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Autore: Unissons    09/09/2016    11 recensioni
[Suicide squad]
Dal capitolo 9:
"Oh no, non voglio ucciderti" disse, mentre mi infilava in bocca la cintura [...]
"Voglio solo farti male" [..]
"Molto, molto male"
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Little toys

 

Te lo sei meritata.

Era un regalo di mia moglie.

Tienila.

Sarà più piacevole scoparti con quella addosso.

Mia.

Mi stirai molto piano, completamente indolenzita dalla nottata appena trascorsa. Un dolore al braccio mi colpì forte e tentai di girarmi per poter toccare il punto in cui, sapevo, ci sarebbe stato un immenso taglio da dover medicare al pronto soccorso.

Il mio tentativo di muovermi, però, fu vano. Ero incastrata sotto qualcosa, sopra il letto. Così, aprii gli occhi e il mio cuore fece una capriola, vedendo la testa del Joker poggiata sul mio petto. Da quell’istante tutto il mio corpo si risvegliò e sentii anche una delle sue gambe sulle mie. Mi teneva stretta a lui, in una posizione che da sveglio non avrebbe mai preso.

Era stata la notte più bella della mia vita.

Ricordai le sua mani intorno alla mia vita che stringevano forte, lasciando il segno e, probabilmente, un livido.

Ricordai le sue mani intorno ai miei seni che pizzicavano e prendevano, senza capire, però, che stavano anche dando.

E ricordai la sua spinta per entrare dentro di me. Secca, dura, cattiva. Perfetta.

“Hai una voce così insopportabile quando dormi” sentenziò il Joker, sorprendendomi e ammaliandomi con quella sua voce così roca appena sveglio. Avrei voluto portarmi le mani al viso per nascondere il sorriso idiota che apparse sul mio viso e con un nodo in gola e il cuore che mi scoppiava, sussurrai:”Ho detto qualcosa?”

L’uomo al mio fianco premette forte sul mio braccio, fermandomi qualche secondo la circolazione verso la mano e si tirò su a guardarmi in faccia. La mancanza della sua testa sul mio petto mi fece quasi sentire male. Quasi. Infatti mi aggrappai ai suoi occhi per impedire al mio corpo di reagire e riattrarlo addosso a me, per sentire il suo calore, per fargli ripetere ciò che ieri sera aveva fatto.

Al solo ricordo boccheggiai.

Puddin, ti amo, Jokerino mio.. blah, blah, blah, sempre a parlare. Non sai stare zitta tu, zuccherino” mi schernì e mi sentii arrossire fino alla punta dei piedi. Lo avevo ammesso ancor prima di sentirmi realmente pronta a dirglielo. Ora sapeva che lo amavo e ciò poteva essere un’arma a doppio taglio. Da un lato, infatti, avrebbe potuto buttarmi via come l’ennesimo giocattolino che aveva presentato degli effetti collaterali, oppure, dall’altro lato, avrebbe potuto tenermi per sempre con sé e io non avrei mai preteso nulla, se non che tutte le notti mi trattasse come quella appena trascorsa.

La sua mano scese verso la maglia che ancora indossavo e continuò ,infilandosi sotto le coperte, constatando che dall’assalto di ieri sera non avevo nemmeno avuto il tempo di rivestirmi.

Inspirò forte e si avvicinò al mio orecchio, prendendo il lobo tra i denti e iniziando a morderlo con gli incisivi, segnando la carne e aprendola. In un attimo le mie mani furono tra i suoi capelli e li strinsi tra le dita, mentre mi beavo del suo tocco. Sembrava non fosse mai stanco.

“Ti farò fare dei vestiti del genere su misura. Questa maglia la buttiamo, mentre i boxer.. potrei anche abituarmi a vederti con i miei addosso” sussurrò, fermando il suo assalto e girandomi di lato, in modo tale che fossimo faccia a faccia. Mi sentivo come un peluche nelle sue mani. Poteva fare di me tutto ciò che gli concernesse e io ne sarei stata accondiscende. Tutto pur di renderlo contento.

Con il cuore che batteva velocemente, la sculacciata che ricevetti sul sedere, rimbombò a mille e mi fece sussultare. Sorrisi e gli feci un ringhio sexy.

Scoppiammo a ridere insieme.

“Adesso basta, voglio mostrarti i miei giocattoli” ordinò, allontanandosi di scatto da me. Mi sentii fredda e vuota senza il suo contatto. Così allungai una mano sul suo braccio, ma mi bloccai da sola, quando le coperte si tolsero del tutto dal suo corpo e lo lasciarono nudo.

Completamente nudo.

All’istante mi si seccò la gola e ritirai la mano.

Come se nulla fosse,il Joker camminò tranquillamente nella stanza enorme, per fermarsi davanti al camino, dove aveva abbandonato tutti i suoi vestiti la sera prima. Poi si voltò verso di me. Scattai sul posto, capendo dal suo sguardo che dovevo alzarmi immediatamente. Mi sedetti sul letto e cercai nella stanza dove potessero essere i boxer che avevo indossato la sera prima. Successivamente, l’immagine di Joker che me li sfilava con i denti, li annusava e poi li buttava in una parte indistinta della stanza, si fece nitida nella mia mente e dovetti stringere le cosce.

Alla fine, sotto lo sguardo stufo del mio Puddin, decisi di prendere il lenzuolo dal letto e legarmelo al corpo. “Una vergine dea greca” esordì il Joker, guardandomi da lontano, con un sorriso di scherno sul viso.

