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Autore: Selene Black    15/09/2016    5 recensioni
Melissa ha viaggiato parecchio.
Non ha finito l'università, è partita, è fuggita. Sì è spostata di città in città, di stato in stato, fermandosi per qualche mese. Ha riempito il suo blog di racconti su tutto ciò che osservava e che le capitava. Ha attraversato l'oceano ed è arrivata a New York.
A 26 anni ha deciso di fermarsi, fin quando sarebbe riuscita, a Boston. È qui che conosce una persona che le fa mettere in dubbio tutto ciò secondo cui ha vissuto fino a quel momento.
Qualcuno che sente di dover evitare, qualcuno da cui sa dover fuggire ma per cui, forse, vale la pena correre il rischio.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardò Sebastian accasciarsi e appoggiare la guancia al bancone e sì lasciò scappare una risata.
 
Nonostante l’impaccio iniziale, aveva passato una bella serata. Cena in un ristorante che non si sarebbe mai potuta permettere, con attori che fino a quel momento aveva visto solo ed esclusivamente sullo schermo del proprio pc (perlomeno quelli che conosceva), ottimi drink, appollaiati sugli sgabelli del bar. Cosa avrebbe potuto volere di più?
Parlare. Okay, non era stata sicuramente la più socievole della situazione. Sia Christopher che Sebastian si erano ricordati del fatto che se ne stesse sulle sue e tendesse a non aprire bocca, quando non conosceva la compagnia, e erano riusciti a farla sentire parte delle conversazioni senza che sentisse troppa pressione. Il primo, in particolare, si era assicurato di farla sentire a proprio agio in ogni momento. L’aveva presentata a Hayley Atwell, con cui era riuscita a parlare delle trasposizioni cinematografiche della Austen.
C’era stato un momento, nel corso della cena, in cui credeva di aver visto Chris improvvisamente teso: lei aveva detto di avere un blog e nel momento in cui ne aveva svelato il nome Tom, lui solo, aveva detto di conoscerlo e aveva cominciato a farle complimenti sul suo modo di scrivere, sui viaggi e sui particolari che riusciva a scoprire e descrivere meravigliosamente. Allora aveva avuto l’impressione che Evans fosse in qualche modo scocciato dal fatto che il bell’inglese avesse monopolizzato la sua attenzione perché aveva cercato in ogni modo di sviare il discorso. Non era riuscita a trattenere un sorriso compiaciuto, ma poi si era convinta che fosse tutto frutto della sua immaginazione.
Sebastian, tornato alla normalità rispetto allo showman che era emerso sul palco della convention, si era comportato da perfetto orso affettuoso sommergendola di abbracci non appena erano usciti dal Pesto, complici qualche bicchiere di vino di troppo e probabilmente l’accaduto di quella mattina. Non se l’era sentita di rifiutare tutto quell’affetto: dagli sguardi premurosi che Chris gli lanciava di tanto in tanto, aveva capito che c’era sotto qualcosa di serio.
 
Chris fece tentennare il ghiaccio nel proprio bicchiere. Era appoggiato al bancone con un gomito e la guardava.
Era dannatamente bello. Cercando di sostenere l’intensità degli occhi azzurri, Mel gli sorrise.
- Che c’è? - chiese. Indugiò con lo sguardo sul viso di lui, desiderando passare le mani sulla barba folta e tirarlo a sé per poterlo osservare più da vicino. Il bacio di quella mattina le stava dando alla testa.
Un sorriso sghembo si fece strada sulle labbra di Chris, quasi come se le avesse letto nel pensiero, e dopo qualche attimo di pura tortura si decise ad aprire bocca, facendo un cenno in direzione di Sebastian.
- È andato. -
Mel fece ruotare lo sgabello e vide che Sebastian aveva chiuso gli occhi. Lentamente gli tolse il bicchiere dalla mano, abbandonata anch’essa sul bancone.
- Dobbiamo portarlo in camera. -
- Mh. -
- Non vorrai lasciarlo qui così?! -
- Devi ammettere che è una bella scena. - le rispose scoppiando fragorosamente a ridere. Di tutta risposta, Sebastian mugugnò qualcosa di incomprensibile.
- Okay, andiamo. - senza smettere di ridacchiare si alzò, oltrepassò la ragazza e cominciò a sollevarlo, infilandosi sotto il braccio dell’amico. - Guarda che devi aiutarmi. -
- Se me lo lasci cadere addosso te la faccio pagare Evans. - rispose Mel, passandosi l’altro braccio sulle spalle. Non era del tutto convinta di essere d’aiuto vista la differenza di altezza tra lei e Chris, ma stava comunque facendo fatica. Dovevano essere davvero comici, un trio che barcollante e instabile.
- Giochiamo alla famiglia? - borbottò Sebastian, la voce impastata e spezzata dalle risate.
- Chiudi il becco, Boo Bear. -
Riuscirono ad arrivare all’ascensore e ad arrivare di fronte alla porta della camera dell’attore rumeno.
- Seb. La chiave. -
- Che chiave? -
- Quella della tua camera, Sebby. -
- La lampada prego. - disse lui gracchiando. Mel e Chris si guardarono confusi. - La chiave prego. -
- Coma abbiamo fatto a farlo ridurre così? -
 
