Alice?" Chiese con tono malizioso.
"Si, ma cosa c'entra...?" Chiesi a mia volta, stordita e confusa.
Un fulmine rischiarò la notte e soffocai un grido. La luce mi permise di vedere che sul volto, l'uomo aveva una maschera da coniglio bianco. 
"Ma cosa..." 
"Cara Alice, a volte le storie che ci raccontano da bambini non sono poi così lontane dalla realtà. Specialmente le favole. Quelle sono piene di verità che saresti sorpresa se solo te le elencassi." Mi sfiorò i capelli con un dito e la ferita prese a pulsare di dolore.
"Sei esattamente come ti ricordavo, bella e giovane" disse, fissandomi negli occhi. 
"Mi dispiace così tanto doverti uccidere, ma sai, il Bianconiglio non sempre viene con buoni propositi. È troppo facile fare la parte del buono, é ora di far vedere di cosa sono capace" disse e un ghigno gli deformo il viso. 
Sbiancai più di quanto fosse possibile in quel momento. Giuro che vidi i suoi occhi prendere una sfumatura rossa. 
"Cosa sei?"
"Il classico e candido Bianconiglio, solo che questa volta, cara Alice, non ti indicherò la strada per il mondo delle e meraviglie" 
"E per dove?" Chiesi ingenuamente 
Lui sorrise. "Per l'inferno, cara Alice" 
Mi puntó la pistola alla testa, tirandomi per il braccio come fossi un pupazzo di pezza. 
Accostò le labbra al mio orecchio. 
"Tic tac, tic tac..non c'è più tempo, già siamo in ritardo; il gioco è appena cominciato"
Figurai l'immagine del Bianconiglio con il suo grande orologio che diceva all'Alice del libro delle favole che mia madre sempre mi leggeva che doveva affrettarsi. 
Passarono istanti infiniti. 
Poi premette il grilletto 
   
 
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