Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: SaintPotter    11/09/2016    1 recensioni
Cause all of me loves all of you, loves your curves and all your edges, all your perfect imperfections. Give your all to me, I'll give my all to you. You're my end and my beginning. Even when I lose, I'm winning, 'cause I give you all of me and you give me all of you.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
All of you
 
 
Prologo
 
 
Lyra Nott non aveva idea di cosa facesse ridere tanto il suo amico. L’ultima volta che aveva visto quella luce negli occhi di Vincent Zabini, se non sbagliava, era stata quando qualcuno aveva fatto esplodere delle caccabombe nella Torre di Grifondoro nella stessa sera in cui era stata organizzata una festa per la loro vittoria della Coppa del Quidditch, l’anno precedente. Quell’evento era pur stato sensazionale (si sapeva, era sempre bello fare qualche dispetto ai Grifondoro), ma stavolta non c’era motivo di ridere, soprattutto perché Vincent si ritrovava tra le sfortunate vittime dell’incidente. Lyra lo guardò confusa, in assoluto silenzio, chiedendosi quale diamine di problema avesse il genere maschile (si sapeva, pure, che non fossero le donne, ma gli uomini, quelli difficili da capire), sistemandosi più comodamente sul lettino dell’infermeria, in attesa che venisse risolto il suo problema. L’infermiera, però, era ancora dall’altro lato della sala, ad aggiustare il naso di un Grifondoro che, in ogni caso, non aveva mai avuto un bel viso, incidente o non incidente. Il tirocinante, invece, sarebbe potuto passare da Lyra a breve, ma lei non si fidava di lui, che doveva sicuramente essere un incompetente. Perciò, dopo due sbuffi ed una gomitata sulle costole di Vincent, che da solo faceva troppo chiasso per i suoi gusti, chiuse gli occhi ed appoggiò la testa, più grossa del solito per via dell’avvenuto, sulla testata del lettino. Vincent non smise di ridere, guardando l’aria imbronciata del compagno di dormitorio: Scorpius Malfoy, sedici anni, quasi diciassette, Serpeverde, biondissimo ed in questo momento accigliatissimo. Borbottò qualche insulto contro qualche Grifondoro a caso, mentre l’altro decise che era arrivata l’ora di prenderlo in giro, giusto perché aveva riso abbastanza. Ma tanto continuava lo stesso a ridere. Scorpius non lo uccise perché aveva già scelto un’altra vittima per il suo omicidio. Vincent Zabini poteva dirsi un ragazzo molto fortunato.
Attorno ai tre Serpeverde, belli e seduti sullo stesso lettino, troppo vicini per i loro gusti, c’era il caos. Ogni studente gridava, anziché parlare con un normalissimo tono di voce, per attirare l’attenzione dell’infermiera e del tirocinante, che, era comprensibile, stava per andare nel panico. Come Lyra immaginava, non doveva essere troppo esperto in quel campo, essendo quello solo il primo mese di tirocinio e non avendo, lui, ancora studiato nulla in particolare di Medimagia. Era solo un diciottenne dai capelli rossicci che aveva terminato i suoi studi ad Hogwarts da neanche quattro mesi ed aveva in programma di diventare un Guaritore, in futuro. Per di più, era una persona che non adorava stare al centro dell’attenzione, era sempre stato un Tassorosso un po’ timido ed ora quasi gli veniva da vomitare al pensiero che così tanti studenti avessero bisogno del suo aiuto. C’era infatti chi tentava di attirare la sua attenzione, o quella dell’infermiera, ma c’era pure chi gridava bestemmie contro Merlino ed i suoi mutandoni (e solo Dio sapeva se il mago storico li portasse per davvero) oppure insulti contro una studentessa non proprio a caso di Grifondoro. Quindi alcuni dei suoi compagni di Casa la difendevano ed i Serpeverde passavano al contrattacco. Avere l’infermeria occupata da tutti gli studenti del sesto anno di Grifondoro e Serpeverde era forse la cosa peggiore che fosse capitata a Hogwarts, dopo la battaglia del 1998. Qualcuno tentava pure di lanciarsi Schiantesimi, alcune ragazze si prendevano a schiaffi. Altre contribuivano a fare casino lamentandosi del proprio aspetto orribile, poi alzavano il dito medio contro quella stessa studentessa di Grifondoro non troppo presa a caso. Comunque, anche alcune sue compagne di stanza ce l’avevano con lei, come la sua amica Charlie, che stringeva i denti dalla rabbia. Insomma, un putiferio, ecco cos’era, e tutto questo era cominciato solo da dieci minuti. L’unico ragazzo sacrosanto che non osava fiatare, spaventato da questa situazione, era Elliot Sanders. L’infermiera, finito il lavoro con Albus Potter ed il suo enorme braccio, lo notò e si diresse immediatamente da lui, ringraziando il cielo che qualcuno conoscesse il significato della parola “silenzio”, che da un po’ chiedeva, invano.
