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Autore: UnGattoNelCappello    14/09/2016    2 recensioni
Una replica della storia originale; ma questa volta, il nostro eroe indossa verde e argento, non rosso e oro.
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(TRADUZIONE)
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Note di Traduttrice: Ciao a tutti! Come avrete capito, questa è una traduzione della meravigliosa storia di Aeternum, potete trovarla in lingua originale su AO3 qui: Leo Inter Serpentes - First Year.
Per favore, se vi va e sapete un po' di inglese, fatele sapere se vi piace la sua storia! E senza altri indugi, iniziate pure la lettura.

 



 

Capitolo 1:

Nel Quale Harry Incontra i suoi Primi Amici

 

 

Harry entrò nel negozio di Madama McClan da solo, guardando i numerosi vestiti all’antica appesi alle pareti intorno a lui. In fondo al negozio, un ragazzo biondo dal viso pallido si stava misurando una lunga tunica nera. Harry cercò di non fissarlo, ma era il primo mago della sua età che avesse mai visto, ed era curioso. Avrebbe capito che tutto ciò che Harry aveva visto quel giorno era stato nuovo per lui? 

I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di Madama McClan in persona, che lo accompagnò accanto al ragazzo biondo. Gli infilò una tunica nera dalla testa e si inginocchiò per iniziare ad appuntarla. Harry colse l’occasione per rivolgere un timido sorriso al ragazzo.

“Sei anche tu in partenza per Hogwarts?” chiese Harry timidamente.

“Sì, i miei genitori sono andati a prendermi le altre cose,” rispose il ragazzo, prima di tendergli la mano. “Io sono Draco.”

“Harry,” rispose lui stringendo nervosamente la mano di Draco. Lunghi anni nella stessa scuola di Dudley avevano reso Harry sospettoso verso chiunque gli offrisse amicizia, visto che non era mai finita bene.

“Sai in quale casa andrai? Beh, in quella che ti piacerebbe andare?” gli chiese Draco.

Harry gli rivolse uno sguardo vacuo. “Casa?”

“Quale dormitorio!” esclamò Draco. All’espressione perplessa di Harry, continuò. “Dai, lo sai: Serpeverde, Corvonero, Grifondoro o Tassorosso?” 

Harry scosse la testa desolato. “Non ne ho idea. Ho scoperto di essere un mago solo ieri, in realtà. Sono stato cresciuto da Babbani per la maggior parte della mia vita.”

Draco gli lanciò uno sguardo strano. “Cresciuto da Babbani? Ma i tuoi genitori, sono maghi?”

“Lo erano - sono morti, e sono stato cresciuto da parenti Babbani da allora,” spiegò imbarazzato Harry.

“Davvero? Come sei venuto qui allora? Tutto da solo?” domandò Draco.

“No, mi ha portato Hagrid. È il guardiacaccia di Hogwarts, mi ha aiutato ad entrare nella mia camera blindata nella Gringott e a comprare tutto quello che mi serve per scuola.”

“Hagrid? Ne ho sentito parlare da i miei genitori. Non avrebbero dovuto mandare un insegnante ad aiutarti? Ho sentito che è quello che fanno con i Mezz- er, con i Nati Babbani.” Draco sembrava a disagio, il che confuse Harry.

“Non ne ho idea. Ma fino a adesso mi aiutato molto, e guarda,” Harry indicò fuori dalla finestra. “Mi ha portato un gelato!”

Draco si girò per vedere Hagrid salutare allegramente dalla strada. “Huh. Ha un aspetto molto buono, in effetti, penso che me ne farò comprare uno da mia madre.”

“Tutto fatto, caro,” disse Madama McClan ad Harry prima che lui potesse rispondere. La ringraziò e si girò di nuovo verso Draco. “Beh, immagino che ti vedrò ad Hogwarts, allora.” disse, sorridendogli.

“Immagino di sì,” gli sorrise in risposta Draco. Con quello, Harry andò a pagare e raggiunse Hagrid in strada.

 

********

 

L’ultimo mese di Harry con i Dursley fu il più felice che ricordava. Stava finalmente per scappare, e loro erano talmente terrorizzati da lui e la sua bacchetta che per una volta lo lasciarono in pace. Visto che non doveva fare alcun lavoro domestico, Harry dedicò il suo tempo a leggere i suoi libri di scuola; dopo essersi sentito così ignaro di tutto nella sua conversazione con Draco, Harry era determinato ad avere almeno un’idea parziale delle sua materie scolastiche prima di arrivare.

