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Autore: Victoria93    12/09/2016    6 recensioni
Tratto dalla storia:
-"Sai cosa sei? Una stronza. Una MALEDETTA stronza. Ti piace giocare a fare Dio, ti piace fingere d'essere perfetta, ti piace fingere di odiarmi, ti piace ripetere che ti faccio schifo, ma sono tutte STRONZATE. La verità è che tu non riesci a staccarti da me, non riesci a disprezzarmi come vorresti, non riesci a smettere! Proprio come me, Eliza. IO NON RIESCO A SMETTERE. Chiamala come vuoi; chiamala mania, ossessione, disturbo, non me ne frega niente! Ma smettila di raccontarmi balle, smettila di rendermi le cose ancora più difficili!".
"Che cazzo di problema hai, Mello?!".
"Maledizione, ragazzina, TU sei il mio problema!!".
"Perché?!".
"Perché ti amo!!".
SEGUITO DI 'SUGAR AND PAIN': non leggetela se non avete letto la prima storia.
Vent'anni dopo il caso Kira, Eliza, convocata da Near, si reca in Inghilterra per risolvere un caso di omicidi seriali. Qui fa la conoscenza di un uomo cupo, tormentato, taciturno e irascibile, che le sconvolgerà per sempre la vita.
Riusciranno Eliza e Mello a superare le loro diversità, a combattere per il loro amore e a vincere contro un nuovo, temibile avversario?
Combattere contro un mostro è difficile: combattere contro se stessi è molto peggio.
SOSPESA.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mello, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SUGAR AND PAIN'
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OUR SWEET DARKNESS
 
Introduzione
 
…no, non è uno scherzo.
Ahahahah, direi che come inizio non c’è male, non vi pare?
Ok, ehm…CIAOOOO!!! *abbraccia tutti in una stretta stritola-costole* Come state??? Oddio, mi siete mancati da morire!!! E sembro sempre più una bimba minchia ogni minuto che passa, lo so, lo so. Cerchiamo di darci un contegno.
Come vi stavo dicendo prima, no, questo non è uno scherzo. Non ero sicura se sarebbe mai arrivato questo giorno, ma…eccoci qui. È la prima volta che riesco a iniziare un sequel di una storia (forse perché la mia prima fanfiction su ‘Death Note’ è anche la prima che abbia mai completato ehehehehe ^^’’’), soprattutto perché ho sempre pensato che i sequel fossero un esperimento molto azzardato. Ma cosa posso dirvi…se, come immagino, tutti voi che siete qui in passato siete stati lettori di ‘Sugar and Pain’, saprete benissimo che la nostra storia aveva un finale aperto più che mai. In questi giorni, al mio ragazzo è venuta l’idea di riguardare l’anime per l’ennesima volta (sì, è tutta colpa sua), e…beh, ho ripensato alla cosa, e non ho resistito. Senza contare che, giovedì scorso, ricorreva l’anniversario della data in cui ho postato l’epilogo di ‘Sugar and Pain’. Sono seria, è passato davvero un anno da quando tutto è finito. Volete la verità? Mi sono messa a piangere. Sì, avete perfettamente ragione, sghignazzate e prendetemi per il culo, chi può darvi torto, in fondo…<.<
Quindi, in sostanza…ci siamo.
Quando vi ho chiesto cosa pensavate di un eventuale seguito, le vostre risposte sono state molto varie: alcuni mi hanno detto che non erano interessati, proprio perché i seguiti delle storie in generale non gli piacevano quasi mai, altri mi hanno detto che un sequel avrebbe potuto piacergli, ma che non approvavano l’evidente nuovo pairing in vista. Altri ancora mi hanno minacciata di morte, nel caso in cui avessi deciso di non scrivere questo benedetto seguito. Per finire, ci sono quelli che si sono dichiarati immediatamente a favore della nuova coppia che si scorge all’orizzonte.
