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Autore: Mo0ny_    09/09/2016    1 recensioni
[HiroMido- Au] [Scene di violenza-5152 parole utilizzate]
Jordan è un ladro, ma non per scelta. Xavier è un membro della prestigiosa famiglia Foster. Cosa accadrebbe se si incontrassero?
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“Sei un codardo Jordan. Perché non ci hai provato a rendere la tua vita migliore?! Spiegami perché Jordan!”
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- Bene, allora vai! Se sbagli qualcosa sei consapevole che verrai eliminato, vero?
- Ne sono consapevole –disse il ragazzo con i capelli verdi
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"Se gli angeli esistessero, avrebbero la sua stessa faccia. Che razza di discorsi stai facendo Greenway?! Rimani concentrato"
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"I tuoi occhi"
 
Guardava quella palla nera e bianca con tanto odio. La guardava con aria di sfida. Voleva disintegrarla con la forza dello sguardo e non vederne mai più in giro.
“Sei un codardo Jordan. Perché non ci hai provato a rendere la tua vita migliore?! Spiegami perché Jordan!”
Pensare a quelle parole lo faceva star male. Era come una scheggia di ghiaccio freddo e duro che gli trafiggeva il petto per due, tre o più volte. Si mise le mani sulla testa iniziando a toccare quei bellissimi capelli verdi mentre le lacrime scendevano dagli occhi neri come la pece. Tirò un calcio a quel pallone che tanto odiava. Il pallone ribalzò sul muro e cadde toccando il terreno ruvido e duro. Jordan si buttò a terra, triste e disperato. E come un vecchio sasso che torna sulla sabbia bagnata, i ricordi di Jordan Greenway tornarono a quella notte… quella notte che cambiò per sempre la sua vita.