“Ehy! Il mio mento non si rimpicciolisce da solo! Che vogliamo fare con questo Sgonfiotto?” domandò Noah Rosier, non capacitandosi del fatto che l’infermiera l’avesse saltato e fosse andato da quel taciturno tipetto. Lei si trovò ad alzare gli occhi al soffitto, incapace ormai di combattere con quei tremendi studenti, e si fiondò da questo. Gli diede del maleducato, prima di dargli la pozione per far tornare a posto il suo mento. Il povero Elliot rimase ad aspettarla con quelle labbra enormi che tanto lo facevano somigliare ad una drag queen.
Ah, Rose Weasley, che danno hai fatto con quella pozione!
 
Mezz’ora prima.
“Ci servono gli aculei di porcospino?” domandò Charlie Rogers, deconcentrata, a quella che era la sua migliore amica. L’unica cosa a cui facesse attenzione era a che punto stessero gli altri studenti con il lavoro: la pozione doveva essere pronta tra soli trenta minuti e lei non era certo a buon punto. Aveva seguito fino a quel momento le istruzioni scritte a pagina dieci del libro, ma aveva notato che il colore del liquido fosse troppo chiaro e decise che fosse ora di iniziare ad aggiungere ingredienti a caso per salvare vagamente la sua pozione. Non era un lavoro a coppie, ma Rose finse di non far caso a quella prima persona plurale utilizzata e rispose semplicemente di no, continuando a mescolare in senso orario ciò che c’era nel suo calderone.
“Okay” rispose l’altra. Si strinse nelle spalle e si sporse verso il calderone dell’amica per cercare di copiarla. Come se si potesse copiare una pozione! “E… quindi che devo fare?”
Rose, che tempo da perdere non ne aveva, sospirò. C’era ancora tanto lavoro da fare e, nonostante non volesse che l’amica rimanesse indietro, non poteva permettersi di mollare neanche col cervello la sua pozione. Ci pensò lo stesso per due secondi, prima di rispondere. “Dipende. Prima che ci hai messo?”
Charlie abbassò gli occhi sul suo calderone prima e sul bancone con gli ingredienti poi. C’erano delle alghe marine viscide, milza di pipistrello, pupille di anguilla, aculei di porcospino e altra roba che in un piatto in Sala Grande non l’avrebbe affatto attirata. “Emh…” tentennò. “Mi pare le alghe!” In realtà non ricordava cosa avesse aggiunto alla pozione, ma qualcosa doveva pur inventarsi. Avrebbe preso un’altra A per pietà, ne era certa. Se non, questa volta, un’insufficienza.
“Curioso” disse una voce alle spalle di Charlie, che la fece sobbalzare. “La sua pozione ha un colore…”
“Signor Lumacorno!” sbottò Charlie, preoccupata. A Rose venne da sorridere, continuando a mescolare il liquido nel calderone. “Lo so, lo so! Stia tranquillo, è solo di passaggio! Presto assumerà il colore giusto, non si preoccupi!”
“Ne è sicura?” insistette il professore, aggrottando la fronte. Avvicinò il naso al calderone per sentire quale odore avesse, ma la studentessa gli mise il palmo di una mano sul muso per allontanarlo. Lui rimase frastornato, dovette sbattere le palpebre un paio di volte.
“Mi scusi!” fece, rossa dall’imbarazzo fino alle orecchie. “Ma il lavoro si vede solo quando è concluso!”
Rose stavolta rise proprio, seppure a voce bassa, perché non poteva permettersi di fare una figuraccia. Intanto, la sua concentrazione era andata a farsi benedire ed aveva aggiunto del dittamo alla pozione. Lo confuse con l’ingrediente giusto, che era proprio di fianco ad esso. Ahia, Rose, questo ti costerà caro!
Il professore, interdetto ed in piedi accanto all’altra studentessa, fece per rispondere, ma la porta della classe di Pozioni si aprì ed entrò il signor Vitious, che chiese al collega di lasciare un secondo i suoi ragazzi per un’emergenza. Charlie ringraziò Godric Grifondoro prima ancora che Lumacorno accettasse e raccomandasse tutti di non combinare disastri durante la sua assenza, quindi Rose potette ridere a voce più alta. Prese in giro l’amica giusto per un istante, poiché dovette tornare sulla sua pozione.