Perché vi dico tutto questo? Diciamo che lo sto facendo un po’ per pararmi le chiappe XD Voglio farvi capire che siamo di fronte al seguito di ‘Sugar and Pain’…non di fronte a ‘Sugar and Pain’ stessa. Questa cosa vi sembrerà scontata, ma vi assicuro che potrebbe non esserlo, su un piano irrazionale. Avremo a che fare con Mello, e non con Elle. Avremo a che fare con Eliza, che, per quanto simile a Ruri, non è assolutamente Ruri. E, non meno importante, abbiamo di fronte una storia quasi completamente inventata dalla sottoscritta (il ‘quasi’ è naturalmente dovuto al fatto che è sempre ambientata nell’universo di ‘Death Note’). In ‘Sugar and Pain’ si trattava del caso Kira con la variante della presenza di Ruri e della sua storia d’amore con Elle. Qui si parla proprio di un caso di omicidi seriali completamente nato dal nulla, anche se naturalmente riconducibile alla vicenda di Kira. Ok, sto facendo confusione. Diciamo che qui si parte proprio da zero, ok? E che i collegamenti all’anime/manga saranno più graduali, con il tempo (salvo i riferimenti tramite i personaggi che sono già in scena). Devo dire che l’idea di scrivere su Mello è qualcosa che mi affascina moltissimo: trovo che sia un personaggio meno complicato di Elle (soprattutto per quanto riguarda il gestirlo nelle situazioni dell’intimità), ma senza dubbio decisamente complesso. Non sarà semplice metterlo in scena nelle dinamiche romantiche, per questo motivo metto anche qui l’avviso OOC (anche se è più che altro una precauzione).
Voglio, inoltre, parlare di un dettaglio che mi è stato fatto notare da molti coloro che hanno commentato l’epilogo di ‘Sugar and Pain’: la differenza d’età fra i protagonisti.
Ebbene sì, fra i due corrono quindici anni di differenza. Al di là del fatto che voglio precisare che la cosa non va assolutamente contro il regolamento del sito Internet, in quanto Eliza è maggiorenne e vaccinata, vi inviterei a non prendere la cosa troppo sul serio: Mello è lo stesso Mello di sempre (fra l’altro, i suoi anni in più li porta con un’indifferenza colossale, come se quasi non ci fossero), e la differenza d’età è funzionale alla linea cronologica di ‘Death Note’, che non volevo stravolgere. Pensateci, nel mondo ci sono coppie che hanno vent’anni di differenza, e stanno insieme per amore, non per interesse o per cazzate analoghe. Ad ogni modo, se per voi questo costituisse un blocco che vi impedisce di leggere la storia, ne rimarrei dispiaciuta, ma non ve ne farei certo una colpa J Volevo solo precisarlo fin dall’inizio.
Ultima precisazione (o quasi): il rating. Allora, per il momento la storia, come ‘Sugar and Pain’, è a rating Arancione. Non è escluso che, con l’andare del tempo, si passi al rating Rosso (questo sarebbe a causa di eventuali scene di sesso troppo esplicite). Ma, vi sembrerà strano, in realtà la cosa la vorrei decidere insieme a voi. Nel senso che, se fra voi ci fosse qualche minorenne che, nel caso in cui la storia cambiasse il proprio rating, diventasse impossibilitato a proseguire la lettura, eviterei di sfociare e di sorpassare il confine. Proprio perché non voglio riservare brutte sorprese a chi magari ha già iniziato la lettura. È una forma di tutela verso i miei lettori, e per me è molto importante.
Bene, direi che ci siamo, gli avvisi relativi alle caratteristiche della fanfiction li trovate nella descrizione qui sopra, ma vi invito sempre a leggere le Note dell’Autrice in fondo al capitolo, nel caso avessi avvisi o delucidazioni da fare, le farò in quella sede.
Spazio finale per dire solo un’ultima cosa: GRAZIE MILLE. DI TUTTO CUORE.
Grazie a coloro che hanno creduto in ‘Sugar and Pain’, a coloro che l’hanno letta, amata, criticata, recensita, a coloro che hanno riso per essa, a coloro che hanno pianto per essa, a coloro che hanno fatto le quattro del mattino per finire di leggere un capitolo, a chi mi ha insultata per averci messo tanto ad aggiornare o per aver quasi ucciso uno dei due protagonisti, a chi mi ha fatto notare gli errori, a chi si è emozionato, a chi, come me, non ci poteva credere, quando è finita. Grazie a chi mi ha spinto a scrivere il seguito, a chi si è legato così tanto a Ruri e a Elle da scordarsi quasi che Ruri non era un personaggio Canon. Grazie a chi ha criticato le sue scelte, a chi le ha condivise, grazie a chi ha trattenuto il fiato insieme a me, a lei e a Elle. Grazie a chi si è emozionato leggendo del loro amore. Vorrei davvero dirvi che dedico questa fanfiction a tutti i lettori che mi hanno seguita, appoggiata e fatto sentire l’autrice più amata e benvoluta di sempre. Non perché realmente io lo sia o perché meriti tutto questo, ma perché VOI, i miei lettori, siete stati STRAORDINARI. Per citarvi una frase da ‘Our Sweet Darkness’, ‘Non avevo mai visto un fuoco d’artificio così spettacolare’. VOI siete il fuoco d’artificio più straordinario che un’autrice possa desiderare. Grazie. Questo è per voi. Bentornati.