 
Un mese prima….
  • Hai preso tutto? –gli domandò Torch. Jordan alzò lo sguardo. Non aveva nulla da prendere. Solo quello stupido smoking da indossare!
  • Ho preso tutto, tranquillo. Questa rapina sarà più semplice che rubare le caramelle ad un bambino –
  • Bene, allora scendi e non cacciarti in qualche guai! Capito, Greenway?! –
  • Saprò cavarmela, vedrai –alzò l’angolo sinistro della bocca e sorrise.
  • Bene, allora vai! Se sbagli qualcosa sei consapevole che verrai eliminato, vero?
  • Ne sono consapevole –disse il ragazzo con i capelli verdi. Scese dalla macchina che avevano noleggiato apposta per quella rapina e salì i gradini che portavano a Villa Foster, una grande casa che apparteneva alla grande famiglia aristocratica dei Foster  famosa per i ricchi gioielli che essi conservavano da generazioni. Jordan e i membri della Alius Academy vi avevano studiato per mesi prima di giungere ad una soluzione per poter derubare tutto senza lasciar tracce o senza che la polizia li scoprisse. Quella sera la famiglia Foster aveva organizzato una serata tra colleghi di lavoro al quale avrebbero partecipato, naturalmente,  tutti i loro figli e mogli. Jordan si sarebbe spacciato per un ragazzo figlio di un vecchio signore, Hillman. Era vestito con uno smoking nero e le scarpe eleganti e luccicanti. Si era raccolto i capelli verdi in una coda in modo che i suoi occhi neri fossero messi in evidenza.
  • Mostri per favore il biglietto di invito –gli disse il buttafuori, un uomo di colore e molto muscoloso con i capelli lunghi tutti raccolti in delle treccioline. Il biglietto. Oh cazzo ho scordato il falso biglietto!
  • Oh suvvia, Josh. –a parlare era stato un ragazzo che poteva avere 17/18 anni, più grande di Jordan, con i capelli rossi come il fuoco ardente e due occhi dello stesso colore di quel verde che caratterizzava le olive mature. La pelle chiara e il sorriso unico al mondo non erano dettagli che Jordan non notò subito. Era un ragazzo gentile, lo si capiva dallo sguardo.
  • Non capisco perché mio padre si ostini ancora a fare questi controlli. Come ti chiami? –gli chiese sorridendo un secondo dopo.
  • Jordan Hillman –rispose prontamente il ragazzo.
  • Ah sei il figlio del vecchio Hillman eh? Entra, non stare lì sulla porta –molto probabilmente quello era il figlio del proprietario di quella immensa villa. Bingo, pensò. Questo ragazzo mi porterà dritto al sodo. Entrò dall’arcata che separava la strada da quel bellissimo giardino di Villa Foster. Jordan continuava a seguire il ragazzo con i capelli rossi che continuava a camminare dritto come se nulla fosse. Si fermò 2 minuti dopo e si voltò verso una fontana a forma di angelo.
  • Tu sei il figlio del signor Foster, vero? –Jordan non resisteva dalla curiosità. Doveva capire se lui era o no un Foster e come poteva sfruttare a sua vantaggio la situazione.
  • Si, mi chiamo Xavier. –si girò verso di lui e gli sorrise, uno strano ma dolce sorriso.
  • Hey Xavier! –il rosso venne chiamato da un altro ragazzo con gli occhialini blu dal quale si potevano intravedere un paio di occhi grandi e rossi. Un sorriso molto spavaldo gli dominava il volto messo in evidenza dai capelli raccolti.
  • Hey Jude –Xavier sembrava conoscere quel ragazzo. –Alla fine sei venuto –
  • Non è che abbia avuto tanta scelta no? Mi hai mandato migliaia di messaggi per chiedermi se potessi venire con mio padre –
  • Sai che queste riunioni di lavoro mi scocciano un casino. E poi venerdì non sei venuto agli allenamenti, mi dovevi in favore –a Jordan i due sembravano amici da molto più di qualche anno. Si sentiva un po' come il terzo incomodo della situazione, lui non conosceva nessuno ma là tutti conoscevano tutti.
  • È un tuo amico? –chiese il ragazzo che doveva chiamarsi Jude.
  • In realtà stavamo facendo le presentazioni. Jordan, lui è Jude un mio caro e vecchio amico. Jude lui è il figlio del vecchio Hillman. –
  • Hillman hai detto? Me lo ricordo bene quel vecchio! Fu lui a regalarci il nostro primo pallone –sorrisero tutti e due, come a ricordarsi bei vecchi tempi che ora non c’erano più. –Sai giocare a calcio? –chiese improvvisamente. Jordan sorrise a quella domanda. Giocava a calcio ogni giorno quando era solo un ragazzino di strada e la sua unica preoccupazione era diventare un grande calciatore. Ma i sogni piano piano si spengono quando alcune stelle smettono di brillare.
  • Certo che so giocare a calcio –Xavier e Jude si guardarono per un nano secondo e tutti e due sorrisero.
  • Bene, a te non piacciono le riunioni di famiglia o di lavoro vero?
  • Sono molto noiose –
  • Allora vieni, ti mostriamo un posto che ha segnato la nostra infanzia –dissero i due conducendo il ragazzo verso una parte sperduta del giardino di Villa Foster.
 
Il sudore scendeva dal collo, bagnando tutti i capelli verdi di Jordan. Era da tanto che non giocava a calcio. Circa 5 o 6 anni. Xavier gli aveva detto che durante queste riunioni di lavoro non si faceva altro che discutere sempre sulle stesse e identiche cose, ormai sia lui che Jude le avevano imparate a memoria. Nessuno si sarebbe accorto che loro tre mancavano, nemmeno il signor Foster quindi poteva stare tranquillo. Jordan doveva visionare le ultime cose per poi poter mettere in atto la rapina ma era stato rapito dagli occhi bellissimi di Xavier. Forse aveva fatto meglio  a seguire Jude e Xavier, in questo modo sperava di diventare loro amico e poter entrare più volte nelle loro abitazioni e poter perlustrare meglio la zona.
  • E con questo vi ho fatto già 5 goal –disse il verde superando la difesa di Xavier e Jude per l’ennesima volta. Erano 5 a 3, 1 contro 2.
  • Non darti tante arie, ora si rimonta! –il ragazzo dai capelli rossi aveva il fiatone grosso ma quel sorriso caldo che avevano colpito subito Jordan non aveva ancora smesso di essere presente.
Prese la palla con i piedi e cominciò a rincorrergli dietro avvicinandosi pericolosamente al ragazzo con i capelli verdi. Sembrava tutt’altra persona ora. Correva veloce con determinazione verso “la porta” mezza improvvisata  dai ragazzi. Jordan cercò di triplarlo con scarsi risultati, con una finta si liberò del suo avversario e tirò con il sinistro che finì dritto in rete. I suoi occhi verdi erano euforici, capelli spostati  dal vento gli conferivano un’aria di un angelo, un angelo  rosso come il fuoco. Se gli angeli esistessero, avrebbero la sua stessa faccia, pensò Jordan sentendo una fitta al cuore, non dolorosa, ma molto piacevole. Che razza di discorsi stai facendo Greenway! Rimani concentrato
  • Allora? Che ne pensi? –chiese Xavier riportando il verde alla realtà. Se lo ritrovò davanti con i suoi occhi verde oliva che scrutavano quelli neri di Jordan così da vicino.
  • Che non sei per niente male… -gli rispose sorridendo e si accorse che non sorrideva da molto tempo, non i quel modo sincero e spensierato, non sorrideva da quando lei non c’era più… guardò l’orologio. Si era fatto tardi e doveva andarsene.
  • È stato bello giocare con voi, ma devo proprio scappare! –si tolse i vestiti che Xavier gli aveva prestato, non poteva di certo giocare con lo smoking, e fece per andarsene.
  • Aspetta, dacci il tuo numero per favore. Sarebbe bello giocare ancora con te –Xavier si era avvicinato a lui e gli aveva messo una mano sulla spalla. Jordan spalancò gli occhi, odiava il contatto fisico.
  • Certamente! Ecco te lo scrivo –e dopo aver preso un pezzettino di carta e aver scritto il numero di telefono sia a lui che a Jude se ne andò salutandoli.
 