“Quindi che devo fare?” domandò una nuova volta la Rogers. Tra un po’ aveva una crisi, certamente. “Mi aiuti sì o no?”
“No!” disse Rose, a voce un po’ troppo alta. Se ne pentì subito. “Voglio dire, sono ancora indietro! Non puoi chiedere a qualcun altro? Magari Albus ti aiuta!”
“Tuo cugino?” fece, incerta. “Ma poi mi chiede favori in cambio.”
“Tu digli che gli restituirai il favore in futuro, tanto se ne scorderà subito!”
“Non lo so, Rose…” Si morse internamente una guancia. Semplicemente, si vergognava di chiedere aiuto ad Albus. C’era già la sua amica accanto, non poteva aiutarla lei? Pensò che Rose dovesse essere un’egoista a pensare solo a sé, ma in fondo la capiva: lei entrava nel panico ogni volta che comprendeva di non avere abbastanza tempo per fare un buon compito e guai a chi osasse disturbarla! “Speriamo di prendere almeno una A” risolse, decidendo di fare da sola. Qualcosa si sarebbe inventata. Il colore della sua pozione sarebbe cambiato, ne era sicura. Come avrebbe fatto quella di Rose. Non che ciò fosse positivo.
“Ehy” attirò l’attenzione di Charlie, qualche minuto dopo, la rossa. “Non ti sembra diversa?”
“Rose” rispose l’altra, scandendo bene il suo nome. “Credi che io l’abbia vista, prima?” E qui venne guardata male. “Non ti copio di certo!” E venne guardata male di nuovo.
“Sul serio!” insistette la Weasley. I suoi occhi passarono dal viso di Charlie al suo calderone, facendosi sempre più preoccupati. “Perché è più gialla?”
“Questo non lo so” ammise l’amica. “Lo chiedi a proprio a me?”
Rose osservò il liquido ormai giallastro con gli occhi ridotti a fessure, analizzando la situazione. Sarebbe dovuto essere verde, gli ingredienti che aggiungeva dovevano essere esatti. Non si era lasciata distrarre, si ripeteva, se non in realtà per qualche secondo di troppo dalla Rogers e l’insegnante. Iniziò a guardarsi intorno, per vedere come stesse procedendo il compito dei suoi compagni di classe. Notò che la sua fosse l’unica pozione di quella sfumatura (a parte quella di McLaggen, ma lui non ci azzeccava mai con le pozioni), così raggiunse il cugino.
“Albus” gli rubò un minuto. “Puoi venire un attimo?”
Il Potter di Serpeverde, che tanto era già a buon punto, seguì la rossa alla sua postazione. Studiò la sua pozione e riuscì subito a capire che qualcosa non andasse e che quel qualcosa fosse proprio l’aggiunta del dittamo. Con quell’odore, come non comprenderlo?
“Ci hai messo il dittamo” dichiarò.
“No” rispose convinta. “No, ho seguito la ricetta sul libro!”
“No” fu certo Albus. “Tu ci hai messo il dittamo. Davvero.”
Rose si trasformò in un grosso punto interrogativo. Ci ho messo il dittamo…? Albus si spiegò meglio, aggiungendo con fermezza “forse ti sei confusa. Ti sarai distratta un attimo et voilà!, hai sbagliato.”
L’unica cosa che lei riuscì a dire fu “ah”. In poche parole, il mondo le stava pian piano crollando addosso. Fu Charlie a prendere la parola, chiedendo per lei al Potter come potesse risolvere il problema. Sì, stava ascoltando tutto.
“Sinceramente non lo so” disse lui, facendo spallucce, “scusa.”
“Non importa”. Oh sì che importa, cugino! “Grazie lo stesso!”
“Non c’è di che!” concluse l’altro. “Forse trovi qualche soluzione da qualche parte sul libro.” Detto ciò, Albus tornò alla sua postazione, così da poter terminare il suo compito.
“Forse…” tentò Charlie. “Devi farla fermentare un po’… credo.”
“Forse” disse Rose a denti stretti, “oggi prendiamo entrambe un brutto voto!” Ciò sarebbe stato inaccettabile, tanto per Rose, quanto per sua madre, la perfetta Hermione Granger.
Da una parte, la Weasley non vedeva l’ora che tornasse il professore, così da potergli chiedere una mano, ma dall’altra sperava non vedesse in quale stato orrendo fosse il suo compito. Si sentiva tremendamente bipolare ed aveva voglia solo di bruciare il libro. O i suoi capelli, che intanto, senza un preciso motivo, stavano iniziando a gonfiarsi. Di bene in meglio, insomma!
“Cos’è questa puzza?” chiese una voce odiosa alle orecchie di Rose.
