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Autore: Kind_of_Magic    15/09/2016    0 recensioni
Quel pomeriggio avevano concordato di uscire insieme. Sua madre le raccomandò di tornare a casa prima che scattasse il coprifuoco delle sei, Elizabeth la rassicurò che ci avrebbe fatto attenzione, diede un’ultima aggiustatina alla coda in cui aveva legato i capelli biondi e uscì. Per strada non c’era molta gente: tutti preferivano restare in casa, dove potevano almeno illudersi di avere ancora una parvenza di privacy.
Storia nata da un prompt sul gruppo Facebook "We are out for prompt".
In un'epoca distopica in cui ascoltare la musica è un reato, una ragazza decide di fare un regalo speciale alla sua migliore amica.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just listen
Prompt: “In un'epoca dispotica, anche ascoltare musica può costarti la vita."

---Just listen---

Elizabeth aveva in mente di fare quella cosa da tempo. Amelia, la sua migliore amica, non era il tipo da grandi manifestazioni emotive e che Elizabeth si ricordasse non le aveva mai detto esplicitamente che le voleva bene. Elizabeth, invece, lo era e sperava con quel gesto di poter dimostrare ad Amy quanto fosse disposta a fare per lei.
Quel pomeriggio avevano concordato di uscire insieme. Sua madre le raccomandò di tornare a casa prima che scattasse il coprifuoco delle sei, Elizabeth la rassicurò che ci avrebbe fatto attenzione, diede un’ultima aggiustatina alla coda in cui aveva legato i capelli biondi e uscì. Per strada non c’era molta gente: tutti preferivano restare in casa, dove potevano almeno illudersi di avere ancora una parvenza di privacy.
«Sei in orario» notò Amelia vedendola arrivare al parco in cui si erano date appuntamento «Non finisci mai di stupirmi»
«Non finisci mai di stupirmi» la scimmiottò Elizabeth «Beh, già dobbiamo essere a casa per le sei, non posso permettermi di arrivare anche tardi»
 
Dopo circa un’ora in cui avevano chiacchierato del più e del meno, Elizabeth fece un respiro profondo per farsi coraggio e infine disse: «Senti, Amy, c’è una cosa che volevo che vedessi»
«Così mi spaventi, Liz, che cosa c’è?»
Invece di rispondere, la ragazza estrasse dalla tasca dei jeans un piccolo lettore MP3. Amelia spalancò gli occhi: «Ma è vietato, non puoi…»
«Shhh…» rispose Elizabeth, tirando fuori dalla tasca anche un paio di cuffie auricolari «Chiudi gli occhi. Ascolta e basta»
Amelia decise infine di fidarsi: chiuse gli occhi e sentì Elizabeth metterle gli auricolari. Iniziò a sentire una musica dolce e triste, poi una voce femminile che riconobbe immediatamente come quella della sua amica cominciò a cantare. Aprì gli occhi, sentendo che le lacrime le bagnavano le guance, e vide Elizabeth che la guardava sorridendo.
«Liz, è bellissima» sussurrò.
«Sono contenta che…» cominciò a dire Elizabeth, ma fu interrotta da qualcuno che la afferrò bruscamente per un braccio.
«Cosa state facendo qui, ragazzine?» domandò un uomo vestito con l’uniforme dei corpi speciali «Questo è… State ascoltando musica?»
«No!» esclamò Elizabeth «Noi stavamo soltanto…»
Non poté finire la frase, perché un secondo agente strappò le cuffie dalle orecchie di Amelia e confermò che si trattava proprio di musica.
«Voi venite con noi» disse il primo agente. Le due ragazze si alzarono in piedi, il terrore dipinto sui loro volti «Anzi, no. Tu accompagna la biondina a casa e fai sapere ai suoi genitori cosa stava facendo, io porto l’altra in centrale»
«Cosa?» domandò Elizabeth allibita mentre il secondo agente la prendeva per le spalle «Perché?»
«Tu non avevi quelle cuffie. È un reato che tu non abbia denunciato lei, ma non hai commesso niente di grave quanto la tua amica. Lei va trattenuta e vedremo come andrà il suo processo. Per quanto riguarda te, penso che possiamo anche portarti a casa. Ci penseremo dopo»
Elizabeth sbarrò gli occhi: sapeva benissimo che la pena per il crimine di cui stavano accusando Amelia era la morte. Non poteva lasciare che accadesse, non ad Amy.
«Lasciatela andare, sono stata io! Le ho dato io il lettore e le cuffie, l’ho convinta io ad ascoltare, è colpa mia»
Amelia scuoteva la testa guardandola negli occhi, incapace di dire nulla.
«Ah, è così?» disse il primo agente «Allora tu vieni con me, lei testimonierà al processo»
«Portala a casa» aggiunse rivolto al suo collega, spingendo Amelia verso di lui.
«No!» cominciò a gridare Amelia, che aveva ritrovato la voce «Liz, non devi fare questo, non puoi»
«Devo» rispose Elizabeth a bassa voce «È stata tutta colpa mia»
Le due ragazze si strinsero la mano, gli occhi di entrambe erano umidi. Poi i due agenti le allontanarono, rompendo la loro stretta.
«Ti voglio bene» gridò Amelia mentre Elizabeth veniva portata via «Non dimenticartelo»
«Mai» rispose Elizabeth, voltandosi un’ultima volta verso di lei.

 

(One-shot, 645 parole)

 

Questa storia è per una persona in particolare. Avrei voluto chiamare il personaggio Clara, ma l'ho già fatto molte altre volte, perciò ho optato per Amelia che ha comunque un significato importante per me. Grazie per aver letto a tutti quanti e grazie a Crateide che con il suo prompt mi ha permesso di scrivere qualcosa che probabilmente non avrei mai osato.
   
 
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