Sebastian non aveva la chiave in nessuna tasca. Dopo averlo fatto sedere con la schiena contro il muro del corridoio, Chris scese a tentare di recuperare una seconda chiave in reception.
Mel si sedette accanto al moro, piegando le ginocchia e appoggiando il capo contro la tappezzeria della parete. La stanchezza accumulata in quella giornata piena di eventi cominciò a farsi sentire.
- Sei un disastro, Seabass. -
- Mmm. - mugugnò lui mentre lasciava cadere mollemente la testa sulla spalla della ragazza. - Lo so. -
- Me ne vuoi parlare? - il tono era dolce e tranquillo, non voleva farlo sentire obbligato. Era ormai ovvio che sotto la facciata allegra dell’uomo si nascondeva qualcosa di più, qualcosa di importante e che lo aveva portato allo stato in cui era.
- Ho fatto un casino con una ragazza. -
Seb chiuse gli occhi è sospirò sonoramente. Le si stringeva il cuore a vederlo così abbattuto. Sollevò una mano e gli accarezzò i capelli, appoggiando la guancia sulla testa di lui.
- Non credo di poter rimediare. Insomma, non mi vuole parlare ed è una vita che va avanti così. -
- Hai intenzione di lasciar perdere? -
Lui aspettò un attimo prima di rispondere.
- Non lo so. -
- Io... io non sono la persona più adatta a dare consigli su questo genere di cose, ma… -
- Lo so, ice woman. - Mel gli tirò una gomitata e continuò da dove l’aveva interrotta.
- … quanto ci tieni a lei? -
- Abbastanza. -
- Lo sa? - 
- Non lo so. -
- Fai in modo che nei sia certa. Seb, se io sono - alzò gli occhi al cielo mentre lo diceva, cosciente del fatto che fosse perfettamente azzeccato - ice woman, allora tu sei qualcosa come... super sunshine? -
Scoppiarono a ridere entrambi, cercando di trattenersi e non svegliare tutto il piano.
Quando le porte dell’ascensore si aprirono e Chris se li ritrovò davanti, si fermò un attimo a fissarli. Sorrise e scosse il capo, avvicinandosi.
- Boo Bear, è ora di andare. - disse mentre apriva la porta. Aiutò Mel a tirare su l’amico e assieme lo portarono fino al letto dove, tra le risate, lo lasciarono cadere. Con la faccia premuta sui cuscini e le mani aperte a croce, Sebastian bofonchiò confusamente qualcosa che interpretarono come un “vi voglio bene”.
 
 
Arrivata di fronte alla porta della sua stanza sentì l’agitazione crescere all’improvviso. Lei e Chris erano veramente soli per la prima volta da quella mattina. Cosa avrebbe dovuto fare?
Una parte di lei era ancora terrorizzata a morte da quanto era successo, da come si era lasciata andare e da quello che gli aveva accennato senza problemi. Seguire l’istinto di proteggersi avrebbe voluto dire liquidare la questione con qualche parola, finire il lavoro e poi allontanarsi il più possibile da lui, da quella sensazione strana che le stringeva lo stomaco quando stavano assieme, dal legame che aveva con lui.
Si girò, dando le spalle alla porta e fronteggiandolo, il cuore che le batteva a mille. Come avrebbe potuto dire di no a quei suoi occhi azzurri che la facevano sentire così bella, così importante?
Aveva sempre considerato una relazione come qualcosa di pericoloso. I suoi genitori ne erano stati esempio e monito.
Allora perché si sentiva così attratta e al sicuro?
 