Harry aveva già la sensazione di sapere quali sarebbero state le sue materie preferite: Difesa Contro le Arti Oscure e Pozioni. L’unica cosa interessante nel suo libro di Storia della Magia era stato trovare un nome per Edvige, la sua civetta delle nevi, e nonostante gli piacessero gli altri libri, non lo interessavano così tanto. Ma Difesa… Dopo essere stato vittima di bulli e preso in giro per tutta la sua vita, ad Harry piaceva l’idea di essere in grado di affrontare le cose malvagie di cui stava leggendo. Per quel che riguardava Pozioni, Harry aveva cucinato per i Dursley fin da quando era alto abbastanza per raggiungere i fornelli. Ma quello era sempre cibo noioso e banale: i Dursley preferivano il vecchio semplice cibo inglese, e la cosa più emozionante che mangiavano erano gli spaghetti alla Bolognese. Harry non vedeva l’ora di poter fare pozioni che curavano i raffreddori o facevano crescere i capelli. Dopo anni passati a cucinare carne e verdure, le pozioni magiche sembravano fantastiche.

Questo era quello che passava per la testa di Harry mentre guardava i Dursley allontanarsi in macchina dalla Stazione di King’s Cross. L’avevano portato fino a là solo perché dovevano portare Dudley all’ospedale per farsi rimuovere la sua coda di maiale. Ridacchiando al ricordo della piccola vendetta di Hagrid, Harry prese un carrello per il suo baule e la gabbia di Edvige e si mise alla ricerca del treno.

Guardando il suo biglietto, Harry fu assalito dalla confusione. Binario 9 e 3/4? Doveva essere sbagliato. Scrollando le spalle, si avviò verso il binario 9, pensando di aver letto male. Quando arrivò lì, però, era ancora confuso. Il binario 9 era accanto al 10, come si era aspettato, ma non c’era nessun cartello che menzionava Hogwarts.

Harry trascinò il suo carrello fino a una barriera e iniziò a frugare nelle sue tasche alla ricerca della sua lettera di Hogwarts, pensando che le istruzioni sarebbero state lì. La lesse velocemente, senza trovare niente. Frustrato, alzò lo sguardo verso Edvige, e la sua bocca si spalancò.

Il suo carrello stava scomparendo.

A quanto pareva i carrelli della stazione funzionavano bene tanto quanto quelli del supermercato, pensò, mentre guardava le sue cose scivolare lentamente attraverso la barriera che separava i binari. Con esitazione, premette la sua mano contro i mattoni, emettendo un suono sorpreso quando li attraversò. Era come se la barriera non fosse neanche lì! Guardandosi intorno, Harry raccolse il coraggio, afferrò la maniglia del carrello, e si spinse in avanti.

Ebbe un altro moto di sorpresa quando riemerse su quello che era ovviamente il binario 9 e 3/4. Un treno a vapore scarlatto sbuffava fumo sopra il binario, che era pieno di persone vestite con lunghi mantelli, bambini che correvano in giro, e gabbie con gufi. Sorridendo ad Edvige, Harry salì sul treno, cercando uno scompartimento vuoto. Non molto lontano, ne trovò uno con solo due persone. Due ragazzini dall’aria nervosa della sua età. Dovevano essere anche loro del primo anno, e avevano un’aria amichevole.

“Ciao, vi dispiace se mi siedo qui?” gli chiese. Quando loro scossero la testa, sistemò Edvige e il suo bagaglio e si sedette. “Ciao, io sono Harry.”

Il ragazzo in carne gli sorrise timidamente. “Ciao, Harry, io sono Neville. Questo è il mio rospo, Oscar.” Neville aveva un brutto rospo nelle mani, che non sembrava troppo felice di essere lì. Edvige lo fissò con i suoi grandi occhi ambrati.

“E io sono Hermione,” disse la ragazza con i capelli cespugliosi accanto a lui. “Neville, penso che sia meglio se metti via quel rospo. La civetta di Harry lo sta guardando come fosse la sua cena.”

“Edvige non può uscire dalla gabbia,” disse Harry a Neville. “Oscar è al sicuro.” Neville gli sorrise nervosamente, lanciò un’occhiata ad Edvige, e chiuse Oscar in una piccola cesta di vimini.