 
  • Idiota! Non erano questi gli ordini! –Jordan era accovacciato a terra con il sangue che gli colava dalle labbra e lo stomaco che gli faceva male per i calci ricevuti.
  • Non hai ancora sentito la seconda parte della storia! –cercò di reggersi sulle sue braccia e alzarsi lentamente. –Non sono ancora arrivato alla parte in cui Foster mi invita a casa sua a giocare a calcio una seconda volta –sorrise malizioso, sicuro che ora Dave lo avrebbe ascoltato.
  • Quindi sei diventato una specie di amico di quell’ idiota –Dave si mise a ridere dopo aver finito di ascoltare Jordan –Perfetto, anzi, splendido!
 
  • Jordan smettila di correre! Vieni qui!-sua madre lo stava chiamando ma lui continuava a correre.
  • Mamma ma sto giocando! –cercò di giustificarsi il piccolo. Sua madre finalmente lo raggiunse.
  • È mai possibile che corri sempre dietro quel pallone!
  • Non ho altri amici –rispose il bambino mettendo il broncio –Tutti stanno alla larga da me, dicono che sono un fallito –
  • Jordan, guardami –gli disse sue madre con tanta pazienza e bontà. –Non ascoltare mai le persone che non fanno altro che giudicarti, capito?! Tu non sei un fallito. Sei solo un bambino al quale è capitata la sfortuna di nascere in una famiglia povera –alla signora Greenway scappò una lacrima –ma non permettere mai a nessuno di sottometterti, capito Jor-sua madre smise di parlare. Si portò una mano al petto e dopo un po' svenne.
  • Mamma, mamma!!! –ma niente da fare. Lei non c’era più, se n’era andata per arresto cardiaco.
 