Chris le sorrise e infilò le mani in tasca.
- È stata una bella giornata. -
- Sono d’accordo. - gli rispose, gli angoli della bocca sollevati di poco, in un sorriso timido.
- Grazie. -
Entrambi sapevano che quel semplice scambio di parole aveva un significato ben più profondo. Mel scosse la testa e ridacchiò, cercando di non sembrare troppo nervosa. Chris sollevò un sopracciglio, senza smettere di sorridere.
- Chasing life, mm? -
- Già. Non riesco a credere che Tom sia riuscito a farmelo dire. - un lampo di fastidio passò negli occhi azzurri dell’uomo. - Ero riuscita a farvi restare lontani dal mio blog, fino ad ora. -
- Appena arrivo in camera mi metto a leggere. Sei avvisata. -
- Imbarazzante. - disse passandosi una mano sugli occhi.
- Hai... - cominciò lui, improvvisamente nervoso, - hai scritto di noi? -
Mel lo guardò, fintamente scioccata.
- Stai insultando la mia intelligenza, Evans. -
- Deformazione professionale. - si difese lui, ridendo e alzando le mani. - Ho il terrore che i paparazzi rendano la mia vita un inferno. -
- No. Non direttamente almeno. -
- Non direttamente? -
- Ho scritto un pezzo sui nuovi incontri e sul fatto che ho dovuto lasciare la mia casa. E su Boston vista dall’alto. Ho fatto in modo che non si capisse che le foto sono state scattate dal tuo appartamento. Non per darmi delle arie, ma sono piuttosto brava. -
La risata mal trattenuta di Chris accompagnò la sua, quando le pizzicò un fianco e cominciò a farle il solletico. Mel cercò di lottare e spingerlo lontano.
- Non per darmi delle arie… - la scimmiottò. Era una lotta impari, non avrebbe mai potuto competere con la sua massa, i muscoli che si flettevano e la intrappolavano in una stretta inespugnabile.
 
Fu questione di secondi. Niente più risate, niente più spinte scherzose. Nel corridoio calò il silenzio, rotto solamente dai loro respiri. Entrambi sapevano di essere troppo vicini, le mani di Chris strette sui suoi fianchi, quelle di Mel aperte sul suo petto, senza più opporre resistenza. Chiusero lo spazio che li separava lentamente, senza distogliere lo sguardo l’uno dall’altro fino all’attimo in cui le labbra si sfiorarono.
 
Si baciarono dolcemente, con una delicatezza che non avevano ancora sperimentato, allontanandosi dopo poco.
- Scriverai anche stasera? - le chiese, accarezzandole una guancia.
- Forse. - rispose lei sottovoce. Il comic-con era un ottimo argomento e si sentiva così assurdamente felice che avrebbe potuto scrivere tutta la notte.
Il sorriso di Chris si allargò. Fece scivolare una mano sulla sua schiena e la tirò ancora a sé.
- Buonanotte, allora. - mormorò, prima di lasciarle un ultimo bacio a fior di labbra, la barba che le solleticava la pelle.
Mel non riuscì a rispondere quando lui si allontanò facendo qualche passo indietro, per poi voltarsi e camminare verso l’ascensore. Sbatté le palpebre più volte prima di smuoversi ed entrare in camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Si sentiva avvolta da una sensazione strana, calda, nuova. Cercò di identificarla ma non riusciva ad associarla a niente di quello che aveva provato in precedenza. Era così dolce, così confortante, sembrava che le scorresse nelle vene e raggiungesse ogni punto del suo corpo.
Dopo aver tirato fuori il computer dalla valigia e averlo acceso, seduta a gambe incrociate sul letto, sfiorò la tastiera in attesa dell’ispirazione e si rese conto di non aver smesso di sorridere nemmeno un attimo. Non avrebbe potuto scrivere niente di condivisibile con un pubblico, quella sera. Era tutto troppo personale.
Chiuse il computer con una mano e si avvicinò di nuovo alla valigia, frugando fino a trovare il vecchio diario che l’aveva accompagnata per tutti quegli anni.
 