“Non si sa mai,” disse Hermione in tono compiaciuto. “Quindi, Harry, immagino che sia anche tu del primo anno?” Quando lui annuì, continuò. “Anche io e Neville. Non è emozionante? Ero molto sorpresa quando ho scoperto di essere una strega, spero-”

In quel momento, la porta dello scompartimento di aprì di colpo, e Draco si precipitò dentro, sbattendola dietro di sé e tirando giù le tende. Si girò, vide Harry e sorrise.

“Desolato di interrompervi così,” disse con voce strascicata, sedendosi accanto a Harry. “Ma Tiger e Goyle mi stavano facendo impazzire e non riesco a sopportare il pensiero di essere bloccato con loro per tutto il viaggio.”

“Non fa niente, mi fa piacere vedere qualcuno che conosco. Lei è Hermione e lui Neville, e questo è Draco.” Harry sorrise mentre gli altri si salutavano. Non era mai stato nella posizione di presentare qualcuno prima d’ora, era quasi come avere degli amici. “Chi sono Tiger e Goyle?”

Draco fece una faccia strana rispondendo. “Oh, i loro padri sono amici del mio. Li conosco da anni, ma sinceramente, sono due delle persone più stupide che abbia conosciuto. Ho deciso che adesso che starò ad Hogwarts, mi farò degli amici in grado di comprendere parole con più di due sillabe.” Si appoggiò indietro sullo schienale e sorrise a tutti.

Impaziente di rompere il silenzio stupito che si era creato, Harry si spremette le meningi alla ricerca di qualcosa da dire. “Quindi, eh, sapete in quale Casa andrete?”

“Beh, Serpeverde, spero, tutta la mia famiglia è andata a Serpeverde. Ma penso che anche Corvonero non sarebbe così male. Tutto tranne Tassorosso. Penso che risalirei sul treno se venissi smistato in Tassorosso.” Draco rabbrividì leggermente. Ai loro sguardi vacui, continuò. “Scusate, so che Harry non sa niente dei dormitori. Voi due invece?”

Neville deglutì prima di rispondere. “Mia nonna vuole che diventi un Grifondoro come i miei genitori, penso, ma probabilmente sarò un Tassorosso.”

Hermione parlò prima che Draco potesse rispondere. “Sai come verremo smistati?” gli chiese.

“Sì, me l’ha detto mia madre. Dobbiamo indossare il Cappello Parlante, che leggerà le nostre menti per vedere quale casa è meglio per noi. Quindi immagino che tu sia una Nata Babbana?” Lo sguardo di Draco non era esattamente quello che Harry avrebbe definito amichevole.

“Oh, sì, stavo giusto dicendo prima che entrassi che sono stata così sorpresa di scoprire che sono una strega! Spero che non essere cresciuta nel mondo magico non sia uno svantaggio a Hogwarts?” guardò Draco con aria d’attesa.

Harry notò che Draco sembrò esitare un momento prima di rispondere. “No, scolasticamente iniziamo tutti più o meno uguali.”

“Oh, sono così felice di sentirlo! Ovviamente, ho già letto tutti i miei libri scolastici, e non vedo l’ora di provare qualche incantesimo semplice. In effetti…” si sporse in avanti, afferrò gli occhiali di Harry e li colpì con la sua bacchetta. “Ocolus reparo!

Hermione sorrise raggiante mentre Harry e Neville la guardavano ammirati, e perfino Draco sembrava leggermente impressionato. Hermione si sporse in avanti per rimettere gli occhiali sul viso di Harry e si immobilizzò. “Cosa c’è sulla tua fronte?”

La mano di Harry volò alla sua cicatrice. “Oh, questa è-”

“Tu sei Harry Potter! Ho letto tutto su di te!” esclamò Hermione. Neville lo guardò a bocca aperta, ma Draco sembrava ferito.

“Perché non mi hai detto chi eri quando ci siamo incontrati a Diagon Alley?” domandò arrabbiato.

“L’ho fatto! Ci siamo stretti la mano e tutto!” protestò Harry.

“Sì, ma non mi hai mai detto di essere Harry Potter!” disse Draco indignato mentre Hermione e Neville li guardavano.

