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Autore: Milla Chan    12/09/2016    4 recensioni
Hanno ancora gli occhi chiusi, ma non serve aprirli perché entrambi sono lì, e fortunatamente non devono compiere grandi ricerche per trovarsi, perché la forza per spostarsi o alzarsi o cambiare posizione proprio non ce l’hanno.
Eppure non riescono a ignorare il calore nel basso ventre, la sensazione che attorciglia loro lo stomaco e che scorre sottopelle.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: Lime | Avvertimenti: PWP
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We were light and paper thin
 

C’è qualche uccellino sull’albero fuori da quella finestra e il cinguettio viene filtrato dalle tapparelle abbassate, assieme alla luce che dona alla stanza una sfumatura gialla e tiepida.
 
Kenma sente i raggi gentili del sole sulle palpebre chiuse e il peso di un braccio attorno al suo busto.
Metà della sua faccia è affondata nel cuscino e, con un verso basso, si stiracchia, tendendo il collo e allungando un poco le gambe nude. Preferisce dormire senza pantaloni, con una maglia grigia, un po’ sbiadita e troppo grande: è più comodo, dice. Meno asfissiante.
Kuroo, dietro di lui, inspira e muove il braccio, e Kenma capisce che anche lui si sta svegliando. I deboli baci che poco dopo si posano sulla sua nuca spazzano via ogni possibilità di fargli aprire gli occhi: Kenma rimane immobile, a godersi quel limbo tra il sonno e la veglia.
 
C’è un futon vuoto e perfettamente intatto, per terra. Quella notte, Kuroo avrebbe dovuto dormire lì, almeno secondo i piani del signore e la signora Kozume.
I due ragazzi, tuttavia, non l’hanno neanche preso in considerazione. Lo lasciano lì solo per far scena; ormai ci sono abituati.
Il letto di Kenma è un po’ troppo piccolo per entrambi, soprattutto perché Kuroo ormai è davvero grande. Non possono permettersi grandi movimenti e non c’è modo di non toccarsi; però forse quello non è uno svantaggio.
 
Un piccolissimo sorriso piega la bocca di Kenma quando, nell’azzerare l’esigua distanza tra i loro corpi, si struscia quasi accidentalmente sui suoi pantaloni, contro un punto che probabilmente non avrebbe dovuto toccare, ma che comunque gli piace sentire.
Kuroo si irrigidisce per un attimo. Prova ad alzare la testa, ma la fa ricadere subito sul cuscino, ancora troppo intorpidito dal sonno, ed espira pesantemente perché Kenma è ancora lì, e i suoi movimenti sono pigri e lentissimi.
Non riesce a non sorridere a sua volta, il naso nei suoi capelli biondi e soffici e profumati. Gli accarezza piano la pancia, attento alla sensazione che gli dà stoffa della maglietta sotto i polpastrelli.
 
Hanno ancora gli occhi chiusi, ma non serve aprirli perché entrambi sono lì, e fortunatamente non devono compiere grandi ricerche per trovarsi, perché la forza per spostarsi o alzarsi o cambiare posizione proprio non ce l’hanno.
Eppure non riescono a ignorare il calore nel basso ventre, la sensazione che attorciglia loro lo stomaco e che scorre sottopelle.
 
Kenma trattiene il respiro e dischiude le labbra perché le dita di Kuroo ora sono sulla sua pelle, e sono calde, e scendono fin sotto l’ombelico.
Kuroo gli lascia qualche bacio leggero dietro l’orecchio per distrarlo e Kenma serra di nuovo la bocca, perché non può fare rumore, non troppo. Ci sono i suoi genitori, in casa; la porta chiusa non è certo blindata e le pareti non sono poi così spesse.
 
Sente chiaramente il sorrisetto di Kuroo contro la pelle del collo quando la mano arriva sui boxer tesi.
Nasconde un po’ di più il viso nel cuscino con un verso roco. L’elastico si sposta e la mano di Kuroo va esattamente dove avrebbe voluto.
 
Sotto le coperte fa caldo. Fa caldo perché i loro corpi sembrano essere diventati bollenti e i respiri sono più affannati, ma il ritmo della mano di Kuroo è calmo e un po’ incostante, proprio come i movimenti dei fianchi di Kenma contro di lui.
Si sentono sciogliere, si sentono fondere con il materasso, perché è lento e silenzioso e davvero intenso.
 
Kuroo si allontana un attimo, anche se Kenma protesta con un gorgoglio di disappunto, ma lo fa solo per tirarsi giù i pantaloni quel tanto che basta, in modo goffo perché non è facile, sdraiato sul materasso.
Torna a sfregarsi contro Kenma e mugola: ora può morirci, contro di lui, e se lo tiene addosso con l’altra mano. Scivola tra le sue cosce, che si sono divaricate appena, apposta per quello.
 