 
Capitolo 1- Back
 
Eliza non aveva mai creduto alle coincidenze.
Fin da piccola, le era stato insegnato a riflettere in modo razionale su qualsiasi cosa, e a non affidarsi mai alla tentazione di fare qualcosa di troppo impulsivo. La cosa l’aveva sempre lasciata leggermente stranita, soprattutto dato che, crescendo, si era resa conto che sua madre era tutto fuorché estranea alla tentazione di compiere azioni avventate. Eppure, la vicinanza dei suoi genitori, e l’ambiente in cui era cresciuta, avevano finito per convincerla che quella rappresentava la via migliore da intraprendere, in qualsiasi circostanza. Suo padre, in particolar modo, non aveva mai mancato d’insegnarle ad analizzare ogni componente di ogni situazione, prima di compiere un passo.
*Completa il puzzle, Eliza. Trova la tessera mancante*.
Era una delle sue frasi preferite, soprattutto quando, all’età di quattro anni, l’addestrava a risolvere indovinelli e a decifrare codici. Sosteneva che servisse ad allenare la sua mente, e così, sotto la sua guida, affiancata da sua madre e da suo nonno Watari, Eliza si era ben presto rivelata del tutto fuori dal comune, come da tradizione di famiglia.
Dopo anni trascorsi ad allenare il corpo e la mente, sottoponendosi a dure sessioni di studio, di esercizio di arti marziali e di esercitazione nell’uso delle armi, era convinta che al mondo, oramai, non avrebbe più incontrato niente e nessuno in grado di sconvolgerla o di coglierla impreparata.
Non nel modo in cui c’era riuscito quel motociclista biondo e arrogante che le aveva tagliato la strada pochi istanti prima.
Ancora non capiva perché fosse riuscito a colpirla in quel modo; di una sola cosa poteva essere sicura.
Lo odiava. Lo odiava a morte.
Era tutto ciò che aveva sempre detestato. Arrogante, spocchioso, egocentrico, sprezzante, meschino, maleducato.
Sapeva che un giudizio così pesante era senza dubbio affrettato, soprattutto considerando che non aveva sufficienti elementi in mano per potersi fare un’idea valida di lui. Ma qualcosa, in tutto il suo corpo, le impediva di utilizzare la mente in maniera lucida, ogni volta che i suoi occhi si posavano su quella faccia da schiaffi.
Non che avessero avuto molte occasioni per farlo, comunque.
Da quando avevano messo piede nella ‘Wammy’s House’, Mello aveva provveduto a ignorarla con la massima diplomazia; ben presto, aveva provveduto a tirare fuori dalla tasca una tavoletta di cioccolato, ancora racchiusa nell’incarto argentato, e aveva preso ad addentarla.
Persino il suo modo di mangiare le pareva sprezzante.
*Mi piacerebbe sapere chi diavolo ti credi di essere, sottospecie di…*.
“Mi stai fissando, bambina”.
La sua voce la fece trasalire di colpo, spingendola a rivolgergli un’occhiata omicida.
“Mi stavo giusto chiedendo quali potrebbero essere i motivi che ti spingono a darti così tante arie” borbottò, furiosa all’idea che lui l’avesse sorpresa mentre effettivamente lo stava osservando di sottecchi.
“Fai a me una domanda del genere, quando hai detto di essere abituata a lavorare con uno come Near?” la sbeffeggiò lui, con un ghigno sardonico “Questo sì che è tutto dire”.
“Ah, perché non chiudi quel becco?” sbottò Eliza, mordendosi la lingua nel tentativo di non essere ancora più feroce “Direi che la cosa migliore che possiamo fare sia cercare d’ignorarci il più possibile”.
“Questo sarà difficile, se continui a fissarmi con quell’aria sognante”.
Quell’ultimo commento la portò ad assumere un’aria stupefatta e orripilata.
“Ti avviso da subito: le ragazzine non sono il mio tipo. Non farti strane idee al riguardo” seguitò Mello, con la massima indifferenza.
