Videogiochi > Touken Ranbu
Ricorda la storia  |      
Autore: KuromiAkira    09/09/2016    0 recensioni
A fatica si era abituato alle attenzioni del padrone, anche se non ne era degno. Ancora esitava a prendersi i meriti delle battaglie che combatteva, era solo una copia, anche la sua forza era fasulla. Pensare di avere dei compagni pronti ad aiutarlo gli sembrava ancora una storia fantasiosa.
Quel giorno arriverà, si diceva. Arriverà e tutto finirà.
Ed era giunto, e nonostante se lo aspettasse da sempre, Yamanbagiri percepì una stretta allo stomaco, tanto forte da farlo barcollare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Horikawa Kunihiro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Yamanbagiri Kunihiro sapeva che quel giorno sarebbe arrivato.
Il padrone, che aveva donato loro un corpo, un anima, e dei sentimenti, aveva la capacità di viaggiare per le ere, purificare e raccogliere a sé spade appartenenti a epoche diverse per farle combattere per una causa comune: impedire che la storia venisse modificata.
Era ovvio, quindi, che sarebbe accaduta una cosa del genere, presto o tardi. L'aveva immaginato sin dal primo momento, quando il padrone gli aveva raccontato la missione dei 'saniwa' scelti da ogni parte del globo di un epoca che sentiva lontana, inimmaginabile, troppo diversa dalla sua realtà.
La missione che era diventata anche la sua.
Lui, la prima spada, il primo compagno, scelto appositamente - lui, perché proprio lui?
A fatica si era abituato alle attenzioni del padrone, anche se non ne era degno. Ancora esitava a prendersi i meriti delle battaglie che combatteva, era solo una copia, anche la sua forza era fasulla. Pensare di avere dei compagni pronti ad aiutarlo gli sembrava ancora una storia fantasiosa.
Quel giorno arriverà, si diceva. Arriverà e tutto finirà.
Ed era giunto, e nonostante se lo aspettasse da sempre, Yamanbagiri percepì una stretta allo stomaco, tanto forte da farlo barcollare.
Accanto a lui, Kashuu Kiyomitsu proruppe in un esclamazione di sorpresa, con tanto di mano davanti alla bocca, poi parve ricordare qualcosa e cercò di ricomporsi.
Le spade ospitate nella cittadella, in attesa come lui dell'arrivo del nuovo compagno recuperato dal campo di battaglia, rimasero in silenzio e lo fissarono straniti.
Yamanbagiri Kunihiro inspirò aria: era densa, lo soffocava invece di donargli sollievo.
Davanti a sé degli occhi celesti, semi nascosti da una folta frangia dorata, lo guardavano seri; un pezzo di un maestoso cielo che si specchiava in un altro pezzo dello stesso cielo, un mero riflesso, però, che sapeva di non poter competere. Stava ritto dinanzi a lui, immobile, quasi in attesa di qualcosa.
L'originale.
Il vero Yamanbagiri era ora a pochi centimetri di distanza da lui, lo studiava dall'alto dei suoi - dei loro - 172 centimetri. Le loro vesti erano diverse, ma simili nello stile.
Poi sorrise, un sorriso provocante, ammaliatore. Yamanbagiri Kunihiro trattenne una smorfia nel vedere nel suo stesso volto con un'espressione simile, ma poi pensò rassegnato che la faccia era dell'originale, che quindi aveva tutto il diritto di darle le espressioni che voleva.
- Mi chiamo Yamanbagiri – affermò l'altro, i muscoli del volto non cambiarono, il sorriso rimase invariato, ma nella voce c'era un ghigno che Yamanbagiri Kunihiro capì essere rivolto a lui. - Sarà un piacere combattere con voi. -

Yamanbagiri Kunihiro non si era mai reso conto di aver imparato a considerare la cittadella la sua casa fino a quando non percepì che gli fosse stata portata via.
Yamanbagiri, l'originale, era uguale a lui solo nell'aspetto; era forte, impetuoso in battaglia, abile nello schivare i colpi; faceva il suo lavoro con precisione e celerità, tornava dalle spedizioni facendo il segno della vittoria e si occupava degli affari interni ridendo per dissimulare la svogliatezza. Rideva molto spesso, nei momenti di tranquillità.
