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Autore: Unissons    11/09/2016    10 recensioni
[Suicide squad]
Dal capitolo 9:
"Oh no, non voglio ucciderti" disse, mentre mi infilava in bocca la cintura [...]
"Voglio solo farti male" [..]
"Molto, molto male"
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Revelations

 

Il mio Puddin, che ora potevo comprendere, aveva molti più segreti di quelli che io pensassi, si avvicinò ad una parete ed accese un’ulteriore luce, che illuminò un piccolo spazio in cui vi erano collocati dei divanetti. Li, probabilmente, si tenevano tutte quelle ‘riunioni’ che avevano a che fare con la carriera da criminale del Clown.

La sua mano, mi indicò di andarmi a sedere e come un cagnolino obbedii senza discutere. Sentivo che stava per raccontarmi qualcosa, si stava preparando e, per l’ennesima volta, non potei fare a meno di sentirmi lusingata.

Mi sedetti su una poltroncina di pelle, sola, nell’angolo rispetto ai due divani, che invece erano posti l’uno accanto all’altro. Avevo deciso di utilizzare quella perché aveva un qualcosa di speciale, importante, come se appartenesse ad un re. E in un certo senso era vero.

Il re del mio cuore.

Con un ghigno sul viso, lui si sedette su un divano davanti a me, con un braccio sul bracciolo e l’altro appoggiato contro la spalliera. Anch’io cercai di mettermi il più comoda possibile e così tirai su le gambe poggiando i piedi sulla poltrona stessa, avvicinando il mio busto agli arti.

“Era di mia moglie” iniziò e io mi portai una mano allo stomaco. Non sapevo se avrei sopportato sentirlo parlare di sua moglie, non dopo che adesso ero io ad appartenergli e, in qualche modo, lui apparteneva a me. La cosa più sconvolgente, ora, era sapere che quell’oggetto era stato utilizzato per scaldare il cibo al frutto del loro amore. Strinsi il pugno e cercai di resistere, mentre lui andava avanti.

“Eravamo sposati da sei mesi, costretti dalla gravidanza inaspettata. Non avevo un lavoro,in quanto ero già stato licenziato dalla fabbrica chimica, e per altro nemmeno lo cercavo. Così quando i suoi genitori smisero di mantenerci per fare in modo  che io mi impegnassi di più, per lei iniziai ad essere un fallito” raccontò guardandomi, ma con lo sguardo perso, come se in quel momento lui stesse rivivendo tutte le scene della sua vita passata, in cui vi erano stati molti litigi con la moglie e che ricordava con molto dolore. Da psichiatra, ma soprattutto, da donna innamorata, avrei voluto aiutarlo a superare quei momenti, anche in quell’istante, ma conoscevo il mio Puddin e, se volevo conoscere la sua vita, dovevo starmene zitta e buona ad ascoltare.

“Così, con due miei conoscenti decidemmo di mettere in atto una rapina. Non volevo più essere un fallito per Jeannie” continuò, finendo la frase praticamente sussurrando e lessi nei suoi occhi un dolore immenso, che mai avrei creduto di poter vedere nel mio Jokerino. Il trauma che lo aveva portato ad essere così, capii, non era legato alla sua infanzia, ma a qualcosa collegato alla moglie e, forse, direttamente al fatto che lei fosse morta. Ancora una volta decisi di tenere per me le mie considerazioni e stare ad ascoltare il suo racconto.

 “Qualche giorno dopo, però, da codardo, decisi che tutto quello che stavamo organizzando non mi piaceva più. Non me la sentivo di rischiare di finire in prigione per una rapina e per giunta avevo paura di non rivedere mai più mio figlio. Il destino, però, aveva già deciso di portarmelo via”. Il suo sguardo si allontanò dal mio e percorse tutta la stanza, fino ad arrivare alla teca di cristallo che conteneva lo scalda – biberon elettrico.

Joker nella sua vita aveva amato qualcuno. Non sua moglie, ma suo figlio.

La morsa allo stomaco si allentò, non mi sentivo più gelosa di quella donna che era stata con il mio Puddin, ma il dolore non riusciva a passare. Anzi aumentava con il passare dei secondi, più il suo racconto aumentava.

Se era quello che desiderava, anch’io gli avrei regalato un figlio. Il segno del mio amore per lui.

