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Autore: Stria93    16/09/2016    7 recensioni
La stanza prese a vorticare e, all'improvviso, Regina sentì se stessa scoppiare a ridere, immediatamente seguita da Emma. A un tratto, non esistevano più quelle decine e decine di occhi che le scrutavano con invidia, apprezzamento, ammirazione, eccitazione, perplessità... Non esisteva più il locale di Granny, né Storybrooke, né null'altro al mondo.
In quel momento perfetto c'era spazio solo per loro due. Per i loro corpi avvinghiati, tanto vicini che quasi non distinguevano più dove terminasse la superficie dell'uno e iniziasse quella dell'altro, per il suono argentino delle loro risate che si sposava con le note passionali di quella melodia e per una strana forma di euforica ebbrezza mista a un incontenibile desiderio l'una dell'altra.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Emma Swan, Regina Mills
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Tango

- Be', allora io vado. Sei sicura di riuscire a mandare avanti il locale da sola per due giorni? -
Ruby sollevò gli occhi al cielo. Era più o meno la centesima volta che la nonna le rivolgeva quella domanda, e per la centesima volta le diede la stessa risposta: - Ma certo, nonnina. Tu va' pure. Ci penso io qui. -
Il sorriso che si aprì sulle labbra di ciliegia della ragazza doveva risultare rassicurante, ma a Granny non sfuggì il bagliore di furbizia che attraversò le iridi chiare di sua nipote mentre pronunciava quelle ultime fatidiche parole che, alle sue orecchie, suonavano più come la profezia di un'imminente catastrofe.
Ci penso io qui.
La donna alzò un sopracciglio e squadrò Ruby con uno sguardo penetrante e sospettoso. Avrebbe potuto trafiggere ogni cosa con quegli occhi di ghiaccio, un po' come quando imbracciava la sua inseparabile balestra e non falliva mai un colpo.
- Dì un po', signorina... Non è che hai in mente qualcosa che io non approverei? -
Ruby esibì un'espressione ferita e offesa. - Oh, nonna! Pensavo che ormai mi considerassi una persona adulta,matura e responsabile. Non ti fidi di me? Dubiti della tua nipotina? -
Granny sospirò: - E va bene. Mi auguro solo di trovare tutto in ordine per il mio ritorno. -
La ragazza sorrise, baciò la nonna e le augurò buon viaggio.
Mentre osservava l'auto farsi sempre più lontana lungo Main Street, gli angoli della sua bocca presero un'inclinazione diversa e il sorriso caldo e conciliante mutò rapidamente in un sogghigno pieno di malizia e aspettativa.
Quella sera, da Granny's, avrebbe avuto luogo la festa più spregiudicata che la sonnolenta Storybrooke avesse mai visto. Tutti gli abitanti se la sarebbero ricordata per anni! Be', tutti tranne sua nonna, ovviamente...



L'orologio della torre batté l'una di notte.
Le strade della città erano deserte e silenziose. Si sarebbe potuto pensare che, a quell'ora tarda, la popolazione fosse rintanata nelle proprie case, a sognare al sicuro nel proprio letto. Ma gli unici che, in quel momento, effettivamente dormivano placidamente, erano i bambini.
Ruby era stata molto chiara: per una sera, la famigliare e accogliente tavola calda della nonnina si sarebbe trasformata in un locale notturno come si conveniva, dunque apertura dalle 22.00 alle 6.00 del mattino seguente, alcolici a fiumi, luci soffuse, sospensione del divieto di fumare, musica a tutto volume e ingresso vietato ai minori di diciotto anni, ospiti e avventori preferibilmente “in ghingheri”.
Mezza Storybrooke aveva risposto con entusiasmo all'appello della giovane cameriera. Tutti erano curiosi di scoprire cosa ella avesse architettato ora che si era finalmente liberata, almeno per un paio di giorni, del controllo e della severissima supervisione di sua nonna, inflessibile specialmente quando si parlava della sua attività e della gestione del suo adorato locale.