“Sottospecie di…di…sei un dannato stronzo presuntuoso e arrogante!” esclamò Eliza, la mano che scattava subito in direzione della pistola “Figlio di puttana maleducato ed egocentrico!”.
“Vuoi spararmi in corridoio? I bambini potrebbero rimanere turbati dallo spettacolo. Vuoi sul serio svegliarli, proprio quando abbiamo avuto la fortuna di arrivare in un momento in cui sono tutti a letto, fuori dai coglioni? Non darmi un motivo valido per spararti” dichiarò Mello, roteando gli occhi con fare disgustato.
“Tu lo hai già fatto, primadonna slavata. E non parlare di coglioni, quando è evidente che non sai nemmeno cosa siano” ribatté Eliza, socchiudendo gli occhi in un’espressione di disprezzo puro.
Quella frase lo convinse ad estrarre a sua volta la pistola, facendo sì che le canne delle loro armi finissero per trovarsi l’una di fronte all’altra.
“CHE COSA HAI DETTO?!?” sbottò Mello, gli occhi che guizzavano in un impeto omicida “VEDIAMO SE HAI IL CORAGGIO DI RIPETERLO, STRONZETTA!!”.
“Ho detto che sei una primadonna slavata, oltre che un figlio di puttana arrogante e presuntuoso!! E se pensi di farmi paura con quella faccia da psicopatico…”.
“Che cosa diamine succede, qui?!”.
Dal fondo del corridoio, decorato da una carta da parati candida, raffinata ed elegante e illuminato con luci da parete calde e soffuse, giungeva un uomo dal passo sicuro e confidente.
Anche da quella distanza, i due riconobbero subito il taglio militare in cui erano composti i capelli color biondo platino, la mascella squadrata, gli occhi glaciali e l’abbigliamento formale, consistente in una camicia bianchissima, in una cravatta nera e in un paio di pantaloni scuri, perfettamente stirati.
Ben presto, il nuovo arrivato giunse di fronte a loro, squadrandoli con aria esterrefatta; con la coda dell’occhio, Eliza vide che la sua mano destra era subito scattata in direzione della fondina.
“Mello! Butta giù quell’arma prima che ti ci costringa io!” esclamò il comandante, con tono minaccioso.
“Ciao anche a te, Rester. Il viaggio è andato benissimo, grazie per averlo chiesto” ironizzò Mello, senza accennare a voler riporre la pistola.
“Te lo ripeto per l’ultima volta, Mello: se non levi quella pistola dalla faccia della signorina Havisham, farò in modo che tu non ce l’abbia più, una faccia” ringhiò Anthony Rester, estraendo definitivamente il revolver.
“Va tutto bene, comandante” borbottò Eliza, infastidita dall’ennesimo moto di protezione nei suoi riguardi “Io e Mello ci stavamo conoscendo meglio”.
Mello si pronunciò in un versetto sprezzante, storcendo la bocca in una smorfia disgustata e denigratoria.
“Dovevo immaginare che avresti fatto appello a una delle tue innumerevoli guardie del corpo, mocciosetta. Ecco il motivo per cui sembri così sicura di te”.
Eliza mosse un passo in avanti, ormai decisa a saltargli addosso per picchiarlo a mani nude, quando Rester si mise nel mezzo, impedendole di attuare il suo proposito.
“Miss Havisham, non si faccia provocare. Near la sta aspettando nel suo studio; la prego, ci sono cose più importanti di cui deve occuparsi, adesso”.
“Ha ragione” sbuffò Eliza, ma continuando a digrignare i denti “In effetti, mi domando che motivo abbia avuto Near per convocare uno come lui…”.
“Meglio che non parli di cose che non capisci, ragazzina. Mi sottoponevo a test di fisica quantistica e di algebra applicata alla trigonometria già prima che i tuoi genitori cominciassero a scopare” affermò Mello, accendendosi una sigaretta “Se c’è qualcuno che non ha le giuste qualifiche per occuparsi di risolvere i fastidi del nano, quella sei tu”.
“Mello, questa è una scuola, santo cielo!” sbottò Rester, precedendo qualsiasi intervento di Eliza.
“E allora?” si strinse nelle spalle Mello, mettendo via la pisola e dirigendosi nella direzione da cui era provenuto Rester, le mani in tasca.
“Allora, non dovresti fumare qui dentro!” lo rimproverò il comandante, con espressione truce.
