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Autore: Warpedlove     03/05/2009    0 recensioni
Grace e Kate sono due gemelle. Quando Kate muore, sua sorella farà di tutto per scoprire la verità sul suo omicidio, finendo col scoprire cose che la sconvolgeranno per sempre. “<< Jan…Janet...>> balbettò confusa << Io…C’è. Un. Problema. >> Janet cercò lo sguardo dell’altra, puntandolo poi nella stessa direzione. Anche lei spalancò gli occhi, alzandosi in piedi di scatto. << Quello…Quello non è mio! >> disse doppiamente sconvolta. << Ho sbagliato…Ho sbagliato! Cazzo, cazzo, cazzo! >> fece Grace a denti stretti, correndo disperata verso l’oggetto del loro attuale incubo.”
Genere: Generale, Thriller, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter one

“Rest of memories”

 

Afferrò il telecomando della TV, senza un particolare interesse. Ormai il suo programma preferito era già finito da un pezzo, considerato che erano già le dieci e mezzo di sera. Una volta stabilito che in quella scatoletta metallica con schermo piatto non c’era proprio nulla che valesse la pena guardare, schiacciò il tasto rosso per spegnerla.
Sdraiata sul suo letto, cominciò a fissare il soffitto, passando poi alla scrivania, dove stavano in bella mostra una serie di foto incorniciate. I soggetti immortalati nell’immagine erano principalmente lei e sua sorella gemella Kate, anche se qua e là comparivano tanti altri volti a lei ben noti: Rick, Andy, Mischa,
Mag, Janet e…si, pure lui. Michael.
Nella foto che ritraeva il ragazzo compariva anche lei. I stupì, nel rivedersi tutta allegra e sorridente, accanto a quello che un tempo era il suo ragazzo.
Sapeva bene che tenere quella foto a portata di sguardo era un vero e proprio suicidio, ma insisteva col credere che prima o poi si sarebbe arresa al fatto che tra loro due non c’era più nulla. Insomma, pure lui era andato avanti: ne era una prova il fatto che in quel periodo stesse proprio con la sua amica Janet.
Vederli tutti giorni insieme era decisamente frustrante, considerato che lei provava ancora qualcosa per lui, ma, ancora una volta, pensava che l’unica soluzione possibile sarebbe stata abituarsi all’idea.
Kate, che non perdeva occasione di farsi i fatti suoi, le aveva più volte ripetuto che era inutile illudersi: lei non ci avrebbe mai fatto l’abitudine. Sentendosi in dovere di aiutarla, a sua gemella le aveva vivamente consigliato di evitare di frequentare ancora sia Michael che Janet, assicurandole che la avrebbe sicuramente trovato amicizie più “sane”, ma lei aveva rifiutato, dicendo che un comportamento del genere era semplicemente infantile.
Pensando a ciò che Kate le ripeteva in continuazione, si guardò intorno: dove diavolo era finita sua sorella?!
Sospirò, pensando che probabilmente era rimasta in giro con Andy, il suo attuale ragazzo, e che si era accidentalmente scordata di avvisarla del non-rientro.
Si alzò dal letto, con l’intento di dirigersi in cucina per fare uno spuntino, quando il cellulare squillò facendola sobbalzare. Allungò una mano per raggiungere l’aggeggio – che tra l’altro detestava – e premette il tastino  verde.
<< Pronto? >> disse portando il telefonino all’orecchio.
Dall’altra parte, un sottofondo chiassoso riempì per un attimo il silenzio del suo interlocutore.
<< Parlo con Grace Barcley? >> fece una voce scura dall’altra parte.
<< Si. >> disse titubante, sorpresa della formalità con cui le era stata posta la domanda. << Perché? >>
<< Sono della polizia. Potrebbe gentilmente recarsi al commissariato? Ora, intendo. >>
Deglutì a fatica, mentre una strana morsa le stringeva lo stomaco. << Che cosa è successo? Che cosa ho fatto? >>
<< C’è…un problema. È una cosa un po’ delicata. >>
<< Delicata quanto?! Gentilmente, mi può dire qual è il problema?! >>
Vi fu una breve pausa di silenzio, che a Grace sembrò durare anni.
L’uomo fece un gran respiro. << Sua sorella…è stata trovata. Morta. >>
Cadde di peso sul letto.
Ecco la risposta alla sua domanda.
<< Mandiamo una pattuglia a prenderla, se vuole. Tra dieci minuti saranno da lei. >>
<< …Okay. >>