“Sì, e questo è il motivo!” lo rimbeccò Harry. “Voi tre mi state guardando come se fossi un fenomeno da baraccone, pensi che io voglia questo? Senti, Hermione, hai detto di essere sorpresa quando hai scoperto di essere una strega? E invece io, che ho scoperto non solo di essere un mago, ma anche famoso? Io non sono abituato a niente di tutto questo. Neanche mi ricordo il fatto per cui sono famoso. Quindi potete tutti per favore smettere di guardarmi così, e tornare ad essere normali?”

Gli altri annuirono e si mossero a disagio nei loro posti. Il gruppo sembrava essere caduto in un silenzio imbarazzante quando furono interrotti dall’apertura della porta.

“Qualcosa dal carrello, cari?” chiese una strega grassottella.

I minuti seguenti passarono mentre loro quattro sceglievano cosa volevano. Sopraffatto dalla scelta, e felice di avere dei soldi per la prima volta, Harry prese qualcosa di tutto. Agli sguardi increduli degli altri, spiegò, “Non, uh, non ho mai potuto mangiare molti dolci a casa. E questi sono tutti così buoni!” Hermione annuì, ma Draco e Neville sembravano stupiti.

“Non sono così buoni,” disse Draco, sgranocchiando una Cioccorana. “Guarda, non hanno neanche le nuove uscite delle Figurine delle Cioccorane. Un altro Silente.” Lanciò la figurina sul sedile tra lui e Harry. Harry la prese, curioso, e lesse la descrizione sul dietro.

“Beh, almeno il nostro Preside sembra forte,” disse Harry. “Chissà come sarà il resto dei nostri insegnanti. Tu lo sai?” si girò verso Draco.

Il resto del viaggio passò gradevolmente, senza più imbarazzo. Harry e Hermione tormentarono Draco e Neville con domande su Hogwarts. Draco era nel suo elemento mentre gli spiegava ciò che sapeva, e Neville aggiungeva ogni tanto qualche sua informazione. Quando si cambiarono nelle loro divise scolastiche, Harry si sentiva pronto per la sua nuova scuola.

Quando il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade, Harry salutò Hagrid mentre lui spingeva tutti i ragazzi del primo anno verso le barche che li avrebbero portati a Hogwarts. Harry, Draco, Hermione e Neville si misero nella stessa barca, ma le conversazioni si spensero mentre guardavano il castello diventare lentamente sempre più grande. Rimasero insieme salendo le scale, con Draco che ignorava fermamente le chiamate di due enormi ragazzi che Harry suppose essere i non molto brillanti Tiger e Goyle.

All’entrata principale, Hagrid li consegnò a una donna dall’aria severa, la Professoressa McGranitt. La vicepreside gli diede una veloce spiegazione sulle Case della scuola e la Cerimonia di Smistamento, prima di lasciarli per qualche minuto.

Harry sentì alcune delle conversazioni intorno a lui e sorridendo si girò verso Draco. “Sono felice che ti sia seduto con noi sul treno. Se non ci avessi detto che cos’era la Cerimonia di Smistamento, starei impanicando come quei ragazzi. Hai sentito quello che parlava di fare la lotta con un troll?” sussurrò. 

Draco ridacchiò in risposta. “La morale della storia, Harry, è di ascoltarmi sempre, perché ho sempre ragione.”

“Stupido.”

“Idiota.”

La risposta di Harry fu soffocata dalle urla di diversi studenti. Preso di sorpresa, Harry si guardò intorno per vedere un gruppo di fantasmi fluttuare sopra la folla. “Non mi hai mai detto che qui c’erano dei fantasmi!”

“Paura, Harry?”

“No! Solo… Sorpreso.”

“Beh, non potevo farti venire qui già sapendo tutto, no?” chiese Draco. “Se l’avessi fatto, ti saresti annoiato di me a saresti andato via.”

Harry stava cercando un modo non patetico di dire a Draco che no, non pensava che si sarebbe mai stufato di lui, quando McGranitt ritornò per guidarli dentro la Sala Grande. Harry non poté evitare di spalancare la bocca osservando l’enorme sala. C’erano centinaia di studenti già seduti a quattro lunghi tavoli, e stavano tutti fissando gli studenti del primo anno mentre loro camminavano verso l’altro capo della sala. L’intero ambiente era illuminato da candele che fluttuavano sopra i tavoli, proprio sotto il soffitto che aveva esattamente lo stesso aspetto del cielo notturno.

