N.d.A.: il disegno in questo capitolo è stato fatto durante la Disegno Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp. L'autrice bravissima è la stessa ad aver disegnato il logo del Giardino: Giorgia Gerardini - Crystal25396.
Potete trovarla su:
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Capitolo III
La cosa
più strana di quella serata
fu restare a guardare il sorriso di
Draco Malfoy mentre cuoceva le salsicce… Hermione si accorse
di quanto si stava
divertendo a infilzarle sullo spiedo e bagnarle nel fuoco, rosolandole
da una
parte all’altra.
Ron sembrava aver trovato un
avversario, almeno per quel giorno.
Eppure mai lei avrebbe pensato di
vedere il caposquadra felice.
Felice!
Era impossibile. Forse era uno scherzo, forse si stava sbagliando.
Il profumo della carne si infilò
delicato nelle narici, facendole socchiudere gli occhi. C’era
un unico grande
fuoco, perché così aveva voluto la Burbage, e i
ragazzi erano tutto intorno,
troppo distratti dalle loro chiacchiere per potersi accorgere di Malfoy.
Hermione non
poté fare a meno di
restare a osservarlo… Incredula.
Persino quando Harry le porse una
fetta di formaggio – anch’essa grigliata sul fuoco
– che si stava sciogliendo
davanti a lei, non riuscì a staccare gli occhi da Draco.
Era troppo strano.
Come se qualcuno gli avesse fatto
qualcosa.
«Tutto
bene, Hermione?» le chiese
Harry, mentre Ron, al suo fianco, si ingozzava di salsicciotti.
«Sì» sorrise lei, afferrando lo stecco
con il formaggio. Ne assaporò l’odore prima di
assaggiarlo.
«Sei
stanca?»
Non ci voleva un genio per capire il
motivo di quelle domande: Harry era preoccupato per lei. E il motivo
era
Malfoy…
Dover collaborare con lui, dovergli
anche solo parlare, avrebbe fatto
impazzire entrambi i suoi migliori amici.
Le voci dei loro
compagni la
cullarono durante la cena, il crepitio della legna avvolta dalle
fiamme, il profumo
invitante del loro cibo… Si sentì
d’improvviso rilassata. Calma.
Come se quell’esperienza potesse
servirle a rimettere i pensieri al loro posto. C’era qualcosa
nell’aria,
qualcosa che la portava a sollevare gli occhi al cielo per cercare le
stelle.
Ne vedeva poche da lì. La notte era
nera, solo il fuoco, il loro fuoco,
quel fuoco che li stava unendo come ragazzi e non come maghi, riusciva
a
portare un po’ di luce sui loro volti.
La brezza fredda
alle sue spalle non
poteva nulla contro il calore del fuoco.
Il calore di quella scena. Di loro,
uniti, di Harry e Ron che discutevano di Quidditch seduti su quel
tronco, dei
loro compagni che avevano preso a cantare una canzone, seguendo la voce
della
Burbage. Di Draco, stranamente felice. Stranamente tranquillo.
Proprio come lei.
Se c’erano due anime affini, in quel
momento, erano loro.
Gli altri
sembravano aver subito
l’effetto eccitato di quella serata, della notte che li
attendeva, del riposare
all’aperto e svegliarsi fuori. Dei canti, babbani, usciti dal
dimenticatoio.
Solo loro erano in pace.
Hermione diede
un ultimo morso al
formaggio, finito quasi del tutto a terra, prima di gettarne lo stecco
nel
fuoco. Aveva voglia di restare sola. Ma non sapeva perché.
«Torno presto» confidò a Harry,
mentre si alzava in piedi.
Scoprì gli occhi di Draco intenti a
guardarla, giusto un istante prima che lei si voltasse e si
allontanasse dal
chiasso.
Voleva vedere le
stelle, capire il
perché di quelle sensazioni. Ma voleva anche abbandonarsi al
nulla, lasciarsi
cullare, una volta tanto, dal silenzio assoluto. Anche nella sua mente.
Raggiunse un
punto lontano, da cui il
fuoco diventava solo un’immagine con tanto fumo. Sentiva il
brusio delle voci,
ma era sola. Era sola, finalmente.
Sembrava il piacere provato in
biblioteca, ogni volta che sfogliava un libro nuovo. Ma no…
quello era più
eccitante, quello riusciva a svegliarla.
No, il senso di pace e calma che
sentiva ora, erano nuovi per lei. Non erano paragonabili alle gite con
i suoi
genitori, non erano paragonabili alla Francia, allo studio,
all’orgoglio dei
bei voti.
Era qualcosa che sarebbe appartenuto
solo a quel momento.
Era profumo d’estate.
Hermione
profumava d’estate, almeno
per quella sera.
E forse, forse non sarebbe mai più
capitato…
Sollevò il mento a guardare il cielo
trapunto di stelle, si voltò in giro, conscia di essere
sola, trasformando il
disagio in serenità. Non c’era nessuno con lei.
