Libri > Dragonlance
Segui la storia  |      
Autore: Silphyell Bluepower    31/03/2005    9 recensioni
Chi conosce DRAGONLANCE??? ...nessuno...? beh forse qualcuno c'è...! Allora leggete questa mia folle fic!!! Ma leggetela lo stesso mi raccomando, dopotutto la follia è all'ordine del giorno ovunque...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SALVE, questa è la prima fic che pubblico e quindi prego tutti quelli che la leggeranno o capiteranno qui per sbaglio di fare una recensione o commento per darmi consigli, correggermi errori o dirmi se vi è piaciuta!
La storia è ambientata a Krynn, dove si svolge la saga di Dragonlance, scritta principalmente da Margaret Weis e Tracy Hickman. Chi conosce questa terra mi perdonerà le mie licenze poetiche sul tempo e sullo spazio, chi invece non la conosce è ugualmente invitato a leggerla, tanto se non capisce la trama è normale, in quanto non la capisco nemmeno io ^^! Alla prossima!!!

*********************************

Ali di Tempesta - Il Messaggio

Era notte, e Solinari brillava vivida nel cielo scuro, oscurata a intermittenza da nuvole che passavano veloci, spinte dal vento del New Sea.
Un drago sorvolava instancabilmente le pianure dell’Abanasinia, e la luce argentata illuminava chiaramente le sue ali blu, mentre sulla sua schiena sedeva la figura di un cavaliere. Non indossava elmo nè armatura, e un ampio mantello –anch’esso blu- svolazzava sulle sue spalle, mentre il cappuccio, strappatogli dal vento, rivelava lunghi capelli corvini spettinati.
Era ormai l’alba quando il drago cominciò a disegnare grandi cerchi nell’aria e atterrò dolcemente ai margini di un boschetto di pioppi. Il cavaliere smontò e si guardò stancamente intorno; quelli erano i confini della patria degli elfi, Qualinesti.
Silphy sospirò di sollievo per essere giunta a destinazione ed estrasse da una sacca che portava legata alla vita una piccola sfera argentata che brillò vivida quando lei pronunciò parole in un linguaggio sconosciuto. Il drago alle sue spalle, rimasto in paziente attesa intento a scrutare il bosco, scomparve.
Silphy sorrise alla piccola figura blu ora dentro la sfera, e con ultima occhiata stanca agli alberi, si addentrò decisa nel bosco.

Il sole morente illuminò per un istante le cime degli alberi attraverso la fitta coltre di nubi, e affondò oltre l’orizzonte.
Il drago azzurro si alzò in volo dalla foresta e, dopo un attimo di stallo in cerca delle correnti ascensionali, si diresse rapido verso nord.
Silphy sospirò e ripensò a quella strana giornata, passata nel reame elfico. Dopo essersi addentrata nel bosco, era stata trovata da una pattuglia di confine di Qualinost, che l’aveva immediatamente condotta al palazzo. Lì aveva trovato chi stava cercando, ossia Leweyn, a cui aveva consegnato la pergamena che recava il messaggio di Dalamar per lei, e per cui aveva intrapreso quel viaggio. Infine Leweyn l’aveva accompagnata in una passeggiata per l’intera Qualinost, in cui avevano discusso del contenuto del messaggio, non troppo chiaro, e durante quella Silphy aveva finalmente rivisto la patria di suo padre e in cui lei non era mai vissuta, ma che sentiva comunque scorrere nel suo sangue.
Silphy si volse a guardare dall’alto i boschi verdeggianti di Qualinesti, che ora scivolavano nell’ombra. In lontananza, colse un ultimo riflesso di luce sulla lontana Torre del Sole, e ripensò, forse con un po’ di rimpianto, a quel reame incantato, dove la vecchiaia e il dolore sembravano così lontani, e a quei boschi assolati, senza la macchia dell’oscurità. Un’oscurità che nel territorio esterno era fin troppo presente, a cui lei ormai era più che abituata.
Silphy si riscosse dai suoi pensieri, e guardò verso nord, verso la sua vera casa, Palanthas, così lontana da lì, ma dove lei sarebbe giunta all’alba, quando la luce nascente avrebbe svegliato la città. Che era anche suo compito proteggere.<> Silphy si chinò sul collo del drago:
-Blueprize, affrettiamoci, sono ansiosa di tornare a casa.- disse.
Blueprize girò appena la testa per guardarla con uno degli occhi rosso-rubino e annuì comprensivo, sbattendo le ali e alzandosi di quota, sempre puntando verso il nord lontano.