“Denunciami” ribatté Mello, con tono di scherno “Mentre ti preoccupi di queste stronzate, io vado a parlare con il tuo capo, sempre che non sia troppo impegnato con i suoi stupidi giocattoli. Niente paura, conosco la strada”.
Eliza fece per corrergli dietro, decisa a prenderlo a calci con la massima foga, quando il comandante le mise una mano sulla spalla, scuotendo la testa e trattenendola.
“Lasci perdere, signorina. Quello è una causa persa” sospirò.
“Si può sapere quale diavolo è il suo problema? Da dove è spuntato quel mafiosetto psicopatico e strafottente?!” sbottò la ragazza, stralunata.
“In realtà…ecco, è una storia lunga. Mello è un ex allievo della Wammy’s House. Il migliore, dopo Near” ammise Rester, a malincuore “Come ha avuto modo di vedere, non è mai stato un campione d’autocontrollo. Ha lasciato la scuola molti anni fa. In realtà, il suo unico obiettivo è sempre stato quello di superare Near in qualsiasi cosa, ma non ci è mai riuscito davvero. Ma non per questo ha smesso di provarci: da quello che ci risulta, dopo aver lasciato Winchester ha vissuto prevalentemente a Los Angeles, in California. Sembra che si sia unito alla mafia del Paese, ma le sue attività sono sempre state piuttosto incerte e discontinue. In ogni caso, ha sempre cercato di dimostrare, a modo suo, che riusciva a superare Near nella risoluzione dei casi che gli venivano affidati. È come se avesse…una sorta di ossessione per lui. E dubito che ne uscirà mai”.
“E Near ha convocato quello psicopatico per aiutarci nella risoluzione del caso? Gli ha dato di volta il cervello?!” esclamò Eliza.
“Il consiglio più sensato che posso darle riguardo a Mello è di non sottovalutarlo. Non è senz’altro amico di Near, e non dico che si fidi di lui, ma nutre molta stima per Mello, ed è consapevole delle sue capacità. Se Near sostiene che abbiamo bisogno dell’aiuto di Mello per risolvere questo caso, sono propenso a fidarmi di lui. Come di consueto, del resto”.
Eliza sospirò pesantemente e fece per aggiungere un commento velenoso al riguardo, ma il comandante la precedette di nuovo, rivolgendole un sorriso privo della preoccupazione precedente.
“Mi perdoni, sono un gran maleducato. Non le ho ancora fatto gli auguri di buon compleanno, né le ho detto quanto siamo lieti di riaverla in Inghilterra”.
“La ringrazio. È bello rivederla, comandante Rester” replicò Eliza, con un sorriso gentile.
“Le ho fatto preparare la solita stanza, all’ultimo piano. Se avesse bisogno di qualsiasi cosa, ricordi che io e Gevanni siamo a sua disposizione” specificò poi.
“Grazie ancora. Adesso andrei a parlare con Near: direi che l’ho fatto aspettare fin troppo”.
“Certo. Vuole che l’accompagni?”.
“Non ce n’è bisogno, grazie. Conosco la strada”.
Si morse istintivamente il labbro, rendendosi conto d’aver pronunciato le stesse parole di Mello; anche Rester sembrò farci caso, perché le indirizzò uno sguardo perplesso, che guizzò nei suoi occhi solo per un istante, prima di sorriderle nuovamente.
“Allora, non la trattengo ulteriormente. La vedrò alla riunione operativa di domani; mi raccomando, si rilassi, dopo che Near avrà finito di illustrarle i dettagli del caso. Cerchi di godersi il suo compleanno al meglio”.
“Lo farò”.
Non appena Rester si fu congedato e si fu allontanato nella direzione opposta a quella che lei avrebbe dovuto prendere, la ragazza tirò un lungo sospiro di sollievo.
Non aveva niente contro Rester, né tantomeno contro Gevanni o contro Halle, i membri più stretti della cerchia di Near e i suoi vice in capo alla SPK: erano gentili, disponibili e sempre pronti a darle una mano, ma a volte il loro atteggiamento diventava…soffocante. Ogni volta in cui doveva avere a che fare con loro, aveva sempre la sensazione che le orbitassero intorno come delle calamite attratte da un polo magnetico di dubbia natura, in parte intimoriti, in parte incuriositi dalle sue capacità e dall’eredità genetica dei suoi genitori. E al tempo stesso, si sentiva costantemente rinchiusa in una sorta di bolla di cristallo, come se la sola idea che qualcosa le potesse succedere fosse capace di mettere sottosopra tutta l’SPK.
