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Autore: Roxar    16/09/2016    3 recensioni
"Ci credi che non abbiamo mai ballato?"
"Lo abbiamo fatto," ribatté lei con voce un po' nasale, rassegnandosi e sistemando meglio i gomiti sulle sue spalle, "al nostro matrimonio."
James annuì meditabondo. "È stata l'unica volta, però. Perché diavolo non ti ho mai chiesto di ballare?"
Lily accennò un sorriso piccolissimo e mesto. "Eri sempre troppo impegnato a metterti in mostra, Potter."
"Ero un vero idiota."
"Lo eri," confermò lei con affetto [...]"

James, Lily e il bisogno di alleggerire il peso enorme della morte dei McKinnon.
[James/Lily | Missing moment | Romance]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Crew&Ship: James Potter, Lily Evans, Sirius Black | James/Lily
Warnings: Hurt/comfort, Missing moment, Flangst
Note: è davvero una cosina scritta su due piedi e nei tre minuti e ventisette secondi della canzone che l'ha ispirata (e che ho eletto a mia soundtrack Jily ufficiale) (e da cui sono tratte le citazioni iniziali e finali) (e che è stata impropriamente inserita nella storia, perché uscì solo nell'82 (anche se quella in questione è quella coverata dagli Sleeping at last qualche anno fa), ma va bene, licenza creativa, gente, licenza creativa XD). È che oggi compio nove anni EFPiani (la vecchiaia impera!) e volevo togliermi il capriccio di un minuscolo festeggiamento. Auguri a me, dunque!
E grazie a chiunque leggerà, siete mitici ♥
Namaste!

 

 

___

We can dance, if you want to

 

 

L'aveva lasciata piangere in un angolo del divano, con un cuscino tra le braccia, per tutto il pomeriggio, limitandosi a sederle accanto e tenere una mano tra le sue. Le aveva dato modo di sfogarsi, sicuro che avrebbe ritrovato la strada da sé, ché Lily non era tipo da deprimersi così facilmente; era una guerriera, era una Grifondoro fino al midollo e sarebbe morta prima di restare sul quel divano, a piangere. Ad arrendersi. L'avrebbe fatto, avrebbe messo quel cuscino da parte, ne era certo, ma era altrettanto certo che, all'approssimarsi della sera, Lily necessitasse di una piccola spinta. Guardando verso un angolo del soggiorno, come in cerca di ispirazione, l'idea quasi lo travolse.

Puntò allora la bacchetta contro un vecchio giradischi che Lily aveva ereditato dai nonni paterni e quando, dopo un piccolo rumore graffiante, le prime note della canzone riempirono il silenzio della stanza, James si alzò e le tese entrambe le mani. 

"James," si lamentò, scuotendo la testa e soffiandosi il naso per l'ultima volta nel fazzoletto già stropicciato. Non aveva voglia di assecondare le stramberie di suo marito, e sicuramente, proprio in quel momento, non aveva voglia di ballare, per l'amor del cielo. Il peso della morte dei McKinnon indugiava sul cuore e la teneva inchiodata a quel divano, facendole desiderare solo di raggomitolarsi e piangere fino all'ultima lacrima che il suoi corpo aveva da offrire. Un vero peccato che lui non la pensasse allo stesso modo e che, di colpo, calò le dita sui suoi polsi, tirandola in piedi con decisione e passandosi le braccia di lei sulle spalle quando capì quanto non intenzionata a collaborare fosse. Si premurò anche di intrecciare bene le mani, sentendole calde e lisce sulla nuca. Poi, lentamente, iniziò a ciondolare piano, trascinandola con sé nelle sue oscillazioni, precise come quelle di un metronomo.

"Ci credi che non abbiamo mai ballato?"

"Lo abbiamo fatto," ribatté lei con voce un po' nasale, rassegnandosi e sistemando meglio i gomiti sulle sue spalle, "al nostro matrimonio."

James annuì meditabondo. "È stata l'unica volta, però. Perché diavolo non ti ho mai chiesto di ballare?"

Lily accennò un sorriso piccolissimo e mesto. "Eri sempre troppo impegnato a metterti in mostra, Potter."

"Ero un vero idiota."