 

Era in quella stanza da almeno mezz’ora. Continuava a fissare quel corpo bianco - a tratti coperti di rosso – che stava immobile davanti a lei, steso sul lettino di metallo, freddo almeno quanto il cadavere. Lo fissava in silenzio, come se stesse aspettando che fosse quello a fare la prima mossa, il primo passo verso qualcosa.
<< Perdoni la domanda, mi rendo conto che non è il momento, ma non possiamo attendere oltre. È sicura che…>>
<< Si. È lei. >> lo interruppe Grace, senza nemmeno spostare un poco lo sguardo.
Certo che era lei. Certo che era sua sorella. Non poteva essere altrimenti. Quel neo sul collo nel lato sinistro, la piccola cicatrice quasi invisibile sul gomito destro…
<< Ehm…Okay, grazie. Siamo davvero dispiaciuti, signorina. Faremo il possibile per scoprire cosa è successo. Appena se la sente il commissario la vorrebbe incontrare nel suo ufficio. >>
<< Bene. >> rispose vacua.
Mentre il poliziotto usciva dalla stanza, Andy fece il suo ingresso sbattendo rumorosamente i pedi sul pavimento e singhiozzando come un disperato.
Grace non si voltò. Capì dai lamenti che si trattava di lui, del ragazzo della defunta Kate. Solo lui poteva piangere ed essere triste in un modo così rumoroso.
Il ragazzo si avvicinò a lei, cercando di ricomporsi asciugandosi le lacrime. Rimase in piedi davanti al lettino, osservando il corpo di Kate insieme alla sorella e sfregandosi le mani con fare nervoso. Continuò a fissare, poi allungò una mano nel tentativo di sfiorarle il viso con la punta delle dita.
<< Non. La. Toccare. >> lo aggredì la ragazza, lanciando uno sguardo bieco verso di lui.
Andy sussultò spaventato e ritrasse subito la mano. Si voltò per guardarla, ma lei, ancora una volta, non aveva mosso lo sguardo dalla gemella.
<< Scusa. >> sussurrò, facendo un passo indietro per vederla meglio.
Notò solo in quel momento che sul volto non aveva alcuna espressione: gli occhi, solitamente vispi e brillanti come quelli di Kate, erano in quel momento vuoti, spenti e immobili, mentre le labbra, pallide quasi quanto le guance, disegnavano una perfetta linea retta. Seduta su uno sgabello dondolava il busto avanti e indietro, facendo ondeggiare ritmicamente i capelli biondo cenere che ricadevano scomposti sul viso sottile e sulle spalle minute.
<< Grace, io…>>
<< Dispiace anche a me. >> lo precedette lei, senza batter ciglio.
<< Si. Stai…voglio dire, tutto bene?! Lo so che è una domanda stupida, però…>>
<< Però è stupida lo stesso. >> lo zittì secca.
Andy abbassò lo sguardo, pensando che forse non era il momento buono.
Poi tornò a guardarla, notando poi le mani appoggiate sulle ginocchia. Qualcosa non andava, le osservò meglio: le dita erano incrociate, come in segno di…speranza?!
<< Grace…>>
<< Andy, chiudi quella bocca. >>
<< Grace, Kate è morta, morta per sempre. >> disse tutto d’un fiato, trattenendo un’altra crisi di pianto.
Lei si fermò per un istante, smettendo di dondolare e sbattendo le palpebre più volte. Portò lo sguardo verso le mani, osservando attentamente come i nodi delle dita si scioglievano davanti a lei.
<< Kate… >> sussurrò.
<< Mi dispiace. >>

 