Alle 21.30 si era già formata una lunga coda davanti all'ingresso e Ruby aveva addirittura dovuto anticipare l'orario di apertura.
C'erano proprio tutti. Emma Swan si era presentata fasciata in un abito rosso fuoco senza spalline, dalla generosa scollatura a cuore, la cui gonna attillata le arrivava poco sopra le ginocchia. I sandali di pelle color avorio dal sottile tacco alto la slanciavano e la rendevano incredibilmente flessuosa, facendo dondolare dolcemente i suoi fianchi ad ogni passo. I capelli erano sciolti in morbide onde dorate che le accarezzavano le spalle, stuzzicandole il décolleté, e le incorniciavano il viso finemente truccato e, per una volta, disteso e sereno.
- Ehi! Quello è il mio colore! - aveva scherzato Ruby quando la donna aveva varcato la soglia e le due si erano abbracciate ridendo.
Anche Regina aveva preso sul serio l'invito a “mettersi in ghingheri”. Sfoggiava un magnifico abito di raso nero come una notte di luna nuova che le ricadeva di sbieco poco sotto le ginocchia, offrendo ai presenti una dettagliata e gradevole visuale della parte superiore della sua gamba sinistra. Una profonda scollatura a V, che terminava a un pelo dall'incavo delle natiche, metteva in mostra la schiena tonica e scolpita, adornata da due file di perline che univano i due lembi di tessuto, come un piccolo ponte luccicante di stelle tra fiumi di tenebre.
I piedi della donna erano calzati in lucide scarpe di vernice blu scuro, spudoratamente alte.
Il Sindaco e la Salvatrice erano senza dubbio il principale bersaglio degli sguardi altrui.



Al culmine della festa, quando ormai molti bicchieri erano stati svuotati, riempiti e poi svuotati nuovamente, le note inconfondibili, calde e sensuali di un tango argentino iniziarono ad aleggiare nell'aria fumosa del locale. Proprio in quel momento, Regina, che si sentiva leggera e spensierata come non le capitava da molto tempo – forse anche per via dell'alcoll che le scorreva in corpo – afferrò una bottiglia di rum dal bancone e si diresse al tavolo dove Killian Jones e Robin Hood, decisamente alticci, stavano ridendo di gusto per chissà quale battuta.
Con un gesto deciso pose il recipiente di vetro davanti ai due uomini, che ammutolirono all'istante e le piantarono addosso uno sguardo interrogativo ma, allo stesso tempo, molto interessato.
- Allora signori, vi propongo una piccola sfida: chi di voi berrà la sorsata più lunga avrà l'onore di ballare con me questo tango. -
I due si guardarono, poi Killian sorrise con sensuale ferocia. - Attenta, tesoro. Sono un pirata, ricordi? Questa roba, - e diede un colpetto alla bottiglia con l'uncino, facendo tintinnare il metallo contro il vetro. - mi scorre nelle vene al posto del sangue. -
A quel punto, Robin gli mollò una bonaria pacca sulla spalla. - Qualcuno qui è molto sicuro di sé, vedo. E va bene, pirata. Accetto la sfida. Vedrai cosa sa fare un figlio di Nottingham, nonché Principe dei Ladri. -
Il primo a sottoporsi alla prova fu proprio il famoso fuorilegge, che, bisogna riconoscerlo, ingollò una considerevole quantità di liquore.
Nel frattempo, Emma, incuriosita da quella strana riunione, aveva raggiunto il tavolo dove si stava svolgendo la competizione. - Ehi, che succede qui? Si fa una gara di bevute senza di me? -
Regina sorrise mentre la bottiglia passava a Killian. - Più o meno. Questi due gentiluomini si stanno sfidando a chi berrà il sorso più lungo. Chi vincerà, ballerà con me. -
- Ma davvero? - Con un gesto fulmineo, Emma strappò la bottiglia dalle labbra del capitano e se la portò alla bocca senza la minima esitazione, iniziando a tracannare la bruciante bevanda come se si trattasse di innocua acqua fresca dopo una lunga corsa. Beveva con furore, reclinando la testa all'indietro, incurante del fuoco liquido che le incendiava la gola e dei rivoletti di liquore che sfuggivano dai lati della sua bocca e le scorrevano lungo il collo affusolato.