Le faceva piacere che avessero a cuore la sua incolumità, ma detestava atteggiamenti simili a quello sfoggiato poco prima da Rester: la facevano sentire come una sorta di bambina fragile, incapace di badare a se stessa.
Che diamine. Sapeva sparare, sapeva combattere, sapeva difendersi. Con le unghie, con i denti e con la lingua. E aveva appena compiuto vent’anni.
*Perché qui dentro nessuno si dà una calmata?!* finì per pensare, dirigendosi a passo di carica verso l’ufficio di Near, senza gustarsi la vista dei raffinati vasi di fiori di cui era disseminato il corridoio, né il panorama sui giardini della scuola offerto dalle ampie finestre.
Per la prima volta, non era più così sicura d’essere felice del suo ritorno alla Wammy’s House; ma in fondo, non poteva imputare la cosa a Rester e alle sue manie da guardia del corpo. Se solo non fosse stato per quel motociclista balordo…
*LO- ODIO* pensò ancora una volta, giungendo infine di fronte alla porta dell’ufficio di Near *Non potrà sul serio pretendere che lavori con lui. Cristo, no*.
Infine, dopo aver preso un respiro profondo, bussò rapidamente contro il legno candido, attendendo impaziente una risposta.
La voce di Near, calma e fredda come al solito, non tardò a farsi sentire.
“Entra pure, Eliza”.
La ragazza abbassò la maniglia della porta, per poi chiudersela alle spalle non appena ebbe fatto il suo ingresso.
La stanza non era cambiata per niente, dall’ultima volta che l’aveva vista.
Tre delle quattro pareti erano ancora occupate da imponenti librerie, come ai tempi in cui quello era stato l’ufficio di Roger Ruvie, il preside della Wammy’s House, amico intimo di suo nonno.
La presenza di Near aveva fatto sì che ci fosse un intero angolo dedicato ai giocattoli; in bella mostra, sopra un tappeto dall’aspetto raffinato, era posizionato un trenino dall’aria costosa, attorniato da costruzioni fatte di Lego e da pupazzetti di ogni forma e dimensione. L’unica parte libera dalla presenza di scaffali era provvista di un’ampia finestra, che dava sull’angolo più bello del giardino, dove troneggiavano un roseto (in fiore, data la stagione) e una fontana in marmo.
Il resto dell’ufficio era occupato da un’imponente scrivania, abbinata a tre poltrone dall’aria comoda (malgrado una di esse, ossia quella posta dietro il mobile, fosse senz’altro più alta e imponente delle altre due) e a un divano in pelle dall’aspetto molto costoso.
Proprio su di esso, la ragazza scorse Mello.
Notò subito che si era tolto la giacca da motociclista, abbandonata in un angolo insieme al casco; il suo petto asciutto e atletico era coperto unicamente da un gilet di pelle nera, che gli aderiva al corpo in modo armonioso. Stravaccato sul divano con la massima scompostezza, aveva ripreso ad addentare il suo cioccolato, gli occhi cupi e aggressivi intenti a fissare la parete.
“Quante volte devo ancora ripetertelo, ragazzina?” disse a un tratto, facendola sobbalzare “Smettila. Di. Fissarmi”.
“Fidati, non sei così attraente, e senza dubbio non così importante, come ti piacerebbe pensare” lo freddò Eliza, sforzandosi di mantenere un tono distaccato.
“Vedo che avete già avuto modo di conoscervi”.
Sentire di nuovo la voce di Near la convinse a voltarsi in direzione della scrivania.
Il giovane uomo, che non aveva mai perduto le abitudini dell’infanzia e dell’adolescenza, stava letteralmente appollaiato sulla poltroncina posta dietro la scrivania.
Osservandolo con attenzione, Eliza constatò che anche lui non era cambiato di una virgola.
I capelli bianchi, lo sguardo freddo, la sua mania di toccarsi le ciocche in maniera ossessiva, i suoi abiti nivei e la carnagione dello stesso colore; anche avendo superato la trentina, Near non sembrava invecchiato di un giorno.
Per una strana ragione, ebbe a un tratto la sensazione che anche per Mello dovesse essere la stessa cosa.
“Near” lo salutò Eliza, con un cenno formale ed educato del capo “Piacere di rivederti”.
“Il piacere è tutto mio, Eliza. Spero che tu abbia fatto buon viaggio”.