“Forse la tua, Malfoy” ribatté.
“Impossibile, non mi pare di aver trascorso la mattinata con te.”
Lei lo avrebbe ucciso. Ma tanto avrebbe ucciso prima se stessa per la pozione maledetta.
“Non hai un compito da portare a termine?” domandò, sperando di allontanarlo.
“Ho finito, in realtà, e non vedo l’ora di sbatterlo in faccia a Lumacorno.”
“Il compito” aggiunse Charlie, che doveva sempre stare in mezzo. Scorpius la ignorò, Rose fece roteare gli occhi, mentre una smorfia di disgusto si formò sul suo viso. Non adesso, amica pervertita!
“Bè, io non ho finito, quindi puoi pure andartene.” Quindi tornò alla sua pozione e ci aggiunse un ingrediente a caso per far vedere allo studente che sapeva cosa stesse facendo e che assolutamente non si trovasse nei guai. Non lei, che era sempre geniale. Non poteva permettersi di farsi battere da Scorpius Malfoy. Perché ovviamente si trattava sempre di una gara contro di lui, in classe. Ogni cosa, come gli aveva detto suo padre il primo giorno di scuola del primo anno, doveva farla meglio del biondastro.
Scorpius avvicinò il naso al calderone ed aspirò. Lo arricciò, quando la puzza gli invase le narici. Scosse il capo con enfasi (e parecchia soddisfazione nel notare il fallimento di lei), quando disse un teatrale “ahi ahi ahi, Weasley. Che disastro!”
“Va’ ad importunare qualcun altro!” lo rimproverò lei. “Ho un lavoro da sbrigare, qui!”
“Vedo” fece, “hai tanto da fare, se vuoi aggiustare questo disastro.”
Lei serrò le labbra per evitare di dire qualcosa che le avrebbe di certo negato l’ingresso al Paradiso e strinse forte le braccia sotto al seno, imbronciandosi sul viso. Già non aveva tempo da perdere, poi ci si metteva pure lui! Per di più, il tutto avveniva sotto osservazione, perché Charlie a quanto pare aveva rinunciato a salvarsi il sedere ed ora guardava storto entrambi. Lui continuò a parlare, afferrando un paio di zanne di serpente.
“Sul serio, ascoltami, Rose: devi aggiungere due di queste e…”
“Fermo!” lo bloccò lei, prima che lui potesse rovinare (salvare) la sua pozione. Ruppe la stretta sotto al seno solo perché doveva allungare un braccio verso quello di lui e trattenerlo. “Non ti permetto di rovinare la mia pozione!”
Lui rise. Forse Rose aveva dimenticato che eccelleva in Pozioni. “Ah sì?”
“Sì” disse con una certa sicurezza. Molto falsa. Lui le impedì di dire dell’altro.
“Veramente ti sto solo salvando il sedere.”
“Non parlare del mio sedere!”
“È solo un modo di dire!”
“Non metterti a spiegare a me i modi di dire dei Babbani!”
“Ora mi offenderai chiamandomi ‘Purosangue’?”
E andò avanti così. Charlie strabuzzò gli occhi. I due ragazzi, tra una battuta e l’altra, stavano aggiungendo zanne di serpente alla pozione di Rose, finché lei urlò “basta!” e calò trai due il silenzio. Rose prese un grosso respiro.
“Scorpius, mancano solo dieci minuti.”
“Bene” fece lui con una certa indifferenza, notando che lei non aveva più pazienza. Non poteva averla anche prima, questa indifferenza? “Allora ti lascio alla tua T”.
“Grazie!” rispose con ironia, distorcendo le labbra in una nuova smorfia. Rifiutato l’aiuto del giovane Malfoy, che ora era tornato al suo posto, doveva cavarsela da sola. Si sarebbe arrangiata. Così aggiunse degli occhi di coleottero nero e poi… “ah-ah! Forse una spina di pesce-leone!”
Nell’istante in cui aggiunse l’ingrediente, si sentì un botto. Il calderone esplose, il contenuto finì ovunque, nella classe. Partirono gli insulti, le bestemmie e… toh, ecco Lumacorno!
“Cosa è successo qui?” Dalla sua voce non pareva arrabbiato, ma solo confuso e leggermente spaventato. La pozione di Rose era finita sui banchi, nei calderoni altrui e anche sugli altri studenti e fu allora che comprese di aver realizzato una versione un po’ particolare del Decotto Dilatante. Un po’ particolare perché di solito quella pozione faceva ingrandire solo la parte del corpo che venisse toccata, invece ora ogni studente si ritrovava con un pezzo a caso di sé enorme. Tutto ciò era inspiegabile, chissà cosa avesse combinato! Sam Cook pianse quando notò il suo piede gigante. Preoccupanti furono gli occhi enormi di Vincent Zabini. Solo Melissa Macmillan non si lamentò delle sue orecchie grosse, dato che di solito era praticamente sorda. Scorpius Malfoy ebbe un tic all’occhio quando capì che la sua pozione, bella e pronta, era adesso rovinata. Maledetta Weasley!
