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Autore: GaaRa92    13/09/2016    1 recensioni
Qualcuno alle sue spalle mormorava che fosse connaturato alla sua natura di figlio di Poseidone, ma la verità era che Perseus non doveva niente a suo padre. Quando questo pensiero si materializzava nella sua mente la linea delle sue labbra si assottigliava e la mascella si irrigidiva insensibilmente, sigillando ogni emozione sull'argomento.
Per quanto ne sapeva l’unica cosa che aveva preso da lui erano quegli occhi, a tratti chiarissimi e limpidi, alle volte scuri e un po’ bui, come quelle profondità in cui si avvolgono con un sibilo lunghe spire di mostri da sempre sconosciuti.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove tu sei – quella – è casa

Dove tu sei – quella – è casa





Si risvegliò di soprassalto sudato fradicio, la maglietta che aderiva come una seconda pelle all’incavo delle clavicole, disegnando con un tratto netto e deciso le linee del petto che si abbassava ritmicamente. Il respiro leggermente affannoso riempiva di nuvolette la capanna del figlio di Poseidone. Nessun altro rumore pareva interrompere il quieto sonnecchiare notturno.


Si mise a sedere scostando i ciuffi di capelli neri dagli occhi, ancora vagamente frastornato dal sogno. Scorse la luna stagliarsi piena e luminosa nella valle del Campo Mezzosangue stranamente illuminato di un bagliore spettrale, immobile.

Scese con fare risoluto dal letto e, senza infilare i sandali di cuoio che utilizzava al Campo, imboccò la porta della capanna lasciandosi investire da una ventata d’aria fredda tipicamente invernale. Percepì i peli sulla nuca rizzarsi per il brivido, ma non cambiò idea.

Aveva bisogno di aria. E quel posto incominciava a soffocarlo.


Nonostante i suoi sedici anni Percy Jackson restava un ragazzo atipico: gli occhi acquamarina, in parte nascosta da una lunga frangia di capelli neri, apparivano per lo più assorti, sospesi in una dimensione estranea persino a quella delle divinità dell’Olimpo. Annabeth ribatteva sempre salacemente che quello che aveva guadagnato con il suo metro e ottanta di altezza era andato a discapito della sua facoltà di parola. A quelle considerazioni sarcastiche Percy aveva preso a ribattere con un ostentato mutismo, tradito unicamente da uno spasmo muscolare di irrequietezza mista ad insofferenza.

La verità era che ci sarebbero stati dei momenti in cui Percy avrebbe voluto solamente scomparire. E l’unica cosa che gli faceva provare quell’ebbrezza di annullamento dal retrogusto onirico era l’acqua. Ogni volta che la lieve increspatura della risacca gli lambiva anche solo le punte dei piedi il cuore sembrava rallentare impercettibilmente la sua corsa, le rughe sulla fronte appiattirsi, i muscoli delle spalle sciogliersi fino a rilassarsi completamente.

Ogni volta Percy avvertiva come un fremito irradiarsi lungo delle linee invisibili e, intimamente, si sentiva ricompattato.

Non avrebbe saputo spiegarlo efficacemente a parole, per questo motivo aveva rinunciato da lungo tempo anche a comprenderlo lui stesso. Qualcuno alle sue spalle mormorava che fosse connaturato alla sua natura di figlio di Poseidone, ma la verità era che Perseus non doveva niente a suo padre. Quando questo pensiero si materializzava nella sua mente la linea delle sue labbra si assottigliava e la mascella si irrigidiva insensibilmente, sigillando ogni emozione sull’argomento.

Per quanto ne sapeva l’unica cosa che aveva preso da lui erano quegli occhi, a tratti chiarissimi e limpidi, alle volte scuri e un po’ bui, come quelle profondità in cui si avvolgono con un sibilo lunghe spire di mostri da sempre sconosciuti. Sua madre sosteneva che avessero anche lo stesso temperamento dolce, ma impetuoso, anche se gli risultava difficile immaginarsi quell’Uomo in una veste diversa da quella dell’armatura greca che lo cingeva, sempre pronto alla battaglia. Eppure una volta aveva giurato di vedere il suo sguardo oscurarsi come le onde di un mare prossimo alla tempesta, come se la battaglia, quella vera, fosse sempre in atto, ogni minuto di ogni giorno. Per l’eternità.

Ma era stato tanto tempo fa, quando ancora non aveva trascorso abbastanza estati al campo e si faceva aspettative su chi potesse essere suo Padre.


Si era allontanato parecchio dal cuore del campo, ma il passo non accennava a diminuire, si fece, anzi, d’un tratto più veloce, per poi arrestarsi davanti a quello che sembrava essere uno specchio d’acqua limpida ma poco profonda circondata per un versante da canneti. Il frinire quieto dei grilli cadenzava lo scorrere pigro dei minuti.

Facendo scorrere i due indici lungo i fianchi allentò l’elastico del pantaloncino fino a farlo scivolare ai piedi, tolse quindi anche la canottiera verde bottiglia su cui era disegnato a trame sottili un tridente dorato. In un gesto fluido assaporò la libertà di movimento acquistata e stirò le braccia, protendendosi verso un punto del cielo non ben precisato. Arricciò le dita delle mani come per chiuderlo in un pugno, per poi farle ricadere contro i fianchi leggermente stretti e spigolosi. Alla luce della luna si potevano disegnare reticoli geometrici passando per le numerose cicatrici che gli segnavano le braccia e la schiena, ognuna bisognosa di raccontarsi se solo ci fosse stato qualcuno ad ascoltare.

Scrollando le spalle inspirò profondamente – un’abitudine piuttosto che una necessità – e si tuffò nel laghetto cheto.

Spalancò gli occhi per abbracciare tutta la vita che pulsava dal fondale dello stagno: piccoli pesci e crostacei, conchiglie madreperlacee mezze abbandonate, ciottoli lisci e lucenti. Sorrise, lasciandosi scappare bollicine d’aria. Ogni volta lo sorprendeva sempre.

Ogni volta, nel silenzio assordante della vita, si ritrovava sempre.

Quella era Casa.











Nota dell'autore: Scritta e pubblicata d'impulso, più per me che per qualcuno. E' la lucida testimonianza di quanto sguazzi in questi rapporti travagliati padre-figlio – Freud avrebbe molto da commentare.

Sono ancora al quarto libro, spoiler free, per cui ho lasciato che il casting dei film stimolasse la mia fantasia (ho un debole non poi così nascosto per Kevin McKidd <3 ).

Recensioni ed insulti sono ben accetti :)



Clara.

   
 
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