"Lo eri," confermò lei con affetto, lasciandosi coinvolgere in una mezza piroetta che si tirò dietro la sua smorfia un po' seccata e un po' imbarazzata. Le permise di allontanarsi di qualche spanna prima di riacciuffarla e stringerle un braccio intorno alla vita e chiudere la mano libera sulla sua, premendosela infine contro il petto. In silenzio, scivolando sulle note sommesse di una canzone un po' malinconica che parlava di danze e di cose fuori controllo e di posti fuori dal mondo che avrebbero potuto raggiungere solo a volerlo, in qualsiasi momento, poggiò il mento sulla sua spalla. Assecondando e replicando i movimenti del corpo di James, adesso aderente al suo, Lily  desiderò ardentemente che fosse stato vero. Che sarebbe bastato prendere Harry e aprire la porta per andare ovunque, in perfetta sicurezza, senza l'ombra scura di una profezia e la minaccia di una bacchetta pronta a mettere fine alle loro vite.

"Potremmo farlo, sai," le sussurrò all'orecchio, tentandola e certamente indovinando i suoi pensieri. "Prendere Harry e andare via."

"Ah, sì?" gli diede corda, tirando indietro la testa per guardarlo negli occhi e spingere via la frangia arruffata troppo lunga che quasi gli copriva le lenti. "Per andare dove?"

"In America," ghignò allettante. "O al polo sud."

"Io e te alla fine del mondo."

"Wow, Evans," la lodò. "Questo sì che è romantico!"

Lily rise un po', per la prima volta da quando Dumbledore, per tramite di Codaliscia, aveva comunicato loro dello sterminio dei McKinnon. Con la sua danza improvvisata e le sue fantasie piuttosto pericolose, James le aveva spiombato di dosso un po' di quel peso doloroso che il lutto le aveva installato sul cuore e in pancia, facendola sentire un po' più leggera, un po' meno disperata.

Un po' più fiduciosa.

"Quando la guerra finirà, ci andremo veramente in America."

James piegò un po' la testa, in un movimento piuttosto canino che le ricordò Sirius quando non capiva qualcosa, o quando si sentiva incuriosito. "Dopo il diploma di Harry, però. Che sia maledetto se mio figlio non frequenterà Hogwarts e non sarà tra i Grifondoro."

"Sarà un Grifondoro perfetto, forse anche troppo," lo rassicurò mentre la canzone andava terminando e i loro passi rallentavano fino ad interrompersi. Solo allora James schioccò un bacio rumoroso sulla sommità della sua testa, sui capelli rossi e morbidi, prima di ordinare al giradischi di spegnersi e sciogliere Lily dalla sua presa, restituendola ad Harry che si risvegliò dal sonnellino pomeridiano con uno sbadiglio enorme, arrampicandosi poi sulla protezione della culla per reclamare le attenzioni materne. James disse qualcosa a proposito di un turno da rispettare e solo quando lo sguardo gli cadde distrattamente sulla pergamena vergata da Dumbledore, che spiegava loro della morte dei McKinnon, si sentì rabbuiare dentro, come se una nuvola avesse oscurato il suo sole personale, annunciando tempesta. Fissò il giradischi muto e immobile desiderò di non averlo mai spento e desiderò che le parole di quella canzone fossero una promessa, una garanzia. Desiderò ancora stringere Lily e costruire, insieme a lei, i passi di quella bizzarra danza della salvezza. Poi però il campanello trillò e James Potter fu scaraventato nuovamente nella sua vita stretta, soffocante, costantemente in pericolo mortale, accogliendo in casa sua un Sirius fradicio fino al midollo e che, assolutamente incurante della pozza che andava formandosi sotto i suoi piedi, lo fissò dritto in faccia prima di assicurargli che ce l'avrebbe messa tutta per trovare "quei pazzi bastardi" e spedirli all'altro mondo, dove i McKinnon avrebbero potuto continuare quello che avevano iniziato e ucciderli altre mille volte.

James forse non poteva riavere la musica di poco prima, o la tranquillità di una vita fa, ma avere Sirius lì, gocciolante e determinante e furioso, gli recava quasi lo stesso conforto.

A ben pensarci, si disse, forse era perfino meglio.

 

 

We can dance if we want to
We've got all your life and mine
As long as we abuse it, never gonna lose it
Everything'll work out right

 

 

   
 
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