 
Tornando a noi.
“Alla buon’ora!” abbaiò Scorpius al tirocinante. Lui si fece piccolo piccolo, intimidito dal comportamento di questo.
“Siete in tanti”, rispose timidamente. Lasciò cadere lì il discorso. Gli porse il cucchiaio. “Tieni, fa un po’ schifo, ma…”
Scorpius non volle sentire altro, ingoiò il rimedio (il cucchiaio l’aveva afferrato bruscamente e fu un miracolo che non fosse caduto il contenuto) e ringraziò poco educatamente il tipo. Ancora aveva il viso imbronciato, neanche il Barone Sanguinario era mai sembrato tanto spaventoso. Vincent, dopo aver preso il rimedio, se possibile sorrise pure di più. Arrivò il turno di Lyra, accanto a loro, per prendere la pozione per tornare come prima. Il tirocinante si sporse verso di lei e…
“No, grazie” fece, altezzosa. “Aspetto l’infermiera.”
Il tipo rimase allibito. Trovò le parole dopo qualche istante.
“Vi stiamo dando esattamente la stessa pozione.”
“Sarà” asserì lei. “Ma magari tu me ne dai troppa.”
“Cosa?” gli venne da domandare. Anche Vincent la guardò con un sopracciglio inarcato, finalmente smise di ridere. Ora fu lui a darle una gomitata sulle costole, ma piano.
“Aspetto l’infermiera, fine della storia” rispose convinta.
Nessuno aveva detto di no alla pozione per guarire, lo Sgonfiotto, prima di lei, anzi in molti non vedevano l’ora di berla. Il tirocinante ci rimase un po’ male, ma cercò di non darlo a vedere, quando rispose “come vuoi” con più gentilezza che poté. Lei, sempre molto freddamente, alzò il mento e a testa alta attese la vecchia donna.
“Perché gli hai detto di no?” se ne uscì Vincent.
“Non mi fido.”
“Ma dovevi solo buttare giù un cucchiaio di quel coso!” ribatté lui.
“Bè” insistette lei, prima di ripetersi. “Ho detto: non mi fido.”
Vincent decise che ancora non se ne sarebbe fatto una ragione, volle il parere dell’amico; si voltò verso Scorpius, così, tanto per sentirsi dire che le ragazze fossero strane e risolse che al suo fianco il ragazzo non ci fosse più. Capì che ci sarebbero stati altri problemi quando lo vide dirigersi verso la Weasley. Fantastico!
“Bel lavoro, Weasley!” le disse infatti con rabbia, piazzandosi dinnanzi a lei, sola su un lettino dell’infermeria abbastanza lontano da quello dove si trovava lui con Lyra e l’altro.
“Mi dispiace se non hai preso la tua E!” si scontrò lei, che già aveva dovuto rispondere in quel quarto d’ora a fin troppe minacce di morte ed insulti et simili. Quindi, doveva essere più acida del solito. “Spero solo che tu non ti metterai a piangere, adesso!”
“Posso rifare quella pozione ad occhi chiusi”, rispose Scorpius. “Ma non ce ne sarebbe bisogno, se tu non fossi sempre in mezzo ai piedi a rovinare tutto.”
“Ora hai il naso più grosso”, fece, notando dove fosse stato colpito dalla sua pozione, “puoi sentire meglio gli odori. Finalmente sentirai la tua puzza, non mi ringrazi?”
“Non avevo bisogno di un naso più grosso!” ribatté con rabbia.
“Infatti sarebbe stato meglio per te se ti si fosse ingrandita un’altra cosa!”
Non dirlo! Non dirlo! Non dirlo! Scorpius pregò che non lo dicesse, non a voce così alta. Non aveva pensato ancora a come risponderle, non voleva fare una figuraccia. Lei non lo disse, ma abbassò ugualmente gli occhi sulle sue parti basse, per fargli capire di cose stesse parlando. Fu quasi come se lo avesse detto. Lui divenne furioso. Se non fosse stata una ragazza, l’avrebbe presa a pugni.
“Vuoi fare la simpatica?” fu il turno di Scorpius.
“Credevo adorassi le mie battute!”
“Le odio! Di te odio tutto.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: SaintPotter