L'originale non gli si avvicinava mai, lo ignorava, probabilmente perché convinto che di Yamanbagiri ne bastasse uno, perché lui, in confronto, non era nient'altro che un riflesso destinato a svanire ma aveva legato molto in fretta con tutti gli altri .
Le altre spade, inizialmente, si erano mostrate a disagio nel parlargli, per via alla loro somiglianza, ma era durato poco: si rendeva complice di Tsurumaru Kuninaga negli scherzi, si univa volentieri ai giochi dei Toushirou, mostrando un lato scherzoso, quasi infantile, acconciava i capelli a Midare e ascoltava attento le spiegazioni più disparate di Yagen.
Si era persino unito a suo fratello Yamabushi -suo, solo suo, l'originale non era un Kunihiro, quella era una cosa sua soltanto, ciò che davvero li differenziava- nelle pratiche ascetiche, per curiosità, aveva affermato.
Yamanbagiri faceva con naturalezza tutto quello che lui non aveva il coraggio di fare. Poteva, era l'originale, lo meritava al contrario suo.
E sopratutto, come aveva immaginato, l'originale era più forte di lui. Era più forte quindi, di conseguenza, benvoluto.
Lui, ormai, a cosa serviva? Perché il padrone lo teneva ancora con sé, invece di abbandonarlo da qualche parte?
- È perché non hai fiducia in te stesso - gli aveva detto una volta suo fratello maggiore Horikawa, pugni sui fianchi e sguardo severo ma pieno di incoraggiamento. - Se pensi di essere più debole di lui, otterrai risultati peggiori dei suoi! - Horikawa era saggio, una persona (non proprio una 'persona', ma non aveva importanza: era suo fratello, solo suo, non dell'altro, e questo bastava per tenerlo ancorato a quella realtà, a quel luogo) a cui dare sempre ascolto. Ma lui, al contrario, non era saggio, quindi non riusciva a dare ascolto alla voce della ragione, e rimaneva lì, rannicchiato, nascosto dal suo cappuccio, nella sua personale gabbia, desiderando solo sparire in silenzio, con discrezione, senza che nessuno se ne accorgesse.

Si era risvegliato nella sua stanza, dopo essere stato riparato dopo una missione. Non gli piaceva essere riparato, si opponeva ogni volta: ricevere attenzioni non necessarie lo irritava, lo turbava e lo faceva stare peggio. Sopratutto adesso che era di troppo.
Si guardo attorno, in cerca della sua protezione, il pezzo di stoffa sgualcita che lo nascondeva agli occhi del mondo, ma non la trovò. Pensò istintivamente l'avesse portata via Horikawa, per lavarla, e si alzò. Aprì la porta scorrevole con cautela, per non correre il rischio di essere visto da qualcuno, e sussultò nel vedere Yamanbagiri a pochi metri da lui, davanti alla porta della stanza, con addosso una tuta identica alla sua e intento a sistemarsi per bene il cappuccio sopra la testa. Lo vide sorridere soddisfatto del risultato, e sbuffare con sufficienza nell'osservare la stoffa sporca ricadergli sulle spalle.
Fece solo pochi passi, poi si imbatté di Yamabushi e Horikawa, e Yamanbagiri Kunihiro rabbrividì, desideroso di fuggire da quello che stava per accadere.
L'originale li osservò in silenzio, visibilmente preso alla sprovvista ma intenzionato a non farsi scoprire subito, e gli altri lo guardarono di rimando, finché la wakizashi prese parola.
- Rimettila a posto - disse con fermezza, fissandolo con calma.
- Cosa...? -
Yamanbagiri Kunihiro, nascosto dietro la porta socchiusa a osservare l'originale, non sapeva se l'altro stava per dire qualcosa o se quella fosse stata solo un'affermazione di sorpresa. Lo vide però rilassarsi di nuovo e le labbra si schiusero in un sorriso in parte divertito e in parte rassegnato.