 

 
 
 
- Dormito bene? - chiese a Sebastian, tirandogli una vigorosa pacca sulla spalla.
Era riposato e felice, si era svegliato presto ed era andato a correre nel parco poco distante dall’hotel. Dopo essersi fatto una doccia fresca era sceso nella hall, dove lui, l’amico e Melissa si erano dati appuntamento per andare a fare colazione assieme.
Scosso dal colpo ricevuto, Seb alzò gli occhiali da sole che indossava e gli lanciò uno sguardo tra l’omicida e il distrutto, mostrando le occhiaie come risposta alla sua domanda.
- Perché mi avete lasciato bere così tanto? - il tono era lamentoso, come quello di un bambino che aveva fatto un’indigestione di zuccheri.
- Perché dovresti essere in grado di reggere l’alcool, con tutti questi muscoli. - disse Mel, comparendo alle sue spalle e dandogli un leggero pugno sul braccio.
- Potete almeno smetterla di picchiarmi? - mugugnò lui scatenando la risata della ragazza.
Chris si sentì il cuore esplodere, mentre la osservava ricambiando il suo sorriso. Aveva i capelli raccolti in uno chignon disordinato, un top grigio che sottolineava la vita stretta e un paio di jeans a vita alta, strappati appena sotto i glutei. Percorse con lo sguardo tutta la lunghezza delle gambe, per poi tornare al viso. Alzò un sopracciglio e piegò le labbra in un ghigno, mentre Mel arrossiva e si trascinava Sebastian fuori dall’albergo, diretta a uno Starbucks poco distante.
 
- Niente spice pumpkin coso oggi, doll? - le chiese Sebastian, senza smettere di masticare un pezzo del suo enorme muffin al cioccolato.
- Volevo evitare che me lo rovesciassi di nuovo addosso. -
- Probabilmente non saresti qui se non l’avesse fatto, quindi - disse Chris, alzando la forchetta che stava usando e facendo un cenno all’amico. - grazie Boo Bear. Gran bella mossa. -
Scoppiarono a ridere tutti e due, mentre Mel alzava gli occhi al cielo accennando appena un sorriso divertito. Il tempo che impiegarono a fare colazione trascorse così, tra risate e battutine. Alla fine dovettero praticamente cacciare Seb, enormemente in ritardo per il suo panel a cui arrivò stringendo ancora tra le mani il bicchiere di cartone stracolmo di cappuccino.
Scuotendo la testa Mel si girò verso di lui e gli sorrise. Era bellissima.
- Okay, in quanto tua assistente personale devo ricordarti che sei libero esattamente fino alle 20 di questa sera, party di chiusura nella sala conferenze mezz’ora dopo. - gli disse, stringendo gli occhi mentre ricordava l’orario preciso. Lui si fece coraggio e tirò fuori l’idea che gli girava per la testa dalla sera prima.
- Ti andrebbe di fare un giro per la città? -
Trattenne il respiro, guardandola prendere in considerazione e valutare la proposta. Non sapeva cosa aspettarsi, non lo sapeva mai con lei e una parte di lui temeva sempre che si sarebbe chiusa a riccio pensando che stesse pretendendo troppo o andando troppo veloce. Ogni volta gli tornava in mente quello che gli aveva detto sul retro, la mattina prima. Doveva agire con cautela, guadagnarsi la sua fiducia un passo alla volta.
- Solo se ti fai offrire il pranzo. - gli rispose, sbuffando, e lui riprese a respirare normalmente, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
 
 
Non si era mai divertito così tanto a Philadelphia, nemmeno quando era andato con Bradley ad una partita degli Eagles. Girarono quasi tutto l’Independence National Historical park, approfittando della giornata di sole che era capitata loro. Passarono sotto l’enorme LOVE di Robert Indiana, che Mel snobbò con una smorfia, e andarono a mangiare al Reading Terminal Market, un enorme mercato coperto pieno di piccoli ristoranti di strada, colorati e invitanti. Alla fine si erano fatti tentare dai cheesteaks, tipici della città, e li avevano divorati senza riuscire ad evitare di macchiarsi le magliette e ridere fino a star male.
Nel pomeriggio passeggiarono sulla nona, nella zona dei locali italiani. Parlarono tutto il tempo: Mel si informò sulla sua carriera, su come si fosse avvicinato al cinema e sugli altri componenti della numerosa famiglia Evans; lui, fiero di essere riuscito a superare definitivamente la fase “non parlo molto” della ragazza, le chiese di alcune parti dei suoi viaggi, mostrando di aver letto con attenzione il blog. La guardò rapito mentre parlava entusiasta delle meraviglie che aveva visto e delle persone che aveva conosciuto sulla strada, cogliendo piccoli particolari a cui non aveva ancora fatto caso. La sua storia era infinitamente interessante.
 
