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Autore: Rose Paris Bonnefoy    15/09/2016    2 recensioni
“Caro diario,
mamma e papà non ci sono più.
Hanno appena trovato i loro corpi sotto le macerie di questa enorme villa che i nostri antenati, un tempo, avevano costruito sperando che un dì noi - i loro successori - ne avremmo fatto tesoro.
[...]
La causa di tutto questo disastro ancora non è nota a nessuno, nemmeno alle forze dell’ordine che si trovano proprio dinanzi a me."
Una giovane ragazza costretta a scappare dal suo amato villaggio, per un motivo ancora sconosciuto e un "mostro leggendario" tornato in vita in circostanze misteriose. E un'Organizzazione che dà la caccia ad una Chiave, che loro chiamano "Hjärta". La ragazza riuscirà a costruirsi la vita che ha sempre desiderato? Il temuto "mostro" come ha fatto a tornare in vita? E l'Organizzazione riuscirà a portare a termine la propria missione?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Era giusto a due passi da lei.
Chat stava avanzando con passo veloce, guardandosi intorno con fare preoccupato. Aveva forse il timore che qualcuno le stesse seguendo? Molto probabilmente sì. E Selene comprendeva pienamente i suoi timori, poiché se veramente qualcuno fosse venuto a conoscenza del luogo segreto ove rimediare dei biglietti per una probabile partenza, si sarebbe creato un putiferio. 
E questo era l’ultima cosa che tutte e tre le donne desideravano.
Da dieci minuti si erano messe in marcia, mischiandosi tra masse di gente che correvano in soccorso delle persone vicine, o di persone mai conosciute. La bruna iniziò a puntare lo sguardò verso una casupola stranamente in piedi, nonostante non fosse poi così moderna o ben ridotta. Anzi, pareva piuttosto la casa di un mendicante in preda alla disperazione. 
«Passiamo da dietro.» esordì la sua madrina, puntando il dito verso una stradina che separava la casupola da un’improbabile costruzione. Descriverla era quasi impossibile, dato che anch’essa non era ben messa da come si poteva ben intuire solo guardandone la facciata principale. Crepe ovunque, finestre che si sarebbero spaccate in mille pezzi solo con una stupida, innocua ondata di vento. Poi, intravide lungo quel alto muretto di mattoni – oramai quasi disintegrato – una scritta su una targhetta in marmo, decorata con linee di color pece.

Era la sua scuola, dove avrebbe dovuto tenere da lì a poco gli esami. Selene si fermò per qualche istante dinanzi a quelle scritte, lasciando che le labbra si schiudessero un poco. Sentì il cuore fermarsi improvvisamente: il luogo ove aveva vissuto il 50% della sua vita da tre anni fino a ieri era caduto (quasi) a pezzi. Per riprendere conoscenza, la Nonna dovette scuoterla un poco e, a gesti, chiederle di avvicinarsi velocemente alla viuzza che dovevano intraprendere. Fu difficile staccare gli occhi da quel posto. “E’ impossibile.. questa è una catastrofe!” pensò Selene, iniziando a sudar freddo. Iniziò a pensare alla sua più cara amica, Pauleen, una giovane fanciulla proveniente dall’Ovest che abitava giusto dietro alla scuola. Che fosse morta? Se così fosse stato, la bruna aveva perso ancora una volta una delle persone a lei più care. Si portò le mani al petto, come per assicurarsi che la sua anima battesse ancora. E quando Chat la chiamò ancora, quasi trascinandola dietro di sé, Selene si riprese. Ma non del tutto. A pochi passi da loro, poi, vi era Pajn che, a passi felpati, riusciva a tener testa alle signore ed alla padroncina. Con quel suo morbido musetto fiutava ogni angolo della strada; l’odore di cani e gatti lo stava rendendo leggermente nervoso. E gli occhi della bruna erano puntati su di lui. Guai, se si fosse allontanato dalla sua figura!
Arrivate dinanzi ad una scala consumata dal tempo e col muschio quasi ad ogni gradino, iniziarono a percorrerla. L’odore così nauseante dell’appartamento usciva dalla finestra che si affacciava sui gradini, ma la bruna riuscì a prendere un’ultima boccata d’aria fresca, prima che la donna che le faceva strada bussasse ad una porta che da lì a poco pareva cadere a terra, così impolverata e segnata in basso, verso le piastrelle luride di peli scuri, dei graffi profondi e insistenti tanto d’aver rovinato il legno.
Dentro all'abitazione Selene si guardò intorno, sentendosi mancare l’aria nonostante la finestra dietro di lei fosse spalancata e sul tetto vi era un buco, grande abbastanza da ricoprire la stanza del bagno. Anche le piastrelle sottostanti erano alzate, altre a pezzi, come se lì fosse caduto qualcosa. Qualcosa di estremamente grande e pesante.