“Salvo un piccolo inconveniente finale, tutto liscio” affermò la ragazza, sedendosi sulla seconda poltrona e facendo tutto il possibile per ignorare Mello.
Nonostante ciò, non le sfuggì il ghigno beffardo che comparve sulle sue labbra nell’udire quel particolare commento.
“In circostanze normali, mi accingerei a fare le presentazioni. Ma, da quanto ho modo di intuire, direi che voi due vi conoscete già più che bene” affermò il detective, senza smettere di tormentarsi i capelli.
“Direi che questo è un tantino esagerato. Ad ogni modo, puoi tranquillamente saltare i convenevoli” sospirò Eliza, accavallando le gambe e incrociando le braccia.
“Hai finito con le stronzate, Near?” s’intromise Mello, sbuffando sonoramente “Non ho mosso il culo da Los Angeles per venire qui a sentirti cinguettare con la fidanzatina. Hai parlato di una bella somma di denaro: sbrigati a dirmi il motivo per cui mi hai fatto venire qui, prima che decida di riempirti di piombo”.
A quel punto, Eliza non riuscì a trattenersi dal rivolgergli uno sguardo assassino, che il biondo ricambiò in pieno, prima di tornare a guardare Near, che era ancora impassibile, con espressione esterrefatta.
“Tu non hai sul serio intenzione di collaborare con lui, non è vero? Lo hai attirato qui con l’intenzione di farlo internare nella nuova Alcatraz, giusto? Perché immagino che non ci sia un posto migliore, per uno come questo qui!” esclamò la giovane.
“Adesso calmatevi” disse Near, con tono calmo, ma fermo “Se vi ho convocati entrambi, è perché ritengo di aver bisogno della collaborazione di tutti e due per risolvere questo caso. Eliza, so che non conosci Mello, ma sai che puoi fidarti di me. Esclusa te, non mi rivolgerei a nessun altro, per tentare di sbrogliare questa matassa assurda, e le ragioni sono semplici”.
“Sarebbe a dire?” insisté Eliza, alzando un sopracciglio.
“La tua esperienza e il tuo talento nella risoluzione di casi d’importanza internazionale, se non addirittura mondiale, è qualcosa di risaputo anche all’ultimo studente della Wammy’s House, Eliza. Quando la nostra collaborazione è iniziata, quattro anni fa, sapevo già che non mi avresti mai deluso. Sei intelligente, metodica, razionale, precisa e preparata più di qualsiasi criminologo con cui abbia avuto a che fare, il tutto senza nemmeno una laurea in tasca. Non mi sarei mai aspettato niente di meno dalla figlia di Elle”.
“Bla, bla, bla. Magari includi nel pacchetto anche che è brava a giocare con i trenini e potresti persino considerare l’idea di chiederle di sposarti, Near” commentò Mello, roteando gli occhi con fare disgustato.
“Mello, d’altro canto” proseguì Near, ignorandolo diplomaticamente “Ha la mente più acuta e brillante con cui abbia mai avuto a che fare. Io e lui ci conosciamo da parecchi anni, e conosciamo molto bene l’uno i limiti dell’altro. Oltre che le rispettive capacità e i rispettivi talenti, questo è innegabile. Per giunta, io e Mello abbiamo seguito di pari passo un caso che non ci era stato affidato personalmente, ma che ha rappresentato l’ennesima occasione di competizione per noi, prima d’essere risolto. E la ragione per cui lo sto citando è che la fattispecie di cui ci stiamo per occupare presenta dei rimandi a quel caso che non possono assolutamente essere casuali”.
“Di quale caso parli, Near?” domandò Eliza, stranita.
“Risale a più di venti anni fa. Tu non eri ancora nata, Eliza, eppure quel caso è di importanza vitale per la tua vita quanto per la nostra”.
“Non capisco…”.
“Senza dubbio, i tuoi genitori ti avranno parlato del caso Kira”.
Quella parola le rimbombò nella testa come uno sparo.
Il caso Kira. Ma certo.
Aveva ascoltato quella storia miliardi di volte, per bocca di sua zia Robin, di suo zio Ayber, del nonno, dei suoi genitori; era la storia del caso che aveva portato Ruri ed Elle a confrontarsi con un potere omicida fuori dal comune, che aveva quasi ucciso entrambi. La storia del loro incontro e della nascita del loro amore. Come poteva dimenticarsene?