La fioca luce di una brumosa alba d’autunno accolse il drago e il suo cavaliere quando arrivarono a Palanthas. Atterrarono distanti dalle mura per non creare allarme tra i soldati di guardia e presto Silphy si ritrovò sola e infreddolita a varcare le porte della città.
Percorse le strade selciate con passo frettoloso e sgusciò tra gli edifici bianchi ancora addormentati come un’ombra, avvolta nel pesante mantello blu e ansiosa di arrivare a casa.
Quando finalmente si trovò ad armeggiare con le chiavi davanti alla soglia della propria abitazione, un’ombra si proiettò nella sua mente. Un istante, e scomparve. Silphy alzò lo sguardo e arretrò di un passo, mentre le sue difese magiche si alzavano pronte. Ma niente si mosse, mentre lei ispezionava con la magia i dintorni.
Sicura del proprio sesto senso di maga che le aveva salvato la vita in più di un’occasione, aprì la porta e lasciò che la luce illuminasse l’interno, aspettando ad entrare.
Un’oscurità pesante e gelida come la morte uscì dall’igresso e un fetore di putrescenza la avvolse, togliendole il respiro; attese fremente con un incantesimo già pronto, mentre un’ombra si coagulava nella stanza.
Uno spettro della Torre? Pensò stupita fissando quegli occhi bianchi e disincarnati davanti a lei, e immediatamente lo spettro parlò.
-Tu sei Silphyell Bluepower- affermò la fredda voce. –Ho un messaggio per te.-
Silphy sgranò gli occhi per lo stupore.
-Da parte di chi?- chiese esitante, anche se conosceva, o sperava di conoscere, la risposta.
-Il Maestro della Torre te lo invia- rispose lo spettro –Ascolta.-
E tendendo una mano, l’oscurità si infittì, mentre un’altra forma, ancor più trasperente dello spettro, compariva proprio davanti a lei.
Silphy riconobbe l’alta e aggraziata figura di un elfo avvolto nelle Vesti Nere, Dalamar, il Maestro della Torre dell’Alta Stregoneria di Palanthas.
-Innanzitutto, scusatemi, Silphyell, se il mezzo del mio messaggio, come ben so, non vi è molto gradito, ma esso era di una tale importanza e urgenza da indurmi a diffidare delle tradizionali vie della magia, e per questo l’ho affidato al mio fedele servitore. Tuttavia, anche così, non posso sapere se vi siano altri in ascolto, e quindi perdonatemi se parlerò in modo allegorico, ma spero che voi con la vostra mente pronta e acuta riuscirete a comprendere ugualmente.- qui l’ombra fece una pausa, metre Silphy sorrideva al pensiero del modo teatrale che Dalamar aveva utilizzato per inviarle quel messaggio, essendo certa che esso sarebbe stato di poche parole.
-Dunque, il messaggio che avete recapitato alla mia parente lontana, benchè dal contenuto molto oscuro, era –ahimè- molto ottimista rispetto ai presagi che intravedo adesso, e che si fanno sempre più nitidi. Invero temo che le nuvole intraviste precedentemente non siano altro che il fronte di una perturbazione molto più estesa e devastante. Dobbiamo tenere pronti i mantelli.- Dalamar qui sospirò, e Silphy si sentì gelare il sangue, mentre una cupa consapevolezza le attanagliava il cuore –Ed inoltre, il burattinaio temo rimarrà legato dai propri fili, sotto le ali della tempesta.- concluse Dalamar in tono cupo.
Silphy sentì le proprie ginocchia cedere e si aggrappò allo stipite per non cadere, mentre ogni colore svaniva dal suo viso.
Lo spettro riabbassò la mano mentre la figura di Dalamar sfumava e lentamente scomparve, portando via con sé l’oscurità e il fetore di morte, lasciando la casa intatta e luminosa come Silphy l’aveva lasciata due giorni prima.
Silphy si raddrizzò tremante e chiuse la porta dietro di sé, appoggiandosi ad essa con la schiena; si riscosse e, dopo essersi liberata di mantello e stivali da viaggio, corse al piano superiore spalancando la finestra della propria camera, da cui si vedeva nitida, in contrasto netto con gli altri edifici bianchi della città, la Torre dell’Alta Stregoneria, oscura e ammantata di morte. Silphy la fissò intensamente, mentre il dolore si impadroniva del suo cuore. Si accorse di essere stanca, sfinita sotto un peso enorme, da una consapevolezza che era troppo grande per lei.
Si staccò faticosamente dalla finestra e si lasciò cadere sul letto, fissando con sguardo vitreo il soffitto, ripensando al messaggio di Dalamar.
Mentre il sole saliva nel cielo ed entrava dalla finestra, Silphy finalmente si addormentò, ma una frase aleggiava ancora nella sua testa, come un avvoltoio.
Il burattinaio rimarrà legato dai propri fili, sotto le ali della tempesta.

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Dragonlance / Vai alla pagina dell'autore: Silphyell Bluepower