Jordan si svegliò nel cuore della notte tutto sudato e con gli occhi di nuovo pieni di lacrime. Ogni notte i suoi sogni ruotavano intorno al ricordo di sua madre e la cosa lo faceva star male. Era morta perché lavorava troppo per mantenere suo figlio e in più tornava la sera con il sorriso sulle labbra e si metteva a giocare con lui, con Jordan. Si alzò e si vestì velocemente. Erano solo le 4 del mattino ma nessuno lì avrebbe notato la sua assenza, a nessuno là dentro importava qualcosa di lui. La Alius Academy era un gruppo di ragazzini orfani comandati da Dave, un ragazzo di 26 anni con i capelli lunghi, il sorriso sadico e gli occhi da psicopatico. Jordan aveva imparato a conoscere tutti i suoi lati più misteriosi e cupi, si era procurato tanti graffi e lividi per aver “disubbidito” ai suoi ordini. Nessuno dei ragazzi della Alius sapeva esattamente come erano capitati lì eppure erano entrati in questo circolo di rapine. Lo facevano così spesso che ormai per loro era normale. Jordan stava camminando sulla riva destra del fiume, era ancora notte e nessuno era presente. Era immerso nei suoi pensieri da non accorgersi di aver appena sbattuto contro qualcuno.
  • Tutto okay? –chiese una voce familiare e calda. Jordan alzò lo sguardo e vide Xavier proprio davanti a lui.
  • Xavier?! –Jordan era sorpreso di vederlo lì e di sentire la sua voce. –Che ci fai qua?! –
  • Niente, una passeggiata –rispose semplicemente ma aveva cambiato la direzione del suo sguardo, era evidente che c’era qualche problema. Xavier ritornò con lo sguardo a guardare Jordan ancora seduto sull’ erba verde. È maledettamente bello, si trovò a pensare. Notò poi il labbro spaccato e un grosso livido violaceo sul mento.
  • Hey, che hai fatto? –si abbassò in modo da poterlo guardare negli occhi e con il pollice poter toccare il livido sfiorando le sue labbra morbide. Jordan sentì di nuovo quella fitta al cuore. Fece un’espressione di dolore e Xavier cacciò la mano, sedendosi affianco a Jordan.
  • Come ti chiami? –chiese Xavier
  • Jordan Greenway –Il verde si maledisse nello stesso momento in cui lo aveva detto. Era stato così attendo a far credere a tutti che era figlio di Hillman… e ora aveva rivelato la sua era identità.
  • Lo sapevo! Tranquillo non ti farò altre domande. Volevo solo sapere come ti chiamassi realmente –rispose il rosso sorridendo ancora. Come faceva quel sorriso a far sciogliere Jordan ogni volta che lo vedeva?
  • E se sapevi che non ero suo figlio perché non mi hai fatto cacciare quando ne hai avuto l’ occasione? –Jordan stava morendo dalla curiosità.
  • Per i tuoi occhi –gli rispose semplicemente. Il verde lo guardò per alcuni minuti e poi si volto ammirando il sole che stava per sorgere.
  • Mi dici perché hai quei lividi? –Jordan spalancò gli occhi. Come poteva raccontare a qualcuno quello che stava accadendo? Come poteva raccontarlo a lui?!
  • Non avevi detto “Niente domande?”-Jordan aveva incrociato le gambe e affondato la testa nelle braccia incrociate. Nessuno si preoccupava di lui da quando a 10 anni sua madre era morta. Sentire qualcuno che si preoccupava per lui ora lo faceva stare bene, ma si sentiva così fragile ed esposto al mondo. Dov’era finito il Jordan Greenway che qualche ora fa si sentiva sicuro di sé? Quello che non vedeva l’ora di sgraffignare tutti i gioielli della famiglia Foster? Quello che conosceva solo la maliziosità nel suo sorriso? Eppure erano passate pochissime ore da quando… da quando i suoi occhi avevano incontrato quelli di Xavier…
  • Non penso mica tutto quello che dico –rispose il rosso facendo alzare la testa a Jordan.
  • Dovresti cominciare a farlo, sai? E comunque a te che cosa è successo per fare una passeggiata alla 4 del mattino? Non mi bevo la scusa della passeggiata! –Era la prima volta che sul volto di Xavier si dipinse un’aria interrogativa.
  • Litigio con mio padre, non accetta un mio particolare, ecco. –
  • Non gli piace il fatto che tu sia gay? –chiese sfacciatamente Jordan. La faccia che fece Xavier in quel momento di sicuro era più rossa dei suoi capelli.
  • Si nota tanto? –chiese in imbarazzo.
  • Certo che no! Ieri sera stavi mangiando con gli occhi tutti quei ragazzi, che per la cronaca guardavo anche io, ma no non si notava proprio –Jordan ora si che si riconosceva! Nel suo volto era comparso  il suo sorriso malizioso nel vedere la faccia rossa di Xavier e il sorriso che comunque dominava la sua espressione. Guardò l’orologio e notò che erano ormai le cinque e mezzo. Si fece bianco tutt’ad un tratto. Se Dave o qualche ragazzo spione lo avrebbe notato i lividi sulla sua faccia sarebbero aumentati, molto probabilmente.
  • Devo scappare! Ci vediamo in giro! –si alzò velocemente e corse immediatamente verso la Alius Academy. Fortunatamente tutti stavano dormendo e nessuno si accorse di nulla, ringraziò la sua buona stella per questo.
 