“Certo che sì. Ma non capisco cos’abbia a vedere con ciò di cui parliamo oggi. Nella tua ultima mail, avevi accennato a una serie di omicidi che presentano analogie con il modus operandi di Jack lo Squartatore…” disse Eliza, cautamente.
“Questo è ormai vero solo in parte. Le nostre informazioni non erano del tutto complete. Ma ogni cosa a suo tempo: partiamo dal dettaglio più rilevante”.
“Hai detto che esiste un collegamento con Kira. Di che cosa parli?” domandò Mello, alzandosi dal divano e avviandosi verso la scrivania.
La sua improvvisa vicinanza, e il suo profumo intenso, le provocarono una sensazione di fastidio e di vuoto allo stomaco al tempo stesso; sbirciandolo di sottecchi, si accorse, con sua sorpresa, che qualcosa nel suo sguardo era cambiato, come se anche per lui sentir nominare Kira rappresentasse un’emozione particolare, molto più intensa di altre.
Senza aggiungere un’altra parola, Near estrasse, nientemeno che dal di sotto della sua camicia, alcuni fascicoli che lanciò sulla scrivania, di modo che entrambi potessero avvicinarsi per consultarne la documentazione.
Eliza si alzò in piedi, affiancandosi a Mello, e prese in mano alcune fotografie, imitata dal motociclista: chiunque li avesse osservati, come stava facendo Near, si sarebbe accorto che sui loro volti c’era la stessa, identica espressione concentrata.
Gli occhi azzurri di Eliza corsero sulle immagini, sfogliandole una per una: quasi tutte ritraevano un cadavere a cui era stato strappato via il cuore dal petto, la cassa toracica sconquassata e aperta dallo sterno in giù.
Le ultime tre avevano qualcosa di particolare; sul terzultimo cadavere, proprio sotto lo squarcio, era incisa la scritta ‘KBAC’, sul penultimo la scritta ‘SI’ e sull’ultimo la scritta ‘RIAK’.
Sia lei che Mello alzarono gli occhi in simultanea.
“Immagino che avrete capito di cosa sto parlando…” affermò Near, con un sorrisetto inquietante dipinto sul volto.
Senza neppure sapere perché, Mello ed Eliza si scambiarono un’occhiata: entrambi, avevano già decifrato il messaggio anagrammatico del nuovo serial killer che si stavano accingendo ad affrontare.
Eppure, nessuno dei due poteva sapere quante cose avrebbero finito per cambiare, a distanza di mesi.
L’unica cosa certa era che quella singola minaccia incombeva su di loro come una presenza che non avrebbero mai più potuto ignorare.
 
KIRA IS BACK
 
Continua…
 
Nota dell’Autrice: Eeheheheheheheheheheeh finito il primo capitolo!! E’ mezzanotte e mezza passata, ci ho messo tutta la sera ma ce l’ho fatta!! Cosa ne dite? Eh, lo so, è penoso…abbiate pietà di me XD Seriamente, spero di non avervi deluso e che vi piaccia almeno un pochino. Ho cercato di essere il più fedele possibile al personaggio di Mello, ma spero di non aver esagerato. Mi rendo conto che in questo primo capitolo non è successo un granché, ma voleva essere una sorta d’introduzione. Nei prossimi conosceremo meglio sia Mello che Eliza. A proposito, parlo da profana che non ha letto il manga: ma si sa niente di preciso sulle origini di Mello e sul suo passato pre-Wammy’s House? Perché, a dirla tutta, pensavo di immaginarmelo da sola, essendo ignorante in maniera imperdonabile, ma se qualcuno volesse essere così gentile da illuminarmi, ne terrò di debito conto :D Molto bene, chiedo subito scusa per eventuali errori di battitura (in particolar modo, scusatemi infinitamente se, a volte, trovate scritto ‘Ruri’ al posto di Eliza. Rileggendo in qua e in là, mi sono resa conto della cosa, e a volte me ne accorgevo proprio mentre lo stavo scrivendo. Ragazzi, rendiamoci conto…sono sempre connessa a Ruri e poi mi mettevo a fare le paternali a voi per chiedervi di non confonderle. Siamo messi bene XD. Adesso vi saluto, mi accingo a fare il lavoro di editing per postare la storia. Spero vivamente che vi piaccia e che vorrete commentare (sputatemi pure in un occhio, se è il caso). La vostra affezionatissima, Victoria (is back in town…sadly for you XD). Alla prossima puntata!!
   
 
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