Sembrava la giornata perfetta per far sapere al mondo che Kate Barcley era morta. Bèh, non semplicemente morta, più che altro era stata brutalmente uccisa con due colpi di pistola, rispettivamente alla tempia e al cuore. Due colpi precisi, quasi fossero stati accuratamente calcolati. Comunque fosse restava il fatto che ora Kate non c’era più, e che già alle prime luci dell’alba aveva cominciato a scendere giù una pioggerellina primaverile, che presto sarebbe diventata un acquazzone.
<< Grace, io voglio aiutarti. >> disse il commissario di polizia, facendo avanti e indietro davanti alla scrivania.
Dall’alto della sua statura, fissava la ragazza con piccoli occhi nocciola, oscurati dalle sopracciglia corrucciate. Probabilmente quello era il suo primo caso “serio”, visto il modo in cui faticava  a mantenere la calma.
<< Tu hai detto che dalle otto e mezzo di sera fino alla nostra chiamata sei stata a casa tua, giusto?! >> disse piantando un palmo della mano sulla scrivania e riavviandosi, con l’altra mano, i capelli castano chiaro.
Grace annuì con la testa.
<< Bene, e hai detto che l’ultima volta l’hai vista alle sei e venti, quando ti ha detto che stava uscendo con Andy, il suo ragazzo. Da allora non l’hai più vista o sentita, dico bene? >>
<< Si. >> fece lei laconica.
Il commissario sospirò frustrato, portandosi una mano sulla fronte.
<< Senta, signor…>>
<< Chiamami James, avrò si e no otto anni in più di te.>>
<< Okay…James. Io non so chi l’abbia…chi le possa aver fatto questo. Davvero, non ne ho idea. Non riesco a pensare a nessuno, davvero! >> disse sull’orlo di una crisi d nervi.
<< Okay Grace, okay. Calma. Allora, ora ti faccio l’elenco degli oggetti che aveva. Se ti accorgi che qualcosa non va, me lo dici subito. Okay? >>
Lei annuì, mentre massaggiava le tempie con le dita.
L’uomo afferrò un foglio e si schiarì la voce. << Allora: una collana con un ciondolo a forma di cuore; un paio di orecchini viola; un lettore mp3; un portafogli con dentro qualche moneta, una carta bancomat, un documento di riconoscimento e una foto; un foglietto con un numero di telefono e un pacchetto di chewing gum. >>
Grace rimase un attimo a fissare il vuoto, ripetendo mentalmente l’elenco. Il ciondolo era decisamente apposto: era una regalo di Andy, non se ne sarebbe mai separata. Anche gli orecchini erano okay: erano quelli che avevano comprato insieme un mesetto prima, una viola e l’altra celesti. Il lettore mp3 non poteva certo mancarle, in qualsiasi circostanza. Il portafogli quasi vuoto era decisamente nella norma: per Kate usare soldi in contanti non era comodo, preferiva il bancomat, e la foto doveva sicuramente essere quella che si erano fatte insieme l’estate scorsa al mare. E anche i chewing gum le erano indispensabili, come il lettore mp3. Rimaneva un punto interrogativo sul numero di telefono, ma per il resto sembrava tutto apposto, si trattava di oggetti assolutamente essenziali, come il cellulare. Già, il cellulare, che stranamente mancava all’appello.
<< Il cellulare. Manca il cellulare! Non può non esserci, non poteva farne a meno! >> disse illuminandosi.
Il commissario parve rilassarsi, avendo finalmente trovato un qualcosa di rilevante.
<< Sei certa che non l’abbia lasciato a casa? >>
<< Certo. Per lei è…era…>> si corresse subito, perdendo anche quel briciolo di allegria di poco prima << Era come uscire di casa senza scarpe, lo diceva sempre. Non se lo sarebbe mai dimenticato. E poi stava aspettando la chiamata di Andy mentre usciva di casa. >>
<< E l’ha chiamata? >>
<< Non so. Se ne è andata prima che la chiamasse…>> disse triste.
Abbassò lo sguardo abbattuta, pensando a quella che era stata la loro ultima conversazione. “ Io vado con Andy, tornerò per cena credo ” aveva urlato dalla cucina del loro appartamento. Grace si era catapultata nel corridoio per vederla varcare la soglia e salutarla con una frase ironica. “ Non avevate litigato?! Ah, immagino che ora stia andando a fare pace con lui…”. Lei era sbucata fuori dal bagno e aveva afferrato al volo la giacca. Si erano fermate entrambe tre secondi, l’una di fronte all’altra, a fissarsi. “Abbiamo già fatto pace, io e lui. E comunque ora vado. Ha detto che mi avrebbe chiamato appena arrivava davanti al bar. Per ora non si è fatto vivo, perciò vado lì con calma ”. Aveva sorriso, nonostante Grace avesse il muso lungo come al solito i quegli ultimi tempi. “ Grace, non fare quella faccia. Se ti mostri così nessun ragazzo ti chiederà di uscire! ” aveva aggiunto poi scherzosa. L’altra aveva ridacchiato, un po’ più allegra. “ Vedrò di tornare di buon umore. Dopo esco con Mag e Mischa ”. “ Brava ragazza! Vai a rimorchiare…”. Grace era scoppiata a ridere, mentre Kate si chiudeva la porta alle spalle, dopo averle strizzato l’occhio per l’ultima volta.