  • Greenway! Vedi di farti dare queste informazioni questa volta! Non fallire –Jordan ricordava gli occhi arancioni e psicopatici di Dave quando aveva pronunciato quelle parole. Dopo una settimana che il verde e il rosso avevano avuto quella conversazione Xavier lo aveva contattato per andare a casa sua. Era andato subito a riferirlo a Dave che immediatamente gli aveva ricordato cosa fosse accaduto se non avesse preso le informazioni che gli occorrevano. Si era messo un semplice pinocchietto verde con una maglietta nera per andare alla Villa Foster, non esattamente l’abbigliamento al quale quella famiglia era abituata. Ma non aveva nient’ altro da indossare. Appena salì i gradini di quella casa vide Xavier che lo aspettava proprio all’entrata.
  • Xavier! –lo chiamò Jordan per salutarlo. Lui alzò la mano per contraccambiare il saluto. Quando il ragazzo dai capelli verdi lo raggiunse, Xavier lo invitò dentro. Perfetto, chiuderò questa faccenda della rapina e poi potrò tornare alla normalità, penso anche se dentro di lui sapeva che non avrebbe mai potuto avere una vita normale. Botte, sangue, rapine. Ma era davvero questo quello che voleva? E perché tutto questo non gli era mai frullato in testa fino a quel momento? Era da una settimana che questi pensieri dominavano la sua testa e i suoi pensieri. Si guardò comunque intorno. Capì che le uniche telecamere e allarmi presenti in quella casa per quanto oggetti sofisticati e all’avanguardia era facile farli saltare con qualche ora di manomissione. Jordan era distratto e andò a sbattere di nuovo contro Xavier cadendo a terra. Il rosso fu così sfacciato da mettersi a ridere.
  • Ah è smettila! –disse il verde leggermente imbarazzato. –dove hai detto che stiamo andando? Ho perso la concezione dello spazio!
  • Ti stavo portando nella mia stanza, pistacchio! –lo aiutò ad alzarsi e prese le chiavi dalla tasca e aprì la sua stanza. Chiamarla “stanza” era davvero troppo poco. Era grande almeno quando la sua vecchia cucina, bagno e stanza da letto tutte assieme! Ma all’interno on c’era niente. Solo una libreria grande, una scrivania, un armadio, due comodini e un letto molto grande.
  • Tu hai il coraggio di chiamare questa “stanza”? –
  • Forse dovresti chiudere la bocca-disse sorridendo Xavier. Anche Jordan stava sorridendo ma appena pensò al soprannome “pistacchio” si rattristò parecchio. Anche sua madre lo chiamava spesso così.
  • Ti dispiace non chiamarmi “Pistacchio”? –
  • Come vuoi, ma era simpatico –gli fece l’occhiolino e per l’ennesima volta il cuore di Jordan fece una capriola. Devo chiudere in fretta questa faccenda.
  • Allora, c’è qualche motivo particolare perché mi hai chiamato o ti annoiavi –chiese pistacchio mentre si guardava intorno in cerca di qualcosa di interessante.
  • In realtà non c’è un motivo per il quale ti ho chiamato. Ehi, i lividi se ne sono andati? –chiese gentilmente.
  • Eh? Ah i lividi –Jordan ne riceveva così tanti che nemmeno si ricordava di quali stesse parlando –Credo di si…. Non è che mi metta a contare tutti i lividi che mi procuro –
  • Quante volte fai a botte in un giorno esattamente? –
  • La maggior parte delle volte le ricevo, non le do. Ho un talento naturale per attrarre problemi a me –uno per esempio ha dei bellissimi occhi verdi, capelli rosso fuoco e un sorriso da urlo, pensò ma non lo disse ad alta voce naturalmente.
  • E come faresti esattamente? Con quella faccia che ti ritrovi non credo che molti ci tengano a picchiarla, casomai a baciarla –Allora anche tu Foster sai essere malizioso vedo.
  • Cos’è una specie di proposta? –
  • Se ti dicessi di si? –questa risposta proprio non se l’aspettava. Come non si aspettava di girarsi verso Xavier e di ritrovarselo a pochi centimetri dalla faccia che lentamente non si avvicinava finché le loro labbra non si sfiorarono dandosi un bacio che di casto non aveva proprio nulla.
 