“Vergine non molto, dea assolutamente si, solo per te e greca no. Mi dispiace Puddin, sono ancora americana” controbattei, stupendomi delle mie stesse parole. A quel punto mi avviai per raggiungerlo, quando scorsi i boxer ai piedi di una cassa panca. Mi ci avvicinai e un fiotto di indecisione mi fece aspettare qualche secondo inutile. La decisione era già stata presa. Mi tolsi le coperte  e sotto gli occhi ardenti del mio Jokerino, mi rimisi i suoi boxer, per poi muovermi verso di lui ondeggiando abbondantemente le anche. Senza aggiungere nulla, iniziò a camminare davanti a me, guidandomi verso quelli che lui definiva i suoi ‘giocattoli’. Mi sentii leggermente delusa dalla sua solita indifferenza, nonostante sapessi di non esserglielo per nulla.

Oh, romantica indifferenza.

Da dietro di lui, con la sua guida verso un punto preciso della casa e senza l’esigenza di farmi una doccia dopo un bagno nell’acido, ebbi l’opportunità di ammirare quella enorme casa. I corridoi che percorremmo si potevano benissimo paragonare a quelli dell’Arkham Asylum, solo che questi erano stati arredati e dipinti in grande stile. Le pareti erano rosse e gialle, con vari quadri che rappresentava nature morte oppure donne nelle più svariate pose. Mi fermai quando ne scorsi una sgozzata. Osservai il suo sangue scorrere giù lungo le spalle e le braccia, in quanto esso era stato davvero dipinto bene. Quando notai che il Joker si era allontanato di parecchio, tornai a corrergli dietro, ammirando tutte le altre opere. Inoltre vi erano centinai di porte. Chissà dove potessero portare tutti quegli ingressi in quanto era impossibile che ci fosse una casa con così tante stanze da letto. Per quel che potevo ricordare dal mio arrivo qui, la casa non era ad un solo piano, ma bensì a tre. Improvvisamente l’uomo davanti a me si fermò e dato che non me ne accorsi vi finì addosso.

“Scusa” sussurrai, ma lui non disse nulla a riguardo, bensì:”nessuna donna è mai stata qua dentro”

E il mio cuore si riempii di lusinghe. Era stato meglio di ricevere un complimento diretto. In qualche modo sapevo quanto fosse importante per lui comunicarmi una cosa del genere, ma quando aprì la porta, tutto mi sarei immaginata di vedere la dentro, tranne file e file di armi e munizioni di vario genere.

Mi fece spazio per entrare per prima e iniziai a guardarmi attorno, leggermente sconvolta. Non sapevo se fossi felice o meno, non capivo cosa stessi provando, ma decisi di dare un’opportunità a tutto ciò. Per questo mi avvicinai alla prima fila, dove erano posate svariate armi e ne toccai una che mi sembrava una mitragliatrice. Mi sentii come imbambolata. La sollevai e la tirai fuori dal suo deposito, prendendola in braccio come fosse un bambino.

“Fossi in te non sparerei un colpo dentro questo posto. Moriremmo all’istante, entrambi” disse il Joker, che era ancora fermo sulla soglia, come se stesse osservando ogni mio movimento all’interno di quella stanza. “Non ne avevo intenzione” risposi, mettendola giù, ma promettendomi che sarei tornata a prenderla per provarla.

“Andiamo pasticcino, ho visto come ti sei divertita a sparare a Batman e poi la mia pistola non è più tornata indietro”

Sorrisi e continuai a camminare per quella stanza, toccando quelle che sembravano delle mine.

“Cosa sono?” chiesi, evitando liberamente la frase da lui detta prima. A quel punto smise di tenere le distanze e mi si avvicinò. Prese in mano una di quelle boccette e osservai che non erano come tutte quelle che avevo visto nei film. Per giunta su di essa vi era un Jolly con un sorriso inquietante – alzai lo sguardo – come il suo.

“Gas esilarante. È bellissimo uccidere quando la gente ride sotto di te, nonostante tu gli stia infliggendo molto dolore”

Non mi stupii minimamente della sua risposta e continuai a camminare per la stanza, questa volta attirata da un oggetto in una teca di cristallo. Non somigliava minimamente ad un’arma, anzi, sapevo perfettamente di ciò che si trattasse. Durante gli stage effettuati negli ospedali e dopo i parti di mia cognata, avevo avuto l’occasione di osservare quell’oggetto innumerevoli volte e non solo, lo avevo anche utilizzato.

Mi voltai con una domanda disegnata in volto e il viso del Joker dimostrava che anche lui sapeva che quella domanda sarebbe arrivata portandomi qui dentro.

“Perché c’è uno scalda – biberon elettrico in questa stanza?”

 

 

 

Angolo autrice.

Ciao ragazzi. Rieccomi con il capitolo, che spero vi possa piacere. Come al solito ho il vizio di fermarmi sul più bello, ma qui ne sono successe delle belle ed è per questo che è importante trattenere altre informazioni per il prossimo capitolo, che sarà molto molto importante.

Inoltre volevo ringraziarvi davvero per essere sempre in così tante a leggere la mia storia, che piano piano va avanti.

Vi volevo avvertire, inoltre, che probabilmente tra qualche tempo, gli aggiornamenti rallenteranno. Anziché pubblicare una volta al giorno, accadrà una volta la settimana e spero che non vi stancherete di aspettare per leggere i miei capitoli. Capitemi, il futuro si fa sempre più vicino e oltre che a molta paura, il tempo libero scarseggia.

Se vi piace, lasciatemi una recensione.

Un bacio,Unissons

   
 
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