E lei non voleva nessuno…
Solo se stessa.
E quando udì un ramo spezzarsi alle
sue spalle capì che l’idillio era finito.
«Chi
c’è?» chiese, certa che si
trattasse di Harry.
Per un istante il suo cuore sperò di
vedere Ron uscire dal folto degli alberi. Ma quando vide lui
capì che la notte era appena iniziata.
«Torna
dagli altri, Granger» disse,
restando alla giusta distanza.
Hermione annuì, incamminandosi verso
il fumo.
«Sì,
professore.»
Superò Piton, ignorando il suo
mantello nero che svolazzava nell’aria, e puntò
dritta verso i suoi compagni.
Oltrepassò il pioppo che nascondeva
la vista del fuoco e fu allora che si sentì afferrare il
polso.
«Cielo,
Malfoy! Che stai facendo?»
Draco non disse
niente, la spinse
all’ombra dell’albero, contro il tronco duro e
ruvido. Quando la baciò, la cosa
fu così improvvisa che quasi Hermione non se ne accorse.
Non fece nulla per impedirglielo.
Sentì
la mano di lui premerle sulla
pancia e stringersi sulla sua maglia.
«Perché?» riuscì a
sussurrare, a un
soffio dalle sue labbra.
«Oggi
è così, Granger» Scorse il
dorso della mano sulla sua guancia accaldata, un momento prima di
baciarla
ancora.
Sembrò un istante lungo, eterno, e
allo stesso tempo troppo breve. E quando si distaccò da lei,
facendo due passi
indietro, Hermione sentì il cuore accelerare i battiti.
«Non
sperarci, Granger» disse Draco
con un ghigno. «Non accadrà di nuovo.»
Lo vide
raggiungere gli altri intorno
alle fiamme alte, che sputavano fumo contro il cielo nero.
Aspettò qualche
minuto prima di imitarlo e tornare dai compagni.
Li
trovò esattamente come li aveva lasciati:
intenti a cantare, seguendo il ritmo di una canzone babbana, Ron che
continuava
a riempirsi la bocca di carne e Harry che lanciava continue occhiate al
castello.
Al castello dove dormiva Cho Chang.
Hermione
osservò Lavanda sedere
accanto a Ron, sorridergli e fargli dono di una salsiccia. Quale modo
migliore
per acchiapparlo? Era proprio il tipo che si lasciava prendere per la
gola…
Lanciò un’occhiata spazientita ai due
e sedette accanto a Harry.
«Allora?»
le chiese lui, grattandosi
la cicatrice sulla fronte. «Dove sei andata?»
«A prendere un po’ d’aria. Ma dove
sono gli insegnanti?»
Hermione notò la mancanza della
McGranitt. Prima di allontanarsi non aveva proprio fatto caso a quel
fatto:
solo la Burbage era presente.
«Staranno
pattugliando in giro…»
Harry fece un gesto molto chiaro. «Per le coppiette,
sai.»
Era vero… Era successo lo stesso al
Ballo del Ceppo.
Solo che quella volta, Harry e Ron si
erano imbattuti in Piton e non nella McGranitt. Lei non
c’era, ma le avevano
raccontato tutto.
«Ho
visto Piton nel bosco» confessò,
guardandosi le mani.
Si chiese cosa sarebbe accaduto se,
per caso, per sbaglio, il professore di Pozioni l’avesse
vista insieme a
Malfoy. Avrebbe reagito diversamente? O li avrebbe lasciati andare?
«Piton?»
Harry sgranò gli occhi. «Ti
ha messa in punizione?»
«No.»
«Tolto punti a Grifondoro?»
«Nemmeno.»
La cosa era
sembrata molto strana
anche a lei, e quando vide l’espressione di stupore sul volto
di Harry, capì
che condividevano lo stesso pensiero.
Piton ne approfittava sempre, sempre,
per togliere punti alla loro
Casa…
«È
questa notte» comprese Hermione.
Sorrise a Harry, ignorò le smancerie tra Lavanda e Ron,
concentrandosi sul
fuoco. Su Draco, dalla parte opposta, un sorriso disteso sul volto.
«Domani
tutto tornerà come prima… Domani Piton
tornerà a metterci in punizione.»
Harry non sembrò capire. Si voltò
verso il fuoco, forse per vedere ciò che stava guardando lei.
«E
domani non vedrò più Malfoy
felice» disse lei, tra sé e sé.
«Come hai detto?»
«Niente»
mentì Hermione, decidendo di
arrostire un altro salsicciotto. Sulle labbra, ancora il sapore di un
bacio. «Erano
solo parole.»
Il
Destino dell’estate è lo stesso della giovinezza:
sei diverso. Finisci con il sentirti diverso.
Padrone
della tua vita, come se dovesse durare un giorno soltanto.
Ma
sai che deve finire…
E
che tutto, te compreso, tornerà come prima.