 
Il verde non ricordava se era stato lui a spingere l’altro sul letto o viceversa, ma ora erano lì. Tutti e due nudi e sudati con l’adrenalina ancora a mille. In quel momento Xavier giocava con una ciocca verde di Jordan che aveva la testa poggiata sul suo petto. Cos’ho fatto? E se Dave lo scoprisse? Verrò preso a pugni e calci fino a quando non morirò, me lo sento. Questi erano i pensieri che tormentavano la testa del verde che si stava mordendo il labbro facendolo diventare rosso.
  • Perché sei sempre così rigido? –la voce di Xavier lo fece sussultare dallo spavento.
  • Cosa?! –chiese non capendo dove volesse arrivare.
  • Non riesci proprio a smettere di pensare e a distrarti? Per caso chi ti procura quei lividi è lo stesso che invade i tuoi pensieri? –il ragazzo con gli occhi verdi accarezzo il labbro del più piccolo, proprio dove prima c’erano i lividi. Il verde strizzò un occhio per il dolore che ancora i lividi gli procuravano. Jordan chiuse l’argomento dando un altro bacio al rosso. Un semplice bacio a stampo. Dopo qualche minuto tutti e due chiusero gli occhi.
  • Jordan –chiamò Xavier. L’altro alzò un sopracciglio facendo un mugolio, segno che lo stava ascoltando. –Ho un problema… credo che mi stia cominciando ad innamorare di te –disse con tono malapena udibile. Il verde aprì gli occhi di scatto per la sorpresa, poi sorrise tranquillo.
  • Idem… -il suo fu un sussurro che Xavier udì benissimo, anche se era un sussurro. Jordan, questa ti costerà la pelle.
 
 
Sputava sangue. Il collo, la testa, le spalle e lo stomaco gli facevano male. Pugni, calci, schiaffi e pugni.
  • Così impari a tornare così tardi! –Dave era furioso. Jordan si era addormentato per poi svegliarsi solo verso le 23. Aveva salutato Xavier con un bacio veloce e se n’era andato. –Almeno hai preso le ultime informazioni che ci servivano. Ora continuerai a frequentare quel ragazzo e tra un mese esatto faremo la rapina, così non sospetterà di te e non sarà collegabile con noi –un altro calcio nello stomaco. Il verde sentiva gli occhi bruciargli per le lacrime che cercavano di uscire dagli occhi. Se solo Dave avesse visto anche una sola lacrima avrebbe cominciato a dare di matto.
  • Ora vattene, idiota! –non se lo fece ripetere due volte.
 
 
Dopo l’ultima volta che si erano sentiti, Jordan incontrò Xavier molto più frequentemente. Nelle volte in cui si vedevano non mancavano mai i baci e le coccole da parte di nessuno dei due, a volte riuscivano anche ad andare oltre. Spesso giocavano a calcio e dopo Xavier offriva sempre bevande, gelati o dolci. Jordan aveva detto che non ce n’era bisogno anche perché si sentiva in colpa visto che lui non poteva mai contraccambiare il favore, ma il rosso non sembrava ascoltare. A volte si univa con loro anche Jude e qualche altro amico. Il verde aveva conosciuto tante altre persone: Mark, Axel, Scott, Harley, Caleb e altri di cui non ricordava i nomi. Cosa sto facendo? Perché non tronco qua la relazione? Soffrirò, lo so.  I pensieri di Jordan erano questi ormai. Xavier aveva notato altri lividi, graffi e ferite e anche il cambiamento di umore del ragazzo ma Jordan troncava sempre la conversazione con un bacio. Ogni volta vedere il sorriso di Xavier, i suoi occhi, i suoi capelli era uno strazio. Pensare che non lo avrebbe visto più. Che non avrebbe più sentito le sue labbra morbide sulle sue, lo faceva star male, tanto male. Ho voglia i sparire, ho voglia di non sentire più niente, ho voglia di mettere un punto a questa storia. Ho voglia di non vivere. Molte volte al verde trapelavano questi pensieri per la testa ma non faceva mai sul serio.
 