- Non sono riuscito a ingannarvi, eh? Eppure siamo identici. Lui è identico a me. -
- Non lo siete - ribatté subito Horikawa più duramente, ma mantenendo la pacatezza che lo contraddistingueva. - Anche se è stato forgiato a tua immagine e somiglianza, voi siete due individui diversi. Nessuno ti scambierebbe per lui. -
- In cosa saremmo diversi, ora? - mormorò Yamanbagiri, imitando perfettamente il tono di voce della sua copia.
Yamanbagiri Kunihiro deglutì a quella vista, nauseato. Perché, si chiese, perché l'originale stava imitando lui, la sua copia? Perché annullava le uniche cose in cui era riuscito a contraddistinguersi, come a rendere vani i suoi sforzi per trovare un modo per continuare a esistere?
Sentì Yamabushi ridere, come se quel tentativo di emulazione avesse suscitato la sua ilarità. - In tutto - affermò la tachi.
- Nello sguardo. Nel portamento. Nel sorriso - iniziò a elencare Horikawa, continuando a fissare Yamanbagiri.
Quest'ultimo rabbrividì, per qualche motivo inquieto, timoroso sotto lo sguardo freddo del più basso.
- Sciocchezze! - esclamò, enfatizzando la parola con un movimento del braccio. - A parte il sorriso: quello non sorride mai, in effetti. -
- Lo fa - obbiettò Horikawa, sorridendo. - Raramente, non con le labbra, ma lo fa. Tu non puoi capire. Voi siete due individui diversi, ognuno con la propria originalità. E ora dammi quel cappuccio. -
- Non c'è nulla di originale in una copia - affermò Yamanbagiri avanzando fino a passare accanto agli altri due, visibilmente seccato. Con un leggero strattone si tolse il cappuccio e lo buttò malamente tra le mani di Horikawa. - Ed è ironico che sia una spada falsa a dire a me queste cose. -
Yamanbagiri Kunihiro trasalì. Come osava quel tipo dire una cosa del genere a suo fratello?!
Ma Horikawa rimase calmo, immobile, guardava davanti a sé con la sicurezza di chi è consapevole di non aver nulla da recriminare. Le parole dell'altro non avevano intaccato la sua serenità.
- Di' pure quello che vuoi. Come spade, io sono un falso, forse, e mio fratello solo una tua copia. Ma i nostri corpi ora hanno anche un'anima. E l'anima, quella è unica per ognuno di noi. La tua vita, le tue esperienze, i tuoi sentimenti... appartengono solo a te. La vita, le esperienze e i sentimenti di mio fratello appartengono a lui soltanto. Per questo voi siete e sarete sempre due individui diversi. Non hai capito che anche gli altri se ne sono accorti, e per questo ora non fanno più troppo caso al tuo aspetto fisico, interagendo con te solo come 'Yamanbagiri'? - Horikawa si voltò appena, sorrise, gli occhi brillavano di una verità assoluta. - Se ti è chiaro il concetto, non osare mai più prenderti gioco dell'unicità di nostro fratello - bisbigliò, la voce bassa e in qualche modo minacciosa.
Yamanbagiri sentì sulla sua schiena gli sguardi ostili dei due e decise di allontanarsi, in silenzio, turbato da quelle parole.
Appena fu lontano, gli altri due si rilassarono e Horikawa aprì di colpo la porta scorrevole, puntando subito lo sguardo verso il fratello minore. - Hai capito anche tu, fratello? - domandò gioviale.
Yamanbagiri Kunihiro sobbalzò, li fissò sorpreso, comprese che loro sapevano che lui era lì, che l'avevano fatto anche per lui.
Soppresse a fatica un singhiozzo, distolse lo sguardo e ,con gli occhi fissi sul pavimento, afferrò il cappuccio dalle mani del fratello per calarselo sugli occhi. Non resistette però alla tentazione di avvicinarsi a loro, farsi abbracciare e ricambiare la stretta, nascondendo con ostinazione la sua commozione.
- Grazie - mormorò piano l'uchigatana, e gli altri due sorrisero, lanciandosi una reciproca occhiata d'intesa, prima di tornare a occuparsi del loro unico, insostituibile fratellino.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Touken Ranbu / Vai alla pagina dell'autore: KuromiAkira