Lasciò il meglio per ultimo.
Si fermarono al centro esatto della grande scalinata che portava all’Art Museum e si mise a canticchiare la musica di Rocky, alzando la guardia e sferrando pugni al vuoto. Sarebbero arrivati in cima e avrebbero ammirato la città da lassù, una vista mozzafiato.
Mel trasalì quando fece finta di colpirla. Di colpo Chris si rese conto che non era neanche lontanamente felice. Aveva lo sguardo vacuo e la mascella tesa, non lo guardò quando le appoggiò una mano sulla schiena e si chinò su di lei.
- Non sei una fan di Balboa, immagino - le sussurrò, cercando i suoi occhi.
Lei deglutì e si schiarì la voce prima di parlare.
- Erano i film preferiti di mio padre. -
Chris si pentì di averla portata lì. Non parlava mai della sua famiglia e aveva immaginato che i suoi fossero venuti a mancare o che non avesse più rapporti con loro. La sua reazione ne era la conferma.
- Possiamo andare da qualche altra parte… - disse, premendole leggermente sulla schiena e sfiorandole un braccio. Mel si divincolò dalla sua presa e mise un piede sul primo gradino.
- Saliamo. -
 
Restò fermo ad osservarla per qualche secondo dal basso, la figura esile che si allontanava da lui a quello che sembrava quasi un passo di marcia. Scacciando ogni pensiero su quanto quella posizione gli permettesse di ammirare il fondoschiena della ragazza, cercò di capire cosa stesse accadendo e si riscosse per raggiungerla, facendo i gradini a due a due.
Rallentò, una volta arrivato al suo fianco. Mel era ancora tesa, guardava fisso davanti a sé, con gli occhi lucidi e i pugni chiusi. Era chiaro che stesse affrontando un qualche conflitto interiore, che salire quella scala fosse molto più che un mero sforzo fisico per lei, che si stesse facendo forza per non andarsene e continuare. Erano arrivati a metà scala e Chris non riusciva a staccare lo sguardo da lei, che sembrò vacillare. Si bloccò, prendendo grossi respiri e sbattendo le palpebre velocemente.
Qualsiasi cosa stesse fronteggiando, non doveva farlo da sola. Sperando con tutto sé stesso di non essere respinto, le si avvicinò e lentamente le prese la mano, intrecciando le sue dita con le proprie.
Mel si voltò verso di lui, paura e confusione che trasparivano dai grandi occhi castani. Strinse leggermente la presa in un muto incoraggiamento, pur senza sapere il motivo di quello che stava succedendo.
 