<< Ricordi qualche altro dettaglio? >>
<< No. Non ora almeno. >>
<< Bene. Credo che per ora dovremo interrogare Andy Jenkins, secondo questa prima ricostruzione dovrebbe essere lui l’ultima persona che può averla vista. Fuori di qui ci sono un paio di ragazzi che vorrebbero vederti, i tuoi genitori hanno preso il primo treno che c’era, arriveranno qui tra un paio d’ore. >>
<< Okay. >> disse alzandosi dalla sedia e avviandosi verso la porta dell’ufficio.
Uscì a testa bassa, intravedendo solo con la coda dell’occhio tutti gli amici. A dire il vero lei personalmente aveva chiamato solo Andy e Mischa, ma questa aveva provveduto a chiamarne altri tre.
Andy stava seduto in un angolo, con le mani tra i capelli e le guance e gli occhi in credibilmente rossi per il pianto. Stava fermo, singhiozzando solo una volta ogni tanto.
Seduta dal lato opposto, stava Mischa. Bella come sempre. Anche se era uscita di casa in tutta fretta e con indosso una stupida tuta da ginnastica, sembrava perfetta per una sfilata di moda. Fissava il vuoto, con gli occhi color ambra traboccanti di lacrime silenziose, intanto che un piede batteva ritmicamente a terra.
Accanto a lei, Reed, suo fratello, sembrava fermo come una statua di marmo. Le occhiaie ancora più profonde del solito e la pelle ancora più pallida lo facevano sembrare uno zombie. Ciononostante anche lui era davvero bello. Bello come il sole, e come Mischa.
Sarebbero stati tutti inghiottiti da un disumano silenzio, se non fosse stato per le grida strazianti di una ragazza seduta a una certa distanza da loro tre. Janet piangeva disperata, stringendo con tutte le sue forze il lembo della sua camicetta griffata, lasciando che il mascara colasse giù dagli occhi azzurri insieme alle lacrime. E ad ogni sussulto sollevava le spalle esili, fortemente avvolte dalle braccia di Michael, il suo ragazzo.
Lui alternava sguardi al pavimento a sguardi alla sua ragazza, con la fronte corrucciata e le labbra lievemente piegate all’ingiù. Alzò per primo lo sguardo appena Grace uscì dall’ufficio del commissario e la guardò negli occhi per alcuni istanti, senza dire o fare nulla al di fuori dell’osservarla.
<< Grace…Oddio, dio! >> disse Mischa scattando in piedi verso di lei.
La strinse forte, e Grace la lasciò fare. Quando l’abbraccio si sciolse, Reed le guardava incantato e mormorava confusamente e ripetutamente “Mi dispiace ”.
Mischa lo fulminò con lo sguardo. << Reed, calmati, dannazione! Scusalo, >> disse poi rivolgendosi a Grace << è tutto…scosso. Teneva…teneva molto a lei. >>
Lei annuì vaga, ricordando che spesso Kate le aveva parlato dello strano comportamento che Reed aveva con lei, e ricordava anche il messaggio di un anno prima dove le aveva scritto “ Vorrei proprio essere Andy, certe volte ”. Grazie al cielo lei non aveva detto nulla ad Andy, diversamente Reed sarebbe probabilmente finito in ospedale.
<< Kate! >> strillò Janet, ormai senza controllo.
Grace si voltò subito nella sua direzione e la guardò torva, senza dire nulla.
<< Ehm…Grace, dovresti riposare, credo…>> disse Mischa amorevole, mettendole una mano sulla spalla.
<< No. Non ne ho voglia adesso. >>
<< Okay, ma comunque dovresti sederti un po’. >>
<< Che hanno detto? >> intervenne Andy.
Grace si sedette, mentre tutti i presenti aspettavano che dalle sue labbra venisse fuori la risposta. Sospirò pesantemente e tornò a guardare Andy. << Hanno detto che ti vogliono parlare. Dovresti essere l’ultimo che l’ha vista, a quanto pare. >>
Lui sbiancò e sballottò gli occhi da una parte all’altra, come impazzito. << Ma io ero con lei fino alle otto e mezzo, dovevo vedere una partita! Credevo l’avessi vista tu, per ultima! >> sbottò alzandosi di scatto.
Tutti rimasero alcuni secondi in silenzio, fissando imbarazzati il pavimento.
Grace aprì la bocca stupita, mentre lo stomaco si capovolgeva. Qualcosa non andava.

  
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