“Quella, per me, è l’arma più letale che esista al mondo. Mi ha portato via la mia famiglia” sussurrò, come se non volesse essere sentito in un momento di tale debolezza. Nei suoi occhi vidi una scintilla e capii che il dolore non era mai stato tanto acuto come adesso. Chissà per quanto tempo non si era permesso di ricordare quei momenti, per quanto aveva sotterrato tutti i sentimenti provati per un bambino che la vita aveva deciso di portargli via.

Il dolore che provò lui, accentuò quello che stavo provando io e tirai giù le gambe, stringendo i braccioli della poltrona, come a trattenermi dal saltare in piedi e andare da lui.

“Quei bastardi non ne vollero sapere. Ero in uno stato inumano quando mi costrinsero ad andare comunque ad effettuare la rapina con loro. Era come se il mio cervello già sapesse che li ad aspettarci ci fosse il pipistrello” enunciò, digrignando i denti e sbattendo la mano sul divano. Il suo sguardo mutò in un istante e davanti a me non vi era più dolore acuto, ma sorda vendetta.

“Era la banca più prestigiosa di Gotham, protetta dalle più impensabili qualità di allarmi esistenti al mondo, ma non avevamo messo in conto lui. Sembrava, infatti, che tutto stesse procedendo per il verso giusto, avevo anche già in mente come investire i soldi che mi sarebbero entrati in tasca poco dopo, ma fummo attaccati e mentre i miei due compari furono catturati e legati da Batman, io per scappare caddi in una di quelle misure di sicurezza di cui tanto si parlava. Non avevo idea che esistesse veramente, pensavo che un liquido del genere si potesse tenere solo all’interno di una fabbrica in cui lavoravano esperti chimici, me compreso qualche anno prima. Ed invece era anche li e poi fu nelle mie narici, nei miei polmoni. – sospirò e tornò a guardarmi fisso negli occhi. Mi sembrava che vi stesse scavando dentro, cercando qualcosa in modo disperato. Se solo avessi saputo cosa voleva, glielo avrei dato, pur di non farlo stare così in pena – E mi rese quello che sono adesso” finì e finalmente avevo chiaro in mente molte cose.

Il mio quasi suicidio nell’acido.

I capelli verdi.

La follia.

L’essere immune a molte sostanze.

Joker doveva essere caduto in uno di quegli acidi molto forti, che per un miracolo non lo aveva ucciso. Probabilmente anche Batman stesso avrà creduto che lui fosse morto in quella vasca e solo quando lo aveva visto tornare per compiere la sua vendetta, aveva capito di aver commesso il più grande errore della sua vita.

Ma il migliore per me.

Probabilmente se a lui non fosse accaduto quello che era successo, io non avrei scoperto la mia vera me e non avrei potuto essere felice come ora, con l’uomo che amavo davanti agli occhi.

Nella stanza il silenzio iniziò a vibrare. Ne io, ne Joker parlammo. Da parte mia questo silenzio era rispettato perché lo conoscevo abbastanza da volergli lasciare qualche secondo per tornare in se. Inoltre, sapevo che non avrebbe voluto che io gli saltassi addosso, come volevo però fare, in un momento del genere. Avrei rispettato tutto il tempo che gli sarebbe dovuto. Sperai solo che non fosse troppo.

Ora che conoscevo la sua vita, nulla cambiava, sapevo solamente di contare molto di più di quello che pensassi, per il mio Jokerino.

Cercai di trattenere il sorriso spontaneo che stava per liberarsi sul mio viso.

Qualche istante dopo, Joker prese lentamente a guardarsi intorno per tutta la stanza, come alla ricerca di qualcosa, poi, i suoi occhi furono su di me.

Piegò la testa di lato e io strinsi le mani sulle cosce.

“Ho detto troppo, adesso devo ucciderti” sussurrò, per poi scoppiare a ridere in quella sua melodia inquietante.

Osservai incantata quelle sue labbra scarlatte e sorrisi.

 

 

 

Angolo autrice.

Ecco il capitolo rivelatore, che racconta molte molte cose. Come sempre, sono poco convinta di ciò che vi ho mostrato, non posso farci nulla, a quanto pare è più forte di me.

Spero che a voi, invece, sia piaciuto, e se è così, lasciatemi una recensione.

Nel frattempo, io trovo su facebook sempre più foto adatte a determinati momenti della storia *ride*

Un bacio, Unissons

   
 
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