Hermione vide cosa stava guardando. “È stregato per avere lo stesso aspetto del cielo fuori, l’ho letto in Storia di Hogwarts.”

I ragazzi del primo anno si strinsero insieme nervosamente mentre McGranitt li guidava di fronte alla sala. Qui i tavoli delle case si interrompevano proprio prima di una piattaforma rialzata dov’era il tavolo degli insegnanti. Davanti a questo, McGranitt poggiò uno sgabello e un vecchio cappello rattoppato. L’intera sala fece silenzio mentre l’orlo del Cappello Parlante si apriva e lui iniziava a cantare delle quattro case. Quando ebbe finito, la McGranitt iniziò a chiamare gli studenti del primo anno in ordine alfabetico. Uno per uno, quelli che venivano chiamati avanzavano fino allo sgabello e il cappello veniva posato sulle loro teste.

“Granger, Hermione!” Harry le diede una pacca sulla spalla mentre lei avanzava fino allo sgabello con la schiena dritta. Harry aveva notato che alcune persone si sedevano a malapena prima di essere smistate, mentre altre ci mettevano di più. Hermione rimase sullo sgabello per quasi cinque minuti prima che il Cappello gridò “GRIFONDORO!”. La ragazza lanciò un sorriso sollevato a Harry mentre si faceva strada fino al tavolo dei Grifondoro. Applaudendo forte, Harry si girò verso Draco e Neville. Draco gli sorrise in risposta, ma Neville si limitò a fissarlo con occhi spalancati. Quando venne il suo turno di essere smistato, Neville si girò verso Harry in una muta richiesta d’aiuto.

“Andrà tutto bene,” disse lui, dandogli una pacca sulla schiena. Neville incespicò fino allo sgabello, dove rimase quasi tanto tempo quanto Hermione. Alla fine, il cappello mise anche lui in Grifondoro, e il ragazzo andò a sedersi accanto a Hermione.

Quando Draco fu chiamato, si girò verso Harry. “Ci vediamo dall’altra parte,” disse, prima di andare allo sgabello. Il cappello toccò appena la sua testa prima di gridare “SERPEVERDE!”. Draco sorrise compiaciuto ad Harry prima di camminare rilassato fino al tavolo dei Serpeverde. Harry notò che aveva fatto attenzione a sedersi accanto alle ragazze del primo anno così da evitare Tiger e Goyle, che erano stati anche loro smistati in Serpeverde.

Da solo con degli sconosciuti, ora, Harry aspettò nervosamente che il suo nome venisse chiamato. Quando lo sentì, si fece velocemente strada fino al cappello, nel mezzo di un mare di sussurrati “Harry Potter!”. Per evitare di guardare verso il mare di studenti, molti dei quali ora erano in piedi per avere una vista migliore, Harry lanciò un’occhiata al tavolo degli insegnanti. L’ultima cosa che vide prima che il cappello gli cadde sugli occhi fu la faccia seria di un professore dai capelli neri che lo fissava.

Con il cappello sopra gli occhi, Harry aspettò con trepidazione. Il cappello iniziò a parlargli nell’orecchio.

“Hmm, difficile. Molto difficile. Coraggio in abbondanza, vedo. Anche un cervello niente male. C’è talento, oh sì - e una gran voglia di metterti alla prova, questo è interessante… Quindi dove ti metto?”

Serpeverde o Grifondoro, Serpeverde o Grifondoro, pensò Harry.

“Beh, sì, era quello che pensavo… andresti bene in entrambe le case, è vero. Hmm. Coraggioso come sei, penso che brilleresti in Serpeverde…” Harry fece un salto quando il cappello rise tra sé e sé. “Sì, per quanto raro sia, in questo caso è meglio che tu sia un serpente… SERPEVERDE!”

Harry strinse gli occhi contro la luce quando il cappello gli fu tirato via dalla testa, prima di farsi strada fino al tavolo dei Serpeverde. Cercando il più possibile di ignorare gli studenti che si sporgevano a guardarlo, scivolò sulla panca accanto a Draco, sorridendogli.

“Sapevo che saresti finito qui,” disse Draco.

“Davvero? Il cappello non lo sapeva. Sembrava che stesse valutando se mettermi qui o in Grifondoro,” rispose Harry.