Regina non poté fare a meno di seguire con gli occhi il percorso di una gocciolina che andò ad insinuarsi fin nella scollatura del vestito della donna.
Quando si ritenne soddisfatta e fu ormai certa della vittoria, Emma posò la bottiglia, a quel punto quasi vuota, riprese fiato e lanciò uno sguardo divertito e beffardo ai due uomini, che la squadravano increduli e ammirati, dopodiché si rivolse a Regina, anch'essa piacevolmente stupita dalla prestazione e dall'esuberanza della Salvatrice, la prese per mano con decisione e la condusse al centro del locale. - Balliamo. -
La melodia struggente e passionale di quel tango le avvolse all'istante, dolce, calda e densa come miele appena distillato.
La bionda prese l'iniziativa e si posizionò alle spalle della compagna, cingendole la vita e facendo in modo che i loro corpi aderissero perfettamente l'uno all'altro in uno splendido incastro di pelle di porcellana e tessuto nero e rosso. Il seno della Salvatrice premeva contro la schiena nuda di Regina.
Con un lieve movimento della testa Emma le sfiorò la nuca con le labbra ardenti e inspirò il suo profumo in un fugace istante che fece rabbrividire entrambe.
Una lenta giravolta e le ballerine si ritrovarono una di fronte all'altra. Il desiderio e la passione che trasparivano languidi dai loro occhi erano inequivocabili ed ebbero l'effetto di alimentare ancora di più quel senso di eccitazione che già le aveva pervase come un pizzicore diffuso sottopelle. Le loro dita s'intrecciarono, le loro mani si posarono senza remore e senza vergogna sulle forme sinuose dei fianchi.
Non seguivano una vera e propria coreografia e non cercavano di ricordare dei passi; semplicemente si lasciavano guidare dall'istinto e dai reciproci movimenti, assecondando una forza misteriosa che sembrava agire su di loro e, talvolta, spingerle l'una verso l'altra oppure allontanarle. Danzavano e si accarezzavano, si sfioravano a vicenda dando vita a brevi, deliziosi istanti che le torturavano di piacere.
Le dita di Emma lambirono il collo di Regina e, con studiata lentezza, scivolarono giù, sempre più giù, lungo la colonna vertebrale della donna, fino ad incontrare il raso dell'abito a pochi centimetri dalle natiche.
Regina si morse le labbra, gustando la sensazione delle mani di Emma che percorrevano sapienti e sicure il suo corpo. Poteva avvertirne il calore anche attraverso il tessuto.
I loro movimenti si dispiegavano in un continuo alternarsi tra gesti lenti e lascivi e mosse scattanti, incalzati dal ritmo della musica; la chitarra produceva un suono duro e ruvido come la pietra ma questo era mitigato e addolcito dalle note del violino, fluide e armoniose, non prive di un lieve tocco nostalgico.
Emma inarcò la schiena e gettò indietro la testa. I suoi capelli d'oro sprigionarono un profumo di shampoo alla frutta misto a un leggero sentore di sudore che inebriò Regina, la quale tracciò con il dorso della mano un sentiero immaginario dalla punta del mento di lei fino ad indugiare sul primo accenno dell'incavo tra i seni. Poteva sentirle il cuore battere con vigore nel petto, quasi seguisse anch'esso l'andamento del ballo.
Altre piroette, altri tocchi ambigui e fuggevoli.