Kenma lo ascolta e gli si stringe la bocca dello stomaco, tanto gli piace. Si morde le labbra, ma vorrebbe anche dirgli di fare silenzio. La voce però non esce, ha la bocca impastata e riesce solo ad emettere un verso.
Kuroo risponde con un bacio sul retro del collo: in quel modo gli chiede scusa e gli risponde che, sì, il messaggio è chiaro, terrà la bocca chiusa. Neanche lui riesce a parlare.
 
La mano di Kuroo ritorna nei suoi boxer e Kenma sospira.
Alza un braccio e cerca la sua testa dietro di lui, accarezza con le dita sottili i capelli scombinati e neri, come a dirgli che non deve azzardarsi ad andarsene di nuovo, a lasciarlo.
 
Si godono ogni singolo secondo e ogni ansimo soffocato e gutturale. Il materasso di tanto in tanto cigola e ormai si sentono un po’ vischiosi; c’è qualche molesto rumore bagnato e scivoloso, ma è bello.
Kenma continua a sentire i fianchi di Kuroo scontrarsi coi propri, senza alcuna fretta, sostenuto ma cadenzato, e gli fa girare la testa perché diamine se lo eccita.
 
Il ritmo un po’ aumenta, diventa un po’ più bisognoso, e Kenma inclina la testa perché non ce la fa più, il cuore gli esplode.
Gli ultimi due respiri sono spezzati e veloci, poi preme con forza la fronte contro il cuscino e ci soffoca dentro un lungo gemito.
Kuroo si bea di quegli spasmi, di quelle cosce morbide e di ciò che gli cola tra le dita. Gli fa sentire un calore tremendo nello stomaco e vorrebbe vedere la sua faccia, ora, ma può solo immaginarsela.
 
Quando Kenma mormora il suo nome, con quella voce roca e bassa, Kuroo impreca mentalmente. Lo sa che gli piace. Tanto, tantissimo.
Quella è la prima parola che si sente nella stanza, da quando sono svegli.
Kuroo non ci mette molto. Boccheggia, la bocca aperta in un urlo silenzioso mentre lo stringe più forte. Si tende, la faccia piegata in un’espressione che sembra quasi dolorante, le dita affondate nel suo fianco.
 
Si rilassa, il respiro affannoso. Kenma sente il suo battito impazzito che gli rimbomba contro la schiena, attraverso tutto il petto, scontrandosi col proprio.
Si lasciano qualche secondo per riprendere fiato e calmarsi.
 
Kuroo inspira a fondo e socchiude stancamente le palpebre; la stanza è più chiara di quanto immaginava e le pupille si restringono per la luce. Si sente protetto e al sicuro da qualsiasi cosa, in un modo che non sa spiegare. Sarà il profumo di quel letto, o Kenma tra le sue braccia, o la consapevolezza che è vacanza e non devono sbrigarsi e andare a scuola.
 
“Buongiorno”, bofonchia flebilmente Kenma, che si sta stropicciando gli occhi per riuscire aprirli, finalmente.
Kuroo lo stringe in un abbraccio stretto e affettuoso, la testa che si piega sulla sua spalla e la mano di Kenma che lo accarezza piano non appena si mette comodo.
“ ‘Giorno”, risponde.

Entrambi si sentono appiccicaticci e quella è l’unica sensazione fastidiosa. Non vedono l’ora di prendere un fazzoletto e pulirsi, almeno. Ma sono felici, hanno i polmoni pieni di sollievo.
Kenma si rigira nel letto e guarda Kuroo in faccia: sta sorridendo, e il sorriso sfuma in una risata.
“Che testa che hai”, dice passandogli le dita tra i capelli biondi e arruffati.
Kenma si imbroncia, gli occhi ancora un po’ lucidi. “Parla per te.”
 
Rimangono in silenzio a coccolarsi. Si accarezzano i fianchi, la schiena, la faccia. A Kuroo piacciono i suoi zigomi, in particolare. Kenma ama sentirsi toccare in quel modo delicato, e si riaddormenterebbe presto, se Kuroo non lo tenesse sveglio con una raffica di piccoli baci su tutta la faccia. Sul naso, sulle palpebre che si sono chiuse di nuovo, sulle guance, sul mento, sulla fronte, tanti e incessanti, instancabili. Se lo mangerebbe, se potesse.
Ignora le sue lamentele, ignora le sue mani che si posano contro il proprio petto in un debole -quanto fasullo- tentativo di allontanarlo, e adora guardare le rughe che si formano sul suo volto increspato da una smorfia infastidita, ma solo per finta.
Gli prende la faccia tra le mani e gli stampa un bacio sulle labbra con un grande schiocco. Dovrebbe essere l’ultimo bacio di quella lunga serie, come il gran finale di uno spettacolo di fuochi d’artificio, ma Kenma non lo permette e gliene ruba un altro.
 
Con un sospiro, Kenma pensa che dovrà cambiare le lenzuola, ma non se ne pente affatto.

 
   
 
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