Draco rise. “Ooh, un grande leone coraggioso in Serpeverde? Quest’anno sarà divertente!”

Harry rise con Draco mentre un alto ragazzo di colore scivolava sulla panca accanto a Harry. Lo Smistamento era finito, e dopo aver riso allo strano discorso di Silente, i ragazzi del primo anno si presentarono. A parte Harry e Draco, c’era Blaise Zabini, l’ultimo studente a essere smistato; Theodore Nott, un ragazzo silenzioso e magro che sembra accontentarsi di ascoltare invece di parlare; Tiger e Goyle, che si limitarono a grugnire che i loro nomi erano Vince e Greg prima di tuffarsi sul cibo che era apparso all’improvviso sul tavolo; Pansy Parkinson, una ragazza con il naso da carlino che sembrava considerarsi la portavoce delle ragazze del primo anno; Tracey Davis, una bassa ragazza orientale con gli occhiali; Daphne Greengrass, una ragazza magra che continuava a lisciarsi i capelli nel riflesso del suo calice; e Millicent Bulstrode, che era più alta di tutti eccetto Vince e Greg. Draco sembrava già conoscere Pansy, Blaise e Theodore, anche se non aveva ancora dato segno di riconoscere Vince o Greg. Harry decise che gli avrebbe chiesto di loro più tardi.

Harry guardò la sala intorno a sé con interesse, sopraffatto dalla pura magia di quel luogo. Il cibo di fronte a lui era apparso dal nulla, e lui se ne servì con impazienza, felice di avere per una volta abbastanza da mangiare. I fantasmi andavano in giro qua e là, sopra e attraverso gli studenti; uno scarno fantasma avvolto in pesanti catene si era fermato sopra Harry per un po’, presentandosi come il Barone Sanguinario, il fantasma della casa di Serpeverde. Se Harry non si fosse già deciso ad andare bene a scuola, l’avrebbe sicuramente fatto dopo aver sentito il Barone avvisarli che si aspettava che vincessero la Coppa delle Case per il settimo anno.

Osservando gli altri studenti, Harry salutò Hermione quando vide che lei lo stava salutando con la mano dal tavolo di Grifondoro.

“Hai appena salutato una Grifondoro?” chiese Pansy.

“Uh, sì?” Harry era confuso dalla sua reazione, ma Draco si limitò ad alzare gli occhi al cielo verso Pansy.

“Ci siamo conosciuti sul treno, Pansy, sono… a posto.”

“Sono Grifondoro.” disse Pansy aspramente. “La loro Casa è tipo il nostro nemico mortale!”

A quello Draco rise apertamente. “Pansy, lo credi davvero? I Grifondoro? Certo, si lanciano a testa bassa contro cose che non si sono neanche dati la pena di comprendere, ma sono innocui. Sono come… dei cuccioli chiassosi: qualsiasi Serpeverde degno del suo nome può fargli rincorrere la propria coda e poi mandarli di corsa a mordere i loro giocattoli.”

A quelle parole anche Pansy si unì alle risate, anche se Harry sentì una punta di senso di colpa al pensiero di Hermione e Neville.

“Draco Malfoy, difensore dei Grifondoro senza cervello,” disse Blaise con voce strascicata. “Immagino che la prossima cosa che ci dirai è che anche i Tassorosso hanno senso di esistere?”

“Certo che hanno senso,” replicò Draco. “Qualcuno deve venire per ultimo alla Coppa delle Case.”

“Che c’è di male con i Tassorosso?” chiese Harry mentre gli altri ridevano di nuovo.

“Non hai ascoltato la canzone del cappello?” disse Pansy, ridacchiando. “I Grifondoro sono coraggiosi, i Corvonero sono intelligenti, i Serpeverde sono intraprendenti, e i Tassorosso sono dei gran lavoratori? Vuol dire solo che devono darsi da fare per compensare la loro mancanza di talento.” 

Harry rise insieme agli altri, ma dopo quello smise di ascoltare la conversazione. Non gli piaceva prendere in giro persone che non aveva mai incontrato prima, e inoltre, non sapeva abbastanza sugli stereotipi delle Case per offrire la sua opinione. Invece alzò gli occhi verso il tavolo degli insegnanti, dove il suo sguardo fu catturato dal professore con i capelli neri che aveva notato prima.