Il disastro arrivo l’ultimo giorno. Xavier e Jordan passeggiavano mano nella mano, avevano appena finto di giocare a pallone, quando entrarono in una traversa. Si stavano per baciare quando il verde si sentì chiamare da dietro.
  • Ehy pivello! –si sentì ghiacciare il cuore. Era Torch, uno dei bracci destri di Dave.
  • Nasconditi! –disse trascinando Xavier dietro il cassonetto della spazzatura.
  • Ma…
  • Niente “Ma”! muoviti! –fu una delle poche volte in cui lo sguardo del rosso non convinse Jordan a mollare.
  • Idiota! Rispondi quando ti chiamo! –Era proprio Torch, i capelli rossi più ardenti di quelli di Xavier, gli occhi gialli e la statura minuta, tutto di quel ragazzo piaceva a Dave e di conseguenza non piaceva a Jordan
  • Non ti ho sentito, Torch –rispose spazientito lasciando posto ad uno sguardo sicuro di sé.
  • Bè vedi di aprire queste orecchie! –Torch prese per un orecchio il povero Jordan tirando anche i capelli color pistacchio raccolti in una cosa. Xavier voleva alzarsi e gridare di lasciare in pace il suo… ehm…. Com’è che si chiama uno con il quale esci sempre, ci fai sesso, lo baci ma non parli mai di amore? Ma rimase fermo. Avrebbe peggiorato la situazione. Doveva aspettare –Stasera Villa Foster verrà rapinata. Le informazioni che ci hai dato sono corrette –il cuore di Xavier face un tuffo, così come quello di Jordan. Era finita, era stato scoperto. –Vedi di non rompere il cazzo in qualsiasi maniera! Ho notato che passi troppo tempo quel bastardo di un Foster, se interrompi in qualche modo la rapina, verrai eliminato! –Torch lo lasciò cadere a terra e se ne andò. Quando fu abbastanza lontano, Jordan cercò di alzarsi mettendosi a quattro zampe. Non aveva preso una rande botta, ma ormai, ridotto com’era, tutto gli faceva male. Alzò lo sguardo e vide Xavier, aveva una lacrima agli occhi e lo sguardo furente.
  • Cosa significa? –chiese guardando per terra. Jordan si alzò a fatica.
  • Xavier…. –
  • Per tutto questo tempo… mi hai solo usato per… per poter poi attuare una rapina?! –l’ultima frase fu urlata. Era un grido disperato. Voleva sentirsi dire: “No ma cosa dici!”, ma l’espressione di Jordan non lasciava  trapelare emozioni. Una lacrima uscì dagli occhi lucidi di Jordan.
  • No… non ti ho mai sfruttato… ma sì… il motivo per il quel mi trovavo a casa tua era perché dovevo capire il sistema d’allarme… -quelle parole fecero male. Xavier lasciò andare il pallone che aveva fra le braccia. –Xavier… io volevo dirtelo… ma non potevo perché… -si fermò. Dave, perché devi essere sempre la mia rovina?!
  • Perché sei un codardo Jordan! Perché non hai mai provato a rendere la tua vita migliore?! Spiegami perché Jordan! –Sei un codardo… sei un codardo…
  • Io non posso rendere la mia vita migliore! –anche questo fu un urlo disperato, ma questa volta fu da parte del verde che aveva il viso bagnato di lacrime.
  • Avresti potuto dirmelo… -sussurrò Xavier.
  • Saremmo morti… tu e io –ma quelle parole, Xavier non le udì. Aveva il volto bagnato dalle lacrime. Si voltò e si mise a correre, lontano da Jordan lasciando il suo pallone.
Fine flash back…
 
E così aveva perso il suo amato Xavier… lui era corso via… e con lui, tutta la sua voglia di vivere.
  • Bene… sembra che se ne sia andato via… -Torch, non ancora! Eppure quando alzò lo sguardo se lo trovò davanti. Ma non era solo, Dave e Gazelle lo stavano accompagnando. Gazelle era il secondo braccio destro di Dave. Aveva i capelli bianche e gli occhi di ghiaccio, basso proprio come Torch.
  • La rapina è già stata svolta –Torch rideva, avrebbe tanto voluto dargli un pugno in faccia –Volevamo solo che la colpa ricadesse su di te –anche Gazelle cominciò a ridere.
  • “Se fallisci verrai eliminato”, te lo ricordi no? –Dave rideva come una pazzo, gli faceva paura. –Ti sei innamorato di quel figlio di puttana di un Foster… quindi verrai eliminato! –un calcio arrivò dritto nello stomaco di Jordan che sputò sangue.
  • Che c’è bastardo? Non hai il coraggio di reagire? –arrivò il secondo calcio da parte di Gazelle. Jordan era steso a terra, gli occhi che non resistevano dal gettare lacrime. I capelli sporchi di sangue che gli colava dal sopracciglio sinistro, gli ricadevano corvini sul volto, coprendolo. Sentì solo le sirene della polizia e due occhi verde oliva squadrarlo… poi il buio.
 
