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Autore: Celtica    13/09/2016    6 recensioni
Nel terzo capitolo è presente un disegno di Crystal25396.
Lezioni obbligatorie di babbanologia.
Esercizi "sul campo".
Squadre miste, Serpeverde e Grifondoro.
Hermione non riesce a crederci: Charity Burbage e la McGranitt sembrano essersi messe d'accordo. Non possono davvero pretendere che lei partecipi! Non in quella squadra... non con "lui" come caposquadra.
Minilong in tre capitoli.
Estratto dal terzo capitolo:
La brezza fredda alle sue spalle non poteva nulla contro il calore del fuoco.
Il calore di quella scena. Di loro, uniti, di Harry e Ron che discutevano di Quidditch seduti su quel tronco, dei loro compagni che avevano preso a cantare una canzone, seguendo la voce della Burbage. Di Draco, stranamente felice. Stranamente tranquillo.
Proprio come lei.
Se c’erano due anime affini, in quel momento, erano loro.

Prima classificata al contest “Summer: urge to Holidays”, indetto da Jadis_ sul forum di EFP
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Minerva McGranitt | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo III con disegno Giorgia

N.d.A.: il disegno in questo capitolo è stato fatto durante la Disegno Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp. L'autrice bravissima è la stessa ad aver disegnato il logo del Giardino: Giorgia Gerardini - Crystal25396.

Potete trovarla su:

Facebook: https://www.facebook.com/Crystal25396EFP/
Instagram: https://www.instagram.com/crystal25396/

n

Capitolo III

 

 

La cosa più strana di quella serata fu restare a guardare il sorriso di Draco Malfoy mentre cuoceva le salsicce… Hermione si accorse di quanto si stava divertendo a infilzarle sullo spiedo e bagnarle nel fuoco, rosolandole da una parte all’altra.
Ron sembrava aver trovato un avversario, almeno per quel giorno.
Eppure mai lei avrebbe pensato di vedere il caposquadra felice. Felice! Era impossibile. Forse era uno scherzo, forse si stava sbagliando.
Il profumo della carne si infilò delicato nelle narici, facendole socchiudere gli occhi. C’era un unico grande fuoco, perché così aveva voluto la Burbage, e i ragazzi erano tutto intorno, troppo distratti dalle loro chiacchiere per potersi accorgere di Malfoy.

Hermione non poté fare a meno di restare a osservarlo… Incredula.
Persino quando Harry le porse una fetta di formaggio – anch’essa grigliata sul fuoco – che si stava sciogliendo davanti a lei, non riuscì a staccare gli occhi da Draco.

Era troppo strano.
Come se qualcuno gli avesse fatto qualcosa.

«Tutto bene, Hermione?» le chiese Harry, mentre Ron, al suo fianco, si ingozzava di salsicciotti.
«Sì» sorrise lei, afferrando lo stecco con il formaggio. Ne assaporò l’odore prima di assaggiarlo.

«Sei stanca?»
Non ci voleva un genio per capire il motivo di quelle domande: Harry era preoccupato per lei. E il motivo era Malfoy…
Dover collaborare con lui, dovergli anche solo parlare, avrebbe fatto impazzire entrambi i suoi migliori amici.

Le voci dei loro compagni la cullarono durante la cena, il crepitio della legna avvolta dalle fiamme, il profumo invitante del loro cibo… Si sentì d’improvviso rilassata. Calma.
Come se quell’esperienza potesse servirle a rimettere i pensieri al loro posto. C’era qualcosa nell’aria, qualcosa che la portava a sollevare gli occhi al cielo per cercare le stelle.
Ne vedeva poche da lì. La notte era nera, solo il fuoco, il loro fuoco, quel fuoco che li stava unendo come ragazzi e non come maghi, riusciva a portare un po’ di luce sui loro volti.

La brezza fredda alle sue spalle non poteva nulla contro il calore del fuoco.
Il calore di quella scena. Di loro, uniti, di Harry e Ron che discutevano di Quidditch seduti su quel tronco, dei loro compagni che avevano preso a cantare una canzone, seguendo la voce della Burbage. Di Draco, stranamente felice. Stranamente tranquillo.

Proprio come lei.
Se c’erano due anime affini, in quel momento, erano loro.

Gli altri sembravano aver subito l’effetto eccitato di quella serata, della notte che li attendeva, del riposare all’aperto e svegliarsi fuori. Dei canti, babbani, usciti dal dimenticatoio.
Solo loro erano in pace.

Hermione diede un ultimo morso al formaggio, finito quasi del tutto a terra, prima di gettarne lo stecco nel fuoco. Aveva voglia di restare sola. Ma non sapeva perché.
«Torno presto» confidò a Harry, mentre si alzava in piedi.
Scoprì gli occhi di Draco intenti a guardarla, giusto un istante prima che lei si voltasse e si allontanasse dal chiasso.

Voleva vedere le stelle, capire il perché di quelle sensazioni. Ma voleva anche abbandonarsi al nulla, lasciarsi cullare, una volta tanto, dal silenzio assoluto. Anche nella sua mente.