«Salve, Signor Bergman! Sono Chatarina!» 
Nel buio più totale, dietro ad una scrivania abbondante di fogli di ogni grandezza e colore, si affacciò un volto divorato dal tempo; capelli quasi inesistenti e bianchi. Una camicia indossata di fretta, pensò Selene, a righe bianche e grigie. Sulla punta del naso vi erano due lenti grandi come il fondo della bottiglia che rendevano quegli occhi verdognoli più grandi del normale. In mano aveva una piuma ad inchiostro bianca, ma forse troppo grandi. Esageratamente grandi. 
«Oh, Chatarina!» l’anziano si alzò di scatto, gobbo e com’era riuscì a raggiungerci a gran velocità. I suoi occhi brillarono di luce propria, guardando la figura oramai conosciuta. Strinse alle due donne la mano, appoggiando una sua mano magrolina su una spalla di entrambe le figure. Poi si fermò. 
Scrutò con attenzione il volto della giovane, facendo scomparire nell’immediato il sorriso: mai vista, a quanto pareva. Non si conoscevano. 
Ma il Signor Bergman tornò a sorridere guardando in quegli occhi molto simili ai suoi, ma di tutt’altra tonalità. Quella moltitudine di baffi accarezzò quelle guance rosee, tanto da procurare alla fanciulla un leggero solletico che la fece ridacchiare per qualche istante. 
« Ciao! Ma che bella ragazza che sei! Chat, non credevo avessi figli! Dovevi dirmelo, avrei volentieri partecipato alla sua nascita!» alzò l’indice verso la madrina, scuotendolo in maniera alquanto vaga, ma la sua voce era allegra e pimpante. 
«Non è mia figlia, Signor Bergman. Ha perso i genitori durante la catastrofe di ieri ed io sono la sua madrina. Ma sì, mi considero come una seconda madre per lei!» la donna fece il primo passo verso la cattedra, che stava per essere ancora occupata da quell'anima consumata dal tempo.
In quel preciso istante, il silenzio cadde nella stanza. Il rumore di una sedia si fece sentire e il volto di Bergman riapparve da quella pila di fogli sulla sua scrivania; si tolse gli occhiali, svelando quegli occhietti così piccoli, quasi attenti e scrupolosi. La serietà invase quel volto ricoperto da una tela di rughe, segno del tempo che aveva predominato su quel corpo. «Mi dispiace davvero, piccola..»
«Oh, nessun problema! Si figuri! Io..» la voce di Selene era spezzata, timida, alquanto strano per un tipo come lei. Chat percepì il disagio che stava nascendo in lei, e con quello sguardo triste e malinconico, si voltò improvvisamente verso l’uomo. 
«Non si preoccupi, è una fanciulla forte. Ad ogni modo, sono venuta qui da lei per prendere un biglietto.»
«Oh, per dove? Le solite lande dell’Est, mia cara?» saltò immediatamente l’affermazione della sua cliente e l’anziano passò subito alla richiesta che venne subito dopo. Si posizionò ancora una volta gli occhiali sul naso e iniziò a frugare tra i cassetti in cerca di qualcosa.
«No, per il Nord. Delstaten Vindar.»
«Diamine, tutti stanno partendo per posti molto più caldi e accoglienti. Sei sicura di voler-»
«Non per me, Signor Bergman. Ma..» lo sguardò ricadde sulla più giovane, che era lì, a pochi passi dalle sue spalle. «Per lei.»
«E per il mio gatto!»  l’indice piccolo della bruna, andò ad indicare un dolce gatto paffuto accanto a quelle giovani gambe. Continuava ad odorare nei dintorni, nel mentre la sua folta coda si muoveva nervosa. «Qualcosa però lo rende nervoso da un po’; per caso qui ci sono altri gatti, Signor Bergman? » a quelle parole, il diretto interessato alzò lentamente il capo, accennando un sorriso. Qualcosa diceva a Selene che l’anziano signore non era solo, in un posto così polveroso e pieno di peli. 
«No, mia piccola .. com’è che ti chiami?»
«Selene Blanchard!»
«Oh, Selene! Qui con me, devi sapere, ho un caro amico. Grum, vieni a salutare i nostri ospiti!» quella voce consumata si fece sentire in quel piccolo e misero appartamento; dall’altra parte della casa, un’ombra grande e grossa si fece largo sulle pareti giallognole e scese da quello che pareva il letto del padrone di casa. Un ringhiò fece soffiare Pajn e drizzò la sua pelliccia e la sua coda:  un cane dal pelo corto e nero come la pece, alto non più di un metro e settanta spinse con la punta del naso rugoso la porta. Allora, non era un cane come gli altri. In fondo, i suoi artigli erano grandi quanto la mano della giovane Selene e gli occhi piccoli e quasi coperti alla pelle oscura, brillavano di un rosso acceso. 
«E’ un mastino, forse della razza più grande al Mondo. Beh, lui è particolare; è stato modificato geneticamente da dei pazzi, dei mascalzoni. E per strapparlo dalle mani di questi scienziati, ho deciso di portarlo qui da me. Sì, devo dire che all’inizio ho avuto problemi con lo spazio, però ci siamo adattati. Non è così, Grum?» il cane abbaiò improvvisamente, facendo tremare persino le stoviglie che si trovavano all’angolo della cucina. Pajn soffiò ancora una volta e la sua padroncina, preoccupata, lo prese in braccio seppur così teso. Il gatto rispose a quel gesto, strusciando la punta del naso contro il suo mento. «Dunque, stavamo dicendo? Oh, sì! Il biglietto! Solo andata, Selene?»
Gli occhi della povera fanciulla erano ancora puntati verso quel mastino, che pareva studiarla con attenzione. Stringeva tra le braccia il suo caro felino, prima di rispondere al signore con un veloce cenno del capo.
«Ricordati, Selene. Ricordati di quel mastino e del Signor Bergman, perché ti aiuteranno a scappare da qui.» gli occhi della madrina erano puntati su un foglio. Su un biglietto che stava per essere compilato a mano. Bastava una sola firma su quel foglio e tutto sarebbe risolto.
Ma con quelle parole cosa voleva lasciar intendere Chatarine? Doveva forse fidarsi del “Uomo con il mastino”?
   
 
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