La sua faccia era ancora seria, e guardava Harry come se fosse un indovinello inaspettato. Vestito tutto di nero, era un figura imponente, specialmente quando messo a confronto con il professore con il turbante accanto a lui. Harry stava cercando di capire chi fosse grazie alle descrizioni fatte prima da Draco, quando tutto d’un tratto un improvviso dolore trafisse la sua cicatrice a forma di saetta.

“Ahi!” Si colpì la fronte con la mano distogliendo lo sguardo.

“Che succede?” chiese Draco.

Harry si guardò intorno, ma nessuno dei suoi compagni di classe l’aveva notato; erano troppo occupati a guardare un Prefetto cercare di insegnare a Vince e Greg come tenere in mano correttamente le posate.

“Mi ha fatto male la cicatrice. È strano, è successo quando mi ha guardato il professore vestito tutto di nero,” borbottò. “Sai chi è?”

“Certo, quello è Piton. Sai, l’insegnante di Pozioni e-”

“-il Direttore di Serpeverde,” interruppe Harry con una sensazione irrequieta nello stomaco. Non solo a Piton Harry non sembrava piacere molto, ma il dolore alla cicatrice gli aveva lasciato una sensazione inquieta. Certo non si preannunciava bene il fatto che quell’uomo fosse il Direttore della sua Casa.

Quasi come se sapesse cosa Harry stesse pensando, Draco gli rivolse un sorriso rassicurante. “È solo una coincidenza, Harry, non fare l’idiota. Sul serio, perché Piton vorrebbe lanciarti una maledizione?”

“Sì, probabilmente hai ragione,” disse Harry, determinato a non darci peso. Dopo tutto, prima di allora neanche sapeva che la sua cicatrice era il segno di un maledizione. Forse questo genere di cose era comune nel mondo magico.

Il resto del banchetto passò velocemente, e presto i due prefetti di Serpeverde si presentarono agli studenti del primo anno. Gemma Farley era un’amichevole ragazza dai capelli rossi che giocava come Battitore per la squadra di Quidditch di Serpeverde, e incoraggiò a chiunque sentisse la mancanza di casa a venire da lei. Reed Hawthorn, d’altra parte, era un ragazzo dall’aria severa, che non sorrise neanche una volta quando disse bruscamente ai ragazzi di seguirlo. Non appena girò la schiena, Gemma gli fece la linguaccia, facendo ridacchiare Harry.

Harry iniziò a camminare con gli altri, quando Gemma lo prese da parte in silenzio, e lasciò che gli altri si allontanassero.

“Ciao, Harry. Non volevo dire niente di fronte agli altri, ma tu sei cresciuto nel mondo dei Babbani, giusto?” gli disse con un sorriso.

“Um, sì,” rispose lui.

La ragazza lanciò un’occhiata al resto dei Serpeverde per un attimo, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione verso di lui. “Beh, so che sarà un po’ uno shock per te, entrare nel mondo magico. La reputazione dei Serpeverde… beh, vedi, la maggior parte della Casa è purosangue. Il resto del tuo anno lo è, in ogni caso. Quindi se qualcuno fa il bullo con te per essere cresciuto con i Babbani, o se hai qualsiasi domanda in generale, non esitare a venire da me. Sono mezzosangue, e so come questo mondo può essere diverso quello dei Babbani.”

“Okay, certo. Grazie.”

“Riguardo questo argomento, Reed non è esattamente la persona migliore da cui andare, è un purosangue e un po’ un cretino. Ma parlare con il Professor Piton andrebbe bene.”

“Il Professor Piton?” chiese Harry.

“Sì, è il Direttore della nostra Casa. Sembra spaventoso - beh, è spaventoso, in realtà - ma di solito è molto bravo a dare consigli. È protettivo verso i suoi Serpeverde. Almeno, quelli che non creano esplosioni alla sua classe!” Harry rise debolmente con lei, ma dentro di sé pensò che avrebbe preferito di gran lunga chiedere aiuto a Gemma piuttosto che a Piton. Scesero una corta rampa di scale, e raggiunsero gli altri, che si erano raggruppati intorno a una porzione vuota di parete.