Raggiunse un punto lontano, da cui il fuoco diventava solo un’immagine con tanto fumo. Sentiva il brusio delle voci, ma era sola. Era sola, finalmente.
Sembrava il piacere provato in biblioteca, ogni volta che sfogliava un libro nuovo. Ma no… quello era più eccitante, quello riusciva a svegliarla.
No, il senso di pace e calma che sentiva ora, erano nuovi per lei. Non erano paragonabili alle gite con i suoi genitori, non erano paragonabili alla Francia, allo studio, all’orgoglio dei bei voti.
Era qualcosa che sarebbe appartenuto solo a quel momento.

Era profumo d’estate.

Hermione profumava d’estate, almeno per quella sera.
E forse, forse non sarebbe mai più capitato…
Sollevò il mento a guardare il cielo trapunto di stelle, si voltò in giro, conscia di essere sola, trasformando il disagio in serenità. Non c’era nessuno con lei.
E lei non voleva nessuno…
Solo se stessa.
E quando udì un ramo spezzarsi alle sue spalle capì che l’idillio era finito.

«Chi c’è?» chiese, certa che si trattasse di Harry.
Per un istante il suo cuore sperò di vedere Ron uscire dal folto degli alberi. Ma quando vide lui capì che la notte era appena iniziata.

«Torna dagli altri, Granger» disse, restando alla giusta distanza.
Hermione annuì, incamminandosi verso il fumo.

«Sì, professore.»
Superò Piton, ignorando il suo mantello nero che svolazzava nell’aria, e puntò dritta verso i suoi compagni.
Oltrepassò il pioppo che nascondeva la vista del fuoco e fu allora che si sentì afferrare il polso.

«Cielo, Malfoy! Che stai facendo?»

Draco non disse niente, la spinse all’ombra dell’albero, contro il tronco duro e ruvido. Quando la baciò, la cosa fu così improvvisa che quasi Hermione non se ne accorse.
Non fece nulla per impedirglielo.

Sentì la mano di lui premerle sulla pancia e stringersi sulla sua maglia.
«Perché?» riuscì a sussurrare, a un soffio dalle sue labbra.

«Oggi è così, Granger» Scorse il dorso della mano sulla sua guancia accaldata, un momento prima di baciarla ancora.
Sembrò un istante lungo, eterno, e allo stesso tempo troppo breve. E quando si distaccò da lei, facendo due passi indietro, Hermione sentì il cuore accelerare i battiti.

«Non sperarci, Granger» disse Draco con un ghigno. «Non accadrà di nuovo.»

Lo vide raggiungere gli altri intorno alle fiamme alte, che sputavano fumo contro il cielo nero. Aspettò qualche minuto prima di imitarlo e tornare dai compagni.

 Li trovò esattamente come li aveva lasciati: intenti a cantare, seguendo il ritmo di una canzone babbana, Ron che continuava a riempirsi la bocca di carne e Harry che lanciava continue occhiate al castello.
Al castello dove dormiva Cho Chang.

Hermione osservò Lavanda sedere accanto a Ron, sorridergli e fargli dono di una salsiccia. Quale modo migliore per acchiapparlo? Era proprio il tipo che si lasciava prendere per la gola…
Lanciò un’occhiata spazientita ai due e sedette accanto a Harry.

«Allora?» le chiese lui, grattandosi la cicatrice sulla fronte. «Dove sei andata?»
«A prendere un po’ d’aria. Ma dove sono gli insegnanti?»
Hermione notò la mancanza della McGranitt. Prima di allontanarsi non aveva proprio fatto caso a quel fatto: solo la Burbage era presente.

«Staranno pattugliando in giro…» Harry fece un gesto molto chiaro. «Per le coppiette, sai.»
Era vero… Era successo lo stesso al Ballo del Ceppo.
Solo che quella volta, Harry e Ron si erano imbattuti in Piton e non nella McGranitt. Lei non c’era, ma le avevano raccontato tutto.

«Ho visto Piton nel bosco» confessò, guardandosi le mani.
Si chiese cosa sarebbe accaduto se, per caso, per sbaglio, il professore di Pozioni l’avesse vista insieme a Malfoy. Avrebbe reagito diversamente? O li avrebbe lasciati andare?

«Piton?» Harry sgranò gli occhi. «Ti ha messa in punizione?»
«No.»
«Tolto punti a Grifondoro?»
«Nemmeno.»

La cosa era sembrata molto strana anche a lei, e quando vide l’espressione di stupore sul volto di Harry, capì che condividevano lo stesso pensiero.
Piton ne approfittava sempre, sempre, per togliere punti alla loro Casa…

«È questa notte» comprese Hermione. Sorrise a Harry, ignorò le smancerie tra Lavanda e Ron, concentrandosi sul fuoco. Su Draco, dalla parte opposta, un sorriso disteso sul volto. «Domani tutto tornerà come prima… Domani Piton tornerà a metterci in punizione.»
Harry non sembrò capire. Si voltò verso il fuoco, forse per vedere ciò che stava guardando lei.

«E domani non vedrò più Malfoy felice» disse lei, tra sé e sé.
«Come hai detto?»

«Niente» mentì Hermione, decidendo di arrostire un altro salsicciotto. Sulle labbra, ancora il sapore di un bacio. «Erano solo parole.»

 

n

Il Destino dell’estate è lo stesso della giovinezza: sei diverso. Finisci con il sentirti diverso.

Padrone della tua vita, come se dovesse durare un giorno soltanto.

Ma sai che deve finire…

E che tutto, te compreso, tornerà come prima.




   
 
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