Quando Emma si allontanò improvvisamente da lei volteggiando sui tacchi vertiginosi, Regina si gettò a terra con grazia e protese le braccia verso la Salvatrice, come se volesse invitarla, supplicarla, a riprendere il contatto. Se fosse solo un gesto coreografico o un reale bisogno dell'anima e del corpo, la donna non lo capì e non se lo domandò. La bionda la esaudì e le si avvicinò nuovamente, e quando il sindaco sollevò la gamba sinistra per avvolgerla intorno al corpo della partner, il raso nero dell'abito si ritirò ulteriormente, quasi con reverenza, come a voler lasciare quanto più possibile scoperta la pelle nuda e liscia della coscia d'avorio di Regina, in modo che la mano di Emma potesse scivolarci comodamente sopra e soffermarsi su di essa.
Il ritmo della musica si fece, a un certo punto, più deciso e incalzante. Le due danzatrici si lanciarono in una frenetica giravolta, le braccia agganciate ai fianchi, le dita delle mani che stringevano forte quelle della compagna.
La stanza prese a vorticare e, all'improvviso, Regina sentì se stessa scoppiare a ridere, immediatamente seguita da Emma. A un tratto, non esistevano più quelle decine e decine di occhi che le scrutavano con invidia, apprezzamento, ammirazione, eccitazione, perplessità... Non esisteva più il locale di Granny, né Storybrooke, né null'altro al mondo.
In quel momento perfetto c'era spazio solo per loro due. Per i loro corpi avvinghiati, tanto vicini che quasi non distinguevano più dove terminasse la superficie dell'uno e iniziasse quella dell'altro, per il suono argentino delle loro risate che si sposava con le note passionali di quella melodia e per una strana forma di euforica ebbrezza mista a un incontenibile desiderio l'una dell'altra.
Quando la musica raggiunse il culmine, una frazione di secondo prima di concludersi bruscamente, Regina si lasciò cadere all'indietro, sorretta dal braccio di Emma, ma questa, inaspettatamente, non si limitò a trattenerla, invece l'attirò a sé con forza e la baciò, premendo con impeto le proprie labbra su quelle del sindaco.
I loro respiri umidi recavano ancora le tracce aromatiche, calde e leggermente acri del liquore. Ciascuna sentì sulla propria lingua il sapore dell'altra e ne godette il più possibile, prima di interrompere il contatto e lasciare che il silenzio sbigottito del pubblico che aveva assistito ipnotizzato al loro ballo si tramutasse in un tripudio di applausi e risate, perché, in fondo, quella sera ogni cosa era un gioco; il tempo era come sospeso e tutto era concesso, tutto scivolava addosso con spensierata leggerezza tra un bicchiere e l'altro, e anche un bacio strappato alle labbra della propria nemica-amica, rivale-alleata, non pesava più di una piuma portata dal vento... o no?






Da Stria93 (che sì, è ancora viva): Ok, il mio account di EFP è rimasto inattivo per quasi... un anno! Non mi soffermo sulle molteplici cause di questo stop, ma mi scuso con tutt* per essere sparita.
Come avrete notato, questa storia non ha assolutamente niente di speciale, forse in certi punti sfiora persino la banalità con la B maiuscola. Si è trattato di un parto mentale dovuto alla visione di una scena del film Frida che mi ha folgorata e alla quale mi sono appunto ispirata per buttare giù questa shot. Non era mia intenzione rispettare l'IC dei personaggi, né il contesto, ma solo mettere in evidenza la scena del ballo saffico tra Emma e Regina. Ho volutamente sospeso tutte le altre relazioni tra gli abitanti quindi immaginatevi come più vi piace il rapporto che lega Emma a Killian o Regina a Robin, il punto della storia di OUAT in cui può essere ambientata questa OS o la motivazione dell'allontanamento di Granny.
Ho voluto anche lasciare aperta la conclusione proprio per questo motivo. Il ballo doveva essere il vero protagonista e tutto il resto solo uno sfondo per poterlo contestualizzare.
Un grazie infinite a chi leggerà questo mio primo lavoro dopo il lunghissimo periodo di astinenza dalla scrittura di fanfic e porgo le mie scuse se dovessi essermi arrugginita.
Un bacio a tutt*!


  
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