Ricominciarono a salire. Gradino dopo gradino, come se fossero soli in mezzo alla città. Mano nella mano, un passo alla volta, sempre più in alto, sempre più leggeri.
E quando arrivarono in cima si fermarono assieme, guardando le colonne della facciata del museo alzarsi di fronte a loro. Quando Mel interruppe il contatto per voltarsi e sedersi sull’ultimo gradino gli sembrò assurdo non sentire più il calore della sua mano e restò qualche secondo intontito prima di fare lo stesso e prendere posto di fianco a lei.
Ai loro piedi le macchine e gli autobus continuavano le loro corse, una coppia camminava nel parco, un gruppo di turisti ascoltava la guida sotto la statua equestre, altri scattavano foto ricordo mentre salivano le scale.
- Avevo quindici anni. Quando arrivò la chiamata della polizia ero a casa con mio fratello, lui stava guardando i cartoni. - disse Mel, senza guardare niente in particolare, la voce bassa. - Era normale, stavamo spesso da soli e stavamo meglio così. Quando loro erano in casa bastava poco per essere sgridati e ricevere una punizione. -
Chris annuì, senza dire nulla. Le avrebbe dato tutto il tempo del mondo, assorbendo ogni notizia, ogni particolare, ogni tremolio delle sue labbra.
- Non so chi dei due fosse più forte. I loro schiaffi facevano male nello stesso modo e quando litigavano tra loro sembravano essere sempre in parità. Lui tirava pugni, ma lei mordeva. Erano sempre segnati entrambi. Ho riflettuto a lungo sul perché, ma non l’ho mai capito, non so come fossero cresciuti, non so perché fossero finiti assieme. Forse proprio perché erano così simili. Ma si amavano. E quello era parte del loro amore. -
Si girò un attimo verso di lui, come a controllare che effetto facessero le sue parole. Come se dovesse accertarsi di aver fatto la scelta giusta, prima di andare avanti. Confessioni che la stavano avvicinando a lui come a nessun altro.
- Trovarono la macchina fuori strada, ribaltata. Non mi sono mai interessata ai particolari. L’unica cosa che ritenni veramente importante era il perché. Stavano litigando, di nuovo. La polizia, i magistrati, i periti ricostruirono i fatti in qualche modo, le ultime spinte, i colpi precedenti all’impatto. Capì che la loro violenza, loro e solo loro erano i responsabili della loro morte. E l’avevano trasmessa a noi. - strinse i pugni convulsamente, fissandosi le mani. - Le discussioni tra me e mio fratello erano all’ordine del giorno, eravamo bambini, credevo che fosse normale. Ma anno dopo anno, mi rendevo conto di quando di loro io vedessi in noi. Ogni volta che lasciavo un livido a mio fratello o ne vedevo uno sulla mia pelle, aumentava la certezza che fosse parte di noi. Anche mia nonna, siamo stati da lei dopo quello che era successo, anche lei non esitava a batterci con quello che le capitava a tiro quando ci comportavamo male. Un cucchiaio di legno, uno straccio, i libri di scuola. Ti sembrerà assurdo, ma affetto e violenza sono strettamente legati, sono…-
Chris cominciò a capire, in parte scioccato dalla mole di informazioni di cui stava venendo a conoscenza, in parte rapito dal racconto che gli stava dando una nuova chiave di lettura dei suoi comportamenti.
- È un tratto di famiglia, e ho cercato di tirarmene fuori. Ho smesso di reagire alle provocazioni e alla rabbia, ma poi mio fratello è cresciuto. Il suo carattere irascibile è esploso appena iniziata l’adolescenza e smettere di ribattere mi ha portato solamente nuovi lividi. Ho aspettato che diventasse maggiorenne e sono partita. -
Smise di parlare, le mani che tracciavano disegni invisibili sulla pelle lasciata scoperta dagli shorts.
Lui si sentiva travolto dalle emozioni. Non sapeva cosa fare.
- Hai ancora contatti con lui? -
- No. -
Cercò il suo sguardo ma lei non ne voleva sapere di alzare la testa. Una goccia cadde sulle sue gambe, seguita da una seconda poco dopo. Cercando di essere il più gentile possibile Chris le sollevò il viso, il palmo aperto sulla sua guancia rigata di lacrime.
- Ho paura. - sussurrò Mel, la voce rotta. - Sono scappata per tutto questo tempo, da qualsiasi cosa cominciasse ad essere troppo importante per me. Da qualsiasi cosa avrei potuto rovinare e che avrebbe potuto rovinare me. Da ogni genere di legame. E adesso… - abbassò gli occhi.
Parlarle non avrebbe avuto senso. Non sarebbe stato abbastanza, non avrebbe reso il tumulto che sentiva dentro. Spostò la mano sulla sua nuca e con l’altra la tirò a sé, avvolgendola in uno stretto abbraccio. Mel si aggrappò alla sua maglietta con entrambe le mani e la sentì rilassarsi, lasciarsi andare a un pianto liberatorio contro il suo petto.
Poggiò le labbra sui suoi capelli, chiudendo gli occhi e chiedendosi perché un essere così meraviglioso avesse dovuto soffrire tanto. E mentre lei singhiozzava e le lacrime gli bagnavano la maglietta, la strinse più forte e si rese conto di desiderare che lei fosse felice, a qualsiasi costo.







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Hey hey hey, eccomi qui con un capitolo che è un casino completo, tra scene scioglicuore e strappalacrime (?)
Finalmente è saltato fuori il passato di Mel, che è più incasinata di quanto credessimo. È un argomento che mi sta molto a cuore per motivi personali e spero di avergli reso giustizia (in nessun modo voglio sminuirne l'importanza o fare un torto a qualcuno che ha vissuto situazioni simili. Chiunque fosse infastidito o offeso in qualche maniera può scrivermi in privato e farò in modo di migliorare)
Posso dire quasi con certezza che Chris sia cotto marcio. Il rapporto tra lui e Mel sta diventando più profondo di quanto credesse all'inizio (e la cosa gli piace). 
Il prossimo capitolo è incentrato principalmente su quel disastro di Seabass, che (forse) ha una nuova strepitosa ragazza in real life, e che deve fare qualcosa per riprendersi Jenna qui. Forse però unirò due capitoli e ci sarà anche un po' di Chrissa (?WTF? fermatemi)

Voglio ringraziare con tutta me stessa 
AirDustLois Lane 89 e Lois Lane 89 che hanno recenensito l'ultimo capitolo. Grazie, grazie, grazie, anche a chi ha messo la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite. Siete tutti importanti per me!
Un abbraccio virtuale a tutti

Sere




 
  
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