“Ce l’avete fatta finalmente? Bene. La parola d’ordine per questa settimana è ‘Merlino’.” Appena Reed disse la parola d’ordine, una sezione del muro di pietra si trasformò in una porta e si aprì. “La parola cambia ogni due settimane, vengono scritte sulla bacheca laggiù. Non ditela a nessuno appartenente ad altre Case, e non invitate studenti di altre Case qui, capito? Adesso, ragazze, seguite Gemma al vostro dormitorio. Ragazzi, con me.”

Reed li guidò attraverso una stanza dall’alto soffitto. Delle alte finestre facevano entrare una luce verdastra, amplificata dalle lampade verdi sparse per la stanza. Un grosso camino riscaldava la stanza, e c’erano divani di pelle scura sparsi intorno a bassi tavolini. C’erano numerose scrivanie al momento non occupate; la maggior parte degli studenti nella stanza stava ancora chiacchierando energicamente con i loro amici. Sulle pareti c’erano arazzi dall’aspetto antico, e armadi scuri con in mostra ogni sorta di artefatto.

Da un corridoio scuro, Reed aprì una porta targata Primo Anno e aspettò che entrassero tutti dentro. Sei letti a due piazze con baldacchini verdi e coperte verde e argento erano allineati lungo le pareti, ognuno con un magnifico comodino di legno scuro e un armadio. Dal soffitto pendevano lampade argentate. Sulla parete opposta alla porta c’erano due alte finestre, e guardando da vicino, Harry vide che davano proprio dentro il lago. Sulle altre due pareti c’erano due piccoli caminetti accesi con fiamme brillanti.

“Tutte le vostre cose sono state portate qui; per quelli di voi che hanno gufi, sono stati portati alla voliera. Il bagno è in fondo al corridoio. Avrete gli orari delle vostre lezioni domani a colazione. Non dovete andare a dormire a un’ora fissata, fintantoché arrivate in tempo per la colazione, ma nessuno può uscire dai sotterranei dopo il coprifuoco. Conto sul fatto che osserviate questa regola.”

Non appena Reed chiuse la porta dietro di lui, ci fu una corsa pazza per scegliersi il letto. Draco si diresse dritto verso un letto vicino alle finestre, e Harry scelse quello di fronte a lui, con Theo accanto a Harry e Blaise accanto a Draco. Mentre Vince e Greg iniziavano una zuffa per uno dei letti rimanenti, Harry si lasciò cadere felicemente sul suo. Con lo stomaco pieno dal banchetto, si prese un momento per ripercorrere gli eventi di uno dei giorni migliori della sua vita, quando il suono di un grattare colse la sua attenzione. Guardando verso di lui, vide Draco riemergere da sotto il suo letto con in mano un coltellino.

“Che stavi facendo lì sotto?” rise Harry.

“Ho inciso il mio nome sulla trave del letto, ovviamente” rispose Draco. “È una tradizione di Hogwarts, o almeno di Serpeverde. Ogni studente aggiunge il suo nome alla lista sulla trave. Io ho preso il letto che aveva mio padre quando era qui. Penso di aver visto anche il nome di mio nonno, ma i nomi più vecchi sono più difficili da leggere.”

“Puoi prestarmi il tuo coltello? Sembra fico,” sorrise Harry. Avere il suo nome inciso su un letto, anche se non poteva vederlo, l’avrebbe fatto sentire ancora di più come qualcosa di suo.

Prendendo il coltello da Draco, strisciò sotto il letto. Dopo aver fatto aggiustare i suoi occhi al buio, vide che Draco aveva ragione. C’erano centinaia di nomi incisi nel legno, dal più vecchio a capo del letto, ai più nuovi che finivano a circa tre quarti della trave. Chiedendosi brevemente cosa sarebbe successo quando alla fine il letto si sarebbe riempito, si mise al lavoro per incidere il suo nome alla fine della lista. Notò che molti altri ragazzi avevano fatto piccoli disegni accanto ai loro nomi; più che altro serpenti, osservò con un sorrisetto. Rifletté su cosa fare accanto al suo, quando l’ispirazione lo colpì e disegnò una saetta.

Dopo essere strisciato fuori da sotto il letto, porse il coltello a Theo. Mentre il resto dei ragazzi faceva a turno per aggiungere i proprio nomi, Harry si mise il pigiama ed entrò nel letto. Mise la bacchetta e gli occhiali sul comodino e chiuse le tende del baldacchino.

“Notte, Harry.”

“Notte, Draco.”

 

  
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