 
Si svegliò in un letto d’ospedale, vedeva le mura azzurre e una flebo attaccata al suo braccio. Si sentiva gli occhi pesanti, come se avesse pianto per un’eternità. Si alzò con il busto lentamente, ma non ce la fece. Gli faceva troppo male il bacino. Aveva una benda in testa, sul sopracciglio sinistro, e i suoi capelli erano sciolti e gli ricadevano morbidi sulle spalle. Poi gli caddero gli occhi su un mucchio di capelli rossi sdraiato sulle sue stesse braccia. Xavier. Una fitta dolorosa arrivò al suo cuore. La rapina, villa Foster, Dave, Torch, Gazelle. La testa cominciò a girargli. Per quanto aveva dormito? Cos’era successo?!
  • Ehy Pistacchio! –Xavier aveva gli occhi aperti e sorrideva. Jordan voleva mettersi a piangere. Era felice, anche se aveva flebo e testa fasciata era felice. Xavier era lì, e sorrideva e lo guardava con i suoi occhi verde oliva. –Una volta mi hai chiesto perché non ti cacciai quella sera quanto capii che tu non eri figlio di Hillman. Ricordi? Ti risposi che era per i tuoi occhi. Erano dolci, ingenui, desiderosi di rifugiarsi da qualche parte, lontano dai tuoi pensieri. Fu questo che mi spinse a regalarti quella pace di cui avevi bisogno… volevo conoscerti. –le parole di Xavier rimbombavano nella sua testa. Una lacrima di gioia scese dalla sua guancia.
  • Xavier io… io ti devo-un bacio a stampo gli impedì di continuare a parlare.
  • Così almeno capisci cosa si prova quando qualcuno vuole parlare e viene sempre troncato in questo modo –sorrise, ancora.
  • Scusa… -disse arrossendo.
  • Comunque tranquillo. Se non fossi arrivato in tempo saresti morto! Ti hanno dovuto operare al bacino… un operazione fatta in fretta e furia… non hai idea di come mi sono sentito! –ora anche Xavier piangeva. –non farmi mai più una cosa del genere! I tuoi incubi sono finiti. Ora i tuoi persecutori sono in prigione. Dopo che ho finito di parlare con te li ho visti. Stavano cercando te, lo sapevo. Ho svoltato l’angolo e ho chiamato la polizia. Non usciranno per un bel po'.-
  • Sono… tutti…dentro? –Jordan non ci credeva. –Questo vuol dire che… tra poco dobbiamo separarci? –
  • No, tu sei stata ritenuta una vittima di quei tre come gli altri ragazzi. Non andrai in prigione. Comunque scusa per quello che ho…. –fu interrotto anche lui da un bacio. Xavier sorrise, Jordan sorrise. E in quel momento si baciarono di nuovo. Nessuno di loro aveva bisogno di spiegazioni. Ora erano insieme. Questo era quello che contava. Loro due, nessun altro.
Solo loro.
 
 
 
The end…
 
Angolo Autrice:
Questa storia è nata così a caso e all’inizio affrontava tutt’altre tematiche! Non so se è esattamente la mia fanfiction più bella che abbia scritto ma ho adorato scriverla! La Hiromido è una coppia che mi è piaciuta tantissimo fin da quando ho visto Jordan fare le audizioni per entrare nell’Inazuma Japan! Non ho dato una vera “descrizione” a Dave perché semplicemente Jordan lo vede come un mostro, ed è così che l’ ho voluto riprodurre. Torch e Gazelle li ho inseriti con i nomi alieni per farli sembrare più cattivi (?), mentre Dave l’ho reso semplicemente psicopatico! Per una questione di affetto ho scritto i nomi che hanno inserito nella traduzione italiana, io li ho conosciuti con questi nomi e continuerò a chiamarli così! Forse è troppo veloce, ma dovevo scriverla in una sola fanfiction, senza altri capitoli e farla troppo lunga avrebbe annoiato. Spero mi lascerete una recensione! Scusate se ci sono alcuni errori!
Alla prossima,

unamoresolitario!!!
   
 
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